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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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Nathan Clark

Lezione di teatro

Forse avrei dovuto fare la conta dei presenti, prima di presentarmi a lezione.

Orion, Alice e, a quanto pare, Emily. Non proprio quello che chiamerei un ambiente da comfort zone, oggi. Vero è che il teatro è fatto di emozioni e tanto più sono forti, migliore dovrebbe essere il risultato...

La parte teorica, che sembra schiacciare tutti, mi permette di liberarmi della tensione iniziale: perlomeno, Max e Sasha sono elementi che mi danno forza e mi aiutano a bilanciare le preoccupazioni. Oppure sono solo stanco e abbasso le difese. Avrebbe pure senso.

Mi guardo attorno e fisso un poco Darius, a cui non ho ancora detto seriamente grazie. Dopo lo devo fare, per forza. Non siamo mai stati grandi amici, ma ieri mi ha dato una mano e non è che poi subito dopo ci ha sputato sopra, come ha invece fatto subito Orion stamattina.

Cavoli, mi sa che sto andando in flusso di coscienza puro, ma ultimamente questa non è una splendida idea.

Eeeeeeeeeeee... vabbè, tutto cambia all'improvviso: ci dobbiamo riscaldare. Muovere. Slegare. Uscire da noi ed essere altro. Altro.

Ok, questo va persino bene.

Un tempo mi sarebbe stato impossibile. Il timido Nathaniel, lo sfigato Nathaniel. Non solo era impacciato, introverso e goffo. Ma era anche una mente poco agile; ora, invece, mi tocca schivare i proiettili fatati dentro il mio cranio bacato tutti i c@$$o di giorni!!!

Poi... improvvisazione. Alé. E con Emily. Ecco, ci siamo. Chissà quant'è infastidita? (Lo sarà davvero?).

Comunque, sempre meglio di altre possibilità.

Sfrutto i miei due minuti di limbo per scacciare qualche altro stupido fantasma ed elaborare una specie di strategia.

'Inizio io. Vediamo come reagisci. E spero di non far male ad Alice. Mi spiace, Alice, davvero'.

"Cosa credi? Che non lo sappia?", quasi esplodo dal nulla, violento nel tono, ma con una voce più tagliente, che rumorosa: "Lo sanno tutti! Tutti! I segreti, qui, non esistono.

E sono solo lacrime di coccodrillo, quelle che vedi in giro.

I segreti valgono un sacco, valgono più dell'oro! Poi, certo, smettono di essere segreti, ma l'importante è essere i primi: i primi a vedere, i primi a sapere, i primi a sentire. Sempre pronti a giudicare, sempre pronti a sputare sentenze, a credersi superiori.

Non importa cosa succede, perché si sceglie di fare una cosa, invece che un'altra... Oh, lo so bene che mi hai sentito, prima, al telefono e che ti sei già fatta una tua idea... Beh, il punto è che non erano affari tuoi: ti avevo chiesto di aspettare. Ma non ľhai fatto, ovvio.

E adesso pensi di sapere cos'è successo e ti senti pure superiore. O arrabbiata. O tutto quanto insieme.

Ma della verità... beh, di quella non te ne importa nulla.

Nulla.

Quella rimane sempre fuori dalla porta".

'Ah, c@$$o, Nat'.

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@Voignar

Darius Whitesand - cappella

Suor Margaret resta per un attimo immobile, le dita strette attorno al rosario come se stesse contando i grani per tenere a bada un pensiero. Lo sguardo, di solito gentile, ha un lampo di qualcosa che non è solo preoccupazione: quasi un’ombra di urgenza.

«Darius…» la sua voce si abbassa, più bassa di prima, «non è il genere di curiosità che mi fa dormire tranquilla. Ma capisco che certe domande non si spengono con un semplice “lascia perdere”.» Inspira piano, gli occhi che cercano i tuoi senza tremare. «Se proprio senti il bisogno di parlarne ancora, passa da qui più tardi. Verso le quattro e mezza. Sempre qui, in cappella.»

Ti fissa per un battito di cuore in silenzio, come a valutare se stai cogliendo davvero il sottinteso. Poi aggiunge, più ferma: «Non prendere impegni inutili, Darius. E… finché non ci vediamo, tieni per te queste storie. Non sono argomenti da condividere in giro.»

La campanella dell’ultima ora vibra nell’aria, strappando la tensione. Suor Margaret fa un piccolo cenno verso la porta. «Ora vai, non voglio che tu arrivi in ritardo a lezione.»

Il suo sguardo, quando ti accompagna mentre ti avvii verso l’uscita, resta carico di un avvertimento che non ha bisogno di altre parole.

AULA DI TEATRO

Una coppia dopo l’altra prendete posto al centro del palco e portate avanti i vostri esercizi di improvvisazione. La professoressa Vega vi ascolta con interesse, dandovi delle piccole correzioni o suggerimenti di tanto in tanto e applaudendo alla fine di ogni esibizione.

@Voignar

Darius Whitesand

Quando la prof. Vega annuncia che tu e Sasha dovete stare in coppia, lei si stacca dalla parete con una lentezza quasi teatrale ma non sembra affatto entusiasta. Non ti dice nulla, ma la piega delle labbra e il modo in cui incrocia le braccia parlano chiaro: avrebbe preferito chiunque altro.

Alla tua proposta di scena fa solo un cenno, un’alzata di spalle rapida. «Va bene…» sospira, poi ti lancia uno sguardo che sembra tagliare a metà la distanza fra voi. «Ma se provi a fare il viscido piacione, ti faccio vedere quanto sono brava a improvvisare la ragazza che sa difendersi dai molestatori.»
Il tono è leggero, ma la frecciatina è affilata quanto basta e sai benissimo che Sasha sarebbe in grado di farlo davvero.

Quando la prof vi chiama al centro della sala, Sasha si muove con sicurezza. Si appoggia a un muro immaginario, una gamba piegata, il busto rilassato come se stesse davvero aspettando un treno in una stazione a notte fonda. Un braccio lungo il fianco, l’altro solleva il polso per controllare l’ora invisibile.

Poi alza lo sguardo verso di te, occhi scuri che brillano sotto le luci della sala. Ti osserva come si studia uno sconosciuto che compare in un posto vuoto: guardinga, pronta a scattare. Un mezzo sorriso, più di sfida che di cortesia, le incurva le labbra.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Harper alza un sopracciglio mentre ti osserva, la bocca piegata in un mezzo sorriso che dice tutto: ho capito benissimo a che gioco stai giocando, Scarlett.
Quando entri così bene nel ruolo di “Emily” le sue dita si intrecciano dietro la schiena, il corpo che dondola appena, già pronta a ribattere.

«Claire, eh?» risponde con un tono basso, velato di ironia. Poi alza la voce per farsi sentire da tutti. «Sai che mi hai fatto tornare in mente tante cose…»
Harper accenna un altro ricordo, la voce che si fa più dolce, quasi ipnotica. «Tipo quella sera in cui ci siamo perse nel parco? Ti tremavano le mani mentre cercavi la strada… mi hai stretto così forte che per poco non restavamo incollate.»

Fa un passo verso di te, in perfetta sintonia con la parte, ma senza distogliere lo sguardo. C’è una sfida silenziosa, un messaggio che corre tra voi come una corrente elettrica: vediamo chi vince questa recita.

Tu rincari la dose. Sei abilissima nell’entrare nel personaggio di Emily… forse troppo. Con la coda dell’occhio la noti che vi osserva. La sua fronte leggermente corrugata, le labbra appena serrate: non sai se perché abbia capito la tua imitazione o se è solo sorpresa dal vostro scambio. Ma il dubbio ti viene…

Harper, inoltre, si rivela un osso duro ed è molto brava a giocare a questo gioco. Le sue parole scorrono lente, misurate, ma negli occhi le brilla una furbizia divertita. «E quella volta che Patricia pensava di avere una chance con te. E noi due, a ridere sotto le coperte per mezz’ora buona. Poveretta.»
La frecciatina è sottile ma chiarissima… La risata che segue è breve, ma il calore che lascia è tutto tranne che innocente.

Harper, però, non si ferma. Avanza ancora, fino a che il vostro respiro si mescola. Gli occhi le si addolciscono, ma restano pieni di sfida, quasi un invito: la tua mossa, Scarlett.

Ora siete a pochi centimetri, la scena perfetta di un incontro romantico… e sotto, la guerra silenziosa per Emily che continua a bruciare.

Tiri di dado

Tiro su freddo: 4+2=6

Tiro su caldo: 11-1=10

Visto che non sono tiri per attivare delle vere e proprie mosse, voglio interpretare i risultati in questo modo. Il tuo tiro caldo alto vuol dire che riesci a entrare nel personaggio romantico molto bene.. probabilmente stuzzicando in qualche modo anche le fantasie di Harper. L’insuccesso in freddo, però, fa sì che non riesci ad essere tanto tagliente quanto vorresti.. harper capisce il tuo piano e decide di stare al gioco.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Alice sbuffa appena la professoressa pronuncia i vostri nomi, lo sguardo che scivola via da te come se volesse far finta che tu non esista. Si sistema i capelli variopinti dietro l’orecchio con un gesto quasi nervoso, poi prende posto accanto a te solo perché deve.

Quando parte l’improvvisazione, resta in silenzio per un paio di secondi, le braccia incrociate sul petto. La torcia del tuo telefono le illumina il petto e lei strizza gli occhi, come se la luce le desse fastidio più del dovuto.

«Hmm.. sono scettica…» mormora finalmente in risposta, con un mezzo sorriso che non arriva agli occhi. «Per certe cose… non ci vuole mai poco tempo, sai?»
La voce è bassa ma netta, un filo di ironia che non ha nulla di giocoso.

Un altro momento di silenzio, poi Alice sospira forte, lo sbuffo che rimbalza contro le pareti dell’ascensore immaginario. «Uff… proprio oggi che volevo starmene da sola… e invece eccomi qui, bloccata con…» lascia la frase sospesa, lo sguardo che si solleva verso di te, tagliente, «…uno sconosciuto

La parola rimane sospesa nell’aria come una piccola scheggia, più affilata di qualsiasi battuta di copione, mentre lei si appoggia al muro opposto e distoglie di nuovo lo sguardo, come se l’ascensore non fosse l’unico spazio troppo stretto in cui si sente chiusa.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Emily resta un attimo immobile, quasi pietrificata dalle tue parole taglienti. Gli occhi si allargano, la bocca si apre appena, ma non esce alcun suono. La torcia di scena… un piccolo faretto a pavimento che Clarissa Vega ha puntato verso di voi… le illumina il viso arrossato, mettendo in evidenza il tremito leggero delle dita che si stringono davanti a sé.

«Io… io non…» balbetta finalmente, cercando di riprendersi. «Non volevo… cioè… non pensavo di…» la voce le si spezza e abbassa lo sguardo verso il pavimento, come se stesse davvero origliando qualcosa che non avrebbe dovuto sentire. «Scusa… io credevo che…» Si ferma di nuovo, visibilmente in difficoltà, il respiro più rapido. Incrocia con lo sguardo la professoressa, mandandole una percepibile richiesta di aiuto.

La professoressa Vega si avvicina di qualche passo, sciarpa colorata che ondeggia mentre parla, il tono caldo ma deciso. «Va benissimo così, Nathan!» esclama, con un sorriso incoraggiante. «La tensione che hai creato è ottima. Ma ricorda: se il tuo compagno di scena è un po’ meno pronto, prova a modulare il ritmo. Lascia degli spazi, delle pause, così può respirare e reagire. L’improvvisazione è un dialogo, non un monologo.»

Poi si gira verso Emily, posando una mano leggera sulla sua spalla. «Tranquilla, Emily, va benissimo. Prova semplicemente a reagire a quello che senti, non devi cercare la battuta perfetta. Anche il silenzio, se lo abiti bene, è potente.»

Emily fa un cenno d’assenso, chiaramente a disagio. La professoressa alza infine lo sguardo verso il resto della classe e si illumina d’un’idea. «Anzi… Max!» chiama, puntando il dito verso il ragazzo. «Sei il vicino che ha sentito tutto dalla tromba delle scale. Entra in scena come se stessi origliando e decidessi di intervenire. Tu sai un segreto che loro non conoscono: sei il custode di un dettaglio che può cambiare tutto. Vai!»

Max scatta in piedi quasi per riflesso, il quaderno che teneva sulle ginocchia cade a terra con un tonfo sordo. Si passa una mano tra i capelli, come per entrare subito nel personaggio, e avanza lentamente verso il “palco” improvvisato al centro dell’aula.

La prof Vega, con un gesto teatrale della sciarpa, si fa da parte per lasciargli spazio. «Ecco il nostro vicino curioso…» mormora, occhi scintillanti.

Max socchiude la porta immaginaria con un cigolio inventato, facendo finta di spingersi dentro un corridoio buio. «Ehi…» sussurra, piegandosi in avanti con un’ombra di complicità. «Vi sentivo da fuori. Le pareti… sono sottili..» Il suo tono è basso, quasi mellifluo, e fa rimbalzare le parole sulle pareti dell’aula come se davvero fosse l’eco di una tromba delle scale.

Si ferma a un passo da te e da Emily, lo sguardo che scivola da uno all’altra con curiosità ostentata. «Non è lei..» dice, indicando Emily. «Non è lei che ha origliato la tua conversazione e reso pubblici i tuoi segreti!» Fa un mezzo sorriso, inclinando il capo. «E si dà il caso che io sappia chi è stato!» Aggiunge, mettendoci forse un po’ troppa enfasi.

Emily alza di colpo lo sguardo verso di lui, sorpresa, quasi grata per quell’interruzione che le dà il tempo di respirare. Il suo volto resta teso, ma una scintilla di coraggio si accende negli occhi.

«Oh.. si.. è come dice lui! Io.. io non so nemmeno di cosa tu stia parlando!»

La prof Vega batte leggermente le mani, entusiasta: «Perfetto, Max, ottima entrata! Ora lasciatevi andare, giocatevela: tensione, sospetto, rivelazioni. Ricordate, non c’è giusto o sbagliato… solo il momento.»

@SNESferatu

Ana Rivero

Tom McCarthey ti fissa con quegli occhi piccoli sotto il cappellino, braccia conserte come un muro. La barba grigia vibra appena quando ti scaglia il suo: «Alle macchinette, eh? Strano orario per uno snack… Non siete appena state in mensa?»

Non perdi la calma. Eliza resta accanto a te, tesa un attimo, poi interviene con quel sorriso calcolato che tu conosci bene: «Sì, signore…Ma non c’era il dolce… e la prof di bio ci ha mollato un’interrogazione a sorpresa, ci serve zucchero per l’aula studio. Solo dieci minuti, promesso.»

Tom tamburella le dita sul mazzo di chiavi alla cintura, sospettoso, ma alla fine si limita a un grugnito. «Va bene. Andate, ma non voglio vedervi girare per i corridoi. Capito?»

Tu annuisci subito, ed Eliza incalza «Capito, bidello McCarthey.» Lui si sposta e vi lascia passare.

Appena Tom sparisce dietro l’angolo, Eliza ti lancia un mezzo sorriso soddisfatto. «Missione uno: superata» ti sussurra.

Arrivate davanti alla porta dell’ufficio del coach Moss: chiusa a chiave, naturalmente. Provi la maniglia, nulla.

Eliza si acciglia per un istante, poi i suoi occhi si accendono come non l’hai mai vista: «Sa che ti dico? Tom ha tutte le chiavi attaccate alla cintura. Se lo distraiamo per qualche secondo, possiamo prenderle. Oppure…» abbassa la voce e ride piano «…forziamo la porta. Ma rubare le chiavi sarebbe epico.»

La senti elettrizzata, pronta per la parte più rischiosa. Ti guarda come se fosse una sfida: «Allora, tu che proponi?»

Tiri di dado

Tiro su freddo: 9-1+1=9 successo parziale. Riuscite a superarlo, ma incontrate un nuovo ostacolo.

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Darius

Cappella

Confermo che sarò presente a questo strano incontro, poi esco e mi dirigo il più in fretta possibile alla prossima lezione

Lezione teatro

Peccato, "esperta di autodifesa pesta ammiratore impertinente" poteva essere divertente commento ridendo alla minaccia di Sasha, provando a stemperare l'atmosfera; diceva di essersi lasciata la cosa alle spalle, ma è chiaro che mi serviranno alcuni giorni perché l'irritazione le passi del tutto

Quando siamo chiamati sul palco, e Sasha mi rivolge quel mezzo sorriso, la tentazione di impersonare davvero un viscido pervertito mi viene. Solo che dopo penso a quante botte riceverò, sia sul palco che fuori, e decido che non ho tanta voglia di replicare "Rocky Balboa" qui a scuola

Fingo quindi di avere in mano un taccuino, e mi avvicino a Sasha con passo deciso, sollevandomi un cappello immaginario Buonasera signorina, controllo biglietto. Devo informarla che, da regolamento, ho necessità di sottoporla ad alcune domande. Lei è diretta a Vattelapesca? Posso chiederle il perché? Reputa il costante ritardo delle nostre linee ferroviarie soddisfacente, o crede che dovremmo aumentare la scomodità dei nostri passeggeri?

Cerco di prendere appunti, mentre guardo Sasha e provo a non ridacchiare. Forse non sto prendendo abbastanza sul serio la simulazione, voglio buttarla sul comico, il piano è "costringere" Sasha a ridere

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Scarlett Bloomblight

Lezione di teatro

Harper ribatte a tono, sta al gioco e non si fa demoralizzare. Quindi hai tirato fuori gli artigli, gattina? Stranamente la cosa non mi infastidisce; percepisco per qualche attimo come un gorgogliare rabbioso nella mia pancia, ma poi se ne va così come è arrivato.

Può darsi che tutto questo non mi tocchi perché sono così dentro al personaggio di Emily che parte di Scarlett è stata accantonata, oppure che sia perché, anche se Harper non vuole ammetterlo, sta venendo manipolata da me. Sarà anche brava a giocare a questo gioco, ma non è il tipo di persona da fare normalmente queste cose, lei è più pura e limpida di solito.

Vicina com'è mi resta solo un attacco per chiudere la cosa, e se dovesse vincere lei non significherebbe comunque molto, perché tanto la cosa che resta è che Emily sia mia.

Come se fossi leggermente intimidita o stupita dal suo avanzare verso di me mi sposto un po', quanto basta per far sì di dare le spalle ad Emily, che non veda precisamente cosa sto per fare. Abbasso leggermente la testa in modo timido, poi quando trovo coraggio di rialzare lo sguardo verso Harper le scocco un'occhiata identica a quelle che fa a volte Emily: uno sguardo puro e pieno di dolcezza, sincerità. Tentennante le appoggio una mano sul lato del collo, fino a raggiungere la nuca, mentre il mio respiro si fa un po' più pesante, caldo, mischiandosi al suo. "E allora che vadano tutti a fan**lo..." E facendo una leggera forza sulla sua nuca in modo che non si sposti mi avvicino ancora di più, senza baciarla sulla bocca ma andando ad appoggiare le labbra sulla sua guancia, vicino all'orecchio.

@Loki86 offgame

Questo è quello che accade: sinceramente non lo so nemmeno io se è realmente un vero attacco ad Harper, penso dipenda se rimane colpita dagli occhi dolci oppure no. Nel caso è semplicemente Scarlett molto confusa sul cosa fare, anche per il fatto che le hanno risposto al fuoco senza problemi e magari si è un pochino destabilizzata.

Vediamo il bordello che genererà questa cosa 🤣

comment_1926882

Nathan

Lezione di teatro

Inspiro forte, quando la professoressa interviene, interrompendoci e cercando di smorzare la mia interpretazione. Capisco il suo intento, ma mi dispiace.

Studio in silenzio l'ingresso di Max e il modo in cui il suo linguaggio corporeo e le sue parole lo collocano: è un bravo giocatore e inserisce un sacco di possibile dinamiche. Ma a me ne viene in mente solo una.

"E tu lo sai, esattamente, perché? Queste pareti sono sottili, ma si dà il caso che io non senta mai le tue, di conversazioni... Lo sai perché passi il tempo a non farti gli affari tuoi, esattamente come tutti gli altri: ecco perché!", passo al contrattacco, puntando il dito verso Max, in maniera quasi infantile.

Faccio una smorfia, aspetto un secondo e riprendo, tentando di sembrare davvero infastidito, pungente e sarcastico: "Ma poi... ma come siete carini, così pronti a prendere l'uno la difesa dell'altra! Da quanto va avanti la vostra storia? Da quant'è che avete una relazione? Oh, la cosa è così ovvia... tutto questo tempo a disposizione e tutti questi muri così sottili...".

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Orion Kykero

Aula di Teatro

Guardo Alice con uno sguardo da cane bastonato. Diamine, vorrei dire di essere superiore a tutto, che dovrei fregarmene...ma fa male vedere la mia migliore amica trattarmi così. Rivolgo una silente preghiera alla Dea. Non un rituale, non una formula, ma qualcosa di più profondo. E la dea risponde. Le parole escono dalla mia bocca come acqua da un torrente, chiare e limpide.

Sono certo che tutto si aggiusterà presto. Dico ad Alice con un sorriso. Spero solo che mia nonna Consuela mi perdonerà il ritardo per gli altri Consuela è un nome come tanti, ma Alice sa che sto parlando della mia domestica.

Mi sta aiutando a scegliere il vestito per il mio matrimonio sa? Quella donna ha un occhio per lo stile incredibile. Peccato che le giacche che piacciono a me non sembrano piacerle. Ridacchio, ma il mio sorriso non raggiunge gli occhi.

Mi piacerebbe se non guardasse male ogni mia proposta ma che ci può fare? Le persone anziane a volte sono così. È difficile che gli piacciano i nuovi stili La mia voce qui è forse un po' più triste di quanto la scena richiederebbe, ma è sincera. Assolutamente, fermamente sincera. Lo sguardo che mi ha lanciato Consuela stamattina per qualche ragione mi ha fatto molto più male di quelli quotidiani di mia madre.

Chissà, magari questa è la volta buona però. Dico con un sorriso, provando ad alleggerire un po' la conversazione dopo quella rivelazione

Modificato da Theraimbownerd

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Ana Rivero

In giro per scuola

Faccio un piccolo cenno di capo al bidello. In fondo non stavamo tanto mentendo, dopo la missione un po' di zuccheri ci vogliono. Do una gomitata leggera a Eliza dopo aver superato il primo "ostacolo". "Ce la possiamo fare", le sussurro, abbastanza vicino da poter sentire il profumo dei suoi capelli. Sovrasto anche su di lei, ma non credo che questo sia minimamente un problema per Eliza. Sorrido dentro, o almeno cerco di reprimere la felicità, quando ci troviamo al secondo, prevedibile, ostacolo.

"No, non mi sembra il caso di rubare le chiavi al bidello... uno, guardami." e allargo le braccia, mostrando tutta la mia figura "non credo di essere fatta per lo stealth. Saremo sospette, sospettissime. Sai che ti dico? Rompiamolo e basta."

"Due, se ci pensi, ok, ci ha visto il bidello, non abbiamo un alibi, ma neanche un movente. Mentre se gli rubiamo le chiavi, siamo proprio proprio state l'ultime a vedere il bidello, no? Rompiamo tutto. Ci sarà sicuramente qualcuno incazzato col coach. Quel c@glione di Cory per non aver partecipato alla partita, o Nathan per colpa di come l'hanno trattato quelli di football."

"O anche qualcuno che ha subito umiliazioni nell'ultima lezione. Tipo Scarlett nel fango, o Orion finito ultimo. A te non penserebbe mai, mentre come potrebbe pensare a me? Tecnicamente non mi ha fatto nulla, no? Dovrebbe spiegare perchè stiamo rovistando proprio nel suo ufficio... non ci farebbe una bella figura."

Alzo una mano a taglio proprio sulla maniglia. Queste porte rischiano di essere burro sotto il marmo della mia carne. Mi giro un'ultima volta verso Eliza. "Siamo d'accordo? Con questo non torniamo indietro."

Off game

So che potrebbe essere un po' "out of character" da una persona a cui interessano poco le conseguenze sociali come Ana, ma ho pensato che fosse più corretto che facesse un enorme giro di pensiero per fare la cosa più brutale: spaccare e basta. E così proteggerebbe dalle conseguenze Eliza.

Modificato da SNESferatu
EDIT: Mi aveva corretto una parola poco lungimirante per Cory con "stolto" e non si poteva sentire.

  • Autore
comment_1927280

AULA DI TEATRO

Tutti tranne Ana

@Voignar

Darius Whitesand

Sasha resta un attimo immobile quando tu le sventoli davanti il taccuino immaginario e ti togli il cappello inesistente. Ti squadra da capo a piedi con le sopracciglia appena sollevate, come se non sapesse bene dove tu voglia andare a parare.

Poi, lentamente, le labbra le si piegano in un mezzo sorriso. «Ah… quindi controllo biglietti, eh?» risponde, la voce che vibra di una finta esasperazione. «Ovviamente l’ho dimenticato a casa. Cosa succede adesso, ispettore? Mi deporta a Vattelapesca per condotta immorale?»

Incrocia le braccia e finge di guardarti dall’alto in basso, con un’espressione drammatica che fa trapelare una risata soffocata. «E comunque, sì: credo che dovreste aumentare la scomodità. Propongo sedili con le molle rotte e termosifoni che sparano aria fredda. Così la clientela rimane… fresca.»

Il suo sguardo resta vigile, ma quando fingi di prendere appunti in modo esagerato, con grandi gesti teatrali, le sfugge una risatina sincera. Niente fragoroso, solo un lampo di divertimento che però ti basta per capire che hai colpito il segno.

Quando la scenetta si conclude, la professoressa Vega applaude con entusiasmo e vi fa un cenno col suo solito sorriso eccentrico. «Benissimo, ottimo lavoro voi due! Avete visto? Non è necessario affrontare la scena come se fosse un dramma esistenziale. Portarla sul piano della commedia è assolutamente valido, anzi: è un espediente fantastico se non ci si sente pronti a scavare in profondità. Bravi!»

La classe mormora qualche approvazione e Sasha ti lancia un’ultima occhiata di sbieco, quel sorriso appena accennato che dice: ok, te la sei cavata… per stavolta.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Così vicina ad Harper, percepisci ogni dettaglio: il suo respiro che accelera e diventa caldo contro la tua pelle, il battito che quasi riesci a sentire vibrare sotto le dita. C’è persino una scia di profumo che ti sorprende… leggermente speziato, quasi maschile, ma incredibilmente piacevole.

Sotto il palmo della tua mano la nuca di Harper si muove appena, un impercettibile spostamento che ti fa temere per un istante che possa continuare a stare al gioco… e baciarti davvero. L’aria della piccola aula di teatro è densa, sospesa; nessuno fiata, nessuno si muove.

Ma il bacio non arriva. Harper posa le mani sulla tua pancia, vicino al petto, esercitando una lieve pressione. Non è una spinta brusca, piuttosto un invito deciso ma controllato a mettere un po’ di distanza tra voi. Ti allontana di pochi centimetri e, in quell’istante, i vostri sguardi si incrociano. Il suo viso è arrossato, lo sguardo meno sicuro e combattivo di prima, con un’ombra di confusione che non prova nemmeno a nascondere. Non dice nulla.

Per un attimo ti sembra chiaro: la piccola battaglia l’hai vinta tu.

Proprio allora, come se avesse percepito che la scena ha toccato il punto più alto di tensione possibile, la professoressa Vega interviene. Un applauso deciso rompe il silenzio, le sue scarpe che risuonano sul pavimento mentre si avvicina. Appoggia una mano leggera sulla spalla di Harper e sorride, distendendo l’atmosfera. «Ecco!» dice alla classe, «questo è un esempio perfetto di come si costruisce la tensione. Ottime scelte, davvero.»

Qualche compagno lancia commenti ammirati o scherzosi. Tu, voltandoti di lato, scorgi Emily: vi osserva con le sopracciglia appena corrugate, un accenno d’espressione confusa che resta sospesa solo un secondo. Poi distoglie lo sguardo, chinandosi a rispondere a qualcosa che Max le sta dicendo, come se niente fosse.

Tiri di dado

Eccitare qualcuno su harper: 8-1=7 successo parziale. Harper reagisce in modo impacciato.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Max solleva un sopracciglio, come se aspettasse solo l’occasione per un colpo di scena. Poi, con un gesto ampio e quasi da telenovela, cinge Emily con un braccio e la tira a sé. «Ebbene sì… Ridge… ci hai scoperti!» esclama a voce alta, un sorrisone spudorato. «Un anno e mezzo di amore segreto, nascosto dietro questi muri così sottili. Che scandalo, eh?»

Emily sgrana gli occhi, presa in contropiede, ma coglie al volo la scia di Max. «Oh… sì!» annuisce, la voce un po’ tremante ma decisa a reggere la parte. «È così!» Poi si volta verso di te, Nathan, e il rossore le colora le guance mentre trova parole che le vengono fin troppo naturali. «E sai una cosa? Sono stanca di te e dei tuoi scatti d’ira!» Ti lancia un’occhiata che sa di rimprovero vero più che di recita. «Anche l’altro giorno, quando te la sei presa con Eric… e adesso questo. Porti solo trambusto, sempre!»

Max finge un sospiro drammatico, stringendola di più a sé. Emily, col viso che si scalda ancora, aggiunge con un filo di voce, «Io ho bisogno di una persona più… equilibrata. Uno come… Gustave.» Si morde il labbro, poi, arrossendo quasi fino alle orecchie, si alza sulle punte e finge di dare un bacio sulla guancia a Max, che si presta al gioco con un inchino esagerato.

La scena resta sospesa un momento: il pubblico mormora, qualcuno trattiene una risata, l’energia è un curioso mix di finta soap opera e tensione reale.

La professoressa Vega interviene battendo le mani, sorridente. «Bravissimi tutti e tre» dice, guardandovi a turno. «Nathan ha mantenuto un registro serio e drammatico, mentre Max ed Emily hanno scelto la strada della commedia, quasi da telenovela. Funziona, ma può disorientare lo spettatore: ricordate che il tono condiviso è importante.» Fa una pausa, accennando un cenno di approvazione. «Comunque, ottima improvvisazione. Avete dato ciascuno un colore diverso alla scena, ed è proprio questo che la rende viva.»

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Alice resta immobile per un istante, il fruscio della tua voce sembra aver riempito tutto l’ascensore immaginario. Lo sguardo che ti rivolge non è più quello scettico e pungente di prima: c’è un lampo diverso, qualcosa che ti conosce troppo bene per essere solo recitazione.

«Sai…» comincia piano, restando nel ruolo della sconosciuta, «a volte gli ascensori hanno questo strano potere. Ti costringono a fermarti. E mentre aspetti, senza niente da fare, le cose che contano davvero iniziano a farsi sentire.»
Inclina la testa, i capelli le scivolano su una spalla. «E magari… non è poi così male se qualcuno le ascolta.»

Ti lancia un’occhiata breve, carica di sottintesi che vanno oltre la parte che sta recitando. «Sei fortunato ad avere qualcuno che si preoccupa del tuo stile, comunque. Non tutti hanno qualcuno che resta, anche quando non capisce le nostre scelte.» Il tono è lieve, ma la frase vibra come un messaggio che solo voi due potete decifrare.

Fa un mezzo sorriso, sempre “la sconosciuta nell’ascensore”, ma le sue parole scivolano in un registro più intimo. «Quando uscirai di qui… beh, spero che tu abbia il coraggio di parlare con chi ti aspetta davvero. Chiunque sia.»

Per un momento resta in silenzio, poi sospira e alza la voce, tornando pienamente nel gioco: «E comunque, se questo blackout dura ancora, quando ci liberano mi offri un caffè. Mi pare il minimo, dopo aver condiviso i tuoi segreti da perfetto estraneo.»

La tensione leggera e dolce rimane sospesa tra voi, finché la professoressa Vega si alza in piedi e batte le mani, interrompendo il piccolo incanto. «Molto bene, davvero.» Sorride, spostando lo sguardo dall’uno all’altra. «Avete trovato un equilibrio delicato: siete rimasti nel personaggio ma siete riusciti a far trasparire un legame reale. Questo è esattamente il tipo di profondità che rende un’improvvisazione interessante. Bravi.»

Un applauso scivola tra i compagni di classe, ma per un momento, nell’ascensore che non esiste, le parole di Alice restano solo vostre.

PER TUTTI

La campanella non è ancora suonata quando la professoressa Vega, rimasta in piedi al centro del piccolo palco, fa un paio di passi in avanti e batte le mani una volta, secca, per richiamare l’attenzione.

«Bene, ragazzi.» La sua voce riempie l’aula, calda ma ferma. «Direi che possiamo concludere qui le improvvisazioni di oggi. Ognuno di voi ha portato qualcosa di interessante, e vi assicuro che il lavoro di questa classe si sta notando. Bravi davvero.»

Si concede un respiro, lo sguardo che scorre su tutti.

«Siamo ufficialmente entrati nell’ultimo trimestre…» continua, «e sapete cosa significa: da ora in poi le lezioni teoriche si faranno più rare. È il momento di tuffarci nella preparazione dello spettacolo di fine anno.» Un mormorio corre tra i compagni.

La professoressa lascia che il silenzio si dilati, poi sorride, quasi a gustarsi l’attesa. «Quest’anno ho deciso di puntare su un classico che ci permetta di lavorare sia sul dramma che sulla coralità. La nostra produzione sarà…» fa una breve pausa teatrale, «Romeo e Giulietta di William Shakespeare.»

Un paio di studenti fischiano piano, altri ridacchiano; qualcuno sussurra «figo» a denti stretti. Vega alza una mano per riportare l’attenzione. «Lo so, può sembrare una scelta ovvia, ma vi assicuro che ci sarà modo di interpretarla in maniera fresca, moderna, senza perdere la potenza del testo originale. E soprattutto è un’opera che dà spazio a tutti: non solo i protagonisti, ma ogni personaggio ha un peso reale nella storia.»

Il suo sguardo torna su ciascuno di voi, fermandosi un istante in più su chi ha brillato oggi. «Dalla prossima lezione inizieremo a leggere alcune scene e a parlare dei ruoli, delle sfumature dei personaggi e di come vogliamo ambientare la nostra versione. Portate curiosità, idee e, se vi va, qualche ispirazione visiva.»

Vega chiude il taccuino con un colpo secco. «Per oggi è tutto. Ci vediamo giovedì: pronti a cominciare il viaggio verso Verona.»

La campanella suona proprio mentre finisce di parlare, lasciando nell’aria un’eccitazione nuova, un po’ di ansia e la certezza che il vero lavoro, da qui in avanti, è appena iniziato.

@SNESferatu

Ana Rivero

Eliza annuisce, gli occhi le si illuminano come quelli di una bambina davanti a un gioco proibito. «Si… Hai ragione.. beh.. con la porta allora…ci pensi tu vero?», ti sussurra, già pronta a fare il palo, lo sguardo che scruta il corridoio come se fosse il suo regno.

Ti metti davanti alla maniglia, respiri piano. Il tuo dovrà essere un gesto deciso ma misurato. Premi con il palmo per valutare la resistenza, poi giochi di polso e leva, dosando la forza perché il metallo ceda senza far cantare le cerniere. La serratura resiste un istante, poi senti un piccolo crick sordo, esattamente quello che speravi: non il tonfo di una rottura, ma il rumore asciutto di qualcosa che scatta fuori posto.

Eliza fa un salto trattenuto, ti lancia un sorriso enorme e una risatina. «Perfetta», bisbiglia. Ti guarda la mano, poi la serratura, e per un attimo il suo volto si incupisce in una smorfia di perplessità, come se stesse pensando «ma come cavolo hai fatto?». Poi l’adrenalina prende il sopravvento: ti fa un altro cenno e varcate l’ingresso insieme, chiudendo la porta dietro di voi.

L’ufficio del coach Moss è esattamente come te lo immagini: un caos professionale, roba da palestra ma con tracce di vita quotidiana. Luci al neon, un tappeto consumato davanti alla scrivania, poster scoloriti di squadre sportive appesi storti. E poi alcuni dettagli che ti restano in mente, quelli su cui potresti concentrarti se vuoi curiosare.

Un plico di fogli parzialmente infilato sotto una pila di riviste sportive sul bordo della scrivania: non è sistemato, sporge appena come se qualcuno l’avesse infilato di fretta e sperasse che non si vedesse. Segni sul pavimento, vicino a un armadietto basso: tracce scure e strisce, come se qualcosa di pesante fosse stato trascinato o se qualcuno si fosse affrettato con le scarpe sporche.
Un cassetto chiuso a chiave sotto la scrivania… Il frontale è graffiato, come se fosse stato forzato o aperto spesso con impazienza. Una bacheca con foto e ritagli: tra le foto c’è una polaroid sgualcita con tre ragazze e un verbale di ammonimento appuntato con una graffetta;

In più: un fischietto appeso vicino al registratore, una borsa sportiva mezza aperta con dentro una scarpa ancora impolverata e una lattina di energy drink calda non completamente vuota. L’odore di sudore, gomma e caffè riempie l’aria.

Vi guardate un attimo in silenzio, il cuore ancora accelerato. Avete la stanza davanti: cose da frugare, indizi da leggere, possibilità e guai. Hai qualche attimo per decidere dove mettere le mani. Eliza ti dà una spintarella lieve, e si guarda attorno avvicinandosi alla scrivania, poi si volta verso di te «Da dove cominciamo?»

Tiro di dado

Ho fatto un tiro di dado “fuori dalle mosse ufficiali” per vedere come andava il tuo forzare la porta.

Instabile: 8+2=10 successo pieno

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Orion Kykero

Con Alice all' uscita

E così anche un' altra giornata scolastica volge al termine. Tutto sommato non è stata male, anche se decisamente più movimentata di quanto avrei voluto. La notizia dello spettacolo teatrale è probabilmente la news più eccitante della giornata però, e appena la prof ci lascia andare ne approfitto subito per parlarne con Alice mentre ci avviamo all' uscita.

Uao, finalmente una recita come si deve. Non vedo l' ora di iniziare a provare. Tu hai già in mente un ruolo per te Alice? Le dico, eccitato e felice. Non solo per la notizia, ma anche per la possibilità di poterne parlare con la mia migliore amica. Il dono della Dea mi ha salvato anche stavolta.

Modificato da Theraimbownerd

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Scarlett Bloomblight

Aula di teatro

Quando Harper mi allontana e i nostri sguardi si incrociano una scarica di calore e adrenalina si diffonde in tutto il mio corpo partendo dalla pancia. Eccoti di nuovo al tuo posto, stron**tta... Ha tirato fuori gli artigli, ma questo non è decisamente il suo gioco; soprattutto se riguarda Emily immagino. Penso che Harper potrebbe sentire la pancia di Scarlett diventare molto calda, visto che ha ancora la mano lì; la cosa dura giusto un paio di secondi.

Esco dal personaggio e mi giro verso il resto della classe per tornare al mio posto, quando noto l'espressione di Emily e che mi sta guardando. Ca**o... Avrà capito? Dopo dovrei parlarci...

E poi c'è la scena tra lei e Max: certo, finge di baciarlo sulla guancia, ma vedo quanto è imbarazzata e non mi piace per niente. Sento la rabbia montare, ma sapendo di dover seguire il mio programma stringo la mano piantandomi le unghie nel palmo per aiutarmi a spostare il focus.

A fine lezione poi la prof sgancia la bomba: un po' me lo aspettavo che avremmo fatto uno spettacolo a fine anno, ma di sicuro non Romeo e Giulietta; mi sono sempre immaginata la prof Vega più improntata su temi moderni e magari controversi, che ci spingano ad uscire dalla zona di comfort e a metterci alla prova. Però è anche vero che certi classici non si possono battere, soprattutto se lei ci mette il suo zampino con qualche particolarità; non sento di avere particolare pretese o ambizioni sui ruoli, anche perché sarebbe strano interpretare Giulietta... Però cosa penserebbe Zarneth se fossi la protagonista? Nah, quella manco verrebbe a vedere lo spettacolo, nemmeno con la possibilità di vedermi trionfare sulla scuola o ridicolizzarmi davanti a tutti...

Fuori dall'aula di teatro @Ghal Maraz

Esco dall'aula di teatro un po' pensierosa, ancora riflettendo sulla questione della recita.

Prendo la sigaretta che mi ero rollata prima della lezione e me la metto in bocca, mentre aspetto Nathan.

"Hey!" Lo saluto e raggiungo quando esce dall'aula. "Vogliamo andare?"

@Loki86 offgame

Non so come vuoi giocarti il nostro andare verso la radura, quindi te lo metto qui in spoiler: quando partiamo mando un messaggio a Tanaka con scritto "Partita", per fargli capire di fare quello che devono fare.

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Ana Rivero

Ufficio del coach

Non pensavo che sarei riuscita davvero a scassinare la maniglia. Cioè, sapevo che l'avrei rotta, ma non immaginavo che sarei stata persino precisa. Non mi sembra visivamente rotta. Cioè, rotta è rotta, e il coach se ne accorgerà, ma sempre quasi un rotto... fisiologico? Come se fosse rotta dall'usura e non da un martello. Potrebbe essere chiunque. "Potrebbe essere chiunque", dico a Eliza "certo non la mano di una dolce pulzella." FInisco la frase soffiandomi sulle unghie a dimostrare un lavoro da ladra di fino. Potrebbe essere una nuova carriera, se solo avessi una idea del futuro.

La stanza del coach è... la stanza di un coach. "Anticlimatico", dico tra me e me ad alta voce, anche se Eliza non credo possa capire a cosa mi riferisco. È un semplice ufficio. Che puzza come una palestra, bleh, ma è pur sempre un semplice ufficio. C'è troppo da guardare, il tempo non è tanto. Chiudo la porta delicatamente alle spalle. Vorrei dire a Eliza di mettersi sulla porta, ad ascoltare se viene qualcuno... ma tanto se viene qualcuno non abbiamo vie di fuga. L'unica via di fuga è la porta, la porta che abbiamo appena rotto. Ci dobbiamo solo sbrigare, Non posso guardare tutto.

Mi butto per prima cosa sulla foto con le ragazze, e scatto una foto con il cellulare al volo alla foto. Faccio lo stesso con il verbale, neanche lo guardo nella fretta. Ci penseremo dopo. Più cose tocco, più rischi corriamo. Un'altra foto alle tracce per terra. Che il coach sia un serial killer? Aggiungi nota al profilo del coach: "Possibile serial killer".

"Vedi un po' cosa c'è là sotto", chiedo a Eliza, non è un vero e priorio ordine, indicando il foglio che spunta dalla pila di documenti mentre mi fiondo sul cassetto in basso, sperando si apra senza fare forza. Non lo so, magari lì ci sono documenti importanti.

Resisto dal pisciargli nella borsa della palestra. Ma è molto difficile.

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Darius

Aula di teatro

Sono tra quelli che meno si emozionano per la scelta del testo da mettere in scena a fine anno, un poco perché mi è già toccato di leggerlo, un poco perché già immagino le millemila problematiche legate ai due protagonisti

Non che io possa far nulla, a riguardo, quindi mi limito ad alzare le spalle e mi affianco a Sasha nell'uscire dalla classe Direi che è andata bene, che ne dici? Ero ancora troppo viscido o posso considerarmi "asciutto"? Domando con un sorriso sincero, e intanto controllo l'ora per vedere quanto manca all'appuntamento con la suora

Quindi... Romeo e Giulietta, che ne pensi?

Tra tutte le ragazze della scuola, Sasha è un poco l'ultima che vedrei a far Giulietta, non perché è un maschiaccio o roba del genere, ma perché non ce la vedo minimamente a struggersi e disperarsi per l'impossibilità di stare con la persona amata; altro che affacciarsi al balcone, Sasha si butterebbe di sotto o sfonderebbe direttamente la porta di casa di "Romeo". Il pensiero mi strappa una risatina, mentre aspetto la sua risposta

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Nathan Clark

A teatro

Non sono affatto contento: la prof ha cambiato le carte in tavola durante l'improvvisazione, sparigliandomele contro all'improvviso. Se Emily non era in grado di continuare da sola, credo che avrebbe dovuto interrompere la scena.

Max è stato bravo, ma così si è perso il senso dell'esercizio, per quanto mi riguarda.

Mi faccio da parte, comunque, quando trae le fila e spiega le sue intenzioni sullo spettacolo di fine anno. Shakespeare non mi sorprende, soprattutto per quanto riguarda il dramma specifico, che ha già fatto naufragare innumerevoli recite scolastiche e ridicolizzato centinaia di aspiranti giovani attori. E visto che io non sono di certo il nuovo Leonardo di Caprio, credo proprio che cercherò di tenere un bassissimo profilo.

In special modo ora e con questa classe.

E... così, anche oggi finisce. L'aula si svuota e forse dovrei parlare con Alice. O forse no.

Che cosa dovrei dirle? A cosa sarebbe disposta a credere? E, ad ogni modo, cos'è che vuole, veramente?

Fuori dall'aula, con Scarlett @TheBaddus

"Sì, va bene, andiamo. Però, magari, la prossima volta - dovesse mai ricapitare - cerca di chiedermi le cose in anticipo, eh...", rispondo svogliato a Scarlett, che mi sta già aspettando appena oltre la porta.

Speravo proprio che avesse cambiato idea.

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Scarlett Bloomblight

Fuori dall'aula, con Nathan @Ghal Maraz

"Hai ragione, lo so che me ne sono uscita all'ultimo momento..." Gli dico con un tono di scuse mentre ci incamminiamo verso l'uscita della scuola. "Mi è venuto in mente quando ero già a scuola..." Faccio un'espressione corrucciata, intristita. "Se mai ci dovesse essere un'altra volta avrò la premura di fartelo sapere con anticipo." Mi lascio infine andare ad un sorriso, sperando che basti per rassicurarlo.

  • Autore
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@Theraimbownerd

Orion Kykero

Alice alza appena le spalle, lo sguardo che sembra perdersi tra i corridoi che si svuotano. Ci pensa un attimo, poi, con quel tono che ancora tradisce un’ombra di freddezza, mormora:
«Mah… se la prof decidesse di darmi Giulietta, non mi dispiacerebbe. Non sarebbe male, no?»

Non è calorosa, non è la Alice di sempre, ma almeno ti sta rispondendo. È un filo che ricomincia a tendersi tra voi, anche se fragile. Sai, però, che quel nodo tra voi due non si scioglierà da solo: prima o poi dovrete affrontare direttamente quello che è successo.

Proprio mentre cerchi le parole giuste, il telefono vibra in tasca. Lo tiri fuori: è un messaggio di Juno.

“Per l’uscita con Josh e Valentine è ok… io e Tyler ci usciamo domani sera… Se volete potete aggiungervi anche tu e Diana”

Ti resta in mano il cellulare illuminato, mentre accanto a te Alice cammina a passo regolare, le braccia incrociate sul petto.

@TheBaddus @Ghal Maraz

Scarlett e Nathan

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Tanaka ti risponde quasi subito. “Perfetto… condividimi la posizione.. tu stai al gioco!”

Uscite insieme dalla scuola, con l’aria tiepida del pomeriggio che vi accarezza il volto. Il sole è ancora alto, ma già comincia a piegarsi verso l’orizzonte, tingendo di sfumature dorate il campus alle vostre spalle. Nathan prende l’iniziativa, guidando Scarlett verso il sentiero che porta al bosco.

L’ingresso tra gli alberi è come varcare una soglia in un altro mondo: l’aria cambia, più fresca, profumata di terra e linfa. È un bosco di inizio primavera del nord, e lo si nota ovunque. Gemme appena schiuse punteggiano i rami, le felci spuntano dal terreno, i tappeti di foglie secche scricchiolano sotto i vostri passi. Qua e là, il sole filtra tra le fronde ancora rade, disegnando macchie di luce irregolari sul sentiero.

Nathan guida sicuro, Scarlett lo segue neanche un passo dietro di lui. Siete diretti verso una radura splendida, un posto che Nathan conosce bene e non è nemmeno troppo distante. Tutto appare calmo, sereno… troppo sereno.

Non fate in tempo a raggiungere la radura. Alle vostre spalle, improvviso, un suono secco: crack, un ramo che si spezza. Poi passi decisi, foglie calpestate senza fretta, con ostentazione. Vi voltate di scatto.

A una decina di metri, sullo stesso sentiero da cui siete entrati, riconoscete Cory Edwards e la sua banda. Sono in cinque, disposti quasi in fila. Cory tiene una mazza da baseball appoggiata sulla spalla, mentre due dei suoi fanno roteare delle catene di ferro con aria minacciosa.

Cory sorride, la voce piena di scherno:
«Oh, guarda un po’ chi abbiamo qui…»

Tanaka ridacchia, piegando appena la testa.
«Te l’avevo detto che l’avremmo trovato nel bosco. Questo deficiente ci viene spesso.»

«Avevi ragione! E’ stata proprio una bella idea controllare l’inizio del sentiero!»

Uno degli altri ragazzi punta poi il dito verso Scarlett.
«E chi abbiamo qui, invece? Oh… Cucciolo.. ti sei fatto un’amichetta??»

Gli occhi di Tanaka scivolano su di lei. Poi guarda il suo compagno e sogghigna.
«A lei ci penso io. La conosco.. E ho un conto in sospeso con lei.»

Ridacchia divertito guardando gli altri e aggiunge «Non so se ci siamo capiti!»

Scarlett, lo vedi staccarsi dal gruppo, avanzare verso di te con la sua solita aria superba, lo sghignazzo già stampato sul volto. Intanto Corey e gli altri tre stringono il cerchio su Nathan, la mazza che scintilla nella luce del tramonto filtrata dagli alberi.

«Bene, bene, fino***ietto!! É arrivato il momento di pagare!»

@SNESferatu

Ana Rivero

Ti muovi rapida, scattando le foto agli indizi che hai scelto: la foto delle ragazze, il verbale lasciato in vista. Eliza intanto, accovacciata, passa un dito sulle linee lasciate a terra vicino all’armadietto.
«Ehi… sembra che lo abbia spostato più volte avanti e indietro» mormora, incuriosita. Ti pieghi vicino a lei e immortali l’indizio con un altro scatto, poi le indichi il foglio che sporge dalla pila di documenti.

«Ci penso io» risponde Eliza, alzandosi per prenderlo, mentre tu intanto provi a tirare il cassetto della scrivania. Niente: chiuso a chiave. Ti guardi intorno, ma nell’apparente caos dell’ufficio non noti nessun mazzo di chiavi. Stai per decidere se forzare anche questo o lasciar perdere, quando la voce di Eliza ti taglia l’aria:
«Ma… che ca**o è questo??»

Ti giri di scatto, accorgendoti solo allora di quanto fossi accovacciata vicino a lei. Ti alzi d’istinto, scacciando un pensiero malizioso, e segui la direzione del suo sguardo. Tra le mani tiene il foglio che sporgeva dalla pila: al centro campeggia uno strano simbolo, una mezza luna con una croce appesa sotto. Lo riconosci. O almeno… lo ricordi. Non è identico, ma è dannatamente simile al tatuaggio che hai notato stamattina sul collo di Darius.

Attorno al simbolo ci sono segni, parole in un alfabeto che non hai mai visto, incomprensibili e inquietanti. Eliza ti guarda, gli occhi brillanti di confusione ed eccitazione, le labbra tese in un risolino nervoso.
«Che ca**o significa secondo te?» ti chiede, come se stessi per avere tu la risposta.

Non hai tempo di replicare. Un rumore secco, inconfondibile, di passi nel corridoio vi blocca entrambe. Lenti, sempre più vicini alla porta.

@Voignar

Darius Whitesand

Esci dall’aula di teatro fianco a fianco con Sasha, il brusio dei compagni che si disperde nei corridoi. Alla tua prima domanda, lei ti lancia uno sguardo serio, come se ti stesse pesando davvero. Poi, dopo un istante, accenna un sorriso sincero:
«No… stavolta sei stato bravo. Direi che puoi smettere di preoccuparti.»

Quando le chiedi di Romeo e Giulietta, lei inarca le sopracciglia, quasi scettica, e sbuffa appena.
«Mah… due ragazzini che si vedono cinque minuti su un balcone, si giurano amore eterno e alla fine si ammazzano per quello stesso amore? Non lo so, non mi ha mai convinta troppo. Mi sembra una gran caz***a!»

Mentre ascolti le sue parole, il tuo sguardo scivola verso il fondo del corridoio. Vedi Nathan che raggiunge Scarlett: si scambiano qualche parola veloce e poi, quasi in sincronia, escono insieme dall’istituto.

Sasha però ti riporta subito con i piedi per terra. Ti lancia un’occhiata di lato, come se stesse rimuginando da un po’, e chiede:
«E tu invece? Se dovessi scegliere… quale ruolo vorresti? Sul serio, dico. Non quello che ti capita, ma quello che ti piacerebbe davvero interpretare. Anche non tra quelli di Romeo e Giulietta…»

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Darius

Corridoi

Controllo per sicurezza l’orologio, non ho nessuna voglia di far tardi all’appuntamento con la suora, potrebbe essere l’unico modo per capire cosa diamine sta scucendo qui, o quantomeno avere una qualche traccia o pista da seguire

Quando vedo Scarlett allontanarsi con Nathan, sbuffo, ma in piena sincerità ho già abbastanza problemi addosso, e se Scarlet vuole far pestare qualcuno è ormai liberissima di farlo. Ho un maledetto mostro-cervo addosso, direi che ha scalato velocemente la lista delle mie priorità

Quando Sasha espone il suo punto di vista sulla tragedia, mi scappa da ridere Oddio, forse un po’ troppo semplificata così… diciamo che è un po’ più lunga; mah, alla fine sono tutti poveri disgraziati che finiscono male, ma se proprio devo scegliere Mercurio, almeno crepa con più dignità di altri

La guardo sornione, con un sorriso in volto Tu invece? Chi ti piacerebbe?

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Nathan

Nel Bosco

Ecco. Come altro poteva finire la mia c@$$o di giornata? Coi c@$$o di bulli codardi che mi fanno ľagguato nel bosco.

$tronzi.

Mi guardo attorno, cercando di restare calmo, mentre valuto cosa posso fare. Certo, potrei provare a darmela a gambe e, se fossi da solo, sarebbe la soluzione ideale: loro qui non sono a casa, ma io sì.

Però, c@$$o... c'è quella palla al piede di Scarlett e non posso filarmela. Quel gran b@$tardo di Tanaka le è già addosso.

"Scarlett, vattene", dico, stringendo i pugni.

"E voi, pezzi di merd@... di tutti i posti di questa città del c@$$o, proprio qui dovevate venire a rompermi i cogl!on!?", ringhio (o, almeno, lo spero).

"Vai, Scarlett, scappa!", ripeto, mentre mi abbasso e raccolgo una manciata di polvere e terra.

"Proprio qui, dovevate farlo? Qui, nel mio c@$$o di Bosco? Nel mio maledettissimo Bosco???", urlo, lanciandomi contro Cory e gettandogli la terra in faccia, sperando di confonderlo o accecarlo abbastanza per rifilargli un calcio nelle palle.

Se devo andare giù, spero almeno di portarne uno con me.

@Loki86

Ero incerto sulla reazione, ma vista la combinazione delle cose (ľaccerchiamento, Scarlett a rischio - perlomeno agli occhi di Nathan! -, la giornata spesso frustrante, il luogo scelto per ľagguato...), mi pare che ci stia più il Fight, che il Flee.

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Scarlett Bloomblight

Nel bosco con Nathan @Ghal Maraz

@Loki86

Quando Tanaka me lo chiede gli condivido la posizione senza aggiungere altro

Quando vedo Cory e Tanaka sbucare fuori con altri tre scagnozzi, armati con mazza e catene di ferro, una piccolissima parte di me, memore di quello che è accaduto ieri pomeriggio, mi dice che potrei aver fatto una cavolata; mi mordo il labbro inferiore. "Ca**o..."

In qualche modo però, quando Tanaka si comporta in modo da farmi credere che abbia un piano, tutto scema. Missione compiuta e io sono al sicuro, fan**lo il resto. Di Nathan e di chiunque altro di questi dementi a me frega ben poco, finché i miei affari non vengono intaccati.

Rimango al gioco come mi ha detto Tanaka.

La mia espressione si fa più impaurita e vedendo i ragazzi avvicinarsi minacciosi arretro di qualche passo. "Nathan..." Le parole sembrano morirmi in gola mentre Tanaka si stacca dal gruppo e viene verso di me. "Scappa anche tu ca**o..." Deglutisco a vuoto, arretrando ancora. "Sei veloce a correre..." Inizio a guardarmi attorno in cerca di una via di fuga. "Non fare ca**te..." E detto questo inizio a correre verso un sentiero che ho visto alla mia destra il più veloce che posso, per quanto il cappotto lungo e lo zaino possano permettermi di scappare da un ragazzo alto e atletico che gioca a basket.

Non ho idea di cosa abbia in mente Tanaka e se potrei essere d'accordo o meno, al momento il mio obbiettivo è andare il più lontano possibile in modo da discolparmi da possibili accuse e tirarmene fuori.

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Orion Kykero

Fuori Scuola

Un ruolo da protagonista...ti ci vedo sai? Le dico con un sorriso. Poi sospiro Io oggi andrò a prendere tutto quello che serve alla festa di sabato...purtroppo il corriere è Marcus. Spero solo che non faccia troppi casini. Le dico, un po' imbronciato. Questa giornata si presuppone un po' complicata. Però ti assicuro che ne varrà la pena. Io Diana e Juno daremo il meglio per questa festa.

Poi rispondo al messaggio di mia sorella Va benissimo. Ci saremo allora. Le dico, pensando a come dire alle mie sorelle tutto quello che avverrà domani. Sento che avrò bisogno del loro supporto.

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Ana Rivero

Nell'ufficio del coach

Mi aspettavo di tutto dall'ufficio del coach. Donne nude. Calendari di donne nude. Immagini modificate di studentesse in modo che siano donne nude. Ma non che fosse legato a Darius. Che entrambi siano in una setta? Il coach è il mostro di ieri? Darius è il mostro di ieri che è anche il coach? Non li ho visti tutti e due oggi, non insieme. Che confusione.

Vorrei avere una risposta per Eliza, quando dei passi si avvicinano alla porta. Non si stanno ancora fermando alla porta, ma se facciamo casino qualcuno entrerà di sicuro. Il bidello. O, peggio, direttamente il coach. Non possiamo scappare di colpo, o ci vedrebbero subito. Non possiamo nasconderci da nessuna parte, perché l'ufficio non è abbastanza grande non dico per tutte e due, ma neanche per nascondere solo me. E tra le due, preferirei che si salvasse Eliza.

Non ho modo di pensare ad altro. Prendo Eliza con un braccio per il ventre, e la trascino con me con un passo indietro verso il muro accanto la porta. Dal lato della cerniera della porta. Se la porta si aprisse di colpo, non verremmo viste subito. Forse avremmo possibilità di fuggire.

In tutto questo, non è detto stia per entrare nessuno, ma i miei sensi sono in overdrive. L'odore dei capelli di Eliza, il contatto con il suo corpo, l'adrenalina, tutti insieme. Se proprio venissimo scoperte, ho una scusa giusta al volo. Non ho mai vissuto intimità simili.

Spero che Eliza possa sopravvivere all'onta di essersi intrufolata in una stanza a caso per pomiciare con una snob.

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