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simo.bob

Circolo degli Antichi
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  1. La zona sembra pulita, nessuna traccia di creature di una certa rilevanza in questa parte del bosco a meno di fugaci tracce di selvaggina. Eldon si è ripreso dallo spavento ma sembra comunque scosso dalla scoperta. "Quella creatura era molto simile a quello che stavo sognando." dice, rabbrividendo. Effettivamente queste parole fanno riaffiorare in Keidros dettagli inquietanti del sogno che lo stava tormentando poco prima del brusco risveglio. Quel dolore provato durante il sogno era provocato da una creatura molto simile a quella che ha appena visto, anche se non nei dettagli. Ma la cosa più inquietante è che la creatura non era sola. Legioni di quei mostri sciamavano fuori dallo squarcio nella terra, così tante da non poter essere neanche paragonate ad alcun esercito mai da lui visto o sentito nei racconti. E ancor peggio, queste creature non erano le peggiori. Mostri ancora più grandi e spaventosi li guidavano in battaglia, comandati da altre creature di dimensioni inimmaginabili, così potenti da poter spezzare le montagne con un singolo gesto. Infine, dietro di loro ma ancora nascosto al di là dello squarcio, il più grande di tutti, colui dal quale tutta questa mostruosa malvagità veniva emanata. Un male antico e dormiente che si stava svegliando. Tutti questi ricordi scuotono fortemente la coscienza di Keidros, che resta qualche istante imbambolato, quasi in trance, cieco alla realtà e con quell'immagine fissa davanti al volto e quelle sensazioni impresse nell'anima. Jebbeddo subito si accorge che qualcosa non va.
  2. Il gruppo si allontana velocemente dal rifugio notturno, strattonando Eldon per svegliarlo dalla paralisi dovuta al terrore. Trovano rifugio tra gli alberi a circa 200 metri dalla strada quando la creatura arriva a pochi passi da dove riposavano fino a qualche minuto prima. E' enorme, mostruosa e raccapricciante, totalmente glabra, con animalesche zampe muscolose simili a quelle di un ovino, lunghe braccia chitinose terminanti in artigli che quasi strisciano al suolo e una testa che sembra uscita da un incubo, con grandi fauci aperte e sbavanti, una triplice lingua e svariati tentacoli mobili, alcuni tesi verso l'alto quasi a formare una mostruosa capigliatura da gorgone. Non sembra far caso al gruppo e cammina dritto per la sua strada, ma è seguito da creature molto simili a quelle affrontate durante il viaggio di andata che subito si fiondano all'interno della struttura attirati dal focolare e dall'odore dei cavalli. Un paio scattano in direzione del gruppo che continua a prendere distanza, ma si ferma non appena si allontana troppo dal mostruoso capofila, per rientrare quindi nei ranghi. Dopo parecchio che cavalcano nell'oscurità tra le piante, Edwin fa segno di fermarsi. "Lo sentite? Siamo abbastanza lontani. L'influsso del Malleus non ci sta più raggiungendo. Ha proseguito per la sua strada. Fermiamoci qui, domani con la luce torneremo verso la strada. Ora devo tentare di dare l'allarme." Detto questo scende da cavallo in quella che è una piccola radura nel bosco abbastanza pianeggiante. Si mette subito a frugare tra le bisacce, cercando prima una pergamena e poi alcuni componenti alchemici: una penna d'oca, un osso di seppia e qualche pezzetto di corteccia. Si mette quindi a preparare un breve rituale che gli permetterà di mandare un messaggio di allarme.
  3. Code "Lenny" Ashtrayer Halfling bardo Mi rivolgo al giovane gendarme con uno sguardo afflitto, esagerando il dolore e massaggiandomi con una smorfia il fondoschiena e il collo rialzandomi da terra. "Tully giusto? Spero di si, il pellegrigia mi ha fatto fare il tour aereo della città, e io odio le altezze, soprattutto se mi tengono sospeso per la collottola." Do un'occhiata torva al gigante austero, preoccupato dalla sua mole ma anche sicuro di poterlo battere in astuzia sfruttando proprio le sue dimensioni. Ripenso alla sfortunata serie di eventi e quasi mi scappa da ridere. Ce l'avevo fatta, dannazione. E invece ora sono in mano dei gendarmi e nella peggiore delle condizioni, preso con le mani nel sacco. Quindi inizio a maledire il nano e la sua gemma, borbottando tra me e me ma in modo che i più vicini possano sentire :"Io stavo solo svolgendo il mio lavoro. Non pensavo proprio di finire ammaliato da una pietra. Neanche mi sono mai piaciute le gemme, troppo vistose. Quel nano e la sia pietra mi hanno incantato." @Hugin
  4. Tutti sono d'accordo sullo spostarsi e cercare di allontanarsi da ciò che sta provocando quei rumori. I preparativi sono il più rapido possibile ma vengono rallentati dalla ritrosia del prigioniero che, seppur non violento e molto debole, cerca in tutti i modi di rimanere rannicchiato nel suo angolo. Edwin non vuole lasciare un cavallo, preferisce avere ognuno su un animale diverso in modo da poter scappare più agilmente se necessario o spostarsi in maniera più efficace durante un eventuale scontro. Non appena lasciano il riparo e montati in sella, Jebbeddo ed Eldon vedono muoversi le piante a qualche centinaio di metri da loro, lungo la strada che porta ad Eltabbar. Qualcosa di davvero enorme spunta oltre la cima degli alberi e camminando ne fracassa alcuni che si schiantano a terra. Un terrore atavico si fa strada in ognuno di loro. Eldon inizia a respirare affannosamente e resta immobile, paralizzato dal terrore. Una figura inizia a delinearsi sulla strada, a circa mezzo miglio di distanza, ben visibile a causa di una leggera luminosità bluastra che si spande attorno. E' lenta ma inesorabile. "Un Malleus..." dice con un filo di voce Edwin. "Fuggiamo, nel profondo della foresta." Il Sepolto inizia a gemere e piangere, legato alla sua sella, mentre i cavalli scalpitano e quasi si imbizzarriscono, schiumando di paura.
  5. Jebbeddo non ha mai visto prima Edwin così sconvolto. Ha il fiatone e gli occhi sbarrati per la paura e si guarda intorno cercando di riprende contatto con la realtà dopo quel sogno terrificante e non sa essere di aiuto. Eldon si alza e cammina su e giù per il campo, raccontando qualche parola sconnessa del suo sogno. "Un'infinità di vuoto. Le porte si stavano aprendo. Lui mi ha visto. Ci troverà..." ci vuole qualche momento perchè si calmi e ritorni completamente lucido. Keidros, più abituato ai sogni, è già operativo, ma ha un ricordo vivido di ciò che lo stava tormentando nel sonno. Dolore. Un dolore enorme che veniva usato da qualcuno. Un varco enorme nella terra, nel tessuto stesso della realtà. Una malvagità schiacciante che copriva tutto. Il Sepolto resta completamente terrorizzato, tanto da bagnarsi quei pochi stracci che ha addosso con la sua stessa urina. Non ha intenzione di muoversi, paralizzato dalla paura. Passa qualche minuto e il verso si ripete, adesso molto più vicino. Sembra l'urlo di orde di creature emesso contemporaneamente dalla stessa gola. E' seguito dal fragoroso spezzarsi di tronchi, segno che qualcosa di davvero grosso si sta avvicinando passando vicino alla strada. I cavalli sbuffano e strattonano le redini, spaventati.
  6. Il campo è preparato a dovere e la sistemazione li mette al riparo dal freddo pungente. Durante il turno di Jebbeddo, lo gnomo sente Keidros particolarmente agitato, ma nulla di insolito accade. Poi anche Eldon e il Sepolto iniziano ad agitarsi nel sonno. Tutti e tre si muovono, parlottano qualcosa di incomprensibile e gemono. Poi, improvvisamente, tutti e tre si svegliano quasi urlando dallo spavento. Contemporaneamente, Jebbeddo sente un forte rumore forse lontano qualche miglio dal loro rifugio, un verso profondo e terrificante, da gelare il sangue. Anche i cavalli lo sentono e si agitano.
  7. Eldon fa del suo meglio per placare la tosse del Sepolto. Una volta sistemati cavalli e acceso il fuoco, gli prepara un decotto di erbe e corteccia, sperando gli faccia bene. Il Sepolto, sfinito, accetta senza troppe remore le cure anche se comunque mangia poco. Non sembra particolarmente interessato alle corte, che forse non vede davvero. A stargli vicino sembra proprio che veda solo luci e ombre e che si orienti con l'udito più che la vista. La notte passa tranquilla e il giorno dopo un cielo nuvoloso li accompagna per tutto il tempo, graziandoli però con una giornata senza pioggia. Edwin li avverte che questa sarà l'ultima notte che passeranno fuori ma di stare attenti vista l'estrema vicinanza con il Cerchio di Vuoto della capitale. La sera si accampano al riparo di un rudere a bordo strada. Il Sepolto è stabile e la tosse è diminuita, ma è sempre debole e indebolito. Piaghe iniziano a comparire laddove corde e coperta strusciano contro la pelle nuda mai abituata al contatto con vestiti. È l'ora della cena e il gruppo deve decidere come organizzarsi per la notte in uno spazio di sei metri per sei, chiuso su tre lati e con la parete completamente crollata verso la strada.
  8. Edwin riutilizza una formula magica che istantaneamente tranquillizza il Sepolto. "Avete pochi minuti. Assicuratevi che non possa fuggire o farsi del male". Riescono quindi a legare saldamente il prigioniero e partire per il ritorno, sotto una fine pioggia fastidiosa che rende il terreno scivoloso. Il ritorno è lento e faticoso, obbliga spesso a scendere da cavallo per guidare gli animali sul sentiero più sicuro. Il prigioniero tenta ogni tanto di muoversi, strattonando le corde che lo legano e infastidendo il suo destriero, ma Keidros riesce a tenerlo sotto controllo grazie alla disposizione che hanno deciso di assumere durante il viaggio. Finalmente a valle la strada migliora leggermente. Eldon fa notare che c'è stato il passaggio di un grande numero di persone in direzione di Eltabbar, forse rinforzi per la Resistenza provenienti da qualche città. Marciando verso la capitale, qualche ora prima dell'imbrunire il gruppo si ferma in una vecchia stazione di posta abbandonata, dove potranno trovare un tetto sotto cui proteggersi. Un focolare ancora caldo è addossato ad un muro affianco al quale è stata lasciata una piccola scorta di legna asciutta. Il Sepolto guarda tutto con aria stupita e intimorita. E' la prima volta forse che vede costruzioni in pietra. Ha diversi attacchi di tosse, che lo hanno tormentato per tutta la giornata e sembra essere particolarmente debole.
  9. Il campo è all'asciutto fortunatamente, protetto dalla rientranza nella roccia, ma il clima peggiora. Si alza un vento molto forte e la pioggia si trasforma quasi in ghiaccio durante le ore notturne. Il prigioniero beve un pò di acqua ma rifiuta il cibo categoricamente. Resta comunque abbastanza tranquillo tutta la notte, anche se è scosso dai brividi per quelle temperature così estranee per il suo corpo. Ad ogni modo con l'arrivo delle prime luci dell'alba si riprende ed inizia ad imprecare contro i suoi carcerieri nella sua strana lingua aliena, ma sembra più terrorizzato che furioso come il giorno precedente. Fatta colazione il gruppo vorrebbe avviarsi verso il fondovalle, ma il prigioniero è molto spaventato dai cavalli e cerca in ogni modo di non avvicinarcisi.
  10. Tutti e quattro provano a trovare qualche assonanza con gli idiomi da loro parlati ma non riescono a tirare fuori nulla di interessante. Edwin si maledice per non aver portato una pergamena con qualche incantesimo che gli potesse garantire la comprensione del linguaggio, ma questa volta non ha proprio pensato a tutto ed ha un pò sottovalutato la missione, intento in altri intrighi in città. "Coprite questo selvaggio o morirà di freddo prima che arriviamo a destinazione!" dice, quindi propone di rimanere al riparo per la notte e ripartire subito al mattino. La destinazione questa volta sarà Eltabbar, proprio vicino al cerchio di vuoto. Lì il Tarch gli ha garantito un trasporto sicuro fino a Netenthir se avesse portato con sè uno dei Sepolti. Il mago lascia agli altri l'organizzazione del campo e la gestione del prigioniero. Lui resterà a studiare le incisioni dettagliatamente riportate sulle sue carte e alcuni documenti che ha portato con sè dalla città. Sembra scarsamente interessato al Sepolto e molto più eccitato dalla scoperta.
  11. Code "Lenny" Ashtrayer Halfling bardo Non mi sono mai sentito così in trappola e impotente in vita mia. Pensavo di cavarmela in qualche modo e ci ero quasi riuscito, ancora mi sembra impossibile tutto quello che è successo e maledico la sfortuna che mi ha fatto imboccare quello stradone e sbattere contro il pellegrigia. Una volta a terra mi massaggio il collo indolenzito e riprendo fiato, anche se l'arrivo della milizia mi preoccupa parecchio. Mi provo ad alzare e mettere in modo da non dare le spalle a nessuno degli attori coinvolti in questa strana scena di teatro assurda e resto in attesa, sul volto un misto di confusione, dispiacere e paura. Ripeto solo a bassa voce un paio di volte: "Non è colpa mia..."
  12. Il Sepolto urla quasi di terrore vedendo la reazione del Tiefling e sentendolo parlare. Quindi mormora qualcosa di incomprensibile, con un voce flebile, e si rannicchia, tremante, guardando sempre spaventato in direzione della caverna. "Rtoch hamash, k'jco indhuil..." Continua a cantilenare questa formula, a voce flebile, terrorizzato e rannicchiato a terra.
  13. Edwin ci pensa un pò, consulta le carte e intanto prova qualche parola Thayan, ma non trova nulla di utile: "Usate le maniere forti se serve ma fatelo stare in silenzio o ci attirerà tutte le creature che si nascondono nelle montagne!". Effettivamente il Sepolto non si dà pace e urla, scalcia e cerca in tutti i modi di liberarsi o colpire i suoi carcerieri. I cavalli iniziano a infastidirsi e sbuffano spaventati. Eldon si unisce alla lotta, cercando di immobilizzare le gambe mentre chiede a Jebbeddo di mettere un bavaglio al prigioniero. "Non ti faremo del male se la smetti di agitarti..." prova a dire.
  14. L'impatto mi lascia senza fiato, ma non tanto quanto tutto quello che accade subito dopo: la vista dello strano trio e in particolare del truce orco così atipico da spiccare anche in quella città poliedrica, la gemma che vola quasi avendo una volontà propria, l'impatto col suolo e il frantumarsi di quel gioiello così speciale e, infine, l'essere sollevato da terra come un fuscello. Lenny capisce subito di essersi cacciato in un grande guaio. Doveva immaginarsi che sotto quel lavoretto non sarebbe stato semplice come sembrava. Tendando di divincolarmi da quella stretta inamovibile, provo a dire qualcosa per aver salva la vita: "Non è colpa mia... avete visto tutti, è stata la gemma. Ci ha incantato a tutti, voleva essere rubata, voleva cadere e frantumarsi..." @Hugin
  15. Il Sepolto non sembra troppo infastidito dalla luce, ma ora Jebbeddo vede meglio i suoi occhi, così chiari che forse sono davvero ciechi. E' forse più il clima che infastidisce il Sepolto, distratto dal vento, dalla pioggia e dal freddo che raramente ha sperimentato sulla pelle. Poco dopo l'arrivo ai cavalli il prigioniero torna di indole aggressiva. Strattona la corda e si dimena, cercando di liberarsi dalla stretta dei suoi carcerieri. Ma Keidros tiene salda la presa e non fa scappare il Sepolto, anche se la forza del prigioniero lo sta davvero mettendo alla prova. Edwin non sembra avere altre carte da giocare e così anche Eldon.
  16. Eldon supera agilmente il baratro, zampettando veloce dall'altra parte malgrado il peso e l'ingombro del suo equipaggiamento. Jebbeddo avanza quindi sullo stretto camminamento, per un attimo gli sembra di scivolare ma poi riprende subito il controllo e prosegue, la mano sempre protesa verso il Sepolto. Il prigioniero invece è molto lento, anche se il suo passo sembra sicuro e privo di paura. Un piede dopo l'altro cammina sul cordolo, bilanciandosi con le braccia per mantenere l'equilibrio. Una volta dall'altra parte attende paziente che Keidros senza troppe difficoltà superi l'ostacolo, seguito infine da Edwin. Il percorso prosegue senza altre sorprese e finalmente la luce compare alla fine della caverna. Il Sepolto si ferma un istante, guarda i suoi carcerieri con aria interrogativa ma senza aggressività, quindi prosegue senza fare resistenza. Finalmente fuori il gruppo torna a respirare aria pulita, anche se la pioggia ha ricominciato a cadere fine ma inesorabile e il freddo si è intensificato, tanto che sulle vette sembra già vedersi il bianco della neve. Edwin avverte che l'incantesimo non durerà ancora per molto e dice di tenersi pronti ad eventuali cambi di umore del prigioniero. Con calma tornano ai cavalli, trovandoli fortunatamente come li avevano lasciati.
  17. Edwin approva il piano ma non ha altro di magico con cui migliorare la condizione del prigioniero. Eldon salta su con una delle sue storie:"Ci vorrebbe Jerry Muddy Waters Portnoid, un halfling di mia conoscenza che poteva fare ballare la giga ad un vermeiena, farsi portare in braccio da un orsogufo o in groppa da una bestia distorcente. Con la sua musica ti incantava ed eri nelle sue mani. Tranne per la zia Garaventa. Lei lo ha sempre tenuto in pugno col suo fascino Goodbottle." Edwin si stufa del racconto e interviene. "Non sono pratico di queste cose, ma mi fido di voi. Procedete come meglio credete." Il trabocchetto, in uscita, è ben visibile rispetto a quando ci si arriva dall'altra direzione. Per tre lunghi metri il cammino è interrotto e bisogna spostarsi lungo uno stretto cordolo di roccia, appendendosi a piccoli tratti di corda inchiodati alla parete, probabili resti di un ponte da tempo crollato. Il prigioniero guarda apatico il vuoto, mansueto e silenzioso.
  18. Il Sepolto continua a scalciare ed agitarsi finché Keidros non lo rende completamente inoffensivo sedendosi sul suo petto. Edwin cerca tra le sue pergamene, ne sceglie una e la legge, facendo un piccolo incantesimo sul prigioniero che sembra tranquillizzarsi leggermente. "Dobbiamo trovare un modo di comunicare con lui e questo non è il luogo adatto. Torniamo ai cavalli e tenete gli occhi aperti, potrebbero tornare." Il gruppo si rimette in cammino, superando a ritroso tutte le zone già viste entrando nelle caverne, con il Sepolto legato che li segue mansueto. Arrivati al baratro si fermano. Devono decidere come affrontare quell'ostacolo: chi va prima, chi dopo, come fare passare il prigioniero in sicurezza.
  19. Il Sepolto resta a terra ancora per un po', legato al meglio e curato il necessario. La polvere si posa e la visibilità torna buona, rivelando i membri del gruppo imbiancati e quasi irriconoscibili. Edwin si spolvera le vesti con sonori sbuffi infastiditi. "Ci faremo bastare uno di questi selvaggi." Dice. "Ora sappiamo che i racconti erano veri. A seconda di ciò che racconterà il prigioniero, il Tarchion deciderà il da farsi, se mandare un contingente, una squadra di genieri o se il rischio non vale la spesa. Personalmente io sono più interessato a ciò che ho visto sulle pareti qui vicino. La storia di questo popolo indica che loro hanno già avuto esperienza con ciò che abbiamo recentemente sperimentato con i Cerchi di Vuoto." Mentre Edwin termina il suo discorso, il Sepolto si riprende dallo svenimento e, dopo un momento di confusione, capisce di essere prigioniero ed inizia a scalciare ed agitarsi furiosamente, cercando di liberarsi dalle corde.
  20. Keidros afferra per un braccio il Sepolto svenuto e lo trascina indietro, schivando di un soffio la lama dell' avversario ancora vigile che sibila proprio affianco alla sua testa, andando ad impattare sul suolo roccioso e creando una pioggia di scintille. Poi, all'improvviso, un sonoro CRAAAACK preannuncia il cedimento del tunnel: la parete martellata dai sepolti cede definitivamente, investendoli all'improvviso con una valanga di roccia in frantumi. Il crollo si propaga anche nella caverna dove sta avvenendo lo sconto. Le pareti calcaree si sgretolano e franano. Il Sepolto bloccato non può fare nulla per evitare una grossa stalattite che, spezzata, si inclina lentamente verso di lui, per poi cedere del tutto e schiantarsi al suolo, schiacciandolo sotto il suo enorme peso. L'ultimo nemico rimasto si guarda indietro: vede che ogni via per il suo mondo è ormai sigillata dalla frana, quindi si volta verso Jebbeddo e con un sorriso si passa la lama sulla gola, recidendosi tutti i vasi sanguigni e crollando a terra morente. Il rumore dei crolli echeggia nel buio, i quattro non riescono né a sentire le loro voci né a vedersi per qualche minuto, a causa del gran polverone che ha invaso la via d'uscita. Anche respirare è complicato, ma alla fine la polvere su posa e il silenzio torna nel profondo della montagna, ogni tanto rotto da qualche pietra che rotola qua è là. Il Sepolto catturato è a terra coperto di polvere. Eldon subito si prodiga per stabilizzarlo e non rischiare di perderlo, chiedendo a qualcuno di legarlo e renderlo inoffensivo.
  21. L'attacco di Jebbeddo incontra la stenua difesa dell'avversario che, urlando di rabbia, contrattacca subito, ferendo lo gnomo dal fianco ma senza creargli troppo danno. Eldon nuovamente attacca con un incantesimo il Sepolto con in mano il maglio, maledicendolo e scagliandogli contro un raggio nero come la notte che rende il sepolto debole e incapace di colpire ancora la parete con il maglio che sembra essere diventato troppo pesante per lui.
  22. Il colpo di Keidros buca la difesa del debole avversario. La coccia dello stocco impatta violenta sulla testa, facendo svenire l'avversario che cade a terra, ferito e inerme. Edwin concentra il suo attacco sulla donna, colpendola con altri lampi di luce che saettano dalle sue mani. Il maglio cade a terra poco prima dell'ultimo colpo, quindi anche l'avversario crolla al suolo con fili di fumo nerastro che salgono dal petto. "Ce ne bastano un paio, uccidete gli altri." Urla Edwin. Mentre il Sepolto bloccato rimane immobile, uno dei due difensori della donna caduta lascia cadere la sua arma, raccoglie il maglio e continua a picchiare sulla parete, difeso dall'altro guerriero rimasto. La parete ha un crollo abbastanza importante ma il passaggio è ancora aperto, anche se ancora pochi colpi sembrano davvero necessari per finire il lavoro.
  23. Gli attacchi vanno a segno, colpendo entrambe le volte l'avversario al petto e al braccio armato con due affondi ben eseguiti che lacerano la pelle esposta e indeboliscono l'avversario. Questi infatti tenta di contrattaccare ma il colpo è debole e Jebbeddo riesce agilmente a deviarlo, mentre anche Keidros para e respinge gli attacchi del nemico di fronte a lui. Eldon preoccupato dall'avvertimento dello gnomo indirizza le sue attenzioni sulla donna. La indica e la maledice in nome di Urogalan, mentre un flebile raggio di oscurità parte dal suo dito in direzione dell'avversario, avvolgendolo per un istante in una aura buia e sfocata. Subito la donna sembra quasi perdere le forze tanto che i suoi colpi diventano più fiacchi e meno efficaci.
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