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[Licia Troisi] Le Cronache del Mondo Emerso


Messaggio consigliato

Questa te l'approvo :-D

Comunque io ovviamente penso che alcune cose siano meglio di altre, come che il colosseo sia artisticamente migliore di una capanna di fango e che la mia ragazza sia un angelo confronto a Susan Boyle: tutto ciò non comporta che altri sono liberissimi di pensare il contrario. Chi sono io, con i miei canoni, per dare un valore assoluto?

Ragazzi, io ci riprovo con una domanda molto diretta. La domanda è: è possibile che, proprio perchè appartenenti a una cultura dominante, ci sentiamo di criticare il politicamente corretto? Non potrebbe essere che, visto da persone apparrtenenti a culture diverse e non altrettanto economicamente e socialmente "benestanti", il politically correct sia legittimo e una forma di cambiamento dello status quo culturale internazionale?

Come ritengo esista bellezza e bruttezza oggettiva ritengo esistano intelligenza e stupidità assolute.

Bisognerebbe capire che "negro di mer.da" detto da Giobbe Covatta mentre recita una delle sue parabole sia differente dalle stesse identiche parole urlate allo stadio contro Balotelli. Mi spiace per coloro che non comprendono la differenza.

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Anche l'attuale papa è un feroce combattente anti-relativismo. Ed è forse la prima volta che ne trovo tanti seguaci su un forum :-D

Quanto al politically correct, è fin troppo tardi: pensiamo alla parola "negro" che ormai ha valore razzista. E addirittura la sua controparte "accettabile" (nero) ora viene osteggiata in favore di "afroamericano" (come faceva notare Merin).

Occhio però a non confondere Relativismo con Rispetto delle Opinioni. A me non piace tanto quanto ad altri il Signore degli Anelli, ma se basandomi sui miei criteri decidessi che chi legge quello anziché proust è un mentecatto plagiato dalla cultura dell'evasione che va tanto di moda oggi, non starei SOLO evitando il relativismo ma ANCHE ergendomi a giudice.

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Quanto al politically correct, è fin troppo tardi: pensiamo alla parola "negro" che ormai ha valore razzista. E addirittura la sua controparte "accettabile" (nero) ora viene osteggiata in favore di "afroamericano" (come faceva notare Merin).

Occhio però a non confondere Relativismo con Rispetto delle Opinioni. A me non piace tanto quanto ad altri il Signore degli Anelli, ma se basandomi sui miei criteri decidessi che chi legge quello anziché proust è un mentecatto plagiato dalla cultura dell'evasione che va tanto di moda oggi, non starei SOLO evitando il relativismo ma ANCHE ergendomi a giudice.

Ma infatti il problema è che il politically correct nasce per non dover più valutare le opinioni altrui. É nato come "guida rapida al riconoscimento dei razzisti": quella persona dice "negro". Ok, è razzista, indipendentemente dal contesto in cui l'ha usata.

Addirittura qualche anno fa, al posto di "nero", era in uso "di colore" che forse è l'espressione più razzista mai usata.

Afroamericano è un'impropietà di linguaggio, altrimenti un tizio di Boston dovrebbe chiamarsi irlandoamericano e così via.

E come definisci, restando nel politically correct, un nero non americano? Un africano non-caucasico, non-maghrebino? Ma per cortesia...

Se si vuole prlare di opinioni, e di rispetto delle stesse, bisogna iniziare ad usare il significante (ovvero la lingua parlata e scritta) nel modo più proprio possibile per identificare il significato, non facendo giri articolati e pieni di neologismi per evitare di offendere qualcuno.

Anche l'attuale papa è un feroce combattente anti-relativismo. Ed è forse la prima volta che ne trovo tanti seguaci su un forum :-D

Nota che si sta parlando di relativismo riferito alla Bellezza e all'Arte (è l'ultimo brandello di IT rimasto nel topic).

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Se si vuole prlare di opinioni, e di rispetto delle stesse, bisogna iniziare ad usare il significante (ovvero la lingua parlata e scritta) nel modo più proprio possibile per identificare il significato, non facendo giri articolati e pieni di neologismi per evitare di offendere qualcuno.

Assolutamente d'accordo.

Nota che si sta parlando di relativismo riferito alla Bellezza e all'Arte (è l'ultimo brandello di IT rimasto nel topic).

Vero, ma di nuovo stiamo attenti a non usare la tecnica di schopenauer di ridurre la propria posizione e allargare quella altrui. Se esiste una verità oggettiva nei gusti tanto più esiste in generale. Da cui deriva la pretesa papale di possederla

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non starei SOLO evitando il relativismo ma ANCHE ergendomi a giudice.

Infatti odio anche il fatto di dover specificare sia in firma che durante i discorsi che quello che affermo sia una mia opinione e non un giudizio....alrtrimenti magari qualcuno si può alterare. Altra variante del politicamente corretto e nemmeno molti se ne rendono conto. Il giudizio non è sinonimo di verità. Ci hanno abituato a considerare che solo i giudici, (istituzionali) hanno facoltà di giudizio ma ciò è aberrante.

Se io leggo un libro devo e posso giudicarlo un buono o cattivo libro. Ovvio che sarà una mia opinione; altresì ovvio che possa essere viziata o avvalorata da mie lacune o bontà di giudizio, ma sempre un giudizio rimane. No, oggi non si può giudicare niente e nessuno, sono solo tutte opinioni e quindi opinabili. Io giudico, devo e posso farlo e ricominciamo a dare il loro vero nome alle cose. Il mio giudizio sarà condizionato dal mio personale senso critico, dalla mia cultura e da qualunque altra cosa, ma resta un giudizio. Ormai la frase tipica è "chi sei tu per poter giudicare". Ormai solo chi ha "potere" può giudicare ed il risultato della mancanza di senso critico e di cultura è che si è delegato il "giudizio" a personaggi che hanno "potere" per farlo e decidono che le Vibrazioni o i Finley siano bravi muscisti, ma se io, che non sono nessuno, li giudico un branco di sfigati incompetenti che la musica non sanno nemmeno dove sia di casa...sono un arrogante e al massimo posso chiamarla "opinione". Nessuno si prende più responsabilità delle proprie opinioni e soprattutto dei propri giudizi. alla fine visto che "nessuno mi può giudicare nemmeno tu" (citaz.) si sono esautorati gli insegnanti, i giudici propriamente detti, i genitori...ognuno ormai (studenti, delinquenti, figli) fa quel cavolo che vuole. Tutto in virtù del relativismo delle opinioni, del fatto che nessuno, nemmeno un genitore si permette (o ne ha le capacità) di giudicare più le azioni del proprio figlio.

Chi ha "giudicato" Licia Troisi meritevole di essere pubblicata? :banghead: Come vedete nessuno dice che non si possa sbagliare nell'esprimerli :lol:

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Già Merin sono d'accordo.

Ora vorrei fare un po' il punto:

1) Sulla lotta al relativismo di Ratz stendiamo un velo multistrato pietoso visto che è quello più di facciata in assoluto, oltre all'evidenza nel caso che ha scandalosamente coinvolto il nostro premier ci sono i suoi scritti da cardinale... Insomma "lasemo perder"...

2) Sui romanzi fantasy direi che tutta la questione era nata sulle traduzioni rivolte ad arte, insomma di propaganda razzista ne ho vista poca. Al massimo qualche riferimento palesemente involontario (cavoli allora Sine Requie cos'è? Il male?).

3) I romanzi ed i giochi sono intrattenimento e non fedi sacrali quindi, parere mio, se ad uno la Troisi fa schifo finché rimane nel sacrosanto limite della decenza ha il pieno diritto di scriverlo su un forum, litigarci e discuterne senza paura di offendere il credo e la sensibilità di qualcuno. Ma scherziamo? Va ben a finire che devo scegliere le parole per parlare di Niahl e Sennar manco fossere Mosè ed Elia... A me vien da ridere... ^^

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>.> Ho scoperchiato il vaso di pandora...non volevo!

Piccola chiosa sui romanzi in generale: a me dispiace molto che si considerino solo come "prodotti di consumo per l'intrattenimento". Romanticamente penso sempre che chi prende in mano una penna (o si piazza di fronte a uno schermo digitando "Dick") per mettere nero su bianco un mondo o una storia che ha in testa lo faccia perchè spinto da una motivazione, o un bisogno, di tipo artistico-letterario.

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>.> Ho scoperchiato il vaso di pandora...non volevo!

Piccola chiosa sui romanzi in generale: a me dispiace molto che si considerino solo come "prodotti di consumo per l'intrattenimento". Romanticamente penso sempre che chi prende in mano una penna (o si piazza di fronte a uno schermo digitando "Dick") per mettere nero su bianco un mondo o una storia che ha in testa lo faccia perchè spinto da una motivazione, o un bisogno, di tipo artistico-letterario.

Sono convinto che per molti sia ancora così; purtroppo, però, sono altrettanto convinto che non sia (più?**) così per una gran parte dei romanzi che hanno successo, specie nei filoni "di moda" (tipo la Troisi).

**in realtà è da tanto che non accade più: la Christie diceva che quando aveva bisogno di rinnovare il giardino si metteva a scrivere un romanzo; Conan Doyle avrebbe voluto dedicarsi ai libri storici, ma mantenne in vita Sherlock Holmes (e lo "resuscitò" pure) perché vendeva; in più di una prefazione ai suoi romanzi/racconti Asimov spiegò di averli scritti su esplicita commissione. E di esempi così ce ne sarebbero a bizzeffe. Secondo me il guaio è che fino a non molto tempo fa il carrozzone dell'editoria commissionava queste cose ad autori comunque capaci e bravi; oggi si devono essere resi conto che ricorrere alla pubblicità è più efficiente che spulciare tra la massa di aspiranti scrittori alla ricerca dei migliori.

Così mentre prima il fenomeno era alla fin fine un circolo quasi virtuoso, incitando comunque i migliori a scrivere di più, oggi ci ritroviamo con... la Troisi & co.

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Anche l'artista deve campare, purtroppo.

E, diciamolo pure, la massa ha un palato meno raffinato dei mecenati del passato.

Il che non vuol dire che oggi si debbano scrivere solo vaccate per vendere... ma purtroppo vendono di più queste. E perciò se ne producono di più.

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Appena finito di vedere un programma su MTV sul rap e Hip Hop. Il 99% degli intervistati (di cui si sente la voce in originale e con sottotitoliin italiano) era "afro americano" (politicamente corretto). Durante tutta la trasmissione NESSUNO di loro ha mai usato termini come afroamerican o caucasian ma SEMPRE black e white. Adesso spiegatemi per quale caxxo di motivo esiste il politicamente corretto, chi lo ha inventato e a chi giova, in questo caso.

ehhh....politicamente corretto: 0 - ipocrisia: 2

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Appena finito di vedere un programma su MTV sul rap e Hip Hop. Il 99% degli intervistati (di cui si sente la voce in originale e con sottotitoliin italiano) era "afro americano" (politicamente corretto). Durante tutta la trasmissione NESSUNO di loro ha mai usato termini come afroamerican o caucasian ma SEMPRE black e white. Adesso spiegatemi per quale caxxo di motivo esiste il politicamente corretto, chi lo ha inventato e a chi giova, in questo caso.

ehhh....politicamente corretto: 0 - ipocrisia: 2

Merin, ormai abbiamo capito il tuo punto di vista. Tuttavia dopo un po' di volte che leggo il tuo "afro americano (politicamente corretto, mi viene voglia di dirti una cosa che forse non sai: il termine "afro americano", come "di colore" e i loro corrispettivi "african american" e "coloured/colored" non sono affatto politicamente corretti. Di certo non lo sono negli U.S.A., e ti spiegherò perchè.

1)Afro americano: i neri che vivono negli U.S.A. di "afro" hanno poco e niente. Sono americani e basta, e si identificano come "Black". I bianchi caucasici si identificano come "White". Ovvio che nella tua intervista non hanno mai usato il termine "Afro americano": non si usa.

2)Di colore, che volendo tradurre in inglese è "colored/coloured", è ancora peggio. Infatti il termine -in inglese- è stato usato negli U.S.A. dalla gran parte delle persone solo fino agli anni '30 circa. Infatti quel "di colore" presuppone che il "Bianco" sia la norma e il "colorato" un colore secondario. In altre parole, il termine "colored/coloured" è visto in maniera molto offensiva proprio perchè termine etimologicamente nato dal punto di vista dei bianchi. Dopo esser stato usato fino a Martin Luther King, la maggior parte degli Americani ha abbandonato il vocabolo, che oggi è usato solo da persone che sono razziste nel senso letterale della parola.

Al contrario, usare Black e White non ha nessun connotato, è solo un generico riferimento al colore della pelle, e privo di discriminazione proprio perchè termine "paritario" e non visto dal punto di vista di una sola cultura/etnia.

Quindi non c'è nessun Politicamente corretto 0 - Ipocrisia 2, ma un Informati meglio 2 - So come stanno le cose 0.

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Noi siamo in Italia, in ogni caso. Io avevo un tempo un amico nero che mi diceva di come lo facesse inca**are essere chiamato "di colore". Tutti siamo "di colore", di colore diverso magari ma sempre di colore. Anche da noi nero e bianco dovrebbero andare benissimo. Più complicato con i "gialli": li chiamiamo generalmente "asiatici", ma allora un indiano potrebbe saltare su e dire "Ehy, e io che sono? Marziano?". Dura la vita!

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Quindi non c'è nessun Politicamente corretto 0 - Ipocrisia 2, ma un Informati meglio 2 - So come stanno le cose 0.

di base c'è che il politicamente corretto E' ipocrita. Ma tanto la pensiamo diversamente.

Son contento di sapere che bianco e nero son usati, visto che li uso comunemente. Sono altresì contento di sapere che non usano afro americano proprio perché anche io mi son sempre chiesto "ma uno che di origine non è africano ma è nero come lo dovrei chiamare?".

resto dell'idea che la Trosi non merita un topic a suo nome e che l'unica cosa buona che ha fatto è stata quella di farci andare parzialmente OT in questa discussione indirizzandola su argomenti molto più interessanti.

:-D

ciao

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Invece per me la Troisi merita una discussione, s enon altro per capire come abbia fatto a vendere così tanto dei libri così sciatti.

Così come altri autori vendono, così come certi film sbancano al botteghino, così come certi cantanti o gruppi musicali riescono a vendere, a diventare famosi e fare soldi....marketing marketing marketing, canalizzazione dei gusti da parte dei produttori e una consistente mancanza di senso critico/ignoranza da parte degli acquirenti.

PS: avevo scritto altro, ma poiché qualcuno, che questi libri li legge, quei film li va a vedere e quella musica la ascolta, si sarebbe potuto offendere....ho cambiato i termini della mia "analisi".

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  • Supermoderatore

Mi inserisco nell'attuale discussione, mi dispiace per Licia ma continuo sulla scia dei commenti passati ...

Piccolo esempio stupido. In sezione arceria abbiamo un bersaglio umanoide in cartone e carta rappresentatnte un "saraceno" nell'atto di attaccare con la spada. Studiateun poco di storia e capirete come mai ad una Accademia di studi medievali di una città storicamente assediata ed invasa dai saraceni possa venire l'idea di realizzare un bersaglio simile. Ebbene, stiamo valutando se sia il caso di utilizzarlo in presenza di pubblico perché, grazie al politicamente corretto consigliatoci da "qualcuno", sia mai che qualche musulmano residente in Italia possa sentirsi offeso e discriminato. :banghead:

Essere politically correct significa evitare di offendere il prossimo. Il senso è proprio in un post che hai scritto in seguito:

Bisognerebbe capire che "negro di mer.da" detto da Giobbe Covatta mentre recita una delle sue parabole sia differente dalle stesse identiche parole urlate allo stadio contro Balotelli. Mi spiace per coloro che non comprendono la differenza.

Il punto è capire la differenza, perché ovviamente nessuno dovrebbe (ma forse nessuno lo farebbe) offendersi per un bersaglio saraceno in un'Accademia di studi medioevali, ma magari se in un poligono di tiro generico ci fossero dei saraceni al posto dei bersagli si ricadrebbe nel non politically correct. Perché serve il politically correct? Non è un obbligo, non dovrebbe nemmeno avere un nome; bisognerebbe chiamarlo Rispetto o educazione. Bisognerebbe capire che certi termini sono considerati offensivi, e che esistono categorie di persone che, nonostante tutto, vengono discriminate ancora oggi e sarebbe educato e civile cercare di tenerne conto.

Se poi c'è gente che si impettisce per delle cavolate non significa che sia il politically correct in sé ad essere erroneo, semmai potrebbero esserlo eventuali procedure legali che si portano avanti ("e si vincono") a riguardo.

Appena finito di vedere un programma su MTV sul rap e Hip Hop. Il 99% degli intervistati (di cui si sente la voce in originale e con sottotitoliin italiano) era "afro americano" (politicamente corretto). Durante tutta la trasmissione NESSUNO di loro ha mai usato termini come afroamerican o caucasian ma SEMPRE black e white. Adesso spiegatemi per quale caxxo di motivo esiste il politicamente corretto, chi lo ha inventato e a chi giova, in questo caso.

Il punto della questione del colore della pelle non è il sostantivo che si usa, che in generale non dovrebbe fare la differenza (certo che se una parola ha un'accezione dispregiativa, forse non sarà il caso di usarla... io non vado certo a dare del cret**o ad ogni cristiano con cui parlo solo perché la provenienza del primo termine deriva dal secondo) ma il motivo per cui va sottolineato. Quante volte sentiamo specificare l'etnia di appartenenza di qualcuno quando non c'è alcun motivo per farlo?

In ogni caso, non mi pare che dire "afro-americano" sia così difficile e limitativo della mia libertà...

Il problema di decontestualizzazione, relativismo e politically correct è che stanno pian piano sostituendo la capacità di ragionare e valutare della gente.

Il politically correct è nato quando la gente ha preso ad offendersi per delle parole, senza ragionare e senza contestualizzare il pensiero dell'interlocutore.

la frase "i neri ce l'hanno più lungo" è considerata offensiva. Ma cavolo, ho appena detto che c'è l'hai più lungo! É un complimento! Ragiona sulla frase, non soffermarti sulla parola.

Beh complimenti per il paragone, a parte il fatto che non si capisce da chi è considerata offensiva questa frase (forse c'è un'organizzazone internazionale del PC di cui fai parte?), è ovvio che se anche questa, come qualsiasi altra differenza oggettiva, viene utilizzata come discrimine allora diventa offensiva. Ti faccio un esempio: "eh ma tanto voi ce l'avete enorme, non siete mica normali..." è un'affermazione offensiva, così come le stupidaggini che dicono i bambini quando lasciano fuori dal gruppo un loro coetaneo perché grasso/brutto/brufoloso/mingherlino etc.

Invece no, come società nel complesso ci è sembrato troppo difficile insegnare a ragionare alla gente, molto meglio rendere tabù certe parole e abusare delle improprietà di linguaggio. Diversamente abile per un uomo costretto sulla sedia a rotelle? Non è diversamente abile. Non ha un'abilità diversa dalla mia, purtroppo manca di un'abilità, quella motoria. E allora educhiamo la gente ad aiutarli a salire sul bus o in quel che han bisogno, non a prenderli per il cvlo con un giro di parole.

Certo, però perché anche tu invece di soffermarti su certe "stupidaggini" (per non essere scurrile) e fomentare insoddisfazione verso non si sa cosa, non inizi per primo questa opera? Dico sul serio, potresti impiegare meglio il tuo tempo, non trovi?

E comunque qual'è il problema a dire diversamente abile? Non rende l'idea come "handicappato"? E se invece di rimarcare su una condizione oggettivamente negativa che affligge una persona, ci limitassimo a evitare di parlarne quando è inutile?

[EDIT2]:

Tornando vagamente IT, riporto lo stesso discorso nel campo artistico: anzichè educare questi giovani aspiranti scrittori ai paradigmi di una buona prosa (neanche voglio entrare nel discorso "arte moderna"), no, sdoganiamo il relativismo, tutto è bello se piace, nessuno standard. Impediamo affermazioni come "Halle Berry è più bella di Susan Boyle", perchè tanto tutto è relativo. Molto meglio dare linee guida su cosa si può e non si può dire piuttosto che insegnare alla gente lo spirito critico e il ragionamento, no?

Infatti, e dall'altra parte è molto meglio fare di tutta l'erba un fascio (ma no, non cercare di guardare gli eventi in relazione alla situazione! Se lo fai cedi al Relativismo!!! Vade retro!) e lamentarsi anche per le sciocchezze, piuttosto che cercare di cambiare le cose in maniera costruttiva.

Anche l'attuale papa è un feroce combattente anti-relativismo. Ed è forse la prima volta che ne trovo tanti seguaci su un forum :-D

A parte il fatto che pensavo il buon vecchio Joseph fosse l'unica persona che utilizzasse tale termine per lamentarsi, ci terrei a dire che è lui la persona che più di tutte parla di una delle cose più soggettive e relative del mondo (leggesi religione), e si lamenta del relativismo!

[EDIT]: (trovato ;-)) Ad ogni modo non ho mai visto nel concreto qual'è il lato negativo del relativismo, quindi chiederei delucidazioni.

Quanto al politically correct, è fin troppo tardi: pensiamo alla parola "negro" che ormai ha valore razzista. E addirittura la sua controparte "accettabile" (nero) ora viene osteggiata in favore di "afroamericano" (come faceva notare Merin).

Vedi però quella non è colpa del politically correct. Se sentir pronunciare la parola negro senza aggettivi dispregiativi (come "di mer*a" o "sporco") deve essere un'eccezione rara, allora forse la "colpa" è di chi lo pronuncia. Le lingue parlate sono dette "vive" perché sono in continua evoluzione, in meglio o in peggio.

[EDIT]:

E per finire:

Se io leggo un libro devo e posso giudicarlo un buono o cattivo libro. Ovvio che sarà una mia opinione; altresì ovvio che possa essere viziata o avvalorata da mie lacune o bontà di giudizio, ma sempre un giudizio rimane. No, oggi non si può giudicare niente e nessuno, sono solo tutte opinioni e quindi opinabili. Io giudico, devo e posso farlo e ricominciamo a dare il loro vero nome alle cose. Il mio giudizio sarà condizionato dal mio personale senso critico, dalla mia cultura e da qualunque altra cosa, ma resta un giudizio. Ormai la frase tipica è "chi sei tu per poter giudicare". Ormai solo chi ha "potere" può giudicare ed il risultato della mancanza di senso critico e di cultura è che si è delegato il "giudizio" a personaggi che hanno "potere" per farlo e decidono che le Vibrazioni o i Finley siano bravi muscisti, ma se io, che non sono nessuno, li giudico un branco di sfigati incompetenti che la musica non sanno nemmeno dove sia di casa...sono un arrogante e al massimo posso chiamarla "opinione". Nessuno si prende più responsabilità delle proprie opinioni e soprattutto dei propri giudizi. alla fine visto che "nessuno mi può giudicare nemmeno tu" (citaz.) si sono esautorati gli insegnanti, i giudici propriamente detti, i genitori...ognuno ormai (studenti, delinquenti, figli) fa quel cavolo che vuole. Tutto in virtù del relativismo delle opinioni, del fatto che nessuno, nemmeno un genitore si permette (o ne ha le capacità) di giudicare più le azioni del proprio figlio.

Forse non viviamo sullo stesso pianeta, ma a me non sembra che ogni volta che io esprimo un giudizio sbuchi fuori un magrebino nano color cioccolata, che veste una kefiah e un completo da hippie doc, puntandomi il dito contro per dirmi che sto sbagliando. In genere questo succede che mi riprendano a quel modo quando mi permetto di esporre il mio giudizio negativo e non richiesto riguardo qualcosa, o a volte anche soltanto quando esprimo un giudizio negativo. Ma non è la regola, non è una piaga che affligge tutti e si presenta quotidianamente in ogni discussione, a meno che io non me la vada a cercare.

Non credo che sia completamente anomalo che la gente cerchi di difendersi come può, e che quindi si sfrutti uno scudo per pararcisi dietro, ma non mi sembra il caso di farne un dramma. Se il mio giudizio è espresso in merito a qualcosa che mi riguarda o a cui tengo, troverò il modo di far prevalere l'intelligenza sulla furbizia scialba di chi si nasconde dietro al dito, portando la discussione ad un livello più elevato; in ogni caso, alzare le braccia al cielo ed esclamare "mannaggia al relativismo!" apparentemente ignorando (o fregandosene) che il relativismo è una corrente di pensiero filosofica che nulla ha a che vedere con le scenate da bar da te proposte, non è il comportamento corretto.

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Essere politically correct significa evitare di offendere il prossimo.

Secondo me sono due cose diverse: non offendere è un conto, essere "politically correct" significa anche non dire quello che penso perché c'è chi lo interpreterà volontariamente male. Poi sono solo termini, se per te "politically correct" vuol dire quello che per me vuol dire "civile e rispettoso" allora ci siamo capiti. ;-)

In ogni caso, non mi pare che dire "afro-americano" sia così difficile e limitativo della mia libertà...

È scorretto quando usato in modo inappropriato (ad esempio con quasi tutti gli "afro-americani" che sono afro tanto quanto io sono austro). Per inciso, a mio avviso è sbagliato chiamare loro afro-americani e (ad esempio) non chiamare l'americano W.A.S.P. medio "anglo-americano".

E comunque qual'è il problema a dire diversamente abile? Non rende l'idea come "handicappato"? E se invece di rimarcare su una condizione oggettivamente negativa che affligge una persona, ci limitassimo a evitare di parlarne quando è inutile?

L'errore insito nel dire "diversamente abile" è a mio avviso logico. Come disse un noto pinguino tempo fa, uno che non cammina ma sa volare è "diversamente" abile, cioè ha un'abilità differente. Uno a cui un'abilità manca è disabile. Sono proprio due cose differenti. Che poi sia meglio non parlare di corda in casa dell'impiccato sono d'accordo, si potrebbe benissimo non parlarne. Spesso però è utile, anzi molto spesso è utile.

Inoltre non parlare di una cosa "quando è inutile" è un po' come guardare dall'altra parte. Secondo me bisogna parlarne eccome, non c'è nessuna accezione spregiativa nel dire che una persona ha un handicap, a meno di dare volontariamente tale accezione.

IMHO

Ultima postilla: la religione non è soggettiva e relativa, il pensiero religioso del singolo lo è semmai, ma la religione in sé è unica e ben codificata. Infatti chi cerca di interpretarla soggettivamente è bollato di eresia e quant'altro. Insomma, per il Papa la sua religione è assoluta, non c'è motivo per cui lui la consideri relativa.

Poi non dico che per me abbia senso, solo volevo puntualizzare su questa sfumatura.

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  • Supermoderatore

essere "politically correct" significa anche non dire quello che penso perché c'è chi lo interpreterà volontariamente male.

Il che (imho) andrebbe incluso nell'educazione (o "buona creanza", comunque tu voglia chiamarla).

È scorretto quando usato in modo inappropriato (ad esempio con quasi tutti gli "afro-americani" che sono afro tanto quanto io sono austro). Per inciso, a mio avviso è sbagliato chiamare loro afro-americani e (ad esempio) non chiamare l'americano W.A.S.P. medio "anglo-americano".

Giusto, in tal caso si possono benissimo usare altri sostantivi, quando necessario.

L'errore insito nel dire "diversamente abile" è a mio avviso logico. Come disse un noto pinguino tempo fa, uno che non cammina ma sa volare è "diversamente" abile, cioè ha un'abilità differente. Uno a cui un'abilità manca è disabile. Sono proprio due cose differenti. Che poi sia meglio non parlare di corda in casa dell'impiccato sono d'accordo, si potrebbe benissimo non parlarne. Spesso però è utile, anzi molto spesso è utile.

Inoltre non parlare di una cosa "quando è inutile" è un po' come guardare dall'altra parte. Secondo me bisogna parlarne eccome, non c'è nessuna accezione spregiativa nel dire che una persona ha un handicap, a meno di dare volontariamente tale accezione.

Giusto, effettivamente il mio discorso è un po' sbrigativo su questo punto, ma per "quando è inutile" intendevo quando viene rimarcata con intento dispregiativo o discriminatorio.

Ultima postilla: la religione non è soggettiva e relativa, il pensiero religioso del singolo lo è semmai, ma la religione in sé è unica e ben codificata. Infatti chi cerca di interpretarla soggettivamente è bollato di eresia e quant'altro. Insomma, per il Papa la sua religione è assoluta, non c'è motivo per cui lui la consideri relativa.

Poi non dico che per me abbia senso, solo volevo puntualizzare su questa sfumatura.

Si hai ragione, avrei dovuto formulare un periodo più articolato, anche perché negli gli avvenimenti a cui intendevo riferirmi si invoca il "relativismo" su questioni sociali in cui la religione ha una certa influenza, e non riguardo la religione in sé.

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Il che (imho) andrebbe incluso nell'educazione (o "buona creanza", comunque tu voglia chiamarla).

Il problema secondo me è che la gente è mediamente poco "socievole", nel senso che molti non sono bravi/interessati a intessere relazioni sociali di qualità. Sono cafoni per colpa o per destino, insomma. Da qui la necessità di cautelare le sensibilità tracciando regole per cercare di limitare lo sproloquio e gli atteggiamenti dolorosi per qualcuno. Purtroppo spesso la cosa è stata veicolo per atteggiamenti ridicoli (vedi il MOIGE in Italia, le varie associazioni negli USA che a momenti ti impediscono anche di avere i baffi in luogo pubblico perché potresti offendere chissà chi e cose simili). Insomma, si rischia spesso di scivolare nel ridicolo con troppe cautele.

Giusto, effettivamente il mio discorso è un po' sbrigativo su questo punto, ma per "quando è inutile" intendevo quando viene rimarcata con intento dispregiativo o discriminatorio.

Allora sono perfettamente d'accordo, e ti dirò di più: spesso ho trovato anche da parte di gente istruita e (sulla carta) educata una spaventosa ignoranza riguardo i disabili, i portatori di handicap in generale e i malati, una mentalità paurosamente retrograda e ottusa ("Non è che se vado a trovarlo in ospedale mi becco il cancro anche io?"). Il disagio che tutti più o meno proviamo di fronte a situazioni insolite e tristi a volte diventa una barriera che impedisce di capire.

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Ammetto di aver avuto un tono di arroganza nei post da te quotati, Ithiliond, (e me ne scuso) che può aver portato a queste repliche sarcastiche da parte tua; d'altro canto confermo le mie opinioni e la logica che vi sta dietro.

Beh complimenti per il paragone, a parte il fatto che non si capisce da chi è considerata offensiva questa frase (forse c'è un'organizzazone internazionale del PC di cui fai parte?), è ovvio che se anche questa, come qualsiasi altra differenza oggettiva, viene utilizzata come discrimine allora diventa offensiva. Ti faccio un esempio: "eh ma tanto voi ce l'avete enorme, non siete mica normali..." è un'affermazione offensiva, così come le stupidaggini che dicono i bambini quando lasciano fuori dal gruppo un loro coetaneo perché grasso/brutto/brufoloso/mingherlino etc.

Sì, e con ciò? Non capisco il tuo punto.

Io affermo che l'educazione non dovrebbe imporre delle parole-tabù da evitare, bensì dovrebbe insegnare un uso corretto e proprio del linguaggio e soprattutto a ragionare sul significato della frase, e del contesto, in cui le singole parole vengono poste.

Se concordi su questo, indipendentemente dal grado di appropriatezza dei paragoni e della battute sarcastiche, non c'è nulla da discutere.

Se invece sostieni che chiamare afro-americano qualcuno che l'Africa mai neanche l'ha vista, mai neanche l'hanno vista i suoi nonni, sia una forma di cortesia vera, non ipocrita, beh, non siamo d'accordo.

Certo, però perché anche tu invece di soffermarti su certe "stupidaggini" (per non essere scurrile) e fomentare insoddisfazione verso non si sa cosa, non inizi per primo questa opera? Dico sul serio, potresti impiegare meglio il tuo tempo, non trovi?

E comunque qual'è il problema a dire diversamente abile? Non rende l'idea come "handicappato"? E se invece di rimarcare su una condizione oggettivamente negativa che affligge una persona, ci limitassimo a evitare di parlarne quando è inutile?

Ti ha già risposto esaurientemente Aerys. É semplicemente un'improprietà di linguaggio. Chiamare le cose con il proprio nome è il primo passo verso farle capire.

Questo è un forum di discussione e come tale ho espresso la mia opinione su un argomento. Non vedo perchè dovrebbe essere inutile parlarne.

Inoltre, non vedo come, partendo da queste basi, tu abbia ricavato che "predico bene ma razzolo male" ovvero non metto in pratica i miei stessi consigli. I dovrei sommare tutti i 5 minuti al giorno persi per scrivere vari post durante l'anno e fiondarmi a fare (ulteriore) volontariato?

Infatti, e dall'altra parte è molto meglio fare di tutta l'erba un fascio (ma no, non cercare di guardare gli eventi in relazione alla situazione! Se lo fai cedi al Relativismo!!! Vade retro!) e lamentarsi anche per le sciocchezze, piuttosto che cercare di cambiare le cose in maniera costruttiva.

Ancora, non vedo il tuo punto. Io ho un'opinione: oggi si tende a concedere e permettere molto in campo artistico, arrivando a considerare "arte" qualsiasi cosa. Io sostengo che se si cercasse di insegnare i paradigmi dell'arte anzichè dire "ma sì, è tutto bello!" sarebbe meglio.

NOTA BENE: non sono contrario a sovvertire detti paradigmi, una volta conosciuti. Van Gogh sarebbe stato bocciato come inetto ai tempi di Caravaggio (più o meno lo è stato anche nel suo tempo). Ma è chiara la conoscenza di certi parametri, che poi vengono cambiati.

A valle delle singole risposte, mi rendo conto che avendo tu un punto di vista differente dal mio ed avendo io postato in maniera molto acida, tu abbia risposto a tono: tuttavia oltre a dire che non sei d'accordo e fare accuse abbastanza sparate, hai fatto esempi campati per aria e non hai esposto il tuo punto di vista in modo molto coerente (come ho fatto io nei post precedenti, ora me ne rendo conto :redface:).

Ti invito a farlo, senza dover per forza rispondere a tono ai singoli post, per portare avanti la discussione.

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