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[TdG] Cuori d'Acciaio e Sogni di Silicio


Zyl

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I due ti strizzano per bene, ma alla fine ti lasciano proseguire. Sali la scalinata che porta al secondo piano e dietro' un separe' di plastiacciaio viola vedi Misha che sta sorseggiando un bicchiere , sicuramente vodka di primissima qualita'. Vicino a lei i suoi capi piu' fidati, forse i suoi amanti, non sei sicuro. Il piu' giovane, biondo con i capelli corti tagliati a spazzola e gli occhi azzurri come il ghiaccio puro, ti osserva freddo mentre ti avvicini. L'altro, sulla quarantina, grande e grosso con una folta barba nera striata di bianco, tiene le mani sotto il tavolino, probabilmente stringendo qualche tipo di arma. Negli angoli della stanza, a un paio di metri dietro Misha, altri due bestioni sono in piedi vicino alla parete.

Quando ti vede, Misha sorride leggermente: Ecco qui il nostro coraggioso cowboy. Sempre a inseguire indiani ?

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Quando mi lasciano andare mi fermo un attimo ad aggiustarmi la giacca e gli abiti che mi hanno stropicciato, anche se in realtà lo erano già da prima.

Cammino tranquillamente, come se stessi facendo una bella passeggiata in un parco e fossi totalmente a mio agio. In realtà non mi piacciono i russi, così come non mi piacciono le altre organizzazioni mafiose; fredde strutture di potere dedite unicamente all'inseguimento del denaro. Ma non ha importanza quello che penso di loro.

«Yo, Grande Capo!» esclamo con tranquillità, dare soprannomi e nomignoli è una sorta di mia ossessione. Ho sempre avuto l'istinto di darne uno più adatto alla donna, magari scherzando sul significato in russo di Misha. Ma la voglia di non farmi sparare mi ha sempre trattenuto dal farlo.

Alla battuta sugli indiani mi porto la mano destra alla testa mimando il gesto di afferrare un invisibile cappello da cowboy, di sollevarlo dal capo e fare una piccola ed ironica riverenza «Nah, ho smesso da un bel po'. Sono lenti, troppo noioso!» esclamo tornando a drizzare la schiena mentre mimo con un gesto rapido del polso di lanciare l'ipotetico cappello in aria per la stanza.

Osservo la donna per qualche secondo prima di specchiare le mie iridi grige in quelle ghiacciate del biondino, abbozzo un freddo sorriso, gli strizzo l'occhio e riporto la mia attenzione sulla donna.

Bruciare le tappe è sempre stata la mia specialità e poi il tempo dei convenevoli è finito.

«Mi serve della speedboost, dieci dosi, entro domani...» dico semplicemente con fare tranquillo, come se avessi chiesto un hotdog in un fast food.

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La donna ti guarda senza nascondere la sorpresa. E' la prima volta infatti che le chiedi della droga. Un nuovo vizio cowboy? Sai, mi sei sempre piaciuto perche' non ti metti in vena niente di quella merda sintetica. Nonostante tutti gli anni di permanenza a New Boston, l'accento della donna era sempre molto forte. Comunque chi sono io per giudicare? Dieci dosi per domani. Domani domani o domani oggi? Te lo chiedo perche' ormai e' quasi l'alba. Se vuoi posso averla per stasera. Ti costera' 15 di quelli grandi. 15000 eurodollari.

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Nel notarla sorpresa sorrido divertito «I vizi sono la mia passione!» esclamo prima di fare spallucce e tornare serio «Devo fare un piccolo favore...» commento minimizzando. Non mi piace l'idea di dovermi giustificare davanti alla donna e non lo faccio per questo, semplicemente ripugno il fatto di essere associato a quella merda.

«Se non è per oggi pomeriggio allora domani notte sul tardi» annuisco quando accenna al denaro «Avrai i tuoi soldi».

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La donna annuisce lentamente . Stasera, mezzanotte, ma non qui. Non voglio quel genere di merce qui dentro. Troverai un pacchetto sotto la tazza del bagno del ristorante Hole 77 sulla Quinta Strada. Lascia li' i soldi. Mezzanotte, non prima e non dopo. E non provare a fregarmi o farei la conoscenza dei miei cuccioli. Tutto chiaro?

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Mezzanotte, eh? Che seccatura... 

«Cristallino...» rispondo immediatamente alla donna «Se ci saranno problemi, non sarà per colpa mia...» dico voltandomi e facendo per andarmene senza lasciarle il tempo di rispondere «Alla prossima allora...» dico come se stessi salutando un amico prima di superare il separè.

Ripercorro la stessa strada di prima al contrario fino alle scale ed ai due buttafuori, non dico loro nulla ma tendo la mano per riavere l'arma.

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Anche i due gorilla non ti dicono niente, i loro volti inespressivi come del marmo scolpito. Ti restituiscono la tua arma e poi riprendono la loro posizione ai lati della scala. Nel locale suona del rock russo, roba piuttosto scadente. Nonostante sia quasi l'alba meta' dei tavolini sono ancora occupati. Le ballerine continuano a muoversi in modo sensuale sul palco, anche se negli occhi la stanchezza e' evidente. Anche tu avverti la stanchezza. E' stata una notte molto movimentata e cominci a sentirne le conseguenze, fisiche e psicologiche.

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Lancio una rapida occhiata all'arma come per assicurarmi che sia lei prima di rimetterla al suo posto nella fondina. Poi mi volto e faccio per lasciare il locale. Non sono mai entrato al Balalaika se non per affari, per incontrare Misha. Non mi sono mai fermato a bere o altro qui e non ho la più pallida intenzione di cominciare ora. Attraverso il locale ed esco tornando alla mia auto mentre soffoco uno sbadiglio.

Disattivo gli allarmi, entro e metto in moto attivando questa volta il sistema di guida automatica del veicolo. 

«Portami a casa Splendore» ordino al veicolo prima di sprofondare comodamente nel sedile. 

Inizio a domandarmi cosa fare con 'Becca. L'idea migliore sarebbe quella di rimandare a domani, non voglio trascinarla ancora di più in questa storia.

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Il tragitto e' tranquillo e in quell'ora misteriosa tra la notte e l'alba anche i livelli bassi della megalopoli sembrano quasi belli. Tra meno di un'ora il caos, il frastuono, le luci stroboscopiche, le urla, la violenza torneranno a farla da padrone in quel luogo malsano , ma per adesso puoi quasi far finta di essere in un posto tranquillo, in un altra epoca, quando la vita era piu' facile. Arrivi a casa che le prime luci di una mattina grigia illuminano la tua casa e gli edifici vicino. I primi lavoratori riempiono la strada nei loro anonimi cappotti e vestiti tutti uguali. Parcheggi nel garage e raggiungi il piano abitabile, piu' stanco di quanto ti fossi sentito da molto tempo a quella parte...

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Una volta in casa mi fermo davanti al grosso tavolo al centro del piano, mi sfilo la giacca e la fondina ascellare gettandole distrattamente sul ripiano in legno. Ma tengo la pistola con me. Guardo lo strano orologio formato dal volante deformato e dalle schegge in acciaio che mi hanno perforato il torace. Controllo l'ora e poi vado dritto verso il letto, celato dalla pesante tenda nera e la supero senza scostarla. 

Infilo la pistola nella fondina appesa alla testiera del letto e mi getto di peso sul letto dopo essermi a stento tolto le scarpe.

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Cadi in un sonno profondo e senza sogni, completamente spossato. Non sai quante ore hai dormito quando la voce sensuale del computer della casa ti sveglia e ti avverte che qualcuno sta chiamando all'interfono esterno. Guardi l'ora sulla sveglia digitale vicino al letto: le 2 e 15 del pomeriggio, hai dormito tutta la mattina e oltre.

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Niente incubi questa sera, un ottimo inizio. Potrebbe essere stato per via dell'alcol o della spossatezza, magari entrambi ma, la realtà è che non mi interessa saperne il motivo. Mi sta semplicemente bene che sia andata così.

Mi risveglio lentamente per poi restare per una decina di secondi sul letto a stropicciarmi gli occhi mentre il computer continua ad avvisarmi. Alla fine visto che il computer non vuole decidersi a smetterla mi alzo. Raccatto automaticamente la pistola e la infilo nel retro dei pantaloni, gli stessi di ieri sera.

«CP, sullo scheeeermo...» gli dico sbadigliando a metà parola mentre mi avvicino al divano posto davanti allo schermo. CP è semplicemente un modo per che uso per chiamare il computer, appunto PC invertito.

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Sullo schermo appare la immagine del pianerottolo esterno. Davanti alla porta ci sono due agenti della polizia di New Boston, due uomini di colore di mezza eta'. Indossano la divisa d'ordinanza.

Il computer chiede: Attivo la comunciazione?

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Sbuffo già sapendo a cosa vado incontro «Si CP, attiva la comunicazione audio...» mi passo una mano tra i capelli bianchi seccato.

«Cosa posso fare per voi, agenti?» esclamo svogliatamente con il classico tono di voce da zombie, non appena il computer attiva la comunicazione con l'interfono.

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«Ho la netta impressione che se anche dicessi di no, lei non desisterebbe così facilmente... quindi salga pure, anche se non potrò esserle molto d'aiuto...» dico all'agente prima di rivolgermi al computer «Stacca ed apri, CP...» resto a guardare i due agenti dalla telecamera dell'interfono fin quando non entrano nell'androne e non escono dal raggio visivo. Poi vado a darmi una sciacquata alla faccia e mi trovo una giacca leggera da infilarmi, che aprire ad un paio di agenti con una pistola nei pantaloni in vista non è la più saggia delle idee.

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Sullo schermo l'immagine della camera esterna si spegne e il computer disattiva tutti i sistemi di difesa dell'ingresso, aprendo la porta principale. I due agenti entrano e ti presentano i loro distintivi olografici. Siamo qui per parlare dell'incidente successo ieri notte al Club 88. Sappiamo che lei e' stato involucrato. Conosceva le due persone che hanno fatto irruzione nel locale? Perche' le hanno sparato? E conosce la donna rapita? Dove e' andato dopo che e' uscito dal locale? Sanno molte cose. Evidentemente hanno avuto accesso alle immagini delle sempre presenti telecamere , private e governative, che ci sono in quasi tutti i luoghi di New Boston. Escludi il fatto che Kattle abbia parlato. Lo conosci come un tipo riservato e che  non parla piu' del necessario.

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Prima di lasciarli entrare in casa inizio a preparare del caffè, non ho intenzione di rallentare la mia routine unicamente per la sorpresa del buongiorno. Ma prima di accettarli in casa controllo per quanto ne sappia se i distintivi siano autentici o meno.

Scuoto il capo alla loro domanda «No, mai visti prima quei due! Ma per come hanno reagito posso dirvi che non erano teppistelli, roba da forze speciali insomma...» dico alzando le spalle «Perché ho fatto il bravo ragazzo e mi sono messo in mezzo, non che sia servito a qualcosa...» dico con tono sarcastico ed amareggiato «Un'amica, più o meno, ogni tanto scambiavamo due chiacchiere davanti ad un bicchiere...» vado a controllare il caffè continuando a tenerli d'occhio con indifferenza «Dopo?!» ridacchio «Sono tornato a casa... la mia cristalliera può confermarlo!» dico indicando appunto la cristalliera ricolma di liquori.

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Quindi non ha nessuna idea di dove quelle persone hanno portato la sua...amichetta? O cosa volevano da lei? In questi giorni e' strano che qualcuno intervenga mettendo a repentaglio la sua vita per qualcuno che non e' suo amico o famigliare...

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