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[TdG] Cuori d'Acciaio e Sogni di Silicio


Zyl

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«'Giorno ragazzi» esordisco con aria allegra lasciando loro la pistola ed il coltello per poi entrare nello studio.

«Nottata di merda...» commento chiudendomi la porta alle spalle «A te piuttosto come vanno le cose?» chiedo mentre cerco di liberare una sedia dal casino traslocando la roba da un'altra parte.

Poi mi siedo ed attendo che finisca prima di raccontagli quello che è successo al pub, ma non accenno alla donna in ospedale ed alla chiamata di Rebecca.

«Voglio trovare quei due figli di putt@na e mi serve il tuo aiuto per farlo» non gli descrivo ancora i due in attesa di sapere cosa ne pensa.

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Jackie ti ascolta pensieroso. Alla tua descrizione dei due tipo scuote la testa. Puzzano di forze speciali. E forze speciali ben addestrate. Il che mi fa pensare a una cosa sola: BioGen . Amico non c'e' bisogno che ti dica che e' meglio che non ti metta con i grandi capi. Potrebbero mandarti in qualche fottuta miniera spaziale a finire i tuoi giorni nel buco di merda di un bel nulla cosmico! Pero' aspetta, fammi dare un'occhiata a una cosa... Si mette a premere tasti su un computer che ha sulla scrivania...ecco qua, le immagini della telecamera del Club88. Non difficili da trovare con il programmino giusto... mmm...si, ecco qua. Prendo le facce di sti tipi e li metto in un motore di ricerca che mi ha fatto un amico che se ne intende di ste cose. Mmmm...niente di niente. Neanche nei bassifondi della rete. Questo non fa che confermare i miei sospetti amico. C'e' solo un'entita' che puo' tenere segreti i suoi scagnozzi...e quella e' la BioGen.

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Impreco mentalmente ma non rovino la mia solita espressione bonaria di facciata «Non sarebbe noiosa la vita senza un pizzico di rischio?» commento quando accenna alla possibilità di fare una brutta fine per mano della BioGen.

Poi resto in silenzio fin quando non finisce «Mh. Se puoi fare altro, soprattutto senza rischiare che qualcuno ti faccia saltare per aria la baracca fallo, altrimenti non preoccuparti...».
Le possibilità ora sarebbero due: lasciare perdere o coinvolgere altra gente. Ed entrambe le opzioni non mi piacciono.

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Jackie ti guarda e allarga le braccia: Amico, il consiglio che ho dato a te, vale il doppio per me. Le autorita' chiudono un occhio o anche due per la mia bella Gabbia. Ma se andassi a rompere i coglionix alle persone sbagliate , mi troverei senza lavoro e probabilmente in quella bella spaziominiera di cui ti parlavo prima. Non posso rischiare bello. To do' di nuovo lo stesso consiglio e gratis: lascia perdere!

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«Ok, ok non preoccuparti, non ti chiederei di rischiare così tanto» gli dico alzandomi dalla poltrona «Grazie comunque, Jackie» gli dico tendendogli la mano sopra la scrivania «Ah, non so cosa ne farò ne se lo utilizzerò ma mi passeresti quel video? Se non è un problema».

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«Chi mi ha dato cosa?!» esclamo con fare teatrale strizzandogli un occhio per poi lasciare l'ufficio. Una volta fuori riprendo possesso delle mie armi e le rimetto al loro posto, poi torno alla mia auto rivolgendo ai due un semplice cenno del capo.

Spoiler

A meno che non ci sono impegni per il pomeriggio di cui non so nulla possiamo anche fare un piccolo fast forward fino alla sera. Mangerei qualcosa e mi farei trovare al locale per lo scambio una quindicina prima dell'orario concordato. Più che altro perché non farebbe altro questo pomeriggio.

 

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Passi il pomeriggio a riposare, sistemare piu' o meno casa tua e bere qalche bicchiere di quello buono. Poi, quando si avvicina la mezzanotte ti dirigi sulla Quinta strada, fino ad arrivare nei pressi del ristorante convenuto con Misha: l'Hole 77. Sai che la russa quando dice un orario e' quello, quindi vuoi essere puntuale. Arrivi davanti al locale alle 23.55. Il ristorante e' una vecchia tavola calda mezza sgangherata, con solo mezza insegna illuminata. Dietro i vetri spporchi vedi che due della decina di tavoli che ci sono , sono in quel momento occupati da due uomini di mezza eta'. Dietro un piccolo banco con una cassa registratora una donna obesa sta asciugando dei bicchieri. Non sembra esserci nessun'altro.

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Scendo rapidamente dall'auto recuperando la valigetta, non mi piace la storia in cui mi sono ficcato da solo quindi intendo chiuderla il più velocemente possibile. Spengo la macchina ed attivo gli allarmi per poi addentrarmi nel locale, mi avvicino al bancone e mi siedo in modo da poter tenere d'occhio un po' tutta la sala. Senza darlo a vedere studio i due uomini seduti per assicurarmi che non siano sbirri o altro, poi rivolgo la mia attenzione alla donna. Osservo anche lei per poi ordinare del caffè pagandolo in anticipo. Poi attendo che scatti la mezzanotte esatta.

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Gli uomini non hanno per niente la faccia di sbirri. Sono probabilmente camionisti che smontano dal loro turno o aspettano di iniziarlo. Entrambi stanno chini sul loro boccale di birra, non guardando altro. La donna, sulla cinquantina, pesera' almeno 120 chili, capelli castani radi , occhi azzurri slavati, pelle chiara e segnata. Quando le ordini un caffe' ti guarda e sorride, mettendo in mostra dei denti giallastri. Certo dolcezza. Ti risponde con un occhiolino invitante. Poi accende il vaso della caffettiera dove sta bollendo il caffe' e, dopo una manciata di secondi ti serve una tazza quasi piena. Dopo pochi minuti, un piccolo orologio digitale sulla parete suona la mezzanotte...

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Ricambio l'occhiolino con un sorriso di cortesia per poi restare in silenzio in attesa del caffè. In attesa che scatti la mezzanotte svuoto la tazza ricolma di quella bevanda scura, che sia buono o meno un po' di caffeina in circolo fa sempre bene. Soprattutto nelle notti come questa.

Quando suona la mezzanotte mi alzo e senza dire nulla vado verso il bagno.

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Ti alzi, sorridi automaticamente alla donna obesa , e ti dirigi verso la porta del bagno. Questo e' ancora piu' schifoso di come ti immaginavi. Un corridoio sporco e scuro porta tra scompartimenti per il bagno che ti fa schifo solo a guardarli, figuriamoci a toccarli. Un lavabo con una piccola finestrella sopra completano lo spartano arredamento. Cerchi sotto i water per il tuo pacchetto, quando qualcosa ti fa rizzare i peli sul collo e la schiena , qualcosa che non sai neanche definire razionalmente, probabilmente un vecchio istinto da guerrigliero, quell'istinto di sopravvivenza che ti ha permesso non morire nelle mille volte che nera signora era venuta per te...senti un ticchettio, leggero come un alito di vento...tic...tac...tic...

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Da ragazzino, come guerrigliero, ne ho visti non pochi di ordigni esplosivi, sia piazzati dalla mia fazione sia da quella opposta. E quei figli di puttana ficcavano i ragazzini nei veicoli di testa, che tanto nessuno se ne fotteva di loro.

Merda... ho appena il tempo di pensare prima che il mio corpo si muova da solo e mi proietti il più lontano possibile da quel bagno.

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Il tuo cervello funziona in automatico , calcoli la distanza dalla porta e dalla finestra e il tuo corpo decide per quest'ultima catapultandosi attraverso il vetro sporco e lurido, sperando che sia vero vetro e non qualcosa di piu' solido che potrebbe respingerti...il cristallo che va in frantumi e' il suono piu' dolce che tu abbia mai sentito, i graffi di cui si riempie la tua pelle sono i benvenuti mentre rotoli sul selciato sudicio del vicolo che passa dietro il locale. Ti alzi, con l'adrenalina che pompa nella tue vene ed e' in quel momento che l'ordigno esplode mandando in frantumi la parete del locale e facendoti volare contro il muro di fronte sfracellandoti contro la pietra! Nonostante le prtezioni che hai addosso senti scricchiolare quelle che ti sembrano tutte le tue ossa. Il boato ti assorda e ti si annebbia la vita, mentre senti in bocca il sapore del tuo stesso sangue... cadi all'indietro, combattendo contro il tuo cervello che sembra volersi spegnere per farti cadere in un dolce oblio. Ti sollevi su un ginocchio e ti giri verso il locale...non c'e' piu', niente bagno, niente tavoli sporchi, niente tipi solitari, niente obesa...un vuoto tra i palazzi da cui si solleva un fumo acre e oleoso. Fai fatica a respirare e sputi sangue. Probabilmente ti sei rotto qualche costola che potrebbe aver danneggiato un polmone e una delle due caviglie ti fa un male cane... ma sei ancora vivo!

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Se anche non avessi avuto la mia giacca in gel antiurto i graffi sulla pelle sintetica delle mie braccia non avrebbero sanguinato in ogni caso; infatti non una sola goccia di sangue scorre nelle mie braccia, dalle spalle fino alle punte delle dita. 
Tutto accade così velocemente che non ho neanche il tempo per pensare di usare le braccia per attutire l'urto contro il muro. Un battito di ciglia prima rotolo sul pavimento e quello dopo tossisco sangue sul marciapiede.

Mentre faccio forza sulle braccia per rialzarmi l'adrenalina mi impedisce di avvertire il dolore, tossisco sangue ma non avverto ancora il dolore. Poi il mio corpo si ribella e tutti i maledettissimi segnali di avvertimento del mio corpo mi esplodono nel cervello facendomi accasciare di nuovo al suolo. Sputo altro sangue nell'avvertire il dolore alla caviglia, ci metto qualche secondo per capire che non è possibile. Dolore fantasma è tutto quello che riesco a pensare, è probabile che il mio cervello stia confondendo gli impulsi nervosi e che il dolore alla caviglia siano solo impulsi nervosi mal interpretati dal mio cervello.

Provo a rimettermi in piedi lentamente mantenendomi il petto mentre la testa sembra sul punto di esplodermi ed i polmoni mi bruciano. Gli arti cibernetici funzionano ma senza un cervello in grado di coordinarli servono a poco. Osservo la distruzione davanti a me senza provare nulla, con il cervello che è entrato in modalità sopravvivenza. Provo ad arrancare verso la mia auto, per fortuna non l'ho parcheggiata esattamente sotto il locale.

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Uno degli schermi pubblicitari accanto al mercenario smette per un attimo di trasmettere la pubblicità di una crema anti-età fatta con feti di neonati clonati. Lo schermo si oscura e appare la scritta:

 

"Sembra che qualcuno voglia ucciderti"

 

Ma è solo un attimo. Un istante dopo la modella quarantenne ti sorride ancora e torna a spalmarsi le tette di bambino.

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L'improvviso oscurarsi dello schermo attira la mia attenzione e mi distrae dall'entrare in tunnel-vision. Sbatto le palpebre nel leggere il breve messaggio e poi lo osservo scomparire, sostituito nuovamente dalla pubblicità, come se non fosse mai esistito.
Mi sfugge un piccolo sorriso sarcastico subito interrotto da un altro spasmo. Mentre riprendo ad arrancare verso la mia auto mi domando se non mi sono beccato anche una commozione cerebrale.

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Riesci a trascinarti fino alla tua auto. Davanti a quel che resta del locale c'e' un gruppetto di persone che ti guarda sorpreso e diffidente, allontanandosi dal tuo passaggio. La tua auto non ha subito danni, c'e' solo un po' di immondizia lanciata tutta in giro dall'esplosione. In lontananza si sentono gia' delle sirene...polizia, ambulanze, giornalisti...tra poco qui sara' un vero circo!

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Avvicino il braccio sinistro, con il computer da polso, al viso sussurrando con voce roca «Apriti micetta» do il comando all'auto mentre sono ancora ad un paio di metri di distanza da essa. Poi scivolo dolorosamente all'interno del veicolo, con un po' di fatica ordino all'auto di condurmi dalla Doc' pensando che a quanto pare avremo il nostro appuntamento questa sera.

Faccio tutto il possibile per non addormentarmi nel caso mi venga sonno, le probabilità di avere una commozione cerebrale dopo l'urto che ho preso non sono basse.

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Desideroso di andartene prima che arrivi la polizia, sali faticosamente sulla tua amcchina e ti allontani dalla piccola folla che si e' riunita di fonte al locale distrutto. Guidi per un'ora circa, stringendo i denti per il dolore, fino a che arrivi alla vecchia stazione della metropolitana, accesso alla zona dei tunnel. Parcheggi e inserisci tutti gli allarmi, prima di scendere le scale sporche e piene di rifiuti. Ti trascini per i vecchi tunnel fino ad arrivare alla porta della clinica segreta di Becca. Ad aprirti la porta, dopo qualche lungo minuto, e' Abraham che ti saluta e, viste le tue condizioni , ti fa entrare e ti conduce fino a un lettino dell'infermeria. Becca non c'e'. E' uscita a cena con delle amiche. Vuoi che la chiami?

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