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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

Risposte in primo piano

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Orion Kykero

Casa Kykero

Torno a casa ancora sovrappensiero, non riesco a concentrarmi sui discorsi di Juno e Diana. Quella foto è ancora impressa a fuoco nel mio cervello, e sulla via del ritorno vedo spesso i commenti che appaiono come funghi sul social della scuola. So che è un modo di farsi male, che non è sano, ma non posso farne a meno. L' ansia di non sapere sarebbe peggio.

Quando torno a casa vedo Juno e Diana sparire sopra, mentre io mi dirigo in cucina per prendere un bicchier d' acqua. Ed è lì che sento Consuela parlare con mia madre. Degluttisco, la gola improvvisamente ancora più secca. A quanto pare avrò l' opportunità di parlarle prima del previsto.

Faccio un bel respiro e entro in cucina. Buon pomeriggio Consuela. Ciao Mamma. Le dico, un po' rigido. Quando devo parlare con mia madre è sempre come attraversare una campo minato emotivo. Rilassarsi troppo non è un' opzione.

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Nathan Clark

Fuori dalla infermeria

'Ah, cavolo... che le dico, adesso? Già avevo le mie perplessità prima', non riesco proprio a capire questo improvviso interesse di Alice, che mi convinco sempre più non essere semplicemente amichevole.

È qualcosa che ho fatto di recente? (Certo, non troppo di recente, visto com'è andata a mensa.)

Però, le avevo detto di sì. Se mi rimangiassi l'impegno, non sarei meglio di Cory.

"No, non c'è problema. Ci vediamo dopo. Solo... ti consiglio di non farti tanto vedere in giro con me a scuola, dopo quello che ho... fatto".

Guardo Darius e cerco una spalla in questa cosa: lui non è così vago come Alice e vorrei che le facesse ben presente come possa essere una pessima idea starmi attorno oggi. È vero che, per qualche strano e inspiegabile motivo, lei fa parte del gruppetto di Orion, ma è anche vero che... lei è lei. L'unica hippie nata negli anni Dieci.

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Scarlett Bloomblight

Nella zona malfamata

Quella specie di ruggito continua a rimbombarmi nella testa, le parole al di sotto di esso che cercano di istigarmi contro Tyler. Quindi... sento davvero una voce? Sembra più chiara di prima. Mi rendo conto che non era una sorta di allucinazione, la cosa mi spaventa leggermente. Oggi non ho ancora fumato... che diavolo è questa voce?! Sto diventando pazza?!

Il panico riesce in qualche modo a soverchiare la rabbia, anche se sento che il mio corpo vuole muoversi verso Tyler. Stringo i pugni fino a piantarmi le unghie nella pelle: sentire il sangue che mi cola lungo le dita insieme al dolore aiuta a farmi riprendere tanto quanto mi basta per riuscire a muovermi di mia volontà.

Vedo che Emily mi risponde ma non sento cosa dice, le sue parole sembrano lontanissime da me, mentre me ne vado. Metto un piede avanti all'altro più rapidamente che posso, ma la voce torna di nuovo; questa volta non la sento come non ho sentito le parole di Emily, però percepisco nuovamente rabbia e desiderio di tornare indietro. Pianto le unghie ancora più a fondo ed inizio a correre, senza nemmeno sapere dove io stia andando, tutto pur di fuggire dalla scuola e da quella voce.


Dove... dove sono?

I polmoni che bruciano e l'odore di piscio mi riportano alla realtà, al vicolo sudicio in cui in qualche modo sono finita. Dopo aver ripreso il controllo di me mi accorgo di essere nella zona malfamata di Lilac Hollow, un piccolo agglomerato di edifici popolari, fabbrichette e cantieri dismessi. Ahi... Oh ca**o... Mi piego sulle ginocchia per riprendere fiato, ma quando appoggio le mani sui pantaloni sento una fitta di dolore e solo in quel momento mi rendo conto che i miei palmi stanno sanguinando, fanno male e mi sono pure macchiata i pantaloni. Cosa ca**o è successo prima?! Sono parecchio confusa e al momento ho ricordi offuscati della situazione: solo che non mi sentivo bene, avevo un sacco caldo e ho lasciato Emily con Tyler. (Farei che Scarlett non si ricorda della voce, in modo da lasciare ancora più spazio in futuro per l'introspezione sulla parte mostruosa)

Sto ancora cercando di riordinare i pensieri mentre riprendo fiato quando sento una voce che in qualche modo mi è familiare e mi volto di scatto.

Me**a...

È il tipo di quella sera, quel bas***do maniaco che mi ha palpato il sedere e ha cercato di andare più in là con le dita. Me**a, Me**a, Me**a! Lui no ca**o... Quella sera ho retto quei secondi che bastavano per recuperare la coca, poi gli ho mollato un ceffone e ho fatto la grossa prima di andarmene senza scappare, per mantenere un minimo di facciata. Mi ricordo che quando sono arrivata a casa mi tremavano le gambe così tanto che ho dovuto strisciare per salire al piano di sopra e andare in camera, dopo aver realizzato ero terrorizzata.

Questo str***o avrà avuto un mese per pianificarsi la vendetta e "riabilitare il suo onore".

Inizialmente mi paralizzo per la paura mentre il tizio si avvicina un passo dopo l'altro, continuando a guardarmi in quel modo viscido; mi si gela il sangue nelle vene pensando a cosa potrebbe farmi.

Poi all'improvviso sento un ruggito così forte che mi porto le mani alle orecchie, ma lui non fa una piega. Non... non l'ha sentito? Com'è possibile? Sono sicura di averlo sentito e che fosse assordante, non posso essermelo immaginato.

In ogni caso la cosa mi ha riscosso, e toccandomi le orecchie mi accorgo che ho ancora le mani sporche di sangue, le ferite aperte. Non c'è tempo, se non reagisco finirà male. Per fortuna quel ruggito mi ha riscosso e ora sono in grado almeno di pensare razionalmente. Raddrizzo la postura e, tenendo le braccia lungo i fianchi, metto le mani a coppino in modo da raccogliere un po' del sangue che esce, (Tra l'altro lui vede sicuramente che dove si è toccata con le mani, quindi sulle orecchie e un po' della faccia, Scarlett è sporca di sangue)

"Persa io? Ma quando mai?" Lo dico il più seria possibile, cercando anche di fare un po' la sbruffona; ho solo bisogno di temporeggiare qualche secondo. "Non c'è mai stato nessuno a salvarmi, neanche una volta dal giorno in cui sono nata." Aspetto che si avvicini ancora un po'. "Divertire? Forse o forse no..." La mia voce trema in alcuni punti perché riesco a sentire l'odore dell'acqua di colonia che si dà: una roba scadente che sembra un misto di testosterone e feromoni, una puzza da "vero maschio".

Quando è abbastanza vicino muovo le braccia di scatto per lanciargli il sangue in faccia e approfitto della distrazione per scattare e passargli a fianco, abbassandomi per schivare le sue braccia se necessario. Una volta che l'ho superato inizio a correre a più non posso e, una volta uscita dalla zona malfamata, continuo a muovermi in modo da seminarlo, prendendo strade secondarie o infilandomi in sentieri per la foresta. Non voglio andare subito verso casa, perché non posso rischiare che scopra dove abito.

@Loki86

La fuga è parte di Mantenere il Controllo, oppure quello era solo per vedere se e come potevo reagire, ed ora devo fare un tiro su Fuggire?

Nel caso ho -1.

Nel caso scelgo "Lasci qualcosa indietro" se esce 7-9. Sceglierei "Fai una scenata", ma dubito che ci sia qualcosa di negativo sensato per la situazione.

Modificato da TheBaddus

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Darius

Fuori dall’infermeria

Alice, forse in effetti conviene che lo lasciamo un poco riprendere fiato… insomma, con queste cose non si sa mai, troppe emozioni potrebbero portare a una ricaduta

Dico, con forse un poco più di trasporto rispetto a quanto dovrei usarne

Tanto più che dopo dovete vedervi, e passare moooolto tempo insieme aggiungo sornione, con un sorriso a trentadue denti che augura loro di passare tutto il resto della giornata insieme

Che ne dite, vogliamo intanto tornare verso la mensa? Magari anche gli altri vogliono sapere che va tutto bene

Inoltre, mi serve trovare Scarlet per parlarci, provare a risolvere la cosa in maniera pacifica (cosa che dubito), e nel caso tornare sui miei passi ed escogitare un nuovo piano. Potrei anche fregarmene, ora che ci penso, ma in tutta onestà non me la sento di rimanere a far nulla dopo aver scoperto una cosa del genere

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Nathan Clark

Fuori dalla infermeria

"Mi sa che ormai non c'è più nessuno, in mensa", faccio presente a Darius.

"Sarà meglio andare agli armadietti".

Voglio recuperare il cellulare e mandare un messaggio di scuse a Tyler. E chiedergli se posso vederlo, per scusarmi di persona.

Credo ancora che sia stato un po' ipocrita e ingiusto, ma capisco che tenga molto a quella stupida squadra.

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Ana Rivero

Al parchetto

Mi dirigo verso il parchetto sapendo di essere ancora più sbagliata del solito. Il pensiero del coach che mi guarda sta ancora lì, fisso nella segatura che mi passa per cervello. Il bello è che sto andando da Max per non so quale motivo, che credo si chiami "senso di colpa". In fondo Max è noioiso, stancante, casinista, troppo energico, parla troppo, ha un bisogno patologico di gente, ma non mi ha mai trattato come ha fatto il coach. Finora. Potrei aver incrinato tutto dopo la scena di oggi, ma finché non sperimento non posso sapere, no?

Il parchetto mi dà al volo la serenità che mi è mancata nelle ultime ore. Mi sembra un posto tranquillo. In lontananza, anche Max e i suoi amici mi trasmettono tranquillità... per quanto possibilmente artificiale grazie alla robetta che hanno tra le mani. Chissà se su di me ha effetto! Sarebbe interessante provare. Ma non credo che mi tratterrò troppo tempo... lo vedo da come Max mi guarda al volo. Devo averlo proprio bruciato oggi, se persino lui non ha niente da dirmi.

Ma visto che ho una testa di coccio, o meglio dire di marmo, non mi interessa. Ho creato un problema, e gli altri quando hanno problemi cercano di risolverli. Uguale, per essere come gli altri devo cercare di tornare normale con Max. Che lui sia d'accordo o no. Ho altra gente verso cui versare tutto il mio rancore. Mi avvicino con fare spedito, anche se un po' sommesso per cercare di non sembrare la snob che pare io sia, verso il gruppetto.

Provo a fare un cenno verso max, ma mi ha già girato le spalle. Neanche mi preoccupo di presentarmi con i suoi amici, perché ok ridurre l'essere pretenziosa, ma mai troppo. Sono qui per Max, non per quella gente.

"Yo", esclamo in direzione di Max, una volta che sono abbastanza vicina al gruppo. Max direbbe così. Alzo la mano destra quasi in segno di resa, più che di saluto. Aspetto mi dia un minimo di attenzione, cosa che in genere purtroppo mi riesce più che bene, prima di aggiungere "Come va?".

Sì, è un saluto debole, ma no, non ho idea di come trattarlo. Non è che posso chiedergli scusa ora, davanti ai suoi amici.

  • Autore
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@Voignar

Darius Whitesand

Una volta che ti sei accertato che Alice passerà davvero del tempo con Nathan nel pomeriggio… e che quindi il ragazzo non resterà in balia dei possibili giochetti di Scarlett… tiri un sospiro di sollievo. Un rischio in meno da gestire. Annuisci ad Alice, un cenno silenzioso di gratitudine, poi ti allontani.

Tornando in mensa, sai già qual è il tuo obiettivo. Devi parlare con Scarlett. Capire fino a che punto si spingerebbe. Capire se ha davvero intenzione di fare qualcosa che arrecherebbe del male a Nathan… o se è solo tutto fumo.

La mensa però è quasi deserta. I vassoi sono stati portati via, le luci spente a metà. Alcuni ragazzi sistemano zaini e chiacchierano a bassa voce. Osservi il tavolo dove Scarlett sedeva prima con Emily, ma anche questo ormai é vuoto.

Esci in cortile. L’aria è ancora fresca e si respira meglio rispetto alla confusione di dentro.
Emily e Tyler sono seduti su una panchina, defilata rispetto al passaggio principale. Parlano ridendo, scambiandosi sorrisi veri. Tyler sembra più tranquillo rispetto a prima. Sta ridendo. Ha ancora quell’ombra negli occhi, ma qualcosa in lui si è sciolto.

Li osservi solo per un momento, senza farti notare. Poi guardi l’orologio. Le 14:04 passate.
Hai meno di due ore prima di vedere Mei-Lin per studiare. Due ore per trovare Scarlett o fare qualsiasi altra cosa ti venga in mente…

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Darius vi saluta con un cenno deciso, poi si allontana in direzione della mensa. Resti solo con Alice, il rumore dei passi che si allontanano si mescola al silenzio sospeso tra voi due. Vi dirigete insieme verso gli armadietti, e lungo il tragitto noti che lei, di tanto in tanto, ti lancia occhiate rapide, quasi furtive. Cerca di non farsi notare, ma non è mai stata brava a dissimulare.

Alla fine, quando diventa palese che te ne sei accorto, si decide a parlare.
«Mi hai fatto preoccupare prima, Nat, lo sai?» dice con un tono dolce, sistemando una ciocca dei suoi capelli arcobaleno dietro l’orecchio. «Non… non ti avevo mai visto così. Così arrabbiato.»

Nel suo sguardo non c’è né paura né giudizio. Solo una preoccupazione autentica, sincera.

Quando raggiungete gli armadietti, apre il suo, prende le sue cose, poi si volta di nuovo verso di te. Ti fissa un istante più a lungo.
«Sei sicuro di volerci vedere più tardi?» chiede. «Non devi sentirti obbligato, se hai bisogno di stare un po’ tranquillo, davvero…»

Quindi, una volta ricevuta la tua risposta (e nel caso dopo esservi messi d’accordo sul dove e quando incontrarvi) ti accarezza piano il volto, un gesto breve ma carico di affetto. Ti regala un mezzo sorriso, si volta e si allontana, lasciandoti, finalmente, da solo.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Al tuo saluto Consuela ti sorride gentile, accennando un cenno con la testa mentre si allontana con discrezione, cambiando stanza.

Tua madre invece, seduta al tavolo della cucina con una tazza di tè fumante e l’aria di chi ha appena concluso una lunga conversazione, solleva lo sguardo su di te. Ha lo stesso portamento elegante e composto di sempre, quello che fa sembrare ogni stanza un santuario quando lei è presente.

Ti osserva in silenzio per qualche secondo, appoggiando con cura la tazza di tè al suo piattino. L’atmosfera, come sempre in sua presenza, sembra farsi più calma e sospesa, come se anche l’aria si trattenesse in attesa delle sue parole.

«Orion» dice infine, il tono sereno ma con quella profondità che ti mette sempre in allerta. «Sono contenta che tu sia rientrato presto oggi. In verità… speravo di parlarti.»

Indica la sedia davanti a sé con un gesto misurato.

«Durante la preghiera di questa mattina… la Dea mi ha sussurrato… Con immagini poco nitide... Era un monito, come accade di rado.»

Abbassa appena lo sguardo sulla tazza fumante, poi lo rialza, posandolo su di te.

«Mi è stato mostrato un cuore in bilico. Un cuore giovane, attraversato da un’ombra sottile. Non era male, non ancora. Ma era affascinato… incuriosito. C'era qualcosa che sussurrava da dietro il velo, cercando una crepa in cui insinuarsi.»

Fa una pausa, studiando la tua reazione, ma non ti giudica. La sua voce resta calma, persino protettiva.

«Lo so che stai attraversando un periodo delicato, pieno di dubbi e domande, e non intendo invadere ciò che scegli di tenere per te. Ma ci sono presenze… forze… che approfittano proprio di questi momenti. Che si nutrono di confusione e solitudine.»

Poggia le mani sul tavolo, intrecciando le dita. Poi si ammorbidisce, accennando un mezzo sorriso.

«Non è un rimprovero, amore mio. Solo… un invito. E un avvertimento. Se mai sentissi qualcosa che non ti appartiene, qualcosa che ti chiama ma ti fa sentire più vuoto invece che pieno… ti prego, parlane. Con me. Con la Dea.»

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Cerchi di restare calma. Di mantenere la maschera. Ma dentro sei un vortice in piena: il cuore batte troppo forte, le mani tremano, la voce ti esce a tratti, incerta, incrinata. E lo sai. Lo senti sulla pelle: non stai convincendo nessuno. Nemmeno lui.

Il bastardo lo capisce subito. Ti scruta, poi ride. Una risata breve, sporca, divertita.
«Pe... pe... persa io?» ti fa il verso, storpiando le parole per prenderti in giro.

Poi nota il sangue. Lo sguardo gli si accende di una luce malsana.
«Oh… ma guarda un po’. Hai già fatto incazzare qualcun altro oggi? Che bambolina ribelle!»

Si avvicina ancora. Troppo. Senti l’odore acre della sua colonia, mescolato a quello di sudore e sigarette. Ti si rivolta lo stomaco. La paura ti paralizza per un istante. Poi reagisci, d’istinto.

Con un gesto disperato, gli getti addosso il sangue che ancora hai sulle mani. Mira agli occhi, ma il gesto è maldestro, quasi ridicolo.

Provi ad approfittare della sorpresa per sgusciare via, ma non fai in tempo. Ti afferra con forza e ti spinge di nuovo contro il muro del vicolo.

Il colpo arriva prima che tu possa realizzarlo. Un lampo nero ti acceca per un istante, un fischio ti esplode nell’orecchio destro. La guancia ti brucia, il labbro ti pulsa e senti il sapore ferroso del sangue in bocca.

«Così siamo pari!» ringhia, sputando per terra con disprezzo.

Poi senti le sue mani. Fredde. Invadenti. Ti strisciano sotto la maglia, scorrono sulla pelle dello stomaco, risalgono lentamente, con un’intenzione che ti fa gelare il sangue nelle vene.

Dice qualcosa. Ridacchia ancora.

Tu tremi. Hai paura. Una paura che ti blocca, che ti toglie l’aria.
Ma sai che devi fare qualcosa. Ora.

Off game

Come reazione al fallimento del tiro per fuggire, subisci 1 DANNO. se non lo avessi ancora fatto ricordati di segnare ESPERIENZA.

A questo punto direi… Se vuoi fare agire Scarlett in qualche modo per evitare la sua violenza probabilmente si attiveranno nuove mosse che potranno darti la possibilità di fuggire a questo triste destino, ma anche comportare un peggioramento della sua condizione. Se, invece, Scarlett “si arrende” alla cosa andrei con una dissolvenza in nero se sei d’accordo.

@SNESferatu

Ana Rivero

Appena pronunci quel tuo "Yo", Max si volta a guardarti con un sopracciglio alzato. Ti fissa per qualche secondo, lo skateboard sotto una scarpa, il cappuccio della felpa calato appena sulla fronte. Ha quell’espressione perplessa e un po’ divertita che fa ogni volta che sente una cosa fuori posto.

«Yo?» ripete, come se stesse assaggiando la parola. Ti squadra dall’alto in basso, ma senza cattiveria. «Ti rendi conto che su di te fa tipo... effetto pelliccia su un cactus?»

Uno dei suoi amici ridacchia, l’altro alza le sopracciglia e si scambia un’occhiata complice con lui, come a dire “che ci fa qui con noi una così?”.

Studi un attimo l’espressione di Max. Sorprendentemente, in realtà, non sembra che sia ancora arrabbiato. Forse un po’ spiazzato. Ti osserva ancora un istante, poi sospira e si avvicina, abbandonando lo skate sull’erba. Non ti dice subito niente. Ti guarda, poi si gratta la nuca come fa sempre quando è incerto su come iniziare un discorso.

«Comunque… non mi aspettavo che venissi.» Il tono non è accusatorio, ma neanche del tutto neutro. «Cioè, oggi… a scuola… sembrava che non ti andasse nemmeno di starmi vicino. E ci sta, eh. Solo che… boh, non pensavo che dopo quella scena… saresti spuntata qui.»

Ti fissa, stavolta con uno sguardo un po’ più serio. «Quindi? Che ti ha fatto cambiare idea?»

C’è ancora un filo di risentimento sotto la superficie… non troppo, però. Con Max non ce n’è mai troppo. Ma è chiaro che aspetta qualcosa. Anche solo un mezzo gesto che gli dica che non l’hai fatto sentire uno stupido per niente.

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Nathan Clark

Corridoio

"No, non c'è nessun problema. Ci vediamo più tardi...", dico ad Alice, e mi fermo un attimo a pensare, riflettendo sul luogo più sensato da proporre: 'Dì la caffetteria, dì la caffetteria, dì la caffetteria...'

"... all'inizio del sentiero che porta al Bosco", dico, invece, e nella mia testa Bosco ha proprio l'iniziale maiuscola.

"Se per te va bene. Credo che oggi non tornerà a piovere, ma nel caso possiamo sempre cambiare idea e meta", concludo.

Il suo saluto successivo mi toglie quasi ogni dubbio residuo, ma non posso evitare di sentire una nota di amarezza: non avevo mai pensato a lei in un certo modo e oggi è decisamente un giorno sbagliato. Ma va bene, ci penserò dopo.

Le faccio un cenno, prima che si allontani, poi guardo lo schermo del telefono, in cerca di notifiche e di coraggio. Il coraggio di ammettere di avere fatto un inutile casino.

Recupero il numero di Ty e comincio a picchiettare sullo schermo, con la stessa indecisione con cui svolgere il test di matematica. Dopo circa duecento tentativi in cinque minuti, me ne esco fuori con questo capolavoro della letteratura moderna: Scusami, Tyler, sono stato un idiota. Non lo meritavi, ma io ero arrabbiato e, forse, spaventato. Vorrei chiederti scusa di persona, se ti va. Se non ti va, lo capisco.

Eeeeeeeee... invia.

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Darius

A zonzo

La mia solita fortuna. Non avrei creduto nemmeno io che Scarlet restasse in mensa ad aspettarmi, anche se un poco ci speravo

Ho risolto la situazione a metà, o almeno spero, il che vuol dire, secondo La sapienza famigliare, che non ho risolto nulla. Mezzo successo equivale a fallimento

Provo a fare mente locale su dove possa trovarsi Scarlet, e mi rendo conto che ho così poche idee sui posti che frequenta e le persone che incontra, che farei prima a girare come una trottola impazzita per la scuola, sperando di imbattermi in lei per puro caso

Ho solo due ore per trovarla, cosa che decisamente non mi permette di applicare il mio sistema, penso mentre mi dirigo al mio armadietto, controllando di non essere seguito o che non ci sia nessuno in vista

Per sicurezza, le mando un messaggio, giusto per evitare rischi inutili, chiedendole di incontrarci da qualche parte

Una volta all'armadietto, se non risponde, recupero uno dei fogli per le emergenze che ho lasciato all'interno, la versione moderna di una pergamena medievale. Nulla più che un foglietto di block notes, con un paio di simboli arcani sopra. Prendo una penna, e mormoro un paio di parole a bassa voce

Se tutto funziona come ricordo, dovrebbe crearmi una mappa per la posizione della ragazza

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Scarlett Bloomblight

Call an ambulance... but not for me

Quando non riesco a schivare il suo braccio e lui mi afferra scagliandomi contro il muro mi sento mancare il fiato: per un istante tutto quello che potrebbe farmi mi scorre davanti agli occhi e la paura mi blocca il respiro.

Fortunatamente lo schiaffo che arriva subito dopo risveglia i miei sensi: assieme al sapore ferroso del sangue in bocca sento la scarica data dall'adrenalina, e l'unica cosa a cui riesco a pensare è: Non deve fare quello che vuole fare. L'istinto di sopravvivenza entra in gioco.

Riesco a pensare a mente fredda: mi fa schifo, ma lascio che le sue mani salgano lungo il mio busto, che vada a toccare dove vuole toccare; rimango immobile come se fossi paralizzata dalla paura, ma in realtà sto solo aspettando il momento giusto.

Mentre è concentrato a palparmi lo osservo meglio, dalla testa ai piedi, cercando qualcosa che mi possa essere utile per fuggire oppure in futuro, per ricattarlo o simili. (Qua ci sarebbe la domanda sulla situazione data da Mantenere il Controllo)

Appena vedo un'apertura, prima che possa fare altro, gli metto le mani sulle spalle e lo colpisco con tutta la forza che ho con una ginocchiata nei testicoli, poi mi sposto di lato, gli afferro la testa e gliela sbatto contro il muro. "Usali ancora se ci riesci, st***zo!" E corro via, più veloce che posso, mentre lui sta lì a tenersi i gioielli.

Me ne è successa di roba, ma questo... questo è troppo. Mi serve una pausa.

Continuo a correre il più possibile, non dirigendomi subito a casa ma in una zona tranquilla del bosco, dove non rischio di essere disturbata.

Ahi... Finita l'adrenalina inizio a sentire dolore al labbro, e toccandomi col dorso della mano sento che si è spaccato e sta ancora uscendo sangue; fortunatamente toccando la guancia mi accorgo che lì non sono ferita. Un taglio o qualcosa di simile in faccia sarebbe sicuramente più difficile da spiegare. Prendo un fazzoletto e mi pulisco le mani come riesco: fortunatamente quelle non sanguinano più e le ferite che mi sono procurata da sola si sono già richiuse. Ancora mezza sporca, dopo essermi tamponata il labbro, mi rollo una sigaretta e la accendo, aspirando il fumo e assaporando il sapore del tabacco. Per qualche motivo quel sapore bruciato e l'odore del fumo mi sono sempre piaciuti, non mi hanno mai dato fastidio; come col caffè, mi piace quando rimane troppo sul fuoco e si brucia un po'.

Riprendo fiato, cercando di godermi un po' di quel panorama nel bosco, cercando di fuggire mentalmente da quello che è appena successo, da cosa sarebbe potuto accadere se non avessi avuto il sangue freddo di agire nel modo in cui ho agito. Le stesse immagini che mi sono passate davanti agli occhi in un istante ora tornano, ma permangono. Aspiro un'altra boccata di fumo, più lunga questa volta, e le immagini se ne vanno via.

Quando sono alla fine della sigaretta mi torna in mente quello che avrei dovuto fare oggi pomeriggio: portare Nathan sul retro del Violet Crown per conto di Tanaka. Me**a... Sospiro, getto la sigaretta e mi alzo. Sarà meglio tornare a casa a pensare come muovermi, e ti prego, qualunque divinità che possa stare nell'alto dei cieli ad ascoltarmi, fa che Zarneth non sia a casa; sarebbe tutto solo più complicato. E infine mi incammino.

Modificato da TheBaddus

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Ana Rivero

In un umiliante parchetto

Lo sapevo. Yo era troppo. Non ne faccio mai una giusta, cercavo solo di integrarmi. Mi sposto i capelli spostandoli dietro con una mano. Mi sto dando le arie di proposito, se uno deve fare lo snob lo deve fare bene. "Sì, l'ho capito appena l'ho detto. Non è il mio stile, vedo".

Neanche guardo gli altri due. Al momento sono solo comparse nella mia vita. Sono qui per fare ammenda... o no, perché in effetti non ho mica ben capito perché sono qui. Probabilmente è un porto sicuro, dopo tutto quello che mi è successo oggi.

Però quella di ora è la parte peggiore. Non credo di potergli dire "oh senti, parlare come Eliza e sentirmi meno accettata di quanto pensavo quando le ho raccontato una cosa importante che mi è successa e che preferirei tu non sapessi mi ha fatto ragionare su come probabilmente non è che oggi mi sia comportata proprio bene bene bene non mi importa come mi vedagno gli altri ma almeno tu hai provato a includermi in qualcosa mentre è tutto il giorno che nessuno mi parla tranne proprio la persona che vorrei mi parlasse di più ma che mi ha fatto anche sentire una merda". Quindi mani in tasca, butto giù una finta saliva che non ho, e ammetto le mie colpe. "Be', facile. Stamattina ho esagerato. Cioè", faccio una pausa per raccogliere le idee, "Stavo teeeecnicamente scherzando oggi quando ti ho detto di no. Cioè. non è che stessi scherzando sul fatto che ti stessi dicendo di no, stavo scherzando sul come ti ho detto di no, e credo sia rimasto lost in translation" come se Max avesse visto questo film "Quindi sono qui per... sono qui per..."

Faccio una palese smorfia guardando a terra. "Sono qui per scusarmi" Sbuffo in modo plateale guardando da un'altra parte, lontano dagli occhi di Max. Per sbaglio incrocio gli occhi di uno degli altri due, e li evito di nuovo. "Ci ho pensato oggi. Cioè, prima. A mensa." Tecnicamente vero. Magari la scenetta di Nathan aiuterà a coprire perché ho pensato a Max "E niente, già non mi parla nessuno a scuola, non volevo bruciare anche te. Più di quanto ho già fatto, intendo.". Credo sia abbastanza onesto, ma non credo sia in grado di capire. Gli sto mandando probabilmente una serie di messaggi molto conflittuali. Hot, and cold. Sto provando a tentoni a comportarmi come una normale adolescente. Se andiamo a vedere i classici telefilm di cui mi parla mio padre, non credo di essere così fuori dalla realtà, visto che non ho senso. Ma ho senso! Per me.

Cercando di fuggire dalle umiliantissime scuse aggiungo "Quindi, che fate qui di bello?" Mi guardo in giro. Noto di nuovo skate e cannette. Non è che mi abbia teso una trappola, sta facendo esattamente quello che mi ha detto avrebbe fatto.

Ora che ci penso mi sono scusata di fronte a due completi sconosciuti, che comunque credo di aver incrociato a scuola, quindi mi sa che la loro idea di me sia un attimo complicata. La snob incomprensibile asociale fuori controllo che viene da uno di noi e chiede scusa all'improvviso, pubblicamente, come una demente.

E sia, mi hanno chiamato di peggio.

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Orion Kykero

Still a casa Kykero

Mi siedo non appena mamma mi indica di sedermi. A volte di fronte a lei ho la sensazione di essere ancora un bambino, al cospetto di quell' autorità che le viene così naturale. Lei è sempre stata il mio modello di vita, quello che volevo diventare una volta grande. E lo è ancora.

Guardo il volto di mamma con un' espressione a metà tra il confuso e l' incuriosito. E' raro che la dea parli in questo modo con noi, così aperto, sopratutto non di fronte a una richiesta specifica. Il mio pensiero va immediatamente a Nathan, ai suoi occhi che si sono fatti rossi all' improvviso, al suo comportamento bizzarro di stamattina. Non può essere una coincidenza. Sono anni che ho smesso di credere a quelle.

Non ti preoccupare mamma. So difendermi bene da questo tipo di forze. Dopotutto E le faccio un sorriso sincero Ho imparato dalla migliore. Però... Distolgo per un attimo lo sguardo da lei, abbassandolo, mentre rifletto esattamente su quanto dirle Anche io a scuola oggi ho notato una certa...tensione nell' aria. Gente che si comporta in modo un po' strano. Pensavo di consultare la Dea oggi pomeriggio. Chiedere il suo consiglio insieme a Juno e Diana.

Non menziono il fatto che è un consulto per aggiungere tensione anziché toglierla. Ma per quello non ho bisogno di chiedere alla Dea. Solo a mia madre. E a tal proposito...noi pensavamo di dare una festa per questo fine settimana. Nulla di troppo grande, giusto una cosa per i nostri compagni di scuola. Pensavo di farla a casa nostra, sarebbe un problema per te e papà? Le chiedo con gentilezza, sperando davvero in una risposta positiva. Farlo a casa nostra sarebbe molto meglio per la mia immagine.

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@Ghal Maraz

Nathan Clark

Quando proponi il luogo e l’orario di incontro con Alice, lei fa un segno d’assenso con la testa e ti risponde che per lei vanno bene.

Una volta rimasto solo, ti prendi il tuo tempo per trovare il coraggio e la giusta sintassi del messaggio da mandare a Tyler.

Ti incammini a testa bassa verso l’uscita della scuola. La risposta non tarda ad arrivare:

“Non ti preoccupare Nathan… É tutto a posto… Oggi mi alleno con la squadra e stasera ho un impegno in famiglia… Ma se vuoi domani prima di scuola possiamo fare 4 chiacchiere!”

Nella scuola sono rimasti ormai pochi studenti. La maggior parte si fa gli affari suoi. Qualcuno, invece, sembra lanciarti qualche occhiataccia… un misto tra curiosità e disapprovazione.

Giunto infine al cancello della scuola, ti volti un attimo indietro. É stato decisamente un lunedì più intenso e complicato del previsto!!

@Voignar

Darius Whitesand

Scarlett non risponde.

Aspetti ancora qualche secondo, fissando lo schermo del cellulare come se il suo silenzio potesse sciogliersi solo col tuo sguardo. Ma niente. Alla fine, sospiri. Piano B, allora.

Ti allontani di qualche passo dagli armadietti e ti infili in un bagno deserto dove nessuno può vederti. Ti porti una mano al petto, l’altra la chiudi a coppa davanti a te.

Mormori sottovoce parole antiche, apprese durante gli allenamenti con tua madre. Un linguaggio antico. Non sei sicuro al cento per cento della formula… l’hai usata solo una volta, e in condizioni molto più semplici… ma è solo un rituale di individuazione, niente di particolarmente pericoloso. In teoria.

Chiudi gli occhi. Visualizzi Scarlett nella tua mente: il suo volto, il modo in cui cammina, la scia di energia che lascia dietro di sé.

Per un attimo nulla. Poi, come una lama sottile che fende la nebbia, la percezione arriva. Un’immagine. Confusa. Sconnessa.

Strade grigie, muri scrostati, sporcizia ai bordi dei marciapiedi. Un vicolo. Un corpo che si muove in modo innaturale. Scarpe sformate, un giubbotto di jeans. Una voce… non la sua… che ride con un tono basso e sgradevole. Una mano che si allunga. Un colpo, un fiotto di dolore.

Poi tutto si deforma. Le immagini si spezzano come vetro. Il vicolo svanisce.
Vedi nero.

Ma non un nero normale. È un buio vivo, denso come fumo, e dentro quel buio… Due occhi. Non umani.

Due occhi d’ombra ti fissano con una calma glaciale, come se sapessero esattamente chi sei. Come se ti stessero aspettando.

Ti strappi via dalla visione con un sussulto, come se ti mancasse l’aria.
Ansimante, appoggi la mano al muro per non cadere. Il cuore ti martella nel petto e hai la sensazione che qualcosa, in quel rituale, sia andato oltre quello che volevi ottenere.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Le mani del basta*do ti raggiungono il petto con quella stessa invadenza nauseante, mentre lo senti sogghignare vicino all’orecchio.
«Ecco… brava. Vedo che hai capito, bambolina.»
La voce è impregnata di un'autocompiacenza viscida, quella di uno abituato a non ricevere rifiuti.

Dentro di te, però, la paura si contrae e si trasforma in qualcosa di più lucido. Di più affilato. Ti imponi di restare concentrata. Di aspettare il momento giusto.
E intanto lo osservi, lo studi.

È lì che lo noti: un piccolo angolo plastificato che spunta dalla tasca del suo giubbotto di jeans. Una bustina.

Poi arriva l’attimo che cercavi. Lui abbassa per un istante la guardia, troppo sicuro di sé. E tu colpisci.

Il tuo ginocchio schizza in avanti e lo centra in pieno, dritto tra le gambe. Il colpo è secco, preciso, rabbioso. Lui emette un verso soffocato, un gemito roco, quasi disumano, e si accascia, piegandosi su sé stesso.

Non perdi tempo. Lo spingi contro il muro con tutta la forza che hai, senti il suo corpo impattare con un tonfo sordo e, con un gesto rapido, afferri la bustina prima di scattare via.

«Questa me la paghi, putta**lla!! ME LA PAGHI!!!»
La sua voce ti rimbalza contro i muri del vicolo mentre corri via, ma ormai è lontana. E tu sei viva.

Solo quando arrivi al sicuro, nel fitto del bosco, ti permetti di rallentare. Di respirare davvero.

Ti fermi, le mani che tremano ancora. Ti porti le dita al labbro. Fa male. È gonfio, tagliato… Non hai uno specchio, ma non servono riflessi per sapere che sarà impossibile nasconderlo. Non a tua madre. Non alla gente.

Ti accendi una sigaretta con mani quasi stabili, mentre osservi meglio la bustina strappata al bastardo. Dentro, probabilmente qualche dose di cocaina. Non è la tua merda preferita, ma può avere il suo valore in qualche scambio futuro.
Quello che però attira la tua attenzione è un piccolo foglietto attaccato con un pezzo di scotch trasparente.

"Provala! Vedrai che è roba di qualità! E non farne parola con Anthony, chiaro?"

Anthony.
Quel nome lo conosci. È il capo di quella lurida banda di criminali da quattro soldi. E se lo odioso stava spacciando roba senza passare da lui… beh, potrebbe rivelarsi utile.

Ti rigiri la bustina tra le dita una volta ancora, poi te la infili in tasca. Finalmente, ti incammini verso casa e tiri fuori il cellulare. Un messaggio di Emily:
"Ehi? Tutto a posto??"

Poi un altro, da Darius in cui ti chiede se potete vedervi.

Entrambi sono stati inviati più di mezz’ora fa.

@SNESferatu

Ana Rivero

Max ascolta il tuo monologo senza interromperti, in silenzio. Ma il suo volto, al contrario, dice molto: le sopracciglia si sollevano poco a poco, disegnando sul suo viso un’espressione sempre più stupita.

Si gratta la nuca, appena sotto il berretto, poi abbozza un sorriso perplesso.
«Ok… ok, sorella…» dice infine, con tono incerto. «Quindi sei venuta fin qui solo per scusarti con me?»

Fa una pausa. Il suo sguardo si sposta per un istante verso i suoi amici.
Non c'è ironia né vanteria nei suoi occhi, solo una sincera, condivisa perplessità.
Come se stesse cercando negli altri la conferma di quello che sta vedendo: te, lì davanti, a chiedergli scusa.

«Questo sì che è strano forte!» aggiunge poi, lasciandosi scappare una risatina.

“Strano”. Di nuovo quella parola. Come Eliza, anche Max. E come con Eliza, capisci che non lo dice con cattiveria. Solo... sorpresa.

Poi riprende, stavolta con un tono più leggero. «Beh… lo apprezzo!» dice, prima di fare un tiro alla sua canna.
«Resti comunque una snob… ma una snob a posto!»
Te lo dice sorridendo, mentre tende un braccio verso di te con la mano chiusa a pugno.

Un gesto chiaro. Forse dovresti semplicemente battere il tuo pugno contro il suo? Un piccolo rito di tregua??

Alla tua domanda successiva, Max alza le spalle con noncuranza.
«Niente di che, a dire il vero… un po’ di trick con lo skate, un po’ di fumo…»
Poi indica con un cenno della testa il ragazzo basso e smilzo.
«Greg ci stava raccontando di cosa ha combinato sua cugina nel weekend!»

Ti guarda con un mezzo sorriso.
«Ti va di unirti a noi, o devi mantenere intatta la tua reputazione da snob?»

Il tono è scherzoso. C'è ancora forse un filo di risentimento sottopelle… ma niente che assomigli davvero a rancore.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

La osservi mentre ti ascolta, attenta e serena. Quando le dici che nel pomeriggio vorresti consultare la Dea insieme a Juno e Diana, cogli un bagliore di compiacimento nei suoi occhi. Un’espressione tenue, ma sincera, le addolcisce il volto. Inclina leggermente il capo, quasi a trattenere un sorriso, e posa le mani con grazia sul tavolo.
«È bello sentire che vuoi consultare la Dea insieme alle tue sorelle» ti dice con voce calma, profonda, come se ogni parola avesse un peso antico. «Ricordare la forza che ci lega a Lei, e a ciò che rappresenta, è importante in momenti come questi.»

Le sue parole ti scaldano, anche se percepisci qualcosa di più. Non comprendi a pieno se si riferisca a qualcosa di superiore o se semplicemente sia un modo velato per intendere la tua particolare situazione di identità di genere.
Quando le chiedi della festa, la vedi riflettere. Resta qualche istante in silenzio, poi torna a guardarti. Ti sorride, stavolta apertamente.

«Una festa, dici? Non mi sembra una cattiva idea. In fondo anche la gioia, quando è condivisa, è una forma di protezione.» Si alza con grazia. «Va bene. Purché resti una cosa contenuta… e soprattutto rispettosa. Niente eccessi. Tua sorella Diana si occuperà delle offerte purificatrici prima e dopo, giusto?» aggiunge, con un accenno di ironia affettuosa.

Si muove verso la cucina, prende un bicchiere d’acqua e beve con calma. Poi ti rivolge un ultimo sguardo.

«Questo pomeriggio sarò fuori. Ho delle commissioni da fare e ho promesso di far visita a una persona che sta attraversando un momento difficile.» Fa per uscire dalla stanza, poi si ferma un attimo e ti guarda ancora. Il suo tono si fa più sottile, più dolce, ma anche più profondo.
«Se la Dea ti parla… ascolta. Anche se ti confonde. La chiarezza arriva sempre dopo l’umiltà.»

Poi ti lascia lì, da solo, mentre la sua figura si allontana silenziosa con quella sua andatura leggera, quasi irreale.

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Nathan

Alone amidst the crowd

"Sì, certo. Ci vediamo domattina", rispondo a Tyler e poi... boh. Che faccio? In questo preciso momento, non sono lo studente più benvoluto della scuola, perciò è meglio se me ne vado via.

Recupero la bici, poi potrei far trascorrere il tempo che rimane studiando in biblioteca. Forse riesco a portarmi un po' avanti con mate.

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Darius

A far danni con la magia

Riesco finalmente a riprendere fiato, sforzandomi di respirare, come se i miei polmoni non stessero più funzionando a dovere

Sento il cuore in gola, e sono più che sicuro che il rituale non dovrebbe terminare in questo modo. Non solo non ho la minima idea in più di dove sia Scarlet, ma soprattutto non ho idea di cosa siano quegli strani occhi; provare a indovinare cosa ho intravisto è impossibile, qualsiasi essere che si trovi anche solo ai bordi del mondo spiritico potrebbe essermi apparso, e l'ultima cosa che voglio è rischiare di incontrarlo di nuovo, non in questo modo improvviso, almeno

Sono successo abbastanza cose oggi, tutte che è meglio non giungano alle orecchie della mia famiglia, ma direi che non posso ancora lasciar perdere e tornarmene a casa

Come sempre in momenti come questo, quando ho decisamente troppe cose a cui pensare e poco tempo per occuparmi di tutte, decido di prendere un bel respiro e cercare di ragionare con metodo

Dovrei andare a studiare con Mei-Lin. Ho due ore per andare in biblioteca, ma al momento le equazioni di matematica mi paiono l'ultimo problema da affrontare. Scrivo velocemente un messaggio alla ragazza, scusandomi e dicendo che ho avuto un impegno improvviso. Non è poi del tutto falso, solo è meglio glissare sull'impegno esatto

Archiviata la cosa, decido di tornare a pensare a Scarlet

Poco ma sicuro non è a casa sua, le poche immagini che ho intravisto non mi paiono proprio un'abitazione. Temo le sia successo, le sta succedendo o le potrebbe succedere qualcosa di brutto, e questa è l'ennesima conferma che la ragazza frequenta decisamente dei brutti giri. Il piano migliore che mi viene in mente è di dirigermi a casa sua con una scusa; alle brutte, se non dovesse arrivare, potrei mettere in allarme la famiglia. Mi pare Scarlet viva con la madre, anche se non ho la minima idea di come si chiami

Porto con me il foglietto di carta, nel caso trovassi il coraggio di eseguire di nuovo il rituale, anche se l'immagine dei due occhi mi gela il sangue nelle vene. Provo anche a chiamarla al cellulare, magari i mezzi tecnologici sono più efficaci di quelli arcani, almeno per una volta

Modificato da Voignar

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Scarlett Bloomblight

Verso casa/a casa

Quel figlio di pu***na ha una bella faccia tosta a cercare di fare le scarpe al suo capo. Penso mentre mi rigiro la bustina fra le mani. La voglia di andare da Anthony a sbandierargliela in faccia è abbastanza, alimentata anche dalla rabbia, ma più mi tengo lontano da quella gente meglio è; la infilo in tasca e inizio a dirigermi verso casa.

Vedo il messaggio di Emily e di Darius. Mentre cammino rimango imbambolata a fissare lo schermo del cellulare sulla chat con Emily non sapendo cosa risponderle, ancora confusa da quello che è successo in cortile e stordita dall'incontro con quel bas***do. Nemmeno mi accorgo che nel frattempo sono arrivata a casa. Ah! Ho camminato fino a qui, poteva investirmi una macchina... Giusto, a proposito di macchine... Cerco con lo sguardo la macchina di Zarneth sotto la tettoia che abbiamo lungo il vialetto di casa, ma non c'è; mi guardo un po' attorno lungo la strada per controllare che non l'abbia parcheggiata da un'altra parte, ma non la vedo. Grazie al cielo... Sospiro mentalmente mentre entro.

"Mi sento meglio ora, scusa ma prima mi è venuto un mal di testa assurdo e ho iniziato a sentire caldo. Mi sono fatta una doccia, ora mi provo la febbre ma credo di non avere nulla. Ti faccio sapere per stasera, tu stai bene?" È quello che rispondo ad Emily dopo essere entrata in casa, non la cosa migliore ma una buona via di mezzo.

Faccio un respiro profondo. Mi sono infilata in un bel casino tra la storia con Emily, il favore a Tanaka e sta sciocchezza in quel vicolo di me**a. Sbuffo, portando una mano al labbro che ormai non sanguina più, anche se fa ancora male. E pensare che volevo solo studiare matematica oggi pomeriggio...

Prendo seriamente in considerazione l'idea di farmi una doccia, anche perché ho sudato parecchio correndo, ma prima ho bisogno di rilassarmi, di sfogare la voglia di fumare che è ormai diventata una necessità dopo tutti i casini della giornata.

Di Darius e del suo messaggio me ne sono perfino già dimenticata.

Salgo le scale fino alla camera, chiudo la porta e mi rollo una canna in tranquillità. Sto per accenderla quando mi viene in mente un'altra cosa da fare per calmarmi: prendo un piccolo bauletto in legno da sotto il letto, quello dove tengo tutte le cose che mi ha lasciato papà, insieme ai prodotti per pulirli. Ma non faccio nemmeno in tempo ad aprirlo che mi squilla il telefono: è Darius. Cavolo! Il messaggio!

Rispondo al telefono.

@Voignar al telefono con Darius

"Pronto? Darius, tutto ok?" La voce di Scarlett è calma, anche se sembra un po' scazzata.

Modificato da TheBaddus

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@TheBaddus

Darius

al telefono

Finalmente Scarlet mi risponde, anche perché stavo iniziando a finire le speranze

Io direi di sì; tu? Tutto a posto? le immagini viste nel rituale mi tornano in mente, ma a giudicare dalla voce non pare avere grandi problemi; solito scazzo a parte, s'intende

Dovevamo incontrarci per parlare di un favore, ma sei sparita... sarebbe una cosa un poco urgente, quando ci potremmo vedere?

Sono ormai sulla strada per casa sua, anche se non son sicuro che lei sia lì o da qualche altra parte, e non so bene cosa augurarmi in merito

comment_1919689

Scarlett Bloomblight

@Voignar al telefono con Darius

"Sì, hai ragione; dovevamo beccarci fuori da scuola. Scusa ma mi sono sentita poco bene e sono andata a casa diretta." Gli rispondo aggiungendo un tono dispiaciuto alla voce. "Diciamo che non sono al super top e dovrei anche studiare per la verifica di matematica di Giovedì, ne possiamo parlare ora al telefono già che ci siamo?"

Modificato da TheBaddus

comment_1919692

Orion Kykero

Casa

Le ultime parole di mamma mi lasciano l' amaro in bocca. Sembra un consiglio innocente, da madre, ma so quello che significa davvero. E' ancora convinta che la dea possa in qualche modo "convertirmi" e farmi diventare una ragazza.

Aspetta e spera mamma.

E' anche per questo che non mi sento particolarmente in colpa quando, dopo averla salutata, vado nella sua stanza, aprendo il cassetto dove so che tiene l' erba migliore. Certo, è solo un prestito, domani pomeriggio le ridarò tutto...ma questo piccolo atto di ribellione nei suoi confronti comunque mi fa piacere.

Solo dopo vado nella stanza di Juno e Diana, bussando prima di entrare. Buone notizie Dico alle mie sorelle, cercando di focalizzarmi sugli aspetti positivi di quella conversazione più che sul finale. Mamma ha dato l' ok alla festa, a patto che stiamo attenti ed effettuiamo noi i rituali di purificazione necessari dopo. Diana, tu sai quali.

Dopodiché le guardo con un sorriso malizioso. Detto questo...pronte a farci dire dalla dea chi è lə stronzə che ha postato la mia foto?

Modificato da Theraimbownerd

comment_1919693

Darius

@TheBaddus al telefono con Scarlet

Ho seri dubbi che la mia visione mostrasse una cosa così semplice come un malessere improvviso, ma decido di lasciar perdere

Certo, in effetti sarebbe meglio per me non credo Scarlet possa picchiarmi via cellulare verrò subito al dunque... ho sentito una conversazione interessante tra te e un ragazzo della squadra di basket, che ti dava "appuntamento" dietro Violet Crown... ma magari ho sentito male io

Calco volutamente sulla parola "appuntamento", così che lei possa intendere che ho ascoltato la sua conversazione, ma farla passare per una cosa più normale di quanto non sia

Modificato da Voignar

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