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[TdG] Cuori d'Acciaio e Sogni di Silicio


Zyl

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Senti, io non so in che rapporti tu sia con questa ragazza e non mi importa... una innocente bugia, si le importava .... pero' se vuoi salvarla devi portarla in una struttura avanzata. Conosco un amico...un chirurgo che lavora in uno degli ospedali della BioGen. Lui ha accesso a attrezzature all'avanguardia. Avrai bisogno di un bel mucchio di soldi o dovrai ricambiargli il favoro in qualche altro modo....diciamo che e' un tipo con molti vizi. Se vuoi te la posso sistemare in modo che tu la possa trasportare con il tuo bolide. Abrahm puo' aiutarti a trasportarla.

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«Non è se se voglio... l'alternativa sarebbe lasciarla morire e...» dico lasciando la frase inconclusa alzando le spalle «È un'amica, nulla di più... lavora in uno dei locali che frequento».

Annuisco quando accenna alla struttura medica ed al chirurgo «Ok. Mi faresti un enorme favore se potessi chiamarlo per me. Però c'è un problema, Splendore non è circuitata... ed è troppo... splendida per passare i controlli BioGen...» allargo le braccia come per dire di non poterci fare nulla in merito. Con Splendore mi riferisco alla mia Dolphin e Rebecca lo sa visto che mi diverto a trovare sempre un nuovo vezzeggiativo per la mia bambina.

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Becca ruota gli occhi come a dire che sei matto con tutte quelle attenzioni alla tua macchina. Ma poi torna seria e dice: Ti puo' accompagnare Abrahm con la sua auto. Non e' veloce come la tua e non vola, pero' e' in regola con il chip governativo. Lasciami fare una telefonata e speriamo che il mio amico sia di turno...

Esce dalla stanza e entra in uno dei laboratori/magazzino . La senti parlare , anche se non afferri le parole. Dopo cinque minuti ritorna. Siamo fortunati. Fa il turno di notte. Credo che lo preferisca per poter trafficare meglio. Ti avverto, e' un bravo tipo, ma farebbe di tutto per appagare i suoi vizi. Stai attento si. Allunga una mano e ti accarezza la guancia . Abrahm, porta la tua macchina sul retro, meglio che non vi vedano in tanti. Io intanto preparo la ragazza per il trasporto.

Il ragazzo di colore esce da una porticina di metallo dietro uno dei laboratori. Becca si mette a lavorare intorno al corpo spezzato della ragazza. Sposta i cavi dentro un apparecchio piu' piccolo che puo' essere facilmente trasportabile. Applica un collarino di gommapiuma metallica intelligente, che si adatta alla superfice porosa della pelle, e un paio di supporti dello stesso materiale lungo la colonna vertebrale e la gamba sinistra. Quando sta terminando, ritorna Abrahm: Tutto pronto. Tra tutti e due prendete in braccio la ragazza ferita e vi avviate verso la porticina sul retro. Una volta li', Becca ti saluta: Stai attento e fammi sapere come finisce questa storia. Il mio contatto si chiama Leonard. Abraham sa dove lavora. Ha detto che vi aspettera' all'ingresso della zona delle autopsie, dice che e' piu' tranquillo. Ai controlli all'entrata dite che la paziente si chiama Elena Sokialosky e che il dottor Leonard Hak e' il suo medico e deve visitarla urgentemente. Non avrete problemi. Ci vediamo Jonah...

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«Ok! Scusami se ti sto creando tanti problemi!» dico con aria faceta per poi farmi serio «Hai qualcosa per difenderti? Soprattutto se Abrahm mi accompagna. Non mi piace questa storia e quei tipi potrebbero scegliere di finire il lavoro iniziando dal bisturi che l'ha salvata. Se non ne hai una per adesso ti lascio la mia, poi casomai te ne porto una più adatta...» quando mi accarezza la mano la prendo gentilmente nella mia e gliela stringo brevemente prima di lasciarla lanciandole un piccolo sorriso «Ma io sono sempre attento! Comunque, oltre a doverti un favore devo ripagarti in qualche modo! Non lo so, non ci provo neanche ad offrirmi di pagarti che non voglio essere picchiato proprio ora, quindi...» faccio una piccola pausa grattandomi la cicatrice verticale che parte dalla linea del mento ed attraversa guancia, zigomo, occhio sinistro e sopracciglio perdendosi nei capelli «... una cena? Una queste di sere? In qualche posto carino!»

«Ok, Leonard Hak ed Elena Sokialosky! Cercherò di non fare confusione! Ti aggiorno appena finisco con il dottore...» le sorrido «Ci vediamo allora!» poi le strizzo l'occhio e seguo Abrahm fuori dal laboratorio.

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Becca ti guarda e sorride, evidentemente felice per il fatto che tu ti preoccupi per lei. Zuccone. Credi che avrei potuto sopravvivere per tanto tempo qui senza qualche difesa. Vai tranquillo, io me la sapro' cavare. E per la cena, sicuramente. Facciamo venerdi'? Ma in un posto veramente carino! Ho voglia di lasciarmi alle spalle per almeno uan sera questi sotterranei puzzolenti!

Insieme a Abrahm porti fuori la povera ragazza martoriata. Passata per una porticina e poi per uno stretto tunnel scuro, probabilmente un vecchio scarico di fogna ora in disuso. Salite una piccola rampa di scale e Abrahm usa una chiave per aprire il tombino che collega con l'esterno. Uscite in un vicolo puzzolente e deserto. A pochi metri e' parcheggiata una vecchia Wolskwagen Viper, un modello antico, ma molto ben tenuto. Il tuo occhio esperto nota subito diverse modifiche e aggiunte anche se niente di lontanamente paragonabile alla tua bellezza cromata. Abrahm apre la portiera di dietro e insieme accomodate il corpo. Poi entrambi salite davanti con il nero alla guida. Percorrete la 25 stada a velocita' elevata, fino a incorciare la broadway. Qui girate a sinistra e dopo un po imboccata una rampa d'emergenza dedicata a chi va all'ospedale San Crux della BioGen, uno dei tanti che la corporazione ha sparsi per la megalopoli. Qui non si fanno ricerche, e' solo per curare la gente del ceto medio, se hanno una assicurazione con la BioGen, beninteso. Passate davanti al Pronto Soccorso e proseguite sul retro dell'ospedale fino ad arrivare a un parcheggio illuminato con luci fioche, davanti a un edificio sulla cui entrata e' scritto: Sezione di Patologia e Obitorio. Un uomo sulla quarantina, che corrisponde alla descrizione di Becca e' appoggiato su un muro li' vicino, fumando una sigaretta.

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«Ma se succede qualcosa chiamami subito, ok?» le sorrido di rimando «E venerdì sia!» poi faccio per seguire Abrahm «A dopo allora» le dico uscendo dalla porta.

Aiuto il nero a caricare la ragazza ma una volta in auto resto in silenzio, un po' perché sono incazzato per quello che è successo ed un po' perché mi sento sempre a disagio quando non sono io a guidare.

Cammino per l'ospedale a passo veloce fin quando non trovo l'uomo che cercavo, mi avvicino tendendogli la mano destra «Leonard, giusto? Sono Jonathan, l'amico di Rebecca!» gli dico sorridendogli con fare cordiale.

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Vi fa cenno di seguirlo all'interno. Le sale per le autopsie sono vuote a quell'ora, anche se una luce soffusa proviene da sotto una porta chiusa, probabilmente il pataologo del servizio notturno. Il dottore vi guida fino a un ascensore, entrate e preme il pulsante per il 32 esimo piano. In pochi secondi l'ascensore a spinta magnetica arriva al piano desiderato e le porte di plastiacciaio si aprono su un lungo corridoio illuminato solo dalle luci di servizio. Proseguite fino a una stanza libera adibita a sala operatoria. La stanza e' piena di macchinari strani dei quali ignori il funzionamento e l'utilizzo. Il tutto e' collegato a un super computer Sony di ultima generazione, installato in una delle pareti con maxischermo piatto. Il dottore fa un cenno a Abrahm di mettere la ragazza sul letto. Subito collega delle intravenose nel suo braccio e legge i dati che compaiono sul grande schermo. Poi si gira verso di te: Posso rimetterla in sesto. Pero', in cambio, mi devi fare un favore... si guarda intorno nervoso...dovresti procurarmi dieci dosi di speedboost. E non porcheria dei bassifondi, roba buona che non mi bruci il cervello! Posso tenere la tua amichetta qui, in condizioni stabili per 48 ore senza che nessuno faccia domande. Portami la roba e la curero', come nuova vedrai! Dopo le 48 ore non garantisco niente... conclude allargando le braccia. Gli occhi dilatati e acquosi, il tic dell'occhio e il leggero tremito delle mani...segni inequivocabili di dipendenza dalle droghe sintetiche. Naturalmente conosci la speedboost, metaanfetamina sintetica, la piu' pura , che e' quella che ti sta chiedendo il tipo, viene venduta in cristalli color rosso sangue. 10 dosi ti potrebbero costare qualcosa tipo 15000 eurodollari.

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Resto in silenzio mentre lo seguo e mentre si piega sulla ragazza per collegarla ai macchinari.

«Cos-? Dieci? Scherzi?!» esclamo un po' sorpreso dalla richiesta, ma mi riprendo subito facendo un sospiro e lanciando un'occhiata alla ragazza. Mi rendo conto benissimo che fare obiezioni o storie è molto stupido e potenzialmente pericoloso per la ragazza.

Quando la chiama la mia amichetta storco il naso infastidito, ma non dico nulla.

«Normalmente a quanto ammonterebbero le spese mediche?» chiedo con l'intenzione di farmi un'idea.

 

Spoiler

Ok, la spesa se fatta, quanto intaccherebbe le mie finanze?

 

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L'uomo sorride in modo viscido : Qui non si tratta di sapere quanto potrebbe costare curare la tua ragazza. Il fatto e' che sicuramente non ha una assicurazione medica BioGen. Quindi non avrebbe nessun diritto di essere curata in una di queste installazioni. E non ci sono altre strutture mediche in questa merda di citta' capaci di rimetterla a posto. Quindi...prendere o lasciare, amico. Conclude , scrollando le spalle.

Spoiler

Diciamo che la puoi gestire,non ti getterebbe sul lastrico. Anche se cominceresti a sentire il bisogno impellente di trovarti qualche lavoro per rimpolpare le tue finanze.

 

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Alla non velata minaccia dell'uomo gli scocco un'occhiataccia ma accettare è l'unica scelta che ho se non voglio lasciare morire la donna.

«Avrai la tua...» Merda «... roba...» gli dico senza alcuna cordialità «Come nuova, hai detto? Ti prendo in parola» gli dico lasciandolo con una minaccia molto più velata.

Se l'uomo non mi ferma gli volto le spalle e me ne vado.

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Esci insieme ad Abrahm, seguendo il percorso da dove eri venuto. L'ospedale e' semi vuoto a quell'ora e quei pochi che incorciate non vi rivolgono la parola. Raggiungete il parcheggio davanti alla sezione autopsie e salite sulla macchina del nero. Una volta scesa la rampa che esce dall'ospedale e passato il controllo senza problemi, rientrate nel traffico normale. Abrahm ti chiede: Ti porto dove hai lasciato il tuo bolide?

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Seguo il nero in silenzio fino all'auto, all'esterno sembro calmo ma qualcuno che mi conosce bene saprebbe riconoscere il mio silenzio come un brutto segnale di avvertimento. Anche in auto limito al minimo la conversazione e mi limito ad annuire alla domanda del nero con gli occhi fissi sulla strada, anche se non sono io a guidare. 

Ho l'impressione che sarà una lunga notte.

Spoiler

A proposito: che ore e che giorno è?

 

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Visto che anche Abrahm e' un tipo silenzioso, il viaggio prosegue nel piu' assoluto silenzio. Arrivate vicino alla vecchia fermata della metro. Vedi due moticiclisti che bazzicano intorno alla tua macchina che, come sei abituato, attira piu' di uno sguardo, soprattutto in un quartiere malfamato come quello. Abrahm ti saluta chiedendoti se deve riferire qualcosa a Betta.

Spoiler

E' venerdi'. Sono le 5 di mattina.

 

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«Grazie per il passaggio...» gli dico scendendo dall'auto per poi appoggiarmi con il braccio sinistro sul tettuccio, piegandomi con il busto ed affacciandomi con il capo all'altezza del finestrino. Ci penso un attimo «Dille pure tutto, non preoccuparti...» non mi entusiasma l'idea di farglielo sapere, ma non mi va neanche di mettermi a discutere con lei per questo, inoltre è grazie a lei che ho trovato il medico per Kat.

Lo saluto con un cenno del capo e mi avvio verso la mia auto, strizzo l'occhio ai due che osservano l'auto avvicinandomi al lato del guidatore. 

«Apriti sesamo» sussurro all'auto disattivando gli antifurti tramite il riconoscimento vocale, la portiera si alza e scivolo all'interno mentre l'auto si richiude automaticamente. Metto in moto e parto di prepotenza facendo prima pattinare le ruote lanciandomi direttamente sulla strada.

«Bambolina, metti un po' di musica. Classici, Musica d'epoca, riproduzione casuale» dico e quasi immediatamente lo stereo dell'auto si attiva con le note di Sinnerman, di Nina Simone. Una canzone che molto probabilmente è cinque o sei volte più vecchia di me.

Guido verso il Balalaika.

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Le prime luci dell'alba iniziano a illuminare il cielo grigio acciaio di New Boston quando arrivi nella zona commerciale del grande porto marittimo della megalopoli. Le sagome delle enormi gru di carico e scarico sembrano degli antichi mostri mitologici che escono dal mare. Infinite distese di container di tutti i colori , conteneti merci di qualsiasi tipo, piu' o meno legali e che arrivano da tutti gli angoli della terra, formano una specie di citta' dentro la citta'. Sai benissimo che il porto e' diviso in varie zone di controllo sotto diverse associazioni , mafie, cartelli e bande piu' o meno importanti. Una sorta di feudi perennemente in guerra tra di loro e con il governo locale e governati con il pugno di ferra. Le piu' importanti zone sono tre: quella controllata dalla Yakuza, quella della piu' vecchia e quasi leggendaria Mafia Italo-Americana e quella piu' nuova della Mafia Russa. Ti dirigi proprio verso quest'ultima, al centro della quale sorge il Balalaika, un locale costruito dentro un vecchio container enorme. Nonostante l'ora c'e' un discreto via vai di gente. Con i diversi turni di lavoro al porto, c'e' sempre richiesta di vodka e birra a buon mercato.

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DUe buttafuori , probabilmente assassini del livello piu' basso della gerarchia dell'organizzazione, sono di guardia fuori dalla porta. Ti vedono passare e non dicono niente. Apri la porta e ti ritrovi in un locale pieno di fumo di sigarette turche e hashish africano. E' abbastanza pieno, soprattutto il primo piano , nel mezzo del quale su di un palco illuminato con una soffusa luce violacea, tre ballerine di chiare origini russe, alte, bellissime e con la pelle bianca come porcellana, ballano sensualmente intorno a un palo. La barra del bar e' piena di gente che beve e discute animatamente. Il piano superiore e' piu' tranquillo, dove ci sono dei separe' e dei prive' , separati dal resto del locale da colorate pareti rimovibili. Dal primo piano e' impossibile vedere chi c'e' o chi non c'e' dietro quelle pareti ed e' quello che vogliono gli stessi occupanti. Li' , infatti, e' dove si svolgono gli affari dell'organizzazione. Alla base delle scale che portano al secondo piano due giganteschi uomini in giacca nera e auricolare all'orecchio osservano tutto e tutti.

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Spoiler

Yo! Welcome back!

Prima di scendere dall'auto, con i vetri totalmente oscurati, comando al computer di bordo di aprire il vano sotto il sedile anteriore destro, quello del passeggero. Sostituisco il tipo di munizioni con quelle a doppia-funzione formate da un nucleo denso di tungsteno avvolto da una camicia in metallo più morbido. Nel colpire soggetti armati la camicia esterna scivola via mentre il proiettile penetra la corazza, mentre contro soggetti senza protezioni la camicia esterna più morbida esplode frantumandosi all'interno del corpo causando ferite spaventose. Sostituisco anche le munizioni di riserva prima di chiudere il vano, rimettere la pistola a posto e scendere dall'auto mettendo in funzione tutti gli allarmi dell'auto.

Avvolto dal mio giubbotto in gel varco la soglia senza rivolgere un'occhiata ai due. Se non fossi di pessimo umore mi sarei fermato a dare un'attenta studiata al locale ed agli avventori e soprattutto alle ballerine. 

Punto direttamente verso i due gorilla fendendo la sala senza troppi complimenti.

«Voglio vedere il Grande Capo» mi limito a dire ai cani da guardia.

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Il piu' grosso dei due ti guarda dall'alto in basso con un'espressione indecifrabile dietro le lenti scure, probabilmente un innesto ottico. Ti fa cenno di alzare le braccia e procede a perquisirti. Poi dice: Devi lasciare qui i tuoi pezzi. Non e' permesso salire al piano di sopra armati. La voce ha un certo tono metallico, che ti fa pensare che il tipo sia un androide, in parte o completamente. Sai che la prassi delle armi e' una consuetudine rispettata da tutti quelli che vogliono incontrare Misha. La sua paranoia era leggendaria quanto il suo essere spietata.

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«Ok, amico ma trattamela bene!» gli dico prima di aprirmi la giacca in gel ed alzare le braccia a "T" come richiesto. Potevo anche passargli semplicemente la pistola ma l'uomo mi avrebbe comunque perquisito, quindi perché scomodarmi quando può prendersela da sola.

A pare la la pistola in bella vista nella fondina ascellare e le munizioni di riserva ora con me non ho altre armi. Normalmente avrei avuto anche un sottile stiletto che sono solito nascondere in un'apposita cucitura nella manica sinistra della giacca, ma questa volta l'ho dimenticato nell'altra giacca.

Lascio fare ai due il loro lavoro, con fare tranquillo, per poi avviarmi su per le scale non appena mi danno il via libera.

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