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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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Scarlett Bloomblight

A casa, appena sveglia

Nel momento in cui riapro gli occhi grazie al suono della sveglia mi accorgo che Tanaka ieri sera non mi ha risposto, e che mi sono addormentata prima di poter uscire per cercarlo di nuovo. "TANAKA!" Grido praticamente senza accorgermene, mentre mi alzo in piedi di scatto ribaltando la sedia.

Ma che...

Non sento più dolore: la testa non pulsa, i polsi e le caviglie non bruciano al contatto con l'aria. Sto... bene? Mi guardo le mani, le braccia, le gambe e i piedi, incredula di quello che vedo e di come mi sento: oltre i dolori mancanti mi sento in piena forza. A parte un po' i segni... beh, senza questi potrei dire che mi sono immaginata tutto, ma... Ripercorrere gli avvenimenti di ieri pomeriggio mi fa pensare in primis al sesso con Tanaka, anche se ogni possibile forma di "pensiero impuro" muore quando ricordo cosa è accaduto dopo. In un qualche modo il mio corpo sembra ricordarselo più di me, perché l'immagine di quella creatura è vivida se ci penso, e mi fa tremare per la paura.

Osservo lo schifo sulla tavola: tutti i rimasugli della mia cena all'abbuffo di ieri sera, il vasetto di maionese ancora aperto, zucchero un po' ovunque, e soprattutto il ghiaccio che si è sciolto ha bagnato più o meno tutto, formando anche una bella pozza a terra. Dio che schifo...

Complici le nuove energie do una ripulita, asciugando l'acqua e buttando via tutti i rimasugli. Non avrò la colazione ma almeno posso farmi un caffè dopo... Quando la cucina sembra di nuovo presentabile salgo in camera per andare in bagno. "Mi serve una doccia, perché comunque faccio schifo." Dico in riferimento ai vestiti sporchi.

Arrivo in bagno e praticamente lancio tutto per aria, quasi gettandomi sotto la doccia per la voglia che ho di pulirmi; l'acqua è calda bollente, piacevole come lo è sempre stata. Mi insapono per bene strofinando accuratamente ogni punto, mentre mi godo quel tepore che quasi come un abbraccio mi tiene distaccata dal mondo, in un momento in cui forse ne ho davvero bisogno.

Al solito esco, metto l'accappatoio e mi lego un asciugamano attorno ai capelli, andando al lavandino per lavarmi i denti. Ma non appena incrocio il mio riflesso nello specchio vedo subito un'anomalia: alla base del collo c'è quello che sembra un tatuaggio o un marchio, decisamente simile a quello che Darius aveva ieri, nella stessa posizione. Le mie dita ci passano sopra istintivamente, avanti e indietro, tastando, cercando di cancellarlo oppure di capire cosa sia davvero.

"Ma che?! Merd@..." Realizzo che qualsiasi cosa sia e in qualsiasi modo sia apparso sembra essere vero. "No, mi serve qualcosa da fumare!" Esclamo prima che altri pensieri possano prendere il sopravvento; devo calmarmi. Ho il carico di erba che ho comprato ieri da Orion, quindi lo recupero dallo zaino e mi siedo alla scrivania ancora in accappatoio, rollo una canna caricandola particolarmente di erba e poi l'accendo, dando alcune piccole boccate per far prendere bene e poi mi godo un lungo tiro, trattenendo il fumo in bocca e in gola prima di lasciarlo passare ai polmoni e poi espirare. Il calore del fumo è quasi vivo e le braci sulla punta della canna sembrano quasi danzare mentre riesco finalmente a distendere i nervi per la prima volta da ieri sera, non tanto per l'erba quanto per una situazione più familiare, più tipica, un'abitudine che mi aiuta a rilassarmi e a stare meglio.

Mentre continuo a fumare mi cade l'occhio sul piccolo bauletto dove tengo i gioielli più preziosi di mio padre. Di solito anche questo aiuta a rilassarmi... E così lo apro, tirando fuori il contenuto assieme ai prodotti per lucidarli e prendermene cura e, fra un tiro e l'altro, cerco il contatto con mio padre, il suo abbraccio caldo in un momento in cui mi servirebbe averlo al mio fianco.

@Loki86 offgame

Vorrei Guardare nell'Abisso e le priorità di Scarlett sono queste, in ordine:

  1. Scoprire cos'è successo a Tanaka e dov'è lui adesso

  2. Capire cos'è successo ieri sera nel bosco con la creatura

  3. Capire cos'è questo tatuaggio/marchio

Ho tirato e ho fatto (3+6)+1 = 10 quindi tecnicamente l'Abisso mi mostra visione chiare e ho 1 Prossimo per affrontarle. Decidi pure tu a quale delle domande rispondere o se rispondere a tutte o se rispondere poco a tutte e tre, in modo da non rivelare proprio tutto e lasciare più mistero sulla questione.

Dopo questo Scarlett si preparerà, berrà un altro caffè fatto col caffè e poi andrà a scuola (quindi se dopo la risposta vuoi già portare la narrazione alla prima ora di lezione per me non c'è problema); se non ha scoperto niente di Tanaka lo chiamerà di nuovo.

Gli obiettivi della giornata sono questi:

  • Scoprire cosa è successo a Tanaka (e se è a scuola vederlo per sapere come sta)

  • Farsi vedere dalla signorina Morris giusto per tenere fede alla promessa con Nathan

  • Andare a parlare con Valentine Lane siccome la sua pista per sputt@nare Jeremy Smith (Wade) è fallita il giorno precedente

  • (Non ho idea se cercare un contatto con Emily sia in priorità al momento, Scarlett è piuttosto confusa anche se i suoi sentimenti sono ancora lì)

  • (Farsi una sorta di esame interno per capire cosa sia quella voce che sente da due giorni nella testa e quelle emozioni forti fuori da lei che prova. Questa è l'ultima perché è più una cosa inconscia, nel senso che è un mio obiettivo come player ma Scarlett ne è inconsapevole, quindi a meno che la narrazione non spinga su certe cose dubito accadrà)

Non so dirti se sia poca roba oppure troppa, ma comunque non è ovviamente necessario fare tutto oggi, dipende da dove porta la narrazione.

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Nathan Clark

E fu mattina

Mi sembra di stare affondando nel letto, le lenzuola, appena profumate, che pungono con le loro pieghe ruvide nei punti in cui non sono madide di sudore.

Sento ancora male e vorrei ritornare alľabbraccio del sonno, ma mi obbligo ad alzarmi in piedi e scivolare fuori dalla stanza.

La doccia di ieri sera è solo un ricordo, ormai, e mi serve una scossa per ottenebrare il dolore, nascondere ľindolenzimento e affogare il ricordo.

Il ricordo dell'orrore e il ricordo del sogno.

Sento un brivido gelido e lo scaglio nella pioggia bollente della doccia, poi striglio le sensazioni nella sensazione soffice del telo.

Scendo le scale, cercando di percepire segni o suoni dalla camera dei miei genitori. Nulla.

Mangio senza gusto, la solita colazione di ogni giorno, oggi adombrata dai miei ricordi e dai miei pensieri.

La Presenza nel Bosco diventa la mia Sidhe indimenticata, che però si confonde con Scarlett, Noah, Cory, Alice, Kathlyn...

Chiudo gli occhi. Respiro. Mi alzo in piedi.

Lascio un biglietto a mamma. Lo faccio senza tanto pensarci, o nemmeno capire il perché. Ma il perché, in fondo, lo so. Ieri, per la prima volta da almeno due anni, ha provato davvero a capirmi e, persino, ad accettarmi. Si è preoccupata con sincerità per me e non di me.

Ha superato le sue abitudini e ostinazioni per essere al mio fianco, nonostante la sua stessa angoscia. Nonostante fosse realmente spaventata.

Il biglietto dice solo "grazie, mamma", ma è qualcosa che non dicevi con convinzione da parecchio tempo.

Faccio un altro respiro profondo. Esco.

Non ho la forza per guardare il cellulare. In parte, spero che nessuno abbia visto il mio post o che nessuno l'abbia compreso. E in parte spero l'esatto contrario.

Tempo di andare a scuola.

Scarlett avrà davvero vista quella creatura?

Azioni e intenzioni

Nathan non ha le idee molto chiare.

Vorrebbe sopravvivere, certo. Magari.

E poi non vorrebbe casini. Impossibile, è ovvio.

Vorrebberi chiarire la propria situazione sentimentale.

E magari parlare o almeno chattare con Noah.

E di certo vorrebbe comprendere cos'è che minaccia il Bosco, anche se è ancora spaventato.

Forse dovrebbe pure indagare con Scarlett e Darius, ma ha delle resistenze.

Modificato da Ghal Maraz

Ana Rivero

Hallow Mall e risveglio

Ancora con Darius @Voignar

Il rumore mi attraversa come un colpo di frusta. Crack. Per un istante non capisco se l’ho immaginato io o se l’ha sentito anche Darius. La voce mi muore in gola e mi blocco, con il braccio ancora mezzo sollevato. Sento Darius che mi guarda, lo percepisco più che vederlo. Io invece guardo il mio braccio come se non fosse il mio. "…io…" balbetto, e le parole mi escono sbagliate. Non ho il controllo. La pelle non brucia. Non sento niente, niente come uno schiaffo o una botta. È… diverso. È come se il mio corpo fosse ceduto, letteralmente. Deglutisco, sgranando gli occhi mentre sfioro piano la manica, la stoffa che non dovrebbe avere niente di strano sotto.

Devo dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Qualcosa di normale. Qualcosa che spieghi perché sto diventando improvvisamente bianca come un cencio bagnato.

"Scusa, io… credo che mi abbiano chiamata da casa. Sì, cioè… mi hanno scritto adesso." Non guardo nemmeno il telefono. Se lo guardassi, crollerei. "Devo… devo proprio andare. Subito." Non gli do il tempo di fare domande. Non gli do il tempo di fare niente.
Mi volto e praticamente scappo fuori dal locale, con un’ultima occhiata di quel barista che probabilmente pensa solo che siamo tutti matti.

Il tragitto fino a casa non lo ricordo. Ricordo il battito delle scarpe sul marciapiede e il braccio che pulsa, e la paura che mi morde tra le costole. Anche tutte queste sensazioni sono false? Appena entro, saluto i miei genitori con un mezzo sorriso tirato, qualcosa tipo: "Tutto bene! Serata tranquilla!". Di corsa, senza spazio per risposte. Non mi ascoltano davvero, o non fanno in tempo, o forse semplicemente non si accorgono che sto tremando.

Mi chiudo in camera quasi di corsa. La serratura scatta, e finalmente posso respirare più forte, lasciarmi andare contro il letto. Tolgo la manica. La crepa è ancora lì. La pelle spaccata come ceramica. Mi viene da vomitare, ma anche quella sensazione non esiste davvero.

Non so cosa fare, quindi faccio la cosa più stupida e istintiva del mondo: ci metto sopra un cerottone. Uno enorme, di quelli che dovrebbero andare sulle ginocchia sbucciate dei bambini. Non serve a niente. Lo so. Ma lo faccio lo stesso.
E mentre lo premo contro la pelle, mi ripeto che domani sarà tutto normale.

La sera scivola via così, in una nebbia confusa. Rispondo ai miei genitori senza ascoltare, rido quando ridono loro, annuisco quando parlano. Nessuno nota niente. O fanno finta. E poi finalmente, il letto.

Mi addormento tesa, con il braccio rigido, attaccato stretto al corpo. Quando mi sveglio, la prima cosa che faccio è portarmi la mano al cerottone. Le dita tremano. Lo premo piano. Spero. Spero con una stupidità disperata che una notte sia bastata a rimettere insieme i miei cocci.

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