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[Ventura]Sette Debiti di Sabbia - Prologo


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I due erano ben al di sotto del suo livello. Maneggiavano i loro randelli come dei vecchi: erano lenti e prevedibili e più volte la sua spada trovò aperture nelle loro difese attraverso cui mordere la carne. Non si battevano che da pochi istanti e lui era ancora illeso e i suoi due avversari feriti da numerosi tagli e quello scimmiesco aveva un lungo squarcio sull'avambraccio sinistro che sanguinava copiosamente inzuppandogli gli stracci con cui era addobbato.

La coppia di inetti rapinatori parve comprendere bene di non essere all'altezza e invece di buttarsi avanti in un nuovo assalto preferì indietreggiare cautamente cercando di allontanarsi stando sulla difensiva: una tattica che Dastan conosceva bene, in quanto era preludio di una fuga precipitosa. Qualche altro passo e se lui non gli fosse stato da presso i due si sarebbero girati e averebbero incominciato a correre. Vedeva chiara la paura sui loro volti così come probabilmente prima loro l'avevano vista sul suo.

Spoiler:  
Sta a te decidere se incalzarli, o tenere la posizione, sperando nella loro fuga.
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Dastan fissò i suo avversari feriti con uno sguardo serio e deciso...attendeva una loro contromossa ma ormai aveva ottenuto la sua posizione di vantaggio. I suoi avversari erano feriti e non lievemente, erano male armati e male addestrati....continuare sarebbe stato fatale per loro e Dastan questo lo sapeva. Aveva istillato dubbio e paura nelle loro menti, si era dimostrato superiore...

Permise ai due avversari di compiere una lenta ritirata ma mantenne la guardia alzata quasi a sfidarli ad attaccare di nuovo.

Un sorriso sul volto di Dastan per un attimo gli fece dimenticare i fatti di quella notte...ma presto il ricordo di essi lo riportò alle sue priorità...doveva trovare la corte dei mendicanti e raccontare cosa era successo!

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I due malviventi fecero qualche altro passo indietro poi si volsero in una fuga precipitosa. Mentre il giovane vedeva i due scappare un grido disperato, proveniente da più lontano di quanto Dastan potesse vedere e forse lanciato dal terzo aggressore gli ricordò che quella zona era tutt'altro che sicura.

Si allontanò quindi prontamente, dirigendosi verso la zona in cui i condotti fognari attraversavano la Palude.

Mentre passava in una zona dove le baracche avevano formato vicoli strettissimi che si intersecavano come una ragnatela folle intravide una chioma conosciuta svoltare in una strada laterale: si trattava di Agaja una ragazza di strada dotata di una folta capigliatura riccia di un rosso acceso. Dastan la conosceva abbastanza bene: di certo lei avrebbe potuto anche rivelargli la parola d'ordine onde evitare altri eventuali brutti incontri prima di raggiungere le fogne e forse anche dargli notizie fresche e informazioni su quanto era cambiato durante il suo periodo di assenza. Doveva decidere in fretta però perché in quel budello ogni inseguimento diventava impossibile se non si seguiva da presso il proprio obiettivo.

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I rischi erano alti ma era l'unica possibilità di giungere a destinazione...Araja era la strada migliore e più tempo passava più si assottiglivano le possibilità di trovare la corte.

Restava una sola opzione...seguire la lragazza e farsi aiutare da lei.

Dastan cominciò così a seguirla lungo i vicoli tortuosi ed i budelli della città!

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Dastan conosceva molto bene la Palude, ma averne un'idea precisa era come fare una mappa del deserto. Nel calderone di poteri e individui che affollavano quel quartiere malfamato dove due giorni prima avevi visto una baracca potevi trovare rovine ancora fumanti, una bottega, un ambiente coperto da una tenda, o un passaggio per accedere alle costruzioni limitrofe. Una cosa era però quasi sempre vera, non appena ci si allontanava da quelle che erano per elezione le "vie principali" della Palude bastava fare tre o quattro svolte tra i vicoli fiancheggiati di baracche per arrivare ad un vicolo cieco che serviva solo le costruzioni che lo circondavano. Così successe a Dastan: dopo una svolta a sinistra e due a destra, più obbligate che dovute ad una reale capacità di avvistare Agaja la vide, proprio ala fine del vicolo: era addossata alla parete di mattoni di argilla di una costruzione. Una figura robusta corpiva buona parte della visuale del corpo della ragazza, che il giovane sapeva essere contraddistinto da una pelle candida e punteggiato di nei che rispecchiavano il suo colore dei capelli. Quando Dastan arrivò l'uomo aveva la testa semicoperta dai capelli di lei e la stava palpando. Non c'era nulla di strano in questo, Agaja era una ragazza di strada e la vita nella Palude era difficile. Lei lo vide quasi subito, e un momento dopo anche l'uomo alzando la testa lo notò.

Era uno zhago, sembra ombra di dubbio. Nessuno sano di mente si sarebbe fatto incidere la runa Zhag sulla fronte se non un appartenente alla banda di Agor il Vandoriano. L'uomo era robusto e dalla pelle scura, con occhi porcini e la runa spaziava su un cranio quasi completamente calvo essendo la capigliatura limitata ad una striscia che passando per la nuca circondava le orecchie terminando in due lunghe basette.

"Cosa vuoi Verme!" lo apostrofò lo zhago. Era a torso nudo, e portava dei calzoni ghi dalle gambe molto large, tenuti in vita da un'ampia fusciacca a cui era agganciato anche il fodero di una kora, l'arma caratteristica della banda di Agor.

Teneva Agaja bloccata contro la parete con una mano e l'altra era pronta a sfoderare la spada. Anche Dastan aveva sentito molte storie senza lieto fine riguardo uomini che si erano lasciati troppo andare con delle prostitute, finendo storpi o paralitici per le percosse o con un sorriso supplementare aperto nel collo durante un attacco di sorpresa e quindi capiva più che bene la reazione dell'uomo che aveva davanti.

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Dastan alzò lo sguardo verso lo zhago con fare sicuro e deciso. Affari...devo parlare con il tuo capo! Ho un affare da proporgli!

Poi voltò lo sguardo sulla fanciulla tenuta ferma contro la parete..Viene anche lei...mi serve!

Restò fermo...attendendo una risposta da parte dello scimmione tattuato, menttre le mani del principe erano scese velocemente sull'elsa della spada e del pugnale, nel caso Lo Zhago avesse avuto reazioni violente ed improvvise!.

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Lo zhago lo squadrò per qualche momento strizzando i suoi occhietti porcini quasi cercando di mettere ulteriormente a fuoco la sua figura.

Poi disse: "Va bene, aspettami all'inizio del vicolo, verrò tra poco - indicò la Agaja - con lei e potrai servirtene come vuoi! Poi andremo dal Re".

Spoiler:  
I membri della banda di Agor lo chiamano "Re" accettandone il regno e dichiarandosi suoi sudditi nel momento in cui viene loro incisa la fronte.
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Dastan rimase all'inizio del vicolo in attesa del ritorno dello Zhago. Agor era un uomo deciso e violento, teneva sotto controllo i suoi sudditi col pugno di ferro ma di sicuro sarebbe stato ben attento a non inimicarsi il principe di una corte avversaria. Ora Agor era l'unica figura che potesse fare la differenza. I suo domini erano proprio al confine col nascondiglio dell'alchimista, se qualcosa di strano fosse successo Agor o lo sue spie lo avrebbero scoperto di certo. Quell'essere immondo non poteva essere in circolazione da molto, cosa lo aveva creato? Cosa lo stava scatenando in queste notti?

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Lo zhago ci mise un tempo piuttosto ragionevole per fare la sua comparsa all'imboccatura del vicolo, dove poco prima Dastan aveva intravisto la ragazza dai capelli di fuoco. L'uomo aveva un'aria piuttosto soddisfatta e con se aveva la giovane, che teneva saldamente per un polso.

"Eccola qui" disse spingendola verso il giovane "Tutta tua. Ti aspetterò qui. Cerca di non metterci tutta la notte: a Griggo* non piace aspettare!" concluse indicando con un cenno del capo il vicolo.

Spoiler:  
(*) probabilmente il nome o soprannome dello Zhago
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Guardo la giovane con aria seria ma non minacciosa....Ho bisogno che in queste notti tu sia i miei occhi e le mie orecchie, devo sapere qual'è la nuova parola d'ordine per la corte e cosa sta succedendo nelle ultime notti nei quartieri vicino alla torre dell'Alchimista. Sefarai questo per me saprò ripagarti a dovere...Parola del principe Dastan...

Appena sono passati dieci minuti chiamo Griggo: Ho finito...possiamo andare dal re adesso!

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La ragazza cercò di colpirlo con uno schiaffo, ma lui fu lesto a bloccarle il braccio.

"Ma che vuoi farmi ammazzare che spunti fuori mentre sto con quello zhago, dopo lune che non ti fai vedere?"

Poi la sua espressione si addolcì e con tono diverso disse: "La parola d'ordine della corte è fiocco di neve. Terrò occhi e orecchi aperti ma mi aspetto cinque galee d'argento da te in cambio, ed almeno un paio in anticipo visto che dai tuoi affari con Agor dubito di vederti tornare vivo" e aprì la mano in attesa.

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Trovò lo zhago ad aspettarlo. Si era procurato una torcia, che sarebbe tornata loro utile visto che ormai era buio. L'uomo gli fece strada tenendolo però sempre d'occhio. Dastan comunque sapeva dove stavano andando: il punto di forza di Agor non era nella segretezza quanto nella brutale violenza che tramite i suoi uomini era in grado di scatenare. I suoi scagnozzi erano in buona parte uomini dell'est come lui: Vandoriani, Alessini, Verbreti ma c'erano anche un buon numero di Oggo dalla pelle scura, quasi tutti schiavi fuggiti per cui una vita criminale era l'unica alternativa ad una di stenti e giogo.

Lo zhago, che era probabilmente un Mezzosangue Vandoriano, lo guidò attraverso i vicoli, fino al ponte sulle fogne che separavano due diverse parti della Palude. Se fosse stato da solo Dastan sarebbe passato altrove, perché i ponti erano tutti controllati da bande armate che cercavano di estorcere denaro o altro a chi voleva attraversarli, ma con Griggo non ebbe problemi ad attraversarlo né ad uno di loro fu richiesto un pedaggio.

Il quartier generale di Agor si trovava nella parte della Palude più vicina al porto ovest, di cui il criminale controllava molti affari.

Era un basso edificio in pietra costruito su un vecchio contrafforte militare. In un altro quartiere avrebbe potuto essere un semplice edificio amministrativo o militare, ma nella Palude una costruzione del genere era un lusso, simbolo di potere, come era dimostrato dal piccolo spiazzo che si apriva davanti ad esso in un quartiere in cui quasi tutte le strade erano vicoli e non vi erano slarghi o piazze degni di questo nome.

Due uomini armati sorvegliavano un robusto portone di legno alla luce delle torce. Almeno un'altro o forse un paio tenevano d'occhio i dintorni dal tetto, riparati da quel che restava delle vecchie merlature. Alla luce della torcia Dastan poteva solo intravvederli ma ne aveva notato la presenza.

A sinistra del portone appesa ad un palo conficcato nel tetto stava il macabro stendardo del potere di Agor: un cadavere, appeso per i piedi, col cranio spaccato a metà fino alla bocca, gocciolava ancora sangue, ma a giudicare dalla pozza sotto di esso doveva essere lì dal mattino.

I due uomini di guardia somigliavano parecchio a quello che lo aveva accompagnato fin lì, sia perché erano anch'essi Vandoriani sia perché sfoggiavano una non-capigliatura, cicatrice sulla fronte ed abbigliamento praticamente identici, salvo che in alcuni dettagli di colore.

Griggo disse qualcosa in Vandoriano all'uomo di guardia di sinistra. Questo scosse il capo e rispose brevemente. Griggo insistì, lo si capiva dal tono di voce, ma l'altro parve irremovibile opponendo solo una breve risposta mentre indicava prima un palo a destra del portone, poi quello posto simmetricamente a sinistra da cui penzolava lo sventurato cadavere.

Il suo accompagnatore allora disse qualcosa indicando Dastan e gli porse la torcia in malo modo, facendo poi per allontanarsi verso l'interno dell'edificio.

La guardia con cui aveva parlato Griggo guardò in volto Dastan e gli disse in tono perentorio: "Il Re non dà udienza stanotte. Puoi scegliere di andare via in pace adesso e tornare domattina o insistere e finire a far compagnia a quello - e indicò il morto appeso - a te la scelta."

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Mi rivolgo al guardiano di Re Agor on fare serio. Di al tuo re che che Dastan principe della corte ovest desidera parlargli subito...digli che se acconsentirà a vedermi adesso avrò un debito di gratitudione nei suoi confronti...ciò di cui devo parlargli è della massima importanza!se dopo questa richiesta insisterà col non volermi vedere allora tornerò domani mattina!

Resto fermo e deciso di fronte al guardiano in attesa che vada a riferire e rimango pronto ad ogni evenienza con la mano in prossimità della spada nel caso i guardiani non reagiscano pacificamente.

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L'uomo di guardia si girò verso il suo compare: "Ha deciso di insistere Hannas!"

Questi annuì: "Ha proprio deciso di insistere Kranzer"

"Ubodo prepara il palo libero..." disse la prima guardia, sguainò la sua kora, liberando allo stesso tempo dalla fusciacca una accetta non molto grande, buona sia per la mischia che per il lancio. Così armato avanzò minaccioso verso Dastan, mentre l'altra guardia ridacchiava.

Spoiler:  
E' a 6 passi da te, e al momento hai la torcia in mano. Puoi scegliere di scappare o indietreggiare, oppure tenere la posizione e fronteggiarlo in combattimento.
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Dastan rimase un secondo a riflettere...non veniva preso sul serio da queste enormi guardie, che si prendevano gioco di lui avvicinandosi minacciose...non erano di certo numerose come i suoi primi aggrssori, ma erano più grosse, meglio armate e meglio addestrate... Ecco cosa bisognava fare evitare di combattere per oggi e tenersi pronti a tornare in una seconda occasione....ma scappare..non è la soluzione migliore ma la più sicura la guardia non è sola e Agor è troppo potente qui nel suo regno.

Dastan comincio così ad indietreggiare per evitare lo scontro allontanandosi dalla guardia!

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Dastan indietreggiava e la guardia avanzava, quasi adattandosi al suo passo, un po' come un il giovane aveva visto fare ai gatti randagio con i topi in trappola. Ma lui non era per nulla in trappola anche vero che la guardia stava giocando con lui senza il secondo fine di nutrirsi. Indietreggiando aveva attraversato ormai due terzi del piccolo spiazzo. La guardia era adesso a più di 10 passi di distanza da lui e la seconda non si era mossa dai pressi della porta. Vedeva però bene ora il terzo uomo sul tetto, difficile da notare per via della pelle scura, che stava affacciato a godersi la scena. Aveva una balestra in mano ma non la teneva puntata contro di lui. La guardia che lo stava incalzando quindi smise di seguirlo e gli gridò: "Cos'è sei bravo a insistere a parole, ma quando si tratta di passare ai fatti te la fai sotto?" L'altra guardia aggiunse a voce ancora più alta: "Vattene accattone fognoso! Tornatene nella melma!"

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Scegliersi le battaglie e ignorare gli stolti. Gli uomini di Agor erano bravi solo a fare i prepotenti con tutti avvantaggiandosi del numero. Sarebbe stato stupido lottare con loro stavolta, un boia e due arceri di cui uno irraggiungibile e ben celato, avrebbe significato una morte quasi certa e Dastan doveva vivere...doveva farlo per trovare le risposte. Si sarebbe recato in cerca di un rifugio sicuro per la notte mescolandosi tra i mendicanti, in questo era bravo oppure avrebbe agito in maniera più astuta...avrebbe cercato un altro ingresso.

Agor era potente ma come tutti i potenti si rinchiudeva in una roccaforte e non sifaceva vedere troppo...se il re non va dal principe allora il pricipe andrà dal re. Tutte le roccaforti sono inespugnabili all'apparenza...tante guardie in un punto servono a difendersi da molti uomini, non da uno solo...

Dastan decise di tenersi nascosto poco fuori la portata visiva delle guardie e di osservare chi poteva entrare ed uscire liberamente dalla fortezza e come mescolarsi a tali persone.

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Dastan finse di allontanarsi, sbeffeggiato dalle guardie, ma appena sicuro di essere fuori vista e non seguito tornò sui suoi passi cercando un buon punto d'osservazione. In fondo lo spiazzo non era che l'intersezione di una via più trafficata della Palude con un'altra e il palazzo di Agor si trovava proprio di fronte a detta intersezione, che era poi la strada tramite cui lui e Griggo l'avevano raggiunto. Avrebbe potuto arrampicarsi in cima ad uno dei due agglomerati di baracche che si trovavano in uno degli angoli e quindi quasi di fronte all'edificio che lui voleva spiare, ma per farlo avrebbe dovuto rinunciare alla torcia e compiere la scalata nella più totale oscurità, visto che doveva affrontarla dal lato opposto a quello illuminato dalle torce delle guardie che altrimenti l'avrebbero di sicuro scorto dato che di notte erano ben poche le cose più grandi di un ratto che si muovevano in quella zona della Palude. Cercare di entrare in uno dei due edifici, a quell'ora di notte, contando che erano densamente abitati e da gente di certo leale ad Agor, visto dove si trovavano, sarebbe stato come volersi far scoprire di proposito. Come se la cosa non fosse già abbastanza difficile si sentiva oppresso da un senso di spossatezza, dovuto di certo alla stanchezza del cammino che era stato necessario per raggiungere la città dal punto in cui la nave lo aveva lasciato, allo spavento e la conseguente precipitosa fuga, quindi al combattimento e agli eventi successivi. Non ricordava di aver mai camminato così tanto come aveva fatto oggi.

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Entrare in un punto oscurato sarebbe stato possibile, ma dopo? Dove bisognava andare? Come fare ad evitare tutte quelle guardie...un rischio enorme oltre al fatto di non avere alcuna certezza. Ma di sicuro ogni monarca ha una cosa che lo contraddistingue..dei nemici.

la posizione di Agor era invidiata da molti e di sicuro oltre ad essere temuto era anche odiato, bisognava cominciare ad ascoltare quei chiacchiericci e cercare di capire come penetrare la dentro...nulla che un po' di vino non avrebbe contribuito a rivelare, bastava restare nei pressi della fortezza e vedere dove gli Zhago e le guardie del corpo andavano a sbronzarsi!

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