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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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Orion Kykero

Con Alice

Si dico a voce bassa, degluttendo vistosamente. Sto bene Non sto bene, e si vede molto chiaramente, mi sento le gambe di gelatina e continua a mancarmi il fiato, ma almeno le macchie nere stanno sparendo. Per fortuna non sono svenuto, quello sarebbe stato un problema. Bevo un sorso d' acqua fresca, un po' troppo velocemente, e mi va di traverso, causandomi qualche colpo di tosse.

Provo a rimettermi in piedi, ma le gambe mi cedono immediatamente, e la testa inizia a girare come una trottola Mi siedo di nuovo a terra. Forse è il caso di allungare un poco questo recupero. Ehi Alice, mi faresti un favore? Le dico tra i respiri pesanti Non è che potresti chiedere al coach che tempo ho fatto? Non sono riuscito a sentirlo. Io dovrei...recuperare un attimo. Le dico, mentre spero che i più lenti come Ben se la prendano ancora comoda.

Quando finalmente mi sento abbastanza stabile sulle mie gambe mi rialzo, per dirigermi di nuovo negli spogliatoi. Non posso fare a meno di notare che Ana è stata chiamata dal prof però. Quella ragazza è strana. Non sembra neanche minimamente stanca. Non ha un po' di sudore sul suo viso. E' completamente assurdo, perfino Tyler e Emily hanno sudato un po' dopo 3 chilometri di corsa. So che c'è qualcosa che non va, ma non riesco a capire cosa. Forse sarà il caso di consultare la Dea più tardi. Ma al momento ho problemi più urgenti

Me la prendo comoda prima di iniziare a dirigermi verso gli spogliatoi. La doccia è sicuramente il momento peggiore di tutta la lezione. Non perché non ne abbia bisogno, sono una zuppa di sudore e non vedo l' ora di togliermi da dosso questi vestiti sporchi. Ma l' idea di doversi spogliare completamente davanti ai miei compagni...anche la mia sicurezza ha un limite. Lascio che gli altri ragazzi si dirigano verso le docce prima di me, che lo spogliatoio inizi a svuotarsi. Arriverò in ritardo alla prossima lezione, come sempre.

Modificato da Theraimbownerd

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@SNESferatu

Ana Ribero

Alla tua osservazione, Ben solleva appena lo sguardo. È piegato in avanti, le mani sulle ginocchia, il petto che si alza e si abbassa a un ritmo scomposto nel tentativo disperato di recuperare fiato. Ecco una perfetta espressione di quello che gli umani chiamano "fatica".
Il suo volto è paonazzo, gli occhi lucidi per la fatica. Ti fa appena un cenno col capo, prova a dire qualcosa, ma riesce solo a sbiascicare un suono indistinto prima di tornare a respirare a pieni polmoni, come se ogni boccata d’aria fosse questione di sopravvivenza.

Quando gli altri si allontanano verso gli spogliatoi, rimani sola col coach Moss.
Lui dà un’occhiata a un plico di fogli che tiene in mano, poi solleva lo sguardo su di te.

“Hai fatto dei tempi molto strani oggi, Ana,” dice, con un tono che ha qualcosa di ambiguo tra il rimprovero e l’interesse.

Ti fissa in silenzio per qualche secondo, in un modo che ti mette a disagio, come se stesse cercando di leggerti dentro... o sotto. Poi, lentamente, allunga una mano verso il tuo braccio e ti sfiora con le dita.

“Non sei nemmeno sudata. Sai cosa vuol dire questo?” chiede, mentre la mano scivola fino alla tua spalla e lì si ferma.

“Vuol dire che non ti sei nemmeno dovuta impegnare per ottenere questo risultato. Del resto…” Fa una pausa, e il suo sguardo scende con troppa lentezza lungo il tuo corpo, fermandosi sulle tue gambe.
“Con quelle gambe lunghe e toniche che ti ritrovi… sono sicuro che avresti potuto dare molto di più.”

Dopo un momento, i suoi occhi risalgono fino ai tuoi, come se stesse aspettando una risposta. Una giustificazione.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Ben ti batte piano la mano, a fatica, ancora piegato in avanti. Il respiro è affannoso, rotto, e riesce appena ad abbozzare un “grazie” con un filo di voce prima di tornare ad ansimare come se ogni boccata d’aria fosse una lotta contro il collasso imminente.

Quando ti fai avanti per chiedere al coach di poter accompagnare Emily a cercare Noah, Moss ti squadra per un attimo con sguardo duro, poi annuisce brevemente.
“Molto bene, Clark. Vai con Emily. Se gli è successo qualcosa, tornate subito ad avvisarmi.”

Vi avviate insieme verso il limite del bosco, muovendovi a passo svelto lungo il percorso della campestre a ritroso. I primi alberi vi accolgono nell’ombra umida del sottobosco. Mentre camminate, Emily si gira verso di te con la fronte aggrottata:
“Che fine avrà fatto? Noah è lento, ok... ma non così tanto. Perfino Ben è arrivato prima di lui!”

Hai difficoltà a darle torto. È davvero insolito.
Poco dopo raggiungete la curva dove il sentiero piega accanto a un piccolo gruppo di betulle. Emily si ferma e indica qualcosa a terra: una sagoma confusa nel fango, poco fuori dal tracciato.
“Qua dev’essere dove è scivolata Scarlett,” mormora, abbassando la voce. “Poverina…”

Chiamate Noah a voce alta, più volte, ma nessuna risposta rompe il silenzio del bosco.
Quando giungi nel punto in cui, durante la corsa, ti era parso di scorgere una figura tra gli alberi, un istinto ti guida a deviare dal sentiero. Emily ti guarda stranita ma ti segue, continuando a chiamare Noah a gran voce.

Vi addentrate nel bosco per almeno un minuto, il terreno inizia a salire dolcemente. Gli alberi si fanno meno fitti… poi, all’improvviso, la vegetazione si apre. Davanti a voi, a una ventina di metri, il bosco termina bruscamente sul ciglio di un alto burrone.
Là sotto, il Liliac River scorre impetuoso e gelido, le sue acque tumultuose riecheggiano rumorosamente fino a voi.

E lì, in piedi proprio sul bordo della scarpata, c’è Noah.
Immobile, le spalle leggermente curve in avanti, guarda nel vuoto... O forse sta solo osservando il panorama. Non vi ha ancora notati.
Emily si ferma di colpo, con il fiato corto e un’espressione tesa.
“Che... che sta facendo secondo te?” sussurra, mentre una nota di inquietudine le incrina la voce. Poi si gira verso di te con uno sguardo incerto, come se cercasse conferma... o coraggio. Si volta nuovamente verso Noah... Sta per chiamarlo...

@Voignar

Darius Whithesand

Ben ti accenna un sorriso, ma dura solo un attimo prima di spezzarsi in una smorfia di dolore e sfinimento. Il suo respiro è affannoso, rotto, ma riesce comunque ad alzare una mano con il pollice in su, come a dirti: “Ce la faccio, tranquillo.” È un gesto piccolo, ma ti basta per capire che, nonostante tutto, è ancora in piedi.

Una volta negli spogliatoi, ti rifugi sotto una delle docce. L’acqua è fredda, pungente, ma efficace nel riportarti un po’ alla realtà. Ti lavi in fretta, senza perdere tempo. Oggi qualcosa è diverso. Lo senti addosso come un peso leggero ma costante, come una pressione nell’aria che non riesci a scrollarti di dosso.

Mentre l’acqua scivola via dalla tua pelle, la mente torna indietro. Al mazzo di tarocchi lasciato sul tavolo. Allo sguardo inquieto di tuo zio Samuel e al suo strano comportamento per quasi tutto il viaggio in macchina.
E ora, quegli strani simboli incisi su una roccia nel bosco… Per un attimo resti lì, con gli occhi chiusi e il rumore dell’acqua che copre ogni cosa.

Cosa ne pensi di tutto questo?

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Nello spogliatoio ti prendi tutto il tempo del mondo. I vestiti sono intrisi di fango freddo, incrostati fino alle cuciture. Li pieghi con attenzione, cercando di non insozzare anche la borsa da palestra. Lo fai con gesti lenti, quasi meticolosi, come se rallentare quel momento potesse aiutarti a rimettere ordine anche dentro di te.

Poi finalmente ti spogli e ti avvii verso le docce. Prima di entrare, però, lanci un’occhiata rapida alla panchina dove, a inizio ora, era seduta Emily. È vuota ora, ma la sua presenza ti resta addosso, sottile, persistente. Ti scivola addosso come l’acqua tiepida quando apri il getto.

Ripensi a lei. Avresti dovuto proporti tu per accompagnarla al posto di Nathan? Sarebbe potuta essere una buona opportunità?
Ti sembra quasi ridicolo darti certe risposte… eppure sono lì, in attesa, tra il vapore e il rumore sommesso dell’acqua.

Questa cotta per Emily è del tutto inaspettata... Cosa ne pensi?

E poi… quella visione. Il fango, il respiro spezzato, l’adrenalina… Quel flash improvviso, vivido come un sogno ma troppo reale per essere ignorato: scaglie rosso fuoco, fauci, potere primordiale. Cosa era quell'allucinazione? Cosa frulla nella tua mente a riguardo?

E infine… Tanaka. L’hai promesso: pausa pranzo, oggi. Ma cosa vorrà questa volta da te?

Una cosa è certa: questo lunedì è iniziato molto più incasinato del solito.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Alice ti fa un cenno con la testa e ti sorride piano. "Torno subito!" dice con voce gentile, prima di rialzarsi e allontanarsi a passo svelto.

Pochi minuti dopo è di nuovo accovacciata accanto a te. Stavolta, però, ha un’espressione un po’ incerta, le labbra premute tra loro e lo sguardo che non riesce a restare fisso sul tuo. Storce il naso e solleva appena le spalle. "20 minuti e 34 secondi… mi dispiace, Orion" sussurra, davvero rammaricata.

La sua mano si posa sulla tua spalla, leggera, come una carezza d’incoraggiamento. Poi si alza e ti tende la mano per aiutarti a fare lo stesso. "Dai… andiamo."

Negli spogliatoi arriva per te il momento più complicato: la doccia. Temporeggi. Ti siedi, fingendo di dover ancora riprendere fiato, mentre in realtà aspetti solo che gli altri vadano avanti. Senti le voci leggere di Tyler e Max che ridono tra loro, chiacchierando mentre si infilano sotto l’acqua. Ti arriva una fitta, inspiegabile ma familiare: invidia. Non per qualcosa di grande… solo per la loro leggerezza, per quella libertà che a te sembra così distante. Quando finalmente decidi di muoverti, scegli una doccia un po’ più isolata. Ci entri in fretta, con il cuore in gola, cercando di passare inosservato. L’acqua scorre, calda, e tu ci resti sotto a lungo. Più del necessario. Aspetti che tutti se ne vadano.
Uno dopo l’altro senti gli spogliatoi svuotarsi, finché anche Ben, ultimo a lasciare, chiude la porta alle sue spalle.

Solo allora ti senti davvero libero di uscire.

Ti avvolgi nell’asciugamano, ti strofini i capelli con calma. Poi prendi la borsa… e noti il tuo smartphone. Lo schermo è illuminato, le notifiche sono tante, troppe. Tra i messaggi insistenti di Diana su WhatsApp, noti le notifiche di Blabber, il social studentesco molto in voga alla St. Liliane.

Lo apri e in un istante il sangue ti si gela. Il cuore ti si blocca nel petto. Una foto... Un meme. Sei tu. Durante la corsa. Nel momento peggiore.
Il volto contratto dallo sforzo, i capelli scomposti, un’espressione buffa, distorta, quasi grottesca. Sotto, una scritta:
«La St. Liliane merita una sovrana migliore? Chiediamocelo dopo aver visto questa foto.»

Il profilo che l’ha pubblicata è anonimo. Nessuna firma, nessun nome. Ma il post è lì da appena dieci minuti, e sotto la foto le visualizzazioni sono già parecchie.

Ti senti vuoto. Esposto. Preso in giro in pubblico, senza nemmeno sapere da chi.

E la giornata, già difficile di suo, sembra appena diventata un po’ più pesante da reggere.

Modificato da Loki86

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Orion Kykero

Spogliatoi

La notizia del mio tempo mi abbatte ancora più della mancanza di ossigeno. Stupido binder e stupida corsa. Se non avessi queste...cose sul mio petto, se solo avessi già 18 anni... E' inutile fantasticare, lo so, ma non posso farne a meno. Tutto pur di non pensare a quello che mi aspetta da lì a breve.

Per fortuna nessuno mi vede quando entro, e sento l' acqua scorrermi addosso. Non è spiacevole stare un po' di tempo in più dopo quella corsa. Si fotta biologia. Ne avevo bisogno. Il suono di Ben che lascia lo spogliatoio arriva fin troppo presto.

Mi rimetto i vestiti e mi dò una controllata allo specchio. Il make up regge bene, anche dopo la doccia. Quei nuovi trucchi waterproof valevano il loro prezzo. Sto quasi per andarmene, quando una notifica attira la mia attenzione.

cavolo

Per un attimo mi sento perso, spaesato. Una fitta dentro quando leggo la parola "sovrana". Fisso la foto, me nel mio momento peggiore. Stanco, sudato, il viso deformato da una smorfia. Sarei dovuto stare più attento cavolo. Per il mio orgoglio di merda e quella stupida sfida che pensavo di poter vincere ora non so manco chi può avermi fatto quella foto. Sono stato stupido.

Un' altro messaggio arriva da mia sorella Cosa vuoi fare? Mi scrive. Scuoto la testa, guardando un altra volta quella foto. 10 minuti. C'è ancora tempo per fare del damage control. Scrivo il mio commento. #Nopainnogain 😜. Semplice, diretto, simpatico. Sembrare arrabbiato o offeso sarebbe la cosa peggiore. Meglio far sembrare che sia tutto uno scherzo, che sia solo autoironia. Che sto ridendo con loro. Se ridi con loro non possono ridere di te.

Poi rispondo a Juno e Diana. Mi ha chiamato mamma. Ha detto che oggi a cena c'è zuppa di farro. Le mie sorelle sanno cosa significa, ovviamente. La zuppa di farro è il nostro nome per il Kikeon, la sacra bevanda della Dea. Non mi piace ingurgitare quel disgustoso intruglio di orzo, vino, formaggio e miele. Ma è l' unico modo per entrare in contatto con la Dea. Con un po' di fortuna sarà lei a rivelarmi chi ha fatto questo. E quella persona rimpiangerà di essere nata.

Modificato da Theraimbownerd

comment_1917250

Ana Ribero

A tu per tu con il coach

Non credo mi piaccia il modo in cui il coach mi sta parlando. Reagisco immediatamente appena mi tocca il braccio: mi strofino d’istinto. Non mi piace come mi guarda. Non so cosa voglia da me, ma qualunque cosa sia, può scordarsela. Probabilmente il mio sguardo tradisce il mio istinto. Non sono una preda.

I suoi occhi sono fissi nei miei. Devo dire che mi aspettavo uno sguardo più rabbioso. Non vedo rabbia, ma non capisco davvero cosa stia cercando in me. Da un lato ho paura di quello che potrebbe volere, ma spero ancora che mi veda come l’altro tipo di oggetto. Come un levriero da corsa. Perché se invece volesse ciò che il suo sguardo può far intendere, non finirà bene per me, ma ho visto abbastanza Law and Order: SVU per sapere che è meglio un giro al carcere minorile che uno all’obitorio. O peggio.

Oggi proverò qualcosa di nuovo: mentire senza mentire. Solo per vedere cosa succede. Se insiste, nessun premio che possa aver vinto in gioventù gli salverà la reputazione. "Cosa intende, prof? Non sa della mia condizione? Ho una sorta di malattia. Non sudo. È tutto documentato. Può chiamare la mia famiglia, se vuole." Metto le mani sui fianchi. "E forse nel bosco ho preso una strada diversa dagli altri? Non ho visto molti degli altri per buona parte del tragitto." Perché mentre io camminavo, loro correvano, oppure era il contrario. Ma non c’è nessuna differenza. "Mi sarò persa. In fondo, non ho fatto nemmeno un tempo così straordinario, no? Alcune ragazze sono andate meglio di me."

Non mi sto impegnando particolarmente in queste mezze-scuse. È vero che ho una malattia per cui non sudo, si chiama "essere il mostro di Frankenstein". È anche vero che molti mi hanno visto solo per una parte della corsa. Come è vero che il mio tempo è appena sufficiente.

Però se mi fossi persa avrei visto Noah. Vabbè, ci sono più modi per perdersi e ritrovarsi.

comment_1917252

Nathan Clark

Bosco

Fermo Emily con un gesto e le faccio segno di restare in silenzio, poi le sussurro all'orecchio: "Di sicuro non è nulla, ma potrebbe spaventarsi, se lo chiamiamo così, all'improvviso. E rischiare di scivolare. Avviciniamoci camminando normalmente: gli dovrebbe sembrare più naturale".

In realtà, non lo so e vado a tentativi. Ma almeno io sono certo che c'è qualcosa in giro, qui. Ne sono più che certo, anzi.

Non posso essermelo immaginato.