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Dragons´ Lair

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Strikeiron

Circolo degli Antichi
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  1. Soprattutto in che ordine? Prima, dopo? Con Allanon, senza Allanon.... ? Fanno il ciclo di Shea o quello ultimo degli Ombrati? O la strega di Ilse... ormai è un ciclo talmente vasto (ed in certe parti inutile purtroppo) che potrebbe venirne fuori tutto e niente! E pensare che ai tempi lessi tutta la Regina degli Elfi di Shannara in una sola notte...
  2. Strikeiron ha risposto a Shar a un discussione Off Topic
    O dei! Mi è appena venuta in mente l'immagine che trilli possa essere o il freppi, oppure chand in camicia rosa :lol:
  3. La quarta era della rinascita Ed arrivarono infine i giorni in cui gli uomini, stanchi dei propri limiti presero ad esplorare le terre sconosciute. Giunsero così nel regno dei nani (dove non trovarono altro che dimore ancora deserte e sconvolte dall'opera di distruzione del popolo zigar) ed in quello degli elfi. Quindi conobbero per la prima volta gli Zigar e le loro navi che solcavano veloci le acque infinite. Pochi arrivarono nelle terre degli Gnul e quelli che sopravvissero non tornarono più indietro per raccontare ciò che avevano visto. Infine conobbero meglio i draghi che in quei giorni erano all'apice del loro splendore e ne ebbero da subito grande timore. I draghi, che ancora allora erano saggi, furono incuriositi dagli uomini e ne apprezzarono l'indomita tenacia. Ebbero per questo fiducia in loro e giurarono che vi sarebbe stata amicizia tra le due razze. Gli uomini promisero che nelle ere a venire avrebbero rispettato la loro fiducia e la loro saggezza. Dopodiché ripartirono nel loro eterno vagabondare, verso altre terre ed altre esplorazioni, verso luoghi che allora si diceva fossero abitati soltanto dagli dei. E pertanto molti di loro non fecero più ritorno. In quelle epoche alcuni uomini si fermarono sulla riva del grande fiume, carico della vita e delle promesse di Turan ed assieme all'aiuto di molti tra i figli di Velka costruirono le mura di una città che da allora venne chiamata Olnemain che nella loro lingua significa Radice nelle Acque. In quei tempi l'umanità conobbe dei grandi re e grande prosperità. Elfi e nani uscirono finalmente dal loro isolamento e ripresero a viaggiare per Solnem, in quanto si raccontava che gli dei fossero tornati ad affacciarsi attraverso le albe di Sethlans ed i cieli, la terra e le acque erano dimora dei draghi, prediletti di Velka. Velthune aiutò i re degli uomini ad essere ancora più saggi di quanto essi non fossero e per questo diede loro anche la propria benedizione. Perché negli uomini vedeva, assieme a molti altri tra gli dei, una nuova speranza di prosperità e pace per quanto aveva creato. Northia su tutto questo vegliava immutabile. Gli anni passarono e le terre ripresero ad essere popolate ed a dare molti frutti, mentre la stirpe dei re umani prosperava, fino agli estremi del mondo allora conosciuto, là dove venne fondata, con l'aiuto di alcuni nani, la fortezza di Tulen, ultimo baluardo dell'ovest. Si narra che tra quei nani vi fosse ancora qualcuno a conoscere l'arte delle antiche rune e fu così che la fortezza venne edificata resistente contro i venti terribili e le stagioni crudeli che tutto divorano, svettante su un'altura rocciosa. Erano quelli tempi nei quali i re umani si interessarono alle terre di occidente e fecero in modo che esse venissero colonizzate. Vie di trasporto segnarono le pianure deserte ed il commercio prosperò. Anche per questo la grandezza della loro stirpe divenne famosa in tutte le terre di Solnem allora conosciute.
  4. Strikeiron ha commentato in freppi's voce blog in Blog freppi
    E' in galleria? Se non hai visto l'ultima pubblicità di Aldo Giovanni e Giacomo non PUOI capire... Firmato: una promessa di vendetta lenta!
  5. Magari la scure ha il potere di disintegrazione solo in alcuni particolari momenti della giornata o dell'anno (magari per commemorare un evento particolarmente caro al mago ) ed il barbarozzo questo non lo sa... Un'ottima occasione per ruolare bene il personaggio!
  6. Perché non lo hai scritto qui? Comunque concordo... la trama è senza dubbio esile. Però non ne faccio una colpa di aspettativa alla scrittrice: tutto sommato mi metto nei suoi panni e mi rendo conto che tale è stato il successo dei primi libri che poi diventa molto difficile cercare di replicarlo. Quindi è quasi inevitabile che alla fine si ceda un po' sulla coerenza e sulla consistenza, il pericolo di voler mettere troppa carne al fuoco e non deludere nessuno dei lettori è fortissimo. Insomma un finale senza infamia e senza lode.
  7. Qui sta già partendo la rincorsa a chi ha o dà più fama... Non riesco a capire una cosa: ma vi sentite realmente più realizzati? Cioè, per parlare in maniera spiccia: avere più o meno fama ed appartenere a quello od a talaltro gruppo determina che siate più o meno ascoltati quando scrivete un post oppure siamo in mezzo a persone non analfabete che leggono il senso di quello che scrivete? Fine OT La fama (intesa come potenza di fama quando si assegna un voto) rimane come prima? Ovvero determinata dall'anzianità di frequentazione al forum, numero post etc?
  8. Ai tempi (circa nel 2002) ho preso un modello di portatile (che ora ha sei anni ed è quello con il quale scrivo) e non ha mai sgarrato un colpo... nonostante me lo sia scarrozzato un po' dovunque. Hanno tantissimi modelli, ma una buona qualità... per il modello preciso devi smazzarti te e vederti con calma quello che ti interessa. Mica ne hanno uno solo! Troppo facile...
  9. No è che ho pensato: altre volte che io aprivo topic il Dudi spammava nei miei con osservazioni argute e completamente spammose... ora, mentre riflettevo sul significato di questo pomeriggio di riposo (ed amenità varie) ho intravisto questa ghiotta occasione e non ho saputo resistere! A parte gli scherzi se vuoi una buona qualità costruttiva c'è una sola marca che risponda a questo: l'Asus.
  10. Per capire di che cosa si stia parlando... Cioè i voti di Fama dipendono dalle persone che ti hanno votato? Non era così anche con la reputazione? Solo che viene escluso il "peso" del numero dei post e della permanenza temporale del forum? Ps a me a dire il vero è venuto subito in mente "ecco così da quanto andrà giù a ciascuno il punteggio vecremo chi sono le mele marce"
  11. Uhmm vediamo... Il primo requisito ce l'ho... Il secondo va e viene... è altalenante. Il terzo.... manca totalmente!
  12. Ehehe... un'acuta perifrasi per intendere: Spoiler: MA CHE DIAVOLO SCRIVETE?! Io sono riuscito a leggere quello di ectobius ed ho letto metà di piri....(ovvero pi). Ma come avete fattop a leggerli già quasi tutti?
  13. Il freppi quando pensa di postare il suo racconto? Ps chi è che aveva detto che sarebebro stati in pochi a partecipare?
  14. Non voglio sembrare egoista, ma descrivo una situazione personale perché imho si riallaccia bene con il discorso del topic. Ieri parlavo con degli amici dopo una sessione di D&D 3a edizione e descrivevo loro le principali differenze con il sistema D&D e di Palladium (Rift). Per intenderci: in Rift ho un personaggio che è un drago. Pochi mesi di vita e limitatissime skill. Ma: 1) il drago ha tanti punti ferita quanti ne potrebbe avere una portaerei; 2) il drago ha a disposizione degli attacchi per così dire a "artigli" diciamo leggermente sotto la media di altri pg, ma comunque rilevanti; 3) il drago ha poteri psionici (arreca dolore, paralisi etc..); 4) il drago ha poteri magici. In pratica il pg di rift drago è la quintessenza del Power Player: può fare DI tutto in maniera pressoché indisturbata. Ed è un po' anche il limite del sistema di Rift: nonostante sia una piattaforma che mescola tecnologia e magia finisce per ricondursi all'"armamento dei pg" in quanto chi viaggia più armato ha maggiori possibilità di sopravvivenza. Ovviamente la caratterizzazione del background in un sistema del genere è demandata al giocatore, ma finisce per passare in secondo piano con tali elementi di power player. Al contrario di Rift D&D ha una maggiore componente di "narrazione" e costruzione del background del personaggio. Ma poi ci si riconduce ad un sistema di skill per cui un gruppo di pg può passare un'intera serata a disperarsi se per pura sfortuna qualcuno ha fatto un tiro particolarmente sfortunato su una skill (tipo raccogliere informazioni, conoscenze etc..). Questo è uno dei maggiori limiti del sistema D&D. Che il gioco si blocca su una skill del personaggio, mentre invece il gioco dovrebbe quagliare sulla capacità di interpretazione e sul "ruolare" dei pg. Se io ho un pg particolarmente ben interpretato ed agisco in coerenza con i miei compagni dovrei essere capace di superare o quantomeno aggirare i tiri sfortunati. Questa secondo me potrebbe essere una delle intenzioni nella 4 edizione. Togliere alla meccanica del gioco per snellire la meccanica dell'interpretazione e rendere un po' più scorrevole la dinamica.
  15. Tentare di uccidere tuo fratello per il mantello mi sembra più "proprio" di un allineamento caotico malvagio, ovvero chi non solo è un gran egoista, ma desidera la legge del taglione. Sono d'accordo con Aerys, un neutrale mavagio avrebbe ringraziato e quindi avrebbe aspettato il momento giustop per vendicarsi. Nè più nè meno.
  16. Strikeiron ha risposto a giò² a un discussione Giochi di società
    C'ho giocato una volta. Non è semplice da comprendere, ma comunque è un ottimo gioco da tavolo. Hanno stilato una graduatoria dei giochi da tavolo più belli e mi pare che Puerto Rico sia arrivato primo. E' un po' macchinoso da comprendere all'inizio, ma si basa sulle stesse meccaniche di gioco (od analoghe) di Caylus.
  17. Piccola introduzione: questo è liberamente tratto (e/o copiato?) da "Gli inganni di Locke Lamora" con l'aggiunta di un accenno ad una mia personale ambientazione. Se l'ispirazione mi darà una mano in questo la seconda parte sarà in linea con il tema di febbraio... non vogliatemene Il piccolo guscio di noce scivolava spedito a filo d’acqua, sovraccarico di un bel mucchio di ortaggi e frutta. A prua- se si fosse potuta distinguere una prua ed una poppa- sedeva un ragazzino irrequieto ed un po’ sporco che affondava a scatti un remo lungo, per darsi la spinta necessaria ad avanzare. Guglia- questo era il suo nome- aveva pensato e ripensato più volte al piano, fino a quando tutti i pezzi non si erano incastrati al punto di dargli la sicurezza che avrebbe avuto successo. L’uomo che gli aveva assegnato quell’incarico, probabilmente solo un intermediario, aveva richiesto un lavoro pulito e veloce, che non destasse troppa attenzione. La casa era isolata, una delle tante ville galleggianti costruite su enormi palafitte, però al tempo stesso non era come tutte le altre. Quella era se possibile più sorvegliata e più difendibile di molte, giusto al limitare della laguna, là dove l’acqua salmastra dei canneti cedeva alle acque più profonde del mare aperto. Non erano molte le case come quella. Ben sorvegliata ed in posizione strategica. Guglia aveva riflettuto molto su come poter entrare in quel luogo senza essere notato, poi aveva pensato ai carichi di cibo che dovevano essere portati agli abitanti di quella piccola reggia galleggiante. Quando un posto è isolato allo stesso tempo necessita di collegamenti duraturi con l’entroterra e di rifornimenti: cibo, vestiario, acqua potabile. Sostituirsi ad uno dei facchini che periodicamente consegnavano le cibarie era stato semplice: era bastato allungare a qualcuno dei VERI facchini qualche soldo extra perché guardassero dall'altra parte mentre prendeva una delle loro barche. Il travestimento non era neppure stato necessario: quella sua aria da ragazzino trasandato era perfettamente credibile. In quel posto i garzoni erano appena degnati di attenzione. Questo avrebbe voluto dire che entrare dalle cucine con il pretesto di una consegna sarebbe stato semplice. Il difficile sarebbe venuto dopo. Dalle cucine avrebbe dovuto entrare nel cuore stesso della reggia, ovvero negli appartamenti padronali e lì trovare il pacco di lettere per il quale era stato pagato. Nulla di difficile quindi, né particolarmente importante. Le lettere dovevano essere poco sorvegliate e quindi poco importanti. L’unico pericolo era quello di venire scoperto mentre le sottraeva. Per questo avevano assoldato lui, perché senza falsa immodestia, era bravo, molto di più di altri. Il guscio di noce urtò il pontile di legno che introduceva al retro della villa. Guglia saltò fuori agilmente e legò la barca al pontile galleggiante, mentre un uomo allampanato – probabilmente il vivandiere della casa- gli veniva incontro per indicargli dove scaricare la merce che doveva consegnare. Alcuni istanti dopo Guglia era entrato nella casa. Sevoran era una città di terra. Almeno all’inizio della sua storia: quando ancora i suoi legami commerciali con il mare erano stati segnati attraverso una ricca e sorvegliata strada che portava al suo porto, non molto distante. Le acque profondi degli approdi pullulavano di barche cariche di ogni merce in quei giorni ed il popolo dei Sevorani non si poneva troppi problemi sulla loro provenienza: il flusso continuo portava loro agi e ricchezza. Alcuni favoleggiavano che poco al di là di quel porto le navi, attraverso un rischioso passaggio, approdassero in terre abitate da popoli sconosciuti e poco civilizzati. Ma i territori erano incontaminati: mai nessuno aveva sfruttato quei terreni, nessuno sapeva come estrarre i metalli dalle rocce o ricavarne le pietre preziose. Quando i Sevorani si accorsero dell’esistenza di queste terre, i viaggi da una costa all’altra si intensificarono. I popoli al di là del mare vennero civilizzati in qualche modo e venne creato un dialetto comune per potersi capire nei rapporti commerciali. I Sevorani non avevano alcun interesse a sfruttare fino all’osso quelle enormi ricchezze. Preferivano piuttosto avere l’esclusiva del loro mercato. Fu ciò che ottennero: le merci lavorate cominciarono pian piano a tornare indietro da quelle terre, al posto delle materie grezze non lavorate che giungevano nei primi tempi. Le loro capacità erano ancora ingenue e le conoscenze limitate, ma la distanza tra quei popoli andava di giorno in giorno assottigliandosi. E sempre più navi salpavano nel mare aperto, verso i pericoli dello stretto passaggio che portava ad un mondo favoloso. Ritornavano cariche di ogni possibile ricchezze e di tesori di una squisita bellezza. Questo finché non avvenne il cataclisma. Quel mattino-narrano le leggende-che la bassa marea, insolita per quell’ora lasciò molti pesci a boccheggiare sulle spiagge. Ma quando il sole fu alto nel cielo le acque arrivarono in un’enorme ondata che sommerse il porto, penetrando nell’entroterra fino a Sevoran dove il muro di fango travolse pietre e vite umane. Quando l’acqua si ritirò, in una laguna di acque limacciose, quel che rimaneva di Sevoran erano pochi ruderi al limitare delle acque. Delle navi che erano andate dall’altra parte non ne ritornò nessuna. I giorni passarono alzando ed abbassando le maree sulle macerie, là dove i sopravvissuti ricostruivano dimore improvvisate, su piattaforme galleggianti che non potevano essere inghiottite dalle acque. La città di marmo con radici nella terra fu sepolta dalla costanza delle maree ed al suo posto sorse una città di malta e mattoni poggiati su enormi zattere di legno. Con il tempo qualcuno fece piantare enormi alberi dell’entroterra nelle paludi limacciose. Su di essi sorgevano sempre nuove case dai muri storti e dai colori improbabili mentre quelle che erano una volta delle vie divenivano canali. La gente che abitava in quelle case imparò l’arte dello stesso compromesso della terra rubata dall’acqua: ovvero si adattò al mutamento continuo delle maree. Alcuni divennero pescatori, altri ladri. Le navi mercantili che provarono a ripercorrere il passaggio non tornarono più o tornarono macilente e decimate da un lungo viaggio ove non si era vista che acqua per miglia e miglia. Le vecchie rotte vennero abbandonate per nuove e meno proficue. Fu allora le navi vennero caricate di uomini, al posto di merci. Delle terre al di là del mare infinito non vi era più alcuna traccia: i Sevorani finirono per pensare che quei popoli erano forse stati meno fortunati di loro. La nuova città mantenne il nome della vecchia: Sevoran; ma il popolo che l’abitava divenne un popolo di nomadi e scelse per sé un nuovo nome, visto che il vecchio aveva portato loro una discreta malasorte: divennero gli zigar. Con l’accortezza che distingueva i piani ben preparati, Guglia si intrufolò nella casa con una facilità paragonabile a quella di bere un bicchier d’acqua. Chi aveva commissionato il furto gli aveva dato poche informazioni, ma veritiere: la casa era poco controllata ed il via vai dei garzoni zigar dalle cucine a quell’ora rappresentava un ottimo diversivo per chiunque avesse voluto intrufolarvisi. Guglia non era altro che un altro di quegli irritanti e sfaccendati ragazzini. Se lo avessero colto sul fatto avrebbe sempre potuto discolparsi raccontando di essersi perso in quel labirinto di stanze galleggianti. In effetti quella strana dimora isolata era gigantesca, sviluppata in altezza e larghezza su due piani sovrapposti, comunicanti tra loro attraverso delle sontuose scalinate in legni pregiati e profumati. Al di sotto gli appartamenti della servitù e le cucine con le camere di servizio, al di sopra la casa vera e propria, con le stanze padronali lussuose e riccamente arredate. Guglia sapeva esattamente dove entrare. Richiuse la porta dello studio dietro di sé, senza essere notato e raggiunse velocemente lo scrittoio. Da solo quell’oggetto valeva di più di quanto il ragazzino avesse mai visto in tutta la sua breve carriera. Ma non era quello ad interessargli. Con cautela aprì il secondo cassetto dal basso: proprio sulla sommità di un gruppo di carte giaceva un pacco di buste con i sigilli in ceralacca. L’afferrò con impazienza, ma era legato ad una piccola scatola leggera. Un contenitore in legno finemente intarsiato. Il committente non gli aveva parlato di nulla del genere. Soltanto le buste erano importanti. Solo per quelle era stato pagato. Guglia rifletté un attimo su quell’imprevisto: il pacco delle buste sigillate era strettamente annodato insieme con il plico ligneo. Con cautela lo sollevò alla luce e vide sulla chiusura intarsiata uno strano sigillo assai complicato nella fattura. Era familiare, ma al momento non gli ricordava ancora nulla. Rimase indeciso a valutarlo: per ogni minuto che rimaneva lì dentro aumentava il rischio di essere scoperti. Alla fine si decise: afferrato tutto il pacco, lo nascose sotto i vestiti ed uscì dalla stanza nel corridoio felicemente deserto. Di qui raggiunse il piano inferiore senza essere notato. Chissà per quale motivo il cuore gli martellava nel petto. Eppure tutto era filato liscio fino a quel momento. Attraversò le cucine senza che nessuno lo fermasse e si ritrovò fuori sul pontile. La barca con la quale era arrivato era ancora attraccata al pontile, il carico scomparso nella vorace dispensa della casa. Velocemente sciolse la gomena che la vincolava ai legni, vi salì sopra e recuperato il remo si allontanò nel buio. Quella era la parte più pericolosa: in genere i garzoni non si allontanavano mai dalla casa con il favore della notte, a meno che non avessero avuto cattive intenzioni. Ma Guglia era esperto nella navigazione notturna, necessaria virtù di un buon ladro in quelle terre fatte soprattutto di acqua; si allontanò velocemente ed in silenzio, con pochi colpi precisi e vigorosi del remo, scivolando con cautela dietro il riparo dei primi canneti. Non per questo l’ansia lo abbandonò. Sentiva il peso del legno intarsiato sotto i vestiti ed un campanello di allarme nella sua testa. Come una vocina irrequieta che continuava a punzecchiarlo sullo strano sigillo intagliato. Sul fatto che avrebbe dovuto conoscerne il significato ed il pericolo. Più cercava di ricordarselo e più gli sfuggiva… Accantonò il pensiero come un inutile preoccupazione. Al momento anzi doveva rimanere concentrato ed attento a quello che faceva se voleva che tutto andasse a buon fine. Era a metà strada della laguna e già si vedevano le prime luci della città addormentata sull’acqua: là dove, mescolandosi con un universo variegato di ladri e girovaghi, Guglia si sarebbe potuto finalmente ritenere al sicuro. Un fruscio soffocato, come del piegarsi di alcune canne sull’acqua immediatamente dietro di lui lo mise in allerta. Si fermò in attesa ed in ascolto: un altro fruscio ed un altro ancora. Il rumore di un remo che gocciolava sfilando dall'acqua, nella sua direzione. Ora i battiti del cuore gli pulsavano dolorosamente in gola. Cessò di fare attenzione a non far rumore con il remo ed aumentò le pagaiate in modo da andare ancora più veloce, verso la salvezza. Ormai era certo che qualcuno, accortosi del suo furtarello, lo stesse inseguendo: era impossibile che a quell'ora qualcuno oltre lui navigasse nella stessa direzione. Guglia si impose di rimanere calmo e controllato: se avesse giocato bene le sue carte avrebbe potuto aprofittare del buio per sfuggire al proprio inseguitore. Il guscio di noce percorse in un baleno quasi metà della strada che lo separava dalle prime costruzioni di Sevoran, là dove alcuni canneti lasciavano strada ai primi canali della città galleggiante. Si fermò a metà strada, acquattandosi sul fondo della barchetta e provò a sentire se l'altro avesse deciso di rompere gli indugi e seguirlo più dappresso. Questa volta non sentì nulla. Non doveva farsi prendere dal panico, ripetè a se stesso, come in una litania scaramantica. Doveva soltanto guadagnare quegli ultimi metri che gli avrebbero garantito la sopravvivenza in quella notte immobile e particolarmente silenziosa. Si fece forza ed affacciandosi sull'acqua immerse nuovamente il remo nell'acqua e molto lentamente si diede la spinta. La barca scivolò sempre più vicina alle torce della città: queste gettavano ombre lunghe e strani scintillii sui canali. In alto sulla guardiola nessuno alzò la voce per fermarlo: quella notte non vi erano srgnali che la marea avrebbe superato i livelli di sicurezza e gli uomini probabilmente avevano allentato la sorveglianza per occuparsi di gioco, di donne e di bevute. Guglia era troppo agitato per rendersi conto che le guardiole erano deserte. Sapeva che l'ombra sfuggente era là, dietro di lui, appena al limitare tra luce e tenebre. Come quel particolare ed atavico terrore che ci prende bambini nel buio. Guglia superò finalmente le prime case ed ormai, sentendosi al sicuro, si girò per controllare che il suo inseguitore avesse rinunciato a tenerlo in vista. Fu allora che il suo sguardo si soffermò sulle bandiere che frusciavano quietamente accanto alle luci di segnalazione della guardiola, lassù in alto. Quelle luci erano sempre accese per guidare le piccole barche anche nel caso in cui la nebbia fosse rotolata giù dal cielo soffocando tutto nel suo sudario. Ma ora la notte era limpida. Sulle bandiere vi era lo stesso simbolo della scatola intagliata. Un sigillo antico che Guglia avrebbe dovuto riconoscere: erano anni che passava di lì. Erano anni che cercava di ignorarne il sinistro ed antico significato di quello strano simbolo intrecciato su se stesso. L'antico simbolo di un passato ormai sepolto dalle acque. L'unico simbolo dell'antica Sevoran, od almeno l'unica cosa che si credeva fosse rimasta dell'antica città. A parte la scatola che ora Guglia teneva sotto i vestiti. Avrebbe fatto meglio a rubare solamente le buste ed a non essere troppo avido. In quell'istante notò la sagoma scura del suo inseguitore: era là, indeciso se entrare nella città, come se aspettasse qualcosa o qualcuno, sicuro che la sua preda era appena a portata delle sue grinfie. Quella cosa diede a Guglia un profondo brivido di paura e comprensione. Non serviva che il suo inseguitore entrasse in città. Si era invece accertato che si ficcasse con le sue stesse mani nella trappola. "Eccoti qua ragazzino. Erano ore che ti aspettavamo." Esclamò una voce dall'interno del canale, alle sue spalle. E Guglia seppe che quel furto in realtà era una trappola.
  18. Come no? La fine me la ricordo benissimo: Spoiler: il male trionfava e l'investigatore impazziva venendone conquistato.... Infatti al tempo ci rimasi molto male... pensai "Ma come? Tutta una serie per finire in questo modo?". In effetti Lynch si diverte a prendere per il naso i propri spettatori, molto meglio guardarsi Mulholland Drive... Nessuno si ricorda del "Diario segreto di Laura Palmer" che girava illo tempore? :lol: Che robbbe.....!!!!
  19. Uhmm spero di non avere rogne visto che anche il mio è abbastanza lunghetto...
  20. IO sto ancora aspettando i soldi da Godric per salvare il Palaconiglio....
  21. Quando ho preso in mano il libro ed in sovracopertina ho letto che la Warner Bros aveva già acquistato i diritti per farne un film ne ho ricavato una cattiva impressione. Poi però il commento entusiastico di Martin (quello delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e che ritengo persona onesta) mi ha convinto a provare a leggerlo... Il libro è scritto veramente bene. All'inizio danno un po' fastidio le continue volgarità (assolutamente non necessarie imho per dare l'idea di un linguaggio da taverna) ma poi lo stile abbandona questa direzione per diventare qualcos'altro e ci si ritrova a divorare pagine. Molto bello l'utilizzo dei flashback durante la narrazione. L'autore inizia un'azione e la interrompe a metà, fa un flash back con un argomento che effettivamente sembra non c'entrare nulla con il precedente e poi continua con la narrazione di prima ed a questo punto è come se si componesse un puzzle. In pratica lo scrittore dà man mano al lettore gli elementi per poter seguire le vicende. Originale ed anche intelligente come modo di screivere. Sicuramente complicato, ma al tempo stesso godibile. Vi spoilero un po' di storia e vi consiglio la lettura perché merita. Solo un'avvertenza... se lo leggerete entrerete in un girone infernale perché "Gli inganni di Locke Lamora" è il primo di sette libri. Spoiler: Locke Lamora è un tipetto irrequieto, un moccioso che sopravvive in una strana città a metà strada tra Venezia ed un covo di Banditi. Locke Lamora è soprattutto un orfano che viene accolto da uno strano vecchio contorto, il Forgialadri. Questi è un vecchio perfido che tiene sotto il suo controllo gli orfani e li costringe a rubare per sopravvivere. Ma Lamora non è un orfano come tutti gli altri: al furto lui aggiunge la sommossa in grande stile. Per questo il vecchio se ne libera, vendendolo ad un presunto sacerdote cieco: il vecchio Senza Occhi. E' così che Lamora si ritrova sotto le grinfie di un nuovo maestro. Perché ovviamente nulla è come sembra ed il Vecchio Senza Occhi altri non è che un ottimo maestro di ladri con un'insolita missione: addestrare i suoi pupilli per il furto in grande stile. Non il semplice borseggiamento od il furto in casa, niente di troppo banale: Lamora ed i suoi nuovi amici vengono addestrati all'intelligenza della truffa. Sarà un percorso non privo di ostacoli che forgerà quattro compagni nel nome di Bastardi Galantuomini. Anni dopo troviamo Locke Lamora mentre ordisce, con l'aiuto dei suoi compagni, elaborate truffe a danni di nobilotti... ma non sa di essere in procinto di venire coinvolto in giochi di potere molto più grandi di lui: il capo della gilda dei ladri di Camorr sta vivendo la sua personale lotta con un Usurpatore, il Re Grigio. E l'usurpatore si fa accompagnare da un mago... in un sottile gioco di vendetta dal quale sarà difficile uscire vivi. Unica pecca del libro: Spoiler: Lamora ad un certo punto si arrende ad obbedire agli ordini del Re Grigio e non se ne capisce il perché visto che dovrebbe per lo meno contrattaccare....
  22. Avevo letto metà del libro in Inglese e poi quest'estate mi sono bloccato. Non sono più riuscito ad andare avanti. Poi in questi giorni ho ritirato fuori il libro e sono ripartito. Inutile dire che l'ho finito in due giorni di volata. Devo dire che il deja vue a cui alludeva esa sta essenzialmente nel... Spoiler: ...finale. Il duello con Voldemort si conclude con l'albeggiare del sole. La scena era già vista in uno dei film precedenti in cui tutti i segreti vengono svelati al sorgere del sole. A quanto pare alla Rowling piace proprio tanto la Divina Commedia e la metafora del viaggio umano che parte nelle tenebre ed arriva alla luce. Erano parecchi libri che mancava l'atmosfera magica del mondo di Harry Potter. I primi libri diventano belli perché immergono in un mondo totalmente inventato ma anche totalmente realistico. In questo ultimo libro la Rowling rritorna un po' a questo elemento che tutto sommato ha deciso il successo della sua saga. Invece il finale mi ha lasciato un po' di dubbi, forse dovuti al fatto che devo rileggermi qualcosa: Spoiler: Ma se Harry ha ottenuto la bacchetta di Malfoy semplicemente disarmandolo, Voldemort non doveva conquistarsi la bacchetta del potere semplicemente quando "uccide" Harry la prima volta? Il discorso che fa alla fine è un po' inconsistente ed il racconto è un po' sfilacciato nella miracolosa resurrezione di Harry. A quanto pare è proprio vero come mi ha detto qualcuno che all'inizio la Rowling faceva morire Harry Potter e basta. Poi il finale è trapelato e lautrice lo ha riscritto. Se questa non è una leggenda metropolitana si percepisce proprio che il finale è stato rimaneggiato... forse è e rimane la parte più sofferta del libro. Si avverte la sensazione che la Rowling perde un po' il filo... Però in conclusione è stata una bella esperienza poter leggere una saga del genere. Sono dei lavori apprezzabili, se non altro perché dimostrano con quanta semplicità si possa ottenere una bella storia, senza cercare troppe rogne. E... Spoiler: La parte migliore è quella dell'assalto alla Gringott. In assoluto scritta molto bene.
  23. Boh... in effetti la parte centrale del racconto mi ha messo in difficoltà soprattutto perché avevo intenzione di ricalcare la musica della canzone alla quale il racconto si ispira e pertanto avevo anche a difficoltà di rendere il pezzo di mezzo della canzone stessa, in una sorta di sospensione degli eventi che porti verso la rottura finale. La cosa che mi piaceva di più è che nella canzone stessa c'è un "miracolosamente" che innalza improvvisamente la musica su un tono più alto e che "lancia" gli eventi alla soluzione finale. Forse non è stato gradito o comunque non sono riuscito io a renderlo bene. Per questo ho introdotto il salto nel vuoto, perché mi dava l'idea di un'emozione abbastanza forte da lanciare musica e racconto parallelamente su un livello più alto. Un'altra cosa è che nel mezzo del racconto mi sono lasciato un po' prendere la mano ed ho immaginato che occorresse tratteggiare e dare sostanza alla situazione (che altrimenti di per sé sarebbe stata troppo poco credibile). Il problema è sempre quello: una volta che si ha una buona idea bisogna cercare di reggerla fino in fondo, in maniera che si incastri in un puzzle credibile. Non mi viene bne sta cosa.. punto.
  24. Noi

    Strikeiron ha commentato in viridiana's voce blog in Maledetta Mente
    Merin è capace di dilungarsi anche in un commento ad un blog! Quella dei due ceffoni con il ceffone gratis era sicura!
  25. Grazie Shar per l'opportunità che ci dai di spam... ehm postare dove i messaggi fanno ancora rank (sembra quasi di essere in missione con Star Trek laddove nessuno spammone è mai giunto prima). Dal faceto ritornando al serio: concordo con altri. Non ti passava veramente nulla! Bel lavoro, me lo leggerò con calma e soprattutto mi hai dato un'ottima idea per l'apertura di un topic. Mi occuperò personalmente di spulciare i nick degli utenti.. alcuni hanno veramente peccato in fantasia, altri invece mi sa che sono caduti nell'assurdo!

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