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Cavalcafiamme (Classe speciale)


Wylvar

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Cavalca Fiamme e Ariel (Classe)

Si riportano a seguire alcune informazioni ricavate dal tomo del Lorecast: «Il Cavalca Fiamme è considerato il depositario dei mistici segreti che fanno parte della figura dell’Ariel. Cavalieri senza pari, più agili e forti dei loro fratelli rivali, gl’elfi; essi aiutano i mistici cavalli nella loro missione di guardiani dell’Enderoth, la Fiamma che arde nelle profondità del Tempio del Sole, ove giace e si ristora lo spirito della Fenice, e dalla quale essi sono stati partoriti, secondo leggenda. Un tacito patto, stipulato tempo fa senza l’incontro di una volontà né di un comando.

Un Cavalca Fiamme si presenta come una sublime forma elfica, quale del resto appartenente ad un nobile ed aggraziato elfo grigio; un ideale di bellezza comparabile ad una statua greca di marmo pentelico, le cui torsioni e chiasmi soggiacciono al peso di una perfezione millenaria dell’arte di codesta razza. Sia per colore che per sublimi sinuosità, questo è l’aspetto che un essere eterno deve possedere per rimanere accanto ad una creatura altrettanto “immortale”, quale l’Ariel; cavalcatura dalle molteplici sorprese, pari soltanto agli sguardi fugaci che un mortale riesce a sostenere in sua presenza.

La luce del sole di Andhora compartecipe con l’orizzonte tramato di scaglie vermiglie, scolpisce all’alba le sue forme divine, spandendo un chiarore ambrato che conferisce a tale creatura una particolare aura. Il Fyellenwe, folgorato alla vista della propria effigie eterna innaturalmente riprodotta da codesta tonalità di strana luminescenza, avverte un flusso emotivo che lo commuove, lo schiaccia ma ancor più lo infiamma. Nelle forme superbe e quasi ricercate al tempo stesso, nel vortice spasmodico di quella capigliatura ambrata, riforgiata dalla criniera del mistico cavallo, si scorgono le prime avvisaglie di una fiamma pronta a divenire ribelle e distruttiva come lo è il corpo dell’Ariel al passaggio dell’elemento a cui esso è legato. La fronte serena e maestosa dell’elfo grigio, gli occhi allungati e tagliati di colore vermiglio come quelli del mistico cavallo, la bocca carnosa e il contorno sinuoso delle labbra per meglio accogliere il linguaggio felpato e sibilante della razza eterna, divengono adesso elementi di vanto e di distinzione dal resto degli abitanti elfici.

Come coronamento del suo nobile stato di cavalcatore elfico, il Fyellenwe non indossa una vera e propria armatura, ma una serie di placche del colore del fuoco, composte da bracciali e gambali, crestati nel loro armonico profilo, come lingue aduste che si ergono possenti e vivide dal terreno consumato dalla propria rabbia. Un rossore ed una profondità di sfumatura paragonabile soltanto alla purezza cromatica della sua cavalcatura. Nei loro sbalzi, le placche raffigurano i sacri cavalli con le loro criniere e code, i fieri e lunghi barbigli dei maschi, rilucenti sotto le rifrazioni della luce del sole purpureo. I loro occhi color vermiglio come i miasmi vellutati della Valle delle Verità Eterne e lo splendore dei loro zoccoli, ben coesistono come forma di fiera attestazione con gli elfi, divenuti loro cavalcatori. Il Fyellenwe è cosciente di ciò, e questo gli permette di avvicinarsi ad una creatura mistica come l’Ariel senza rischiare la propria vita.

Ma tale coesione e patto d’intesa, rimane salda e forte come il caldo abbraccio delle fiamme, anche quando l’Ariel incontra la sua natura più profonda, scavando le sfumature dello spirito più selvaggio nei meandri del segreto dell’Enderoth. La suscettibilità all’elemento del Fuoco, l’ha costretto a trasformasse ogni qualvolta si fosse trovato presso una fonte di tale energia elementale, così cambiando nell’aspetto e fortificandosi nello spirito… adesso il lui arde il Fuoco. Termine di per sé abbastanza colorito ma che s’insinua come muto divampare tra le visioni più inquietanti della razza umana, senza per questo risparmiare gli stessi figli dell’eternità. L’allenamento del Cavalca Fiamme dura un anno, e non lascerà le foreste di Yvlolmeth fin quando egli non sarà ritenuto valido per cavalcare un Ariel. Presso la foresta alla base dei monti di Ephel, l’accademia arcadica di Trarlmak diverrà l’unico luogo di vita del cavalcatore, ove egli imparerà tutto ciò che c’è da imparare sulle forme equine, sulle forme mistiche di tali creature, compresi gli Unicorni, ed anche il come addomesticarli; ma ottenere l’Ariel sarà l’unico e solo punto di arrivo alla fine dell’addestramento».

«Forgiato ed ancor più istoriato dal fuoco dell’Enderoth, l’Ariel rappresenta una delle tante meraviglie – ed enigma al pari – di tutto il piano per mistero e forza visiva. Il posarsi dei loro zoccoli sul terreno mortale è una chiara e asserita attestazione della volontà sulla materia; passo dopo passo, il movimento anticipa la forma, ed essi appaiono come spiriti dell’aria che flebili e leggiadri calpestano e sorvolano le fiamme con innaturale tranquillità. Molte sono le leggende che rinnovano ed ancor più che si contraddicono, ma il velo d’illusorietà non tarda ad essere squarciato non appena l’osservatore assiste a ciò che gli elfi chiamano “Fyellenwe”, ossia “moto perpetuo delle fiamme”: le lingue di fuoco attorno all’Ariel vengono fermate per un attimo; le fiamme del sacro elemento arrestano il loro moto come in un prostrato saluto al passaggio della mistica cavalcatura; atto, questo, che ha alimentato negli anni le molteplici discussioni sulla razza degli Ariel; così dilaniano le fiammeggianti vene il corpo del mistico cavallo, quando la Metamorfosi delle Fiamme non più sopisce il nucleo profondo che s’agita e si dimena tra i meandri del suo spirito. Stridono le arterie e l’aura che lentamente promana dalla sua cresta fluente come livrea smossa dal vento; nessuna pace né refrigerio per tale incandescenza che non s’arresta, impetuosa, fino all’origine del tutto. Cosa certa è che codeste creature rappresentano la più particolare ed antica delle razze equine su tutto il piano. Fierezza e portamento che derivano anch’esse dalla loro capacità di empatia con le altre razze di cavalli esistenti, incutendo a volte terrore e soggezione nei loro animi.

Conosciuto anche come “Fyernenwe”, la cavalcatura conduce una vita ossessiva, devota all’elemento che l’ha condizionata, aspettando solo che un cavalcatore lo domi, ponendo così un limite al suo spirito ribelle».

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