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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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Orion Kykero

Bullismo a @Voignar e altre cose belle

Osservo le persone che mi circondano, cercando una debolezza, una colpa, uno sfogo. Scarto subito Ana ed Eliza, non per Eliza ma per Ana. Quella ragazza mi incuriosisce e mi inquieta, c'è qualcosa di strano in lei. Non voglio affrontarla in questo momento.

I miei occhi passano oltre le matricole senza manco vederle. Non darebbero alcuna soddisfazione. Tanto vale mettersi a bruciare i formicai con la lente.

Darius d' altra parte...Darius è interessante. Ha qualcosa a che fare con quello che è successo durante il rituale, lo sento, ma non è quello che mi interessa adesso. Darius è un mistero. Un ragazzo come lui potrebbe decisamente essere più popolare, se solo non tenesse compagnie così pessime. L' unica ragazza a cui si avvicina è quella secchiona di Mei Li e sta sempre, sempre insieme a quel nerd sfigato di Ben. Probabilmente la persona peggiore della scuola se si vuole mantenere una qualsiasi sorta di reputazione.

E' il momento di insegnargli a scegliere meglio le amicizie.

Do un ultima controllata allo schermo del cellulare per aggiustarmi i capelli e, con un movimento rapido, scatto una foto a Ben proprio mentre stava spiegando qualcosa a Darius, gesticolando in maniera concitata. Cerco di catturare la sua espressione interessata, prima di modificarla e deformarla con i filtri di Blabber. Le mie mani lavorano febbrili sullo schermo, aggiungendo filtri e sticker per dare un' atmosfera fantasy alla foto, con Ben nella posa e col cappello di un mago e Darius che lo guarda a bocca esageratamente aperta, con occhioni giganti.

E per finire la caption "Starà provando a evocare una ragazza che se li fili? ". Emoji sghignazzante. La passione per il fantasy esagerata di Ben è nota a tutti. Non ci prova neanche a essere un po' meno cringe. Posto la foto con soddisfazione, ovviamente in anonimo. La gente annoiata della prima ora la guarderà, ci riderà sopra, farà battutine su di loro. E io potrò arrivare alla fine, col terreno già preparato. Mi avvio in classe, l' umiliazione bruciante nel mio petto che mi sembra già un po' meno pesante.

Modificato da Theraimbownerd

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@Ghal Maraz

Nathan Clark

All’inizio la professoressa abbozza un sorriso gentile, quello che fa ogni volta che cerca di essere cortese anche quando vorrebbe solo dire “no grazie”.

«Non ti preoccupare, Nathan, non voglio farti arrivare tardi in classe per colpa mia.»
Lo dice abbassando lo sguardo mentre tenta, invano, di sollevarsi con quella pila disordinata di libri e fogli tra le braccia.

Due volumi scivolano giù di nuovo e uno dei fascicoli si apre a ventaglio sul pavimento, spargendo fogli come petali strappati.

Lei sbuffa piano, soffia via una ciocca di capelli che le cade sugli occhi e ti guarda con un mezzo sorriso rassegnato, accennando con il mento verso i libri:

«Va bene, mi arrendo. Una mano, in effetti, mi farebbe comodo.»

Hai il cuore che tamburella nel petto come se stessi per affrontare un’interrogazione a sorpresa su un libro che non hai letto. Ti chini, afferri i libri con più sicurezza di quanto non ti senta dentro, e inizi a camminare al suo fianco. Lei è lì. Vicinissima. A pochi centimetri. Il suo profumo ti arriva dritto in testa, facendo saltare ogni pensiero razionale.

Mentre attraversate i corridoi, non puoi fare a meno di notare gli sguardi degli studenti che incrociate. Occhi che ti seguono. Ragazzi che si scambiano occhiate, alcuni si lasciano andare a risatine soffocate, altri digitano già furiosamente sui loro telefoni.

“Nathan scorta la prof Lane come fosse la sua bodyguard personale.”
“Il preferito dei prof adesso fa pure il maggiordomo.”
Lo spione ora è anche un lecchino.

Li immagini già i commenti anche se non li senti. E in più una risatina divertita, subdola… Molto più vicina… molto più intima… la avverti chiaramente nella tua mente.

Lei, per fortuna o per distrazione, non sembra fare caso a nulla di tutto questo. Ti guarda un momento, mentre apri la porta dell’aula per farla passare per prima, e ti fa un piccolo sorriso. Quello vero, non quello educato.

Entrate. L’aula è ancora vuota. I banchi allineati, la luce del mattino che filtra tiepida dalle finestre alte, disegnando geometrie dorate sulle piastrelle lucide.
Lei si dirige verso la cattedra, appoggia parte dei libri… poi, mentre cerca di recuperare un raccoglitore che le è scivolato giù proprio accanto alla scrivania, si piega di lato.
Senza volerlo, quasi guidato da qualcuno che non sei tu, il tuo sguardo si abbassa.

Il maglione si solleva appena sul fianco, lasciando intravedere un lembo di pelle chiara, liscia, tesa. Il jeans le fascia i fianchi in modo quasi perfetto.
Il gesto è del tutto innocente… ma su di te ha l’effetto di un fulmine secco.

E all’improvviso, come soffiata da una brezza che non esiste, una voce ti fruscia nella testa. Una voce sottile, quasi fatata, ma con una nota di malizia tagliente. Una risatina lontana, come di un’eco da un’altra stanza.

“Guarda com’è china per te… tutta distratta… basterebbe un passo… una parola più audace… che succederebbe, eh, Nathan?”

Ti si gela il sangue. Non è la prima volta che quella voce appare, ma stavolta è diversa… più viva. Più interessata.

“Dille qualcosa. Fallo. Solo per vedere che succede. Hai visto com’è arrossita prima? Magari le piaci. Magari si diverte.”

Tu deglutisci.
Fissi un punto tra i piedi, incerto se voltarti, se scappare, o se cedere.
Poi lei si rialza e si gira verso di te, ignara del delirio che ti esplode dentro.
Ha un foglio tra le dita e quel solito sguardo acceso.

«Oh, quasi dimenticavo... Hai mai pensato di scrivere qualcosa, Nathan? Racconti, magari un breve romanzo. Hai lo sguardo di chi ha storie dentro.»

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Quando intensifichi lo sguardo su Harper, cercando di avvolgerla con quella sensazione di forza che oggi senti scorrere sotto la pelle, per un attimo sembra funzionare: vedi le sue spalle flettersi leggermente all’indietro, il corpo fare un piccolo movimento di ritirata, come se stesse cercando inconsciamente di sfuggirti. Ti viene quasi da sorridere. È una reazione sottile, ma c’è. E per un istante pensi davvero che la tua presenza, oggi più tagliente, più concentrata, possa schiacciare chi ti sta intorno.

Ma l’illusione dura poco.

Harper alza un sopracciglio, lentamente, e ti guarda con un’espressione che ti manda il sangue al cervello. Come se avesse appena assistito a qualcosa di vagamente ridicolo. Come se volesse chiederti: “Ma che diamine stai facendo?”

Poi, con quella calma tutta sua… quella calma che a volte rasenta l’arroganza… risponde:
«Mh. Trenta e settanta mi sembra più onesto, in effetti. Sei parecchio in forma stamattina… solare, quasi. Gli affari stanno andando particolarmente bene?»

Non c’è curiosità sincera nella sua voce. Lo percepisci… La sua é più una stoccata travestita da interesse. Sai che Harper non é il tipo da approvare i tuoi giochi di potere. Nella sua arroganza moralista probabilmente li riterrà infantili, superflui. Il suo sguardo ora non è intimidito, ma quasi ironico. Non si lascia prendere. Non si lascia trascinare. E questo la rende infinitamente più fastidiosa di quanto tu abbia voglia di tollerare a quest’ora del mattino.

Noti l’ombra di un sorrisetto scettico sulle sue labbra. Poi lancia un’occhiata all’orologio.

«Comunque… se non vogliamo arrivare tardi alla lezione del prof Rowe, è meglio sbrigarci.»

Il tono è neutro, ma sai leggere tra le righe: fine del teatrino, si va in aula. Vi avviate insieme nel corridoio, dirette verso matematica, e per quanto ti scivoli accanto con la sua solita aria superiore, sei certa che, anche se non lo dà a vedere, qualcosa della tua energia le è arrivato addosso. Forse… E questo, tutto sommato, ti basta. Per ora.

@Voignar

Darius Whitesand

Stai per rispondere a Ben, magari con un’altra battuta su Liam e le sue “trappole autoinnescate”, quando qualcosa ti cattura con la coda dell’occhio. Orion. È appoggiato poco più in là, mezzo girato verso di voi. Ti sta fissando, solo per un istante appena. Poi abbassa lo sguardo sul telefono e comincia a scrivere, o forse a smanettare. Ma quel mezzo sorrisetto… troppo stretto, troppo compiaciuto, con quella punta velenosa che lo rende inconfondibile… ti resta impresso per più di quanto dovrebbe. Ti pizzica qualcosa dentro, ma fai uno sforzo cosciente per ignorarlo. Non è oggi il giorno per farti risucchiare anche da quel genere di energia.

Ben intanto continua a parlare, entusiasta come sempre, e tu ti lasci di nuovo trascinare dal suo tono. Vi dirigete in classe assieme, camminando tra gli ultimi scampoli di silenzio prima della campanella.

Appena mettete piede in aula, però, una serie di notifiche rompe l’aria tranquilla. È il classico suono di messaggi condivisi: uno dopo l’altro, i cellulari iniziano a vibrare. Lo noti con un certo fastidio, mentre vedi Sasha tirar fuori il telefono e dare un’occhiata allo schermo.

La vedi sorridere. Poi si volta verso di voi con una specie di entusiasmo contenuto negli occhi.

«Ehi, maghetto!» dice rivolta a Ben, con un tono che non è sprezzante.

Ben si irrigidisce subito, e tu lo senti nel modo in cui smette di camminare. Non risponde, ma lo sguardo gli si spegne per un attimo.

Sasha si accorge subito del cambiamento. Fa un mezzo passo verso di voi e gira il telefono.

E lì la vedi: una foto, scattata evidentemente poco fa. Voi due in corridoio, intenti a parlare. Qualcuno ha aggiunto filtri colorati: a Ben una specie di cappello da mago e una bacchetta; a te un’espressione forzatamente meravigliata con occhi e bocca esageratamente grandi. Sotto, una scritta che tenta di essere ironica: "Starà provando a evocare una ragazza che se li fili? "

Ben la guarda un secondo, poi abbassa lo sguardo. Sai che quella frase gli ha fatto male, più del necessario. Ma prima che tu possa dire o fare qualcosa, Sasha si affretta a parlare:

«Ehi no, aspetta, non prenderla così. Fregatene della frase! Considera solo la foto! Io la trovo carinissima, davvero! Cioè… è simpatica, e poi… é bello che tu abbia queste passioni. Seriamente, non lasciarti toccare da questa roba. Sai quanti vorrebbero avere qualcosa che li appassioni così tanto?»

Il tono non è quello di chi prende in giro. Sembra sincera. Sta cercando di rimediare. Tu rimani in silenzio per un istante, guardando Ben. Poi guardi il telefono ancora nelle mani di Sasha. E ti chiedi chi, esattamente, l’abbia fatta girare.

@SNESferatu

Ana Rivero

Alle tue parole, Eliza torna a seguire il tuo sguardo in direzione di Darius e Scarlett… poi fa un mezzo sospiro e scrolla le spalle.

«Eh. Sì, effettivamente… Ma francamente, manco mi interessa granché.»

Il tono non è tagliente, ma neppure morbido: è il suo solito modo, diretto, asciutto. Lo dice come chi ha già imparato a tenere certe cose fuori dalla propria orbita. Poi ti guarda di nuovo, stavolta più attenta.

«Comunque tu, tutto ok? Cioè… passati i capogiri, nausea o robe strane, vero?»

Quando annuisci piano, lei ti osserva ancora per un secondo, poi riprende a camminare accanto a te, diretta verso l’entrata della scuola. Passi silenziosi, il rumore sordo delle scarpe sulla ghiaia e il vociare in lontananza degli ultimi gruppetti rimasti nel cortile.

«Oggi pomeriggio… Tu non lo frequenti il corso di teatro, vero?»

Una domanda retorica, di cui probabilmente sa benissimo la risposta. Non ti guarda in faccia mentre lo dice. Finge di controllare la suola della scarpa, si aggiusta una manica, lo dice come se le parole non fossero importanti. Ma lo sono. Le senti.

Tu non rispondi subito, forse perché, distratta, hai appena voltato di nuovo lo sguardo alle tue spalle.

Scarlett si è allontanata fumando, lo sguardo perso e la postura da chi non ha bisogno di nessuno. Darius, invece, ha iniziato a camminare anche lui nella vostra stessa direzione, anche se tenendosi a distanza. Il suo sguardo è basso, ma vigile.

Tu ed Eliza continuate ad avanzare. Una volta dentro la scuola, noti Darius che intercetta Ben, e subito si scambiano qualche parola.

Ma tu non rallenti, e neppure Eliza lo fa.

«Comunque…» dice lei, lanciandoti un’occhiata di lato, di nuovo neutra, ma con una sfumatura che potresti definire quasi… speranzosa. «Per caso avevi già qualche piano per passare quelle due ore buche?»

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Schiacci invio e guardi lo schermo brillare, illuminandoti il viso con quel riflesso freddo e soddisfacente. La caption è perfetta. Il filtro è ridicolo al punto giusto. L’effetto? Dovrebbe essere micidiale.

Ti senti meglio. Non bene, ma… anestetizzato. Come se l’aver scaricato un po’ del peso su qualcun altro ti avesse alleggerito, almeno per adesso. Quel fuoco umido e stagnante che ti brucia sotto pelle sembra per un attimo ritirarsi.

Cammini con passo più sicuro verso l’aula, lo sguardo freddo, il sorriso beffardo ancora stampato sul volto. Ti immagini già il suono delle prime risatine, qualcuno che passa la foto con il gomito appoggiato al banco, un “l’hai vista?” sussurrato a metà.

Alice nel mentre ti raggiunge e ti saluta con un “Ehi Orion, come stai? Ho visto Juno con Tyler in cortile… I due si sono finalmente decisi?”

Il suo tono é leggermente più smorto del solito, ma a malapena te ne accorgi. I tuoi problemi del momento sono ben più importanti. Entri in classe insieme a lei e vedi che molti dei vostri compagni hanno i cellulari in mano. Noti il movimento tipico di chi ha appena ricevuto una notifica, il pollice che scorre veloce, la foto che si apre. Ma le reazioni sono… sbagliate.

Sasha non sta ridendo di Ben, sta ridendo con Ben. La senti mormorare qualcosa sul fatto che la foto sia molto bella ed è bello che lui abbia una passione così forte. stupidaggini.

La frustrazione torna a salire, ma non come un’ondata. No. È più come una pressione costante che cresce dietro gli occhi e ti schiaccia il petto. Perché non ha funzionato. Peggio: gli ha fatto guadagnare consensi. Attenzione. Simpatia.

E c’è di più… Ti rendi conto che, anche se avesse funzionato, l’aver fatto la cosa in anonimo avrebbe tolto gusto alla cosa. Nessuno avrebbe saputo che eri stato tu. Che sei tu quello da temere e rispettare! Quello che ha il potere di decidere chi è cool e chi no nella scuola.

Non te la perdoni. Non puoi. La tua stessa presenza nella stanza ora ti sembra più leggera, più trasparente. Invisibile.

Avverti chiara dentro di te quella voglia irrefrenabile di mettere alla berlina e di schiacciare tutti questi miseri moscerini che non valgono nulla… che hanno guardato un co***one farsi beffe di te senza fare nulla… senza prendere le difese della loro “regina”! Anzi… alcuni deridendoti pure! La lezione di matematica sta per iniziare. Ma tu non stai pensando ai numeri.

X TUTTI

Off game

Prossimo post procederei con la lezione di matematica.. quindi magari concludiamo le scene che la precedono (ad esclusione di Nathan che, in base alle sue scelte potrebbe arrivare tardi).

comment_1922604

Scarlett Bloomblight

Per i corridoi

Quando noto che ha una reazione, anche se minimale e quasi impercettibile, sorrido leggermente. Ok, c'è definitivamente qualcosa di strano che sta accadendo. Tra ieri e oggi le stranezze si sono moltiplicate come funghi; sarà meglio indagare quando non avrò così tante cose da tenere sui binari, quando avrò finito questa maledetta cosa con Nathan.

Alla sua successiva reazione arrogante rimango impassibile: non saranno certo le azioni di una monetina a smontarmi questa giornata. "Sono piuttosto piena, è una cosa che fa piacere." Le sorrido, ben consapevole del doppio senso inserito nella frase. Non ho idea del perché io lo abbia fatto: sarà per le sensazioni del risveglio che mi porto ancora addosso, o per questa forza diversa che sento oggi, ma sentivo che era la cosa giusta da dire per colpire nel segno.

Quantomeno per rispondere a tono alle sue sottili provocazioni.


Non ci sto, devo averla io l'ultima parola. Stiamo camminando verso l'aula del prof Rowe, ma non mi va giù che una nullità come lei si permetta di provare a tenermi testa.

Mi fermo, in modo che se ne accorga e si fermi anche lei qualche passo più avanti. "Ascolta Harper, so che non approvi quello che faccio, si vede lontano un miglio." Comincio, fissando il mio sguardo sui suoi occhi. "E sinceramente me ne frega anche poco perché quello che faccio sono fatti miei, come quello che fai tu sono fatti tuoi." Avanzo verso di lei, facendomi più vicino. "Ma perché ho l'impressione che in qualche modo tu voglia metterti in mezzo? Sono due giorni che ti becco a sbirciarmi." Il mio primo pensiero è che voglia mettermi i bastoni fra le ruote, quindi faccio un altro passo, finendo praticamente faccia a faccia, e le punto un dito sul petto. "Se vuoi metterti in mezzo ai miei affari dillo chiaro e tondo. Perché altrimenti cosa vuoi?" Ora il tono è minaccioso. Di solito non mi scompongo, ma questa sensazione dopo che ha avuto la faccia tosta di prendermi in giro mi ha fatto un po' perdere la testa. DOVEVO metterla al suo posto.

@Loki86 offgame

Ho due idee diverse sul comportamento di Harper in base a mie intuizioni: che voglia fermare Scarlett o che Scarlett le piaccia.

Nel primo caso direi che questo è un Gelare, nel secondo direi che è Eccitare anche se involontario. Oppure nessuno dei due, come la vedi meglio tu e in base a quello che potrebbe incasinare di più la storia o darti più spunti di narrazione.

Comunque, il proseguo di questa scena si può giocare in flashback secondo me, perché una volta chiusa Scarlett andrebbe in classe; ovviamente a meno che non succeda qualcosa che la trattenga.

Modificato da TheBaddus

comment_1922617

Nathan Clark

Lo sapevo che dovevo darmi malato, oggi!

'Non era arrossita, prima! Non era arrossita, prima! Non era arrossita, prima! Non era arrossita, prima...', mi trovo a litigare con la mia stessa testa, cercando di convincermi che devo al più presto andarmene di qui. In fretta. Ora.

Devo trovare una scusa.

E adesso mi accorgo anche che... beh, il mio corpo ha decisamente reagito, molto più di quanto credo di potere... dissimulare.

E temo di essere io, di nuovo, quello che sta arrossendo. Perché mi sta capitando tutto adesso?

Mi sembra che il cervello e il cuore stiano per esplodere, mentre si prendono a spadate. Conto gli attimi tra le parole della prof, i milionesimi di secondo che diventano lunghi come ore, il respiro che mi si mozza in gola mentre comprendo che sto per perdere ogni senso della realtà.

Mi schermisco d'istinto, mettendo ogni possibile ostacolo visivo tra il volto della Lane e i miei... pantaloni.

'Fa che non si accorga di nulla...' mi rimbalza nei pensieri, proprio quando il tempo ricomincia a scorrere a una velocità normale e sto cercando una scusa per defilarmi. Vorrei stare qui per sempre, ovvio!, eppure so anche che tutto questo è una $tronz@t@ colossale e che l'Altro Me sta cercando solo di cacciarmi nel Peggiore Casino di Sempre.

Al che, ovvio, la Lane tira la bomba panico definitiva e io non so che cosa rispondere: avevo già una scusa pronta e invece adesso sento i muscoli della lingua che si arrotolano come se fossi uno stupidissimo camaleonte!

Il mio primo pensiero di risposta è che la Lane non vuole davvero sapere quante storie ho dentro (anche se ha ragione!) e la seconda è che non è decisamente il momento giusto per parlarmi così!

"Io? Scrivere? N-non credo di essere molto bravo... cioè, n-non è che bisogna solo avere le storie dentro, ma bisognerebbe anche essere capaci di tirarle fuori e io, ecco, proprio non ho idea di come si faccia", alla fine rispondo e quasi riesco a spiegarmi, bene o male, anche se il discorso è del tutto confuso.

Sento una goccia di sudore freddo che mi spezza la schiena a metà e sopprimo un brivido. Come se fossi, allo stesso tempo, dentro una fornace e al Polo Nord.

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Darius

In classe

Quando vedi la foto, mi viene in mente un possibile sospettato, un tizio che stava smanettando frenetico al cellulare nemmeno pochi minuti prima; alzo le spalle e sbuffo, continuando a guardare la foto che Sasha ci tiene davanti agli occhi, devo ammettere che è ridicola, ma mentre io mi limiterei ad archiviare la cosa come uno scherzo idiota, fatto da chi ha fin troppo tempo da perdere, Ben pare rimanerci molto peggio del previsto

Un poco lo capisco, non è bello essere sempre etichettati come lo strano della classe, quello con la testa perennemente assente, lontano dai problemi del mondo; troppa gente pensa a Ben come a uno svitato che non saprebbe affrontare la realtà, solo perché gli piace il fantasy ed i giochi di ruolo

Sorrido a Sasha, che sta facendo di tutto per rincuorare Ben, poi prendo il mio cellulare e lo agito un poco in mano Perché non mostriamo i prodigi dell'Arcimago Ben? In fondo, una "ragazza" l'abbiamo evocata davvero! Sorrido a Ben e Sasha, proponendo di fare un selfie tutti e tre

Quando mi danno l'ok, cerco di usare al meglio gli stessi sticker e ritocchi idioti del post originale, prima di postarla come risposta

Che ci scriviamo? "Evocazione riuscita"? Altre idee? Domando più a Sasha che a Ben, ancora troppo scosso. So che la ragazza non voleva offenderlo, e che la cosa migliore al momento è che si riprenda da solo

Ehi Sasha, ma hai mai pensato di provare a giocare di ruolo? Per me ti divertiresti! Puoi fare letteralmente quello che vuoi dico alla ragazza; non ho grandi speranze, ma anche solo se facesse una mezza sessione di prova sarebbe uno smacco morale per tanta di quella gente che vale la pena tentare

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Ana Rivero

Verso lezione

Sono contenta che Eliza non se la sia presa. Anzi, si sta prendendo cura di me! È interessata... o c'è un doppio fine. Non capisco perché mi segua così tanto, ma anche io approfitto. Faccio un bel pollice nella sua direzione, e abbozzo un sorriso. Ma non a 32 denti, altrimenti sembra stia troppo bene. Cavalchiamo l'onda di io che non sto al top. "Yes, sto bene. Altrimenti chi li sente i miei, se sto male." Cosa che finora non è mai successa, ma ho paura al solo pensiero. "No, niente teatro per me. Non sono abbastanza una drama kid." Trasalisco un attimo al pensiero che lei sia una drama kid, ma no, non mi pare lei faccia teatro. Poi, prima di fingere di essere qualcun altro dovrei capire come fare a essere me. Però questa frase è abbastanza da snob, ormai ho effettivamente una parte, una identità.

Probabilmente la sua non era neanche una domanda. Cioè, sa che non faccio teatro, come so che lei non lo fa. Ma tra Scarlett e Darius, non so più ormai cosa sia normale, giusto rispondere e via dicendo. Darius sembra davvero Darius, per esempio, sempre con Ben. Bo. Ci sarà modo di parlare con lui, o con Max. O potrei far parlare Max con lui, che forse è meglio. Potrei mandarlo come ambasciatore. Fa molto regina dei fattoni avere un messaggero. Lancio comunque un'occhiataccia a Darius mentre incrocio il suo sguardo... anche se non credo mi abbia neanche vista.

Non mi aspettavo una richiesta simile da Eliza. Stare insieme? Per due ore? Di fila? "Ah, no. No piani. Forse dovrei studiare per matematica, non ho mica capito quando c'è questo dannato compito. Ma mi interessa poco, a dirla tutta. Tu, invece?" Non posso chiederle direttamente ehi vuoi stare con me?

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Orion Kykero

Entrando in classe

Mi dirigo in classe insieme ad Alice, rispondendo con uno sbrigativo "Si, alla fine Tyler ha avuto il buonsenso di mettersi con lei..." Le dico, notando a malapena il cambiamento del suo tono di voce. In altre circostanze avrei investigato meglio, ma adesso ho altre priorità. Voglio vedere i frutti del mio lavoro, voglio vedere la reputazione di quei due nerd nella polvere, ancora più di quanto non sia già. E rimango deluso.

Controllo il cellulare, aspettandomi i primi commenti di scherno. Ma quello che vedo mi sconvolge. Su Blabber, così come in classe, nessuno insulta quella palla di lardo. Per una volta sono contenti dell' anonimato di Blabber. Avrei voluto fare capire di essere stato io, mettere in giro la voce, ma adesso sarebbe solo stupido. Una stupida, stupida idea come tutte quelle che mi vengono ultimamente.

Nessuno mi guarda, persino Alice è distratta da chissà cosa. Sto diventando anonimo, uno degli sfigati di cui non importa niente a nessuno. Stringo con forza i bordi del banco per la tensione, tentando inutilmente di calmarmi. Non ho più tempo per fare altro, la lezione sta per iniziare. E so che probabilmente non ascolterò una parola.

  • Autore
comment_1922906

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Ti fermi. La guardi mentre prova a reggere il confronto, cercando di sembrare fredda, distaccata, superiore.

«Non me ne frega un cavolo di quello che fai, Scarlett. Né di te, né delle tue patetiche macchinazioni. Non ho nessuna intenzione di mettermi in mezzo a faccende che non mi riguardano.»

Le sue parole hanno il tono di chi vorrebbe crederci, mai suoi occhi la tradiscono.

E poi fai quel passo avanti. La tua presenza le si riversa addosso come un'onda. Non serve urlare, non serve nemmeno alzare il tono: basti tu, così come sei, perché lei si faccia un po’ più piccola. Questa volta lo vedi chiaramente… le spalle si abbassano, gli occhi fuggono per un secondo, e il corpo cede appena. Ti senti nuovamente come nel sogno: eroticamente nuda, immensa, potente… e gli altri al loro posto, ai tuoi piedi.

È in quel momento che Harper indietreggia davvero, un passo maldestro, e perde il controllo del suo taccuino. Cade con un tonfo sordo a terra e, con lui, qualche foglio si sparge nell’aria. Si abbassa istintivamente per raccogliere il tutto… Ma uno dei fogli si é staccato dagli altri ed è finito sulla punta della tua scarpa.

Ti chini a raccoglierlo, quasi per riflesso. E lo leggi.

È una poesia. Breve, scritta con calligrafia ordinata, forse rivista e riscritta più volte. La tocchi con gli occhi prima ancora che con le dita, e mentre lo fai, senti Harper trattenere il fiato. Non dice nulla. Non prova nemmeno a fermarti.

Non so se hai capito che ti guardo
non come si guarda un tramonto
ma come si guarda il fuoco
sapendo che brucia
ma restando comunque lì, scalzi.

Emily. Il nome è lì, in basso, nascosto all’interno di un piccolo cuore. Ti basta per mettere insieme tutto. Non serve altro.

Sollevi lo sguardo e la fissi.
Lei è tesa, congelata. Occhi spalancati, guance arrossate.
Vergogna, forse. Rabbia. O paura. Un miscuglio che ti fa quasi sorridere.

Poi riacquista il controllo, scatta verso di te e ti strappa il foglio di mano con foga. Ma ormai hai letto. Ormai hai in mano qualcosa. Qualcosa che parla di lei molto più di quanto lei sia mai riuscita a dire a voce.
Come ogni volta, lo senti. Quel filo argentato che si forma sottile dal tuo polso, come seta viva che si collega al suo collo e la tiene vincolata a te.

«Qu.. questi sono ca**i miei, invece… Stai fuori anche tu dagli affari miei…» lo dice con poco convinzione, quasi ti fa tenerezza. Poi, dopo averti fissata con risentimento e disprezzo si allontana da te, in direzione della classe.

Off game

Ho deciso di giocarmelo così il FILO che ottieni su Harper.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Cerchi di respirare. Di restare immobile. Invisibile. Ma il tuo corpo ha altri piani. E purtroppo anche lui. Quella vocina. La odi. Ma è sempre più presente. Sempre più tua.

E in questo momento, mentre cerchi di dissimulare con la sedia, con la cartella, eccola lì, che riprende a cantilenare nella tua testa con tono stridulo e beffardo, come una filastrocca oscena sussurrata tra i denti:

"Il tuo ca**o sta scoppiando,
lo sente anche la prof, sai?
Basta che ti tocchi un secondo,
e fai un macello, proprio lì.
Guardala, come muove le labbra...
Dai, baciala. Fallo adesso."

Ride. Ride come un cartone animato cattivo nella tua testa, mentre tu hai la fronte sudata, la mascella contratta, e il cuore che batte come un tamburo impazzito nel petto. Ti senti infuocato e gelato insieme. I muscoli del collo tremano e per un attimo pensi davvero che potresti svenire. O peggio. Ma poi… un attimo di lucidità. Trovi la voce, che ti esce tutta storta e impacciata, ma esce. Le parole vanno. Ti afferri a loro come a una scialuppa

Lei ti guarda. Un sopracciglio alzato. Forse divertita, forse perplessa. Ma non ti incalza. Sorride con un’espressione gentile e risponde:

“Tirarle fuori è sempre la parte più difficile. Ma è anche quella in cui si scopre chi sei davvero. Pensaci.”

E proprio in quel momento la porta si apre. Ti volti di scatto, ancora in tensione, ancora con la trappola evidente nei pantaloni. Entrano alcuni studenti del primo anno. Voci, passi, zaini che sfregano. Ma il tempo per te rallenta ancora.

Due ragazze si fermano appena oltre la soglia e salutano la professoressa. Una di loro ti guarda incuriosita. Poi il suo sguardo si posa lì. Lo nota.
Sussurra qualcosa all’altra che si porta subito la mano alla bocca per trattenere una risatina.

Il sangue ti va tutto in faccia. Un’ondata rovente. Potresti affogare nella vergogna.

La professoressa Lane, apparentemente ignara… o incredibilmente diplomatica… non mostra il minimo segno di aver notato qualcosa. Ti guarda con un sorriso pacato e, con un cenno della mano, dice:

“Grazie ancora, Nathan. Non voglio farti fare tardi alla prossima lezione. Vai pure.”

Le sue parole suonano come un miracolo. Ti alzi in piedi, cercando di tenere lo zaino davanti a te con la grazia di un ninja imbarazzato. Non corri. Ma quasi.

Attraversi la porta come se ti stessi lasciando alle spalle il campo di battaglia.
Le risatine delle due ragazze ti seguono come lame affilate. Ma sei fuori. Sano e salvo.

Davanti a te, in fondo al corridoio, c’è l’aula del Professor Rowe. Non vedi l’ora di chiuderti lì dentro. Magari anche di sparire per un po’.

@Voignar

Darius Whitesand

Sorridi divertito quando vedi Sasha accettare la proposta con un’alzata di spalle e un: "Perché no, dai, facciamolo."
Perfino Ben sembra tirare un mezzo sospiro di sollievo e accenna un sorriso timido, ancora un po’ imbarazzato ma visibilmente grato. Vedi che apprezza: non state facendo finta che non sia successo nulla, ma neanche gliela state facendo pesare. È come se gli steste dicendo che quella roba non ha il potere di decidere chi è davvero.

Vi stringete davanti al tuo cellulare, tu al centro, Sasha e Ben ai lati, e scattate il selfie. Usi gli stessi sticker idioti del post anonimo, ma stavolta li rivoltate a vostro favore: cappello da mago su Ben, occhi brillanti da strega su Sasha, una barba finta su di te.
Poi posti tutto con la caption "Evocazione riuscita" seguita da un’emoji a forma di fulmine e una stellina.

Nel momento in cui premi “invia”, lo sguardo ti cade istintivamente su Orion.
Lo vedi seduto al suo banco, le mani che stringono il bordo del legno con una tensione che ti fa pensare potrebbe spezzarlo a metà. Lo vedi scorrere nervoso il feed sul cellulare. I suoi occhi diventano due braci roventi.
Ti sorprende quanto poco ci metta a passare dal compiacimento alla furia. E per un secondo ti domandi: è stato davvero lui a postare quella roba?
Ma non c'è tempo per pensarci troppo.

Alla tua proposta a Sasha, lei sorride con una mezza risata:
"Nah, troppo poco movimentato per me. Tutto quel tempo seduti a parlare, e a tirare dadi… io ho bisogno di correre, spostarmi, fare cose vere. Cioè, belle le storie, ma poi mi viene l’ansia se sto ferma troppo."

E riesci a immaginartela, in effetti, a combattere draghi veri più che a interpretarli a un tavolo. Non fai in tempo a risponderle che il professor Rowe entra in aula.
Tu, Sasha e Ben vi affrettate a sedervi, mentre il brusio generale si spegne lentamente. Ti siedi, ma non puoi fare a meno di lanciare ancora uno sguardo a Orion, che sembra una pentola a pressione a due secondi dall’esplosione.

@SNESferatu

Ana Rivero

Ti colpisce il modo in cui Eliza si ferma all’improvviso, un attimo sola nei suoi pensieri, mentre si scosta una ciocca chiara dal viso con un gesto lento, quasi distratto. Poi i suoi occhi si posano su di te. E non è uno sguardo a caso: ti studia, come se volesse davvero capire chi sei sotto il sarcasmo, sotto i sorrisi a metà, sotto tutto quel “non mi interessa” che porti addosso come un cappotto.

Poi, con voce più morbida di quanto ti aspettassi, dice: "Sì, anche io dovrei studiare matematica, in effetti. Come il resto del mondo che non è occupato a far finta di essere Shakespeare in aula teatro."
Fa un mezzo sorriso, quello strano tipo di sorriso che può voler dire un sacco di cose.
"Però pensavo... magari c'è qualcosa di più divertente da fare. Qualcosa di più rischioso. Qualcosa che non si potrebbe fare, tipo… qualcosa che si racconta solo se va bene, e se va male si nega."

C’è un silenzio breve, poi la sua voce riparte, stavolta con una punta di giustificazione.
"Cioè, gli altri che non fanno teatro sono tipo... Tyler, che è praticamente un boy scout con le sneakers."
Si gira leggermente per osservarlo, poi si limita a un’alzata di spalle.
"Ben... beh, è Ben."
Lo dice senza cattiveria, solo con realismo.
"Noah... è praticamente invisibile. E Mai-Lin è... Mai-Lin."
Una pausa. Poi ti guarda di nuovo, in modo diretto.
"Tu invece mi sembri una che potrebbe essere di compagnia in queste cose. Una che non si tira indietro."

Poi abbassa lo sguardo un istante, giusto per far evaporare un filo di tensione, e aggiunge: "Beh, se ti va, ovviamente."

in quel momento il professor Rowe entra in classe, lasciandoti solo il tempo per una risposta veloce prima di dover prendere posto al tuo banco.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Ti siedi al tuo posto, ma il banco sembra stringerti addosso come una trappola. Le unghie quasi affondano nel legno mentre le dita serrano i bordi, come se potessi schiacciare la frustrazione che ti pulsa dentro le tempie. È un sapore amaro quello che hai in bocca: rabbia, umiliazione, impotenza. Jeremy ti ha colpito dove fa più male… in pubblico, davanti a tutti… e nessuno ha detto una parola in tua difesa. Nessuno dei tuoi. Nessun volto fidato accanto a te quando serviva. Neanche Alice ti ha veramente ascoltato, troppo presa da chissà quale pensiero per notare che stavi cercando di contenere un incendio.

E ora, anche questo. Non solo il tuo post non ha ottenuto l'effetto desiderato… Ben non è stato ridicolizzato, nessuno l'ha deriso, anzi… pare quasi che qualcuno abbia trovato la cosa divertente. Sembra che quel grassone sia persino uscito da tutto questo rafforzato, come se la tua mossa non avesse fatto altro che dargli visibilità. Una sconfitta su tutta la linea.

Ma il vero veleno ti scorre dentro quando realizzi una cosa semplice e bruciante: hai perso il controllo. Il controllo della narrativa, della scena, della tua cerchia. E questo, lo sai bene, è inaccettabile.

Il professor Rowe entra in classe e sei costretto, per il momento, a rientrare nei ranghi. Ma non significa che ti arrendi. No. Significa solo che la vendetta ha bisogno di un momento migliore. Perché qualcuno… più di uno… dovrà pagare. E pagherà bene. Dev'essere chiaro a tutti che Orion tiene ancora la corona. Che comandi tu.

E mentre sei lì, nella tua bolla silenziosa di ira, ti accorgi di qualcosa: Darius ti guarda. Ogni tanto lancia un’occhiata, fugace ma mirata. Non è solo distrazione. Ti studia. Come se forse abbia qualche sospetto su di te.

PER TUTTI - LEZIONE DI MATEMATICA

Tutti gli studenti prendono posto con la solita lentezza da prima ora: zaini che cadono, sedie che strisciano, qualche saluto sussurrato e un paio di sbadigli nemmeno troppo nascosti. L’unico banco vuoto è quello di Noah… assente oggi, e nessuno pare sapere bene il perché.

Il professor Rowe prende posto alla cattedra, oggi con una t-shirt dedicata a un gruppo punk-core anni ’90 di cui probabilmente è l’unico fan rimasto, e l’immancabile giacca stropicciata. Tiene tra le mani un pennarello come fosse una bacchetta magica, pronto a evocare grafici dal nulla.

“Benvenuti nel regno dell’ansia preventiva!” dice accogliendo la classe con un sorriso ironico. “Siamo ufficialmente a due giorni dalla verifica. Tempo sufficiente per ripassare tutto o... per convincervi che la trigonometria è un’invenzione del diavolo.”

Un paio di risate spezzano l’ansia nell’aria.
Sasha prende appunti distrattamente, Harper sembra seguire a tratti, chiaramente con la testa altrove. Mei-Lin è super attenta in prima fila, penna in mano e occhiali leggermente scivolati sul naso. Emily e Tyler si scambiano qualche ultima parola sui loro rispettivi allenamenti del pomeriggio precedente, quindi anche loro iniziano a seguire la lezione con attenzione. Max fissa per qualche secondo il cellulare nascosto sotto il banco, prima di tornare alla realtà. Di tanto in tanto cerca Ana con lo sguardo.
Alice, come sempre, sembra in bilico tra la realtà e il sogno… Non sapete se stia prendendo appunti o se, invece, stia disegnando sul margine del quaderno qualche scarabocchio. Eliza, in ultima fila, tiene la testa appoggiata sul palmo della mano, mordicchiando la matita annoiata. Da ultimo Ben, in prima fila, segue attentamente la lezione del suo professore preferito.

“Mi raccomando!” aggiunge Rowe mentre disegna una funzione sulla lavagna, “oggi continuiamo il discorso iniziato ieri sulle funzioni logaritmiche. Chi prende appunti avrà un futuro radioso. Chi finge di farlo... be’, potrà almeno copiare da qualcuno brillante giovedì.”

La lezione scorre tutto sommato tranquilla, con Rowe che alterna spiegazioni serie a metafore improbabili.
Alla fine dell’ora, mentre la campanella suona e gli zaini tornano in spalla, il professore chiude con tono più morbido:

“Non fatevi venire l’orticaria. La verifica sarà impegnativa, sì, ma se ci arrivate vivi fino a giovedì... siete già a metà dell’opera.”

E mentre i ragazzi iniziano a uscire uno a uno dall’aula, la tensione per la verifica comincia a strisciare davvero tra i banchi.

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Darius

Prima della lezione

Ti direi di provare lo stesso, nessuno dice che devi stare seduta tutto il tempo rido, al pensiero di lei che gironzola per la stanza mentre interpreta una barbara (unica classe con cui riesco a immaginarla) c'è pure il gioco da vivo... senti, magari ne parliamo alla pausa, per me un tentativo lo dovresti fare, le sessioni di gioco di ruolo possono risultare molto... intriganti

Non ho ben chiaro nemmeno io perché la voce mi si fa più bassa e strana su certe parole, ma non riesco a togliermi un sorriso malizioso dal volto, col risultato che socchiudo gli occhi per un istante, per poi tornare a guardare di colpo Sansa come se nulla fosse successo

All'arrivo del professore, prendo posto senza troppo entusiasmo, seguendo la lezione e prendendo appunti in modo più meccanico che altro

Guardo verso Orion; ribolle e borbotta, pare come se un filo di fumo dovesse uscirgli dalle orecchie. Non ho idea del perché sia così irritato, anche se mi vengono in mente un paio di ragioni, la foto appena apparsa sul social uno di quelli

Ma non ho prove, e dopo ieri non ho voglia di impelagarmi in strane indagini su e con persone che a malapena conosco. Se appariranno altre foto, o roba del genere, prenderò provvedimenti... e non sono sicuro nemmeno io che mi limiterò a cose mondane

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Scarlett Bloomblight

Prima della lezione

Ora che realmente voglio essere minacciosa, che sono arrabbiata per come ha osato rivolgersi a me, noto come la forza che mi avvolge da stamattina sia capace di riversarsi sugli altri. Quando indietreggia mi scappa un sorrisetto, al momento ho perso parecchi dei controlli che ho di solito. A cuccia, stai al tuo posto. La sensazione di potere è inebriante, come l'eccitazione che ne deriva.

Poi il taccuino cade, ed io di istinto mi chino per raccogliere il foglio ai miei piedi; leggo la poesia, rendendomi conto che sia molto da Harper e sto per farla cadere di nuovo a terra in modo che se la raccolga da sola, quando vedo il nome scritto in basso dentro ad un cuore.

Una scarica di fiamme si sprigiona dalla mia pancia andando ad accendere ogni punto del mio corpo: mi sento subito avvampare di rabbia, carica di frustrazione perché tutti sembrano volermi strappare di mano il mio tesoro. La sensazione è così forte ed improvvisa che il mio corpo si blocca per alcuni secondi, giusto il tempo per lei di strapparmi il foglio di mano, farfugliare qualcosa che non sento davvero, e correre verso la classe.

PERCHÈ TUTTI VOGLIONO CIÒ CHE È MIO...

Sento la gola grattare mentre parole che non ho detto ne escono con una voce greve, gutturale e antica, le mie ossa sono scosse da un ruggito che mi rimbomba nelle orecchie, così forte da farmi cedere le gambe e crollare in ginocchio.

Non so se Harper lo abbia sentito, ma mi pare sia corsa via parecchio velocemente, come il fatto che il corridoio in questo momento fosse vuoto.

Questa volta non me lo sono immaginato, non è stata un'allucinazione o qualcosa di simile. Qualcosa ha parlato... da dentro di me...

Sento dannatamente caldo, come ieri pomeriggio in giardino, il cuore che batte all'impazzata, un rumore pulsante in testa, ritmico.

Quando sento le gambe smettere di tremare mi alzo in piedi e mi dirigo verso il bagno delle ragazze più vicino. Acqua... qualcosa di fresco... Per la prima volta in questi giorni strani cerco qualcosa diverso dal fumo, l'erba o il calore; mi serve qualcosa di fresco, bagnarmi la faccia. Che ca**o sta succedendo??

Raggiunto il bagno e il primo lavandino che mi capita a tiro imposto il rubinetto sul più freddo possibile e lo apro al massimo, iniziando a far scorrere l'acqua; ci infilo sotto direttamente la faccia, incurante della possibilità di bagnarmi i capelli, i vestiti o fare un mezzo macello. Presto aggiungo anche le mani, iniziando a lanciarmi copiose quantità d'acqua sul viso, sperando mi aiuti a ripigliarmi; vado avanti circa una decina di minuti, finché non mi sento finalmente calma e soprattutto raffreddata, ad una temperatura normale quantomeno.

Ancora un po' stordita mi dirigo verso la classe.

@Loki86 offgame

Ottimo modo di giocarti come ottengo il FILO su Harper.

Ti devo dire che secondo me questa cosa ha mandato Scarlett ad un passo dal Sé Oscuro, quindi se dovesse succedere di nuovo una situazione simile secondo me lo possiamo considerare un trigger valido.

Cosa ne pensi?

Entro in classe con dieci minuti di ritardo, si nota facilmente che sono confusa e un po' spaesata, con le guance arrossate; le maniche e il collo della felpa sono bagnati come alcune ciocche capelli.

"Mi scusi il ritardo prof." Dico come unica giustificazione, anche perché non riesco a pensare a qualcosa di più elaborato.

Nel corso della lezione mi riprendo: le guance tornano lentamente ad un colore normale e anche la confusione viene dissipata; mentre all'inizio mi è venuto difficile prendere appunti, man mano che mi riprendo riesco anche ad ascoltare attentamente.

Quando suona la campanella metto a posto le mie cose con calma, dando opportunità al prof di riprendermi per il ritardo se lo ritiene necessario, o ad Emily di venire a parlarmi, cosa che spero infinitamente di più.

Modificato da TheBaddus

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Nathan Clark

Mai (MAI!) avrei pensato, in vita mia, che avrei ritenuto una salvezza la lezione di matematica (al di là della passione e bravura di Rowe).

Per una volta, poi, che la campanella mi ha evitato guai.... non oso nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se avessi dato ascolto a quella maledetta voce in testa.

Vorrei prendermi a pugni sulle tempie, ma adesso posso solo cercare di concentrarmi su poche cose essenziali: lezione, appunti, matematica, voce di Rowe, matita, lavagna, quaderno, gesso, giovedì, test, voto.

Tengo la testa bassa per i primi dieci minuti, cercando di nascondere eventuali tracce di vergogna residua, limitandomi a guardare in alto solo per controllare gli scarabocchi e i numeri bianchi sulla superficie di grafite. Poi, trascorso un tempo ragionevole e recuperato un respiro regolare, smetto di comportarmi come un paranoico e mi trovo bombardato di nozioni scientifiche, senza alcuna difesa.

Spero, almeno, che serva a qualcosa.

Essendo arrivato tardi ed essendomi poi quasi buttato sul banco senza guardarmi attorno, mi accorgo solo alla fine dell'ora che manca Noah. E la curiosità (e la preoccupazione) mi rimbalza tra cuore e gola: che sarà successo? Sarà successo qualcosa? Forse no...

Il suono che dichiara la fine delle ostilità matematiche mi fa quasi sobbalzare; raccolgo le mie cose in fretta e mi precipito all'armadietto, per controllare il telefono.

Anche se non mi aspetto novità, a dire il vero.

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Orion Kykero

Di norma non mi è particolarmente difficile seguire la lezione di matematica. È una materia che mi piace, e a patto di mantenere una certa disciplina, anche semplice. L' importante è non saltare nessun passaggio, nessuna lezione, per capire poi cosa viene dopo. Come sto facendo adesso.

Le equazioni logaritmiche mi entrano da un' orecchio e mi escono dall' altro, mentre la mia attenzione è catturata molto di più dai miei cosiddetti compagni. Noah è assente per qualche ragione. Max sembra interessato ad Ana. A quel deficiente non è bastata la batosta di ieri? Mei Lin continua ad essere la solita perfettina. Vorrei solamente alzarmi e strapparle gli appunti davanti agli occhi, ma mi devo contenere. Il prof continua fino alla fine con quelle insopportabili battutine. Le sopporto ancora meno del solito oggi.

La fine della lezione arriva all' improvviso mentre fantastico sul modo migliore di rovinare Jeremy, di mandare in prigione lui è tutta la sua banda con la droga che mi consegnerà Marcus oggi. Il trillo della campanella mi riporta alla realtà, facendomi mettere a posto libri e quaderni con gesti rapidi e nervosi

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Ana Rivero

Prima della lezione

Davvero non capisco Eliza, ma è davvero quello che mi dà il brivido. Cioè, sono io che studia lei, o è lei che studia me? Mi sembra molto sul chi va là, oppure sono la mia paranoia o quella velata ansia sociale che le voci di questo posto hanno trasformato in snobismo.

La interrompo subito appena mi parla di qualcosa di rischioso. "Guarda" faccio una pausa a effetto. "Io ci sono solo se è una cosa illegale." Faccio un sorrisetto a rimarcare che il mio è sarcasmo, perché non so mai quando la gente capisca davvero quello che dico. "Cioè. Ci sono. So abbastanza matematica anche senza dover perdere due ore. E anche se andasse male, fa niente. Sopravviverò coi voti di prima."

Esagero un po' la voce, fingendo di essere una delle regine del dramma che tanto adora la lezione di teatro. "Gasp! Quindi mi hai scelto solo perché non c'è di meglio. Dovrei sentirmi offesa". E invece è un grandissimo onore. "I am in".

La lezione di matematica è la classica lezione di matematica. Mi danno davvero fastidio i professori che cercano di fare i giovani e simpatici. Ognuno ha un suo ruolo. Lui insegna, ed è adulto, io fingo di essere interessata, o semplicemente fingo di ascoltare, o semplicemente fingo di aver bisogno della sua lezione. I miei mi hanno preparato con fior fior di tutori, e non ho davvero bisogno di questa lezione. Con tutto ciò che è calcolatore sono brava. A sufficienza. A volte sono troppo brava e do i risultati come una calcolatrice, e più di una volta il prof mi ha sgamata e ha pensato avessi barato. Meglio così.

Quindi non ho davvero bisogno di studiare, e anche la proposta prima per Eliza era una sorta di... trappola? Ma la sua la preferisco. Chissà cosa ha in serbo per me.

In ogni caso, rimango in silenzio, ma non particolarmente composta durante la lezione. A volte sento che questi banchi siano troppo piccoli per me. Per esempio, non potrei mai stare come Ben al primo banco. Oltre al fatto che farebbe ridere, perché nessuno si aspetta davvero che io stia attenta.

Faccio un cenno con gli occhi a Max, per far capire che ho capito perché mi sta fissando. Non so come fargli capire che è Darius di cui vorrei più informazioni. Non ho mai imparato i linguaggi dei segni, e non voglio lasciare informazioni per messaggio su cellulare. La foto è testimonianza a sufficienza, mentre scrivere "TI DEVO RACCONTARE DI DARIUS" è solo una ricetta per il disastro.

Memore di quanto accaduto prima con Eliza, cerco di evitare di fissare Darius, almeno questa lezione. Non vorrei dare brutte impressioni a Eliza.

Dopo la lezione cerco di avere almeno tre secondi con Max, non posso lasciarlo a bocca asciutta tutto il giorno.

Modificato da SNESferatu

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@Voignar

Darius Whitesand

Alla tua prima battuta, Sasha ti regala un sorriso spontaneo, quasi divertito.
«Ahah… No no, non credo faccia per me!» risponde con tono amichevole, scuotendo la testa. È chiaro che non ci sia malizia nel suo rifiuto, solo un’onesta distanza da quel mondo fatto di dadi e immaginazione.

Ma quando rilanci con un'altra frase, stavolta più ambigua e strizzando l’occhio al doppio senso, l’atmosfera cambia di colpo. Il sorriso di Sasha si spegne, sostituito da un’espressione tesa: arriccia il naso e ti fissa con le sopracciglia aggrottate.
«Vacci piano, Darius!» ti dice con voce ferma, scocciata.
«Ti ho detto di no. Non sono interessata ai tuoi... giochi di ruolo.»

Le parole ti colpiscono più di quanto vorresti ammettere. Anche Ben si volta verso di te con uno sguardo perplesso, quasi sorpreso, come se non si aspettasse una tua uscita simile. Non dice nulla, ma i suoi occhi parlano chiaro.

Per fortuna, l’ingresso del professor Rowe mette fine all’imbarazzo prima che si possa trasformare in qualcos’altro. Tu, Ben e Sasha prendete posto ai rispettivi banchi in silenzio, lasciando cadere l’incidente come se fosse già lontano.


Quando la lezione termina, ti stai appena alzando per raccogliere le tue cose dal banco, ancora mezzo immerso nei pensieri, quando davanti a te compare Mei-Lin. Non fa nulla per nascondere la sua presenza: lo sguardo è affilato, la postura impeccabile, e l’aria che si porta dietro è quella di chi sta per recitare una sentenza.

«Spero vivamente che la verifica di giovedì ti vada pessimamente ti parla con tono carico di una sottile, ma chiarissima ostilità. C'è un accenno di risentimento nella voce, il tipo di amarezza che non nasce solo da una delusione scolastica.

«Così magari la smetti di perdere tempo con… i tuoi giochi di ruolo
Le dita si sollevano in aria per sottolineare con delle virgolette sarcastiche quelle ultime parole, come se si trattasse di un vezzo infantile più che di una passione.

Nel dirlo, noti che il suo sguardo scivola rapidamente verso la porta dell’aula, dove Sasha è già in procinto di uscire. È un’occhiata fugace, ma carica di significato. Quando Mei-Lin torna a fissarti, lo fa con uno sguardo che è un misto di rimprovero e qualcosa che non riesci a decifrare del tutto: forse gelosia, forse delusione, forse entrambe le cose.

Poi, senza aggiungere altro, ti passa accanto con passo deciso, il mento alto e l’aria sprezzante di chi vuole essere sicura che tu sappia di aver sbagliato.
E in un attimo, anche lei è fuori dall’aula.

Off game

Eccitare su Sasha: 3+1=4 fallimento

Segna 1 ESPERIENZA

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Appena entri in classe con quei dieci minuti di ritardo, ti prepari già mentalmente alla ramanzina. Ma il professor Rowe si limita a sollevare lo sguardo su di te: un’occhiata veloce, intensa, intrisa di una strana miscela di rimprovero e preoccupazione. Dura solo un istante. Poi lui sospira piano e dice semplicemente: “Non preoccuparti, Scarlett. Prendi posto.”

E così riprende a spiegare, lasciando che la lezione scorra senza ulteriori richiami, come se il tuo ingresso non avesse realmente interrotto nulla.
Ti siedi, e pian piano ti lasci andare, riprendendo controllo del respiro, dei pensieri, di te stessa. Per tutta la lezione ti senti stranamente lucida, anche se ogni tanto gli occhi ti scivolano, involontari, verso Emily.

Non vi siete dette ancora nulla oggi. Eppure ieri era successo qualcosa, qualcosa che ancora ti brucia addosso come una carezza interrotta a metà.
Durante la lezione l’hai osservata spesso, sperando che anche solo per un secondo lei ti ricambiasse. Ma niente.

Quando suona la campanella e Rowe raccoglie le sue cose, salutandovi senza nemmeno più degnarti di uno sguardo, ti senti stranamente sollevata. Ti alzi con calma, ed è in quel momento che i tuoi occhi si posano di nuovo su di lei.
Emily ti guarda. Ti regala un sorriso, piccolo, timido, e solleva la mano in un gesto accennato di saluto. Il cuore ti si stringe…
…ma poi la vedi voltarsi verso Sasha, rispondere a qualcosa che le ha appena detto, e in un attimo l’illusione si rompe. Esce dalla classe, fianco a fianco con lei. Il peso nello stomaco si fa più acuto.
Il mio tesoro.
E in quel momento lo sguardo ti cade su Harper. Ti sta osservando. Uno sguardo lungo, silenzioso, difficile da decifrare: ostile sicuramente, ma c’è anche qualcos’altro, una sfumatura di sfida… e forse, solo forse, un’ombra di timore. Poi anche lei si volta e segue Emily.

Non ci pensi due volte: raccogli in fretta le tue cose e corri fuori nel corridoio. Emily è ancora visibile, più avanti, con Sasha accanto. Harper le segue da vicino.
Hai un istante di esitazione, pronta a correre loro dietro… quando li vedi.

Tanaka, Cory Edwards e il loro branco sbucano da un corridoio laterale con la solita andatura strafottente. Stanno ridendo forte di qualcosa, come se avessero già deciso che chiunque incontreranno sarà la loro prossima vittima.

E lì, sulla traiettoria perfetta dei loro sguardi, vedi Nathan.

Anche lui li nota, si irrigidisce per un attimo, poi scatta. Riconosci lo scatto, quel movimento istintivo dettato più dal bisogno di sopravvivere che da un vero pensiero lucido. Si infila di colpo in uno sgabuzzino con la porta socchiusa.

E tu resti lì, nel mezzo del corridoio. A pochi metri da Emily… che non è venuta da te ed ora é insidiata da Harper. A pochi metri da Tanaka che, col suo sguardo sicuro e i suoi tatuaggi, ti fa sentire le farfalle nello stomaco e insieme un disprezzo viscerale.

I tuoi due tesori più preziosi… in questo momento entrambi così vicini e a portata.
E poi Nathan… Solo una monetina… ma una monetina di scambio che in questo momento potrebbe significare molto per il raggiungimento dei tuoi obiettivi. Un’occasione più unica che rara per parlargli faccia a faccia senza orecchie indiscrete.

Off game

Sono concorde sul fatto che alla prossima situazione simile si potrebbe innescare il tuo se oscuro.

Comunque adesso a te la scelta su chi seguire! 😁😁

@Ghal Maraz

 Nathan Clark

Appena esci dall’aula, ancora un po’ frastornato dalla lezione e da tutto il resto, ti dirigi verso il tuo armadietto con la mente già rivolta altrove. Recuperi il telefono in fretta, sperando in una notifica, una spunta blu. Qualcosa.
Ma niente. Il messaggio a Noah è ancora lì, ignorato. Nessuna risposta, nessuna conferma di lettura. Sbuffi piano, quasi senza accorgertene, poi richiudi l’armadietto con un colpo secco, deciso ad avviarti verso l’aula di francese.

Non appena sollevi lo sguardo, lo vedi: Cory Edwards e il suo gruppo avanzano nel corridoio. Stanno ridendo di qualcosa e si muovono con quell’atteggiamento da padroni del mondo, come se ogni metro del pavimento gli fosse dovuto. Vengono verso dite, ma non sembrano averti ancora visto.

Ti si stringe qualcosa dentro. Prima ancora di rendertene conto, lo sguardo ti cade su una porta semiaperta poco più avanti: uno sgabuzzino delle pulizie. Senza pensarci due volte, ti ci infili, chiudendo la porta il più silenziosamente possibile alle tue spalle.

Ti ritrovi al buio, stretto tra un carrello con mop e secchi arrugginiti, un paio di taniche con etichette scolorite e quell’odore acido che hanno solo i disinfettanti dimenticati. Fuori, i passi si fanno più vicini. Poi si allontanano.

Nel silenzio, la vocina torna. "Cagasotto."

Un sussurro tagliente, familiare. Forse è solo un pensiero, o forse è davvero quella voce che ogni tanto si insinua nella tua mente. Ti chiedi se hai fatto la cosa giusta. Se era davvero necessario infilarti lì dentro, come un codardo.
O se non sarebbe stato meglio continuare a perorare la tua lotta come hai fatto ieri. Eppure, lì, tra detersivi e dubbi, non è facile capirlo.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Hai passato tutta la lezione come in una bolla, incastrato tra logaritmi e fantasie di vendetta. Il tuo corpo era in aula, certo, ma la tua mente era altrove… troppo impegnata a ribollire nel rancore. Ancora non riesci a capacitarti dell’umiliazione subita, e il fatto che nessuno abbia preso le tue difese o sia venuto poi a parlarti per consolarti non fa che gettare benzina sul fuoco.

Ti hanno dimenticato. Loro. Tutti. Come se non fossi stato tu fino a ieri a dettare le regole. Come se non fossi tu la figura centrale, il riferimento, l’ago della bilancia. Adesso ti guardano appena, o peggio: ti ignorano. Che delusione!
Jeremy ha dato il via alla frana. Ma non è solo lui che deve pagare.
Tutti quanti devono ricordarsi chi comanda davvero. La scuola è tua. Lo è sempre stata. E presto… prestissimo… lo sarà di nuovo.

Il suono secco della campanella ti colpisce come uno schiaffo e ti fa alzare di scatto. Raccogli le tue cose con movimenti rapidi, tesi. Sei sul punto di scattare fuori dall’aula con la mente ancora immersa nei pensieri velenosi, quando una voce ti rallenta. Alice.
Ti si è affiancata nel corridoio, camminando accanto a te senza farsi troppi problemi. Ma sembra del tutto ignara del tuo stato d’animo: del tuo livore, della frustrazione che ti si agita sotto pelle come un serpente svegliato troppo presto.

Anzi, inizia a parlarti dei suoi problemi. «Ieri…» dice, guardando dritto davanti a sé, «con Nathan... ci ho provato, sai? Cioè, niente di grosso, solo... ho cercato di prendergli la mano, di fargli capire che ero lì. Che lui mi piace…»
Fa una piccola pausa, si morde un angolo del labbro.
«Ma niente. Era come... come se non se ne fosse nemmeno accorto. Come se io fossi... trasparente, capisci?»
Abbassa lo sguardo per un attimo. «Non lo so, forse sono io che ho frainteso tutto. Ma… Uffi... Non mi aspettavo il grande gesto romantico, ma almeno... un segno, qualcosa. Non credo proprio di piacergli, sai?»

Poi solleva di nuovo lo sguardo verso di te, con un sorriso forzato.

Off game

Scusa se continuo a rimarcare sempre sul senso di frustrazione di Orion… ma ti ricordo che è nel suo se oscuro! 😂😂

@SNESferatu

Ana Rivero

Passi buona parte dell’ora con la mente lontana dalla lavagna e dai logaritmi, a ripercorrere mentalmente ogni dettaglio della conversazione con Eliza. Il modo in cui ti ha guardata, come se vedesse qualcosa in te che nemmeno tu sei sicura di conoscere. E poi quella sua espressione indecifrabile, un misto di curiosità e reticenza.

Non riesci a toglierti dalla testa la tua provocazione: "Quindi mi hai scelto solo perché non c'è di meglio. Dovrei sentirmi offesa"
Era solo un modo per stuzzicarla… ma ora vorresti sapere davvero cosa avrebbe risposto. Cosa avrebbe detto se il professor Rowe non fosse piombato in classe, spezzando tutto come una lama nel vetro sottile.

Il resto della lezione scivola via mentre la tua mente ti riporta di continuo nel bosco, a ieri pomeriggio, a quell’incontro con la figura mascherata. L’adrenalina, la paura, le domande senza risposta.

Quando la campanella suona, ti scrolli appena, come se ti risvegliassi da un sogno troppo intenso. Lo sguardo corre subito verso Eliza. La vedi mentre si sistema i capelli con un gesto elegante, quasi inconsapevole, raccoglie i suoi libri con calma… ed è un attimo: vorresti avvicinarti, parlarle ancora. Ma ti trattieni. Non vuoi sembrare appiccicosa. Non vuoi rovinare nemmeno quella reputazione da snob che ti sei cucita addosso. E soprattutto, Max ti aspetta.

Lo noti appena fuori dall’aula, spalle appoggiate al muro, cappellino di lana calato sulla fronte. Ti guarda, e ti pare chiaro che ti stesse aspettando. Quando lo raggiungi, alza una mano per salutarti con quel suo gesto da fratello maggiore di strada. Forse si aspetta che tu la strina?

«Yo sorella!» dice con un mezzo sorriso, «incredibile ieri, eh? Quel tipo con la maschera era completamente fuori!»
Scuote la testa, poi aggiunge: «Quando lo abbiamo raccontato a Greg pensava che stessimo sparando cavolate… sembrava convinto che fosse uno scherzo, tipo una candid. Ma giuro, quello aveva fumato più di noi per ridursi a girare così nel bosco!»

Ride, ma non del tutto. Il suo tono ha quella sfumatura leggera, come se volesse alleggerire qualcosa che invece lo inquieta. Poi, si fa più serio. La sua voce si abbassa, perde mordente, quasi esitante.

«Chi pensi che fosse comunque? Cioè… secondo te è uno di cui ci dobbiamo preoccupare? Tipo davvero?»

Ti guarda negli occhi, aspettando una tua risposta… con un’espressione speranzosa che vorrebbe solo vederi minimizzare anche te la cosa.

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Darius

Le corna prudono

Pronuncio le parole verso Sasha e subito mi gelo da solo, ben prima che la ragazza perda il solito sorriso rilassato e mi "accoltelli", metaforicamente parlando, con la sua risposta

Non ho ben chiaro nemmeno io che diamine mi sia uscito dalla bocca, e mentre cerco una frase quantomeno vaga per poter rimediare, noto come anche Ben mi guardi come se fosse di fronte ad un'idiota; mi sento esattamente così, come se avessi detto e fatto qualcosa di appartenente ad un altro, e per fortuna l'ingresso del professore mi permette di ritornare mogio mogio verso il mio banco

A fine lezione, come prevedibile, visto che le sfighe o arrivano a coppie o a gruppi, Mei-Lin si manifesta per assestare anche lei le sue giuste "coltellate"; ha perfettamente ragione, in tutti i sensi, e sebbene di solito farei di tutto per negarlo, stavolta posso solo stare in silenzio a prendermi la mia meritatissima cazziata

So bene di aver sbagliato, di aver agito come un cretino e di aver pure ferito una persona a cui tengo; e dire che la giornata era iniziata anche abbastanza bene... sto quasi per mettermi a piangere, quando decido di ritrovare un minimo di dignità, non so bene come, ma voglio provare a parlare con Sasha, non ho idea nemmeno io di cosa spiegarle, ma forse affrettando il passo posso quantomeno chiederle di poter chiarire il tutto dopo

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Scarlett Bloomblight

In corridoio

Vedere Emily che si allontana con Sasha, e Harper al seguito, mi infastidisce; però ancora mi sento lucida nonostante la frustrazione.

E poi ecco Tanaka, sempre a comportarsi come se il mondo fosse suo: per un attimo mi blocco, pensando alla scena imbarazzante del bacio di ieri pomeriggio, e al sogno di stanotte, dove era in prima fila tra i quattro per adorarmi. Le due cose in un certo senso si bilanciano, permettendomi di non perdere la testa.

E infine Nathan, in mezzo al corridoio, all'aperto come una preda perfetta; perfetta ma veloce, rapida a nascondersi. Potrebbe non ricapitare un'occasione migliore, ma riesco comunque a non farmi trascinare dall'istinto.

Osservo la situazione da lontano: con tutte le variabili sott'occhio in qualche modo riesco a rimanere più fredda, a pensare tenendo conto di tutto quanto. Calma Scarlett, avevamo una scaletta per oggi. Piccoli scossoni ma siamo ancora sui binari, rispettando il piano andrà tutto bene: ci sarà il momento per parlare col poveretto e anche quello per lucidare i tuoi preziosi. Sono io a formulare il pensiero, ma percepisco la vicinanza di qualcosa, come qualcuno che ti mette la mano sulla spalla per farti sapere che c'è, se ne dovessi aver bisogno.

Quindi, seguendo il mio piano cambio strada ignorando tutto e mi dirigo verso le macchinette, per incontrarmi col ragazzo del quarto anno che mi deve ripagare un favore.

Alle macchinette

Quando svolto l'angolo e vedo le macchinette noto che è già lì, intento a bersi quello che sembra un caffè.

Si va in scena!

"Ciao Jared." Mi avvicino salutandolo. "Che fai, non offri un caffè ad un'amica?" Gli dico, sorridendo in modo innocente; di solito funziona con lui. Dopo aver ricevuto il mio caffè ne bevo un sorso. "Senti, so che ti avevo detto cinquanta per le domande di quelle due verifiche, ma volevo farti una proposta, visto che siamo in affari da un po'." Osservo la sua reazione, quasi sicuramente di sorpresa, visto che non credo si sarebbe aspettato un simile risvolto. "Non fraintendere, ti sto venendo incontro ovviamente." Gli sorrido, per tranquillizzarlo. "Sei ancora amico con Wade, della cricca di Smith?" Il tono è calibrato, attento ad ogni inflessione della voce per fare sembrare il tutto il più casual possibile. "Avrei bisogno di farci quattro chiacchiere in privato, non è che potresti dirgli di venire alla zona ristoro del terzo piano appena iniziata la pausa pranzo?"

@Loki86 offgame

Perfetto, spero solo che non accada in un momento che manderebbe tutto a quel paese. O forse sì? XD

Comunque è stato molto cattivo da parte tua mettermi davanti a questa scelta tripla 🤣🤣

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Ana Rivero

Dopo Matematica

Per una volta lascio la presa da Eliza. Uno, staremo insieme dopo. Non è mai abbastanza, ma non voglio si spargano voci che possano insozzare lei. Su di me le voci fanno rimbalzo. Cioè, grazie a Max ora ho un potere incredibile. Sono qualcuno, qui dentro. Sempre meno gente mi dà fastidio.

Due, a proposito di Max, è il momento di chiarire le cose. Lo vedo, abbozzo un sorriso tiepido. Dopo ieri non mi sembra il caso di esplodere in danze. Mi offre una mano e io ovviamente gliela stringo... male. Non è la forza il problema. È proprio la coordinazione dei gesti che non va. Non è un semplice stringere, è uno di quei gesti che vedo spesso fare nei telefilm da persone come Max. Ma io non sono brava a farlo, e credo si noti.

Appena parla del tizio mascherato faccio finta di trasalire e mimo uno shhh sulle mie labbra. "A proposito di ieri. Greg ci crede? Tu credi a tutto quello che hai visto? Perché se serve ho questa" tiro il cellulare dalla tasca e faccio vedere la foto. Non avrò quel programma di messaggistica che qua usano tutti, ma almeno sono brava a fare le foto sfocate ai mostri. "Guarda. Capolavoro."

Rimetto il cellulare di fretta in tasca prima che qualcuno ci noti. "Sono rimasta lì qualche altro minuto, per capire cosa cavolo fosse. Niente sette, niente messe nere, ma non so cosa sia."

Mi guardo intorno. Mi faccio prendere dalla paranoia. Scrivo rapidamente un messaggio sul cellulare rivolto a Max, ma senza inviarlo. Rimane su schermo. Nessuno deve sentire quello che sto dicendo. Sullo schermo campeggiano le parole, scritte con perfetta grammatica e punteggiatura, "Ho visto la creatura colpire Darius, ieri. Sì, proprio il nostro Darius." aspetto legga tutto, cancello e aggiungo "Ero convinta fosse morto, immagina la sorpresa trovarmelo in classe oggi a provarci con Scarlett." Cosa che potrebbe essere una esagerazione, ma qua tutti ci provano con tutti.

Ricancello in fretta il messaggio. "Quindi ora non so che pensare. Potrebbe essere pericoloso, ma... alla fine non è successo niente. Siamo tutti vivi."

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Orion Kykero

Con Alice

Mi muovo come un robot, in pilota automatico mentre rimetto a posto le mie cose e mi preparo ad andare nell' aula della prossima lezione. Quasi non mi accorgo di Alice che mi si avvicina fino a quando non mi parla.

Di primo acchito la mia reazione è quella di mandarla a quel paese. "Ma che vuoi che mi importi della tua cotta per quello sfigato?"

Sto per risponderle in maniera stizzita, ma mi fermo un attimo a pensare, con la bocca ancora lievemente aperta. Alice è la mia migliore amica, lo sanno tutti. È parte della mia cerchia. Se quello sfigato di Nathan l'ha rifiutata vuol dire che non la ritiene abbastanza. Che la sua connessione con me non è più abbastanza da renderla popolare. Prima Alice poteva almeno beneficiare della mia luce riflessa ma adesso... adesso non riesco a illuminare neanche me stesso.

Il pensiero mi fa tremare di rabbia. Nathan è un deficiente Alice. Non capisce nulla, assolutamente nulla. Voglio dire, si è visto ieri no? Quel ragazzo si è completamente bruciato il cervello. È pensare che ieri l'ho anche aiutato...ma è chiaro che si merita tutto quello che quel gorilla di Darius gli vuole fare. Fidati, stai molto meglio senza di lui.

Il pensiero che una nullità del genere abbia osato rifiutare la mia migliore amica...la pagherà, questo è sicuro. Molto, molto presto.

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Nathan Clark

Ripostiglio

Non c'è molto da fare, a questo punto. Posso solo sbirciare fuori e aspettare che non ci sia nessuno che passa, per poi sgattaiolare fuori e correre in aula.

Oppure potrei andarmene da scuola, tanto oggi (o ieri...) non è giornata. Ma c'è poco da fare, i miei lo verrebbero a sapere e sarebbero casini che non mi posso permettere.

Speriamo che gli altri studenti se ne vadano in fretta, perché vorrei evitare di arrivare in classe in ritardo, sommando figuraccia a figuraccia.

  • Autore
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@Voignar

Darius Whitesand

Osservi Mei-Lin allontanarsi con il mento alto e l’aria altezzosa, senza più degnarti di uno sguardo. Eppure, per quanto il suo giudizio ti bruci addosso come carta vetrata, non è lei ora la tua priorità.

È Sasha.

Hai bisogno di rimediare, o almeno provarci, a quella figuraccia… a quell’assurda frase uscita dalla tua bocca e che nemmeno tu sai spiegarti. Così ti fiondi nel corridoio a passo svelto, il cuore che ti martella come se stessi andando incontro a una sentenza.

La vedi poco più avanti, accanto a Emily. Stanno chiacchierando, sembrano perfettamente a loro agio, ed è in quel momento che ti senti ancora più fuori posto. Ma non puoi tirarti indietro adesso.

«Sasha!» chiami, appena a distanza sufficiente da non dover urlare. Lei si volta, lo sguardo prima sorpreso… poi infastidito.

«Ancora? Che vuoi ora, Darius? Sto parlando con Emily.»

Ti senti sprofondare, pronto a balbettare qualcosa… qualsiasi cosa… quando, come una benedizione, interviene Harper. Ti affianca, si schiarisce la voce e dice, rivolgendosi a Emily con tono neutro: «Ehi, scusa, puoi venire un attimo? Volevo chiederti un parere… una cosa veloce, niente di che.»

Emily la guarda, poi a te, poi a Sasha. Fa un piccolo sorriso comprensivo e annuisce. «Certo.» E si allontana con Harper, lasciandoti da solo con Sasha.

Lei sbuffa piano, scuote appena la testa, poi torna a guardarti. Il fastidio è ancora lì, ma c’è anche qualcos’altro: rassegnazione, forse.

«Che c’è, Darius?» Il tono ora è più stanco che arrabbiato.

Riprende a camminare verso l’aula di francese. E tu, senza nemmeno pensarci, le vai dietro, quasi trotterellando per restarle al passo. Non sai bene da dove iniziare, ma ormai sei qui.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Appena ti avvicini, Jared si gira verso di te con un mezzo sorriso sorpreso. I suoi capelli neri gli cadono un po' sugli occhi e, come al solito, il suo naso troppo pronunciato rovina quel poco di fascino che potrebbe avere.

«Ohi, Scarlett…» ti saluta, già infilando delle monete nella macchinetta per offrirti il caffè. Quando poi inizi a parlargli: «Esatto… erano cinquanta.» Ti guarda un attimo, mentre infila una mano in tasca per prendere le banconote.

Ma alla tua proposta, la mano con i soldi si ferma ancora mezza inserita nella tasca. Li ripone, incuriosito, inclinando appena la testa. «Wade? Mh… non ci vediamo spesso, però sì, siamo ancora in confidenza.»

Poi esita un attimo, scrutandoti. «Perché?»

Alla tua richiesta, resta in silenzio per un attimo, valutandoti, e poi allarga un sorriso sorpreso. «Quindi… mi stai dicendo che basta che gli dico di venire da te alla zona ristoro in pausa pranzo e siamo a posto?» C’è una scintilla di entusiasmo nei suoi occhi ora.

Poi si sistema la giacca, come se avesse appena concluso un accordo di alto profilo. «Certo che glielo dico! E gli dico anche di essere…» si guarda attorno con aria teatrale e abbassa la voce, «abbastanza discreto!»

Ti fa l’occhiolino e, con un gesto esagerato ma non ostile, ti dà una pacca leggera sulla spalla. «È sempre un piacere fare affari con te, Scarlett. Sei la migliore.» Poi si allontana, col suo solito passo un po’ ciondolante, lasciandoti col caffè ancora caldo tra le dita e la sensazione che tutto stia andando esattamente come volevi.

Off game

É stato più cattivo da parte tua ignorarle tutte tre e sceglierne una quarta 🤣

Comunque ottimo che ci hai pensato tu a definirci era questo debitore e quale fosse il debito… almeno non ho dovuto pensarci io 🤣🤣

@SNESferatu

Ana Rivero

Alla tua prima domanda, Max alza le spalle con un’espressione da “chi ci capisce è bravo”.

«Bah… Greg pensava che lo stessimo prendendo per il culo… poi però ha iniziato a dire che ce l’aveva detto, che sua cugina aveva ragione, e che non saremmo dovuti andare come aveva detto lui… quindi boh… alla fine, ci ha creduto.»

Fa una pausa, ti osserva, poi aggiunge:
«Io, boh… avevamo fumato un po’, ok, ma solo erba, mica cavolate allucinogene…» Abbassa lo sguardo sul tuo telefono quando gli mostri la foto.
«Por*a put**na… è lui sussurra, abbassando la voce a metà imprecazione, accorgendosi solo dopo di aver alzato il tono. «Con le corna e tutto il resto! Tu comunque sì che hai le palle, sorella… Sei molto più cool di quello che fai vedere.»

Rimane per un attimo lì, rapito dalla foto, poi segue il tuo gesto mentre scrivi. Gli occhi gli si fanno grandi, increduli.
«Darius?» leggi chiaramente dalle sue labbra, anche se non esce un suono. Poi il suo sguardo si sposta rapidamente nel corridoio, fino a posarsi su di lui: sta parlando con Sasha.

Quando Max si gira di nuovo verso di te, lo fa avvicinandosi ulteriormente. Il suo volto è vicino al tuo, abbastanza da farti percepire un inaspettato ma piacevole profumo di colonia, caldo e legnoso.

«Forse dovremmo parlargli? Chiedergli cosa è successo?… e se sapeva chi cavolo era quel folle con la testa da cervo?»
Si scosta appena, ma ti guarda con intensità. Sta aspettando una risposta. Un tuo verdetto.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

ChatGPT ha detto:

Quando ti sente parlare, Alice in un primo momento abbozza un sorriso. Ti guarda con gratitudine sincera, come se le tue parole le facessero davvero bene.

«Grazie… davvero, Orion. Lo so che ci sei. Sei sempre stato dalla mia parte.»

Ma poi il tuo tono cambia. La rabbia che si insinua nella tua voce la colpisce come un’onda fredda. Il suo sorriso si smorza piano. Ti osserva meglio, come se volesse leggerti dentro.

«Ehi…» dice piano, con tono cauto. «Lo so che Nathan non è perfetto. È strano, sì… ma non è cattivo. E… non penso si meriti di finire nei guai solo perché non prova qualcosa per me. Non funziona così, no?»

Fa una pausa, abbassando lo sguardo a terra, e poi torna a guardarti, con un’espressione più preoccupata che offesa.

«Ma… tu? Stai bene, Orion?»
Inclina leggermente la testa, come fa sempre quando vuole capire meglio le cose. «È solo per me che sei così arrabbiato… o c’è dell’altro?»

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Sei ancora lì, rintanato nello sgabuzzino, quando senti delle voci passare oltre il corridoio. Una è inequivocabile: Cory Edwards. La sua risata tronfia ti arriva nitida, accompagnata da quella di un paio di altri idioti della sua cricca. Ti fermi immobile, trattenendo persino il respiro. Passano oltre, e il rumore si allontana. Ok. Forse sei salvo.

Stai quasi per riaprire la porta quando invece… si apre da sola.

Una sagoma compare nell’apertura. Kathlyn Rodriguez. Ti sembra si chiami così… Una delle compagne pallavoliste di Emily. Ti guarda con finta sorpresa per un secondo, poi sorride… di quel sorriso che fa venire voglia di scappare o baciarla, ma non sai mai quale delle due sia la scelta più saggia.

«Clark?» dice con voce maliziosa. «Ma davvero ti stai nascondendo in uno sgabuzzino? Che scena triste.»

Entra senza nemmeno chiedere permesso, richiudendosi la porta alle spalle con un piede. È tutta dinamica, grossi occhi azzurri vivaci, capelli sbarazzini che le arrivano sopra le spalle. Indossa ancora la felpa della squadra di pallavolo. Ti squadra con un misto di divertimento e sfida.

«Fammi indovinare. Spiavi qualcuno? O aspettavi qualcuno?» si appoggia alla mensola dietro di te, piegando la testa di lato. Porta il dito indice sul suo labbro, con un’espressione pensierosa come se volesse dedurre lei stessa la risposta alle sue domande. Stai per replicare… o forse balbettare… quando all’improvviso scatta la serratura.

Kathlyn si gira verso la porta di colpo. Qualcuno l’ha appena chiusa da fuori. C’è un secondo di silenzio, poi una voce femminile che non conosci dice:

«Sei bravo a fare il topo, Clark... Ma occhio che se ti chiudi in uno sgabuzzino con una ragazza, magari stavolta qualcun altro fa la spia. Sai com’è, le voci girano in fretta.»

Poi passi che si allontanano, accompagnato da una risatina.

Kathlyn ti guarda, prima sorpresa e vagamente “spaventata”, poi però cambia espressione e si lascia andare in una risatina incredula. «Okay… questo si fa interessante. Credo proprio che potremmo essere nei guai!»

Sei chiuso dentro con lei. Con Kathlyn Rodriguez. E tra non molto la lezione di francese avrà inizio.

Off game

Scusa per il precedente messaggio un po’ vuoto.. volevo lasciare una possibilità a Scarlett di venire a parlarti ma ha scelto di percorrere un’altra strada eheh… Ho rimediato subito mettendo Nathan ancora un po’ più nei casini eheh..

Ps. Kathlyn Rodriguez si era già vista nella scena della mensa di lunedì.. se vuoi nella sezioni png c’è già una sua immagine e descrizione.

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