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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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comment_1918612

Ana Rivero

Sì ok, bravo Nathan, ma qui io stavo cercando di avere un momento con Eliza

Quando Eliza mi definisce strana oltre che snob mi sento punta nel vivo. Snob lo accetto, ormai ho capito che fa parte della mia identità. Sono migliore di queste persone, e anche peggiore, è giusto che io sia "oltre". Snob è corretto. Ma strana? Strana è più vero, e non volevo sentirmelo dire. Però sembra che stia ridendo, ma con me e non contro di me. Come se è una cosa buona che io sia strana. E sia, sono strana, se Eliza vuole che io sia strana sarò strana.

"In mezzo a questa gente, è la cosa migliore da fare essere strani, no?", facendo un non troppo velato riferimento ai bulletti di seconda fascia che ci ritroviamo.

It's all fun and games, finché non apro la mia bocca larga riguardo il coach. Forse non dovevo scandagliare troppo, perché Eliza quasi mi si rabbuia. Mi arriva vicino. Ne sento il profumo, e quasi vorrei sfiorarla con una mano, ma no, non qui. Specialmente non ora. Sembra come se voglia dirmi qualcosa di estremamente privato, e già sento la rabbia ribollirmi in quello che passa per le mie vene. Se il coach l'ha toccata, altro che i bulletti di scuola, altro che la mia offesa involontaria (manontroppo) a Max, e altro anche quanto successo con Suor Margaret. Gli farei così male che le sue fratture tornerebbero indietro nel tempo e gli impedirebbero di gareggiare nel trofeo di cui va tanto fiero.

Però non faccio in tempo a dire niente di tutto questo. Nathan fa quello che avrei tanto dovuto fare io in questa giornata: esplode. E posso dire? Ha ragione. Da quel che ho capito, ha ragione su tutta la linea. Sì, sarà uno spione di merda, ma non gli vedo dire niente di ipocrita. Sapete chi è ipocrita invece? Tyler. Perfettino Tyler. È falso e vuoto, come me.

Quando parlavo di esplosione di Nathan, non pensavo fosse così letterale. Gli occhi degli umani possono fare qualcosa del genere? Interessante. Ora sono divisa. Studiare il comportamento di Nathan, o restare con Eliza? Guardo Eliza, cercando di capire cosa voglia che io faccia. Indico i miei occhi, poi indico in direzione di Nathan. Boccheggio un "what the fuck?" senza far uscire le parole. Vedo che un gruppetto si muove con Nathan, prima che io possa fare qualcosa. Meglio non far partire un trenino in infermieria.

Modificato da SNESferatu

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comment_1918659

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Nathan... Nella confusione della tua mente, solo una voce reale riesce a fare breccia. E' quella di Orion... La percepisci... Ti ci focalizzi... E' come se fosse una corda tesa verso di te... Verso Nathaniel... E l'afferri... Orion è uno odioso pieno di sè... Lo sai benissimo... Eppure, in questo momento sentire la sua presenza forte vicino riesce a mantenerti lucido quel tanto per non farti perdere nuovamente nel Bosco. Parla di andare in infermeria.. Non vuoi... "Nooooo... Non ne hai bisogno... Il Bosco.. vieni nel Bosco!" la voce beffarda nella tua mente ti invita a fare tutt'altro "Uccidi... uccidi quel maledetto spergiuro!! Uccidilo!!!"

Eppure, Nathan riesce a rimanere aggrappato a quel tenue filo... Orion sa quello che fa... Orion sa quello che è giusto... Orion forse sospetta qualcosa?!?!Forse.. forse meglio seguire il suo consiglio... Per non dargli altri motivi per sospettare...

Gli fai un cenno d'assenso col capo... Senti della mani amiche posarsi sulle tua spalle... Sono quelle di Alice... Poi di nuovo il tempo rallenta per qualche istante... Quando torni in te sei già nel corridoio... fuori dalla mensa...

@Ghal Maraz @Voignar

Darius e Nathan - verso l'infermeria

«Nathan, non ti preoccupare… Cerca di respirare a fondo. Ci sono io con te.»
La voce di Alice è dolce, rassicurante, anche se tradisce una nota sottile di paura. Si unisce a quella di Darius, in un coro sommesso di conforto e presenza.

Attraversate i corridoi della scuola, diretti verso l’infermeria. Ogni passo sembra portare un piccolo sollievo. Nathan, il respiro inizia a farsi più regolare, il cuore rallenta. Le voci che prima ti rimbombavano nella mente ora si allontanano, come nebbia che si dissolve.

Darius, lo senti chiaramente: il peso del suo corpo sulla tua spalla si alleggerisce, i suoi muscoli smettono pian piano di essere tesi come corde tirate. Lo sguardo di Nathan, ancora un po’ confuso, sta perdendo quel riflesso innaturale. Il rosso nei suoi occhi si sta attenuando. Sta tornando in sé.

Quando raggiungete l’infermeria, è quasi del tutto lucido.

La porta si apre all’improvviso. Vi trovate davanti la signorina Morris, l’infermiera della scuola. Una scia di profumo dolce vi sfiora, come un vento gentile. Il suo sorriso è morbido, gentile, e gli occhi azzurri si socchiudono in modo premuroso.

«Oh… ragazzi. Stavo giusto uscendo!» esclama, poi, notando le vostre espressioni e intuendo che qualcosa non va, il suo volto si fa più serio. «È successo qualcosa? Qualcuno non si sente bene?»

Alice prende subito la parola, visibilmente agitata.
«Nathan… signorina Helen… non si è sentito bene. In mensa. Abbiamo pensato fosse meglio portarlo qui.»

La donna annuisce comprensiva, lasciandovi passare con un gesto accogliente della mano.
«Avete fatto bene. Venite, su… Nathan, accomodati. Ora ci penso io.»

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Quando finalmente riesci a tornare a parlare con Emily, noti che il suo sguardo è fisso sul tavolo dei tuoi compagni di classe. C’è un velo di apprensione nei suoi occhi. Segui la direzione del suo sguardo… è puntato su Tyler. Ti giri appena, giusto il necessario per vedere che il ragazzo è rimasto profondamente scosso dalla discussione appena avvenuta.

Alla tua voce, Emily si volta verso di te come se venisse strappata via da pensieri profondi e ingombranti.
«Oh… dicevi per stasera?» chiede, come se stesse tornando a mettere a fuoco la realtà. Rimane in silenzio per un momento, valutando.
«Sì, penso si possa fare… anche se non è niente di che. Solo una sensazione che ho avuto…»

Mentre parla, però, a metà frase distoglie lo sguardo da te. I suoi occhi si spostano, seguendo qualcuno in movimento. Ti volti per capire cosa la stia distraendo: è ancora Tyler. Si è alzato e ora si sta dirigendo verso il tavolo di Cory Edwards. Lo vedi puntargli un dito contro e dirgli qualcosa, ma nella confusione che è tornata a riempire la mensa, non riesci a capire di cosa si tratti.
Poi, senza attendere risposta, Tyler si gira e si allontana, uscendo dalla sala. Cory resta un attimo in silenzio, poi si volta verso Tanaka e gli altri della sua cricca, e ridacchia, divertito.

«Nathan ha già fin troppo aiuto per quello che si merita…» commenta improvvisamente Emily, con un tono affilato, quasi gelido.

Poi si alza di scatto.
«Vado a parlare con Ty.»
Fa un passo, poi si ferma e si volta verso di te.
«Vieni anche tu?»

Nel suo sguardo non c’è pressione, solo una richiesta sincera... Come a voler capire da che parte stai...

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Fai fatica a trovare subito le parole. Persino tu, che di solito hai sempre tutto sotto controllo. La sfuriata di Nathan ti ha colto alla sprovvista… ma non puoi permettere che si veda. Tu sei la “Regina” della scuola. Questo è il tuo regno, e se qualcuno vacilla… tu puoi approfittarne per brillare ancora di più.

Quando finalmente parli, la tua voce esce sicura, limpida, con un’autorità che non ha bisogno di essere urlata. Un tono che richiama l’attenzione e impone ascolto. Nathan, ancora scosso, quasi come se stesse riemergendo da un sogno agitato, si volta verso di te. Ti guarda. Le tue parole lo raggiungono, lo trattengono, come se lo avvolgessero in un filo invisibile. Alla fine annuisce, lentamente.

«Grazie, Orion. Ci penso io, ora.»
Alice ti rivolge un cenno del capo, con gli occhi abbassati. Un gesto che sa di rispetto. Di riconoscenza. Poi si avvicina a Nathan insieme a Darius, lo prende con delicatezza sotto braccio, e insieme lo accompagnano fuori dalla mensa.

Rimane il silenzio.

Per un istante, il tempo sembra sospeso. Poi, piano piano, il brusio torna a diffondersi intorno a voi. Ognuno riprende a farsi i fatti propri, come se nulla fosse successo.

«Beh… io ho decisamente bisogno di fumarmi qualcosa!»
La voce di Max rompe la tensione come una lama sottile. Il suo tono è volutamente disinvolto, ma il sorriso nervoso lo tradisce. Si alza, raccoglie le sue cose e se ne va, diretto all’uscita.

Ben resta seduto, il capo chino, visibilmente dispiaciuto. Sasha, invece, è tornata a essere Sasha: si risiede senza un’espressione definita e riprende a mangiare come se non fosse successo nulla.

Tyler solleva lo sguardo, lo incrocia per un istante col tuo. C’è smarrimento nei suoi occhi. Poi lo abbassa subito. È chiaro quanto sia avvilito.

«Scusatemi, ragazzi…» dice all’improvviso, alzandosi. «Ci vediamo domani.»
La sua voce è flebile, quasi stanca. Raccoglie le sue cose in silenzio e si allontana.

Juno fa per seguirlo, ma Diana le trattiene il polso con delicatezza, scuotendo appena la testa.

Lo osservi mentre si dirige verso il tavolo di Cory Edwards. Lo vedi puntargli un dito contro, dire qualcosa. Ma la confusione ritornata in mensa ti impedisce di capire le parole. Non aspetta risposta: si volta e se ne va. Cory rimane fermo per un attimo, poi si gira verso gli altri della sua cricca e scoppia in una risatina compiaciuta.

Tu e le tue sorelle tornate al vostro tavolo. Juno fissa la porta da cui Tyler è appena uscito, con uno sguardo assorto, pensieroso. Diana invece sembra sollevata dal ritorno alla normalità. O almeno a ciò che per voi lo è.

«Bene…» dice, incrociando le dita davanti a sé. «Quindi questa festa? Quando vogliamo farla?»
La sua voce è briosa, quasi allegra. Come se tutto il resto fosse già archiviato.

@SNESferatu

Ana Rivero

Tu ed Eliza assistete in silenzio all'intera sfuriata di Nathan contro Tyler. Nessuna delle due dice nulla, limitandovi a osservare la scena che si consuma come una bomba emotiva esplosa nel cuore della mensa.

Quando finalmente il ragazzo viene calmato e accompagnato fuori, ti volti verso Eliza. Lei fa spallucce con nonchalance, riprendendo tranquillamente a mangiare il suo pranzo.

«A quanto pare Nathan la pensa come te!» commenta con una risatina, mentre con l’indice disegna piccoli cerchi accanto alla tempia, come a dire "Fuori di testa anche lui, eh?"
Il gesto potrebbe sembrare crudele, ma in lei non cogli alcuna cattiveria né il gusto di ferire: è solo sincerità brutale, detta con il tono tagliente ma neutro che ormai cominci a riconoscere.

«Un po’ mi dispiace per Tyler, però…» aggiunge dopo un momento, abbassando appena lo sguardo verso il capitano della squadra di football. I suoi occhi lo seguono per qualche istante. Non c’è desiderio né giudizio in quello sguardo. Solo… un vago senso di dispiacere.

Poi si volta di nuovo verso di te, scrollando via l’istante di empatia come polvere dalle spalle. «Comunque… tornando a prima.» Si pulisce le labbra con un tovagliolo, lasciando sul tessuto un’impronta sbiadita del suo rossetto scuro.
«Se quello che hai percepito fosse vero, sarebbe una cosa davvero grave... Però non puoi certo lanciarti con accuse così contro uno degli insegnanti... almeno non finché non ne sei completamente sicura.»

Dà un’occhiata al telefono e sbarra leggermente gli occhi. «Oh cavolo, è tardissimo!» esclama, alzandosi di scatto. Afferra con un gesto rapido e disordinato il suo zainetto. Fa un passo per andarsene, poi si ferma e si volta verso di te.

«Mi ha fatto piacere parlare con te.» Abbozza quello che potresti decifrare come un tentativo di sorriso. «E se mai dovessi aver bisogno… per il coach, o per qualsiasi altra cosa… fammi sapere.»

Ti strizza l’occhio con naturalezza, poi si allontana con la stessa calma decisa con cui si era avvicinata.

OFF GAME

@Theraimbownerd Orion, togli un FILO che hai su Nathan... Lo hai convinto a fare quello che volevi andando in infermeria al posto che fuggire nel bosco.

@Ghal Maraz Nathan segna ESPERIENZA perchè ha accettato di fare quello che voleva Orion (dovresti essere a 2px presi in una stessa scena!)

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Darius

Infermeria

Continuo a sorreggere e a parlare con Nathan per tutto il tragitto, notando che piano piano pare come tornare in sé

Moto che, in particolare, i suoi occhi tornano alla normalità, segno che, forse, qualsiasi entità lo abbia posseduto si stia ritirando; per il momento è una teoria, e abbastanza folle, ma visto il comportamento non mi sento di escluderla a priori; dovrò fare delle ricerche, ma intanto posso sentire cosa ha da dire la signorina Morris

Magari tutto si risolverà in un eccesso di pressione, o un’altra spiegazione perfettamente scientifica, senza andare a tirare in ballo spiriti millenari

Stavamo parlando in mensa, ed all’improvviso è diventato tutto rosso in volto spiego alla signorina Morris, glissando sulle cause specifiche della discussione si è un po’ infervorito, e camminava un po’ barcollante mentre venivamo qui…

Modificato da Voignar

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Orion Kykero

In mensa

Osservo Tyler andare via trattenendo a stento un sorriso. Ecco, ora posso sentire la soddisfazione. Mr perfettino lascia il campo. Nathan si è calmato dopo la sua scenata. Gli sfigati tornano a tacere.E io rimango al centro di tutto. Come deve essere.

L' istinto fraterno mi fa comunque girare verso Juno Tranquilla le dico, mettendole una mano sulla spalla per confortarla Gli passerà.

Poi mi volto verso Diana Dai, sediamoci e vediamo. Verrà fuori una festa fantastica, ne sono certo.

Lo dico a voce abbastanza alta da farmi sentire. È sempre bene che la voce inizi a girare prima dell' annuncio ufficiale. Crea aspettative, dubbi, gossip. Chi sarà invitato e chi no? Cosa si inventeranno i Kykero questa volta? Un buon modo di essere sulla bocca di tutti prima ancora di fare effettivamente qualcosa.

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Scarlett Bloomblight

Indovinate con chi

Vedere Emily così strana mi destabilizza leggermente: non è da lei. Lei è quella che entra in spogliatoio e si cambia spensierata, quella che ha sempre qualcosa di gentile da dire a tutti col sorriso, non una mogia con la testa fra le nuvole.

"Sarà stata solo una sensazione, ma se me ne vuoi parlare ti ascolto volentieri; ho parlato di stasera perché non volevo mettermi in mezzo al tuo pomeriggio." Le dico sorridente, sperando di trasmetterle positività.

Noto poi che segue Tyler con lo sguardo e, guardando anche io, vedo che parla con Cory Edwards. Gli avrà lanciato una mezza minaccia vuota, nulla che funzioni con quella scimmia; bisognerebbe usare qualcosa di un po' più intelligente...

È il tono gelido di Emily a farmi riportare lo sguardo su di lei: per un istante è stato come sentire la presenza di Zarneth.

Tiro un sospiro di sollievo quando lei si alza per andare a parlare con Tyler.

Aspetta, così di corsa a parlargli? Ma non è che...

Un istante dopo quando si volta verso di me per chiedermi se voglio seguirla l'idea che fra loro possa esserci qualcosa è già l'unica cosa che mi passa per la mente; sento il tempo come rallentare mentre la gelosia si fa strada in ogni centimetro del mio corpo.

Per qualche motivo mi appare di nuovo quella figura gigantesca, maestosa e terrificante del bosco e della doccia: il drago. Ma questa volta è diverso: non mi sento soffocare stretta fra i suoi artigli, è lì con gli occhi d'ambra splendenti e le pupille assottigliate; sembra stia puntando qualcosa, che lo voglia assaltare ed azzannare.

LUI... NON PUÒ... AVERLA... EMILY... È MIA... Sento queste parole come un ruggito sommesso. Le ho dette io? Le ho pensate io?

La visione svanisce e il tempo sembra tornare a scorrere normalmente, Emily mi sta fissando, mi ha chiesto se voglio andare con lei a parlare con Tyler.

Mi rendo conto di aver avuto una sorta di blackout di qualche secondo, perché mi sembra che dovrei essere arrabbiata per qualcosa ma non capisco perché.

"Eh? Ah, sì. Vengo con te." Di Tyler non me ne frega niente, ma voglio stare assieme ad Emily.

"Ciao ragazze, ci becchiamo." Saluto le amiche di Emily mentre andiamo via.

Che ca**o è successo?!

Modificato da TheBaddus

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Nathan

Verso l'infermeria e oltre!

Sento il peso del mio corpo che schiaccia i miei passi e la solidità del mondo che mi guida in avanti. La normalità torna presente: quasi banale, quasi... anonima.

L'infermeria ha un odore più accentuato di quello che riesco a tollerare, normalmente, ma è anche confortante, in maniera strana.

"Sto... sto bene, adesso. Non c'è bisogno di... di questo", modulo i miei pensieri in suoni sensati e capisco che non percepisco più alcuna eco nel mio cervello. Sono... libero?

Per il momento, certo. Lo so.

Però è vero che sto meglio.

Devo... fingere? Per reggere la copertura? O qualcosa ancora non va?

'Sono solo... stanco', penso.

"Sono solo... stanco", dico.

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Ana Rivero

Ciao Ciao Eliza

Guardo in silenzio mentre portano via Nathan, come quasi se fosse un appestato. Non ci ha fatto una grandissima figura. Prima spione, poi gli parte la capoccia. Ma almeno ha messo qualcuno al suo posto. Non so se ha messo ha posto la persona giusta, visto che quello che si è preso gli insulti è più Tyler che quell'altro. Oh, bhe, vedremo come va. Il mio pugno vs la faccia di Cory è sempre una possibilità.

Sento una fitta quando Eliza mi risponde così freddamente sul coach. Quasi... diplomatica? non me l'aspettavo. Pensavo sarebbe stata dalla mia parte. "No, no, non ho accusato nessuno. Chiamala un'impressione. Volevo solo sapere se sapevi qualcosa." Faccio spallucce. "Alla fin fine, se andiamo a vedere, io qui sono nuova. Non conosco le storie di tutti". Indico il tavolo dove prima si è commesso il fattaccio. "O perché la gente esplode."

Metto molto le mani avanti. Forse non dovevo parlarne così di getto. Ero sicura, sicura che mi avrebbe che so, almeno consolata. Vabbè, forse è così che è giusto comportarsi.

Così come è entrata nel mio pranzo, mi lascia di colpo quasi senza darmi la possibilità di salutare. Le faccio giusto un cenno debole con la mano. Per un giorno posso dire di avere avuto abbastanza interazioni sociali con lei. Ho imparato qualcosina.

Ora... ora sarebbe ora di rientrare a casa. Forse ho tempo di fare una capatina all'incontro di Max. Cioè, indirettamente. Per caso. Non invitata. Solo per litigare, non per altro. Non dico che dovrei seguirlo... giusto camminare lentamente nella stessa direzione per caso.

  • Autore
comment_1918901

@Voignar @Ghal Maraz

Darius e Nathan - scena infermeria

La signorina Morris osserva Nathan con attenzione e poi rivolge uno sguardo colmo di gratitudine ad Alice e Darius.
«Avete fatto bene a portarlo qui, davvero. Vi ringrazio.»
Accenna un sorriso gentile, poi si fa da parte per lasciar entrare Nathan.
«Clark, vieni… Accomodati pure. Facciamo un controllo veloce, così ci assicuriamo che tutto sia in ordine.»

Mentre accompagna Nathan all’interno del suo studio, richiude la porta alle loro spalle con delicatezza, lasciando Alice e Darius fuori.

@Voignar

Darius Whitesand

Rimani in piedi accanto ad Alice, appena fuori dall’infermeria. La ragazza lascia scivolare lentamente la schiena contro la parete, poi sospira piano, cercando di sciogliere la tensione che la pervade. I suoi occhi, però, sono ancora fissi sulla porta chiusa davanti a voi.

«Che giornata…» dice, con un mezzo sorriso incerto. Poi si volta verso di te. «Non so nemmeno bene che cosa sia successo a Nathan, ma… non l’ho mai visto così. Mai.»
Fa una breve pausa, poi abbassa lo sguardo. C’è qualcosa di profondo nei suoi occhi, una preoccupazione che va ben oltre la semplice amicizia.
«Pensi che starà bene?» ti chiede infine, cercando conforto nel tuo parere.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

La signorina Morris ti accompagna con delicatezza fino alla poltroncina vicino al lettino dell’infermeria. C’è una leggera fragranza di lavanda nell’aria, mescolata a quel profumo dolciastro che porta con sé. Ti sorride con naturalezza, mentre prende uno stetoscopio e il misuratore di pressione.

«Tranquillo, non dovrebbe essere nulla di grave, ma facciamo lo stesso un controllo veloce…» dice, con tono calmo e rassicurante.

Ti misura la pressione, poi ti fa segno di alzare il mento per osservarti meglio gli occhi. La luce della lampadina tascabile ti colpisce brevemente le pupille.
Poggia lo stetoscopio sul tuo petto, prima sul cuore e poi sulla schiena, chiedendoti di fare qualche respiro profondo. «Mm, pupille un po’ dilatate… Ma niente di preoccupante. Pressione leggermente alta, battito un po’ accelerato…»

Annota tutti i dati su una cartellina, poi torna a guardarti.
«Clark… Cos’è successo esattamente in mensa?»

Il suo sguardo non è giudicante, ma premuroso. Ti sta dando spazio per parlare, se vuoi.
«Sappi solo che se hai bisogno… posso anche solo ascoltare. Nessun obbligo…»

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Emily ti guarda e scuote la testa con un sorriso appena accennato.
«No no, tranquilla... stasera va benissimo fare quattro passi. Anche perché oggi pomeriggio ho allenamento, quindi più tardi non potrei proprio.»

Quando vi alzate, le sue tre amiche vi salutano con gentilezza e qualche battutina leggera. Rispondi con un cenno e segui Emily fuori dalla mensa, imboccando il corridoio.

Per un po’ camminate in silenzio, poi è lei a parlare per prima, il tono basso, come se non volesse che qualcuno vi sentisse.

«Mi dispiace un sacco per Tyler…» sospira, le mani strette attorno alla tracolla della borsa. «Nathan oggi è stato davvero un cafone con lui. Non si meritava una risposta così davanti a tutti.»

La voce di Emily non è arrabbiata. È ferma, sincera, quasi addolorata.
«Ty cerca sempre di fare la cosa giusta. Con tutti. Non è perfetto, ovvio, e magari ogni tanto si perde qualcosa per strada... Ma ci mette tutto sé stesso in quello che fa. Sempre.»
Fa una pausa. Ti guarda di lato, ma solo per un istante.
«Pochi vedono davvero quanto lavora. Quanto si impegna. Io invece lo so. Lo vedo. E quando uno come Nathan lo attacca così, fa male. Perché è ingiusto.»

Alla fine raggiungete il cortile esterno. L’aria è più fresca lì fuori, e tra gli alberi e i muretti riconosci subito la zona dove avevi incontrato Tanaka poco tempo prima. Tyler è lì, seduto su una panchina con le spalle leggermente curve. Ha lo sguardo basso, perso nel vuoto, e la mascella contratta. Il suo volto è un misto di delusione e rabbia…

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Quando lasci cadere la frase sulla festa con quell’intonazione volutamente non discreta, con la coda dell’occhio noti subito qualche testa voltarsi ai tavoli vicini. Alcuni ragazzi e ragazze ti lanciano occhiate curiose, come se improvvisamente ti avessero riscoperto interessante. Ma subito dopo cogli anche delle risatine soffocate… brevi, appena percettibili. Non riesci a capire bene a chi o a cosa siano rivolte. Magari stanno ridendo di tutt’altro… eppure il pensiero che possa c’entrare quella dannata foto su Blabber ti si pianta addosso come un chiodo freddo.

Per un attimo la mascella ti si irrigidisce, ma poi ti siedi con le tue sorelle, cercando di non darci peso. Riprendete a pranzare, anche se l’atmosfera è ancora leggermente tesa dopo la scenata di Nathan.

Juno scuote la testa appena nota Emily e Scarlett uscire correndo, probabilmente, dietro a Tyler.
«Ma guarda un po’ quella lì… subito dietro al mio Ty», sbotta, stizzita a bassa voce.

Diana però la interrompe con prontezza, senza neppure guardarla.
«Ok, lasciamo perdere per favore... Torniamo alle cose importanti.»

Si gira verso di te con uno dei suoi sorrisi smorzati.
«Allora, hai già un’idea di quante persone vorresti invitare? Solo quelli della nostra scuola o anche qualcuno da fuori?»

Intanto sfoglia il suo taccuino, sempre presente.
«Ci serve una location… Sempre se non vogliamo fare da noi… poi musica, qualcosa da bere… ovvio… e poi dovremo pensare anche ai contenuti “per Blabber”… Sai com’è, se vogliamo che se ne parli. Ah…» alza lo sguardo mentre prende un morso di mela. «Dovremo anche sentire Satya.» dice, strizzando un occhio in segno d’intesa.

Pian piano, mentre parlate, ti rendi conto che la mensa si sta svuotando. Gli studenti che hanno finito di mangiare o che non hanno più lezioni escono in piccoli gruppi chiacchierando, alcuni con le cuffie alle orecchie, altri con lo smartphone in mano.

@SNESferatu

Ana Rivero

Vedere Eliza andarsene così, con quella leggera indifferenza, ti lascia un po’ con la bocca asciutta. È una sensazione insolita per te… fastidiosa, quasi ruvida.

Per la prima volta, ti ritrovi a pensare che... forse… è così che si potrebbe essere sentito Max stamattina, quando gli hai risposto con distacco e lui ti ha dato della snob. Forse è così che fai sentire gli altri quando ti rifugi dietro quel tuo naturale disinteresse per tutto ciò che è umano, sociale, appiccicoso.

Forse quella distanza che coltivi con così tanta cura... pesa più sugli altri di quanto non avresti creduto…

Sospiri appena, scuoti il capo. Poi raccogli distrattamente le tue cose dal tavolo e lasci la mensa, senza guardarti troppo attorno.

Fuori, il sole ha fatto appena capolino tra le nubi. L’aria è tiepida, l’ora di scuola ormai alle spalle. Raggiungi il cortile. In un angolo, Emily e Scarlett stanno parlando con Tyler. Li riconosci al volo, anche se non riesci a cogliere bene le loro espressioni da quella distanza. Non ti fermi.

I tuoi occhi si muovono… Eliza è molto più avanti. Sta già oltrepassando il cancello della scuola, il passo svelto, deciso, come chi ha una meta precisa e non ha tempo per voltarsi indietro. Svolta a destra, con lo zaino che le pende da una spalla, e sparisce dietro l’angolo degli alberi.

Arrivi anche tu al cancello. Ti fermi. Ti volti un attimo, seguendo con lo sguardo la direzione dove è sparita.

Poi guardi alla tua sinistra.

Da quella parte, la strada curva verso il parchetto. Lo stesso dove Max ti aveva proposto di incontrarvi.

Ti volti a dare un’ultima occhiata alla scuola alle tue spalle… una cosa che forse, col senno di poi, avresti fatto meglio a non fare. A una ventina di metri da te, in direzione del campo sportivo, vedi il coach Moss. Sta camminando con un plico di fogli sotto braccio e le mani in tasca. Quando ti nota, ti fa un cenno, come a voler richiamare la tua attenzione.

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Orion Kykero

Con le mie sorelle

Quando sento le risatine mi giro di scatto, ma non riesco a individuare chi le ha fatte. Mi rimetto subito a sedere, ma non riesco a scuotermi da dosso una sensazione di insicurezza.

Ho davvero bisogno che questa festa vada bene.

Tranquilla Juno. Lo sai che non può competere con te. Dico a mia sorella per tranquillizarla, prima di dare la buona notizia a Diana Per la tua gioia, ho già pensato a Satya. L' ho chiamata proprio oggi, quando gli altri avevano l' ora di religione. Il carico arriva domani pomeriggio. Purtroppo lo consegna quell' idiota di Marcus, ma che ci vuoi fare.... Dice, cuotendo le spalle.

Ho anche preparato una lista di cose sa mangiare e da bere da acquistare, devo solo controllare se ricordo tutto quello che abbiamo a casa. Per la location speravo a casa nostra, anche se ovviamente dobbiamo vedere con mamma e papà. Altrimenti affittiamo il solito locale. Dico, con la praticità di chi cose del genere le ha già organizzate mille volte.

Sicuramente sarà una cosa tra di noi della scuola però. Non vorrei creare casini facendo venire gente da fuori. Per l' attività, prima di decidere meglio aspettare il rituale. Dico con un sogghigno, finendo di mangiare il mio pranzo prima di inizare a rimettere tutto a posto. Diciamo che potremmo rendere la cosa un po' più...interessante se la dea ci aiuta. Dico alle mie sorelle, cercando supporto. Il rituale per chiedere l' aiuto della dea non è certo il mio preferito, il Kykeon è assolutamente disgustoso. Ma se eseguito bene chiunque sia stato a farmi quel torto non vedrà cosa lo ha colpito.

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Nathan

Infermeria, anamnesi

Ormai so che sto bene. Qualunque cosa sia successa, pare esaurita.

Tutto è passato, tranne le conseguenze della mia stupidità.

L'odore di lavanda... è un po' fastidioso. Sento il braccio irrigidirsi sotto la contrazione del... del coso della pressione. Rabbrividisco al contatto del metallo freddo sulla mia pelle.

La luce negli occhi è dolorosa.

La Morris mi fa una domanda che non ha molto senso: che è successo? Davvero qualche ragazzo si confida con una adulta?

Perché ho perso così il controllo? Ero arrabbiato? O... spaventato?

"Che importanza ha? Cosa importa quanto è successo? Credo... no, sono abbastanza sicuro che l'unica cosa che tutti ricorderanno è che mi sono comportato male. E hanno ragione", riesco a dire.

Evito di guardarla in volto: sono già abbastanza a disagio così. Ho sempre evitato il più possibile medici e infermieri, fin dall'incidente nel bosco.

Mi bastava lo psicologo della polizia.

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Darius

Infermeria

Lascio che la signorina Morris porti dentro Nathan, ed io mi metto ad aspettare fuori

Alice sembra ben più spaventata di quanto avrei creduto, al punto che quasi mi scappa un sorriso. Va bene, io già ho fatto il passo più lungo della gamba, arrivando perfino a credere a chissà che razza di possessione, ma alla fine, molto probabilmente, si tratterà solo di un capillare esploso per la troppa pressione

Credo di sì, voglio dire... è naturale che starà bene. Oggi mi da che ha un poco esagerato, se l'è presa troppo sul personale e non si è saputo controllare, un poco di riposo gli farà bene. Tu, invece? Tutto a posto? Pari davvero scossa

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Scarlett Bloomblight

Con Emily nel parco da Tyler

"Ok per stasera allora, più tardi ci sentiamo per un orario preciso." Dico per concludere prima di uscire dalla mensa.

"Hai ragione, Nathan ha esagerato sul serio. Posso capire si sentisse arrabbiato, con Cory Edwards alle calcagna e non appena cerca di difendersi viene attaccato da tutti quanti." La guardo di sbieco, facendo un piccolo ma mesto sorriso. "Ma c'è modo e modo di reagire: così è da fuori di testa."

Poi mentre parla di Tyler, lo difende e lo elogia, sento la sua voce ma inizio a sentirmi stordita, di nuovo il tempo sembra rallentare.

LEI... È MIA... COME OSI... MORTALE...

Quel suono gutturale, quasi ruggito, mi rimbomba nuovamente nella testa, e io mi ritrovo più avanti di dove fossi prima.

Un altro blackout.

Ma che... cosa succede?!

Mi sento confusa, e di nuovo sento che dovrei essere arrabbiata anche se non capisco bene perché.

Ho una vaga idea di quello che ha detto Emily, ma non riesco a ricostruire le frasi nonostante le abbia appena sentite. Per evitare sparare ca**ate le appoggio una mano sulla spalla con fare amichevole e dico qualcosa di abbastanza generico. "Lasciamo che sbolliscano, sono sicura che sistemeranno le cose quando si saranno calmati. Intanto andiamo da lui, un po' di conforto non farà male." Sorrido ad Emily nel modo più dolce e caldo possibile, sperando che riesca a tranquillizzarsi dalla situazione.

Quando usciamo in giardino vediamo Tyler sulla panchina dove poco prima mi ero incontrata con Tanaka ed Emily corre subito da lui io rimango un po' indietro perché inizialmente abbiano più spazio fra loro, in fondo per me Tyler non vale nulla.

Ma di nuovo, ma pare di percepire tutto ovattato, il tempo rallentato.

STAI... LONTANO... DA LEI... È MIA... EMILY... È MIA...TI... TI UCCIDO... TI UCCIDERÒ...

Di nuovo mi rendo conto di aver avuto un blackout: non ho idea di quanto sia durato e cosa si siano detti Emily e Tyler fin'ora, né se me ne sia stata ferma con una faccia da pesce lesso.

Mi rimbombano nella testa delle parole e quella voce gutturale, arrabbiata.

La voce era arrabbiata.

Dovrei essere arrabbiata anche io?

Sento di essere irrequieta ma non ho idea del perché.

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Ana Rivero

Questa giornata scolastica non ha intenzione di finire

Quasi libera da questa giornata super pesante. Eliza alla fine mi ha lasciato con un po' di amaro in bocca... ma domani è un altro giorno. Posso capirla di più domani. Non oggi. Mi basta percepire le ultime molecole del suo profumo, per ora. Non posso seguirla, anche se tutto in me dice che dovrei cercarla ancora. Il mio sguardo e il suo non si incrociano mentre svolta per casa. Non credo pensi a me quanto io penso a lei.

In cuor mio vorrei, specie dopo questo sipario con Eliza, non dico chiedere scusa a Max, ma almeno parlarci. Non me ne pento, perché è pesante, e scherzavo, e comunque non sono nessuno, ma anche lui, però... però qualcosa mi dice che ho sbagliato? Se mi sono sentita così con Eliza, che comunque mi ha trattato benissimo, io che ho fatto fare una brutta figura a Max davanti a tutti non sono migliore. Cioè, alla fine l'ha fatta fare anche lui a me, ma a me di me non importa abbastanza.

Qualche passo e sono fuori da scuola. Non so cosa mi abbia portato a farlo, forse una paterna vena drammatica, forse paura di poter percepire la presenza misteriosa vista durante l'ora di religione. Ma forse era davvero meglio Suor Margaret (o chi per lei). Il coach. Riesco solo a fare qualche altro passo fuori da scuola, ma quando mi saluta mi gelo. Come una statua, ironicamente. Non so cosa fare. Se scappo, penserà che ho qualcosa da nascondere. Se faccio finta di niente, no, niente, non posso farlo, mi ha vista. Se vado da Max farò la figura della snob che porta pure il professore, sicuro salutista bacchettone, mentre loro si fanno cannette in tranquillità. Altro che paranoia da erba, poi.

Quindi... niente. Sto ferma. Aspetto mi parli lui.

Fuori dalla scuola. Così ogni incidente sarà anche più grave. "Giovane studentessa abbordata fuori da scuola da aitante professore". Eliza vuole qualcosa di più consistente? E sia. Anche se magari quel consistente è il volto tumefatto del prof.

Penso a tremila, ma comunque sono ancora ferma. Sguardo perso.

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@Theraimbownerd

Orion Kykero

Alla tua rassicurazione, Juno ti rivolge un sorriso soddisfatto e annuisce con entusiasmo. Da quel momento sembra davvero più concentrata sull’organizzazione della festa… a parte un momento in cui la noti trafficare con lo smartphone, digitando veloce con l’indice, probabilmente su qualche chat o social.

Quando invece spieghi a Diana che hai già pensato praticamente a tutto, vedi un piccolo lampo di disappunto attraversarle lo sguardo. Non è nulla di eclatante, ma la conosci bene: adora pianificare eventi, gestire ogni dettaglio e brillare come regista dietro le quinte. Aveva probabilmente sperato di poter essere più coinvolta. Tuttavia, si riprende in fretta, mascherando il tutto con un sorriso compiaciuto.

«Sempre sul pezzo, Orion! Ormai potrei dire che sei quasi più in gamba di me nel gestire questi eventi!» commenta con una risatina leggera, ma il tono è sincero. Poi lancia un’occhiata a Juno. «Per chiedere a papà possiamo pensarci noi… Sai com’è, difficilmente ci direbbe di no.»

Juno le fa eco con un sorrisino complice, uno di quelli che trasudano consapevolezza: le due gemelle hanno sempre avuto un certo ascendente su vostro padre.

Diana torna a guardarti con una certa intensità, come se la posta in gioco fosse alta. «Però lo sai… è mamma che ha l’ultima parola! Con lei ci parli tu?» La speranza nella sua voce è quasi tenera. È chiaro che, nonostante tutto, quel timore reverenziale nei confronti di vostra madre non l'ha mai abbandonata.

Nel frattempo, la mensa si è ormai quasi del tutto svuotata. Il rumore è calato, i tavoli si sono diradati e le voci attutite sembrano provenire solo da qualche sparuto gruppo rimasto indietro. Non hai più visto rientrare né Tyler né Alice, e per un momento il pensiero corre involontario a loro. Ti chiedi cosa stiano facendo adesso il tuo “rivale” e la tua amica.

Come se avesse percepito il tuo pensiero, Juno si alza improvvisamente in piedi. Si stiracchia con un gesto ampio, quasi teatrale, e per un attimo la felpa si solleva, rivelando il suo addome tonico e piatto, frutto delle ore passate in palestra.

«Beh… mi sono rotta di stare in mensa!» sbuffa, poi riabbassa le braccia e ti guarda con uno sguardo che sa di sfida ma anche d’impazienza. «Che facciamo? Andiamo?»

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Alla tua risposta vaga, l’infermiera Morris resta in silenzio per un lungo momento. Un silenzio denso, quasi palpabile, mentre ti scruta con attenzione. Non c’è durezza nel suo sguardo, ma una specie di valutazione silenziosa. Il tempo sembra dilatarsi. Resti con lo sguardo basso, il peso dell’attesa ti comprime le spalle, finché, quasi per istinto, alzi gli occhi.

E, senza volerlo, il tuo sguardo si sofferma per una frazione di secondo su di lei. La sua camicetta è sbottonata quel tanto che basta da lasciar intravedere, più che mostrare, la curva morbida e tonica del seno. Nulla di esplicito, nulla di volgare… eppure quella femminilità disinvolta ha un impatto. In quel momento capisci il perché tanti ragazzi fanno battute sull’esagerare dei sintomi venire in infermeria… Starà pensando questo ora la gente di te?

Gli occhi risalgono subito e incontrano i suoi, azzurri, profondi e attenti. Deve cogliere il tuo disagio, perché il suo viso si ammorbidisce in un sorriso calmo. Ti appoggia una mano leggera sulla spalla, con un gesto che non ha nulla di malizioso, solo una cura genuina.

«Tranquillo, Nathan… non volevo metterti in imbarazzo. Volevo solo assicurarmi che non fosse successo qualcosa di più serio.» La sua voce è gentile, priva di giudizio. Poi toglie la mano dalla tua spalla e si allontana qualche passo, tornando al suo tono professionale.

«Comunque stai bene, direi. Ho visto che oggi avevate educazione fisica… Probabilmente un po’ di stanchezza, e la discussione in mensa, ti hanno fatto andare un po’ in affanno. Niente di grave.»

Si dirige verso la porta dello studio. Ha già la mano sulla maniglia quando si gira di nuovo verso di te, il sorriso tornato sulle labbra, accogliente.

«Puoi andare… magari oggi pomeriggio prenditela con calma, d’accordo? Evita altre emozioni forti, se puoi.»

Poi apre la porta, tenendola leggermente aperta per te, mentre il suo profumo dolce e discreto si mescola per un attimo all’aria dell’infermeria.

Fuori, ad aspettarti, ci sono ancora Darius ed Alice. Non appena ti vede, la ragazza rilassa le spalle e distende i muscoli del viso in un’espressione di sollievo.

@Voignar

Darius Whitesand

Alice si stringe un po’ nelle spalle, appoggiandosi alla parete del corridoio, accanto a te. Sospira, e quando ti risponde, la sua voce è più bassa, come se stesse cercando di nascondere una parte di sé… senza riuscirci davvero.

«Lo so che può sembrare esagerato… ma non è solo per oggi. È che Nathan… non è il tipo da esplodere così. Non lo è mai stato.» Fa una breve pausa, stringendo nervosamente il laccetto del suo zaino tra le dita. «È sempre gentile. E calmo. Magari un po’… strano, sì. Ma è il suo bello, no?»

La sua voce si incrina un poco sul finale. Non di tristezza, ma di una sincerità che le scappa dalle labbra prima ancora che possa deciderlo davvero.

«Quando Cory ha iniziato con lui, ho pensato solo a quanto potesse fargli male… ma è stata la sua reazione a spaventarmi di più. Non l’ho mai visto così. Era come se fosse… un altro.» Scuote la testa, poi si corregge subito, alzando appena gli occhi su di te. «Cioè… no. Non un altro. Ma una parte di lui che non ho mai visto.»

Poi si lascia andare a un mezzo sorriso amaro, lo sguardo rivolto verso la porta dell’infermeria. «Spero davvero che stia bene. Che sia solo una giornata storta, una di quelle in cui tutto va fuori asse e poi passa. Perché…» si ferma, come a voler dire di più, ma si limita ad abbassare lo sguardo. «Be’, perché ci tengo.»

In quell’istante, la maniglia dell’infermeria si muove. La porta si apre e Nathan compare sulla soglia. Il colorito è tornato normale, lo sguardo è più lucido, la postura più rilassata. È di nuovo lui. O almeno… sembra. Alice lo guarda, e il sollievo che prova è evidente nei suoi occhi, anche se non dice nulla.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Ti fermi a pochi passi da loro. Emily si siede accanto a Tyler, gli appoggia una mano sulla spalla con una naturalezza che ti graffia dentro. Il gesto è così intimo, così spontaneo… come se fosse la cosa più normale del mondo. Come se fosse suo.

Li osservi in silenzio. I loro sguardi si incrociano, si tengono. Un filo invisibile li lega, sottile ma evidente. Parlano… ma le parole non ti arrivano, le senti come ovattate, sommerse in una bolla di rumore bianco.

Poi qualche frammento filtra…

«…non è colpa tua…»
«…cerco di fare il meglio per tutti, ma… non basta mai.»
«…sei bravo, Tyler… sei sempre il primo a metterti in gioco…»
«…mi sento solo… a volte troppo.»

Ti stringe il petto. Una fitta tagliente e gelida. Vacilli appena, un passo che tentenna.
Emily è così concentrata su di lui che non si accorge nemmeno che sei lì.

Non sei invisibile. Ma è come se lo fossi. E allora torna. Quella cosa.

Quella voce.

Profonda, gutturale… non tua. Sembra provenire da non sai quale abisso… da sotto la pelle. Come se fosse sempre stata lì, in attesa.

Non la merita.
Ti ignora. Ti ha dimenticata.
Adesso. Colpiscilo. Fallo crollare. EMILY È TUA.

La senti bruciare sotto le costole, serpeggiare lungo la schiena, pulsare nelle tempie. Un’ondata di rabbia e desiderio che ti monta dentro come un’onda nera.

E lì davanti a te… Tyler, vulnerabile. Emily, troppo vicina lui.

Off game

Non ti stai trasformando nel tuo se oscuro.. Non ancora.. però l’Abisso ha deciso di emergere e di farsi sentire.. di fare sentire la sua voce e di provare a manipolarti… in base alla tua reazione direi che col prossimo giro di post si potrebbero attivare diverse mosse.. mantenere il controllo, scagliarsi contro qualcuno, fuggire.. o anche guardare nell’abisso se provi a sondare questa conversazione interiore.. 🤣🤣

@SNESferatu

Ana Rivero

Rimani ferma. Non ti muovi nemmeno di un centimetro. Ogni fibra del tuo corpo vorrebbe farlo… correre via, scomparire. Ma c’è un’altra parte di te che rifiuta di scappare. Quella che, per quanto fragile o stanca, non vuole cedere.

La senti crescere dentro quella tensione. Ti entra negli occhi prima ancora che nel corpo: il Coach sta arrivando.

Lo vedi oltrepassare il cancello della scuola, passo lento, controllato, come se nulla potesse davvero scuoterlo. Eppure… non ti sfugge quella rapida occhiata alle tue gambe. Una frazione di secondo. Ma l’hai vista. Quella misura sottile, quel silenzioso soppesare. Poi la sua voce:
"Rivero."

È neutra solo in apparenza.

«Ricordati che aspetto la documentazione su quella tua… interessante condizione.»
Fa una piccola pausa, inclinando appena il capo.
«Sai, quella per cui… non sudi. Ho chiesto alla signorina Morris e… Non ne sapeva nulla nemmeno lei… Strano…»

C’è qualcosa nel suo tono, nel modo in cui pronuncia le parole. Non è esplicitamente scorretto. Non dice niente che tu possa “davvero” contestare. Eppure, ogni sillaba ti scivola addosso come una carezza sbagliata.

Come farai a procurartela, quella documentazione? Nemmeno lo sai. Hai inventato. Come tante volte. Ma adesso… il gioco ti si sta stringendo intorno.

«Non voglio trattenerti oltre.» aggiunge infine, con un mezzo sorriso.

E ti lascia andare. Così, semplicemente.

Fai qualche passo nella direzione per raggiungere il parchetto. Il fiato è sospeso, come se non potessi ancora permetterti di respirare davvero. Ti volti appena, una rapida occhiata alle spalle, per istinto più che per scelta.

Lui è ancora lì. Fermo. Ti guarda.

Lo sguardo è malizioso, ma contenuto. Come se si divertisse a restare sempre appena sotto la soglia del sospetto. Appena prima del lecito.

Ti abbozza un sorriso, lento, curvo. Poi si gira…
…e si allontana. Nella stessa direzione in cui poco prima hai visto sparire Eliza.

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Darius

Davanti l’infermeria

Drizzo le orecchie quando Alice menziona un altro, anche se sono abbastanza sicuro lo intenda in un modo del tutto diverso da come lo vedo io

Ma, di nuovo, mi viene il dubbio che potrei aver azzeccato la diagnosi, anche se, a posteriori, conosco troppo poco Nathan da azzardare ipotesi

Tu lo conosci meglio di me, questo è sicuro. Purtroppo le giornate no accadono a tutti, e secondo me è stato solo questo: Nathan non è il tipo da alzare la voce in quel modo, deve aver preso molto, forse troppo, a cuore la situazione di Ben. Questo, il misto di ansia e rabbia, il fatto che non si è trovato di sicuro dalla parte giusta, l’atteggiamento a metà tra ipocrisia e… timidezza di Cory… lo devono aver mandato in confusione

Magari potresti parlarci; perché non lo inviti fuori? Anzi, perché dopo scuola non andiamo tutti a mangiare qualcosa? Potremmo lasciarci alle spalle questo momento no, e trasformare questa giornata in qualcosa da voler ricordare

E, soprattutto, Scarlet non può portare Nathan da nessuna parte, se lo porto io lontano prima

Modificato da Voignar

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Orion Kykero

Uscendo dalla mensa.

Il senso di colpa mi avvolge quando vedo la delusione di Diana. Diamine, sono stato così occupato da pensare a distrarmi da quella foto che non ho pensato a quanto lei ci tenesse. Per fortuna sono ancora in tempo per rimediare. C'è ancora l' attività clou da organizzare dopotutto.

Quando le mie sorelle menzionano papà non posso fare a meno di sorridere. Ha sempre avuto un debole per loro, sarebbe bastato che facessero gli occhi dolci e le avrebbe comprato la luna. Il sorriso però mi si gela sul volto quando menzionano mamma. E' normale che lo chiedano a me, così come loro hanno sempre avuto un rapporto speciale con papà io sono sempre stato il cocco di mamma...ma le cose sono un po' cambiate ultimamente. Non un buon motivo per rifiutarsi comunque.

Certo. Le parlo io senza problemi. Dico con un sorriso un po' forzato, mettendo tutto a posto per uscire dalla mensa con le gemelle. Andiamo, James ci starà aspettando Dico, a Juno e Diana. Il nostro autista è sempre molto puntuale.

Modificato da Theraimbownerd

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Nathan

Davanti alla infermeria

'Come se fosse facile...', ripenso all'ultima raccomandazione della Morris. Tra l'altro, dovrò anche uscire da questo stramaledetto edificio e non penso proprio che attirerò sguardi amorevoli.

Il fatto che Alice e Darius siano ancora qui mi mette ulteriormente a disagio: avrei preferito rimanere da solo.

Mi viene in mente, all'improvviso, il ricordo dell'episodio con Noah, al termine della lezione di ginnastica, e mi chiedo cosa stesse provando lui, in quel momento.

Dopo le accuse di Cory e la scenata con Tyler, vorrei solo sgattaiolare via. Vorrei andarmene... nel Bosco? Sarebbe una buona idea? Sento ancora l'eco di quella strana voce.

"Sto bene, non era niente. Solo... agitazione, credo. Se vogliamo chiamarla così, almeno", parlo, e sento la mia voce spenta, monotona, quasi come se prima mi fossi bruciato le corde vocali.

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Ana Rivero

Fuori da scuola

So che si sta prendendo gioco di me. Lo percepisco. Non so se è tutta una mia impressione, se lo fa apposta, se è un gioco del gatto col topo. Ma io so. O no? Sto capendo male i segnali? Forse ha ragione Eliza, e non dovrei parlare di questi problemi in giro? Anche se il problema col coach rimane, soprattutto per quella mia geniale idea dell'assenza di sudorazione. Non ci posso fare niente se non sudo.

"Strano" ripondo quando parla dell'infermiera "Ero sicura che miei genitori avessero inviato qualcosa. Forse perché non mi impatta più di tanto? Altrimenti forse non potrei neanche partecipare alle sue lezioni, no?. Immagino che sia per questo, i miei genitori mi vogliono a scuola.". Sono rigidissima mentre rispondo. È quasi mnemonico.

"Tranne ora. Ora mi vogliono a casa." Lo dico nel modo più robotico che posso, cambiando direzione ben lontano da casa mia quasi di scatto. Verso Max, tanto ormai il pericolo è superato. Magari non suderò, almeno non per la fatica, ma ora sento... qualcosa provenirmi da dentro. Un formicolio, non un dolore. Come lo statico di uno di quei vecchi televisori che ho visto una volta in cantina da papà. Come se mancasse qualcosa che invece vorrebbe farsi sentire, e palpitare. Come se in questa situazione io dovessi percepire l'istinto di fuggire via. E invece, l'assenza. Non è così che mi sento con Eliza, per esempio. Ma quell'uomo di fango mi riporta quasi alle mie condizioni di fabbrica. Una bella statuina, fatta per servire. Rigida, fredda, meno che umana.

Forse è questo quello che si sente quando si percepisce di essere trattati come un oggetto. Io sono un oggetto. In me non c'è nulla se non quello che mi hanno messo nella gabbia toracica. Quanto vorrei ricevere una martellata ora, che mi vengano staccate di netto parti del corpo. Almeno non mi guarderebbe più nessuno.

Mi allontano a testa bassa verso dove si dovrebbe trovare Max. Che so mi darà l'ennesima batosta nella giornata di oggi, ma so che lo merito. Devo essere punita in qualche modo. Snob, fredda, strana. Ora mi sono anche inventata che non sudo, e dovrò chiedere a mio padre se conosce un qualche medico che possa inventarsi qualcosa per me.

Modificato da SNESferatu

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Scarlett Bloomblight

Sull'orlo del baratro

Non capisco.

Mi sento confusa. SONO confusa.

Mi sento bruciare, ma non come quando provo piacere, non come quando sto sotto la doccia con l'acqua caldissima.

Brucio da dentro, brucia tutto quanto; come se avessi fuoco dentro le vene.

La testa mi pulsa, sento il sudore colarmi lungo le guance e le braccia.

Non c'entra col caldo ma mi sembra addirittura di sentire le ossa delle mani scricchiolare, come se mi si stessero allungando le dita.

Non capisco niente.

Solo rabbia, mi sembra quasi di vedere rosso.

L'unica cosa focalizzata in quella vista è Tyler, nemmeno distinguo Emily.

Quella voce gutturale, quel ruggito grattato: non ricordo ciò che ha detto; non so nemmeno se l'ho sentito bene o se una voce ha parlato davvero.

L'unica cosa è questa rabbia verso Tyler.

Vorrei piantargli gli artigli nella gola e tirare verso il basso fino a fargli uscire le viscere.

I miei pensieri sono ben focalizzati, ma non mi sembra di essere io a formularli, come se non fossi davvero io a pensare.

Cosa?! Artigli? Viscere? Che diavolo?! L'ho pensato io o l'ha detto quella voce? Aspetta, c'era una voce?

La confusione è altissima e il caldo sta diventando soffocante, tanto che faccio addirittura fatica a respirare, mentre sudo ancora di più; probabilmente in faccia sono più rossa di un peperone.

"Emily..." La voce mi esce strozzata, quasi un filo. "Non mi sento benissimo, vado a casa. Ci sentiamo dopo per stasera."

E senza aspettare una risposta mi allontano andando il più veloce possibile per raggiungere casa.

Ho bisogno di fumare. Ma che ca**o succede oggi?

@Loki86

Ottimo input nel tuo post.

Io mi sono visto Scarlett molto confusa, soprattutto per la prima manifestazione seria dei suoi "poteri", o della sua natura per meglio dire.

Visto questo direi che la situazione scatena un bel tiro per fuggire (ho Instabile -1).

Se fallisce e va tutto a put**ne vedremo che succede (mi immagino che si inneschi il Sé Oscuro ma ovviamente dimmi tu)

  • Autore
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@Voignar

Darius Whitesand

Alice ti ascolta in silenzio, lo sguardo fisso da qualche parte tra le mattonelle del corridoio e il vuoto. Quando arrivi alla tua domanda, sospira piano.

«In realtà… oggi pomeriggio avevamo già deciso di passare un po’ di tempo insieme» dice, con un tono che cerca di sembrare casuale ma non ci riesce del tutto. Fa una breve pausa, poi abbassa leggermente lo sguardo.

«Solo che… ora non so più se sia il caso. Magari preferirà stare tranquillo…» aggiunge, e nella sua voce c’è una punta di esitazione, quasi un velo di delusione che cerca di nascondere ma che non sfugge al tuo orecchio.

Proprio in quell’istante, la porta dell’infermeria si apre.

Nathan è lì.

Ha l’aspetto di sempre, o quasi. I tratti sono rilassati, il colore è tornato sulle guance. Lo sguardo è lucido, presente.
Alice si volta di scatto e, nel vederlo, per un attimo il sollievo le addolcisce ogni linea del volto.

@Voignar @Ghal Maraz

Nathan e Darius

Nathan, Alice ti si avvicina d’istinto, con un moto quasi irrefrenabile, come se per un attimo stesse per gettarti le braccia al collo. Ma qualcosa la trattiene… forse la tua espressione ancora un po’ stanca, forse la presenza di Darius al vostro fianco. Si ferma, titubante, a un passo da te.

«Sicuro di star bene, ora, Nat?» chiede con voce bassa ma carica di preoccupazione. Ti osserva con attenzione, un’attenzione insolita per lei, che di solito sembra sempre volare altrove con la mente.

Poi abbassa brevemente lo sguardo, quasi a cercare le parole.

«Se… se più tardi non te la senti di vederci… beh… lo capisco.»
Le parole le escono di fretta, quasi temesse di pentirsene subito. Ti guarda per un istante, incrocia i tuoi occhi con i suoi, ma distoglie subito lo sguardo, rifugiandosi in un punto vago del corridoio.

È chiaro che ci tiene. Ma è altrettanto chiaro che ha paura di metterti pressione.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Esci dalla scuola accompagnato da Juno e Diana, ma anche le loro chiacchiere… che in altri momenti ti avrebbero strappato un mezzo sorriso o un commento sarcastico… oggi ti scivolano addosso. È come se fosse tutto ovattato, come se la tua mente continuasse a ronzare in sottofondo.

Per quanto nessuno ti abbia detto niente direttamente… per quanto nessuno ti abbia rivolto uno sguardo esplicitamente derisorio… quella sensazione resta. Presente. Strisciante. Fastidiosa.
Come se ogni risatina soffocata, ogni occhiata di sfuggita, ogni sussurro dietro un banco fosse rivolto a te. A quella dannata foto.

Solo quando varchi la soglia esterna della scuola, lasciandoti alle spalle l’edificio, l’eco di tutto questo sembra affievolirsi un po’. James, il vostro autista, è già lì ad aspettarvi, come sempre impeccabile in giacca e cravatta. Apri la portiera, lasciando salire prima le tue sorelle, poi prendi posto sul sedile posteriore e, nel giro di una decina di minuti, le luci ordinate e borghesi del centro di Lilac Hollow lasciano spazio alla quieta eleganza delle ville residenziali.

Casa Kykero è lì, in fondo alla curva. Imponente. Un’elegante villa moderna in vetro e pietra chiara, incastonata in un giardino lussureggiante con vialetti curati e siepi scolpite. La piscina, sul retro, riflette il cielo pallido del pomeriggio come uno specchio liquido.

James accosta con la solita precisione, le portiere si aprono, e Juno e Diana scendono rapide, ancora immerse nei loro discorsi su outfit, playlist e inviti per la festa. «Ci vediamo dopo!» ti dice Diana, «Non rubarmi il bagno stavolta!» grida Juno. E in pochi istanti spariscono dentro casa, su per la scala che porta al piano superiore.

Ti ritrovi solo. Il rumore ovattato dei tuoi passi risuona nell’ampio ingresso, su pavimenti in marmo lucidati alla perfezione. Intravedi la figura di Consuela che si muove silenziosa tra la sala e il corridoio. Quando entra in cucina, la senti parlare con qualcuno e capisci subito che si sta rivolgendo a tua madre, anche se non la vedi.

«Signora Kykero, ho finito di risistemare la camera… Posso esserle utile in qualche altro…» interrompe la frase, sentendo il rumore dei passi pesanti delle tue sorelle sulle scale. «Oh.. Credo che le ragazze siano rientrate!»

Ti domandi se, nel suo bigottismo cristiano, nel termine “ragazze” fossi incluso pure tu.

@SNESferatu

Ana Rivero

Il parco dove di solito Max si ritrova coi suoi amici non é molto lontano dalla scuola, eppure il tragitto ti sembra eterno. Cammini con la spiacevole sensazione di essere seguita… osservata da occhi maliziosi… occhi che ti vedono solo per il bellissimo e perfetto involucro esterno con il quale sei stata creata. Ti volti più di una volta. Nulla. Nessuno. Solo il fruscio delle foglie mosse da un vento leggero e qualche macchina in lontananza. Eppure la sensazione resta. Incollata alla pelle come un vestito troppo aderente.

Quando finalmente intravedi il parchetto, una strana emozione ti attraversa lo stomaco… come un nodo che si scioglie. È sollievo? È così che si chiama, quella cosa che senti in questo momento? Sì… probabilmente sì. E il solo accorgertene ti spiazza.

Il parchetto è modesto. Un piccolo angolo di verde strappato all'asfalto: qualche panchina sotto i grossi rami di sempreverdi, un campetto da basket occupato da ragazzi più grandi che giocano rumorosamente, e uno skate park malmesso con qualche rampa arrugginita e graffiti sbiaditi.

Max è lì, a suo agio come solo lui sa essere. Scivola sullo skateboard con movimenti rilassati, lanciandosi in qualche trick semplice mentre ride e chiacchiera con due ragazzi seduti sul bordo del marciapiede. Li hai già visti a scuola, ma non sai come si chiamano. Uno è basso, smilzo, con i capelli neri tagliati corti e un giubbotto talmente largo che sembra inghiottirlo. L’altro è un tipo alto, afroamericano, con un’aria placida e lo sguardo sempre un po’ spento. Entrambi stringono tra le dita delle canne già accese. Ridono.

Poi Max ti vede. Il suo sguardo si alza, ti riconosce… e per un attimo sembra quasi perdere l’equilibrio, come se la tua presenza lo avesse colto del tutto alla sprovvista. Ma non cade. Recupera subito il controllo, con quell'agilità disinvolta che gli è tipica, e ti guarda solo per un istante. Uno sguardo breve. Forse troppo breve.

Poi, senza dire nulla, curva bruscamente con lo skate, dandoti le spalle, e torna verso i suoi amici.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Le voci ti premono nella testa come chiodi incandescenti. Ti rimbombano nel petto, nelle tempie, nella pancia. Ti sussurrano di Tyler. Di quanto meriti di soffrire. Di quanto Emily dovrebbe essere tua, solo tua. Ti spingono, ti strattonano verso di lui. Adesso, Scarlett. Fallo adesso. È debole. Lei ti guarderà. Capirà. Ti sceglierà.”
Ma non lo fai.

Ti senti tremare, ma non ti muovi. Non fai un solo passo verso Tyler. Resisti. Non sai neanche come, ma resisti. Ti afferri con unghie e denti al poco buonsenso che ti resta. Ti imponi di distogliere lo sguardo, di chiudere il cuore a quelle parole venefiche che ti divorano dentro. Emily dice qualcosa, ti parla, sì… ma le sue parole ti arrivano attutite, lontane, come se stessero passando attraverso un muro di ovatta e vetro. Non capisci.

Fai un passo. Poi un altro. E poi ancora.
Ti allontani. Te ne vai. Non corri, ma quasi. Il passo è veloce, teso, come se stessi scappando da un incendio che ti brucia le caviglie.

La voce dentro di te non tace.
Torna indietro. Ora. Lei è tua. Solo tua.
Ma tu la ignori.
Emily ti appartiene. Lui te la porterà via. Non farlo succedere.
Stringi i denti. La voce diventa più dura, più crudele, ma tu la respingi. Continui ad allontanarti, attraversando la cancellata della scuola, infilandoti tra le stradine, senza una direzione precisa.
Scappi.

Non sai quanto tempo passi. Le case diventano più vecchie, più sporche. I muri sono imbrattati, le finestre rotte. Non sei più nel tuo quartiere. Ti ritrovi nella zona malfamata della cittadina, e non sai nemmeno perché.
Hai ancora il fiatone quando ti rendi conto di essere entrata in un vicolo. È stretto, sudicio, e puzza di piscio e muffa. Davanti a te, un vecchio claudicante e malconcio sbuca da una porticina con le pupille dilatate e lo sguardo perso. Ha appena fatto qualcosa… o preso qualcosa.

Poi senti un rumore alle tue spalle. Un fruscio. Una voce.
“Ma guarda chi c’è…”

Ti giri di scatto.
Un uomo sui trent’anni ti osserva con un ghigno storto e occhi pieni di cattiveria. Capelli lunghi e sudici, peli irsuti sul petto che escono da una maglietta col collo a V, giacca di jeans piena di toppe di gruppi metal. Lo riconosci.
Quel bastardo che mesi fa ha provato a metterti le mani addosso durante una trattativa finita male, uno di quei piccoli criminali che si credono re del quartiere. Una feccia nota. Uno spacciatore con legami con una gang locale.

“La piccola putta**lla! Non mi aspettavo di rivederti così presto. Ti sei persa, piccola?”
Avanza di un passo.
“Credevo che fossi più furba. Ma a quanto pare…”
Il suo sguardo ti scorre addosso come melma.
“…ancora non hai imparato.”

Fa un altro passo.
“Questa volta non c’è nessuno a salvarti, bambola. E stavolta… stavolta ho tutto il tempo che voglio.”
Alle tue spalle, il vicolo si chiude. Nessuna uscita. Nessuna via di fuga immediata.
Il suo sorriso si allarga. Malato.
“Ti sei messa nei guai, principessa. Ma guarda il lato positivo: ti farò divertire.”

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