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Gilda aperta  ·  4 membri

Segmentum Pacificus

Non vi è nulla da temere se non il fallimento - TdG


Pippomaster92

Messaggio consigliato

Pard Menis non ha nulla da obbiettare quando le spiegate quale sia la vostra destinazione. Non è una persona molto ciarliera, comunque. Una volta imbarcata attende in una stanzetta senza dire o fare nulla finché non raggiungete il bordo dell'Aureola Oscura. A quel punto il vostro navigatore le cede malvolentieri il posto. 

La donna si siede, si collega allo spirito della Tristitia, e dopo un'ora di canti e liturgie è in grado di guidarvi. Più o meno. 
A occhi nudi l'Aureola Oscura non è diversa da qualsiasi altra zona di spazio, ma nel warp è una zona completamente buia. Nessuno osa guardare direttamente il warp, è troppo pericoloso, ma la nave generalmente scricchiola, geme, viene squassata da venti astrali e dalle unghie di orribili creature. A volte si sentono voci e parole che echeggiano nel vuoto... ma nell'Aureola Oscura c'è solo silenzio. 

Quando provate a chiedere qualcosa a Pard Menis la donna piange sangue ma vi assicura che va tutto bene: questo luogo è morto, senza più energia. Il pericolo maggiore lo corre lei perché rischia di estraniarsi e diventare un'eco psichica destinata a rimbalzare per sempre nel vuoto... ma non ci sono gli usuali perigli del warp, qui. 

A questo punto potete avanzare con cautela ma al contempo attivare i sensori del vascello e cercare la componente di metallo pesante del contenitore. Il lavoro è molto più semplice di quanto non avreste creduto. Il materiale di quell'oggetto è davvero unico e non ci sono altre fonti in questa regione spaziale. 
Secondo le vostre carte l'oggetto si trova nello spazio profondo. Quando però vi avvicinate a qualche milione di chilometri scoprite che si trova in un massiccio space hulk. Le condizioni a bordo sono preoccupanti: poco ossigeno, molte radiazioni, impossibile capire se ci siano forme di vita. 

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Dana Vervun

La Navigatrice sembra essere pragmatica e di poche parole, cosa che ci evita imbarazzanti convenevoli o discussioni per convincerla.

Come l'altra volta, mi raccolgo in preghiera durante il salto nel Warp, tenendo però un orecchio aperto sulle notizie giunte dalla nave: come ha detto lo xeno, non possiamo permetterci che la nuova Navigatrice venga corretta da questo posto oscuro. Nonostante le nostre premure, però, riusciamo a raggiungere il contenitore metallico più facilmente del previsto, identificandolo con facilità grazie alla sua natura. Abbiamo delle tute in grado di reggere quei livelli di radiazioni? Chiedo a de Plano quando sento dove si trova il manufatto. Ho sentito storie spaventose su questo genere di posti, ma non posso certo tirarmi indietro dopo tutta questa fatica, soprattutto se l'oggetto dovesse essere veramente ciò che Klein sostiene.

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Ach’eron de Plano

<<Credo che le radiazioni saranno il minore dei nostri problemi. Anche alcune armature sono schermate…il problema è dove si trova l’oggetto. Gli space hulk sono i Calici di Sanguinius delle trovature in molti racconti, ma anche una maledizione dell’Arcinemico in molti di più. Speriamo che non lo abbiano nascosto troppo in profondità e non abbiano risvegliato alcunché al suo interno…>> dico con lo sguardo fisso verso lo space hulk attraverso i nostri pittografi.

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Il Vagabondo

'Che luogo orribile. Preferirei quasi strapparmi gli occhi da solo, piuttosto che dover sopportare tutto questo', rifletto, gemente.

"Eppure, deve essere stato messo lì dov'è da non troppo tempo. E lo ha fatto qualcuno che, pur dotato di molti mezzi, non credo proprio avesse gli auspici del Warp. Ciò non significa che sarà semplice, ma almeno dovremmo avere qualche ragionevole possibilità, diversa dalla auto-immolazione".

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L'obiezione del Vagabondo non è errata. Un'analisi sommaria del relitto indica due possibili ingressi che potrebbero condurre al punto da dove proviene la radiazione magnetica che state cercando. 

Il primo accesso si trova in quello che sembra un maestoso velivolo eldar, butterato di crateri d'impatto e coperto da cristalli di ghiaccio. L'ingresso altro non 'è che la "stiva di carico" del velivolo, spalancata come una bocca urlante. 
Il secondo accesso è un foro slabbrato e annerito, il segno lasciato da un pesante cannone stellare. Un tempo forse quella zona era una stazione planetaria, ma è talmente accartocciata, contorta e annerita che potrebbe benissimo essere tutt'altro. Una nave orkeska nuova, magari. 

I vostri sensori vi dicono che la nave eldar ha un secondo portello interno, stagno, e conduce ad una zona con aria (respirabile o meno non sapete dirlo, ma la pressione del gas c'è). Il foro slabbrato non ha lasciato spazio all'ossigeno... immette in una zona dell'Hulk completamente priva di atmosfera. 

Potreste anche provare ad aprirvi un varco più vicino al vostro obbiettivo, ma a rischio di danneggiarlo. 

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Hyde Maztikazkiene

Non zono un ezperto... disse lo xeno grattandosi la testa ...ma kredo ke ztavolta non zarebbe aztuto aprire un varko, ze kredete ke kualkoza vive lì dentro, il kazino la attirerà e bazta. Concluse l'orko per poi determinare, in maniera del tutto casuale, che l'entrata più sicura per la sua protetta sarebbe stata la nave eldar.

Io zono per la nave dei 'rekkieappunta. Ze zi entra dal kannone, zi finirebbe zubito nel kuore della nave. A me non fa skifo, ma kredo ke a voi zì.

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Ach'eron del Plano

Guardo negli occhi il Vagabondo, con un che di tristezza. «Suppongo poi tu possa svolgere gli onori funebri per i tuoi simili. Direi che è il caso di scegliere la nave eldar a questo punto. Inutile dire che per quanto in molti mercati l'artigianato eldar valga ben più delle più piccole navi stellari, potrai dirci cosa...è meglio non razziare.» se fosse stato umano gli avrei dato una pacca sulla spalla, ma mi evito di toccarlo, bloccandomi a metà strada e poi procedendo per andare dai servitori per procedere alla vestizione dell'armatura.

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Dana Vervun

Ci sono due aperture e nessuna sembra particolarmente invitante, ma la nave xeno è certamente migliore: non amo l'idea di buttarmi alla cieca in un varco di un cannone. La Sua Luce ci proteggerà dai pericoli del Warp. Dovremo solo tenere gli occhi aperti e agire con cautela. Dico ai miei compagni, aggiungendo Il mio addestramento mi permetterà di mettervi in guardia in anticipo, so come riconoscere simili mostruosità. 

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Approntate le tute e la navetta. Il viaggio è breve ma macabro: attorno all'Hulk gravitano detriti più piccoli e non pochi sono cadaveri congelati. Un paio di eldar, ancora chiusi nelle loro tute-armatura, compaiono da dietro un detrito più grosso ed evitarli è impossibile. 

Si sfracellano contro la paratia esterna, riducendosi a masse di ghiaccio scintillante. 
 

Al vostro arrivo riuscite a trovare una buona postazione di discesa, che vi permette di collegare direttamente la stiva della navetta con il portellone interno della nave eldar. Il collegamento non è perfetto, come ci si poteva aspettare dalla diversità dei due progetti... ma è meglio che scarpinare nel vuoto sotto le strane radiazioni di questo spazio misterioso. 

Il primo a scendere è il Vagabondo: deve per forza essere lui ad aprire la strada. Per vostra fortuna il portellone è interno al velivolo eldar e non richiede codici o combinazioni o chiavi: basta saper leggere la lingua dell'antico popolo e saper manovrare la loro tecnologia. Con uno scricchiolio che avvertite nelle tute, più che udirlo con le orecchie, il portellone si spalanca. Un tempo elegante prodotto dell'ingegno eldar, ora sembra una tela che si strappa e si ricuce. Lo spettrosso non invecchia, ma i danni sofferti dal tempo lo hanno incartapecorito. 

Entrate e il passaggio si chiude dietro di voi, e un secondo boccaporto si spalanca. Ora siete nella zona con aria respirabile, anche se l'auspex di BN-774 vi avverte che l'aria contiene un'elevata quantità di acidi e molta anidride carbonica. Tenui luci stellari si accendono da sole, segno che il relitto eldar ha ancora energia. 

Ma illuminano una scena che avreste preferito evitare di vedere. Qui giacciono sei eldar, morti da chissà quanto tempo. Uno di loro ha tagliato la gola agli altri, recuperato le loro gemme rossicce e le ha accuratamente disposte in un contenitore trasparente. Poi è rimasto a guardia dei suoi compagni fino a morire di fame, o sete. Nella morte il suo volto è ancora bello, quasi del tutto conservato, e nobile. 

Il Vagabondo riconosce le armature gialle, dagli elmi blu, degli abitanti di Iyanden. Questi erano semplici guardiani, eppure sono morti con una dignità che molti umani non troverebbero nemmeno nei momenti più ispirati. 
E sono morti chiudendosi qui, bloccando la porta usando un'arma termica per fondere lo spettrosso. Perché? Cosa c'era dall'altro lato?

Potete sicuramente superare questo ostacolo, ma ne vale la pena? Di una cosa ora siete certi, comunque. Quando il Mercante è giunto qui a nascondere il suo tesoro, non è passato di qui. 

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Il Vagabondo

Raccolgo in silenzio le gemme, soppesandole in mano. 

"Queste vanno sulla nostra nave. Possibilmente prima che ci avventuriamo alľinterno delľhulk", spiego, gelido. 

"Mi meraviglia che non si sia sparato, invece di lasciarsi morire... a meno che non abbia valutato di fare così per evitare... qualcosa. Ma non saprei cosa. 

Di certo, avevano un timore ben specifico. Hanno preferito provare a salvare la propria identità, piuttosto che il loro corpo. Non avevo mai visto nulla del genere.

Ed è spaventoso".

Scuoto la testa e controllo le armi: "Non sarà facile".

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Ach'eron de Plano

«Si sono chiusi qui dentro volontariamente...» mi ritrovo a pensare a voce alta, guardando attentamente la paratia. Lo spettrosso mi ha sempre lasciato interdetto, ricordandomi le varie accuse di necromanzia dirette agli eldar con i loro strani soldati dotati di anime di morti. Tutt'altra cosa rispetto ai nobili Antichi degli space marine, secondo l'Ecclesiarchia. Eppure non posso fare a meno di scorgere una somiglianza, seppur remota. Scuoto la testa ad un simile pensiero eretico.
«Non fosse il fatto che l'altra strada è forse peggiore, avrei preferito lasciare questo posto...questo cimitero...illeso. Ma dobbiamo andare avanti e stare pronti.» 

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Dana Vervun

Entro nella nave tenendo il requiem stretto in pugno, ripetendo nella mia testa gli inni mattutini del convento. Non voglio ammetterlo, ma questo luogo mi mette particolarmente a disagio. E la scena che si presenta davanti ai miei occhi non fa che aumentare questa sensazione: sei xeno, morti in un suicidio di massa, bloccando la porta davanti a sé a tutti i costi. Provo a riportare alla mente le mie conoscenze sulle loro usanze, lanciando poi uno sguardo alla porta chiusa davanti a noi: non sono sicura di voler scoprire cosa ci sia lì dietro. Tornare indietro non è un'opzione, a questo punto. Dico concordando con Ach'eron e con il Vagabondo, pronunciando una rapida preghiera per trovare un po' di coraggio. Fatemi solo provare una cosa. Dico avvicinandomi alla porta, concentrandomi con la massima attenzione su tutte le tracce che riesco a percepire: una Sorella del mio Ordine sa come distinguere il fetore di certi abomini. 

Master

Spoiler

Potrebbe servire Arcano per cercare di capire cos'abbiano voluto fare gli Eldar? Nel caso, Dana ha +3+1d4 (Guida). Se può servire, Dana conosce il Lexicon. 

Per la porta, invece, mi avvicino il più possibile e uso Sensi Divini

 

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Dana Vervun

Non sembra essere una creatura del Nemico. Sembrerebbe uno psichico non sanzionato, a giudicare dalla traccia. Dico ai miei compagni, aggiungendo L'unico modo per aggirarlo sarebbe provare ad entrare dallo squarcio. E non lo scarterei, visto ciò che, plausibilmente, han fatto gli xeno per tenere questa cosa imprigionata.

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Il Vagabondo

"Come volete. Per me va bene. Mi è sufficiente salvare le loro Gemme. E magari disperdere i loro corpi nel Vuoto, lontano da questa follia, anche se tuttora non riesco a capire come mai abbiano scelto un suicidio collettivo del genere", rifletto, a mezza voce, pensando alla loro inevitabile agonia.

Deve esserci stato un motivo, per quanto inspiegabile. 

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Ach'eron de Plano

«Allora a questo punto effettuiamo gli onori funebri e poi proviamo l'altro ingresso. Per adesso abbiamo ancora la libertà...di scelta, diciamo.» dico con un sorriso un poco sghembo, mentre mi preparo a dare una mano al Vagabondo, se mai la desiderasse: è dopotutto possibile che preferisca che nessuna "scimmia" tocchi i corpi dei suoi fratelli e sorelle. Come se i corpi non fossero tutti uguali, tranne rarissimi casi.

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