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Un Viaggio Fantastico


Pippomaster92

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Victor entrò nel Savoy ignorando la folla che si era accalcata intorno all'hotel e si diresse subito verso la stanza dell'incontro. Si era già preparato ad un discorso dell'organizzatore lungo e noioso e rimase piacevolmente stupito da quanto Emerson fosse diretto mentre firmava il contratto di segretezza; sapeva benissimo che durante una ricerca qualsiasi la fuga di notizie poteva distorcere i risultati ottenuti.

Ascoltò con attenzione la presentazione dei vari membri notando che solo il giornalista, Assington, non aveva firmato il contratto; sperava unicamente che non fosse un sensazionalista, ma il fatto che ammettesse di non interessarsi al patto garantiva che almeno era una persona onesta.

Quando fu il suo turno Victor si alzò:"Mi chiamo Victor Lowley e sono un naturalista. Il mio compito sarà quello di raccogliere più informazioni possibili su i legami tra le varie specie animali e vegetali. Ho un po' di esperienza nei viaggi".

 

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Leonard Hofstadter

Quando il contratto inizio' a girare tra i commensali, la sala inizio' a ronzare come un alveare in primavera. Molti degli invitati iniziarono a parlottare tra di loro a volte annuendo altre scuotendo la testa. Dal canto suo mr Emerson non batte' ciglio, aspettava che le attivita' legali guardando distrattamente l orologio che portava legato al panciotto. Il vociare scemo' gradatamente non appena alcuni dei partecipanti presero la parola per presentarsi. 

Il giornalista del Times sembrava perfettamente a suo agio in quell ambiente mondano, dopo una rapida occhiata al contratto abbozzo' un sorriso beffardo e lo passo' di mano senza firmarlo, probabilmente la stampa era stata vincolata a paletti ben piu' articolati. Poi fu la volta di un collega scienziato del team di ricercatori, che fece la sua presentazione immediatamente dopo tre energumeni avanzi di galera. Leonard sorrise pensando che tre tipi del genere se non avessero fatto della spedizione avrebbero probabilmente fatto parte della banda che l avrebbe assaltata al primo bivio. Quando il professor Lowley ebbe finito la sua introduzione, il giovane medico decise che era giunto il suo momento, si alzo' in piedi tenendo il calice inmano per darsi un tono ed aggiustandosi i piccoli occhiali rotondi sul naso.

"Stimati colleghi, come avrete sentito, sono il dottor Leonard Hofstadter e faro' parte del team medico di mr Marshall. Avrete notato altresi' che non sono di queste parti, sono nato a New Delhi, figlio di un mercante che aveva una grande passione per ...i prodotti locali"

sorrise facendo una piccola pausa

"Tornato a Londra mi sono laureato summa con laude presso l universita' di Oxford in medicina e chirurgia e dopo un breve servizio nell ospedale cittadino ho iniziato ad imbarcarmi in spedizioni minori, per lo piu' commercialil, con la qualifica di medico da campo. Parlo fluentemente hindi cinese ed un inglese dal pessimo accento"

altro sorriso, altra pausa 

"Ci tengo a sottolineare che e' un piacere ed un onore far parte di un elite di colelghi del vostro calibro e come sono solito dire prima dell inizio di ogni viaggio, mi auguro di non vedervi mai nella mia tenda "

Alzo' il calice in direzione della tavolata e bevve un sorso

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Dopo la presentazione del medico si fanno avanti tutti, uno alla volta o a coppie. I più sono individui utili per le loro competenze, ma lasciano una scarsa impressione sui presenti per via del loro aspetto comune e privo di elementi distintivi. Questi sono:

-Hans Roekel, meccanico tedesco, sulla trentina e con corti capelli biondi.
-Virgil Locke, meccanico inglese, un po' più giovane del collega e piuttosto massiccio.
-Herbert Maloone, veterinario inglese. Mustacchi neri e pipa tenuta aggressivamente tra i denti digrignati. 
-Cecil Farwell, infermiere irlandese, poco più che ventenne. Porta occhiali dalla montatura molto sottile ed ha il naso storto.
-Rob McLowan, infermiere e cuoco inglese, quarantacinque anni ben portati, pelato.
 

Dopo di loro si alza un uomo dai chiari tratti scandinavi, che si presenta in modo freddo ed efficiente.
"Haakon Jacobsen. Chimico ed ingegnere. Sono qui per espandere il mio sapere e applicare praticamente alcune mie invenzioni. Non ho alcun interesse per le scoperte che potremmo o non potremmo fare. Costei è mia moglie, mi segue in veste di telegrafista e infermiera di riserva. Gradirei che ci disturbaste il meno possibile durante la nostra convivenza forzata, grazie".

Jacobsen non fa quasi in tempo a sedersi, che l'ultimo uomo già prende la parola.
"Almond, Jean-Pierre Almond, al vostro servizio. Sono, o meglio ero un giornalista a Parigi, adesso mi piace definirmi avventuriero, scrittore e gentiluomo. Ho partecipato a spedizioni archeologiche, e lungi dall'essere un esperto in materia, sono piuttosto capace in una serie di altri piccoli compiti importanti". Lancia uno sguardo languido alle due donne sedute a tavola "Sono onorato dalla presenza di due donne così splendide, e giuro fin da ora che le difenderò con la mia vita!".

A queste parole Jacobsen corruga la fronte: "Come osate dire..."
Ma Mr. Emerson lo interrompe tempestivamente.

"Signori! Calmiamoci. Qui sono riuniti quasi tutti i membri di questa spedizione. Per questioni di spazio non ho invitato i cinque uomini del capitano Holden; il capitano McHarty ed i suoi cinque veterani ci attenderanno invece in India, assieme a due autoctoni di provata fedeltà e competenza. Mancano ancora due uomini, e ho ricevuto lettere da persone che non sono riuscite a giungere a Londra in tempo per i colloqui. In ogni caso, il corpo di spedizione dovrebbe essere più o meno questo. Ora, prima che io proceda ad illustrare il viaggio, qualcuno ha qualcosa di importante da dire?".

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Herald Assington

Herald osservò tutti i membri della spedizione con cura, annotando sul suo libercolo alcune osservazioni. Si soffermò in particolare sulle due donne del gruppo. Il marito di una delle due pareva pericoloso, ma il viaggio sarebbe stato lungo si disse il giornalista.

Finalmente le presentazioni finirono: Assington decise di aspettare che altri parlassero, per capire come si sarebbe sviluppato l’ecosistema di questo strambo gruppo

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Ernest Miller

Si, io avrei qualcosa da dire...

Immagino che la gente si volti verso di me. Vedete un individuo di poco piu' alto della media abbronzato con una barba nera curata e due profondi occhi blu. I lineamenti hanno un che di orientale e forse l'abbronzatura tradisce del sangue meticcio. Veste in modo curato, ma non elegantissimo, un abito grigio scuro con una bombetta che si toglie appena entra lasciando spazio ad una chioma nera come la pece. Mentre cammina verso di voi alcuni suoi atteggiamenti tradiscono il suo portamento. E' pacato nel camminare ma si tocca spesso il colletto della camicia, segno di chi non e' abituato a portare abiti simili, Il vestito ad un occhio attento non sembra fatto su misura, ma pare affittato; si nota uno strano rigonfiamento sul lato sinistro del petto. Arrivato vicino al capannello di persone fa un inchino garbato.

Ernest Miller. Sono uno dei due uomini che doveva giungere qui, perdonate il ritardo. Ho partecipato ad alcune esplorazioni nella zona per conto della Royal Society e, abbinata alla mia conoscenza delle armi per potervi difendere i quei luoghi, mi hanno permesso di essere qui con voi. Spero di non aver interrotto qualcosa di importante.

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Mr. Emerson ripone l'orologio nella tasca del panciotto, e indica al nuovo venuto una sedia libera.
 

"Niente affatto, Mr. Miller. Prego si sieda e firmi il contratto. Manca ancora un uomo all'appello, ma temo che non sia riuscito a giungere in tempo. Cominceremo senza di lui; del resto lo conosco da diversi anni e gli ho già spiegato quasi tutto".

Mr. Emerson attende che tutti siano ai loro posti prima di parlare.
Nel frattempo entra nella suite un uomo dal viso glabro e inespressivo, vestito con abiti costosi ma severi. Si siede anche lui, in totale silenzio.

 

@ Herald 

Come avrai intuito, l'uomo arrivato dopo Mr. Miller è il simpatico e cordiale Mr. Jenkins.

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Herald Assington

Assington osservò il nuovo venuto e segnò alcune informazioni sul suo taccuino. Quindi guardò Jenkins che entrava nella stanza: l’uomo gli causava sentimenti contrastanti, combattuti fra l’antipatia e la curiosità

L’attenzione del giornalista si spostò quindi su Emerson attendendo la sua spiegazione.

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Mr. Emerson attende che anche il nuovo venuto apponga la sua firma al contratto. Quando questo accade, comincia a parlare con l'abilità di un esperto oratore.

“Signori, adesso posso legalmente mettervi al corrente del vero scopo della Spedizione. Una volta che avrò finito potrete porre le vostre domande, ma vi prego di lasciarmi parlare fino alla fine.


Il Nepal è effettivamente una tappa del nostro viaggio, ma non non ne è la vera meta. Certo, pare sia un luogo interessante, ma temo che lasceremo ad altri il privilegio di esplorarlo da cima a fondo. Noi abbiamo un'obiettivo molto più...sensazionale.

Noi andremo ad Aggartha, Shambhala, Schadukiam…un luogo dai molti nomi, una terra leggendaria di cui fino ad ora si è parlato solo nelle storie più fantasiose. Alcuni avranno sentito nominare questo luogo immaginario, che alcuni sapienti hanno paragonato ad Atlantide o ad Eldorado.
Ma al contrario di questi paesi immaginari Aggartha esiste.

 

Invece, per coloro che non hanno mai sentito parlare di Aggartha mi sento in dovere di spendere due parole in merito.

 

Tutti sapete bene che la Terra ha la forma di una sfera e che noi viviamo sulla sua superficie esterna. Così ha voluto il buon Dio, e così è. Ma fin dall’antichità l’uomo ha fantasticato sulle meraviglie del sottosuolo: caverne popolate da nani e fate, immensi tesori seppelliti, città nelle grotte più profonde...ed è riscontrato che un tempo l'uomo viveva realmente nelle caverne, che dipinse con scene di caccia e di vita quotidiana. Il sottosuolo ci affascina. Forse ci ricorda il grembo materno, o forse è solo un ricordo di quando eravamo costretti a nasconderci dai grandi predatori del passato. 
Oppure, il sottosuolo ci intriga perchè inconsciamente sappiamo che nasconde qualcosa che un tempo ci era noto.

 

Normalmente, questi discorsi sarebbero interessanti ma privi di praticità. La maggior parte delle persone considera l sottosuolo privo di interesse, e le storie su di esso semplici miti.
Ebbene, questi miti hanno tutti un fondamento di verità!
Perché io vi dico che la Terra è una sfera cava, e che al suo interno è popolata da uomini come noi.
Ho avuto la possibilità di leggere un diario di viaggio di un esploratore svedese, un uomo che nel Nepal ha trovato un accesso per questo mondo sotterraneo. Il diario non è un falso, e questa estate ho inviato una prima spedizione nel villaggio nepalese di Dharapani, citato nel diario. E ogni descrizione, ogni elemento annotato in questo diario corrisponde a verità.
Incontreremo i membri di questa spedizione in Nepal.

Il diario è stato scritto sessant'anni fa, e all'epoca l'uomo non ebbe i mezzi per entrare ad Aggartha. Morì di stenti pochi mesi dopo, ed è una vera fortuna che questo diario ci sia giunto integro. 
Attualmente i miei uomini non hanno ancora trovato l'accesso al mondo sotterraneo; purtroppo la descrizione dell'ultima parte del viaggio è imprecisa e difficile da decifrare. Ci sono parti scritte in sanscrito, e parti scritte in un linguaggio che non comprendiamo

Il vostro compito sarà di trovare l’accesso per il regno di Aggartha: dovrete indagare sul posto, interrogare i locali, esplorare le vallate e cercare nelle rovine dei loro templi. Io ritengo che quegli uomini sappiano qualcosa di Aggartha, o che qualcosa sia rimasto nelle loro storie tribali.
Una volta trovato l'ingresso sarà vostro compito esplorare almeno una piccola parte del mondo sotterraneo. Biologi e chimici serviranno proprio per questo e, se le leggende sono vere, probabilmente anche i linguisti e gli archeologi avranno materiale su cui lavorare.

Capite bene adesso perchè tanta segretezza. Non possiamo rischiare che qualcuno ci batta sul tempo. Non possiamo nemmeno farci ridicolizzare: io so per certo che Aggartha esiste ed è raggiungibile, ma la comunità scientifica potrebbe essere di diverso avviso. Noi saremo i primi a scoprire un luogo dimenticato dall'uomo, e saremo ricordati in futuro come coloro che superarono Cristoforo Colombo, scoprendo non un continente ma un intero mondo!"

Dopo di che, tace, attendendo la vostra reazione.
Ovviamente le sue parole sono abbastanza stupefacenti da muovere chiunque alla sorpresa; curiosamente Mr. Jacobsen e Mr. Fantine non sembrano minimamente sconvolti dalla rivelazione.

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Ernest Miller

Firmo il contratto e ascolto il racconto. A quelle parole rimango sbigottito e provo un certo senso di eccitazione

" ... Agarthi ...  Inaccessibile ... Kalki ... la fine del mondo ... "

Osservo i miei compagni, ma reputo che non sia corretto che l'ultimo arrivato prenda la parola. Percio' taccio e attendo di essere quantomeno il secondo a parlare.

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Atlantide?! Victor non credeva alle proprie orecchie. Se ciò che Emerson aveva detto era vero allora sarebbe stato tra i primi a incontrare realtà mai viste.. D'altra parte aveva un dubbio e lo espresse chiaramente: "Come mai è così sicuro di riuscire a individuare un posto che è sfuggito per millenni ad ogni tentativo di ritrovarlo? Anche se abbiamo le indicazioni del diario sarà quasi impossibile ritrovare l'ingresso, sempre che esista ancora"

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Herald Assington

Il lapis di Herald scorreva veloce sul taccuino al parlare di Emerson. Quei fogli valevano tantissimo e ogni parola sarebbe diventata sterline, se… se fossero tornati indietro.

Velocemente il giornalista ripassò il contratto. Era pronto a fare una domanda ma Lowley lo batte sul tempo. Decise di attendere la risposta per porre la sua argomentazione.

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Emerson annuisce, come se si fosse aspettato una domanda così lampante e avesse la risposta pronta. Fa un cortese cenno del capo verso Mr. Fantine, il quale si alza rigido, quasi sull'attenti.

"Come potete immaginare, io già ero a conoscenza di questi fatti: non ho partecipato direttamente alla prima spedizione di Mr. Emerson, ma l'ho organizzata. Ho anche visionato una copia del diario. Le mappe del Nepal sono decisamente imprecise. Non abbiamo nulla più che qualche vallata tratteggiata con poca cura, e un paio di villaggi di pastori. 
Non starò a indorare la pillola: potremmo impiegare molto tempo per trovare l'ingresso, o gli ingressi. Ma la cosa non è rilevante. Il diario è piuttosto preciso nella prima parte, e quanto meno sappiamo da dove partire. Il Nepal è grande, ma sappiamo anche che l'autore del diario non può essersi addentrato più di tanto nella regione. Secondo le mie stime, unendoci al gruppo già presente sul campo dovremmo impiegare dai due ai tre mesi per mappare tutta la zona che ci interessa. Apparentemente, l'ingresso non è difficile da conoscere".

L'uomo si siede, sempre formale.

Il gruppo rumoreggia: più che porre domande dirette, discutono tra loro o aspettano che qualcun'altro si faccia avanti. Apparentemente i meno sconvolti sono i tre bravacci londinesi, probabilmente perchè non hanno compreso appieno ciò di cui si sta parlando. O forse, per denaro, sono disposti a viaggiare fino al centro della Terra.

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Leonard

Alle parole di mr Emerson un brusio di scetticismo e sorpresa riempi' la sala. Erano stati selezionati ed ingaggiati per una spedizione scientifica ed ora si ritrovavano ad andare ad inseguire fate ed uncorni nondimeno fantomatiche civilta' abitanti nel sottosuolo. Leonard da scienziato, aveva sempre avuto un approccio pragmatico alle cose. Come poteva sopravvivere una civilta' nel profondo del sottosuolo, senza luce solare, senza campi da coltivare o selvaggina da cacciare? Tutto cio' non aveva senso ma decise di tenere le sue rimostranze per se. Una volta in nepal avrebbe deciso il da farsi, se era vero che la ricerca della porta a questo fantomatico mondo sotterraneo avrebbe impiegato mesi, lui avrebbe avuto tutto il tempo di valutare se rimanere o trovarsi un nuovo impiego. L importante ora era partire.

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Ernet Miller

Vedo che le prime domande sono state fatte, e quindi essendo il ghiaccio oramai rotto, mi faccio avanti. 

Personalmente la cosa mi affascina non poco. Mi chiedevo se sara' possibile visionare il diario in modo che ognuno di noi dia il suo contributo. E poi l'ingresso di cui voi parlate e' una porta vera e propria? Che dice il diario in proposito?

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Emerson risponde personalmente a Mr. Miller, sempre con cortesia.

"Ovviamente l'originale del diario si trova in un posto molto sicuro. Quando è stato ritrovato non era nelle condizioni migliori, ma fortunatamente nulla è andato perduto. Attualmente però è tenuto in modo da preservarne le delicate pagine. Abbiamo delle copie. Non le ho portate con me, semplicemente per sicurezza. Una volta che sarete giunti in India, prima della partenza della spedizione, ve ne saranno consegnate alcune copie. 
Ora, veniamo alla seconda domanda. Non posso citare il passo con precisione, ma lo scrittore descrive la porta come un pozzo celato da alcune rocce, posto sul fianco scosceso di una montagna. Sembra che lo abbia trovato per caso, in seguito al franare di alcuni massi che un tempo dovevano nasconderlo alla vista. E stando sempre allo scrittore, tale varco era chiuso da una porta, anch'essa in rovina. Descrive il primo tratto del pozzo, annotando alcune incisioni evidentemente di origine umana e non naturale. Tra l'altro, se avete visto la spada esposta al piano di sotto, si tratta di un disegno molto simile a quello inciso sulla lama".

Jean Pierre Almond, come già prima, quasi interrompe Emerson per poter parlare.
"E se non trovassimo nulla? Sono un avventuriero, amo le leggende, ma non vorri perdere invano un anno o più della mia vita, contando anche i viaggi di andata e ritorno..."

Il pallido e glabro individuo seduto al fianco di Emerson risponde con voce monotona.
"In tal caso, Mr...ehm...Almond, verrete pagati lo stesso. Il compenso è stabilito per il vostro servizio, non per il successo della spedizione stessa".

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Herald Assington

Era venuto il momento di intervenire per il giornalista “Mister Emerson solo alcune ultime semplici domande. Quale interesse da parte sua si cela dietro questa spedizione, o meglio cosa pensa di ricavarne: per le il rischio economico è alto. Inoltre, poiché questo ritrovamento ha un interesse per la nazione intera e non solo per la sua società, quale motivo ha portato la Corona a condividere questa conoscenza con una potenza straniera, soprattutto in momenti come questi. Infine per un’impresa del genere avrà sicuramente dei finanziatori alle spalle: chi sono e Mister Jenkins li dietro, cordiale come sempre, li rappresenta forse?”
Diretto e indagatore, come gli avevano insegnato Assington rimase in piedi in attesa di una risposta.

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Emerson sembra preparato anche a questo tipo di domande.

"Bene, personalmente sono un appassionato di leggende e miti, non lo nego. Ma non avrei mai investito tutto questo denaro solo per questo motivo. Non sono un uomo capriccioso. Ma ho fiuto per gli affari. Dirigo e possiedo la North America Copper Company, il denaro non mi manca, e ho deciso prove alla mano di compiere un investimento a lungo temine. Se la spedizione avrà successo, allora noi tutti saremo uomini davvero ricchi. Fortunatamente la legge internazionale è fumosa a riguardo: chi per primo raggiunge un posto nuovo e lo dichiara suo, lo possiede. Ora, non intendo conquistare Aggartha: non siamo più nel medioevo! Ma noi tutti avremo il cosiddetto diritto di prelazione sulle materie prime, sul materiale archeologico, su fauna e flora. Anche perchè se saremo astuti, solo noi sapremo esattamente come trovare Aggartha e il resto del mondo dovrà scendere a patti con noi. 
Mr. Marshall, il mio socio in questa impresa, la pensa come me. Lui trova conveniente rischiare una cifra tutto sommato modica, in cambio di un guadagno davvero elevato. La Corona inglese adesso non ha tempo o denaro per andare a caccia di leggende, ma sarà pronta ad allungare generosamente la mano se le mostreremo di aver avuto successo. E lo stesso, vi assicuro, succederà con il Congresso americano. 

I dodici uomini che ci hanno concesso i due Paesi sono un segno del loro interesse per la Spedizione.

Se falliremo, potremo sempre ripiegare sull'esplorazione del Nepal, e guadagnare sulle sue materie prime. Non certo un'impresa degna di una leggenda, ma almeno non avremo perdite economiche.
Già che ne stiamo parlando, Mr. Jenkins è qui come rappresentante di Mr. Marshall. Il mio amico è purtroppo molto anziano e malato, e difficilmente potrebbe abbandonare la sua magione in Scozia per raggiungerci. Ma ci tiene a farvi sapere che ripone in voi tutta la sua fiducia".

Emerson a questo punto prende un rotolo e lo distende sul tavolo: è una mappa dell'India.

"Se non ci sono altre domande, possiamo passare alla parte più pratica di questo incontro: l'organizzazione del viaggio".

 

@ Herald

Emerson ha risposto con sicurezza e apparente onestà, ma da buon giornalista hai notato che ha glissato sulla tua domanda relativa alla possibile alleanza tra i due Paesi.

@ Victor 

Emerson ha decisamente celato qualcosa a proposito di Mr. Marshall. Non sai dire cosa, ma per un'attimo ti è parso sul punto di aggiungere qualcosa.
NOTA: hai sempre il libero arbitrio come giocatore e personaggio, ma farlo notare ora davanti a tutti risulterebbe molto maleducato. Non sei nemmeno sicuro che si tratti di qualcosa di losco, potrebbe essere qualsiasi cosa. 

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Ernest Miller

Ascolto con attenzione le sue parole e poi porto la mia attenzione sulla cartina mentre viene srotolata sul tavolo e penso ad alta voce

Immagino si partira' via mare ... la vedo difficile imbarcarsi in spedizioni via terra, lunghe e costose, e un trasporto attraverso i dirigibili e' ad alto rischio. I costi da sostenere sono gia' alti, e poi siamo in vantaggio...

Indico il canale di Suez

L'impero di nostra Maesta' possiede il controllo di una parte rilevante del canale di Suez e quindi ammortizzare i costi...

Indico poi una citta' sulla costa nord-est dell'India

... quindi forse approderemo a Calcutta ... Madras credo sia troppo a sud ...

Mi volto poi verso Mr Emerson

Scusate ... temo di aver parlato troppo ... 

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