Tutti i contenuti pubblicati da Bellerofonte
-
Capitolo V: Barusha
Ventura è confusa: "Dovrebbe essere qui da qualche parte..." ma attorno a voi, per ora, ci sono solo alberi e fogliame. Asvig guarda gli elfi che lentamente si stringono attorno alle donne del gruppo. "Sigbjorn, perlustra." comanda l'ufficiale militare al carpentiere, che con l'ascia sguainata inizia ad annusare intorno al gruppo alla ricerca di qualcosa o qualcuno. Proseguite come ordinato dal capitano, senza dare troppo nell'occhio rispetto al pericolo imminente. Sentite tutti distintamente un "crack" tra il fogliame, dopo il quale un elfo cerca di prendere alle spalle Sigbjorn; succede tutto in una manciata di secondi: il carpentiere agisce più velocemente dell'assalitore, calatosi dal ramo di un albero, e inverte la presa stringendo il collo dell'elfo tra la sua spalla e il manico della sua ascia. Questi scalcia e cerca di liberarsi, ma Sigbjorn non lo lascia andare. Da ogni dove spuntano fuori una dozzina di arcieri nascosti, tutti con archi puntati verso di voi. Siete praticamente circondati. "Stad no bàs! Stad no bàs!" grida Sigbjorn nella sua lingua nativa. @Sandrine
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
L'aria è densa di mangia protettiva così come quando ci hai fatto caso per la prima volta; il cibo d'altra parte è normalissimo, privo di aure proprie, ma Arrigo non ha aspettato certo che tu glielo dicessi, prima di iniziare ad arraffare tutto quello che trova per ficcarselo in bocca. "'sta quaglia è proprio nu babbà" ...e visto che il vostro compagno non ha dato segni di avvelenamento, potete stare sicuri sulla qualità di ciò che avete davanti. "Bella domanda. Il cibo è ancora caldo, significa che sono andati via da poco. Nel frattempo che facciamo?"
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Voi occidentali siete tutti molto ottimisti" commenta Arsak, mentre Arrigo già prende posto annusando le prelibatezze. Alla fine si convince anche lui a sedersi e inizia a mangiare senza togliere lo sguardo dalla porta o dalle finestre. "Sarà anche il tempio di Rao, ma è strano che non ci sia nessuno" "E statt zitt e 'mbocca, tiè!" Arrigo gli infila in bocca una coscia di quaglia.
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Nessuna risposta. Ma nella "cucina" - che in realtà cucina non è - trovate una stanza addobbata con una quantità spasmodica di cuscini che ne coprono circa tre quarti, ed un braciere in mezzo, accanto al quale è pronto fumante un pranzo prelibato che sembra aspettare solo voi. Arsak è dubbioso: "Lo trovo...sospetto." "Tieng no cert languore, Randàl..."
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
I due ti restano attaccati alle proverbiali chiappe guardandosi attorno circospetti. L'interno del tempio è illuminato e riscaldato; appena entrati vi trovate in un corridoio con due porte simmetriche per ogni lato al termine del quale sorge la statua di marmo del pacifico Rao, dal quale proviene l'ondata di magia che invade i dintorni del tempio. Arsak vi si avvicina e ci si inchina come un soldato di fronte al proprio re. Il dio è chiaramente rappresentato sotto spoglie elfiche, e sul basamento della scultura è incisa la frase elfica: "Andaran atish'an", facilmente traducibile come "Entrate in questo luogo di pace". Ora che avete la statua di fronte, alla vostra destra potete osservare la navata centrale del tempio, con panche in legno deserte e colonne dagli stili floreali sconosciuti. Ovunque notate ceri accesi e decorazioni di materiali poveri, come rame e ambra; completamente assente è l'oro o l'argento, che invece nell'ovest abbondano nei templi dedicati a Pelor o Heironeous. Sulle vostre teste, un affresco enorme ricopre l'intera area sovrastante la statua del dio della pace, raffigurante un'epica battaglia epica svoltasi in ambiente boschivo tra un lucente esercito di elfi a cavallo in alta armatura, capitanati da un guerriero che cavalca un enorme lupo nero, ed un'orda di elfi delle foreste armati di arco e frecce e comandati da un oscuro stregone dalle demoniache sembianze taurine. Da come è fatto il dipinto, si capisce subito che i cavalieri avranno la meglio nella battaglia. Mentre osservate stupiti le sale aperte del tempio, Arrigo nota qualcosa: "Uagliò, l'aggia sentit' sul ij l'addur st'addur e manciar?" no, non solo tu. In effetti sotto l'incenso e la vaniglia c'è un allettante profumino di arrosto di quaglia proveniente da una delle porte a destra rispetto al corridoio dal quale siete entrati. Eppure il tempio è deserto, ne siete certi. Non si sente nemmeno un fruscìo a parte i vostri passi sul pavimento lastricato.
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Magari stessero cucinando! L'aroma è dato da alcuni baccelli essiccati di vaniglia lasciati appesi come decorazione agli alberi nei dintorni. Mentre sali le scale, i tuoi occhi si colorano di azzurro acceso e percepisci una potente aura di Abiurazione circondare il tempio, ed una più lieve di Ammaliamento palpabile dell'aria. L'intensità della magia benevola sembra propagarsi dall'interno del tempio, la cui porta è ora chiusa. "E' il tempio della Pace. Se ci sono ostili pure qua, forse siamo noi ad avere dei problemi." Per la prima volta in mesi che lo conosci, Arsak ha fatto una battuta degna di nota. Arrigo dietro di lui fa la mimica del battergli le mani in segno di approvazione. "Avissem'e bussà?" Arsak si guarda attorno cercando una risposta alla domanda di Arrigo, ma non trova davvero nessuno nei paraggi. Accanto al portone principale di legno, dipinto di un rosso acceso, c'è una cordicella attaccata ad una campanella d'ottone che pare essere il campanello. Il capitano di Fort Adigrat fa per accarezzarla, quando la porta si apre; solo che non c'è nessuno dietro, solo lo scorcio dell'interno del tempio vuoto. "Jam buòn, Arsak. Emmò?" "Non lo so. Non sono mai stato qui prima d'ora."
-
Capitolo V: Barusha
"Agli ordini!" Tondley vi saluta, e potete finalmente partire. Attraversate la cittadina senza soffermarvi troppo sulle bancarelle scarne o sui numerosi mendicanti che si avvicinano implorando la vostra pietà; una volta Sekota doveva essere molto più prolifera di oggi, visto che saltuariamente vi accorgete di vecchie insegne decrepite che inneggiavano a posti dai nomi fantastici nella piazza cittadina centrale al centro della quale c'è perfino un grande piano di ferro battuto sopra il quale vi è scolpita la mappa della città, utile ai turisti per orientarsi. Ventura chiede di fermarsi qualche minuto, il tempo di copiare la mappa, e poi ripartite senza indugi; la ghisa di cui è fatto il modellino è fatiscente, così come il resto della città. Sotto gli occhi curiosi degli abitanti attraversate la strada principale fino alla cinta muraria della città, oltre il quale si estendono alcune catapecchie abitate; ai lati della strada, sporcizia e qualche cadavere di animali domestico lasciato ai corvi. Barbara è schifata da una tale quantità di lordume, mentre Ventura si chiede "Chissà cosa è successo qui..." ma sono domande che deve conservare per quando la missione sarà finita. Il freddo e le nuvole vi accompagnano durante i primi tre giorni, appesantendo i cuori di tutti. Asvig passa buona parte del tempo con i suoi nuovi pupilli, dialogando a monosillabi e usando Sandrine come traduttrice per i discorsi più complessi. Parlano principalmente di tattica e di come posizionare lo scudo, ma quando si inizia a discutere dei pericoli della foresta nessuno di loro sa dire più di quanto già sapete. Alcuni di loro parlano di voci secondo il quale ci sarebbero non-morti sulla strada verso Selam, nel cuore della foresta, ma a parte il fatto che siete parecchio distanti dal tempio, la a strada da percorrere si rivela particolarmente tranquilla, forse complice il numero di guerrieri e maghi presenti nella vostra comitiva, che spaventerebbero la maggior parte degli assalitori e borseggiatori occasionali. Raggiungete i dintorni Samre durante il pomeriggio del quinto giorno di viaggio. La pioggia ha iniziato a battere da un po' e la poca luce a disposizione diminuisce sempre più segno che il sole dietro le nubi sta calando; la strada si è tramutata in sentiero ormai da qualche ora e la foresta vi avvolge da tutti e quattro i lati, con Sigbjorn che si lamenta: "Troppo esposti. Imboscata facile." non a caso ha una mano pronta sull'ascia dietro la schiena. Le foglie coprono parte del sentiero, che occasionalmente dovete fermarvi a pulire per cercare di non perdervi all'interno di quel labirinto di alberi tutti uguali. Ventura osserva le mappe e dice: "Dovremmo esserci..." @Fortunale
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Si o 'dici tu..." come previsto, Arrigo preferirebbe essere altrove mentre massacri goblin. Arsak è d'accordo sul proseguire, così cercate di risistemarvi in un luogo diverso e sperare di non avere più incursioni durante la notte. Dormite male, impauriti che da un momento all'altro un altro attacco possa disturbare il vostro sonno, ma giunti all'alba siete tutti ancora sani e salvi e ripartite verso sud. Le voci sui non morti erano vere, incontrate un paio di scheletri animati che vagano solitari e che vengono istantaneamente scacciati dal tuo potere divino; roba di poco conto, ma che solleva una questione importante: "Chissà da dove vengono" si era chiesto Arsak, privo di ogni altra informazione in proposito. Otto giorni dopo il vostro ingresso nella foresta, finalmente ci siete. Dopo più di una settimana senza vedere traccia di civiltà, la strada maestra termina con un edificio incastonato tra le rocce sedimentarie di un fiumiciattolo arzillo; Arsak non sta più nella pelle: "Finalmente ci siamo!" e inizia a proseguire lungo le scalette di legno scricchiolanti appositamente create per salire lungo il costale roccioso che porta all'ingresso. L'odore di incenso e vaniglia si fa più forte man mano che vi avvicinate alla struttura, così come i vostri sensi, che si rilassano come se accarezzati da un'aura di pace interiore. Se avevate preoccupazioni, queste sono sparite nel momento stesso in cui avete posato lo sguardo sulla singolare struttura. Arrigo, dopo essersi abbeverato all'acqua del fiume, ti segue a ruota. Per ora, nessuna traccia di movimento nei dintorni.
-
Capitolo V: Barusha
La nave entra in porto e si sistema alla fonda attirando come al solito le molte attenzioni della popolazione locale. "Ci pensiamo noi qui, capitano." dice Tondley iniziando a segnalare le prime operazioni di sbarco agli altri membri dell'equipaggio. Prendete carretto, mulo, razioni e quanto ritenete necessario e siete pronti a partire quando volete, a meno che non abbiate intenzione di indugiare in città, sebbene l'aria che si respira non prometta niente di lontanamente intrigante o affascinante come la città che avete abitato negli ultimi mesi.
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Non so nulla di goblin, eccetto per Negash. So che Zeez l'Adulatore aveva dei fratelli di sangue nelle famiglie che comandavano altre cittadine goblin, ma non so quanti e quali. Quello che abbiamo ucciso nella foresta aveva detto di chiamarsi Maulen Mangiasogni, e questo invece Grarm il Fastidioso." Arsak ripone finalmente la spada e apre la mappa di Barusha. "Negash, il primo villaggio dopo Ibnat, apparteneva a Zeez. Il più ad est che conosco è appunto Agula, dove risiederebbe Grarm. Quindi per esclusione, il villaggio centrale di Wikro doveva essere da dove Maulen proveniva." Ti sei fatto un nemico per ogni villaggio nella zona nord di Barusha. "Però non stiamo considerando le tribù nomadi, meno popolose ma comunque importanti..." "O sacc ij!" Arrigo sembra avere la soluzione all'altro problema. Tira fuori una scatolina piena di piccole bacche rosse, e ne butta una a terra, calpestandola: questa esplode in un piccolo botto esplosivo lasciando nell'aria odore di mirtilli. "L'aggia fatt ppe 'o carneval e Avellinus quand'era nu scugnizz, e funzionan ancora! AH!" Arsak però è ancora immerso nei suoi pensieri. "Però non so proprio chi fosse quel non-morto. Sì, forse Ardager ci saprà dire di più."
-
Capitolo V: Barusha
@Sandrine
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Nella sacca ci sono alcune razioni da viaggio, un'otre di liquido salmastro, un acciarino e una fiala vuota che odora di mandorle amare. I tuoi ricordi tornano indietro a quando avete messo piede su Barusha, ma tra tutte le facce elfiche che hai visto, giureresti che questa ti era nuova; difficile a dimenticarsi, un elfo così alto. Arrigo inizia a stuzzicare il corpo morto del goblin, suggerendo: "L'avissim e' vruscià, o no, Arsàk?" il capitano annuisce, quindi l'inventore ne approfitta, infilando coraggiosamente una mano tra le pieghe dell'armatura "Nu zecchin l'avissa di purtà e qualche parte, no?" ma invece dei soldi, Arrigo trova un foglio di carta scritto in Barushano. "Randàl, si' diventat famoso, egguà!" esclama strattonandoti per la giacca, mostrandoti il papiro: Arsak si avvicina dando una rapida occhiata: "Era un sicario. Stava cercando te." le cose si fanno ancora più strane.
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Hai visto i suoi occhi, Randal?" dice Arsak, ancora guardingo. Arrigo si alza da terra a fatica. "Maronn, ma ij nun pozz viver daccussì!" "Era un non-morto...ma non era uno dei miei uomini. Nessun vessillo di nessun tipo." "Ha vist a Randal e sinn'ha fujut" ma la strana teoria di Arrigo sul fatto che tu possa aver incusso timore sullo zombie cacciatore di goblin non sembra stare in piedi. Il capitano si giustifica: "Ho agito d'impulso, ma ripensandoci è strano che non ci abbia attaccato. Forse Arrigo ci ha azzeccato: non si aspettava fossi un incantatore e si è spaventato." Il corpo dell'hobgoblin innaffia il terreno di sangue scuro; sapete per certo non appartiene a queste terre, chissà cosa ci faceva nel fondo della foresta a quest'ora, da solo! Il vestiario è quello di un combattente, con addosso armi di qualità mediocre, qualche metro di corda e una sacca da viaggio. Un viandante anch'egli?
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
...e luce fu. Il tuo coltello si illumina. Accanto a te, Arrigo è accovacciato e ha letteralmente iniziato a ciucciarsi il pollice dalla paura; Arsak ha invece la spada sguainata ma sta affondando fendenti nel vuoto, potando inavvertitamente le siepi nei dintorni. E poi, lo vedi. Una figura umanoide longilinea, alta quasi quanto Besnik ma più esile nei tratti. Occhi vitrei, pallore innaturale, armatura composita e pugnale sguainato. Nella mano sinistra, la testa di un essere goblinoide mozzata di netto. I pugnali, anche se illuminati, non emettono alcun tipo di calore. L'essere è decisamente un elfo, o meglio era, vista la sua condizione di non-morto. Vi osserva tutti con sguardo perforante e gelido, nel più completo silenzio. Arsak lo nota e parte all'attacco, ma il non-morto schiva il suo attacco e scompare così come è arrivato, portandosi dietro la testa del goblin. Il corpo è rimasto invece nei pressi del vostro falò, decapitato.
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Sì Randàl, aspett che mi mett commodo" Arrigo non presta attenzione nemmeno se messo sotto tortura alle tue parole su funghi e veleni, ma l'idea di individuare i veleni con lo sguardo gli piace parecchio. "Duicientcinquanta zecchini e intra 'nu juorn ti fazz l'occhial buòn a guardà si 'na cosa è maligna" occhiali che vedono al buio, si concentrano sui dettagli e ora possono anche individuare i veleni? Si sta dando proprio da fare ultimamente! Arsak non sembra entusiasta quanto te della scoperta naturalistica che avete appena fatto, ma pazienza, l'elfo ha già un altro po' di cose a cui pensare. Proseguite nella foresta per due giorni, stando sempre attenti a seguire la strada maestra anche quando questa si perde sotto la coltre di fogliame. Verso sera, quando decidete di accamparvi, Arsak inizia il suo turno di guardia passeggiando nei dintorni di dove avete acceso il fuoco. Arrigo lo vede più preoccupato del solito: "Arsàk, chi nuov'?" "Niente. Mi sembrava di aver sentito qualc-" con uno scatto fulmineo, qualcosa esce fuori dall'ombra e lancia una manciata di terra sul falò, spegnendolo. E' una notte senza luna questa, e gli occhiali di Arrigo non funzionano a dovere senza almeno una minima fonte di luce. Arsak ti chiama a gran voce, Arrigo urla terrorizzato. Qualsiasi cosa sia, è in mezzo a voi.
-
Capitolo V: Barusha
La Speranza lascia il porto di Barusha senza dare saluti particolarmente affettuosi o addii, non è ancora arrivato il momento di lasciare definitivamente l'isola. Sul molo, lady Tamara guarda silenziosa l'eccentrica nave dell'occidente dirigersi a Est, fissando costantemente il suo capitano memore del loro sacro accordo. Parte della guardia cittadina invece si è radunata per osservare i loro compagni partiti sotto la guida di Asvig; il loro capitano vi guarda con forte disappunto, ma non osa proferire parola. Dopotutto avete ottenuto il permesso della Lucente Signora, e lui non può più farci niente. I due giorni volano, a bordo. Tiberius passa molto tempo a godersi la sua rinnovata libertà, commentando: "Terribile cosa, essere intrappolati nel proprio corpo. Provo compassione perfino per un criminale come Gomez." anche se dal modo in cui lo dice pare che sia più pietà quella che prova, come per un cane zoppo, piuttosto che un compagno in difficoltà. Nel modo pessimo che ha di esprimere i suoi sentimenti, vi sorprende che Tiberius non sia voluto rimanere a Barusha tra i suoi simili; avrebbe sicuramente trovato pane per i suoi denti. Barbara ha da che ridire sulla scelta di portare con voi quei soldati da Lalibela, ma ci vuole un po' perché riesca a parlare apertamente con Asvig, intimorita dalla superiorità numerica dei suoi seguaci; "I rapporti con la guardia cittadina si sono deteriorati! Immagina che un forestiero venga sulla nave e decida di prendere con sé metà della ciurma per andare chissà dove, dopo aver litigato col capitano Aghendor! Come ti sentiresti? Non avresti l'impressione che qualcuno abbia fatto loro il lavaggio del cervello?" ma Asvig non vuole sentire ragioni: "Stiamo andando in guerra, lady Syvis. Stiamo salvando vite. Questa vostra politica potete darla a bere alle alte sfere di Lalibela, ma non a me e ai miei ragazzi. Noi sappiamo cosa è giusto." La conversazione si chiude con un nulla di fatto. Ventura intanto continua con le sue battute impertinenti ogniqualvolta che dà il cambio al timone al capitano. "Ehi grande B, mi prometti che la mezzelfa più carina la chiamerete Ventura?" e seguono risolini da diciassettenne. Il tempo è uggioso quando giungete a Sekota, la città elfica di Barusha più a est dell'isola. La gloria della capitale è un mero ricordo in confronto al porto umile - e per niente elfico - della città, dove le uniche navi alla fonda sono pescherecci e golette rattoppate. Ventura commenta: "Mi sento a casa: ecco a voi i quartieri bassi di Capo Ventura!" con Sigbjorn che le risponde: "Visto di peggio." il nordico carpentiere inizia a difendere quella che forse un giorno sarà casa sua? "Capitano!" chiede Tondley: "Chi resterà a fare a guardia alla nave?" @Pippomaster92 @Ghal Maraz
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Io vedo solo una strada fatta apposta per tenere imboscate. Non allontanatevi troppo." Arasak è nervoso da quando avete varcato la soglia della foresta; non si sente a proprio agio, sapendo che non-morti ed elfi selvaggi potrebbero attaccarvi da un momento all'altro. Si mette di guardia mentre tu e Arrigo scendete da cavallo e iniziate a cercare qui e lì scoprendo, come previsto, una quantità incredibile di funghi, alcuni alti quanto un gomito! Le varietà, anche se differenti in piccoli particolari, ricordano molto quelli dell'Ovest. Dall'odore e dalla consistenza riesci a capire quali sono commestibili e quali no, raccogliendone comunque un bel po'. Ti prendi tempo per poter annotare le proprietà dei funghi e stilizzarne le forme riempiendo un'altra pagina del tuo libro di cucina. Il capitolo su Barusha inizia a farsi consistente! Rasenti gli alberi alla ricerca di altri tesori culinari, quando appoggi la tua mano per sbaglio su una sostanza appiccicosa e fluorescente; odora di menta piperita e zenzero, un profumo inconfondibile. L'albero al quale ti sei appoggiato è un albero d'argento, una rara varietà di platano che cresce soltanto nelle foreste di Vaudemont, il paese natale di Sandrine. O così credevi finora. Ti fai passare alcune boccette vuote da Arrigo e raccogli più resina che puoi, conscio delle sue proprietà corroboranti. "Aggia di vala a peso d'oro" commenta il tuo compagno, ipnotizzato dal colore argenteo della linfa. "Non è sicuro rimanere fermi troppo a lungo." Arsak è sceso da cavallo e sta perlustrando la zona, intimandovi di sloggiare. Arrigo giustamente sbuffa: "E statt buon Arsàk, tanto si arrivan e' mort ve protegg ij!"
-
Capitolo V: Barusha
Ventura fa un breve calcolo delle distanze sulla mappa ed emette il verdetto: conviene prendere la Speranza e dopo due giorni di viaggio, sbarcare a Sekota. Da qui, duecento chilometri circa dista il villaggio elfico di Samre, che raggiungereste a piedi nell'arco di cinque giorni e mezzo. Visto che non sapete quanto dovrete stare presso gli elfi, conviene tenersi larghi con le provviste, e considerate che avrete altri 12 giorni in cui potrete sostentarvi senza problemi; tuttavia una quantità simile di razioni non potrà essere certo trasportata a terra portandovela dietro! Senza contare tende, zaini e attrezzatura varia, vi servirà un carretto - che fortunatamente è già in vostro possesso - ed un mulo, facilmente reperibile per un modico prezzo. Barbara riesce ad ottenere una lettera di marca di qualche centinaio di monete d'oro grazie ad una colletta nella nobiltà in cambio di visibilità; basterà applicare sul carretto delle razioni uno stendardo della città di Gedebge ed i soldi sono vostri. I contatti con il mercenario avvengono tramite piccioni viaggiatori. Razul è molto sbrigativo nelle lettere, e promette di essere una guida capace ed un cacciatore eccezionale in qualsiasi terreno. La sua specialità è "rintracciare" persone, o almeno così si dice in giro. L'elfo vi aspetterà direttamente nei pressi del villaggio degli elfi selvaggi, al limitare della foresta. Per quanto riguarda Asvig, riesce a convocare 15 seguaci provenienti dalla guardia cittadina, già armati e pronti, che potete portare con voi sulla Speranza. "Ah, potendo li vorrei sempre con noi" aveva commentato il generale riferendosi ai suoi "ragazzi": "Ordinati, puliti, obbedienti. Ad averne avuti cento così durante la guerra, forse l'avremmo vinta." Il giorno successivo avete radunato tutto e sistemato ogni cosa per partire. La Speranza è pronta a ripartire appena il suo capitano darà l'ordine.
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Maronn do Carmine!" Esclama Arrigo in tutta risposta, facendoti da spalla comica verso Arsak, ora un po' imbronciato. "Carne di lupo?" ribatte stupito l'elfo "E' commestibile?" ma Arrigo ha preso sul serio la tua affermazione, e sguainando l'altra bacchetta di Mani Brucianti, la agita in giro cantando una vecchia canzone di guerra di quando Avernus era ancora una colonia dell'Impero, prima della secessione. "Chi vide o lupo e se mise paura nun sapea bona ca è a veritá u vero lupo che magna ´a creature e ò Handoriano ch'avimmo a cacciá Femmine belle chetate lu core si lu brigante vulite salvá nun lu cercate scordateve o nome chi c´è fa guerra nun tiene pietá!" Proseguite sulla strada meno battuta verso destra, dirigendovi a sud. Tre giorni di cammino tranquillo, con solo le canzoni e la pioggia a farvi da compagnia. Infine vi trovate di fronte un viale alberato che segna l'inizio della foresta di Barusha. Gli alberi iniziano ad addensarsi man mano che proseguite.
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"E' un simbolo di sventura che gli elfi selvaggi dipingono in luoghi che reputano di loro proprietà. Non avete mai sentito la storia? Il Temibile Lupo, che arriva di notte e porta via i bambini nella foresta per mangiarseli..." detta così, da un elfo grande e grosso come lui, sembra un po' grottesca. Ed Arsak se ne rende conto, quindi si schiarisce la voce e continua: "E' solo una leggenda per mettere i bambini a letto, ovviamente. Però sapete, non si sa mai con questi selvaggi..."
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"O 'ssacc, Randàl. E comm faciss senz'e me, 'ncoppa a Speranza?" Arrigo si vanta della sua indispensabilità, mentre Arsak scende da cavallo e si avvicina alla pietra miliare poggiando una mano sulla pietra, accarezzandola. "Lord Iskander." risponde il capitano, voltandosi lentamente verso di te. "Quando ero giovane, ero piccolo e mingherlino. I miei cugini mi sfidavano a duellare con loro con spade di legno e bastoni, ed io rifiutavo sempre...e finivo sempre per prenderle. Non mi era mai piaciuto quel genere di giochi. Lord Iskander mi vide giocare da solo un giorno, e mi invitò a giocare con lui a dama stregata." notando il tuo prevedibile sbigottimento, ti spiega "E' un gioco con le pedine, famoso a Barusha. Iniziai a passare molto tempo con lui, dove imparai tutto quello che lady Kara avrebbe dovuto apprendere e che invece ignorava, presa da spade e palle di fuoco." Arsak stacca la mano dalla pietra e sospira. "L'insegnamento più importante che mi diede fu la fede. Il mondo è pieno di dolore, provocarne altro è la colpa più terribile, diceva sempre. Questo ha fatto di me l'uomo che sono, letteralmente: fu lord Iskander a promuovermi a reggente di Fort Adigrat, conscio delle mie forti credenze. Anche se ora credo sia stata una scelta sbagliata." Per una manciata di secondi il capitano si perde nei ricordi, prima di ritornare da te e da Arrigo: "La foresta? Oh, sì. Girano voci su non-morti che infestano la strada per Selam." l'elfo fa per ritornare in sella, quando nota un'incisione postuma sul lato della pietra, ed impreca: "Oh, mèrda." si lecca il pollice e ci si accarezza la fronte. Poi toglie fuori un gessetto dalla tasca ed inizia a cancellare il disegno fatto da qualcuno che lo ha innervosito. "Il Temibile Lupo. Andiamo via."
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Se una carovana di cavalieri addestrati preferisce evitare un drago, forse l'idea migliore che ti sia venuta stasera è stata proprio quella di fuggire via di lì. Il boschetto brucia alle vostre spalle, mentre dall'altra parte il villaggio goblin di Agula si sveglia al rumore di campane d'allarme suonate a tutta forza; forse gli abitanti temono il preludio di un assalto degli elfi, o forse non è la prima volta che hanno a che fare con il drago. Comunque è un bel diversivo, che vi permette di passare inosservati fuori dalle mura senza aver timore di incappare nelle squadre di ricognizione, che rientrano all'unisono. Ora diciannove giorni di viaggio - che si allungano a ventitré fermandovi a cacciare - vi separano da Debark, l'ultimo baluardo di civiltà prima di scendere a sud verso la foresta nel cuore del quale risiede il fantomatico tempio del monaco Ardager, al termine del quale vi ritrovate nei pressi di una biforcazione. Una segnaletica incisa nella pietra di un grosso masso in mezzo alla strada indica che a destra ci si dirige nella foresta e a sinistra verso la cittadina portuale del nord. In quest'ultimo caso, proseguendo e costeggiando la foresta da est, si arriva fino a Samre, il villaggio di elfi selvaggi ai margini del bosco, e poi a Lalibela, la capitale. La pioggia è scrosciante, ma Arrigo vi ha procurato delle strane bacchette di quercia che, se tenute verso l'alto, bloccano il flusso di pioggia nell'area attorno a voi. Una volta un marinaio al porto di Capo Ventura ti ha raccontato che nell'estremo sud, dove il sole batte sempre, le donne si proteggono il viso con degli strani accessori che chiamano "ombrelli"; ecco, Arrigo ne ha creato uno invisibile - magico, ovviamente - che vi ripara dalle gocce di pioggia quando dirigete la punta della bacchetta verso l'alto. "Eccoci. L'ultima città prima della foresta. Tre giorni e vedremo gli alberi sommergerci come un drago tra le sue fauci." dice solenne Arsak fermandosi un attimo ad onorare la segnaletica, sopra il qual è inciso un simbolo di Rao. La strada più avanti verso Debark, è popolata da viaggiatori e mercanti, mentre a destra il silenzio solitario copre la pista poco battuta che prosegue a sud. Avete i brividi.
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
"Non ne sono sicuro, ma potremmo essere entrati nella zona di caccia del drago a nostra insaputa." "Marònn! O 'ddrag ci mancava?" i vostri cavalli galoppano verso ovest, con il villaggio goblin che si para dinnanzi a voi. Come al solito Arsak consiglia di non avvicinarcisi troppo per non incorrere nell'ira di altri di quei mostriciattoli.
-
Capitolo V: Tutta colpa di Arrigo
Arsak e Arrigo non se lo fanno ripetere, prendono al volo le briglie dei cavalli e saltano in groppa seguendoti ovunque vuoi andare. Riuscite tutti e tre a mantenere il controllo dei cavalli mentre vi addentrate tra le fiamme, galoppando come forsennati nella notte. Dietro di voi sentite nuovi ruggiti, ma avete il fuoco a coprire il vostro odore e le vostre sagome nel buio. Vi ritrovate sulla strada per Agula, deserta a quest'ora. Miracolosamente siete riusciti a scamparla tutti e tre.
-
Ad Ve Or - Topic di Servizio
@Ghal Maraz