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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@TheBaddus Scarlett Bloomblight Ti fermi. La guardi mentre prova a reggere il confronto, cercando di sembrare fredda, distaccata, superiore. «Non me ne frega un cavolo di quello che fai, Scarlett. Né di te, né delle tue patetiche macchinazioni. Non ho nessuna intenzione di mettermi in mezzo a faccende che non mi riguardano.» Le sue parole hanno il tono di chi vorrebbe crederci, mai suoi occhi la tradiscono. E poi fai quel passo avanti. La tua presenza le si riversa addosso come un'onda. Non serve urlare, non serve nemmeno alzare il tono: basti tu, così come sei, perché lei si faccia un po’ più piccola. Questa volta lo vedi chiaramente… le spalle si abbassano, gli occhi fuggono per un secondo, e il corpo cede appena. Ti senti nuovamente come nel sogno: eroticamente nuda, immensa, potente… e gli altri al loro posto, ai tuoi piedi. È in quel momento che Harper indietreggia davvero, un passo maldestro, e perde il controllo del suo taccuino. Cade con un tonfo sordo a terra e, con lui, qualche foglio si sparge nell’aria. Si abbassa istintivamente per raccogliere il tutto… Ma uno dei fogli si é staccato dagli altri ed è finito sulla punta della tua scarpa. Ti chini a raccoglierlo, quasi per riflesso. E lo leggi. È una poesia. Breve, scritta con calligrafia ordinata, forse rivista e riscritta più volte. La tocchi con gli occhi prima ancora che con le dita, e mentre lo fai, senti Harper trattenere il fiato. Non dice nulla. Non prova nemmeno a fermarti. Non so se hai capito che ti guardo non come si guarda un tramonto ma come si guarda il fuoco sapendo che brucia ma restando comunque lì, scalzi. Emily. Il nome è lì, in basso, nascosto all’interno di un piccolo cuore. Ti basta per mettere insieme tutto. Non serve altro. Sollevi lo sguardo e la fissi. Lei è tesa, congelata. Occhi spalancati, guance arrossate. Vergogna, forse. Rabbia. O paura. Un miscuglio che ti fa quasi sorridere. Poi riacquista il controllo, scatta verso di te e ti strappa il foglio di mano con foga. Ma ormai hai letto. Ormai hai in mano qualcosa. Qualcosa che parla di lei molto più di quanto lei sia mai riuscita a dire a voce. Come ogni volta, lo senti. Quel filo argentato che si forma sottile dal tuo polso, come seta viva che si collega al suo collo e la tiene vincolata a te. «Qu.. questi sono ca**i miei, invece… Stai fuori anche tu dagli affari miei…» lo dice con poco convinzione, quasi ti fa tenerezza. Poi, dopo averti fissata con risentimento e disprezzo si allontana da te, in direzione della classe. Off game Ho deciso di giocarmelo così il FILO che ottieni su Harper. @Ghal Maraz Nathan Clark Cerchi di respirare. Di restare immobile. Invisibile. Ma il tuo corpo ha altri piani. E purtroppo anche lui. Quella vocina. La odi. Ma è sempre più presente. Sempre più tua. E in questo momento, mentre cerchi di dissimulare con la sedia, con la cartella, eccola lì, che riprende a cantilenare nella tua testa con tono stridulo e beffardo, come una filastrocca oscena sussurrata tra i denti: "Il tuo ca**o sta scoppiando, lo sente anche la prof, sai? Basta che ti tocchi un secondo, e fai un macello, proprio lì. Guardala, come muove le labbra... Dai, baciala. Fallo adesso." Ride. Ride come un cartone animato cattivo nella tua testa, mentre tu hai la fronte sudata, la mascella contratta, e il cuore che batte come un tamburo impazzito nel petto. Ti senti infuocato e gelato insieme. I muscoli del collo tremano e per un attimo pensi davvero che potresti svenire. O peggio. Ma poi… un attimo di lucidità. Trovi la voce, che ti esce tutta storta e impacciata, ma esce. Le parole vanno. Ti afferri a loro come a una scialuppa Lei ti guarda. Un sopracciglio alzato. Forse divertita, forse perplessa. Ma non ti incalza. Sorride con un’espressione gentile e risponde: “Tirarle fuori è sempre la parte più difficile. Ma è anche quella in cui si scopre chi sei davvero. Pensaci.” E proprio in quel momento la porta si apre. Ti volti di scatto, ancora in tensione, ancora con la trappola evidente nei pantaloni. Entrano alcuni studenti del primo anno. Voci, passi, zaini che sfregano. Ma il tempo per te rallenta ancora. Due ragazze si fermano appena oltre la soglia e salutano la professoressa. Una di loro ti guarda incuriosita. Poi il suo sguardo si posa lì. Lo nota. Sussurra qualcosa all’altra che si porta subito la mano alla bocca per trattenere una risatina. Il sangue ti va tutto in faccia. Un’ondata rovente. Potresti affogare nella vergogna. La professoressa Lane, apparentemente ignara… o incredibilmente diplomatica… non mostra il minimo segno di aver notato qualcosa. Ti guarda con un sorriso pacato e, con un cenno della mano, dice: “Grazie ancora, Nathan. Non voglio farti fare tardi alla prossima lezione. Vai pure.” Le sue parole suonano come un miracolo. Ti alzi in piedi, cercando di tenere lo zaino davanti a te con la grazia di un ninja imbarazzato. Non corri. Ma quasi. Attraversi la porta come se ti stessi lasciando alle spalle il campo di battaglia. Le risatine delle due ragazze ti seguono come lame affilate. Ma sei fuori. Sano e salvo. Davanti a te, in fondo al corridoio, c’è l’aula del Professor Rowe. Non vedi l’ora di chiuderti lì dentro. Magari anche di sparire per un po’. @Voignar Darius Whitesand Sorridi divertito quando vedi Sasha accettare la proposta con un’alzata di spalle e un: "Perché no, dai, facciamolo." Perfino Ben sembra tirare un mezzo sospiro di sollievo e accenna un sorriso timido, ancora un po’ imbarazzato ma visibilmente grato. Vedi che apprezza: non state facendo finta che non sia successo nulla, ma neanche gliela state facendo pesare. È come se gli steste dicendo che quella roba non ha il potere di decidere chi è davvero. Vi stringete davanti al tuo cellulare, tu al centro, Sasha e Ben ai lati, e scattate il selfie. Usi gli stessi sticker idioti del post anonimo, ma stavolta li rivoltate a vostro favore: cappello da mago su Ben, occhi brillanti da strega su Sasha, una barba finta su di te. Poi posti tutto con la caption "Evocazione riuscita" seguita da un’emoji a forma di fulmine e una stellina. Nel momento in cui premi “invia”, lo sguardo ti cade istintivamente su Orion. Lo vedi seduto al suo banco, le mani che stringono il bordo del legno con una tensione che ti fa pensare potrebbe spezzarlo a metà. Lo vedi scorrere nervoso il feed sul cellulare. I suoi occhi diventano due braci roventi. Ti sorprende quanto poco ci metta a passare dal compiacimento alla furia. E per un secondo ti domandi: è stato davvero lui a postare quella roba? Ma non c'è tempo per pensarci troppo. Alla tua proposta a Sasha, lei sorride con una mezza risata: "Nah, troppo poco movimentato per me. Tutto quel tempo seduti a parlare, e a tirare dadi… io ho bisogno di correre, spostarmi, fare cose vere. Cioè, belle le storie, ma poi mi viene l’ansia se sto ferma troppo." E riesci a immaginartela, in effetti, a combattere draghi veri più che a interpretarli a un tavolo. Non fai in tempo a risponderle che il professor Rowe entra in aula. Tu, Sasha e Ben vi affrettate a sedervi, mentre il brusio generale si spegne lentamente. Ti siedi, ma non puoi fare a meno di lanciare ancora uno sguardo a Orion, che sembra una pentola a pressione a due secondi dall’esplosione. @SNESferatu Ana Rivero Ti colpisce il modo in cui Eliza si ferma all’improvviso, un attimo sola nei suoi pensieri, mentre si scosta una ciocca chiara dal viso con un gesto lento, quasi distratto. Poi i suoi occhi si posano su di te. E non è uno sguardo a caso: ti studia, come se volesse davvero capire chi sei sotto il sarcasmo, sotto i sorrisi a metà, sotto tutto quel “non mi interessa” che porti addosso come un cappotto. Poi, con voce più morbida di quanto ti aspettassi, dice: "Sì, anche io dovrei studiare matematica, in effetti. Come il resto del mondo che non è occupato a far finta di essere Shakespeare in aula teatro." Fa un mezzo sorriso, quello strano tipo di sorriso che può voler dire un sacco di cose. "Però pensavo... magari c'è qualcosa di più divertente da fare. Qualcosa di più rischioso. Qualcosa che non si potrebbe fare, tipo… qualcosa che si racconta solo se va bene, e se va male si nega." C’è un silenzio breve, poi la sua voce riparte, stavolta con una punta di giustificazione. "Cioè, gli altri che non fanno teatro sono tipo... Tyler, che è praticamente un boy scout con le sneakers." Si gira leggermente per osservarlo, poi si limita a un’alzata di spalle. "Ben... beh, è Ben." Lo dice senza cattiveria, solo con realismo. "Noah... è praticamente invisibile. E Mai-Lin è... Mai-Lin." Una pausa. Poi ti guarda di nuovo, in modo diretto. "Tu invece mi sembri una che potrebbe essere di compagnia in queste cose. Una che non si tira indietro." Poi abbassa lo sguardo un istante, giusto per far evaporare un filo di tensione, e aggiunge: "Beh, se ti va, ovviamente." in quel momento il professor Rowe entra in classe, lasciandoti solo il tempo per una risposta veloce prima di dover prendere posto al tuo banco. @Theraimbownerd Orion Kykero Ti siedi al tuo posto, ma il banco sembra stringerti addosso come una trappola. Le unghie quasi affondano nel legno mentre le dita serrano i bordi, come se potessi schiacciare la frustrazione che ti pulsa dentro le tempie. È un sapore amaro quello che hai in bocca: rabbia, umiliazione, impotenza. Jeremy ti ha colpito dove fa più male… in pubblico, davanti a tutti… e nessuno ha detto una parola in tua difesa. Nessuno dei tuoi. Nessun volto fidato accanto a te quando serviva. Neanche Alice ti ha veramente ascoltato, troppo presa da chissà quale pensiero per notare che stavi cercando di contenere un incendio. E ora, anche questo. Non solo il tuo post non ha ottenuto l'effetto desiderato… Ben non è stato ridicolizzato, nessuno l'ha deriso, anzi… pare quasi che qualcuno abbia trovato la cosa divertente. Sembra che quel grassone sia persino uscito da tutto questo rafforzato, come se la tua mossa non avesse fatto altro che dargli visibilità. Una sconfitta su tutta la linea. Ma il vero veleno ti scorre dentro quando realizzi una cosa semplice e bruciante: hai perso il controllo. Il controllo della narrativa, della scena, della tua cerchia. E questo, lo sai bene, è inaccettabile. Il professor Rowe entra in classe e sei costretto, per il momento, a rientrare nei ranghi. Ma non significa che ti arrendi. No. Significa solo che la vendetta ha bisogno di un momento migliore. Perché qualcuno… più di uno… dovrà pagare. E pagherà bene. Dev'essere chiaro a tutti che Orion tiene ancora la corona. Che comandi tu. E mentre sei lì, nella tua bolla silenziosa di ira, ti accorgi di qualcosa: Darius ti guarda. Ogni tanto lancia un’occhiata, fugace ma mirata. Non è solo distrazione. Ti studia. Come se forse abbia qualche sospetto su di te. PER TUTTI - LEZIONE DI MATEMATICA Tutti gli studenti prendono posto con la solita lentezza da prima ora: zaini che cadono, sedie che strisciano, qualche saluto sussurrato e un paio di sbadigli nemmeno troppo nascosti. L’unico banco vuoto è quello di Noah… assente oggi, e nessuno pare sapere bene il perché. Il professor Rowe prende posto alla cattedra, oggi con una t-shirt dedicata a un gruppo punk-core anni ’90 di cui probabilmente è l’unico fan rimasto, e l’immancabile giacca stropicciata. Tiene tra le mani un pennarello come fosse una bacchetta magica, pronto a evocare grafici dal nulla. “Benvenuti nel regno dell’ansia preventiva!” dice accogliendo la classe con un sorriso ironico. “Siamo ufficialmente a due giorni dalla verifica. Tempo sufficiente per ripassare tutto o... per convincervi che la trigonometria è un’invenzione del diavolo.” Un paio di risate spezzano l’ansia nell’aria. Sasha prende appunti distrattamente, Harper sembra seguire a tratti, chiaramente con la testa altrove. Mei-Lin è super attenta in prima fila, penna in mano e occhiali leggermente scivolati sul naso. Emily e Tyler si scambiano qualche ultima parola sui loro rispettivi allenamenti del pomeriggio precedente, quindi anche loro iniziano a seguire la lezione con attenzione. Max fissa per qualche secondo il cellulare nascosto sotto il banco, prima di tornare alla realtà. Di tanto in tanto cerca Ana con lo sguardo. Alice, come sempre, sembra in bilico tra la realtà e il sogno… Non sapete se stia prendendo appunti o se, invece, stia disegnando sul margine del quaderno qualche scarabocchio. Eliza, in ultima fila, tiene la testa appoggiata sul palmo della mano, mordicchiando la matita annoiata. Da ultimo Ben, in prima fila, segue attentamente la lezione del suo professore preferito. “Mi raccomando!” aggiunge Rowe mentre disegna una funzione sulla lavagna, “oggi continuiamo il discorso iniziato ieri sulle funzioni logaritmiche. Chi prende appunti avrà un futuro radioso. Chi finge di farlo... be’, potrà almeno copiare da qualcuno brillante giovedì.” La lezione scorre tutto sommato tranquilla, con Rowe che alterna spiegazioni serie a metafore improbabili. Alla fine dell’ora, mentre la campanella suona e gli zaini tornano in spalla, il professore chiude con tono più morbido: “Non fatevi venire l’orticaria. La verifica sarà impegnativa, sì, ma se ci arrivate vivi fino a giovedì... siete già a metà dell’opera.” E mentre i ragazzi iniziano a uscire uno a uno dall’aula, la tensione per la verifica comincia a strisciare davvero tra i banchi.
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TdS
@TheBaddus allora, ci ho pensato... da background Harper non è interessata a Scarlett e tu, da narrazione, non hai fatto nulla per farle cambiare idea in quel senso... al contrario, hai fatto di tutto per metterla al suo posto e gelarla!! Quindi... vada per gelare qualcuno. 8+2=10 successo pieno... cosa scegli?
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TdS
Me ne sono reso conto anch'io giusto l'altro giorno eheh... e tra l'altro anche la tipa che aveva rifiutato jeremy si chiamava Lane! 🤣🤣🤣 dev'essere tipo il cognome tipico di Liliac Hallow 🤣🤣 Tra l'altro @TheBaddus per rispondere quindi a quello che mi hai scritto nel tdg... devo valutarlo un attimo se si attiva la mossa gelare o eccitare... sul momento, leggendo, ho pensato subito a gelare.. non avevo preso in considerazione l'idea che scarlett potesse piacere ad Harper... (piuttosto mi era venuta in mente l'idea che potesse essere interessata ad emily)... però in effetti anche che abbia interesse/disgusto per scarlett e si senta attratta da lei mi piace come idea... Io non avevo nessun progetto preciso a riguardo... l'ho inserita più volte nella narrazione perché da subito ho cercato di far sentire presenti e "vivi" nella storia tutti i png compagni di classe.. Tu hai qualche preferenza a riguardo? Preferiresti eccitare o gelare??
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TdS
A mia difesa… fa parte dell’agenda del master complicare la vita ai personaggi 😂😂 E ti va bene che la professoressa Lane non è ninfomane o particolarmente provocante di natura 😂😂 É un social inventato che si chiama Blabber.. lo stesso sul quale era circolata la foto di Orion il giorno prima.. direi di si.. che possiamo considerarlo un po’ come un social interno della scuola a cui tutti gli studenti hanno accesso.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Ghal Maraz Nathan Clark All’inizio la professoressa abbozza un sorriso gentile, quello che fa ogni volta che cerca di essere cortese anche quando vorrebbe solo dire “no grazie”. «Non ti preoccupare, Nathan, non voglio farti arrivare tardi in classe per colpa mia.» Lo dice abbassando lo sguardo mentre tenta, invano, di sollevarsi con quella pila disordinata di libri e fogli tra le braccia. Due volumi scivolano giù di nuovo e uno dei fascicoli si apre a ventaglio sul pavimento, spargendo fogli come petali strappati. Lei sbuffa piano, soffia via una ciocca di capelli che le cade sugli occhi e ti guarda con un mezzo sorriso rassegnato, accennando con il mento verso i libri: «Va bene, mi arrendo. Una mano, in effetti, mi farebbe comodo.» Hai il cuore che tamburella nel petto come se stessi per affrontare un’interrogazione a sorpresa su un libro che non hai letto. Ti chini, afferri i libri con più sicurezza di quanto non ti senta dentro, e inizi a camminare al suo fianco. Lei è lì. Vicinissima. A pochi centimetri. Il suo profumo ti arriva dritto in testa, facendo saltare ogni pensiero razionale. Mentre attraversate i corridoi, non puoi fare a meno di notare gli sguardi degli studenti che incrociate. Occhi che ti seguono. Ragazzi che si scambiano occhiate, alcuni si lasciano andare a risatine soffocate, altri digitano già furiosamente sui loro telefoni. “Nathan scorta la prof Lane come fosse la sua bodyguard personale.” “Il preferito dei prof adesso fa pure il maggiordomo.” “Lo spione ora è anche un lecchino.” Li immagini già i commenti anche se non li senti. E in più una risatina divertita, subdola… Molto più vicina… molto più intima… la avverti chiaramente nella tua mente. Lei, per fortuna o per distrazione, non sembra fare caso a nulla di tutto questo. Ti guarda un momento, mentre apri la porta dell’aula per farla passare per prima, e ti fa un piccolo sorriso. Quello vero, non quello educato. Entrate. L’aula è ancora vuota. I banchi allineati, la luce del mattino che filtra tiepida dalle finestre alte, disegnando geometrie dorate sulle piastrelle lucide. Lei si dirige verso la cattedra, appoggia parte dei libri… poi, mentre cerca di recuperare un raccoglitore che le è scivolato giù proprio accanto alla scrivania, si piega di lato. Senza volerlo, quasi guidato da qualcuno che non sei tu, il tuo sguardo si abbassa. Il maglione si solleva appena sul fianco, lasciando intravedere un lembo di pelle chiara, liscia, tesa. Il jeans le fascia i fianchi in modo quasi perfetto. Il gesto è del tutto innocente… ma su di te ha l’effetto di un fulmine secco. E all’improvviso, come soffiata da una brezza che non esiste, una voce ti fruscia nella testa. Una voce sottile, quasi fatata, ma con una nota di malizia tagliente. Una risatina lontana, come di un’eco da un’altra stanza. “Guarda com’è china per te… tutta distratta… basterebbe un passo… una parola più audace… che succederebbe, eh, Nathan?” Ti si gela il sangue. Non è la prima volta che quella voce appare, ma stavolta è diversa… più viva. Più interessata. “Dille qualcosa. Fallo. Solo per vedere che succede. Hai visto com’è arrossita prima? Magari le piaci. Magari si diverte.” Tu deglutisci. Fissi un punto tra i piedi, incerto se voltarti, se scappare, o se cedere. Poi lei si rialza e si gira verso di te, ignara del delirio che ti esplode dentro. Ha un foglio tra le dita e quel solito sguardo acceso. «Oh, quasi dimenticavo... Hai mai pensato di scrivere qualcosa, Nathan? Racconti, magari un breve romanzo. Hai lo sguardo di chi ha storie dentro.» @TheBaddus Scarlett Bloomblight Quando intensifichi lo sguardo su Harper, cercando di avvolgerla con quella sensazione di forza che oggi senti scorrere sotto la pelle, per un attimo sembra funzionare: vedi le sue spalle flettersi leggermente all’indietro, il corpo fare un piccolo movimento di ritirata, come se stesse cercando inconsciamente di sfuggirti. Ti viene quasi da sorridere. È una reazione sottile, ma c’è. E per un istante pensi davvero che la tua presenza, oggi più tagliente, più concentrata, possa schiacciare chi ti sta intorno. Ma l’illusione dura poco. Harper alza un sopracciglio, lentamente, e ti guarda con un’espressione che ti manda il sangue al cervello. Come se avesse appena assistito a qualcosa di vagamente ridicolo. Come se volesse chiederti: “Ma che diamine stai facendo?” Poi, con quella calma tutta sua… quella calma che a volte rasenta l’arroganza… risponde: «Mh. Trenta e settanta mi sembra più onesto, in effetti. Sei parecchio in forma stamattina… solare, quasi. Gli affari stanno andando particolarmente bene?» Non c’è curiosità sincera nella sua voce. Lo percepisci… La sua é più una stoccata travestita da interesse. Sai che Harper non é il tipo da approvare i tuoi giochi di potere. Nella sua arroganza moralista probabilmente li riterrà infantili, superflui. Il suo sguardo ora non è intimidito, ma quasi ironico. Non si lascia prendere. Non si lascia trascinare. E questo la rende infinitamente più fastidiosa di quanto tu abbia voglia di tollerare a quest’ora del mattino. Noti l’ombra di un sorrisetto scettico sulle sue labbra. Poi lancia un’occhiata all’orologio. «Comunque… se non vogliamo arrivare tardi alla lezione del prof Rowe, è meglio sbrigarci.» Il tono è neutro, ma sai leggere tra le righe: fine del teatrino, si va in aula. Vi avviate insieme nel corridoio, dirette verso matematica, e per quanto ti scivoli accanto con la sua solita aria superiore, sei certa che, anche se non lo dà a vedere, qualcosa della tua energia le è arrivato addosso. Forse… E questo, tutto sommato, ti basta. Per ora. @Voignar Darius Whitesand Stai per rispondere a Ben, magari con un’altra battuta su Liam e le sue “trappole autoinnescate”, quando qualcosa ti cattura con la coda dell’occhio. Orion. È appoggiato poco più in là, mezzo girato verso di voi. Ti sta fissando, solo per un istante appena. Poi abbassa lo sguardo sul telefono e comincia a scrivere, o forse a smanettare. Ma quel mezzo sorrisetto… troppo stretto, troppo compiaciuto, con quella punta velenosa che lo rende inconfondibile… ti resta impresso per più di quanto dovrebbe. Ti pizzica qualcosa dentro, ma fai uno sforzo cosciente per ignorarlo. Non è oggi il giorno per farti risucchiare anche da quel genere di energia. Ben intanto continua a parlare, entusiasta come sempre, e tu ti lasci di nuovo trascinare dal suo tono. Vi dirigete in classe assieme, camminando tra gli ultimi scampoli di silenzio prima della campanella. Appena mettete piede in aula, però, una serie di notifiche rompe l’aria tranquilla. È il classico suono di messaggi condivisi: uno dopo l’altro, i cellulari iniziano a vibrare. Lo noti con un certo fastidio, mentre vedi Sasha tirar fuori il telefono e dare un’occhiata allo schermo. La vedi sorridere. Poi si volta verso di voi con una specie di entusiasmo contenuto negli occhi. «Ehi, maghetto!» dice rivolta a Ben, con un tono che non è sprezzante. Ben si irrigidisce subito, e tu lo senti nel modo in cui smette di camminare. Non risponde, ma lo sguardo gli si spegne per un attimo. Sasha si accorge subito del cambiamento. Fa un mezzo passo verso di voi e gira il telefono. E lì la vedi: una foto, scattata evidentemente poco fa. Voi due in corridoio, intenti a parlare. Qualcuno ha aggiunto filtri colorati: a Ben una specie di cappello da mago e una bacchetta; a te un’espressione forzatamente meravigliata con occhi e bocca esageratamente grandi. Sotto, una scritta che tenta di essere ironica: "Starà provando a evocare una ragazza che se li fili? " Ben la guarda un secondo, poi abbassa lo sguardo. Sai che quella frase gli ha fatto male, più del necessario. Ma prima che tu possa dire o fare qualcosa, Sasha si affretta a parlare: «Ehi no, aspetta, non prenderla così. Fregatene della frase! Considera solo la foto! Io la trovo carinissima, davvero! Cioè… è simpatica, e poi… é bello che tu abbia queste passioni. Seriamente, non lasciarti toccare da questa roba. Sai quanti vorrebbero avere qualcosa che li appassioni così tanto?» Il tono non è quello di chi prende in giro. Sembra sincera. Sta cercando di rimediare. Tu rimani in silenzio per un istante, guardando Ben. Poi guardi il telefono ancora nelle mani di Sasha. E ti chiedi chi, esattamente, l’abbia fatta girare. @SNESferatu Ana Rivero Alle tue parole, Eliza torna a seguire il tuo sguardo in direzione di Darius e Scarlett… poi fa un mezzo sospiro e scrolla le spalle. «Eh. Sì, effettivamente… Ma francamente, manco mi interessa granché.» Il tono non è tagliente, ma neppure morbido: è il suo solito modo, diretto, asciutto. Lo dice come chi ha già imparato a tenere certe cose fuori dalla propria orbita. Poi ti guarda di nuovo, stavolta più attenta. «Comunque tu, tutto ok? Cioè… passati i capogiri, nausea o robe strane, vero?» Quando annuisci piano, lei ti osserva ancora per un secondo, poi riprende a camminare accanto a te, diretta verso l’entrata della scuola. Passi silenziosi, il rumore sordo delle scarpe sulla ghiaia e il vociare in lontananza degli ultimi gruppetti rimasti nel cortile. «Oggi pomeriggio… Tu non lo frequenti il corso di teatro, vero?» Una domanda retorica, di cui probabilmente sa benissimo la risposta. Non ti guarda in faccia mentre lo dice. Finge di controllare la suola della scarpa, si aggiusta una manica, lo dice come se le parole non fossero importanti. Ma lo sono. Le senti. Tu non rispondi subito, forse perché, distratta, hai appena voltato di nuovo lo sguardo alle tue spalle. Scarlett si è allontanata fumando, lo sguardo perso e la postura da chi non ha bisogno di nessuno. Darius, invece, ha iniziato a camminare anche lui nella vostra stessa direzione, anche se tenendosi a distanza. Il suo sguardo è basso, ma vigile. Tu ed Eliza continuate ad avanzare. Una volta dentro la scuola, noti Darius che intercetta Ben, e subito si scambiano qualche parola. Ma tu non rallenti, e neppure Eliza lo fa. «Comunque…» dice lei, lanciandoti un’occhiata di lato, di nuovo neutra, ma con una sfumatura che potresti definire quasi… speranzosa. «Per caso avevi già qualche piano per passare quelle due ore buche?» @Theraimbownerd Orion Kykero Schiacci invio e guardi lo schermo brillare, illuminandoti il viso con quel riflesso freddo e soddisfacente. La caption è perfetta. Il filtro è ridicolo al punto giusto. L’effetto? Dovrebbe essere micidiale. Ti senti meglio. Non bene, ma… anestetizzato. Come se l’aver scaricato un po’ del peso su qualcun altro ti avesse alleggerito, almeno per adesso. Quel fuoco umido e stagnante che ti brucia sotto pelle sembra per un attimo ritirarsi. Cammini con passo più sicuro verso l’aula, lo sguardo freddo, il sorriso beffardo ancora stampato sul volto. Ti immagini già il suono delle prime risatine, qualcuno che passa la foto con il gomito appoggiato al banco, un “l’hai vista?” sussurrato a metà. Alice nel mentre ti raggiunge e ti saluta con un “Ehi Orion, come stai? Ho visto Juno con Tyler in cortile… I due si sono finalmente decisi?” Il suo tono é leggermente più smorto del solito, ma a malapena te ne accorgi. I tuoi problemi del momento sono ben più importanti. Entri in classe insieme a lei e vedi che molti dei vostri compagni hanno i cellulari in mano. Noti il movimento tipico di chi ha appena ricevuto una notifica, il pollice che scorre veloce, la foto che si apre. Ma le reazioni sono… sbagliate. Sasha non sta ridendo di Ben, sta ridendo con Ben. La senti mormorare qualcosa sul fatto che la foto sia molto bella ed è bello che lui abbia una passione così forte. stupidaggini. La frustrazione torna a salire, ma non come un’ondata. No. È più come una pressione costante che cresce dietro gli occhi e ti schiaccia il petto. Perché non ha funzionato. Peggio: gli ha fatto guadagnare consensi. Attenzione. Simpatia. E c’è di più… Ti rendi conto che, anche se avesse funzionato, l’aver fatto la cosa in anonimo avrebbe tolto gusto alla cosa. Nessuno avrebbe saputo che eri stato tu. Che sei tu quello da temere e rispettare! Quello che ha il potere di decidere chi è cool e chi no nella scuola. Non te la perdoni. Non puoi. La tua stessa presenza nella stanza ora ti sembra più leggera, più trasparente. Invisibile. Avverti chiara dentro di te quella voglia irrefrenabile di mettere alla berlina e di schiacciare tutti questi miseri moscerini che non valgono nulla… che hanno guardato un co***one farsi beffe di te senza fare nulla… senza prendere le difese della loro “regina”! Anzi… alcuni deridendoti pure! La lezione di matematica sta per iniziare. Ma tu non stai pensando ai numeri. X TUTTI Off game Prossimo post procederei con la lezione di matematica.. quindi magari concludiamo le scene che la precedono (ad esclusione di Nathan che, in base alle sue scelte potrebbe arrivare tardi).
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TdS
@TheBaddus ti rispondo qua.. sì sì.. Darius ha ottenuto un FILO su Scarlett per il successo parziale alla mossa di eccitare qualcuno. Io mi riferivo alla tua richiesta di qualche post prima.. dove avevi chiesto se il fatto che Darius dovesse un favore a Scarlett si poteva tradurre in un FILO di Scarlett su Darius.. Secondo me per come poi è andata avanti la discussione è più corretto che solo Darius abbia ottenuto un filo su Scarlett e non il contrario..
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Ghal Maraz Nathan Clark Preferisci restare solo. Dopo quello che è successo ieri in mensa, sei diventato un bersaglio e non vuoi che lo diventino anche altri solo perché sono con te. Cammini nel cortile, ti infili tra i gruppi che si formano, ma nessuno ti parla. Al massimo ti osservano. Qualcuno sussurra. Qualcun altro ride sotto i baffi. Altri ti lanciano frecciatine malevole: “Ehi, eccolo lo spione!” “Chissà se anche oggi sbotta.” “Fossi in lui, mi nasconderei di nuovo nella foresta per una settimana.” Avanzi a testa bassa, ignorando tutto, fino a imboccare il corridoio che porta agli armadietti. È il tuo unico obiettivo, rifugiarti lì. Prendere i libri e rifugiarti in aula a lezione. Ma mentre passi davanti alla sala docenti, la porta si apre di scatto e ne esce una figura minuta nascosta dietro una pila di libri e fogli ingialliti. Provi a deviare direzione all’ultimo, ma non ne hai tempo. Sbam. Un impatto lieve ma deciso che fa cadere per terra tutti i libri e i fogli che la figura reggeva a fatica. “Oddio, scusa, tutto bene?” Ti dice una voce femminile abbastanza familiare. Ti abbassi istintivamente a raccogliere i fogli, ma appena alzi lo sguardo per rispondere… Ti blocchi. È lei. La professoressa Lane. Capelli castani raccolti di fretta, un cardigan che scivola leggero sulle spalle, profuma di carta, caffè e primavera. Ha un’espressione preoccupata e insieme un po’ divertita, come se trovasse bellezza anche in questo piccolo disastro tra corridoi e carta. “Non guardavo dove andavo… sono un disastro! Spero non ti sia fatto male!” dice sorridendo, abbassandosi anche lei per raccogliere e raggruppare i fogli sparsi sul pavimento alla rinfusa. @SNESferatu Ana Rivero Rimani così, ferma imbambolata a fissare Darius, a domandarti come sia possibile che sia lì vivo e vegeto, a chiederti se tu non ti sia solo immaginata tutto… potrebbe essere stato solo un errore di sistema? Una falla nelle perfezione con la quale sei stata progettata e costruita? Dimentichi completamente Eliza, che avanza ancora di qualche passo prima di fermarsi accorgendosi che non sei più al suo fianco. Ma tu non te ne rendi nemmeno conto… ti concentri sulla conversazione che Darius sta avendo con Scarlett. I due sono a una decina di metri e, in mezzo al brusio generale di una moltitudine di studenti, non è facile comprendere l’intero discorso. Ti sforzi di provare a leggere anche il labiale. Percepisci solo stralci di conversazione. “…vorrei "comprare" anch'io qualcosa da te, delle informazioni su una persona, posso?” “…io faccio favori, non vendo cose." “…sapere dove è stata e cosa ha fatto una certa ragazza ieri sera; so ……. è finita nei guai con dei tipi strani…” “…La ragazza di cui chiedi era a casa, stesa sul letto a fumare. ….. …potrai vedere che sta divinamente. ….. ..dubito che alla ragazza in questione faccia piacere essere spiata…" “…Ti stai infilando in qualcosa di molto pericoloso, voglio solo aiutarti…….a distanza chi ti vuole dare una mano…” “Ehi… tutto bene?” La voce di Eliza ti fa distogliere lo sguardo e la concentrazione dalla coppia Scarlett-Darius. Eliza si volta a guardare nella tua stessa direzione e si sofferma per un istante anche lei a fissare i vostri due compagni di classe. Poi torna a guardarti e solleva le sopracciglia, facendo spallucce, come a dire “oh beh… i gusti sono gusti!” La osservi un attimo in silenzio. Stai processando informazioni e hai bisogno di conferme. Prendi il telefono e scrivi un veloce messaggio a Max. “Ooook… Abbiamo ufficialmente perso Ana!” Commenta infine, sorridendo leggermente confusa. “Beh… Io vado! Tu che fai?” Ps Max ti risponde circa trenta secondi dopo “Ehi capo cultbusters! Io e i ragazzi siamo nel cortile della scuola!” @Theraimbownerd Orion Kykero Hai gli occhi che bruciano. La gola stretta. Il cuore come incastrato in una morsa. Non c’è più rumore intorno a te… solo un rombo sordo. Il tipo di silenzio che scoppia dentro le orecchie quando la realtà ti umilia senza preavviso. Hai perso. Di brutto. E tutti l’hanno visto. Ti guardi attorno, piano. Gli occhi ti si muovono da una parte all’altra come un predatore ferito. Serve un bersaglio. Qualcuno che paghi. Ora. Vicino ai cancelli vedi Scarlett. Parla con Darius, sguardo intenso, tono basso. Scarlett è off-limits. Ma Darius… lui? Dai… quell’atteggiarsi da misterioso… potrebbe anche reggere dieci secondi, ma poi si sfalderebbe come un cartonato sotto la pioggia. Facile. Poi, più a lato, ci sono Ana ed Eliza. Le due strambe… Ana ha lo sguardo incollato su Darius, come fosse l’unico punto fermo della sua giornata. Mentre Eliza… beh, lei sta già ridacchiando sotto voce. Scommetti che ha già pronto un commentino di quelli suoi da sputarti addosso se solo ti avvicini. Provocarla ti darebbe forse un attimo di soddisfazione… o forse no. Lei è veleno sottile. E tu oggi sei troppo instabile per giocarci. Sulla strada opposta, Alice sta arrivando. Sola. Occhi grandi, quella sua solita aria trasognata, anche se oggi ha meno luce addosso. Strano vederla così. Lei è tua amica… Ma dove ca**o era mentre tu avevi bisogno? Perché arriva solo ora con quell’aria mortificata? É triste per Nathan? E chi se ne frega?? Cerchi altrove. Qualcosa di più semplice. Un gruppetto del primo anno seduto sulla panchina poco lontano. Uno di loro indossa ancora lo zaino in spalla, come se avesse paura a poggiarlo. Lo guardi e già immagini la sua voce tremante. O quel tizio grassottello dei club di scacchi che passa ora, abbozzando un sorriso nervoso appena ti incrocia. Se lo guardi storto, si scusa da solo. Pura polvere. E poi, eccola. Mei-Lin. Libri stretti al petto, passo composto, sguardo alto. Perfettina. Inamovibile. Ti irrita solo a guardarla. Hai opzioni. E hai rabbia. Troppa. Ti sta salendo dallo stomaco come un’onda. Non puoi permetterti di crollare. Non davanti a loro. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Il ragazzetto ti guarda perplesso quando gli spieghi cosa deve fare. Non sei sicura che abbia capito cosa dovrà aspettarsi, ma sicuramente qualcosa ha percepito. Farfuglia qualcosa tipo “Non.. non capisco… eh.. tutto qui?” É quasi un bisbiglio, che svanisce nel nulla quando lo fulmini con lo sguardo e gli dici che avete finito. Non sai se lo rivedrai mai come cliente, ma poco ti importa. Al momento è Darius ad aver attirato la tua attenzione e di fatti il ragazzo si fa sotto non appena ti liberi. La conversazione con Darius ti ha lasciata confusa e infastidita nello stesso tempo. Lui lo hai sempre considerato un oggetto senza alcun valore, una monetina di scambio di basso conto… eppure questa volta ti ha tenuto testa… Le sue allusioni… i suoi doppi sensi sul finale non ti hanno lasciata del tutto indifferente e la cosa ha lasciato sorpresa anche te. Era come se anche lui questa mattina emanasse un’aura particolare… Come se ad un tratto fosse diventato più interessante… un pezzo più importante sulla tua scacchiera. Possibile che sia bastato un semplice tatuaggio? É davvero così forte l’influenza che tuo padre ha su di te? “Deboli… Tuo padre ci rende deboli…” Senti di nuovo la voce dentro di te… un misto di disapprovazione e disgusto. La scacci e riporti i tuoi pensieri su Darius. Perché tutto d’un tratto ha deciso di interessarsi così tanto a te e ai tuoi affari? Ieri ti ha spiata mentre parlavi con Tanaka… e probabilmente anche dopo scuola… Altrimenti come è possibile che sia a conoscenza di quello che ti è successo nel vicolo? Ti allontani assorta nei tuoi pensieri, fumando velocemente la sigaretta mentre attraversi il cortile della scuola. Quando sollevi lo vedi Harper in piedi a pochi passi da te. Ha la schiena appoggiata sulla colonna alla destra della porta per entrare in corridoio. In mano il suo piccolo bloc-notes su cui è intenta a scrivere qualcosa. Solleva lo sguardo e ti fissa a sua volta. Solleva un sopracciglio. “Tutto a posto Bloomblight?” ti domanda. Ecco un’altra piccola monetina che ultimamente si sta intromettendo un po’ troppo. Sei sicura che ieri, prima fuori da scuola e poi nello spogliatoio della palestra, abbia notato la strana tensione tra te ed Emily… Off game Allora.. per come è andato a concludersi il discorso direi che non hai un filo su Darius.. le sue ultime affermazioni allusive ti hanno confusa abbastanza da varati passare di mente che potrebbe avere un debito con te. Anche perché sembrava che non vedesse l’ora di saldarlo questo debito e la cosa, in un certo modo, ti togli potere su di lui… @Voignar Darius Whitesand Ti porti ancora addosso l’eco delle ultime parole di Scarlett. La tua camminata ha un altro peso ora. Nel petto ti vibra quell’adrenalina tagliente che hai provato a mascherare durante tutta la conversazione, ma che adesso ti attraversa come una scarica. Non sai se hai vinto. Ma di sicuro non hai perso. E con lei, questo è già tanto. Forse anche troppo. Entri nel cortile come se il cemento fosse tuo. Occhi bassi, spalle larghe. Qualcuno ti lancia uno sguardo. Magari l’hanno notato, quel momento con Scarlett. Magari no. Poco importa. Passi l'ingresso e ti lasci alle spalle il rumore delle chiacchiere da branco. Il corridoio è più quieto. L’aria sa di carta e disinfettante. Ti guardi attorno e ti vedi venire incontro Ben. Ti intercetta come se ti stesse aspettando da due ore. “Oh! Darius! Ieri sera non ti sei connesso? Abbiamo fatto la sessione extra. Ti aspettavo! Potevamo salvarla, ma Liam ha deciso di entrare nella cripta da solo, ‘sto genio, e ovviamente ha attivato tutte le trappole. Fine del ladro. Game over. L’hai vista poi la roba che ho messo sulla chat? Il concept del nuovo boss? Ho disegnato pure la mappa. Una bomba.” Te lo spara tutto d’un fiato, come se avesse paura che potessi svanire a metà frase. Ha gli occhi pieni di entusiasmo sincero, quello raro. Ti guarda come uno che ti conosce davvero… almeno in parte… e non gliene frega niente dei drammi scolastici, delle gerarchie sociali o di Scarlett. Ti rilassa. Un po’. Ti rimette a terra, dopo il volo. E la tua adrenalina, piano, si trasforma in un sorriso appena accennato.
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TdS
Darius non sa che scarlett lo vede.. non ha fatto riferimento a parole.. ne lei ne samuel ne i suoi genitori.. quindi per il momento potrebbe benissimo essere convinto che è invisibile a chiunque.
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TdS
@TheBaddus @Voignar direi proprio che il tiro eccitare ci stia tutto in questo caso. Eccitare di darius su Scarlett: 6+1+1=8 successo parziale. (Il secondo +1 è un bonus che gli ho dato io per via del "tatuaggio" per motivi che so io 🤣) A questo punto scarlett può scegliere se dargli un filo oppure se scegliere una reazione della lista: Mi concedo a te Prometto qualcosa che penso tu voglia Mi imbarazzo e agisco di conseguenza
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Ghal Maraz Nathan Clark Ti fermi appena fuori dai cancelli della Saint Liliane, mentre l’onda del solito brusio mattutino ti arriva addosso più tagliente del solito. Ti guardi attorno e subito la senti: quella sensazione scomoda di essere osservato. Occhi puntati, teste che si voltano appena abbastanza per sembrare distratte, ma non lo sono affatto. Qualcuno bisbiglia. Una ragazza ti lancia un’occhiata storta, poi subito distoglie lo sguardo. Un gruppo di due-tre ragazzi, uno con lo zaino ancora mezzo aperto, commenta qualcosa sottovoce, e anche se non senti tutto, sai bene su cos’è che parlano. La scenata in mensa. Quella non è passata inosservata. E oggi, addosso, ti porti un alone che sa di giudizio, malcelata curiosità, e un pizzico di cattiveria. Fai un respiro profondo. I cancelli si stanno aprendo. Ti muovi a passo lento, senza fretta, con quello strano miscuglio addosso di chi vorrebbe scomparire e, allo stesso tempo, farsi vedere per com’è davvero. Cerchi un volto familiare. Sasha è già oltre il cancello, in mezzo al cortile. Sta battibeccando con un tipo — un ragazzo robusto, dall’aria sportiva — e i due sembrano a un passo dal prendersi a pugni per gioco. Pugni leggeri nell’aria, passi rapidi, risate smorzate e sguardi complici. È chiaro che si conoscono bene. Ed è chiaro che lei oggi non ha il tempo né la testa per te. Poi vedi Max. Nascosto in un angolo più ombroso, appena defilato dal flusso degli studenti. È in compagnia di due suoi amici — gente che probabilmente non sai nemmeno come si chiama, ma che riconosci bene di vista: uno è alto e smilzo, pelle scura e sorriso sbilenco; l’altro è più basso, con un’aria perennemente spaurita, come se fosse sempre appena dopo una brutta notizia. Stanno confabulando. Si passano qualcosa con naturalezza malcelata, si lanciano sguardi nervosi e risate fuori tempo. Un misto tra paranoia e entusiasmo. Tu resti lì, al limite tra fuori e dentro. Il piede oltre il cancello, lo sguardo che si chiede se valga la pena. Avvicinarsi a Max? Fingere che vada tutto bene? Andare da Sasha, anche se ora ride con qualcun altro? O semplicemente startene per i fatti tuoi? Nel mentre controlli il tuo telefono. Da Noah ancora nessuna risposta. Off topic Sì sì.. segna pure la promessa da Tyler @SNESferatu Ana Rivero Chiacchierando, siete finalmente arrivate nel piccolo piazzale davanti al cancello della scuola. Eliza, accanto a te, lancia una delle sue frecciate a voce mezza bassa, mezza divertita: «Uh-oh… scontro tra principesse. Una mi sa che perderà la corona.» Segui la direzione del suo sguardo e noti un folto gruppo di studenti raccolti a cerchio, come falene intorno al fuoco. Al centro del gruppo distingui le figure di Orion e Jeremy. I due si scambiano frecciatine velenose. «Jeremy uno, Orion zero. Che figuraccia. Mamma mia.» Commenta Eliza. La voce le esce leggera, quasi svogliata. Come se la cosa, in fin dei conti, non le importasse veramente. Hai seguito lo scambio di battute tra i due… ma solo a metà. Non ti serve ascoltare ogni parola però per capire chi ha vinto. Basta guardare i corpi. Le bocche che ridono. Gli sguardi che si voltano altrove. Basta guardare Orion, immobile, schiacciato dal silenzio che segue la disfatta. Come una statua crepata al centro della piazza. Ma non è lui che ti fa rimanere senza fiato. Lo sguardo ti è scivolato via. Altrove… Lo hai visto con la coda dell’occhio e il tuo cuore ha salta un battito. Forse due. Darius. Sì, è lui. È vivo. È qui. Lo osservi per qualche secondo in più del necessario. Perché non riesci a farne a meno. Perché ieri nel bosco eri convinta di… No, meglio non pensarci. Non adesso. E invece ora è qui… in piedi, vicino al cancello, qualche metro più avanti. Ti sembra persino in forma. Sta aspettand… Scarlett. Lo capisci dal modo in cui la guarda. Diretto. Attento. Eliza al tuo fianco borbotta ancora qualcosa ancora su Orion, su quanto si sia “sputtanato” e su come “nessuno abbia pietà per chi si crede regina”. La ascolti a malapena… Il tuo sguardo resta su Darius. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Il ragazzetto si fa sempre più piccolo. Te lo immagini proprio così: una figura minuscola che si stringe su se stessa, come se volesse diventare trasparente e scomparire. Quando gli fai notare — con una semplicità quasi crudele — che Ashley gli piace, arrossisce come un peperone. Ma non dice nulla. Non ne ha il coraggio. Troppo schiacciato dalla tua presenza, troppo perso in quell’aura che lo immobilizza. Quando gli dici che Ashley non è interessata a Derek, vedi il sollievo attraversargli il volto come un’onda. Deglutisce. Tira un sospiro che cerca di non far sentire, ma che è troppo profondo per non essere notato. Poi arrivate al dunque. Al pagamento. Ed è lì che lo sbrani del tutto. Parli sicura, con quel tono che non ammette repliche, gli punti addosso la tua sicurezza come un faretto rovente, e lo vedi… crollare. Lentamente, con grazia. Come tutte le prede che capiscono che non c’è scampo, ma che sperano ancora che essere docili le salverà. Scava nel borsellino. Fa pena. Letteralmente. Non ha nemmeno la lucidità per mentire o chiedere tempo. Ti guarda, spaesato, poi deglutisce di nuovo — lo senti proprio il suono — e mormora qualcosa tipo: "Ehm… Trenta… prendo i trenta. Non… non ho altro." Ti viene quasi da sospirare. Troppo facile. Non c’è nemmeno una sfida, nemmeno un momento in cui devi usare sul serio le armi più sottili del tuo arsenale. La sua non è nemmeno devozione… è paura. Quella vera, quella che confina con l’obbedienza cieca. Quella che — lo capisci adesso — potrebbe portarlo a fare qualunque cosa tu gli chieda. Qualunque. È in quel momento, mentre stai per concludere e sbrigarti a dargli le “istruzioni”, che senti uno sguardo su di te. Alzi gli occhi, oltre la spalla del ragazzino. Darius. Ti osserva in silenzio. Come se stesse cercando un varco. O un momento giusto. Ha quell’espressione di chi vuole parlarti. Lo hai sempre visto come un oggetto inutile, da spostare o ignorare a seconda delle esigenze. Eppure stamattina c’è qualcosa di diverso. Forse è il modo in cui la luce filtra alle sue spalle. Forse è quel tatuaggio tribale che gli sale dalla clavicola al collo e che ti fa pensare proprio a tuo padre. Mai notato prima. Strano. È come se, di colpo, valesse qualcosa in più. Non ti smuovi di un millimetro. Hai ancora un cliente da liquidare. Off game a dire il vero no.. non ho ben capito dove vuoi andare a parare… solo vaghe idee… mi godrò la sorpresa pure io. Non mi sembra che in game si attivino mosse.. gelare qualcuno é più per sminuirlo in pubblico, voi state parlando da soli.. poi il livello di potere è talmente sbilanciato a tuo favore che, secondo me, ottieni un FILO su di lui solo per l’approccio narrativo. Ti direi poi di interagire direttamente con Darius. Ps. La scena di Orion non è molto lontana da te. La percepisci.. noti che sta succedendo qualcosa tra lui e Jeremy ma, per il momento, non ne sei particolarmente coinvolta. @Theraimbownerd Orion Kykero Il gelo cala improvviso intorno a voi. Come un’onda silenziosa che si porta via ogni risata, ogni rumore, ogni sussurro. Hai risposto a tono. Come fai sempre. Con classe, veleno e un sorriso finto. Una battuta perfetta, tagliente al punto giusto. Di solito basta a zittire chiunque. Ma stavolta no. Nessuno dei presenti ride. Nessuno ti spalleggia. Nessuna spalla su cui poggiare anche solo lo sguardo. Nessuna Juno. Nessuna Diana. Nessuna Alice. Solo tu. Tu, di fronte a Jeremy e alla sua cricca. Tu, sotto gli occhi di decine di studenti che ora ti guardano come si guarda una crepa in una vetrina perfetta. Vacilli… perdi sicurezza e ti senti in difetto… E Jeremy se ne accorge. «Aww, guarda che carino…» Il suo sorriso è la cosa più bastarda che tu abbia visto da settimane. «Parla di trucco e successo con le ragazze… eppure oggi sembra più la reginetta che ha perso la corona che non un principe.» La sua voce è forte, spavalda, studiata. Sa dove colpire. E la sua gente — e non solo — ride. Ride davvero. Il colpo arriva basso. «A proposito, ragazzi… sabato faccio una festa anch’io. Vediamo dove andrà più gente, no?» Si gira verso la folla come un presentatore sul palco: «Chi preferite? Un palco con musica vera o un divanetto con la reginetta Orion i suoi tè speziati e i suoi trucchi per sembrare un ometto?» Un paio di voci ridacchiano. Alcuni sguardi si abbassano. Altri si girano dall’altra parte. Nessuno, nessuno ti lancia un’ancora. Per un istante non riesci a parlare. Ti senti imbambolato. Come se la lingua si fosse incollata al palato. Tu che sai sempre cosa dire. Tu che hai sempre l’ultima parola. Ora sei lì. Muto. Vuoto. Jeremy ti passa accanto. Ti sfiora appena con la spalla. «Ci si vede, reginetta.» E se ne va. I suoi lo seguono. Vincenti. Trionfanti. Schifosamente sicuri. Resti lì. Ti guardano. Alcuni con divertimento. Ma i peggiori sono quelli che ti guardano con pietà. Come se avessero appena visto un re farsi umiliare in mutande in mezzo alla piazza. Quel calore che senti salire dentro non è imbarazzo. Non è vergogna. È rabbia. Feroce. Bruciante. Qualcosa ti si spezza dentro. O si accende. O entrambe le cose. Non importa. Qualcuno pagherà. Non sai ancora chi. Ma non puoi permettere che questa ferita resti aperta. Uno di loro. Uno qualunque. Diventerà il bersaglio. E sarà solo l’inizio. Off game La tua frase attivava proprio la mossa gelare qualcuno.. purtroppo i dadi sono stati inclementi col povero Orion.. un peso inizio di giornata. Gelare qualcuno: 2+2 = 4 Fallimento Si INNESCA IL TUO SE OSCURO!!! Buon divertimento 😁😁 Segna 1 PUNTO ESPERIENZA. @Voignar Darius Whitesand Ti avvicini in silenzio. Passi leggeri, lo sguardo fisso su Scarlett. Lei è il ragazzetto timido stanno parlando piano, ma riesci a cogliere qualche stralcio. Parole tipo “ti piace”, “30 dollari”, “te lo dico io”. Il tono è quello che conosci: quello affilato e tagliente che lei usa quando tiene le redini strette, quando gioca col coltello dalla parte del manico. Il ragazzino… Fa tenerezza. Sembra un cerbiatto finito nella tana di un drago. Ma oggi non è il giorno in cui ti interessano i cerbiatti. O i giochi di Scarlett. Hai la testa piena di pensieri che ronzano come mosche dentro una stanza chiusa. Ti bruciano ancora addosso gli strascichi del sogno. L’orrenda sensazione del giorno prima. Quella sensazione che non riesci a scrollarti di dosso. Quel sentore di qualcosa che è cambiato, anche se ancora non sai bene cosa. La guardi. La fissi, a dire il vero. E lei ti vede. C'è un impercettibile scarto nel suo volto, una lieve distrazione perfettamente calcolata. Ti ha registrato. Sa che sei lì. E tu sai che ci metterà pochissimo a liquidare la questione con quel povero disgraziato. Non dici nulla. Non c’è bisogno. Non è questo il momento delle parole. Resti lì. In attesa. Off game Direi che poi, puoi interagire direttamente con Scarlett. Ps. La scena di Orion non è molto lontana da te. La percepisci.. noti che sta succedendo qualcosa tra lui e Jeremy ma, per il momento, non ne sei particolarmente coinvolto.
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TdS
Ci sta.. mi piace
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@SNESferatu Ana Rivero Quando accenni in direzione della bambina anche Eliza si volta a guardarla. I suoi capelli si muovono seguendo la rotazione del suo corpo e portandoti alle narici una ventata del suo profumo. Quando si volta nuovamente verso di te ha un sorriso tenero stampato sul viso “Si… oh meglio… sorellastra!” Risponde tornando ad un’espressione più neutra. “Padre diverso, stessa madre… Purtroppo!” Cogli un pizzico di amarezza nella sua ultima parola. “Già… Io l’adoro!” Commenta poi, abbozzando un altro sorriso. “Si chiama Christine…” Iniziate a camminare una di fianco all’altra, in direzione della scuola. Dopo un interminabile attimo di silenzio, riprende a parlare. “Oh… Scusa ancora se ieri sono scappata via così… Ma dovevo passare a recuperarla qua all’asilo ed era già tardissimo!” Mentre termina la frase, svoltate strada e giungete in vista della Saint Liliane High School. I cancelli sono già aperti. @Ghal Maraz Nathan Clark Tyler ti guarda mentre parli, annuisce piano, il viso rilassato ma attento, con quel modo tranquillo tutto suo di essere presente senza mai invadente. «Hai ragione su tutto. Cory è uno che non accetta di perdere. Soprattutto davanti a tutti. E so benissimo che averlo ripreso davanti alla squadra ieri non gli è piaciuto per niente… ma sinceramente? Era giusto farlo.» Fa una pausa, si gratta la nuca con un mezzo sorriso. «Se se la prende anche con me, che si arrangi. Me ne frega il giusto.» Poi, al tuo patto, ti sorride davvero. «Affare fatto. Tu non fai più casino con la squadra, io provo a tenere a bada le sue stupidaggini… per quanto possibile.» Ti dà una pacca sulla spalla, leggera ma decisa. «E se dovesse davvero cercare di fare qualcosa fuori da scuola… dimmelo. Sul serio.» A quel punto, Tyler fa un mezzo cenno col capo verso il davanti della scuola. «Andiamo?» Vi incamminate insieme, in un silenzio quasi comodo, lasciando il vicolo sul retro alle spalle. Attorno a voi, il rumore della mattina è ormai diventato brusìo costante: studenti ovunque, battute troppo forti dette apposta per farsi sentire, qualche risata e le solite occhiate di routine. I cancelli della Saint Liliane High ora sono spalancati, e un flusso costante di ragazzi e ragazze si riversa dentro l’edificio, come se nulla fosse successo il giorno prima. Tyler ti saluta e lo vedi dirigersi verso una delle due sorelle gemelle di Orion… così su due piedi non sapresti dire quale, non sei mai stata bravo nel distinguerle. @Voignar Darius Whitesand La macchina sobbalza appena prende l’ultima curva prima del parcheggio della Saint Liliane High School, e tu cerchi ancora le parole giuste. Samuel ti lancia un’occhiata di sbieco mentre guida. Ti studia da sopra gli occhiali da sole, le mani salde sul volante. Capisce che stai cercando di dire qualcosa, ma non riesci a decifrare il tuo tono, e ancor meno le tue parole. «L’Alba ti ha fatto qualcosa?» ripete piano, quasi tra sé, poi scuote la testa con un piccolo sorriso perplesso. «Hai sempre avuto una certa… fantasia, Darius… Ma stavolta sembri diverso. Strano… criptico. Senti, se tu pensi che questo sogno, o qualsiasi cosa sia stata, significhi qualcosa, allora segui quella sensazione e cerca di venirne a capo.» Il silenzio scende per un attimo, rotto solo dal blando ronzio del motore. «Io ti copro, qualunque cosa sia. E vedrò di capirne qualcosa… Ma tieni gli occhi aperti, chiaro? E tienimi aggiornato.» Poi accosta, mette il freno a mano, e ti dà una pacca leggera sulla spalla. «Vai. Ci vediamo stasera.» Scendi dalla macchina, lo zaino in spalla e quel senso di sospensione ancora addosso. L’aria è pungente, e il cielo chiaro sopra la scuola sembra promettere una giornata più serena della precedente, ma tu hai la netta impressione che qualcosa — qualcuno — sia già in movimento. Davanti all'ingresso principale, tra la folla degli studenti che si accalca a gruppi rumorosi, la riconosci subito: Scarlett, ferma come sempre accanto al cancello. Ha quell'atteggiamento calmo, distaccato e quasi regale, la sigaretta tra le dita e l’aria di chi potrebbe comandare il mon. Accanto a lei c’è un ragazzino… minuscolo rispetto a lei… che parla a voce bassissima, con lo sguardo fisso sulle sue scarpe. Anche da lontano, percepisci chiaramente l’imbarazzo, il timore, l'ammirazione, come onde invisibili che partono da lui e si infrangono contro l’aura che Scarlett emana. Non senti nulla, troppo distante, coperto dal rumore delle chiacchiere e dei passi. Ma è chiaro: il ragazzino sta chiedendo qualcosa, e Scarlett lo sta ascoltando. Ti giri un momento per cercare Nathan, ma niente. Non lo vedi tra i volti familiari o nelle solite zone dove staziona. Forse è già dentro. O forse... è in ritardo. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Ti muovi con passo deciso, mentre lasci il boschetto dietro la scuola. La conversazione con Orion ti ha lasciato addosso una sensazione piacevole: non solo per com’è andata… sì, è andata proprio come volevi… ma perché ti ha ricordato quanto controllo sai esercitare quando vuoi. Il senso di potere che ti accompagna da stamattina, da quel sogno, pulsa ancora sotto pelle. Non è solo un'impressione: è una corrente. E ora che torni davanti alla Saint Liliane High, ti senti quasi caricata, come se camminassi con la certezza che ogni sguardo si piegherà al tuo. Arrivi al tuo solito angolo, quello appena fuori dal cancello, dove chi sa… o ha bisogno… ti trova. Ti accendi una sigaretta con un gesto lento e controllato, lasci che il fumo ti avvolga il viso come una corona sottile. Appoggi un piede contro il muretto e aspetti. Non devi aspettare molto. Un ragazzetto, occhiali spessi, zaino più grande di lui, l’aria di uno che ha sbagliato universo si avvicina a piccoli passi esitanti. Dalla postura si capisce che ci ha messo un’eternità a trovare il coraggio. «Ehm… tu sei… sei Scarlett, giusto?» La voce è un sussurro. Non ha alcun bisogno di chiedertelo: lo sa benissimo. È il tono di chi ha già sentito parlare di te, di chi ti teme un po’ e forse ti ammira in silenzio. «Cioè… scusa se disturbo, io sono quello che ti ha scritto ieri… ehm… quello del primo anno e… e niente, volevo solo chiederti una cosa, se è possibile. Cioè… se non è un problema.» Pausa. Fa un passo avanti, abbassa la voce. «C’è una ragazza della mia classe… si chiama Ashley Porter, e… cioè, secondo me le piace un ragazzo del secondo anno, uno tipo sportivo, credo si chiami Derek Collins. Ecco, volevo solo sapere se… se è vero. Se… tipo… tu puoi scoprirlo. E… e se magari questo tipo ha degli scheletri nell’armadio… ecco…» Ti guarda con occhi ansiosi, e in quel momento è palese: non ha idea di come funzioni con te. Fa una pausa imbarazzante. Si tocca la nuca, abbassa gli occhi, poi butta fuori le parole come se si stesse giocando il futuro. «Ehm… cioè… non so se… c’è… qualcosa che vuoi in cambio? Non so se si… paga? O se… cioè… serve tipo fare qualcosa? Io non so come funziona…» È tutto lì, davanti a te: titubante, piccolo, disarmato. Un cucciolo che si è avvicinato al drago, sapendo che potrebbe graffiarlo solo per noia. Sta solo aspettando di sapere quale sarà il prezzo. Off game Ci sta che il tuo senso di potere di stamattina si noti dall’esterno… sicuramente le persone più sensibili potranno notare questa aura di potere che hai intorno. Comunque.. se te lo stessi chiedendo… non hai nessunissima idea di chi siano questo ragazzino, derek collins ne tanto meno ashley porter. Sono oggetti talmente privi di valore per te che nemmeno sapevi esistessero. @Theraimbownerd Orion Kykero Una volta che Scarlett si allontana nel suo passo calmo e sicuro, resti lì nel boschetto ancora qualche secondo. L’ombra degli alberi ti avvolge mentre la osservi andarsene, e un’eco sottile di quella conversazione ti resta addosso come il riflesso di qualcosa che sai di non aver del tutto capito… c’era qualcosa in Scarlett questa mattina… un’aura… Non sapresti come altro definirla. Quella ragazza sa davvero come ottenere quello che vuole. Forse hai fatto bene a rivolgerti proprio a lei per portare avanti la tua splendida vendetta. Aspetti un attimo, come a voler far sedimentare tutto. Poi volgi lo sguardo verso il vicolo in cui poco prima avevi visto Tyler e Nathan parlare. Niente. Sono già spariti. Probabilmente hanno finito di parlare e sono tornati anche loro sul davanti della scuola. Alla fine, sospiri piano e torni anche tu sui tuoi passi. Quando esci dalla zona alberata e ti ritrovi di nuovo sul vialetto davanti alla Saint Liliane High, è ormai chiaro che quasi tutti sono arrivati. Studenti ovunque: alcuni in gruppo che ridono, altri che ascoltano musica, qualcuno ancora mezzo addormentato. Ti guardi intorno, scrutando i volti. E tra le tante teste, ecco Darius, appena sceso da una macchina. Si guarda intorno, un po’ spaesato, come se cercasse qualcuno o qualcosa. Ti fermi un secondo a osservarlo, e avverti solo per un’istante una strana sensazione… Senti un brivido lungo la schiena, passeggero, fugace. La mente, non sai perché corre al giorno prima, al momento in cui, dopo il rituale, sei tornato nella stanza cerimoniale per raccogliere il calice caduto. Distogli lo sguardo… La sensazione passa… noti di nuovo Scarlett. È lì, sempre nel suo angolo vicino al cancello della scuola, appoggiata al muro. C’è un ragazzino davanti a lei, primo anno probabilmente, minuscolo e tutto intimidito, che farfuglia qualcosa. Scarlett lo ascolta fumando, imperturbabile. Evidentemente si è già buttata in una nuova trattativa. Non ci sono molti altri volti noti in giro. Ma poi, oltre il cancello, dentro il cortile della scuola, li vedi: Tyler e Juno. Camminano uno accanto all’altra. Tyler si gratta la nuca, mentre Juno ride, divertita, con quell’aria leggera e spensierata che la contraddistingue. Fai un passo verso il cancello, ma qualcosa… o meglio, qualcuno… ti blocca. Alle tue spalle, una risatina pungente, inconfondibile. Ti volti di scatto. «Guarda un po’ chi c’è! La reginetta della scuola!» esclama una voce familiare, satura di finta allegria e veleno sottile. Poi un’altra frecciatina, mentre la sua cricca scoppia a ridere: «Attento, eh, che a forza di correre e sudare potresti perdere il trucco della barba finta… o la corona magari. Bella la foto di ieri, comunque! Ha fatto successo su Blabber!» Jeremy, ovviamente. E la sua banda alle spalle. Sorrisi falsi, spalle larghe, e quegli occhi che non aspettano altro che vederti reagire.
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TdS
Ovviamente sarebbe innaturale che tuo zio non si preoccupi per come ti ha visto e trovato… sarebbe stato poco realistico… il fatto che la runa che hai impressa non ti permetta di spiegargli direttamente cosa ti sia successo é una complicazione aggiuntiva per rendere più interessante e complessa la cosa per Darius.. una sfida in più… ma ovviamente zio Samuel capisce che c’è qualcosa che non va e farà le sue indagini e supposizioni… Darius dovrà fare le sue in modo indipendente! Ovviamente Scarlett ha ben presente chi sia Jeremy… é abbastanza in vista a scuola… ha anche lui una sua piccola cerchia come Orion… non allo stesso livello, ma anche lui è di famiglia ricca e ha buone risorse dalla sua. Questo più o meno lo conoscono tutti… Quello che sa Scarlett Scarlett non sa molto di Jeremy… Lui non le ha mai chiesto nessun favore e i due non si sono parlati praticamente mai… Però conosce un pettegolezzo succoso su di lui che in pochi conoscono… Pare che, durante una festa al lago sul finire della scorsa estate, Jeremy un po’ ubriaco si sia dichiarato a Valentine Lane: una ragazza del secondo anno decisamente poco cool e non propriamente bella. Lei però lo ha rifiutato. Ovviamente in pochissimi hanno assistito alla scena e ne sono a conoscenza e, dal giorno dopo, Jeremy e il suo gruppo hanno preso di mira Valentine bullizzandola. Sono andati avanti per qualche mesetto… Sei venuta a sapere la cosa da una fonte abbastanza certa, da un membro stesso della cerchia di Jeremy.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Ghal Maraz Nathan Clark «Ehi, Nate… davvero, tranquillo. Va tutto bene.» Ti sorride mentre parli. «Ti capisco, sai? Non dico che sia stato facile beccarsi quell’attacco dal nulla, eh, ma... posso immaginare com’eri messo in quel momento. E poi, diciamocelo, Cory è un cazzone. Lo so. Lo sappiamo tutti.» Si passa una mano tra i capelli, sbuffando piano. «Il fatto è che… alla fine però hai toccato un tasto dolente per me… Avevi ragione… a volte ho chiuso un occhio. Più di una volta. Non perché non mi importasse, ma perché… beh, Cory è forte. È fondamentale per la squadra. E io… io tengo tanto alla squadra. Forse troppo. Ma sì, ci ho costruito sopra tanto, e a volte faccio fatica a separare le cose. Allenamenti, partite, risultati. A volte diventa tutto così grande che... il resto scivola un po’ via.» Fa una pausa. Non per effetto scenico. Solo perché, per un attimo, forse si sente schifosamente colpevole. «Ho cercato, ogni volta che potevo, di difendere chi finiva nel suo mirino. Davvero. Ma non riesco a esserci sempre, non riesco a vedere tutto. E questo mi dà fastidio. Perché, se c’è una cosa che voglio essere, è uno che fa la differenza in positivo, non uno che guarda altrove.» Ti guarda negli occhi, serio. Nella sua voce non c’è finzione o voglia di apparire… La tua parte fatata ti fa intuire che è sincero… al cento per cento. «Quindi sì, anche io ti chiedo scusa. Per non aver visto. Per non essere intervenuto prima.» Poi, lasciando cadere un po’ la tensione: «Comunque… ieri, all’allenamento, ho parlato con Edwards. Gli ho detto di lasciarti in pace. Gli ho detto chiaramente che se ha problemi con te, può parlarne con me.» Inarca un sopracciglio, un po’ scettico. «Non ha detto nulla, ma ha fatto quel suo solito sorrisetto del cavolo. Come a dire “sì sì, ho capito” mentre in realtà sta già tramando qualcosa. Quindi... tieni gli occhi aperti, ok?» Ti da una pacca leggera sulla spalla. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Ti avvicini furtiva. Il vicolo che dà sul boschetto dietro alla scuola é praticamente deserto ad esclusione di voi tre. Dopotutto avevi scelto questo come punto di scambio con Orion proprio per avere una massima discrezione. Riesci ad avvicinarti non vista, quel tanto che basta per cogliere parte della loro conversazione. Ti nascondi dietro il grosso tronco di un albero ai limiti del boschetto. Sta parlando Nathan… il suo tono è tranquillo.. quello di una persona che vuole scusarsi e chiarirsi con calma. "…ero andato totalmente fuori di testa, e me la sono presa con te, che non avevi nessuna colpa. Non c'entravi proprio nulla: Ben ha ragione, tu sei un bravo ragazzo. Mi sa che sei lo stampino del bravo ragazzo... Ero io a essere letteralmente fuori di me, lì, in quel momento (e forse ľhai magari notato...): non so dirti se me la stavo facendo sotto perché avevo sfidato apertamente Cory, o se era adrenalina, o cosa… E credo anche che aver fatto quel che ho fatto, come ľho fatto... beh, non è stata una gran furbata. Però Cory non è facile da colpire e, beh, a volte facciamo c@$$@te convinti di fare il giusto. Quindi, eh... ecco, ti prego di scusarmi, se ti va. E ti prometto che me la prenderò con Cory in maniera diversa: niente spiate e niente casini alla squadra". Tyler lo osserva per tutto il tempo con un sorriso stampato in fronte. Non lo stesso sorriso che gli hai visto nel sogno… un sorriso più benevolo, sincero. Alla fine gli risponde. «Ehi, Nate… davvero, tranquillo. Va tutto bene…Ti capisco, sai? Non dico che sia stato facile beccarsi quell’attacco dal nulla, eh, ma... posso immaginare com’eri messo in quel momento. E poi, diciamocelo, Cory è un cazzone. Lo so. Lo sappiamo tutti.» Si passa una mano tra i capelli, sbuffando piano. «Il fatto è che… alla fine però hai toccato un tasto dolente per me… Avevi ragione… a volte ho chiuso un occhio. Più di una volta. Non perché non mi importasse, ma perché… beh, Cory è forte. È fondamentale per la squadra. E io… io tengo tanto alla squadra. Forse troppo. Ma sì, ci ho costruito sopra tanto, e a volte faccio fatica a separare le cose. Allenamenti, partite, risultati. A volte diventa tutto così grande che... il resto scivola un po’ via.» Fa una pausa. «Ho cercato, ogni volta che potevo, di difendere chi finiva nel suo mirino. Davvero. Ma non riesco a esserci sempre...» Alle tue spalle la voce di Orion ti fa sobbalzare, distraendoti dalla conversazione. Off game Da qui continuate pure tu e Orion. @Theraimbownerd Orion Kykero Lasciate le tue sorelle gemelle, ti dirigi in direzione del vicolo sul retro della scuola, quello che dà sul bosco. Non sai bene nemmeno tu se sia una buona idea, ma decidi di arrivarci non per il vicolo asfaltato, ma addentrandoti direttamente nel bosco. Non è sicuramente il tuo ambiente, camminare così tra gli alberi è nella natura potrebbe sicuramente rovinare e sporcare i tuoi vestiti puliti e di conseguenza la tua immagine… Tuttavia, preferisci non farti beccare da nessuno in compagnia di Scarlett, soprattutto mentre state facendo certi scambi di questo tipo. La vedi nascosta dietro un albero… sembra intenta a origliare qualcosa e, di fatti, vedi nel vicolo, poco più avanti, Nathan e e Tyler intenti a discutere con calma. Quando ti avvicini a lei non si accorge della tua presenza finché non le parli. Off game Da qui procedi pure con Scarlett.. @Voignar Darius Whitesand Il rumore regolare del motore accompagna il silenzio carico tra te e lo zio. Solo dopo qualche minuto, mentre la strada verso la scuola si distende davanti a voi, Samuel rompe il silenzio, senza togliere gli occhi dalla strada. «Darius... stai bene davvero?» La domanda è semplice, ma il tono no. È serio, quasi esitante. Sa bene che c’è di più. «Guarda che puoi dirmelo. Tua madre non c’è adesso, quindi lascia perdere le scuse da due soldi sul cibo della mensa.» Fa una pausa. Il suo sguardo si fa più attento, anche se resta concentrato sulla guida. «Ieri, quando ti ho trovato là fuori... sembravi mezzo svenuto. Non avevi colore in faccia. Sbiascicavi parole che non si capivano… come se stessi sognando a occhi aperti, o peggio.» Ti lancia un’occhiata fugace, come a cercare conferme, o forse a pesare le tue reazioni. «Non ti sto facendo il terzo grado, lo sai. Ma mi sono spaventato. Davvero.» La macchina rallenta leggermente mentre si avvicina a un incrocio. «Hai un’idea... di quello che ti è successo ieri? O qualcosa che dovrei sapere? Perché se c’è anche solo una possibilità che tu ti stia cacciando in qualche guaio più grosso di quello che pensi, beh, ho bisogno di saperlo.» Poi, con voce un po’ più morbida: «Non sono qui per giudicarti. Solo per aiutarti. Ma posso farlo solo se mi lasci entrare.» Lo zio torna a guardare avanti, lasciandoti spazio per parlare. Senza fretta. Ma in quell'attimo, capisci che non è una delle solite frasi degli adulti. Lui parla sul serio. Ieri, quando hai provato a spiegargli, le tue parole sono uscite come un rumore incomprensibile… Sarà così anche oggi? Hai un simbolo sul petto che risale fino alla base del collo… sai che in parte è visibile dal collo della maglietta… eppure ne lo zio ne tua madre sembrano essersene accorti. Possibile che non lo vedano? @SNESferatu Ana Rivero “Cinquantapercentoamico, neanche amico completo.” Tuo padre ti guarda sopra la tazza di caffè, ripetendo le tue stesse parole. Il suo sguardo è lungo, indagatore, poi lascia uscire un breve sospiro dal naso e scuote appena la testa. Ma stavolta non sembra deluso. Forse... sollevato. «Va bene così. L'importante è che ti stia sforzando. Non per me, per te stessa. Ne riparleremo tra un po’, sono sicuro che capirai che è la strada giusta. E fidati, non te ne pentirai.» Pausa. Sorseggia ancora. Poi aggiunge con tono neutro, ma deciso: «Sono felice per te, Ana.» Al tuo accenno al coach, invece, si irrigidisce appena. Le dita tamburellano un secondo sul bordo del piatto. Non ti interrompe. Ascolta. Quando parli del medico, resta pensieroso. Gli occhi si socchiudono, come se stesse già rivedendo mentalmente le connessioni giuste da muovere. «Ci penso io» dice infine. «Contatterò il dottor Delaney. È affidabile e... discreto. Ha già sistemato un paio di carte in passato per certe urgenze.» Ti guarda stavolta con uno sguardo più duro, meno da padre affettuoso e più da uomo d'affari. «Ma mi raccomando… non metterti troppo in mostra davanti agli altri. Se ti becca davvero, dovrò fare molto di più che falsificare un certificato. E a quel punto, le cose si complicherebbero anche per te. Capito, Ana?» Quando finalmente esci da casa, il cielo è limpido, il sole ancora basso, ma già forte abbastanza da creare ombre nette sui marciapiedi bagnati di rugiada. Alcuni passanti vanno di fretta, altri sembrano addormentati sui loro stessi passi. Il fiato gli esce dalle bocche come piccoli spettri in dissolvenza, indice che probabilmente il freddo é ancora pungente. Mentre superi l’angolo tra Rose Street e l’incrocio col vialetto che porta alla Saint Liliane lo sguardo però ti cade su una persona in particolare: Eliza. È lì, accovacciata accanto a una bimba piccola: bionda, magra, codini storti e un giaccone che probabilmente era di qualcun altro prima. C’è tenerezza nel modo in cui le sistema una ciocca dietro l’orecchio, nel gesto con cui le sfiora la testa e le dà un piccolo bacio sulla fronte. La bimba sorride, poi si gira e corre goffamente verso l’ingresso dell’asilo. L’insegna è scolorita: “Lilac Hallow Nursery.” Eliza si rialza, si gira, e ti vede. Si blocca. Un secondo di silenzio tra voi, rotto solo dal rumore dei passi e qualche uccellino che cinguetta lontano. Il suo sguardo non è quello di ieri. È morbido, seppur diffidente. Come se tu l’avessi colta in un momento in cui le era permesso essere più umana. Poi, con voce bassa, ma ferma, ti saluta.
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TdS
Andata!! Mi piace!! 🤣🤣
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TdS
@TheBaddus ti rispondo qui.. allora ti direi che secondo me non si attiva nessuna mossa. Come sistema cuori di mostro non prevede tiri contrapposti o attivazione di mosse per gestire la furtivita.. io credo che vadano gestite narrativamente questa situazioni.. puoi decidere tu liberamente se fare che scarlett riesce a stare furtiva e non farsi vedere oppure fare che fa un passo falso e nathan e tyler ti scoprono.. in base a cosa credi che sia più interessante per la narrazione condivisa.. poi, ovviamente, se il tuo pg rimane "passivo" per troppo tempo, posso decidere io eventualmente se usare una mossa del master per metterti in difficoltà o meno.. però per il momento lascio a te la scelta di dove portare la storia.
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@Ghal Maraz Nathan Clark L’aria fresca del mattino, tipica di una primavera appena iniziata, ti colpisce il viso e ti aiuta a svegliarti del tutto. A differenza del giorno prima, la giornata promette decisamente meglio — almeno sul fronte del tempo. Il cielo è limpido, terso, e il sole comincia appena a filtrare da dietro le fronde lontane della foresta, gettando lunghe ombre dorate sull’asfalto ancora umido di rugiada. La prima a rispondere al messaggio è tua madre, praticamente subito dopo che hai scritto a Noah. “Va bene, tesoro! Mi raccomando, fai il bravo!” La risposta è affettuosa, leggera, la solita nota di normalità che ti accompagna ogni mattina. Passano circa cinque minuti — ormai sei quasi davanti alla scuola — quando arriva anche la risposta di Tyler. “Sono già quasi a scuola pure io… Ci troviamo dietro la scuola? Almeno possiamo chiarirci senza un sacco di curiosi attorno…” Di Noah, invece, nessuna notizia. Nessun messaggio, almeno per ora. Arrivato al Saint Liliane, noti che i cancelli sono ancora chiusi e in giro ci sono solo pochi studenti sparsi. Alcuni chiacchierano sottovoce, altri se ne stanno in silenzio, intenti a scrollare i telefoni o a sorseggiare caffè ancora fumante da bicchieri di carta. Fai il giro dell’edificio, diretto verso il punto che hai concordato con Tyler. Per ora non c’è nessuno. Ti guardi attorno, con un occhio sempre un po’ sospettoso — dopo tutto, Cory Edwards è ancora una minaccia. Ma la zona è tranquilla. Nessun movimento sospetto. Ti appoggi al muretto che costeggia la recinzione, incrociando le braccia. Il tempo di qualche respiro, e vedi Tyler arrivare da lontano. Anche lui a piedi. Ha lo zaino buttato su una spalla sola, e con l’altra mano ti fa un cenno di saluto mentre si avvicina con passo deciso, ma rilassato. “Ehi, Clark! È molto che aspetti?” La voce è amichevole, il tono quello di chi vuole tenere le cose tranquille, senza attriti. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Ti svegli ancora col corpo che pulsa di un’eco piacevole e profonda, una scia calda lasciata dal sogno e da quell’orgasmo che, onestamente, ti ha svoltato la giornata prima ancora che iniziasse. Il letto è un campo di battaglia — le lenzuola ammucchiate, il cuscino a terra, mutande scomparse, la prova evidente di quanto la notte sia stata intensa ancora impressa al centro del materasso. La doccia è il tuo tempio del risveglio. Acqua bollente, vapore che ti abbraccia, e il corpo che lentamente torna vigile. Sotto quel getto ti senti nuovamente potente, come se nulla oggi potesse fermarti. Scendi in cucina con l’accappatoio addosso e l’asciugamano attorcigliato tra i capelli. Tua madre è già lì, seduta al tavolo. Tazza di caffè tra le mani, sguardo annegato nel giornale. Ti saluta senza guardarti, un semplice cenno del mento. Nessun riferimento a quanto è successo la sera prima. Niente domande, niente accuse. Solo silenzio. Ma va bene così. Meglio così. Accendi il telefono. Hai una sola notifica. Emily. «Scusa ancora per ieri, Scarlett… Ci vediamo presto a scuola <3» Poche parole, ma sufficienti. Ti fanno sorridere un po’, anche se lo nascondi bene. Quando esci di casa, ti accendi una sigaretta. Cammini con passo deciso, la strada che conosci ormai a memoria ti scorre sotto i piedi. L’aria è frizzante, il sole splende, e tu ti senti semplicemente… potente. C’è una carica dentro di te che ti vibra addosso. Saranno gli effetti dell’orgasmo, o forse solo il fatto che oggi senti di avere il controllo. Di tutto. Raggiungi la zona dietro la scuola, lì dove avevi appuntamento con Orion. Ma ti fermi. Non c’è ancora. Ti guardi intorno, ciglia socchiuse per schermarti dalla luce del sole, e li vedi. In lontananza, Nathan e Tyler si stanno incontrando. Sono lì, a una trentina di metri, proprio ora. Parlano. Non ti hanno notata. Non ancora. @Voignar Darius Whitesand Ti svegli dopo una notte che definirla agitata sarebbe riduttivo. È stata lunga, complessa… snervante. Ti prepari in silenzio, poi scendi in cucina. Tua madre è già lì, con una tazza di caffè tra le mani. Accanto a lei, tuo zio. Appena ti vede, lei ti scruta attentamente, come una che vuole scoprire anche il minimo dettaglio fuori posto. Poi, finalmente, sorride. «Sono felice di vederti bene, tesoro. Come stai?» La voce è calda, ma piena di una sottile tensione. È evidente che si è preoccupata. «Tuo zio mi ha detto che ieri pomeriggio sei tornato con lui, che non stavi bene… è per questo che non sei sceso a cena, vero?» Dietro di lei, tuo zio fa una smorfia. Solleva appena le mani e scuote la testa, mimando qualcosa tipo: non le ho detto niente, tranquillo. Poi interviene con un tono finto casuale: «Probabilmente qualcosa di sbagliato mangiato alla mensa, no? Sai com’è… certe volte basta poco. Avevi una faccia...» Ridacchia, poi però ti osserva con quella strana curiosità trattenuta a fatica, come se morisse dalla voglia di rimanere da solo con te per capire. «Sicuro di stare meglio??» Ti fissa per un istante… Poi aggiunge: «Vuoi che ti accompagni a scuola? Così magari facciamo due chiacchiere lungo la strada…» @Theraimbownerd Orion Kykero La cucina profuma di pane caldo, marmellata e caffè. È l’odore rassicurante che accompagna ogni mattina in casa tua, anche se oggi, mentre entri con passo composto e l’aria perfettamente scolpita dal trucco, sembra che tutto si fermi un attimo. Consuela è la prima a notarti. Si gira dal lavello, ti regala uno dei suoi sorrisi sinceri e affettuosi. «Buongiorno, signorino Orion.» La sua voce è piena di calore, come sempre. Ma i suoi occhi, in quel breve secondo in cui ti osservano il viso, tradiscono un attimo di esitazione. Il trucco più marcato, l’ombra sulle guance, l’intensità del tuo sguardo: lei lo vede. E non approva. Tua madre arriva pochi istanti dopo. Silenziosa, elegante, il passo deciso sui tacchi anche prima delle otto del mattino. «Buongiorno, Orion.» Lo dice senza esitazioni, ma il suo sguardo incrocia il tuo come una lama su seta. Vede tutto. Il messaggio. L’intenzione. La sfida. Ma non raccoglie. Ti studia con lo stesso volto imperscrutabile con cui gestisce consiglieri, ambasciatori e avversari. Non sei diverso oggi: sei un enigma da trattare con strategia. Nessun commento. Nessuna reazione. Poi arrivano Diana e Juno. Juno, come sempre, porta luce con sé. «Ciao a tutti!» dice con l'entusiasmo contagioso di chi ama ogni nuova giornata come un dono personale. Abbraccia Consuela di slancio, dà un bacio sulla guancia a vostra madre e poi ti sorride con affetto. Diana, più attenta, ti squadra un attimo e capisce. «Stai benissimo, Orion.» Non è ironia, è sincera. Tua madre, a quel punto, cede. Solo un poco. «È sempre interessante vedere quanto impegno metti nel definire la tua immagine. Spero che anche la tua sostanza sia all’altezza della forma, oggi.» Il tono è leggero, il sorriso cortese. Ma l’affondo è lì, sotto la superficie, come una lama d’avorio: elegante e pericolosa. Consuela, come a voler sciogliere la tensione, annuncia: «Il signor James è già fuori. L’autista vi aspetta, ragazze.» Juno e Diana iniziano a muoversi, prendendo zaini, giacche, borse. Tu resti ancora un attimo, quasi a voler lasciare la scena per ultimo, come conviene a chi ha il ruolo centrale. Prima che tu possa uscire, però, tua madre ti ferma. Ti si avvicina e ti dà un bacio rapido sulla guancia, freddo, perfetto, misurato… e ti dice con tono gentile ma fermo: «Orion, domani pomeriggio dovrai tenerti libero. Nessun impegno, nessun favore in sospeso. Sarà con noi in visita la Somma Sacerdotessa di Chicago, Madre Elain D'Arques. Ci tiene a conoscere le mie figlie. E io ci tengo che lei ti conosca.» Ti guarda un attimo più a lungo del solito, poi si volta. Tu resti lì, un istante appena, a raccogliere il peso delle sue parole. E poi esci. Il giorno è appena cominciato. E il palcoscenico ti aspetta. @SNESferatu Ana Rivero La discesa in cucina è lenta, quasi rituale. I passi lievi sulle scale sembrano pesare il doppio stamattina, come se l’aria stessa fosse più densa. Appena entri, la voce calda di tuo padre ti accoglie prima ancora che tu lo veda. «Buongiorno, piccola mia.» Ti raggiunge con pochi passi, ti stampa un bacio sulla fronte… quel gesto che ti ha sempre fatto sentire più bambina che figlia. Poi si scosta appena e ti osserva. C’è sempre quello sguardo in lui. L’ammirazione di un artista di fronte alla propria opera riuscita. Appena incrocia i tuoi occhi… ancora cerchiati, spenti e scocciati… qualcosa però cambia. È solo un’ombra, un millimetro sul volto, una crepa microscopica nella sua maschera perfetta. Ma la vedi. É un uomo intelligente, gliene devi rendere atto… Sa che non tutto va come dovrebbe. E nel silenzio del suo sguardo c’è quella consapevolezza scomoda: perfetta nell’aspetto, ma così spigolosa nel carattere. Ti voleva luminosa, come la madre. Ma sei venuta vera, come una lama arrugginita. Bella, ma tagliente. «Come va la scuola, Ana?» La domanda è semplice, ma gli serve per scacciare quel pesante rammarico che hai letto sul suo volto. Poco dopo entra in cucina anche tua madre, solare come il primo giorno d’estate. «Amore! Ma sei già sveglia! Che gioia vederti giù così presto!» Ti stringe un po’ troppo forte, ti bacia con troppa insistenza, sorride con troppa luce. È l’unica in casa a non vedere i bordi frastagliati del tuo umore, o forse sceglie di ignorarli. Per lei sei sempre la sua adorabile bambina, anche quando ti trascini giù con i vestiti del giorno prima e le occhiaie di un temporale. Fate colazione insieme. Tuo padre legge il giornale, tua madre parla del tempo, della spesa, di un nuovo ristorante che vorrebbe provare. Poi il telefono vibra. Lo tiri fuori forse con una certa ansia… chissà perché, speravi davvero che Max rispondesse. “Certo che vengo! Troppo assurdo non esserci oggi!” Lo leggi due volte, e non riesci a trattenere un mezzo sorriso. Tipico Max. Tuo padre nota tutto. Vede il telefono, vede il sorriso. E la speranza, flebile ma testarda, gli si accende negli occhi. «Un’amica o un amico?» Lo chiede con quel tono da padre che cerca di non invadere, ma non riesce a contenere la speranza. Per lui sei sempre troppo sola.
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TdS
Sinceramente… mai visto Berserk… quindi si.. é puramente casuale 🤣🤣🤣 il risveglio di Darius mi ha ricordato di più la scena del vecchio spiderman… la notte dopo che viene punto che sta malissimo… ma quando poi si alza la mattina dopo si accorge che vede meglio senza occhiali e ha i muscoli più grossi 🤣🤣
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TdS
È un sogno... non ci sono cose giuste o sbagliate... solo immagini del subconscio... ha visto un drago trasformarsi in sua madre.. a scarlett interpretarlo come preferisce eheh Per quanto riguarda gli occhi alle spalle della madre... beh li posso dirti che non sono occhi da drago!
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@TheBaddus Scarlett Bloomblight Alla fine, è la stanchezza a vincere. Non la tristezza, né il bisogno di risposte che il soffitto, immobile e bianco, non è in grado di darti. Crolli nel sonno come se qualcuno ti tirasse giù, a picco. Ma non è un riposo sereno. Il sonno ti fa sprofondare in un mondo liquido, inquieto. Ti rigiri più volte nel letto, tra lenzuola che sembrano più catene che coperte. E poi eccolo. Lui. Quello odioso che oggi ti ha quasi violentata, guardata come se avesse già deciso cosa fare del tuo corpo. Il suo sguardo ti scivola addosso, viscido, lungo la pelle come un serpente. Sorride, ma è più una smorfia. Lo senti padrone, e tu piccola, troppo piccola. Poi appare qualcun’altro. Tyler. Ti guarda anche lui. Il suo silenzio è peggio di mille parole. Il modo in cui ti osserva… come se sapesse qualcosa. Come se dicesse "Hai perso. Emily ha scelto me." Ti giri di scatto, vuoi andartene, ma vai a sbattere contro qualcosa. Immenso. Vivo. Davanti a te… scaglie. Rosse, ruvide, calde di un calore che sa di fuoco e di sangue. L’essere ti sovrasta. Ti guarda con occhi affamati e antichi. Sei niente, sei carne esposta. Ma quando sollevi lo sguardo per affrontarlo, la creatura cambia. Si contrae, si piega su se stessa… e diventa lei. Tua madre, Zarneth. La sua voce non serve, basta il suo volto. Disappunto. Giudizio. Nella sua mano, una matassa di fili dorati, infiniti. E tutti… tutti sembrano puntare dritti verso il tuo collo. Il panico ti attanaglia. Ma le gambe non rispondono, le parole si spengono in gola. E poi… due occhi. Neri. Nel cielo rosso alle spalle di tua madre. Immobili. Eterni. “Sei più potente di così… così meravigliosa.” Una voce che ti rimbomba nel cranio. Profonda, carnale, aliena. Mai sentita prima. Sbatti le palpebre. Il mondo è cambiato. Ora sei seduta su un trono di pietra viva, alto e possente. Le tue gambe nude sfiorano i braccioli, la pelle contro la pietra è calda, vibrante. I tuoi piedi sono poggiati sulla schiena nuda di un uomo. É il bastardo del vicolo, chino e messo a modi poggiapiedi. Indossi solo un paio di mutandine, proprio come nel momento in cui ti sei sentita messa più a nudo… ma ora ti senti attraente, sicura di te, potente! Nella tua mano, una matassa di fili. La tieni senza sforzo. Alcuni fili dorati finiscono come collari ai colli di figure in ginocchio ai tuoi piedi. Emily. Tanaka. Orion. Sono nudi. Ma non c’è volgarità, non c’è pudore. Solo sottomissione. Solo equilibrio. Solo potere. Gli altri fili, più pallidi e anonimi, si diramano come radici. Imbrigliano i colli di una moltitudine di persone… dí oggetti: Tyler, Nathan, le amiche di Emily, compagni di scuola che ti devono favori… ora sono lì, ai tuoi piedi. Inchinate. Quando apri gli occhi, nella tua camera da letto filtra solo una lieve e pallida luce mattutitina. La sveglia suona impietosa, rivelandoti che era solo un sogno e che dovrai affrontare un nuovo giorno a scuola. Off game Mi sono piaciuti un sacco tutti gli ultimi tuoi post più riflessivi! Fanno capire meglio la profondità del personaggio. Ps. Ti senti bene al risveglio.. anche quando ti guarderai allo specchio il taglio sul labbro sarà quasi guarito. Torni a vita piena. @Ghal Maraz Nathan Clark Una volta tornato a casa, sei entrato quasi in punta di piedi. Tua madre ti ha rivolto uno dei suoi sguardi a metà tra l’apprensivo e il sollevato — “Sei tornato... meno male. Avevo iniziato a preoccuparmi.” Tuo padre era già al tavolo, immerso nel suo giornale come se niente potesse mai scalfirlo. Rispondi con mezze parole, mangi qualcosa in fretta, qualcosa che sa poco di tutto. Poi ti rifugi in camera, chiudi la porta, spegni il mondo. E inizi a pensare. A quello che è successo oggi. A tutto. Al fatto che per un attimo hai avuto la sensazione netta, quasi fisica, di non essere più tu. Quella voce… quella voce dentro la tua testa. Immensa, come se ti parlasse dall’interno del cranio e dall’esterno dell’universo allo stesso tempo. Ripensi anche a Cory Edwards. A come ti ha guardato oggi. Sai che non ha chiuso la partita, che ha solo preso tempo. È ancora lì, in agguato, e potrebbe colpire quando meno te lo aspetti. E allora ti chiedi: quando finirà? Quando potrai semplicemente respirare senza sentire l’ansia salire dal petto come un veleno? E poi c’è Alice. Ti torna in mente il suo sguardo, oggi. Le sue parole. Il modo in cui ti ha sfiorato e stretto la mano. E ti chiedi se ci riproverà… e, se lo farà, tu cosa farai? Come ti vedi con lei? Riesci a immaginarlo? Forse sì. Forse no. Ti confonde. Come tutto, in fondo. Ma tra tutti i pensieri, quello che ti brucia più sotto pelle è ciò che hai percepito nella foresta. Il contatto con la Selva è stato reale. Vivo. Le voci, le risate, quella figura femminile tra la nebbia… E il messaggio. Vago, ma tagliente come una scheggia: Qualcosa si muove. Qualcosa di antico. Qualcosa che potrebbe inghiottire tutto, anche la Selva stessa. E allora ti stendi. Ma il corpo è teso. La testa piena. Ti lasci cullare dal buio come se potesse darti tregua. Alla fine, il sonno arriva. Ti trovi in piedi su un lago nero nel mezzo del bosco, ma non sprofondi. L’acqua è ferma, specchiante. Cammini, e sotto i tuoi piedi si riflettono stelle che non hai mai visto. Il cielo sopra di te cambia colore a ogni respiro — cremisi, blu cobalto, oro fuso. Sei scalzo. Indossi solo una maglietta troppo grande e pantaloni leggeri. Ti senti leggero anche tu, quasi trasparente. D’un tratto lo sguardo ti cade sul tuo riflesso nell’acqua… ti osserva, sorride, ridacchia… ma tu non stai ridendo. Lo riconosci: è l’altro te, quello più antico, quello più pericoloso. I suoi occhi brillano di luce rossastra. “Sei ciò che cammina tra due mondi…” ti dice, con la tua stessa voce ma più bassa. “Non sei fatto per stare fermo. Né qui, né lì.” Alza il braccio e punta il dito alle tue spalle. Ti volti in automatico. Darius è lì. È in ginocchio, al centro di un cerchio inciso nel terreno. Le linee brillano di una luce inquietante, e qualcosa si muove appena sotto la terra, come serpenti o vene vive. Darius è pallido, sudato, e ha gli occhi sbarrati… ma non ti guarda. Guarda oltre te. Le sue labbra si muovono, ma non emettono suono. Quando fai un passo verso di lui, una forza invisibile ti strappa via. Voli. Ti ritrovi a precipitare dentro te stesso. Una spirale di rami ti avvolge, ti stringe, ti accarezza. E ancora quella voce: “Uno di voi è stato toccato. Uno di voi porta l’eco di lei.” Poi, tutto tace. Il silenzio è assordante. E ti svegli. La stanza è immobile. Un filo di luce bianchissima filtra dalla tapparella. Le lenzuola sono aggrovigliate attorno alle tue gambe, il cuore batte ancora troppo forte. Ti é rimasta addosso solo la sensazione dello strano sogno che hai fatto… @Theraimbownerd Orion Kykero Tua madre non dice altro. Ti guarda, però. E quel suo sguardo fermo, profondo, quasi chirurgico è come una lente che cerca crepe in una superficie appena verniciata. Si limita a salutarti, senza un sorriso, e aspetta che esci dal suo studio. Non le rispondi. Non serve. Rientri in camera, richiudi la porta dietro di te. Il silenzio ti accoglie come un rifugio e una trappola. Ancora qualche messaggio con Alice: vi date appuntamento per domani a scuola, niente di eccezionale, ma fa parte del rituale. E anche quello conta. La sera scorre liscia, piatta. Cena in famiglia, le solite dinamiche. Le gemelle ridono troppo forte, tuo padre si nasconde dietro i notiziari, tua madre lancia osservazioni sottili come lamette. Ma alla fine… niente di nuovo. Niente da combattere, per una volta. Dopo aver dato la buonanotte a Diana e Juno, ti ritiri definitivamente nella tua stanza. La luce giusta, la playlist giusta, il profumo sulle lenzuola. Ti spogli con calma, ti guardi allo specchio, come ogni sera. Vuoi ricordarti chi sei. Chi stai cercando di diventare. Disteso nel letto, i pensieri tornano. La festa. Il piano. Il desiderio di cancellare l’onta, di riscrivere l’immagine che Jeremy ha cercato di incidere sulla tua pelle. Non sei quello della foto. Lo sai. E glielo dimostrerai. Ti ripeti che quel corpo è tuo. Che sei tu a decidere come usarlo, come mostrarlo. Non loro. Ma poi i pensieri si muovono, migrano. Tua madre. Le sue pressioni. Il peso del sangue. Il disprezzo sottile che lei maschera da protezione. E, infine, il sonno ti avvolge. Scivoli via. Il sogno arriva morbido, come nebbia che si insinua tra le ciglia. Ti ritrovi su un palco. Un teatro immenso, silenzioso, completamente vuoto. La platea è una massa indistinta di ombre immobili. I riflettori sono tutti su di te. Indossi un abito che non riesci a definire: è stretto ma leggero, cambia forma ad ogni movimento. È fatto di qualcosa che assomiglia alla seta e al metallo fuso, insieme. Ti muovi, e senti ogni passo vibrare sotto i tuoi piedi nudi. Sei tu… eppure sei un’immagine di te che non hai mai visto. Senti gli occhi di tutti addosso, anche se non c’è nessuno. Poi il sipario si apre. Dalle quinte esce una figura alta. Cammina lentamente. Ha qualcosa di ambiguo, di sfuggente. Poi la riconosci: è Ana. Ti si avvicina e il modo in cui ti guarda non ha nulla di umano: ti attraversa. Non osserva, scava. Come se leggesse ogni pensiero, ogni paura, ogni esitazione. Non ti dice nulla, ma le sue labbra si muovono. Le parole non escono… ma tu le senti, nella testa. “Tu sai di non essere quello che sembri. Come me.” Poi sparisce. Come se non fosse mai stata lì. La luce si spegne in un lampo, lasciandoti da solo, al centro del palco, nudo di ogni cosa che ti proteggeva. Ma non c'è vergogna. Solo verità. Ti svegli di colpo. Il battito accelerato, la bocca asciutta, la stanza immersa nel silenzio della notte. la sveglia segna che sono le 5.39… Non ti sarebbe rimasto comunque ancora molto da dormire, visto la lunghezza dei tuoi rituali di preparazione mattutini. Ripensi al sogno… ad Ana. Perché proprio lei. La cosa ti incuriosisce. @SNESferatu Ana Rivero La tua stanza è silenziosa, illuminata solo dalla luce tenue della lampada sul comodino. Nessuno che bussa alla porta, nessuno che pretende niente. Finalmente. Ti siedi alla scrivania, prendi quei fogli lisci e la tua matita preferita, quella che ormai è quasi ridotta a un mozzicone. Non pensi. Tracci. Lasci che la mano scivoli sul foglio, che il segno venga da solo. Il primo disegno è una figura femminile. Non bella nel senso classico. Le spalle sono appena asimmetriche, c’è un’imperfezione nella curva delle labbra, un’ombra sotto un occhio. Ma è viva. È reale. E sei tu. Non ci metti molto a capirlo. L’hai disegnata senza pensare, ma eccola lì: sei tu. Senza filtri, senza aggiustamenti. Forse, più vera che quella allo specchio. A destra della figura compare un’altra ragazza. È quasi eterea. Morbida nei contorni, come fatta di luce calda. Gli occhi grandi, sereni. E in mano… cos’è quello? Un orsetto gommoso. Una caramella, davvero? Ti viene da ridere. Eliza… Ti fermi, guardi il disegno. Qualcosa ti dà fastidio. Ti senti osservata. Allora riprendi a disegnare. Non puoi lasciarla sola, quella scena. C’è qualcosa — qualcuno — che deve stare lì. Le linee che tracci adesso sono dure, spezzate. Artigli lunghi, zampe disumane, un corpo contorto. Non ha le corna come la creatura del bosco… ma è comunque un mostro. Ha una targhetta appesa al collo. Senza pensarci, ci scrivi sopra: Coach Moss. Rimani un momento a guardare quel nome. Ti si stringe lo stomaco. Poi cambi foglio. Non puoi evitarlo. Devi disegnare l’altro. Quello vero. Quello che avete incontrato nella foresta. Quello che ha ucciso Darius. Le mani ti tremano un po’, ma continui. Quelle corna, quegli occhi scheletrici, la postura innaturale, quel senso di fame primordiale. Il foglio prende vita sotto di te. Ti senti fredda, distante. Ma non abbastanza da ignorare l’ansia che ti si annida sotto pelle. Darius. Ti blocchi. Tendi l’orecchio. Il cuore ti batte forte, come se da un momento all’altro potessi sentire una sirena in lontananza. Ma fuori c’è solo silenzio. Nessuno urla. Nessuno corre. Lo avranno già trovato? È ancora là? Avresti dovuto dire qualcosa? Avvisare qualcuno? Il dubbio ti lacera, come un peso sul fondo del petto. Le mani continuano a muoversi. Schizzi senza logica. Volti, frammenti, occhi, corna, mani intrecciate. Tutto si sovrappone, si mescola. Alla fine crolli, la guancia appoggiata sul bordo del tavolo, tra i fogli e la matita. Ti addormenti così, senza nemmeno accorgertene. Il sonno sembra sereno… almeno all’inizio. Poi, appena prima di svegliarti, come in un lampo che taglia l’oscurità, vedi il viso deformato di suor Margareth. Gli occhi… due pozzi neri, immobili, profondi. Ti osservano con qualcosa che non sai se è odio, compassione… o entrambe le cose. Una voce ti risuona ancora vaga nella testa, sottile come un sussurro sgraziato: “Così… pura… così imperfetta!” Ti svegli di soprassalto, col cuore che batte più forte del dovuto. Il viso stropicciato. Inspiri piano. Nonostante tutto, ti senti in forma. Come sempre. Solo… ancora un po’ fuori posto. Poi ti volti. Lo sguardo cade sul foglio rimasto sulla scrivania, quello su cui avevi posato la testa prima di crollare. E resti lì, immobile. Il disegno ti cattura subito. É bello… molto bello… Non ricordi nemmeno di averlo fatto, eppure è tuo, lo riconosci. Una figura femminile ti fissa dal foglio. Ha folti capelli neri che le scivolano lungo la schiena, due corna contorte che si piegano prima verso l’alto e poi giù sui lati del viso. Gli occhi… quegli occhi… sono pozzi d’oscurità. Proprio come quelli della suora. Ma più vivi. Rimani imbambolata, incapace di distogliere lo sguardo. Non capisci bene cosa significhi, né perché l’hai disegnata… Off game Guardare nell’abisso: 10+1=11 successo pieno @Voignar Darius Whitsand Dopo aver concluso le tue ricerche, sei semplicemente collassato sul letto. Il corpo ti urlava dolore da ogni singolo muscolo, ogni nervo era teso e infiammato, la testa sembrava sul punto di esplodere. Gli occhi bruciavano come se fossero stati immersi in sabbia calda, e alla fine non ce l’hai fatta più: li hai chiusi, quasi con rabbia, lasciandoti andare. La notte ti ha avvolto in un tumulto di sensazioni sfocate, voci confuse, immagini che si mescolano e si dissolvono. Ti svegli spesso, o almeno così ti sembra. Ma ogni volta non sei davvero sveglio. Sei in quello stato strano, a metà tra sogno e delirio, come quando si ha la febbre alta e la realtà diventa una massa ovattata e informe. A tratti sei convinto di essere cosciente. Poi capisci che stavi solo sognando. O viceversa. Ricordi dei volti… Orion, che si pavoneggia come una reginetta del ballo, teatrale e luminoso, sotto un riflettore immaginario. Poi Nathan: lo vedi, furioso, che urla contro qualcosa che non riesci a distinguere… una figura? Un’ombra? Scarlett… Sei seduto accanto a lei. State parlando. La stai convincendo a non fare nulla a Nathan. Poi compare Ana. Ana? Ti guarda dall’alto, mentre sei a terra. I suoi occhi ti studiano come se fossi un esperimento mal riuscito… poi si volta e corre via, scomparendo in un battito di ciglia. E infine, compare il suo volto. Quello scheletrico. Con le corna da cervo. Ti guarda. Non dice nulla. Ma sei tu che urli. Ti svegli di soprassalto. Il respiro corto. Il sudore ti bagna la fronte, la nuca, il petto. Le lenzuola sono madide, come se avessi dormito in una sauna. Fuori è ancora freddo, siamo a marzo… ma il tuo letto è un inferno umido come negli agosto più caldo. Ti tiri su a sedere, il cuore che martella come un tamburo impazzito. Ti tocchi il petto, le braccia, il collo. Cerchi qualcosa… qualsiasi cosa. Ogni dolore è sparito. Muovi le gambe, i piedi… Stai bene… Anzi… in realtà ti senti in forma, come non mai. Ti alzi in piedi e ti osservi allo specchio. Lo sguardo ti cade su una piccola macchia nera alla base del tuo collo. Abbassi lo scollo della tua maglia, te la levi. No, non è una macchia… e’ una sorta di tatuaggio… un marchio: una mezzaluna che sovrasta una specie di spada a forma di croce. Off game Sei completamente guarito. Recuperi le 3 ferite.
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TdS
@SNESferatu il disegnare così mentre lasciandare la mente rappresenta il tuo guardare nell'abisso, ricordo bene? La domanda che ti poni e di cui cerchi la risposta quindi è: come mai quella creatura si trovava lì?
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TdS
Si.. nel tuo post ci sono attivindue momenti distinti ma vicini.. il dialogo con tua madre (che puoi anche far concludere se non hai nulla da risponderle) e quello poi in camera tua in cui stai sentendo Alice al telefono e che dovrebbe essere la tua scena conclusiva di questo primo giorno.
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TdS
Io ho iniziato a rispondere a voi 4 per vedere di portare a termine questa prima giornata.. adesso in base alle vostre risposte vorrei cercare di chiudere questo lunedì nel prossimo post al massimo e poi passare al martedì mattina... senno veramente capitano troppe troppe cose tutte subito 🤣
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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte
@TheBaddus Scarlett Bloomblight «Oh… bene dai! Mi fa piacere che tu ti sia ripresa!» La voce di Emily ti arriva nitida e sincera dall’auricolare, calda, quasi rassicurante. Alla tua domanda successiva, però, scatta in una risatina leggera. «Sono stanca morta… maaa… allenamento a parte, tutto sommato bene.» Segue una breve pausa, un attimo in cui, forse, realizza che la tua domanda era più profonda, più personale. Che non parlavi solo di pallavolo. «Alla fine oggi ho parlato un po’ con Ty, prima dell’allenamento, e… devo dire che mi ha fatto bene. O meglio… non so se siano state le chiacchiere con lui o il fatto che mi sono sfogata poi giocando!» Ride di nuovo, con quella risata aperta che conosci fin troppo bene. Non sembra minimamente rendersi conto di quanto fastidio ti provochi sentirla nominare Tyler in quel tono. E come se non bastasse, rincara la dose con leggerezza: «Ah, a proposito… Alla fine Nathan gli ha scritto, dice che vuole scusarsi. Dovrebbero parlarsi domani mattina. Mi sembra il minimo, no?» Forse dici qualcosa, forse no. Qualunque sia la tua risposta, Emily la ascolta e poi lascia scivolare un silenzio tra voi, spezzato solo da un lungo sbadiglio che senti chiaramente anche attraverso il telefono. «Scusami, Scarlett… Sono davvero stanchissima. Non vedo l’ora di collassare sul divano… o direttamente sul letto.» Le sue parole ti colpiscono come un colpo in pieno petto. Eccola, la conferma che l’uscita che avevi sperato non ci sarà. «Ehm… grazie per esserti proposta di fare due passi stasera, davvero… Sei un’amica. Ma non credo proprio che riuscirei a stare in piedi più di altri dieci minuti.» C'è un attimo di silenzio, poi la sua voce torna, un filo più incerta, forse intuendo la tua delusione: «Però ti prometto che domani mattina a scuola ti racconto tutto. Il motivo per cui stamattina ero un po’ pensierosa… Niente di grave, o almeno spero. Comunque c’entra Noah.» La chiamata si conclude poco dopo. Resti lì, seduta sul pavimento della tua stanza, la schiena appoggiata al letto, ancora mezza nuda. Con il telefono ancora in mano e un vuoto che senti crescere, lento, sotto pelle. Off game Scusa quest’ennesima mazzata di fine giornata per Scarlett eheh… giusto per non sfalsare le narrazioni con gli altri pg… ovviamente Scarlett potrebbe tirare mille fili per obbligare emily a uscire lo stesso se volesse 😂😂 purtroppo però giocando via forum bisogna cercare di far procedere tutti più o meno in pari eheh.. @Ghal Maraz Nathan Clark Appena controlli il telefono, la schermata si illumina debolmente tra le dita fredde. Una notifica sola, mezza sepolta dallo sfondo scuro: Mamma "Nathan, dove sei? È tardi. Dovevi essere già tornato da un pezzo. Per favore rispondimi appena leggi, sto iniziando a preoccuparmi." (Inviato 38 minuti fa) Chiudi lo schermo. Inutile rispondere: nessuna barra, nessuna tacca. Come sospettavi. Come quella volta. Tua madre è sempre stata apprensiva, anche troppo. Una di quelle che sente il bisogno di scriverti se tardi dieci minuti o se piove forte mentre sei fuori. Ti fermi all’improvviso. Non perché hai scelto di farlo, ma perché il bosco sembra averti chiesto di fermarti. L’aria è cambiata. Più fredda, più rarefatta. Il rumore dei rami si è smorzato in un silenzio irreale, sospeso. Domandi se c’è qualcuno una prima volta… nessuna risposta… poi una seconda… ancora nulla.. Ma poi… ecco. Risate. Poche, leggere, come campanelli immersi nell’acqua. Non sai da dove provengano: da sinistra, da destra, da dentro di te? Ti giri, più volte, e ogni volta ti sembra di scorgere qualcosa: una sagoma tra le betulle, una mano dietro un ramo, una figura che svanisce appena provi a fissarla. Il muschio sotto i tuoi piedi diventa più spesso, più morbido, quasi caldo. L’umidità nell’aria ha odore di fiori e di qualcosa di dolce, quasi dimenticato. Il paesaggio cambia. Senza che te ne accorga davvero, sei oltre. Nella selva, ma anche oltre la selva. Come se la realtà si fosse piegata. La luce qui è diversa: perlacea, né giorno né notte, sospesa in una sfumatura che esiste solo nei sogni. Davanti a te, nella nebbia argentea, vedi la sua figura. Una donna. O qualcosa che ne ha la forma. Bellissima. Alta, eterea, con lunghissimi capelli che si confondono con le ombre degli alberi. La sua pelle ha il colore del marmo bagnato, e i suoi occhi, se riesci davvero a chiamarli così, sembrano contenere riflessi che non appartengono a questo mondo. Non parla. Non subito. Ma ti guarda. Ti vede. Quando la sua voce finalmente arriva, non è un suono. È un pensiero che ti attraversa, come se fosse sempre stato lì. «Piccolo sperduto Nathaniel! Ancora resisti! Ancora brami il regno dei mortali! Eppure sei qui!» Deglutisci, a metà tra il terrore e il fascino. «Cerchi risposte… La selva sussurra quando qualcosa la lacera. Tu lo senti, vero? Tu sei parte del legno e della carne di questo luogo, ormai… Una fame si muove sotto le radici. Antica. Non spirito… no. Non come noi. È primordiale. Prima del canto e della forma. È inascoltata da secoli… ma il silenzio sta finendo.» Cerchi di chiederle cosa sia, cosa vuole. Ma le parole non escono. Hai solo pensieri confusi, contorti. Avverti nuovamente delle risate… risate che pian piano sembrano trasformarsi in lamenti. Ti guardi attorno, alla ricerca della fonte di questa cacofonia disturbante. Nulla… poi ogni cosa scompare, compresa la figura femminile. Non all’improvviso. Ma come nebbia che si disperde lentamente. Come ricordi sognati al mattino. E tu resti lì, in piedi, con la gola stretta e il cuore che batte forte. Solo nel freddo del tardo pomeriggio della foresta di Liliac Hollywood. Ti senti spossato… come se, aver creato questo ponte con la Selva ti avesse prosciugato ogni energia. Off game guardare nell’abisso: 9-1=8 @Theraimbownerd Orion Kykero Tua madre si acciglia appena. I suoi occhi ti scrutano con attenzione, valutano forse ogni sfumatura delle tue parole. «La foresta...» dice alla fine, con tono misurato. «Non è un luogo neutro. Ci sono forze là fuori, Orion. Spiritelli... esseri che giocano con le emozioni degli uomini, che tentano i cuori più deboli con visioni, illusioni, impulsi che non appartengono a chi li prova davvero. Può essere… può essere che il tuo amico sia stato tentato da una di queste quella volta che è sparito nel bosco!» Fa una breve pausa, poi continua con una calma più ferma. «Ma tranquillo caro, noi siamo protetti. La benedizione della Dea ci guida, ci avvolge. Il suo potere è ben più antico e più grande di quello di quelle piccole, fastidiose creature. Finché restiamo fedeli, nulla può davvero toccarci.» Il suo sorriso, appena accennato, vorrebbe forse rassicurarti. Ma tu lo senti… qualcosa in quelle parole suona come le solite storie religiose: diavoli, tentazioni, castighi. La narrativa che hai sentito mille volte da quando sei piccolo. Eppure… quegli occhi rossi, la furia disumana che hai percepito in Nathan... era reale, tangibile. Non sembrava affatto solo frutto di superstizione o paura. @SNESferatu Ana Rivero Quando finalmente smetti di correre, riprendi fiato e ti guardi attorno. L’unica certezza, in mezzo al caos della mente, è che sei arrivata a casa. La villetta è una di quelle da copertina: mattoni chiari, giardino sempre curato da qualcuno che non sei tu o i tuoi genitori, vetrate ampie e tende costose, il tipo di posto dove si respira benessere anche quando dentro si sta male. In un'altra vita potresti persino dire che è bella. Appena apri la porta d’ingresso, ti investe il profumo familiare del diffusore agli agrumi. E quasi subito, la voce di tua madre ti raggiunge dalla cucina: «Tesoro! Finalmente! Sei stata fuori più del previsto... Hai fatto qualcosa dopo scuola?» fa capolino nel corridoio, sorridendo con affetto. «Hai fatto qualche nuova amicizia oggi?» La sua voce è piena di entusiasmo, quello di chi crede davvero che ogni giornata possa essere una nuova, meravigliosa scoperta. Lo stesso che si usa rivolgendosi a una bambina di sei anni al suo primo giorno di scuola. Senti il rumore della doccia provenire dal piano di sopra: tuo padre è già tornato. Significa che la cena è vicina, le domande anche. No, non hai voglia. Non stasera. Cerchi di eludere il più velocemente possibile la conversazione con tua madre e te ne vai verso le scale prima che possa farti sedere con una tisana e un’altra domanda. Appena chiudi la porta della tua stanza alle spalle, finalmente riesci a respirare un po’. La tua camera è un disastro. Non nel senso tragico, ma in quello profondamente tuo: schizzi e disegni sparsi ovunque, alcuni abbandonati a metà, altri appallottolati per terra. Il cestino è pieno, ma i fogli hanno cominciato a vivere anche fuori dai suoi confini. La scrivania è una guerra tra matite, pennarelli, fogli e tazze vuote. Tutto il contrario dell’immagine ordinata e impeccabile che la gente ha di te a scuola. Forse è per questo che ti piace. Ti lasci cadere sulla sedia, ancora con i vestiti addosso, e sblocchi il telefono. La notifica è lì, lampeggiante. Max. Ana va tutto bene?? Per favore dimmi che stai bene. Greg, Sean ed io stiamo tutti bene, non ci ha seguiti... credo. Ma cavolo, è successo davvero? Le sue parole sono un miscuglio di panico e adrenalina, come se avesse appena assistito a un film horror che però non finisce quando scorrono i titoli di coda. Lui però non è restato abbastanza per vedere tutto… lui non sa nulla di cosa sia successo a Darius.
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TdS
Ottimo.. quindi di base che risposta vai cercando dall'abisso? Qual'è la domanda che più frulla nella mente di Nathan in questo momento?