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Dragonforce


Baronts

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Ciao a tutti.

Come molti di coloro che hanno scritto in questo post, anche io sono un fan dei Dagonforce. Li ho sempre apprezzati molto, in quanto amante del Power e ricercatore di gruppi che si accostassero con originalità allo "speed". Ho avuto il piacere di vederli live all'Alcatraz, qui a Milano, il 6 Novembre 2006 e, ovviamente, ho tutti i loro Cd.

Concordo con chi dice che sono innovativi, ma non geniali: sono veloci, velocissimi, tecnicamente molto preparati, ma, almeno a mio avviso, non possono essere accostati a band che del Power Metal "moderno" hanno fatto la storia, come i Blind Guardian o (forse in minor misura) i Gamma Ray. E tanti altri, non lo nego.

I Dragonforce sono una cosa diversa: veloci per essere veloci, dai loro testi traspare subito che non vogliono far fare riflessioni brillanti ai loro fan, nè proporre interessanti spunti (ok, sta diventando sempre più chiaro che amo i Blind Guardian, eh?), quanto divertire e divertirsi.

Credo che queste siano le paorole magiche per ognu musicista: far musica che diverta chi la fa, e faccia emozionare chi l'ascolta.

Che i Dragonforce abbiano fatto spalancare le bocche di molti con scelte estreme, questo è impossibile da negare. Che non possano essere accostati ai Gods Of Metal, anche questo è abbastanza scontato.

Ora, dopo 3 Cd che li seguo, ho trovato il video promozionale di "Heroes Of Our Time", che penso sarà la canzone di punta dell'ormai vicino prossimo album.

La potete sentire e vedere qui, se ancora non ne avete avuto occasione.

Che dire?

Lo stile Dragonforce c'è tutto: riff di chitarra immediatamente rapidi, la voce di Zp Theart che non tarda ad arrivare. La cosa che ho notato è che forse la band ha cercato di darsi ad una musica un po' più "intelligente": se Inhuman Rampage erano cinquanta minuti di pura potenza sonora, che alla lunga stancava le orecchie dei meno fanatici; qui forse c'è il tentativo di cambiare un po', di non ripetere quello che non per forza è un errore.

Ascoltandola, mi è parso che i due bravissimi Herman Li e Sam Totman volessero dirci: "sapete che cosa siamo in grado di fare; non illudetevi che cambiamo genere, perchè noi ci divertiamo così, ma magari proviamo a rallentare un pochino il plettro, che tanto ormai lo sapete che se vogliamo, possiamo far tremare la terra con le nostre tempeste di fuoco soniche".

Insomma: Dragonforce vuol dire rapido, violento, disorientante, ma da oggi potrebbe anche significare "ricerca di sonorità un minimo più mature", rispetto all'"Extreme Power Metal" a cui eravamo abituati.

Che dire? Questa canzone lascerà il segno nella storia? Probabilmente no, e probabilmente i Dragonforce non diventeranno mai i nuovi Dèi del Metallo, ma sta di fatto che io questo Cd me lo comprerò di certo.

"On the wings of life, by the hands of hope, by the brightest light, from the brughtest Sun"

DragonVincent.

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  • 1 mese dopo...

Ciao a tutti.

Sono riuscito a mettere le mani sulle otto tracce che compongono il nuovo album dei Dragonforce, il (almeno da me) tanto atteso Ultra Beatdown.

Mi scuso per il doppio post, ma, del resto, è passato un mese dall'ultimo mio messaggio in questo topic, e ho pensato, dopo vari e approfonditi ascolti del nuovo album, di improvvisarmi critico e provare una rapida recensione, per tutti coloro che volessero mettere le mani su questo nuovo album.

ULTRA BEATDOWN - Dragonforce

Iniziamo subito con Heroes of Our Time, in versione ovviamente più lunga da quella che si può ascoltare nel video. L'inizio è subito deciso, carico, forte del marchio Dragonforce e del bisogno di rapidità insaziabile di questi ragazzi. Le linee vocali scorrono via molto piacovelmente, mettendo insieme anche una certa varietà che si fa ascoltare volentieri. Come già avevo anticipato, è chiaro il tentativo del sestetto di rinnovare il sound della band, anche se, come ha detto recentemente Herman LI (chitarrista della band): "tutti ci dicono che siamo troppo veloci, ma perchè dovremmo suonare più piano, quando ci sono migliaia di altre band che già suonano più piano di noi?". Direi che è un discorso inattaccabile.

La canzone riempie i canonici sette minuti tranquillamente, senza rinnovarsi troppo, ma presentando in ogni caso un bel passo avanti rispetto ai precedenti album.

The Fire Stell Burns si apre subito con un cantato, con qualcosa che a stento riesco a definire "Dragonforce", non fosse per l'inconfondibile voce di Zp Theart. E' una traccia in cui più volte si cerca di evitare l'abbinamento chitarre/voce, lasciato che il vocalist sfoghi la sua voce sul quasi totale silenzio per la prima strofa. A seguire, si rientra più sui canoni tipici a cui questi ragazzi ci hanno abituati. E' una canzone piacevole, che forse non decolla come dovrebbe, ma che si fa ascoltare volentieri. Forse leggermente sottotono rispetto alla precedente, ma comunque pregevole. Sa un po' di già sentito, ma si sente un impulso al rinnovamento, anche se un po' soffocato dalle abitudini rapide e precise dei due chitarristi. Bello il pezzo prima dell'immancabile assolo di chitarre gemelle, in cui Zp Theart la fa da padrone, prima che Herman Li e Sam Totman si lancino nelle loro tempeste di fuoco soniche. Consigliata agli incrollabili fan dei Dragonforce.

Reasons To Live attacca subito martellando con suoni violenti, senza però risparmiarci le sonorità da videogame che, notoriamente, ispirano questi eterni Peter Pan del Power Metal. E' una canzone piacevole, che alterna note tirate a pezzi più veloci e spediti tipici. Va al sodo girandoci un po' intorno e perdendosi un po' in piccoli intermezzi, ma tutto sommato si fa apprezzare. Qualcuno potrebbe trovare un po' sfiancante l'alternanza di note lunghe e pezzi più veloci. Molto bella la prova di Dave Mackintosh (batterista), che dimostra di non essere solo una drum machine, ma di avere la testa per intervallare ritmi diversi. Il ritornello è qualcosa di inedito per la band: non è sparato a velocità supersoniche, ma ricorda moltissimo le colonne sonore dei vecchi arcade anni '80, a ricordarci, come sempre dichiarato dalla band, quanto questi ragazzi apprezzino anche questo genere di musica.

Con Heartbrak Armageddon si torna ai Dragonforce "old stile": si parte con una intro tranquilla, che accelera molto presto, per buttarsi su riff che sanno un pochino di già sentito. Anche qui delle scelte vocali simili a quelle di The Fire Still Burns, fino ad un pre-chorus ed ad un chorus abbastanza tranquilli. Dopo il primo ritornello si riparte a gran velocità, per poi rallentare dopo il secondo. Si ha sempre più l’impressione che il sestetto dei Dragonforce non sia stato sordo alle critiche avanzate da molti, sull’eccessiva velocità degli assoli. Questa impressione viene smentita dopo un minuto e mezzo di assolo, quando tutto il gruppo si rilancia nell’ormai classico assolo velocissimo e martellante, con chitarre distorte e una batteria veramente instancabile. Consigliata a chi si aspetta dei Dragonforce un po’ cambiati, ma non troppo.

Passiamo la prima metà dell’album con Last Journy Home, che si impone subito con note lunghe e altisonanti, forse cercando di dare un accenno di epic al brano. Anche in seguito abbiamo un sonoro rallentamento, in cui le voci sono accompagnate da una batteria cadenzata, per poi passare ad un pezzo in cui voce e tastiera creano un’interessante atmosfera. Ma subito le chitarre gemelle ritornano a segnare la traccia. Si passa ad un ritornello di facile ascolto, che almeno in parte entra in testa subito. Di nuovo, chitarra da sola, che mi ricorda qualche vecchio pezzo epic/power, prima che lo stile Dragonforce riemerga nuovamente, sempre carico di sonorità al limite del videogame da sala. Forse la traccia si fa un po’ lunga, ma sa farsi apprezzare ulteriormente negli ultimi due minuti, con un piacevole rallentamento. Come ho detto, credo ci sia un vago tentativo di piazzare un po’ di epicità nella traccia, anche se il marchio di fabbrica Dragonforce è diffiicile da nascondere.

Si passa rapidamente a A Flame For Freedom, che attacca con un inizio sereno, che non può non ricordare Dawn Over A New World, dal loro secondo album, Sonic Firestorm. Le linee si somigliano: inizio tranquillo, che poi accelera, fino al ritornello, in cui le chitarre iniziano a calcare la scena, mentre la voce non sforza mai il ritmo. E’ una canzone piacevole, forse la “lenta” dell’album, anche se viene davvero difficile usare la parola “lento” quando si parla di questi ragazzi. E’ una canzone carina, che prenderà di certo chi vorrà abbandonarsi ad essa. Sfido tutti a non ritrovarsi a canticchiare il ritornello, dopo un paio di ascolti: anche perché si tratta di una canzone “breve” (sempre parlando in termini Dragonforce), che passa via tranquilla, facendoci riprendere un po’ il fiato dopo la precedente.

Inside The Winter Storm si merita probabilmente il premio di “mia canzone preferita in quest’album”: lo stile è quello già consolidato di Operation Ground And Pound, con suoni rapidi e riff velocissimi, mentre la voce segue le chitarre dopo una intro che entra subito nelle orecchie. La canzone procede rapidamente, alternando pezzi di voce a pezzi di chitarra, fino ad un ritornello molto orecchiabile, per poi bloccarsi improvvisamente, sotto la spinta di un lento coinvolgente, dandoci finalmente la dimostrazione che anche ZP Theart è un vocalist versatile. Il lento è un’illusione rapida, dietro al pre-chorus ed al chorus che riattacca. L’ho trovata una traccia molto bella, in grado di alternare pezzi lenti a pezzi di facilissimo ascolto, e dando un suono di epicità al titolo, invocato dall’intero gruppo. L’assolo ricorda un po’ quelli dei primi due dischi, in particolare quello di Revelations, brano molto carino di Valley Of The Damned. A mio avviso è una traccia molto carina. E per una volta, mi piace anche il testo che c’è sotto.

Siamo in dirittura d’arrivo, e troviamo The Warrior Inside, che vi farà chiedere se state ascoltando la colonna sonora di Super Mario, o l’ultimo CD dei Dragonforce. Ma ci pensano le chitarre di Herman Li e Sam Totman a fugare ogni dubbio, andando incontro a pezzi spediti, eredità del precedente Inhuman Rampage, che non si stemperano troppo, nemmeno con il ritornello. Sì, si sente una vaga eco di innovazione, ma questa è probabilmente la traccia più “vecchio stile” della band, consigliata davvero solo ai loro incrollabili fan. In parte ricorda anche Cry Of The Brave, la bonus track di Sonic Firestorm.

Il Cd si chiude così, senza un finale propriamente malinconico, ma comunque dai toni larghi, ampi, a chiudere queste otto nuove tracce, salutando tutti i fan con la speranza di un futuro ancora più roseo, nell’alba dei giorni che verranno.

Il sapore che mi resta in bocca è quello di una fremente attesa per i prossimi album: sono ansioso di vedere se il gruppo deciderà di rinnovarsi, proseguendo sulla strada che qui pare abbozzata, e non presa del tutto. Ci sono delle belle idee, ma manca forse il coraggio di buttarsi a testa bassa in avanti, verso sperimentazioni un po' diverse.

Tutto sommato, è un bell’album: non è al pari dei primi due (Valley Of The Damned e Sonic Firestorm), ma ci si avvicina un po’ timidamente, superando di certo il precedente Inhuman Rampage, forse il disco meno riuscito a questi ragazzi.

E’ un disco interessante, perfetto per gli amanti del genere, che vogliono sentirsi otto tracce dei Dragonforce, ma senza ricadere eccessivamente nel banale. Ci sono echi dei vecchi brani (a tratti mi ha ricordato molto Black Winter Night, dal primo disco), ma credo che per questi ragazzi sarebbe impossibile tagliare i ponti con quanto è stato fatto, per innovarsi completamente.

Per tirare le somme: sconsigliatissimo a tutti i fan della band ed a chi non disdegna le chitarre spedite. Aspettatevi di meglio rispetto all’ultimo album, ma nulla di troppo vicino ai (a mio avviso migliori) primi due album.

Intanto: il nove febbraio ’09 saranno all’Alcatraz di Milano, con i Turisas (grandissima band).

Io ci sarò, e voi?

PowerVincent.

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Quando li ho sentito per la prima volta sono rimasto folgorizzato dalla tecnica, ma soprattutto velocità delle loro canzoni. Devo dire però, che non essendo un loro accanitissimo fan, oltre i loro cavalli di battaglia ritengo che siano un pò ripetitivi, con sempre la stessa struttura delle canzoni (chitarre con accurdi lunghi mentre il cantante ci dà di voce, e assoli stratosferici, batteria che va praticamente solo di doppio pedale, anche quello a velocità spropositate). Detto questo, li ritengo un valido gruppo power che si lascia ascoltare con piacere, ma se non si è fanatici del genere credo sia difficile riuscire ad apprezzarli appieno....

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  • 3 mesi dopo...

L'altro giorno sfogliando il catalogo Ibanez 2008 (come se si potesse sfogliare un pdf...) ho addocchiato un bell'esemplare: manico in apparenza molto "comodo" con particolare attenzione a un facile accesso agli ultimi tasti, un'impugnatura ergonomica per "giocare" suonando, bei pickup, aspetto accattivante, belle caratteristiche tecniche... non male, mi dico! pare sia la chitarra di Herman Li, e mi incuriosisce questo giovane cinese di cui non avevo mai sentito parlare. Apprendo trattarsi del chitarrista "fico" dei DragonForce, e addirittura leggo di un suo assolo giudicato il migliore dell'anno per un pezzo Metal... non male come biglietto da visita!

Insomma, ho dato un'ascoltata a questi DragonForce, carico di aspettative, ma devo dire che di primo acchito non mi fanno certo gridare al miracolo (l'assolo premiato di cui sopra, nella fattispecie, non mi pare chissà cosa in realtà: veloce sì, preciso sì, ma poche idee, una valanga di note degne di un Paul Gilbert appena svegliato e poco più... Herman Li dichiara di ispirarsi alla musica dei videogame della mia infanzia: dove l'ha infilata questa influenza?). Sarà che gran parte del Power mi annoia, sarà che da qualche anno sono più avvezzo ai tempi dispari che al buon vecchio trtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtrtta che sfoggiano loro, ma non mi hanno fatto proprio cadere la mandibola. C'è però qualcosa che mi colpisce, sono restìo dal dare un giudizio definitivo prima di averli ascoltati bene, ed ecco perché mi rivolgo a voi fan incalliti: consigliatemi una top ten di canzoni dei DragonForce per farmeli capire bene. Qualcosa mi dice che meritino di essere approfonditi! Sono membri di un genere paradossalmente statico nella sua frenesia, ma mi sembra abbiano qualcosa di differente, mi sembrano una novità (con le dovute precauzioni).

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spero di non offendere nessuno se dico che come gruppo li trovo assolutamente inutili.

saranno veloci, va bene, ma non offrono nulla di innovativo al genere.

gruppo buono per sentire sboronate alla chitarra, ma niente piu'.

Da quel poco che ho sentito sembrano una versione moderna e iperveloce dei Rainbow... con molta melassa.

Ascoltatevi i Rainbow.

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  • 3 settimane dopo...

spero di non offendere nessuno se dico che come gruppo li trovo assolutamente inutili.

saranno veloci, va bene, ma non offrono nulla di innovativo al genere.

gruppo buono per sentire sboronate alla chitarra, ma niente piu'.

*

Quoto, non mi dicono niente e, a quanto pare, non sono poi così grandi neanche sul piano tecnico (ho ascoltato un paio di pezzi live e c'è da dire che TTFAF dal vivo non riescono proprio ad azzeccarla).

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