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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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comment_1921603

Ana Rivero

What a day

Vengo presa preda da un estro creativo come poche volte visto prima. Disegnare mi aiuta a concentrarmi, a focalizzare i miei problemi, a capire ciò che è vero. I disegni che riguardano me sono veri, perché sono io che li creo. A volte, mi mostrano ciò che davvero dovrebbe essere la verità. Non so spiegarlo, è come se si mettessero insieme i pezzi della realtà e riuscissi a capire. Come un grande puzzle. Non riesco neanche io a controllare le emozioni dietro questi schizzi, dipende dalla giornata.

Infatti al mio risveglio cosa trovo? Me stessa. Classico. Eliza. Non parliamone. Quell'uomo che non dovrebbe essere nominato (e tra parentesi ieri sono crollata così presto che neanche ho chiesto a padre se mi potesse aiutare con quel certificato). Il pensiero di Darius che mi ritorna nel cervello. Oggi dovrò capire di più. Dovrò sentire Max, per forza. Già è tanto se ne ho il numero...

E infine, quell'ultimo disegno. Mi pare nuovo. Nulla che mi riporti a ieri... se non per quegli occhi. Quelli di Suor Margaret quando ha cambiato essenza. Che sia il vero aspetto di ciò che la possiede? O di ciò che possiede la cappella? Oppure... è un'altra ennesima metafora? Non ci capisco niente.

Strappo il disegno del coach, metto da parte in un quaderno quello della suora e butto nello zaino quello del mostro della foresta. Così, un'altra prova da aggiungere a Max e gli altri. Insieme allo schizzo del mostro, mi porto dietro anche il disegno di Eliza. So che è una pessima idea, ma quell'immagine mi fa sentire a casa. Un po' stupido, da parte mia.

Neanche vado in bagno, prima di scendere. Ho addosso i vestiti di ieri, vediamo se mia madre se ne accorge. Ma prima di lasciare il mio santuario, mando un messaggio a Max. "Vieni a scuola oggi?" Semplice. Non troppo perentorio.

Off game

Ana non ha i numeri praticamente di nessuno. Altrimenti avrebbe potuto semplicemente scrivere a Darius...

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comment_1921639

@Ghal Maraz

Nathan Clark

L’aria fresca del mattino, tipica di una primavera appena iniziata, ti colpisce il viso e ti aiuta a svegliarti del tutto. A differenza del giorno prima, la giornata promette decisamente meglio — almeno sul fronte del tempo. Il cielo è limpido, terso, e il sole comincia appena a filtrare da dietro le fronde lontane della foresta, gettando lunghe ombre dorate sull’asfalto ancora umido di rugiada.

La prima a rispondere al messaggio è tua madre, praticamente subito dopo che hai scritto a Noah.

“Va bene, tesoro! Mi raccomando, fai il bravo!”
La risposta è affettuosa, leggera, la solita nota di normalità che ti accompagna ogni mattina.

Passano circa cinque minuti — ormai sei quasi davanti alla scuola — quando arriva anche la risposta di Tyler.

“Sono già quasi a scuola pure io… Ci troviamo dietro la scuola? Almeno possiamo chiarirci senza un sacco di curiosi attorno…”

Di Noah, invece, nessuna notizia. Nessun messaggio, almeno per ora.

Arrivato al Saint Liliane, noti che i cancelli sono ancora chiusi e in giro ci sono solo pochi studenti sparsi. Alcuni chiacchierano sottovoce, altri se ne stanno in silenzio, intenti a scrollare i telefoni o a sorseggiare caffè ancora fumante da bicchieri di carta.

Fai il giro dell’edificio, diretto verso il punto che hai concordato con Tyler. Per ora non c’è nessuno. Ti guardi attorno, con un occhio sempre un po’ sospettoso — dopo tutto, Cory Edwards è ancora una minaccia. Ma la zona è tranquilla. Nessun movimento sospetto.

Ti appoggi al muretto che costeggia la recinzione, incrociando le braccia.
Il tempo di qualche respiro, e vedi Tyler arrivare da lontano. Anche lui a piedi. Ha lo zaino buttato su una spalla sola, e con l’altra mano ti fa un cenno di saluto mentre si avvicina con passo deciso, ma rilassato.

Ehi, Clark! È molto che aspetti?
La voce è amichevole, il tono quello di chi vuole tenere le cose tranquille, senza attriti.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Ti svegli ancora col corpo che pulsa di un’eco piacevole e profonda, una scia calda lasciata dal sogno e da quell’orgasmo che, onestamente, ti ha svoltato la giornata prima ancora che iniziasse.

Il letto è un campo di battaglia — le lenzuola ammucchiate, il cuscino a terra, mutande scomparse, la prova evidente di quanto la notte sia stata intensa ancora impressa al centro del materasso.

La doccia è il tuo tempio del risveglio. Acqua bollente, vapore che ti abbraccia, e il corpo che lentamente torna vigile. Sotto quel getto ti senti nuovamente potente, come se nulla oggi potesse fermarti.

Scendi in cucina con l’accappatoio addosso e l’asciugamano attorcigliato tra i capelli. Tua madre è già lì, seduta al tavolo. Tazza di caffè tra le mani, sguardo annegato nel giornale. Ti saluta senza guardarti, un semplice cenno del mento. Nessun riferimento a quanto è successo la sera prima. Niente domande, niente accuse. Solo silenzio. Ma va bene così. Meglio così.

Accendi il telefono. Hai una sola notifica. Emily.
«Scusa ancora per ieri, Scarlett… Ci vediamo presto a scuola <3»

Poche parole, ma sufficienti. Ti fanno sorridere un po’, anche se lo nascondi bene.

Quando esci di casa, ti accendi una sigaretta. Cammini con passo deciso, la strada che conosci ormai a memoria ti scorre sotto i piedi. L’aria è frizzante, il sole splende, e tu ti senti semplicemente… potente. C’è una carica dentro di te che ti vibra addosso. Saranno gli effetti dell’orgasmo, o forse solo il fatto che oggi senti di avere il controllo. Di tutto.

Raggiungi la zona dietro la scuola, lì dove avevi appuntamento con Orion. Ma ti fermi. Non c’è ancora.

Ti guardi intorno, ciglia socchiuse per schermarti dalla luce del sole, e li vedi.

In lontananza, Nathan e Tyler si stanno incontrando. Sono lì, a una trentina di metri, proprio ora. Parlano. Non ti hanno notata. Non ancora.

@Voignar

Darius Whitesand

Ti svegli dopo una notte che definirla agitata sarebbe riduttivo. È stata lunga, complessa… snervante.

Ti prepari in silenzio, poi scendi in cucina.

Tua madre è già lì, con una tazza di caffè tra le mani. Accanto a lei, tuo zio.
Appena ti vede, lei ti scruta attentamente, come una che vuole scoprire anche il minimo dettaglio fuori posto. Poi, finalmente, sorride.

«Sono felice di vederti bene, tesoro. Come stai?»
La voce è calda, ma piena di una sottile tensione. È evidente che si è preoccupata.
«Tuo zio mi ha detto che ieri pomeriggio sei tornato con lui, che non stavi bene… è per questo che non sei sceso a cena, vero?»

Dietro di lei, tuo zio fa una smorfia. Solleva appena le mani e scuote la testa, mimando qualcosa tipo: non le ho detto niente, tranquillo.
Poi interviene con un tono finto casuale:
«Probabilmente qualcosa di sbagliato mangiato alla mensa, no? Sai com’è… certe volte basta poco. Avevi una faccia...»

Ridacchia, poi però ti osserva con quella strana curiosità trattenuta a fatica, come se morisse dalla voglia di rimanere da solo con te per capire.

«Sicuro di stare meglio??»
Ti fissa per un istante… Poi aggiunge:
«Vuoi che ti accompagni a scuola? Così magari facciamo due chiacchiere lungo la strada…»

@Theraimbownerd

Orion Kykero

La cucina profuma di pane caldo, marmellata e caffè. È l’odore rassicurante che accompagna ogni mattina in casa tua, anche se oggi, mentre entri con passo composto e l’aria perfettamente scolpita dal trucco, sembra che tutto si fermi un attimo.

Consuela è la prima a notarti. Si gira dal lavello, ti regala uno dei suoi sorrisi sinceri e affettuosi. «Buongiorno, signorino Orion.»
La sua voce è piena di calore, come sempre. Ma i suoi occhi, in quel breve secondo in cui ti osservano il viso, tradiscono un attimo di esitazione. Il trucco più marcato, l’ombra sulle guance, l’intensità del tuo sguardo: lei lo vede.
E non approva.

Tua madre arriva pochi istanti dopo. Silenziosa, elegante, il passo deciso sui tacchi anche prima delle otto del mattino.
«Buongiorno, Orion.» Lo dice senza esitazioni, ma il suo sguardo incrocia il tuo come una lama su seta. Vede tutto. Il messaggio. L’intenzione. La sfida.
Ma non raccoglie.
Ti studia con lo stesso volto imperscrutabile con cui gestisce consiglieri, ambasciatori e avversari. Non sei diverso oggi: sei un enigma da trattare con strategia. Nessun commento. Nessuna reazione.

Poi arrivano Diana e Juno. Juno, come sempre, porta luce con sé.
«Ciao a tutti!» dice con l'entusiasmo contagioso di chi ama ogni nuova giornata come un dono personale. Abbraccia Consuela di slancio, dà un bacio sulla guancia a vostra madre e poi ti sorride con affetto.

Diana, più attenta, ti squadra un attimo e capisce. «Stai benissimo, Orion.»
Non è ironia, è sincera. Tua madre, a quel punto, cede. Solo un poco.
«È sempre interessante vedere quanto impegno metti nel definire la tua immagine. Spero che anche la tua sostanza sia all’altezza della forma, oggi.»
Il tono è leggero, il sorriso cortese. Ma l’affondo è lì, sotto la superficie, come una lama d’avorio: elegante e pericolosa.

Consuela, come a voler sciogliere la tensione, annuncia:
«Il signor James è già fuori. L’autista vi aspetta, ragazze.»
Juno e Diana iniziano a muoversi, prendendo zaini, giacche, borse. Tu resti ancora un attimo, quasi a voler lasciare la scena per ultimo, come conviene a chi ha il ruolo centrale.

Prima che tu possa uscire, però, tua madre ti ferma. Ti si avvicina e ti dà un bacio rapido sulla guancia, freddo, perfetto, misurato… e ti dice con tono gentile ma fermo:

«Orion, domani pomeriggio dovrai tenerti libero. Nessun impegno, nessun favore in sospeso. Sarà con noi in visita la Somma Sacerdotessa di Chicago, Madre Elain D'Arques. Ci tiene a conoscere le mie figlie. E io ci tengo che lei ti conosca.»

Ti guarda un attimo più a lungo del solito, poi si volta. Tu resti lì, un istante appena, a raccogliere il peso delle sue parole. E poi esci.
Il giorno è appena cominciato. E il palcoscenico ti aspetta.

@SNESferatu

Ana Rivero

La discesa in cucina è lenta, quasi rituale. I passi lievi sulle scale sembrano pesare il doppio stamattina, come se l’aria stessa fosse più densa. Appena entri, la voce calda di tuo padre ti accoglie prima ancora che tu lo veda.

«Buongiorno, piccola mia.»
Ti raggiunge con pochi passi, ti stampa un bacio sulla fronte… quel gesto che ti ha sempre fatto sentire più bambina che figlia. Poi si scosta appena e ti osserva. C’è sempre quello sguardo in lui. L’ammirazione di un artista di fronte alla propria opera riuscita. Appena incrocia i tuoi occhi… ancora cerchiati, spenti e scocciati… qualcosa però cambia. È solo un’ombra, un millimetro sul volto, una crepa microscopica nella sua maschera perfetta. Ma la vedi. É un uomo intelligente, gliene devi rendere atto… Sa che non tutto va come dovrebbe.
E nel silenzio del suo sguardo c’è quella consapevolezza scomoda: perfetta nell’aspetto, ma così spigolosa nel carattere.
Ti voleva luminosa, come la madre. Ma sei venuta vera, come una lama arrugginita. Bella, ma tagliente.

«Come va la scuola, Ana?»
La domanda è semplice, ma gli serve per scacciare quel pesante rammarico che hai letto sul suo volto.

Poco dopo entra in cucina anche tua madre, solare come il primo giorno d’estate.
«Amore! Ma sei già sveglia! Che gioia vederti giù così presto!»
Ti stringe un po’ troppo forte, ti bacia con troppa insistenza, sorride con troppa luce. È l’unica in casa a non vedere i bordi frastagliati del tuo umore, o forse sceglie di ignorarli.
Per lei sei sempre la sua adorabile bambina, anche quando ti trascini giù con i vestiti del giorno prima e le occhiaie di un temporale.

Fate colazione insieme.
Tuo padre legge il giornale, tua madre parla del tempo, della spesa, di un nuovo ristorante che vorrebbe provare.

Poi il telefono vibra. Lo tiri fuori forse con una certa ansia… chissà perché, speravi davvero che Max rispondesse.
“Certo che vengo! Troppo assurdo non esserci oggi!”
Lo leggi due volte, e non riesci a trattenere un mezzo sorriso. Tipico Max.

Tuo padre nota tutto. Vede il telefono, vede il sorriso. E la speranza, flebile ma testarda, gli si accende negli occhi.
«Un’amica o un amico?»
Lo chiede con quel tono da padre che cerca di non invadere, ma non riesce a contenere la speranza. Per lui sei sempre troppo sola.

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Nathan Clark

I mattinieri

"Ciao Tyler. No, tranquillo, sono appena arrivato", dico, e mi scopro più tranquillo di quanto pensassi: le milleduecento volte che ho già vissuto questa conversazione nella mia testa mi avevano fatto raggiungere livelli di ansia leggendari, però... boh, adesso sono qui, ho realizzato di essermi comportato come un idiota e Ty è il solito santo.

Ooooooooooook.

"La taglio corto, Ty, anche perché c'è poco da dire e, se ti conosco, hai almeno altre trentasette cose diverse da fare prima di entrare in classe. Compreso lo schivare le tue fan!", sdrammatizzo da vero geek (tanto, ormai, la mia figuraccia è leggendaria, quindi non posso peggiorare).

"Come ti ho scritto, volevo davvero chiederti scusa. E farlo per bene, di persona: mi sono reso conto di essere esploso, ero andato totalmente fuori di testa, e me la sono presa con te, che non avevi nessuna colpa. Non c'entravi proprio nulla: Ben ha ragione, tu sei un bravo ragazzo. Mi sa che sei lo stampino del bravo ragazzo... Ero io a essere letteralmente fuori di me, lì, in quel momento (e forse ľhai magari notato...): non so dirti se me la stavo facendo sotto perché avevo sfidato apertamente Cory, o se era adrenalina, o cosa", spiego, tutto d'un fiato. Ho paura che, se mi fermo, poi non ricomincio.

"E credo anche che aver fatto quel che ho fatto, come ľho fatto... beh, non è stata una gran furbata. Però Cory non è facile da colpire e, beh, a volte facciamo c@$$@te convinti di fare il giusto. Quindi, eh... ecco, ti prego di scusarmi, se ti va. E ti prometto che me la prenderò con Cory in maniera diversa: niente spiate e niente casini alla squadra".

A questo punto, lo guardo, lo studio e aspetto: ho detto abbastanza, non voglio certo umiliarmi. Ho fatto uno scivolone, vero, ma non mi dispiace comunque averla messa in quel posto a Cory: se le merita tutte.

Se Ty accetta le mie scuse e le mie spiegazioni, bene; altrimenti, a posto comunque, quel che dovevo fare, ľho fatto.

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Ana Rivero

A casa di una simpatica famiglia di Stepford

Appena varco la cucina so che mi toccherà l'interrogatorio che mi sono persa ieri. Diciamo però che oggi vedo mio padre e mia madre quasi più rilassati. Meno ansie rispetto al solito. Nessuna manfrina sul fatto che sono tornata a casa e neanche ho cenato. Tanto sanno che potenzialmente mi serve a poco, no? Rimango per loro sempre una stupida statuina. Non si fidano di me, ma hanno paura a dirmelo. Non mi fanno troppe domande su quello che mi succede. Si tengono sul generico.

Non posso mentirgli troppo, però. Uno, perché avendomi fatta su commissione credo abbiano anche una buona idea dei miei segni di quando mento. Due, perché almeno mio padre è furbo, si è creato un impero qui in paese. Tre... hanno abbastanza soldi e testa dura da fare le domande nei posti giusti per scoprire se qualcuno gli sta mentendo. Non ho abbastanza voglia di mentire direttamente, almeno con loro. Però mi piace mentire per omissione, dire e non dire.

"Poco buon giorno, mi tocca tornare in quella prigione." Sbuffo in maniera volutamente esagerata. La scuola non mi sta davvero pesando. È la gente. "Non credo che quel posto mi formi davvero. So già tutto quello che mi serve".

Mi siedo a tavola, oggi trangugio le cose con calma. Per non destare sospetti. Sono una figlia normale in una casa normale e non mi è morto nessun conoscente davanti alla faccia ieri. "Scuola va. Stesse cose di sempre. Sono circondata di idioti. Qualche idiota è anche simpatico".

In quel momento mi vibra il telefono. Quel stolto di Max. Almeno non pare ce l'abbia con me, per fortuna. Dopo quello che devo mostrargli, spero ne abbia anche di meno. "Mmm diciamo che è un test di amico. È idiota, simpatico." rispondo alla speranza paterna. Mi butto un toast in bocca al volo, parlo mugugnando. "Giuro che non c'è niente tra noi. Cinquantapercentoamico, neanche amico completo."

So che gli dà fastidio che io passi gran parte del tempo chiusa a casa, o chiusa in questo paese a girare da sola. So che la scuola per loro è solo un pretesto per farmi incontrare gente, o avrebbero continuato con i tutori come prima, e non avrebbero speso tutti quei soldi per farmi avere dei documenti decenti in poco tempo. Lo so. Sono pesanti uguale. Non posso dargli troppa soddisfazione, ecco.

In quel momento mi torna in mente l'innominabile individuo di educazione fisica. Interrompo mia madre senza pensarci. Povera donna. "Ah. Potrebbe, e dico potrebbe, esserci stato un piiiiccolo problema durante educazione fisica." Mi alzo in piedi e mi metto a pulire il tavolo, anche se nessuno me l'ha chiesto. Almeno non li guardo in faccia mentre parlo. "Credo che il coach stia intuendo qualcosa sulla mia condizione. Nulla di serio, ma quando ho corso ha capito che mi sono limitata troppo, e ho mentito dicendo che ho un problema di sudorazione." Su questo meglio non mentire con i miei. Mi è utile averli vicini in questo, o sono cavoli di tutti. "Non mi sono esposta troppo, però ora vuole una qualche documentazione per dire che sudo poco, e che per questo non posso sforzarmi troppo, o qualcosa del genere. Conosci qualcuno, padre? Un medico di fiducia?"

Sì, mio padre lo chiamo padre.

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Darius

La mattina

Mi alzo dal letto con ancora meno voglia del solito, ho dormito malissimo, pensando e ripensando a ciò che è accaduto ieri. Senza troppe speranze, controllo che il marchio sia ancora lì, e senza troppa meraviglia lo trovo esattamente dove l'ho lasciato ieri sera

Scendo in silenzio a far colazione, ma quando trovo mia madre in cucina, preoccupata, mi sforzo di fare un sorriso

Tutto bene mamma, devo aver esagerato con qualcosa in mensa... ieri sera ero tutto un crampo allo stomaco, non ce la facevo proprio a mangiare

Per un misto di terrore, dolore e confusione, ma questo magari evitiamo di dirlo

Sì zio, se mi accompagni è meglio... non vorrei fare tardi, e non so se le gambe mi reggono dico, ridendo un poco per smorzare la tensione

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Scarlett Bloomblight

Il mattino ha l'oro in bocca

L'energia che sento stamattina è imparagonabile, e quando vedo Zarneth seduta al tavolo intenta a leggere il giornale non mi scompongo, limitandomi a replicare il cenno col mento per una mera cortesia, anche se non se lo meriterebbe.

Quando vedo la notifica di Emily, soprattutto il cuore alla fine del messaggio, sento che questa giornata non potrebbe cominciare in un modo migliore: non è quell'euforia strabordante che ho provato ieri dopo aver messo al suo posto Tanaka, è più come se mi sentissi in grado di fare qualsiasi cosa oggi, una sorta di emanazione di energia che potrebbero percepire anche gli altri. In ogni caso poco importa, finché mi sento al top farò in modo di restarci.

Figurati Emily, spero che tu sia riuscita a riposare. A fra poco 🥰 Le mando una rapida risposta mentre sorseggio il caffè.


Quando arrivo nel punto dove dovrei incontrarmi con Orion ma non lo vedo faccio per accendermi un'altra sigaretta, quando noto Nathan e Tyler poco più lontano. Giusto, Emily aveva detto che Nathan voleva scusarsi. La vista di nessuno dei due mi provoca particolari emozioni in questo momento, ma decido di mettere via la sigaretta e farmi leggermente più vicino stando nascosta, giusto per sentire che si dicono. Non si sa mai quali informazioni potrebbero rivelarsi utili; meglio sfruttare il tempo in attesa di Orion. E soprattutto che questi due non ci vedano passarci dell'erba.

@Loki86 offgame

Tiro di Mantenere il Controllo per non farsi beccare? Anche se sinceramente Scarlett è molto tranquilla e non spaventata.

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Orion Kykero

Andiam, andiam, andiamo a lavorar

La disapprovazione di Consuela è quasi peggiore di quella di madre. Quasi. Forse è un po' troppo per lei, lo so. Ma è a malapena abbastanza per me. Ringrazio Diana con un sorriso sincero, dicendole "Grazie, quella matita che mi hai regalato è stata utile oggi". So quanto le piace sapere di aver fatto regali apprezzati. Incasso la frecciatina di mia madre senza rispondere, mangiando velocemente la colazione anziché reagire. A volte vale la pena aspettare.

Quando mamma mi avvisa dell' arrivo dell' alta sacerdotessa domani faccio buon viso a cattivo gioco. Ma certo mamma, mi terrò libero. Dopotutto E qui sta l' affondo prima di andare. Come futuro alto sacerdote dovrei conoscere i membri importanti del culto. In due possono giocare a questo gioco mamma. L' idea che la Dea possa avere un alto sacerdote è ovviamente blasfema oltre ogni immaginazione, ma non le dò il tempo di replicare prima di uscire per andare a scuola.

Raggiungo James e le mie sorelle, e in breve tempo stiamo a scuola. Quando scendiamo però le mando avanti dicendo. "Voi andate pure, devo vedermi un attimo con Scarlett nel boschetto fuori scuola. Arrivo subito."

Nel bosco con Scarlett

Mi incammino nel bosco, le foglie cadute che crepitano sotto i miei piedi. Non mi ci vuole molto per intravedere Scarlett, con la sua chioma infuocata. E' nascosta dietro un albero, ma dalla prospettiva di Orion che le sta arrivando alle spalle si vede benissimo. I passi di Orion si fanno più silenziosi, più cauti. Solo quando le è abbastanza vicino sussurra. "Visto qualcosa di interessante Scarlett?" con un sorrisetto da schiaffi sulla faccia. Sporgo il collo per vedere oltre l' albero, tentando di darmi da solo una risposta alla domanda. Più in lontananza vedo le forme di Tyler e Nathan. Una fitta di...qualcosa, una sensazione spiacevole che sicuramente non è gelosia mi attraversa il petto quando li vedo parlare insieme. Magari si vorrà scusare per ieri....o fargli ancora più male. In entrambi i casi non mi interessa adesso. Dico a me stesso in tono risoluto.

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Scarlett Bloomblight

@Theraimbownerd nel bosco con Orion

Sono concentrata ad ascoltare la conversazione tra Nathan e Tyler, quando la voce di qualcuno alle mie spalle mi riscuote: riesco giusto in tempo a portarmi le mani alla bocca per non emettere suoni e mi giro di scatto per vedere chi ha parlato: è Orion.

"Come ti salta in mente di esordire così prendendo qualcuno alle spalle?" Gli dico a bassa voce, col tono misto fra scocciato e divertito; passato lo spavento è stata una bella mossa, e soprattutto ci vuole ben altro per mettermi in difficoltà oggi. "Alcune ragazze potrebbero non apprezzare." Aggiungo in battuta con un pizzico di malizia.

Per quanto riguarda la sua domanda invece mi limito a scrollare le spalle, ha già sporto il collo per guardare cosa stessi osservando da nascosta dietro l'albero. Gli faccio poi cenno di allontanarci un po' e addentrarci in un altro punto della foresta. "Non vorrai che qualcuno ci veda così, soprattutto vicino a quei due." Aggiungo sempre a bassa voce.

  • Autore
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@Ghal Maraz

Nathan Clark

«Ehi, Nate… davvero, tranquillo. Va tutto bene.» Ti sorride mentre parli.

«Ti capisco, sai? Non dico che sia stato facile beccarsi quell’attacco dal nulla, eh, ma... posso immaginare com’eri messo in quel momento. E poi, diciamocelo, Cory è un cazzone. Lo so. Lo sappiamo tutti.»

Si passa una mano tra i capelli, sbuffando piano.

«Il fatto è che… alla fine però hai toccato un tasto dolente per me… Avevi ragione… a volte ho chiuso un occhio. Più di una volta. Non perché non mi importasse, ma perché… beh, Cory è forte. È fondamentale per la squadra. E io… io tengo tanto alla squadra. Forse troppo. Ma sì, ci ho costruito sopra tanto, e a volte faccio fatica a separare le cose. Allenamenti, partite, risultati. A volte diventa tutto così grande che... il resto scivola un po’ via.»

Fa una pausa. Non per effetto scenico. Solo perché, per un attimo, forse si sente schifosamente colpevole.

«Ho cercato, ogni volta che potevo, di difendere chi finiva nel suo mirino. Davvero. Ma non riesco a esserci sempre, non riesco a vedere tutto. E questo mi dà fastidio. Perché, se c’è una cosa che voglio essere, è uno che fa la differenza in positivo, non uno che guarda altrove.»

Ti guarda negli occhi, serio. Nella sua voce non c’è finzione o voglia di apparire… La tua parte fatata ti fa intuire che è sincero… al cento per cento.
«Quindi sì, anche io ti chiedo scusa. Per non aver visto. Per non essere intervenuto prima.»

Poi, lasciando cadere un po’ la tensione:

«Comunque… ieri, all’allenamento, ho parlato con Edwards. Gli ho detto di lasciarti in pace. Gli ho detto chiaramente che se ha problemi con te, può parlarne con me.»

Inarca un sopracciglio, un po’ scettico.

«Non ha detto nulla, ma ha fatto quel suo solito sorrisetto del cavolo. Come a dire “sì sì, ho capito” mentre in realtà sta già tramando qualcosa. Quindi... tieni gli occhi aperti, ok?»

Ti da una pacca leggera sulla spalla.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Ti avvicini furtiva. Il vicolo che dà sul boschetto dietro alla scuola é praticamente deserto ad esclusione di voi tre. Dopotutto avevi scelto questo come punto di scambio con Orion proprio per avere una massima discrezione. Riesci ad avvicinarti non vista, quel tanto che basta per cogliere parte della loro conversazione. Ti nascondi dietro il grosso tronco di un albero ai limiti del boschetto. Sta parlando Nathan… il suo tono è tranquillo.. quello di una persona che vuole scusarsi e chiarirsi con calma.

"…ero andato totalmente fuori di testa, e me la sono presa con te, che non avevi nessuna colpa. Non c'entravi proprio nulla: Ben ha ragione, tu sei un bravo ragazzo. Mi sa che sei lo stampino del bravo ragazzo... Ero io a essere letteralmente fuori di me, lì, in quel momento (e forse ľhai magari notato...): non so dirti se me la stavo facendo sotto perché avevo sfidato apertamente Cory, o se era adrenalina, o cosa… E credo anche che aver fatto quel che ho fatto, come ľho fatto... beh, non è stata una gran furbata. Però Cory non è facile da colpire e, beh, a volte facciamo c@$$@te convinti di fare il giusto. Quindi, eh... ecco, ti prego di scusarmi, se ti va. E ti prometto che me la prenderò con Cory in maniera diversa: niente spiate e niente casini alla squadra".

Tyler lo osserva per tutto il tempo con un sorriso stampato in fronte. Non lo stesso sorriso che gli hai visto nel sogno… un sorriso più benevolo, sincero. Alla fine gli risponde.

«Ehi, Nate… davvero, tranquillo. Va tutto bene…Ti capisco, sai? Non dico che sia stato facile beccarsi quell’attacco dal nulla, eh, ma... posso immaginare com’eri messo in quel momento. E poi, diciamocelo, Cory è un cazzone. Lo so. Lo sappiamo tutti.»

Si passa una mano tra i capelli, sbuffando piano.

«Il fatto è che… alla fine però hai toccato un tasto dolente per me… Avevi ragione… a volte ho chiuso un occhio. Più di una volta. Non perché non mi importasse, ma perché… beh, Cory è forte. È fondamentale per la squadra. E io… io tengo tanto alla squadra. Forse troppo. Ma sì, ci ho costruito sopra tanto, e a volte faccio fatica a separare le cose. Allenamenti, partite, risultati. A volte diventa tutto così grande che... il resto scivola un po’ via.»

Fa una pausa.

«Ho cercato, ogni volta che potevo, di difendere chi finiva nel suo mirino. Davvero. Ma non riesco a esserci sempre...»

Alle tue spalle la voce di Orion ti fa sobbalzare, distraendoti dalla conversazione.

Off game

Da qui continuate pure tu e Orion.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Lasciate le tue sorelle gemelle, ti dirigi in direzione del vicolo sul retro della scuola, quello che dà sul bosco. Non sai bene nemmeno tu se sia una buona idea, ma decidi di arrivarci non per il vicolo asfaltato, ma addentrandoti direttamente nel bosco. Non è sicuramente il tuo ambiente, camminare così tra gli alberi è nella natura potrebbe sicuramente rovinare e sporcare i tuoi vestiti puliti e di conseguenza la tua immagine… Tuttavia, preferisci non farti beccare da nessuno in compagnia di Scarlett, soprattutto mentre state facendo certi scambi di questo tipo.

La vedi nascosta dietro un albero… sembra intenta a origliare qualcosa e, di fatti, vedi nel vicolo, poco più avanti, Nathan e e Tyler intenti a discutere con calma. Quando ti avvicini a lei non si accorge della tua presenza finché non le parli.

Off game

Da qui procedi pure con Scarlett..

@Voignar

Darius Whitesand

Il rumore regolare del motore accompagna il silenzio carico tra te e lo zio. Solo dopo qualche minuto, mentre la strada verso la scuola si distende davanti a voi, Samuel rompe il silenzio, senza togliere gli occhi dalla strada.

«Darius... stai bene davvero?»

La domanda è semplice, ma il tono no. È serio, quasi esitante. Sa bene che c’è di più.

«Guarda che puoi dirmelo. Tua madre non c’è adesso, quindi lascia perdere le scuse da due soldi sul cibo della mensa.»

Fa una pausa. Il suo sguardo si fa più attento, anche se resta concentrato sulla guida.

«Ieri, quando ti ho trovato là fuori... sembravi mezzo svenuto. Non avevi colore in faccia. Sbiascicavi parole che non si capivano… come se stessi sognando a occhi aperti, o peggio.»

Ti lancia un’occhiata fugace, come a cercare conferme, o forse a pesare le tue reazioni.

«Non ti sto facendo il terzo grado, lo sai. Ma mi sono spaventato. Davvero.»

La macchina rallenta leggermente mentre si avvicina a un incrocio.

«Hai un’idea... di quello che ti è successo ieri? O qualcosa che dovrei sapere? Perché se c’è anche solo una possibilità che tu ti stia cacciando in qualche guaio più grosso di quello che pensi, beh, ho bisogno di saperlo.»

Poi, con voce un po’ più morbida:

«Non sono qui per giudicarti. Solo per aiutarti. Ma posso farlo solo se mi lasci entrare.»

Lo zio torna a guardare avanti, lasciandoti spazio per parlare. Senza fretta. Ma in quell'attimo, capisci che non è una delle solite frasi degli adulti. Lui parla sul serio.

Ieri, quando hai provato a spiegargli, le tue parole sono uscite come un rumore incomprensibile… Sarà così anche oggi? Hai un simbolo sul petto che risale fino alla base del collo… sai che in parte è visibile dal collo della maglietta… eppure ne lo zio ne tua madre sembrano essersene accorti. Possibile che non lo vedano?

@SNESferatu

Ana Rivero

“Cinquantapercentoamico, neanche amico completo.”

Tuo padre ti guarda sopra la tazza di caffè, ripetendo le tue stesse parole. Il suo sguardo è lungo, indagatore, poi lascia uscire un breve sospiro dal naso e scuote appena la testa. Ma stavolta non sembra deluso. Forse... sollevato.

«Va bene così. L'importante è che ti stia sforzando. Non per me, per te stessa. Ne riparleremo tra un po’, sono sicuro che capirai che è la strada giusta. E fidati, non te ne pentirai.»
Pausa. Sorseggia ancora. Poi aggiunge con tono neutro, ma deciso:
«Sono felice per te, Ana.»

Al tuo accenno al coach, invece, si irrigidisce appena. Le dita tamburellano un secondo sul bordo del piatto. Non ti interrompe. Ascolta.

Quando parli del medico, resta pensieroso. Gli occhi si socchiudono, come se stesse già rivedendo mentalmente le connessioni giuste da muovere.

«Ci penso io» dice infine. «Contatterò il dottor Delaney. È affidabile e... discreto. Ha già sistemato un paio di carte in passato per certe urgenze.»
Ti guarda stavolta con uno sguardo più duro, meno da padre affettuoso e più da uomo d'affari. «Ma mi raccomando… non metterti troppo in mostra davanti agli altri. Se ti becca davvero, dovrò fare molto di più che falsificare un certificato. E a quel punto, le cose si complicherebbero anche per te. Capito, Ana?»


Quando finalmente esci da casa, il cielo è limpido, il sole ancora basso, ma già forte abbastanza da creare ombre nette sui marciapiedi bagnati di rugiada. Alcuni passanti vanno di fretta, altri sembrano addormentati sui loro stessi passi. Il fiato gli esce dalle bocche come piccoli spettri in dissolvenza, indice che probabilmente il freddo é ancora pungente.

Mentre superi l’angolo tra Rose Street e l’incrocio col vialetto che porta alla Saint Liliane lo sguardo però ti cade su una persona in particolare: Eliza.

È lì, accovacciata accanto a una bimba piccola: bionda, magra, codini storti e un giaccone che probabilmente era di qualcun altro prima. C’è tenerezza nel modo in cui le sistema una ciocca dietro l’orecchio, nel gesto con cui le sfiora la testa e le dà un piccolo bacio sulla fronte. La bimba sorride, poi si gira e corre goffamente verso l’ingresso dell’asilo. L’insegna è scolorita: “Lilac Hallow Nursery.”

Eliza si rialza, si gira, e ti vede. Si blocca. Un secondo di silenzio tra voi, rotto solo dal rumore dei passi e qualche uccellino che cinguetta lontano.

Il suo sguardo non è quello di ieri. È morbido, seppur diffidente. Come se tu l’avessi colta in un momento in cui le era permesso essere più umana.

Poi, con voce bassa, ma ferma, ti saluta.

Modificato da Loki86

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Orion Kykero

Nel bosco con Scarlett

Non volevo distrarti, sembravi così interessata allo show...dico in tono sarcastico, ma con il sorriso sulle labbra. Seguo Scarlett più in profondità nel bosco, stando attento a non scombinarmi vestiti e soprattutto il trucco. Con quello che mi ci è voluto per fare un'ombra di barba decente non me la farò certo togliere da un ramo vagante.

Quando finalmente ci fermiamo sono io a prendere la parola. Estraggo la partita di droga dal mio zaino, offrendola a Scarlett. Tutto quello che avevi chiesto, e della migliore qualità. E per una volta non dovrai pagare neanche un dollaro.

Non è certo per soldi che faccio questo dopotutto. Certo, è bello avere contanti di cui mia madre non sa niente, ma posso tranquillamente sopportare di andare in perdita oggi. Da Scarlett voglio qualcosa di molto più prezioso. Informazioni.

Modificato da Theraimbownerd

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Scarlett Bloomblight

@Theraimbownerd Nel bosco con Orion

Mi addentro nel bosco assieme ad Orion per allontanarci da qualunque persona possa vederci nei paraggi, e quando troviamo il punto lui prende subito fuori la busta.

Non vuole soldi? Qui c'è sotto qualcosa... O molto più probabilmente gli servono informazioni su qualcosa o qualcuno; un favore per un favore alla fine.

Capita l'antifona faccio un sorrisetto malizioso mentre la "maschera" da affarista inizia a palesarsi sul mio volto andando ad incidere su alcuni tratti; si può notare un leggero cambio di espressione. "È già un po' che facciamo affari Orion, e tu non regali mai niente; che cosa ti serve? Informazioni? O vuoi che faccia qualcosa per tuo conto?" Nel frattempo prendo fuori dallo zaino il sacchetto profumato che uso di solito per tenere i panetti di erba quando compro un carico grosso: un ottimo modo per nasconderne l'odore.

Prendo il panetto e lo infilo nel sacchetto, mentre studio Orion e la sua reazione: il suo corpo potrebbe dirmi qualcosa di più delle sue parole.

@Loki86 offgame

Scarlett non nomina ne tende a pensare alla storia della foto perché vista la giornata di ieri non ha potuto aggiornarsi sulle news gossip della scuola tramite Blabber e gli altri social.

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Nathan Clark

Tutti a origliare, lo so!

"Oh, sicuro che non mi lascerà in pace. Ľho umiliato due volte, in entrambi i casi dove gli fa più male: la squadra e la sua presunta invincibilità", spiego il mio punto di vista, adesso a mente fresca.

"E forse non gli piacerà nemmeno che la cosa ti abbia spinto a riprenderlo. Inoltre, ha ancora le spalle coperte da molti altri. Non mi fa paura... o, vabbè, non proprio troppa... ma mi preoccupa soprattutto che voglia mettermi in qualche casino serio. Non una 'semplice' lezione delle sue. Qualcosa fuori da scuola", aggiungo, con sempre più lucida - e inspiegabile - consapevolezza.

"In ogni caso, che ne dici se facciamo un patto? Io prometto di non incasinare più la squadra e di essere più diretto, e tu mi aiuti a contenere le $tronz@te di Edwards e dei suoi... che ne dici?".

Modificato da Ghal Maraz

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Orion Kykero

Nel bosco con Scarlett @TheBaddus

Non ti si può nascondere niente eh? Dopotutto è per questa perspicacia che mi affido sempre a te Le dico con un sorriso furbo. Comunque si, sono informazioni quelle che cerco. Conosci Jeremy Smith? La mia faccia si fa più seria, una vena sottile di rabbia si infiltra nelle mie parole Voglio sapere tutto su di lui. Cosa fa, dove va, cosa gli piace se nasconde qualcosa che non vorrebbe far sapere al resto del mondo. Possibilmente entro la data della mia festa Faccio un sorriso a trentadue denti Festa a cui sei invitata chiaramente. E se mi dai una mano in questa faccenda, avrai un posto in prima fila per goderti lo spettacolo. Il mio sorriso è più sadico che gioioso adesso, mentre pregusto l' umiliazione pubblica di Jeremy.

Modificato da Theraimbownerd

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Ana Rivero

Verso scuola

Non so mai come prendere mio padre. Non abbiamo un rapporto normale, ecco. L'avermi praticamente comprata non fa di lui un padre perfetto, ma so che continua a provare a provare, e io faccio la stessa cosa come figlia. E infatti sbagliamo insieme un sacco di volte. Ma almeno ci proviamo. Quindi riconosco che sia soddisfatto dei miei tentativi di sembrare normale... e per quanto non mi piaccia ammetterlo, anche io sono soddisfatta. Del fatto che lui sia soddisfatto.

Cioè, sempre di Max stiamo parlando. Non c'è tutta questa soddisfazione.

Percepisco la tensione in mio padre quando esce il discorso del certificato. E dire che ho anche ben evitato di menzionare che secondo me il coach ha ben altre mire oltre quelle sportive. Ho paura di pensare cosa potrebbe essere in grado di fare. Mio padre ha contatti ovunque, e non ho bene idea fino a che profondità arrivino questi contatti. Annuisco a tutto quello che dice, e ringrazio sottovoce. Meglio non stuzzicare il cane che dorme. Anche perché so benissimo che se il mio status di statua (ah!) uscisse fuori, be', non sarebbe vita facile per me. "Prometto che mi sforzerò di più di sembrare normale!".

Non incrocio le dita, ma poco ci manca. Ho addosso i vestiti di ieri, credo mi piaccia una ragazza, sono la regina di un gruppo di fattoni, ho visto uno spirito demoniaco, non sudo, il coach ci prova con me E ho visto morire un mio compagno di classe e non ho fatto niente. C'è l'imbarazzo della scelta sulle cose per cui potrei essere considerata "fuori dai canoni", e la mia natura è solo uno di questi.

Posso dire per fortuna. Saluto i miei, mi becco un bacio in fronte da mia madre che sa di citronella, e scappo di corsa con le mie cose sotto braccio. Per oggi accetto il loro affetto. Con un flash mi torna in mente Darius, e la sua famiglia. Forse per questo oggi mi sento più in sintomia con i miei.


Anche oggi non credo di essermi vestita bene. Cioè, non ero vestita bene neanche ieri, e queste sono le stesse cose di ieri. Jeans. Camicia da boscaiolo. La gente intorno a me palesemente ha freddo, e io mi dimentico che devo fingere meglio. Devo sembrare più simile agli altri. Devo sembrare più simile agli altri.

Stringo le braccia e mi infilo le mani in tasca, quasi a simulare un freddo causato dal mio sbagliare indumenti, quando praticamente mi spunta davanti Eliza. Eliza e una bambina. Eliza e una bambina che va all'asilo. Gasp, è sua figlia! No, aspetta, non combaciano gli anni. Sarà sua sorella. Idiota.

Se Eliza si blocca, io divento di marmo. Ah, un'altra statua joke. Io le posso fare. Mi avvicino lentamente, e assaporo ogni passo. Non ci siamo lasciate benissimo ieri, ma lei non lo sa. Sono ferita da come mi ha trattata. Credo, credo di non meritare di non essere creduta subito quando dico qualcosa di grave come quello successo col coach. Ma lei in fondo non può capire. Lei è bella, ma è bella in modo normale. E sa come reagire senza esplodere come me. Non ha persone che improvvisamente cambiano d'animo solo perché mi vedono correre. Lei può cambiare, io... io sinceramente non so se so farlo. Per questo Eliza mi dà speranza.

Nasconde moltitudini. Ha segreti. Ha vite diverse, un passato. Io non ho niente di tutto questo. Devo sapere di più. Però percepisco che qualcosa non va, non è come al solito. Potrei andarci cauta, ma Cauta non è il mio secondo nome. Ora che ci penso, non so neanche se mi hanno dato un secondo nome.

Non la abbraccio. Non mi porgo avanti come per avere un bacio, neanche sulla guancia. Non merito tutto questo, non ancora. Sono a debita distanza. Alzo un braccio, in modo goffo. Non ho spavalderia a quest'ora... se non per rompere il ghiaccio. "Eliza." con tono freddo. Faccio un piccolo cenno col collo. "Tua sorella?" indico la bambina che è corsa via, salutandola con una mano, anche se so che non mi può vedere, nè mi conosce. "Che carina!"

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Darius

Macchina

Sì, adesso sto decisamente meglio dico, provando a prendere alla larga il discorso credo che la notte abbia portato consiglio, e che… l’Alba mi abbia fatto qualcosa proviamo a prenderla così alla larga, magari posso riuscire a dare qualcosa di simile a un indizio a zio Samuel

Mi sento come… sì, come se avessi fatto un lungo, ed estremamente realistico, sogno ad occhi aperti… hai presente il tipo di sogno dove sbatti il mignolo, e al risveglio sei convinto di averlo fatto?

Una volta a scuola, entro dentro senza dire una parola, alla ricerca di Scarlet e Nathan per capire se alla fine è successo qualcosa

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Scarlett Bloomblight

@Theraimbownerd nel bosco con Orion

"Non ho mai avuto contatti diretti con lui quindi dovrò fare qualche domanda." Comincio a spiegargli, facendo un sorrisetto complice di rimando giusto perché possa empatizzare. "Però una cosa succosa posso già dirtela: alla fine della scorsa estate durante una festa sul lago si è dichiarato a Valentine Lane e lei lo ha rifiutato." Mi fermo un attimo per osservare la sua reazione: se vuole sputt**arlo significa che gli ha fatto qualcosa, quindi un minimo cenno lo farà. "Se ti sei mai chiesto perché lui e la sua cricca l'hanno bullizzata fino a poco tempo fa eccoti servito." Detto questo faccio un passo verso di lui, con sguardo complice e guardandolo dritto negli occhi in modo profondo. "Se riuscirò a premere sui tasti giusti avrai anche qualcuno dei suoi disposto a testimoniare." Questa cosa era totalmente superflua sul fronte delle trattative, ma ho voluto mostrare ad Orion che ho veramente potere a scuola, molto di più di quanto la gente riesca ad immaginare. Sento un brivido pervadermi il corpo e percepisco flebilmente il filo che lo lega a me: che bella sensazione.

Sento la mia presenza farsi marcata, quella sensazione di potere e dominio che ho da quando mi sono svegliata si rafforza, cosa che probabilmente si nota anche all'esterno.

Rimetto il sacchetto nello zaino e me lo lancio sulla spalla, poi tiro fuori il tabacco da una delle tasche del cappotto. "Ti farò avere un rapporto entro Venerdì; aspetta un paio di minuti prima di tornare verso l'entrata." Gli sorrido e mi volto, incamminandomi per uscire dal bosco e tornare al cancello, al solito posto dove mi fumo una sigaretta la mattina prima delle lezioni.

Davanti al cancello della scuola

Mi apposto dove mi metto sempre, accendendomi la sigaretta che ho appena rollato e aspettando il ragazzetto che dovevo incontrare: probabilmente gli serverà solo un consiglio del cavolo, ma il lavoro è lavoro.

@Loki86 offgame

Domanda puramente di flavour (circa): quella sensazione particolare di potere e di stare bene che ha Scarlett da quando si è svegliata, è percepibile dalle altre persone secondo te? Magari solo da chi ha dei sensi un po' più spiccati?

Ci avevo pensato perché magari potrebbe fornire qualche spunto di narrazione o interazioni durante la giornata.

  • Autore
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@SNESferatu

Ana Rivero

Quando accenni in direzione della bambina anche Eliza si volta a guardarla. I suoi capelli si muovono seguendo la rotazione del suo corpo e portandoti alle narici una ventata del suo profumo. Quando si volta nuovamente verso di te ha un sorriso tenero stampato sul viso “Si… oh meglio… sorellastra!” Risponde tornando ad un’espressione più neutra. “Padre diverso, stessa madre… Purtroppo!” Cogli un pizzico di amarezza nella sua ultima parola.

“Già… Io l’adoro!” Commenta poi, abbozzando un altro sorriso. “Si chiama Christine…”

Iniziate a camminare una di fianco all’altra, in direzione della scuola. Dopo un interminabile attimo di silenzio, riprende a parlare. “Oh… Scusa ancora se ieri sono scappata via così… Ma dovevo passare a recuperarla qua all’asilo ed era già tardissimo!”

Mentre termina la frase, svoltate strada e giungete in vista della Saint Liliane High School. I cancelli sono già aperti.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Tyler ti guarda mentre parli, annuisce piano, il viso rilassato ma attento, con quel modo tranquillo tutto suo di essere presente senza mai invadente.

«Hai ragione su tutto. Cory è uno che non accetta di perdere. Soprattutto davanti a tutti. E so benissimo che averlo ripreso davanti alla squadra ieri non gli è piaciuto per niente… ma sinceramente? Era giusto farlo.»
Fa una pausa, si gratta la nuca con un mezzo sorriso. «Se se la prende anche con me, che si arrangi. Me ne frega il giusto.»

Poi, al tuo patto, ti sorride davvero.

«Affare fatto. Tu non fai più casino con la squadra, io provo a tenere a bada le sue stupidaggini… per quanto possibile.» Ti dà una pacca sulla spalla, leggera ma decisa. «E se dovesse davvero cercare di fare qualcosa fuori da scuola… dimmelo. Sul serio.»

A quel punto, Tyler fa un mezzo cenno col capo verso il davanti della scuola.
«Andiamo?»

Vi incamminate insieme, in un silenzio quasi comodo, lasciando il vicolo sul retro alle spalle. Attorno a voi, il rumore della mattina è ormai diventato brusìo costante: studenti ovunque, battute troppo forti dette apposta per farsi sentire, qualche risata e le solite occhiate di routine.

I cancelli della Saint Liliane High ora sono spalancati, e un flusso costante di ragazzi e ragazze si riversa dentro l’edificio, come se nulla fosse successo il giorno prima. Tyler ti saluta e lo vedi dirigersi verso una delle due sorelle gemelle di Orion… così su due piedi non sapresti dire quale, non sei mai stata bravo nel distinguerle.

@Voignar

Darius Whitesand

La macchina sobbalza appena prende l’ultima curva prima del parcheggio della Saint Liliane High School, e tu cerchi ancora le parole giuste.

Samuel ti lancia un’occhiata di sbieco mentre guida. Ti studia da sopra gli occhiali da sole, le mani salde sul volante. Capisce che stai cercando di dire qualcosa, ma non riesci a decifrare il tuo tono, e ancor meno le tue parole.

«L’Alba ti ha fatto qualcosa?» ripete piano, quasi tra sé, poi scuote la testa con un piccolo sorriso perplesso. «Hai sempre avuto una certa… fantasia, Darius… Ma stavolta sembri diverso. Strano… criptico. Senti, se tu pensi che questo sogno, o qualsiasi cosa sia stata, significhi qualcosa, allora segui quella sensazione e cerca di venirne a capo.»

Il silenzio scende per un attimo, rotto solo dal blando ronzio del motore.

«Io ti copro, qualunque cosa sia. E vedrò di capirne qualcosa… Ma tieni gli occhi aperti, chiaro? E tienimi aggiornato.» Poi accosta, mette il freno a mano, e ti dà una pacca leggera sulla spalla. «Vai. Ci vediamo stasera.»

Scendi dalla macchina, lo zaino in spalla e quel senso di sospensione ancora addosso. L’aria è pungente, e il cielo chiaro sopra la scuola sembra promettere una giornata più serena della precedente, ma tu hai la netta impressione che qualcosa — qualcuno — sia già in movimento.

Davanti all'ingresso principale, tra la folla degli studenti che si accalca a gruppi rumorosi, la riconosci subito: Scarlett, ferma come sempre accanto al cancello. Ha quell'atteggiamento calmo, distaccato e quasi regale, la sigaretta tra le dita e l’aria di chi potrebbe comandare il mon.

Accanto a lei c’è un ragazzino… minuscolo rispetto a lei… che parla a voce bassissima, con lo sguardo fisso sulle sue scarpe. Anche da lontano, percepisci chiaramente l’imbarazzo, il timore, l'ammirazione, come onde invisibili che partono da lui e si infrangono contro l’aura che Scarlett emana.

Non senti nulla, troppo distante, coperto dal rumore delle chiacchiere e dei passi. Ma è chiaro: il ragazzino sta chiedendo qualcosa, e Scarlett lo sta ascoltando.

Ti giri un momento per cercare Nathan, ma niente. Non lo vedi tra i volti familiari o nelle solite zone dove staziona. Forse è già dentro. O forse... è in ritardo.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Ti muovi con passo deciso, mentre lasci il boschetto dietro la scuola. La conversazione con Orion ti ha lasciato addosso una sensazione piacevole: non solo per com’è andata… sì, è andata proprio come volevi… ma perché ti ha ricordato quanto controllo sai esercitare quando vuoi.

Il senso di potere che ti accompagna da stamattina, da quel sogno, pulsa ancora sotto pelle. Non è solo un'impressione: è una corrente. E ora che torni davanti alla Saint Liliane High, ti senti quasi caricata, come se camminassi con la certezza che ogni sguardo si piegherà al tuo.

Arrivi al tuo solito angolo, quello appena fuori dal cancello, dove chi sa… o ha bisogno… ti trova. Ti accendi una sigaretta con un gesto lento e controllato, lasci che il fumo ti avvolga il viso come una corona sottile. Appoggi un piede contro il muretto e aspetti.

Non devi aspettare molto.

Un ragazzetto, occhiali spessi, zaino più grande di lui, l’aria di uno che ha sbagliato universo si avvicina a piccoli passi esitanti. Dalla postura si capisce che ci ha messo un’eternità a trovare il coraggio.

«Ehm… tu sei… sei Scarlett, giusto?»
La voce è un sussurro. Non ha alcun bisogno di chiedertelo: lo sa benissimo. È il tono di chi ha già sentito parlare di te, di chi ti teme un po’ e forse ti ammira in silenzio.

«Cioè… scusa se disturbo, io sono quello che ti ha scritto ieri… ehm… quello del primo anno e… e niente, volevo solo chiederti una cosa, se è possibile. Cioè… se non è un problema.»

Pausa. Fa un passo avanti, abbassa la voce.

«C’è una ragazza della mia classe… si chiama Ashley Porter, e… cioè, secondo me le piace un ragazzo del secondo anno, uno tipo sportivo, credo si chiami Derek Collins. Ecco, volevo solo sapere se… se è vero. Se… tipo… tu puoi scoprirlo. E… e se magari questo tipo ha degli scheletri nell’armadio… ecco…»

Ti guarda con occhi ansiosi, e in quel momento è palese: non ha idea di come funzioni con te.

Fa una pausa imbarazzante. Si tocca la nuca, abbassa gli occhi, poi butta fuori le parole come se si stesse giocando il futuro.

«Ehm… cioè… non so se… c’è… qualcosa che vuoi in cambio? Non so se si… paga? O se… cioè… serve tipo fare qualcosa? Io non so come funziona…»

È tutto lì, davanti a te: titubante, piccolo, disarmato. Un cucciolo che si è avvicinato al drago, sapendo che potrebbe graffiarlo solo per noia. Sta solo aspettando di sapere quale sarà il prezzo.

Off game

Ci sta che il tuo senso di potere di stamattina si noti dall’esterno… sicuramente le persone più sensibili potranno notare questa aura di potere che hai intorno.

Comunque.. se te lo stessi chiedendo… non hai nessunissima idea di chi siano questo ragazzino, derek collins ne tanto meno ashley porter. Sono oggetti talmente privi di valore per te che nemmeno sapevi esistessero.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Una volta che Scarlett si allontana nel suo passo calmo e sicuro, resti lì nel boschetto ancora qualche secondo. L’ombra degli alberi ti avvolge mentre la osservi andarsene, e un’eco sottile di quella conversazione ti resta addosso come il riflesso di qualcosa che sai di non aver del tutto capito… c’era qualcosa in Scarlett questa mattina… un’aura… Non sapresti come altro definirla. Quella ragazza sa davvero come ottenere quello che vuole. Forse hai fatto bene a rivolgerti proprio a lei per portare avanti la tua splendida vendetta.

Aspetti un attimo, come a voler far sedimentare tutto. Poi volgi lo sguardo verso il vicolo in cui poco prima avevi visto Tyler e Nathan parlare. Niente. Sono già spariti. Probabilmente hanno finito di parlare e sono tornati anche loro sul davanti della scuola. Alla fine, sospiri piano e torni anche tu sui tuoi passi. Quando esci dalla zona alberata e ti ritrovi di nuovo sul vialetto davanti alla Saint Liliane High, è ormai chiaro che quasi tutti sono arrivati. Studenti ovunque: alcuni in gruppo che ridono, altri che ascoltano musica, qualcuno ancora mezzo addormentato.

Ti guardi intorno, scrutando i volti. E tra le tante teste, ecco Darius, appena sceso da una macchina. Si guarda intorno, un po’ spaesato, come se cercasse qualcuno o qualcosa. Ti fermi un secondo a osservarlo, e avverti solo per un’istante una strana sensazione… Senti un brivido lungo la schiena, passeggero, fugace. La mente, non sai perché corre al giorno prima, al momento in cui, dopo il rituale, sei tornato nella stanza cerimoniale per raccogliere il calice caduto.

Distogli lo sguardo… La sensazione passa… noti di nuovo Scarlett. È lì, sempre nel suo angolo vicino al cancello della scuola, appoggiata al muro. C’è un ragazzino davanti a lei, primo anno probabilmente, minuscolo e tutto intimidito, che farfuglia qualcosa. Scarlett lo ascolta fumando, imperturbabile. Evidentemente si è già buttata in una nuova trattativa.

Non ci sono molti altri volti noti in giro. Ma poi, oltre il cancello, dentro il cortile della scuola, li vedi: Tyler e Juno. Camminano uno accanto all’altra. Tyler si gratta la nuca, mentre Juno ride, divertita, con quell’aria leggera e spensierata che la contraddistingue.

Fai un passo verso il cancello, ma qualcosa… o meglio, qualcuno… ti blocca.

Alle tue spalle, una risatina pungente, inconfondibile. Ti volti di scatto.

«Guarda un po’ chi c’è! La reginetta della scuola!» esclama una voce familiare, satura di finta allegria e veleno sottile.

Poi un’altra frecciatina, mentre la sua cricca scoppia a ridere:
«Attento, eh, che a forza di correre e sudare potresti perdere il trucco della barba finta… o la corona magari. Bella la foto di ieri, comunque! Ha fatto successo su Blabber!»

Jeremy, ovviamente. E la sua banda alle spalle. Sorrisi falsi, spalle larghe, e quegli occhi che non aspettano altro che vederti reagire.

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Nathan Clark

Si va in scena!

Lascio che Tyler si allontani e mi domando sono per un attimo se anche le gemelle siano sue fan.

Probabile. Statisticamente, almeno una lo sarà, e quasi di sicuro quella con cui ha iniziato a parlare.

È andata bene, tutto sommato. Non ľho fatto per convenienza, ma perché sono fatto così... però, ecco, di sicuro avete Ty dalla mia può essere un bene.

Soprattutto adesso.

Certo, sono ancora il Nemico Pubblico di molti, dopo la scenetta di ieri, perciò dovrò stare attento non solo a Cory e i suoi amichetti, però almeno mi sono tolto un peso e un problema (che mi ero creato da solo...).

Cerco, al solito, qualche volto noto, magari pure di quelli buoni, poi mi ricordo di controllare il telefono.

'Andiamo, Noah, dove sei finito?'.

Off-game

Posso segnare una PROMESSA da Tyler?

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Ana Rivero

Davanti scuola

Una trappola. I capelli di Eliza profumano, questa è una trappola. Credo di aver fatto una brutta figura parlando della sorellina. Oh, bè. Non potevo saperlo. Ha comunque senso. Ci sono delle profondità ancora più profonde in Eliza, conosco un altro pezzo del puzzle! Benebenebene. Però palesemente non so come reagire di fronte a tutte queste info di passato tutte insieme. Qui c'è del risentimento. Che non cercherò di sviscerare prima dell'ora di matematica. Quindi mi limito a un cenno con la testa. Non sono affari miei. Per ora.

"È proprio una bella bambina." mi limito a dire. Abbozzo un sorriso. Mi tengo dentro tutti i commenti sull'albero genealogico (da che pulpito, poi, visto che io sono letteralmente l'inizio del mio albero genealogico, e se continua così anche la fine).

Il silenzio è assordante, ma non saprei davveo cosa aggiungere. La ascolto, cercando di non guardarla troppo negli occhi. Ho ancora le narici piene del suo profumo. Non siamo spesso vicine di banco, per cui ogni momento è sacro.

"No worries per ieri. Anche io poi sono dovuta scappare." A farmi le canne in un parco con dei fattoni subito prima di essere preda di uno spirito maligno o quel che è. "È stata una giornata lunga. E oggi si inizia con matematica, già non ce la posso fare." Cerco di essere relatable. Normale. Non imbarazzata, nè piena di risentimento per come mi ha trattato ieri.

Ci incamminiamo verso l'aula. Io sempre con le mani in tasca, perché devo ricordarmi che dovrei avere freddino.

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Scarlett Bloomblight

Ah, yes. The negotiator

Quando vedo il ragazzetto avvicinarsi capisco subito che è lui, anche perché riconosco gli occhiali che ha nella foto profilo di WhatsApp. Una preda facile... È impossibile non notare le cose che comunica il suo corpo: sarà come un libro aperto pronto ad essere letto.

Sento gli angoli della bocca incurvarsi in un sorrisetto, e ho l'impressione che dovrei leccarmi i baffi, come se questo ragazzino fosse una preda succulenta da mangiare. Faccio un tiro dalla sigaretta guardandolo dritto negli occhi, tengo dentro il fumo poco più di tre secondi e poi espiro in modo che non gli finisca in faccia. "Sono io." Il sorrisetto è scomparso, lasciando il posto alla mia "maschera" da affarista, divertente che l'ho usata due volte nel giro di pochi minuti.

Lo lascio parlare, con l'ansia che ha addosso se facessi domande durante il discorso finirebbe nel panico; quando però nomina Ashley Porter alzo un sopracciglio. La storia si fa interessante. Devo trattenermi per non scoppiare a ridere perché questo ragazzetto è palesemente cotto di lei, ma mantengo comunque l'espressione, sto pur sempre lavorando. "Lei ti piace, vero?" Osservo la reazione istintiva che sono sicura avrà il ragazzo, ma non gli do il tempo per replicare. "Sì, ogni tanto si vede con Derek Collins, ma lui non le piace; non nel modo in cui intendi tu comunque." Faccio un altro tiro, inspirando totalmente il fumo questa volta; intanto mi godo la reazione del ragazzo, che data l'ansia è probabile sarà un po' esagerata.

"Ora..." Adesso sono io a fare un passo verso di lui, e lo punto leggermente con la sigaretta ma senza avvicinare troppo il dito, non voglio che si senta attaccato fisicamente. "Il mio tempo è prezioso e detesto che venga sprecato con giri strani e domande inutili." Faccio una breve pausa, mentre lui metabolizza l'informazione. "Quindi, volevi scoprissi se Derek Collins ha degli scheletri dentro l'armadio in modo da screditarlo agli occhi di Ashley, così da farti bello davanti a lei e magari dichiararti in modo che scelga te." Lo guardo ancora: non mi serve la sua reazione per validare la mia teoria perché il suo corpo mi ha già detto tutto. Vederlo dimenarsi come una povera preda è così divertente però... Perdo il controllo per qualche attimo e il sorrisetto dell'inizio ricompare sul mio volto; dubito possa creare problemi, ma non mi piacere perdere il controllo.

"La prossima volta, se dovesse capitare, sii chiaro e diretto: non girare attorno a quello che vuoi." Il mio sorriso e la mia espressione mutano in qualcosa di molto più caldo, più rassicurante per il ragazzo. "Mi si può chiedere di tutto qui a scuola."

Quando alla fine parla del prezzo capisco che siamo arrivati al dunque. Non è esattamente quello che mi ha chiesto, ma sarà divertente vedere cosa sceglierà; troppo divertente... Questa cosa del sentirmi potente mi piace: si tratta di un caso facile adesso, ma in una condizione normale gli avrei semplicemente dato ciò che chiedeva e basta, ma ora... Ora mi interessa e mi diverte l'idea di scoprire cosa sceglierà: se vorrà vivere nell'ignoranza dolce che danno le bugie oppure crogiolarsi nel dolore della verità.

"Se vuoi piacerle e conquistarla bastano 30 dollari: ti dirò cosa fare." Marco il tono sulle due parole, in modo che sia sottinteso io intenda una cosa specifica, anche se il ragazzo potrebbe non capirlo; non sarebbero comunque affari miei nel caso. "Se vuoi sapere la verità e muoverti di conseguenza con le tue forze sono 65 dollari: anche in questo caso ti dirò cosa fare per scoprirlo in prima persona, in modo che tu non possa diffidare di semplici parole." La trappola ormai è piazzata.

"In ogni caso, di norma funziona così: mi si dice di cosa si ha bisogno e io dico se posso procurarlo e a che prezzo; potrebbero essere soldi, qualcosa da fare per conto mio o altro. Mi si dà o si fa ciò che chiedo e io procuro ciò che mi è stato chiesto. Semplice e veloce." Concludo con un sorriso: non c'è niente di semplice, ma non è dato ai clienti sapere così approfonditamente.

Non serve neanche che risponda: la situazione è così perfetta che già percepisco il filo stretto nella mia mano, intento a risalirgli lungo il braccio puntando al collo. Cosa sceglierai ragazzetto?

@Loki86 offgame

C'è stato forse un input per gelare ad un certo punto, ma dubito che si attivi una qualche mossa. Domando solo per correttezza e completezza.

Hai capito cosa sa Scarlett su Ashley oppure avrai anche tu la sorpresa al mio prossimo post? 🤣

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