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Dragons´ Lair

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Loki86

Circolo degli Antichi
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  1. Ok.. Ho modificato il post con le materie scolastiche mettendo di fianco a quelle facoltative due liste: una in verde con gli studenti che la frequentano e una in rosso con quelli che non la frequentano. Almeno è più comodo per tutti da consultare. Manca solo Darius.. Appena @Voignar mi fa sapere l'aggiorno! Sì sì.. Se in qualsiasi momento volete inventare o proporre nuovi PNG va benissimo.. Almeno la scuola sembrerà sempre più viva e reale. In realtà Cuori di Mostro lascia molta libertà al giocatore di decidere e scegliere come esprimere la sua mostruosità. Per dire.. Il vampiro non dev'essere per forza il classico non morto che al sole brucia e che è allergico all'aglio e ai paletti d'argento... Ogni mostro va a rappresentare più che altro una metafora di alcuni comportamenti disfunzionali e "mostruosi".. Che siano rabbia, vendicatività, dipendenza, possessività ecc... Quindi ti direi di decidere pure tu in che modo Ana è un "simulacro" e come sia la sua forma del sè oscuro.
  2. Ah giusto... la prossima ora è religione.. una materia facoltativa ma, vista la natura della vostra scuola, fortemente raccomandata. Fatemi sapere se la frequentate tutti.. E in generale.. dell'elenco di materie facoltative dove frequentarne ALMENO due a scelta (anche tutte se volete).. Fatemi magari avere l'elenco di quelle che seguite ;)
  3. @Theraimbownerd Orion Kykero Prima di uscire dallo spogliatoio, dai un’occhiata veloce al telefono. Tua sorella Diana ha già risposto, in perfetto stile Diana: due messaggi spediti a raffica. "È la cosa migliore da fare! Chiunque sia stato, dovrà pagarla!" Subito seguito da: "E poi pensavo... dovremmo organizzare una festa per il weekend! Così la gente capisce che è tutto sotto controllo!" Nemmeno il tempo di reagire che arriva un altro messaggio, questa volta da Juno: "Uhhhhh sì! Una festa! Facciamola!! 🎉🎶" Scrolli il capo, tra il divertito e il rassegnato. Diana che organizza vendette e feste nello stesso respiro non è certo una novità. Quando ti sei già rivestito, vedi entrare in spogliatoio Nathan e Noah. Non fai domande. Hai ben altri pensieri per la testa e il fatto che siano arrivati in ritardo ormai ti scivola addosso. Nathan incrocia il tuo sguardo e ti fa un cenno e ti chiede semplicemente di avvisare il professor Brooks che lui e Noah hanno avuto un contrattempo e tarderanno qualche minuto alla lezione. Annuisci, senza aggiungere altro. Fuori, i corridoi della St. Liliane sono quasi deserti. Cammini accanto a Scarlett, parlando dei vostri “affari” mentre procedete a passo lento verso l’aula di biologia. Siete in ritardo, lo sapete entrambe, ma evidentemente non sarete gli ultimi ad arrivare. La scuola ha quell’atmosfera sospesa dei minuti post-campanella, quando tutto sembra rallentare. Il silenzio tra le aule vi regala un’insolita privacy, utile visto quello che vi state dicendo. E nella tua mente, il pensiero torna a Blabber. Il meme. La foto. Le visualizzazioni. Ti chiedi cosa staranno dicendo gli altri. Cosa penseranno. O se fingeranno semplicemente che non sia mai successo. Quando finalmente varcate la soglia dell’aula, il professor Brooks vi fissa con un’espressione a metà tra il rimprovero e il sarcasmo. Batte un dito sul polso destro, come a indicare un orologio immaginario. "Oh, vedo che l’epidemia di assenze sta lentamente rientrando!" dice, con un tono teatrale che tradisce la sua scarsa preoccupazione reale. Poi vi fa cenno di entrare. "Forza, accomodatevi. Stavamo giusto cominciando." Ti siedi al tuo posto. Il giorno è ancora lungo. Dopo circa un quarto d'ora dall'inizio ufficiale della lezione, ecco finalmente arrivano anche Nathan, Emily e Noah. Il professor Brooks li squadra coi suoi occhi blu. "Oh, ben arrivati. Alla buon’ora!" Poi, con tono sarcastico: "Spero abbiate una giustificazione impeccabile per questo ritardo. O dovrò fare rapporto alla preside!" @TheBaddus Scarlett Bloomblight I pensieri si accavallano nella tua mente, insistenti, spingendoti a prolungare la doccia più del necessario. L’acqua bollente ti è sempre piaciuta, e anche stavolta non la trovi fastidiosa. Anzi, è quasi come se ti trovassi nel tuo elemento. Quando ti rivesti e apri la porta dello spogliatoio, ti ritrovi faccia a faccia con Emily. Ha un’espressione strana. Non diresti sconvolta, ma sicuramente turbata. Vi fissate per un istante, in silenzio. C’è un certo disagio nell’aria. Forse per quanto accaduto prima della lezione? Tu, magari, per la figuraccia che hai fatto scivolando nel fango e lei, forse, per qualcosa che ancora non conosci? Non sapresti dirlo... Dopo qualche esitazione reciproca, quelle goffe finte a destra e sinistra tipiche di queste situazioni, vi incrociate finalmente e passate una oltre all'altra. Poco prima che tu possa richiudere la porta alle spalle, la sua voce però ti raggiunge: "Oh, Scarlett… puoi dire al professor Brooks che mi scuso? Arrivo il prima possibile." Poi, notando la tua espressione perplessa, aggiunge in fretta: "Dopo ti spiego tutto!" Richiude la porta, e non passano nemmeno venti secondi che senti il getto della doccia riempire l’ambiente. Resti un attimo lì, indecisa se cedere alla curiosità e dare una sbirciatina... ma vieni salvata dal rischio di trasformarti in una “guardona” dall’arrivo improvviso di Orion alle tue spalle. Cammini accanto a lui, parlando dei vostri “affari” mentre procedete a passo lento verso l’aula di biologia. Siete in ritardo, lo sapete entrambe, ma evidentemente non sarete gli ultimi ad arrivare. La scuola ha quell’atmosfera sospesa dei minuti post-campanella, quando tutto sembra rallentare. Il silenzio tra le aule vi regala un’insolita privacy, utile visto quello che vi state dicendo. Quando finalmente varcate la soglia dell’aula, il professor Brooks vi fissa con un’espressione a metà tra il rimprovero e il sarcasmo. Batte un dito sul polso destro, come a indicare un orologio immaginario. "Oh, vedo che l’epidemia di assenze sta lentamente rientrando!" dice, con un tono teatrale che tradisce la sua scarsa preoccupazione reale. Poi vi fa cenno di entrare. "Forza, accomodatevi. Stavamo giusto cominciando." Ti siedi al tuo posto. Il giorno è ancora lungo. Dopo circa un quarto d'ora dall'inizio ufficiale della lezione, ecco finalmente arrivano anche Nathan, Emily e Noah. Il professor Brooks li squadra coi suoi occhi blu. "Oh, ben arrivati. Alla buon’ora!" Poi, con tono sarcastico: "Spero abbiate una giustificazione impeccabile per questo ritardo. O dovrò fare rapporto alla preside!" @Ghal Maraz Nathan Clark Insieme a Emily e Noah tornate al punto di partenza della corsa. Il Coach Moss vi aspetta lì, in piedi, con le braccia conserte e un’espressione a metà tra il preoccupato e il severo. Vi squadra per un attimo, poi si concentra su Noah. "Allora? Che è successo, ragazzo? Dove eri finito?" Noah indugia un secondo, visibilmente a disagio. Poi, abbassando lo sguardo: "Io… beh, credo di essermi perso. Mi scusi." Emily interviene subito, cercando di dargli man forte. "Ehm… sì, professore. C’è una curva nel tracciato, poco prima del punto con il fango, vicino alle betulle. Non è chiarissima. Sembra quasi ci sia un’altra pista… può confondere." Il coach la guarda con un sopracciglio sollevato, come se qualcosa nel suo tono non lo convincesse del tutto. Rimane in silenzio per qualche secondo, poi si gratta la mascella e annuisce lentamente. "Va bene. Controllerò. Anche la signorina Ribero mi ha detto una cosa simile." Si raddrizza, torna serio. "Adesso basta chiacchiere. Sotto le docce, forza. Siete già in ritardo per la prossima lezione." Vi congedate in fretta, correndo verso la palestra. Mentre Noah resta qualche passo indietro, Emily ti si avvicina e ti parla a bassa voce. "Secondo te… avremmo dovuto dire qualcosa di più al coach?" La sua voce tradisce un filo di esitazione. Forse colpa. Forse solo confusione. Negli spogliatoi incrociate Orion. È già pronto per uscire, con la borsa a tracolla. Gli chiedi al volo di avvisare il professor Brooks del vostro ritardo. Lui annuisce con un cenno e sparisce oltre la porta. Tu non perdi tempo: doccia veloce, il più rapida possibile. Quando finalmente tu, Noah ed Emily entrate in classe, la lezione è già iniziata da un quarto d’ora buono.Il professor Brooks vi squadra coi suoi occhi blu. "Oh, ben arrivati. Alla buon’ora!" Poi, con tono sarcastico: "Spero abbiate una giustificazione impeccabile per questo ritardo. O dovrò fare rapporto alla preside!" @Voignar @SNESferatu Darius Whitesand - Ana Ribero Vi fate la doccia in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Sapete entrambi che il tempo stringe e non volete far tardi alla prossima lezione. Vi cambiate in fretta, infilate i vestiti con gesti automatici e, poco dopo, siete già in corridoio, diretti verso l’aula di biologia. Entrate puntuali. E con voi anche diversi altri studenti. Quando vi sedete, la classe è mezza piena, ma si fa subito evidente chi manca all’appello: Orion, Scarlett, Nathan, Emily e Noah non si vedono ancora. Qualche secondo dopo, la porta si apre di scatto. Entra il professor Brooks. Ha l’aria di chi è arrivato correndo da un laboratorio. Capelli arruffati, barba incolta, occhi azzurri che brillano di entusiasmo. Indossa una camicia a quadri sopra i jeans e sopra tutto un camice bianco, stropicciato e macchiato qua e là di inchiostro e… probabilmente qualcosa che una volta era biologicamente attivo. Appoggia una pila di fogli sulla cattedra, si guarda intorno con un sorriso largo. "Ragazzi! Siete pronti a farvi sconvolgere da Madre Natura oggi?" Poi nota i banchi vuoti in fondo alla stanza. Solleva un sopracciglio. "Hmm. Interessante. Un’epidemia selettiva? Sembra che abbia colpito solo la metà della classe ma, a quanto pare, i più forti ce l'hanno fatta a sopravvivere!" Qualche risata soffocata parte tra i presenti. Lui sorride, ma non si distrae. "Comunque, oggi parliamo del sistema endocrino. Ormoni, ghiandole, adrenalina, stress... roba piccante. Scommetto che scoprirete più cose su voi stessi di quanto vorreste. Appena finisce di parlare, la porta dell’aula si apre. Scarlett e Orion fanno capolino, cercando di non attirare troppo l’attenzione. Il professor Brooks li fissa con un’espressione a metà tra il rimprovero e il sarcasmo. Batte un dito sul polso destro, come a indicare un orologio immaginario. "Oh, vedo che l’epidemia di assenze sta lentamente rientrando!" dice, con un tono teatrale che tradisce la sua scarsa preoccupazione reale. Poi vi fa cenno di entrare. "Forza, accomodatevi. Stavamo giusto cominciando." Dopo circa un quarto d'ora dall'inizio ufficiale della lezione, ecco finalmente arrivano anche Nathan, Emily e Noah. Il professor Brooks li squadra coi suoi occhi blu. "Oh, ben arrivati. Alla buon’ora!" Poi, con tono sarcastico: "Spero abbiate una giustificazione impeccabile per questo ritardo. O dovrò fare rapporto alla preside!" PER TUTTI Gli ultimi quaranta minuti scorrono più veloci del previsto, complici lo stile coinvolgente del professor Brooks e il suo modo unico di trasformare ogni argomento in uno spettacolo improvvisato. Si parla del sistema endocrino, ma dimenticatevi la solita lezione noiosa da manuale. Brooks descrive le ghiandole come se fossero personaggi in un reality show interno: l’ipofisi, "la regina del dramma", che vuole sempre avere l’ultima parola; la tiroide, “iperattiva e nervosa”, sempre pronta a mandare tutto fuori equilibrio; e le surrenali, vere protagoniste della puntata, capaci di inondarvi di adrenalina in un secondo... “come quando siete in ritardo, inciampate davanti a tutti e poi cercate di far finta di nulla”, aggiunge, lanciando un’occhiata significativa verso il gruppo di ritardatari. Fa domande veloci, si muove tra i banchi, disegna frecce colorate sulla lavagna e, a un certo punto, si mette persino in equilibrio su una sedia per spiegare "l’impennata del cortisolo" in situazioni di stress. Quando la campanella suona, quasi dispiace. Brooks si ferma, lancia uno sguardo alla classe e con un mezzo sorriso dice solo: "La prossima volta parleremo di ormoni sessuali. Vi avverto: niente risatine sotto i baffi, al massimo solo sonore risate intelligenti."
  4. Direi che, vista com'è andata la scena, ci sono tutti i presupposti perchè Nathan guadagni un FILO su Noah... Hai effettivamente catturato la sua curiosità.
  5. @Ghal Maraz Nathan Clark Per un attimo il vento cambia. Un refolo più fresco scivola lungo il bordo del burrone, come un sussurro che si infila tra i pensieri. Tu parli, e mentre le parole ti escono di bocca ti senti come se stessi aprendo una porta che avevi tenuto sigillata per troppo tempo. Noah si volta lentamente verso di te e ti fissa in silenzio. Nei suoi occhi c’è un lampo nuovo, uno che non avevi visto prima. Curiosità. Interesse. Speranza, forse? Emily invece si acciglia appena. Alza un sopracciglio e inclina la testa, confusa. "Altro bosco? Quale altro bosco? Nathan, che stai dicendo?" Poi, cambia espressione, come se avesse ricevuto un'illuminazione. "Mh. Beh, se è davvero così bello come dici... magari possiamo andarci, no?" dice, allontanandosi di qualche passo dal ciglio del burrone e invitandovi a fare lo stesso. Noah rimane in silenzio, osservando entrambi. Ha fatto qualche passo indietro, ora non è più sul bordo del precipizio. Le sue mani sono uscite dalle tasche. "Magico, dici..." ripete a mezza voce, rivolto solo a te. "Sai, ti credo. Non so perché, ma... ti credo." Poi si volta verso la discesa e il sentiero e, insieme, ridiscendete verso il tracciato della campestre. Quando finalmente lo raggiungete, Emily riprende a parlare: "Magari però... potremmo andarci un pomeriggio di questi, no? Ora però è meglio rientrare, non credete? Il coach ci starà aspettando, e poi c’è biologia..." Ti guarda, cercando i tuoi occhi. E' evidente che non ha creduto veramente alla tua storia.. Ha semplicemente pensato che fosse una strategia intelligente per far allontanare Noah dal burrone. Noah si blocca... I suoi occhi appaiono dispiaciuti, ma dalla sua espressione è chiaro che reputa sensata la considerazione di Emily. Non dicce nulla però, voltandosi verso di te in attesa di una tua opinione.
  6. No.. alla fine ho deciso che la stavi gestendo bene narrativamente senza bisogni di tiri.. E i pensieri sulle intenzioni di Noah per il momento sono solo ipotesi.. Quindi non per forza una situazione da panico.. E da come lo hai ruolato sembrava abbastanza saldo e non nel panico. Comunque ho risposto velocemente solo a Nathan così vediamo di chiudere anche la sua parte.. Poi, domani mattina se riesco mando avanti per tutti!
  7. @Ghal Maraz Nathan Clark Noah non si muove quando parli, ma ti ascolta. Lo vedi irrigidirsi appena alla parola “tutti”, come se quella consapevolezza, che qualcuno lo stava davvero aspettando, fosse una novità per lui. Resta qualche secondo in silenzio, poi ti guarda; uno sguardo ora decisamente più lucido. "Mi... mi stavate aspettando?" chiede con voce bassa, un filo di sorpresa nella voce. Ti pare quasi che faccia fatica a crederlo. "Pensavo... pensavo che ve ne sareste andati. Che nessuno se ne fosse accorto. Spesso succede..." Emily fa un piccolo passo avanti, incerta. "Il coach ha mandato me... cioè, noi... a cercarti. Ha detto che forse eri scivolato." La sua voce trema appena. Si ferma, come se non sapesse cosa aggiungere, poi ti lancia uno sguardo veloce, come a chiedere se anche tu hai percepito quell’atmosfera sospesa. Noah si volta di nuovo verso il burrone. Davanti a lui si apre un paesaggio vasto e silenzioso: i boschi si stendono a perdita d’occhio in sfumature di verde e marroni. In basso, il Liliac River scorre tortuoso tra le rocce, riflettendo appena la luce fioca del cielo nuvoloso. Sullo sfondo, le montagne del Vermont disegnano una linea bianca frastagliata e lontana. "È... è bello qui", ripete di nuovo Noah, quasi in un sussurro. "Ci vengo spesso, in realtà. È il mio posto. Quando... quando ho bisogno di silenzio. Di staccare tutto. Il rumore dell’acqua... aiuta a pensare. A non pensare. Non so." Ti accorgi che tiene le mani in tasca. E c’è quel momento, quella pausa sospesa nel suo tono, che non riesci a leggere fino in fondo. Non è chiaro se stia giustificando qualcosa... o se invece vuole solo rendervi partecipi dalla bellezza che per lui risiede in quel posto. Emily abbassa lo sguardo, stringendosi nelle spalle. Poi rompe il silenzio. "Però... restare qui, da solo, senza dire niente... ci hai fatto prendere un colpo." La sua voce è gentile, ma c’è una nota di preoccupazione sincera. "Noah... tutto bene davvero?" Lui non risponde subito. Poi, senza voltarsi, dice piano: "Sì. Solo che... a volte sento che qui è l’unico posto dove riesco a respirare davvero." Ti arriva dritto allo stomaco. Non tanto per le parole, quanto per come le dice. Ti sei avvicinato a lui lentamente e ora sei finalmente di fianco a lui. Effettivamente quel posto è molto bello e, se non fosse per il dubbio che ti ha colto sulle intenzioni di Noah, ti trasmetterebbe pace e tranquillità. Emily vi raggiunge, ti guarda. Poi guarda Noah. La sua espressione ora sembra rilassata, più serena.
  8. @Ghal Maraz com'è Nathan in questo momento?? Sta cercando di agire nonostante la paura? Potrebbe attivarsi la mossa "mantenere il controllo"? Oppure credi che in una situazione del genere Nathan riuscirebbe a mantenere la calma senza particolare sforzo?
  9. @Ghal Maraz Nathan Clark Emily si blocca di colpo, poi annuisce con decisione. Iniziate ad avanzare con cautela, passo dopo passo. Davanti a voi, Noah è ancora lì, immobile, in piedi sul ciglio del burrone. Fissa il vuoto sotto di sé, poi alza lentamente lo sguardo verso il cielo. All’improvviso, Emily pesta inavvertitamente un ramo secco. Il rumore secco dello schianto copre per un attimo il brusio del fiume in lontananza. Noah sobbalza. Vacilla appena, come se stesse per perdere l’equilibrio, poi si stabilizza e si volta di scatto verso di voi. Il suo sguardo è spaesato, impaurito. Si passa velocemente il braccio sul volto... per un attimo ti sembra di vedere delle lacrime sulle sue guance. Gli occhi, arrossati, confermano l’impressione. "Oh... siete voi..." mormora infine, riconoscendovi. La voce è bassa, fragile. "Io... mi sono solo fermato un po' troppo a guardare il panorama. È... è bello, qui." Dice quelle parole con un tono assente, come se non fosse davvero lì con voi. @SNESferatu Ana Ribero Alla tua risposta pronta, il coach ti osserva in silenzio, come se stesse cercando di leggerti dentro. Per un attimo, un istante soltanto, hai la strana sensazione che la sua mano, ancora appoggiata sulla tua spalla, voglia scivolare più in basso, verso il tuo seno. Ma quando riporti lo sguardo lì, la mano è ancora esattamente dove l’avevi vista. È solo un'impressione? Un riflesso mal interpretato? "Una malattia, dici?" ripete, inarcando un sopracciglio con apparente perplessità. "Strano... Non mi risulta nulla del genere nella tua scheda medica scolastica." Fa una pausa, poi aggiunge: "Ma... se volessi fornirmi della documentazione ufficiale, naturalmente sarei felice di prenderne visione." Il suo sguardo resta su di te ancora per qualche secondo di troppo, prima che la mano scivoli via, finalmente, dal tuo corpo. "In ogni caso, spiegazioni a parte... oggi hai raggiunto la sufficienza per un soffio. E da una come te, con quel fisico e quel potenziale, mi aspetto molto di più." Cerchi di capire. C’è davvero solo ambizione sportiva dietro le sue parole? O c’è dell’altro, qualcosa di più sottile... più scomodo? "Ora vai pure. Fatti una doccia." conclude infine, il tono che si fa improvvisamente più brusco, autoritario. Ti allontani a passo deciso, dandogli le spalle. Ma non riesci a scrollarti di dosso la sensazione sgradevole del suo sguardo, ancora puntato addosso a te. Sul tuo corpo. E quel dubbio, inquietante e persistente, ti rimane dentro.
  10. Mi piaceva l'idea di un sociale studentesco dove girano tutte le cose sulla scuola.. un po in stile gossip girl 🤣🤣
  11. No no va benissimo.. anzi se così voi due ruolate un po tra di voi, io nel mentre porto avanti e concludo le scene di ana e nathan.. oggi nel pomeriggio dovrei riuscire a postare. Comunque, @Theraimbownerd , credo di aver risvegliato gli istinti omicidi di Orion 🤣🤣
  12. Visto che Ana, Natha e Orion hanno delle situazioni per cui vale la pena "rallentare" un attimo, per Scarlett e Darius ho deciso di optare per dei post un po più "riflessivi" per non andare più avanti "nel tempo" con loro rispetto agli altri. @TheBaddus e @Voignar spero non sia un problema.
  13. @SNESferatu Ana Ribero Alla tua osservazione, Ben solleva appena lo sguardo. È piegato in avanti, le mani sulle ginocchia, il petto che si alza e si abbassa a un ritmo scomposto nel tentativo disperato di recuperare fiato. Ecco una perfetta espressione di quello che gli umani chiamano "fatica". Il suo volto è paonazzo, gli occhi lucidi per la fatica. Ti fa appena un cenno col capo, prova a dire qualcosa, ma riesce solo a sbiascicare un suono indistinto prima di tornare a respirare a pieni polmoni, come se ogni boccata d’aria fosse questione di sopravvivenza. Quando gli altri si allontanano verso gli spogliatoi, rimani sola col coach Moss. Lui dà un’occhiata a un plico di fogli che tiene in mano, poi solleva lo sguardo su di te. “Hai fatto dei tempi molto strani oggi, Ana,” dice, con un tono che ha qualcosa di ambiguo tra il rimprovero e l’interesse. Ti fissa in silenzio per qualche secondo, in un modo che ti mette a disagio, come se stesse cercando di leggerti dentro... o sotto. Poi, lentamente, allunga una mano verso il tuo braccio e ti sfiora con le dita. “Non sei nemmeno sudata. Sai cosa vuol dire questo?” chiede, mentre la mano scivola fino alla tua spalla e lì si ferma. “Vuol dire che non ti sei nemmeno dovuta impegnare per ottenere questo risultato. Del resto…” Fa una pausa, e il suo sguardo scende con troppa lentezza lungo il tuo corpo, fermandosi sulle tue gambe. “Con quelle gambe lunghe e toniche che ti ritrovi… sono sicuro che avresti potuto dare molto di più.” Dopo un momento, i suoi occhi risalgono fino ai tuoi, come se stesse aspettando una risposta. Una giustificazione. @Ghal Maraz Nathan Clark Ben ti batte piano la mano, a fatica, ancora piegato in avanti. Il respiro è affannoso, rotto, e riesce appena ad abbozzare un “grazie” con un filo di voce prima di tornare ad ansimare come se ogni boccata d’aria fosse una lotta contro il collasso imminente. Quando ti fai avanti per chiedere al coach di poter accompagnare Emily a cercare Noah, Moss ti squadra per un attimo con sguardo duro, poi annuisce brevemente. “Molto bene, Clark. Vai con Emily. Se gli è successo qualcosa, tornate subito ad avvisarmi.” Vi avviate insieme verso il limite del bosco, muovendovi a passo svelto lungo il percorso della campestre a ritroso. I primi alberi vi accolgono nell’ombra umida del sottobosco. Mentre camminate, Emily si gira verso di te con la fronte aggrottata: “Che fine avrà fatto? Noah è lento, ok... ma non così tanto. Perfino Ben è arrivato prima di lui!” Hai difficoltà a darle torto. È davvero insolito. Poco dopo raggiungete la curva dove il sentiero piega accanto a un piccolo gruppo di betulle. Emily si ferma e indica qualcosa a terra: una sagoma confusa nel fango, poco fuori dal tracciato. “Qua dev’essere dove è scivolata Scarlett,” mormora, abbassando la voce. “Poverina…” Chiamate Noah a voce alta, più volte, ma nessuna risposta rompe il silenzio del bosco. Quando giungi nel punto in cui, durante la corsa, ti era parso di scorgere una figura tra gli alberi, un istinto ti guida a deviare dal sentiero. Emily ti guarda stranita ma ti segue, continuando a chiamare Noah a gran voce. Vi addentrate nel bosco per almeno un minuto, il terreno inizia a salire dolcemente. Gli alberi si fanno meno fitti… poi, all’improvviso, la vegetazione si apre. Davanti a voi, a una ventina di metri, il bosco termina bruscamente sul ciglio di un alto burrone. Là sotto, il Liliac River scorre impetuoso e gelido, le sue acque tumultuose riecheggiano rumorosamente fino a voi. E lì, in piedi proprio sul bordo della scarpata, c’è Noah. Immobile, le spalle leggermente curve in avanti, guarda nel vuoto... O forse sta solo osservando il panorama. Non vi ha ancora notati. Emily si ferma di colpo, con il fiato corto e un’espressione tesa. “Che... che sta facendo secondo te?” sussurra, mentre una nota di inquietudine le incrina la voce. Poi si gira verso di te con uno sguardo incerto, come se cercasse conferma... o coraggio. Si volta nuovamente verso Noah... Sta per chiamarlo... @Voignar Darius Whithesand Ben ti accenna un sorriso, ma dura solo un attimo prima di spezzarsi in una smorfia di dolore e sfinimento. Il suo respiro è affannoso, rotto, ma riesce comunque ad alzare una mano con il pollice in su, come a dirti: “Ce la faccio, tranquillo.” È un gesto piccolo, ma ti basta per capire che, nonostante tutto, è ancora in piedi. Una volta negli spogliatoi, ti rifugi sotto una delle docce. L’acqua è fredda, pungente, ma efficace nel riportarti un po’ alla realtà. Ti lavi in fretta, senza perdere tempo. Oggi qualcosa è diverso. Lo senti addosso come un peso leggero ma costante, come una pressione nell’aria che non riesci a scrollarti di dosso. Mentre l’acqua scivola via dalla tua pelle, la mente torna indietro. Al mazzo di tarocchi lasciato sul tavolo. Allo sguardo inquieto di tuo zio Samuel e al suo strano comportamento per quasi tutto il viaggio in macchina. E ora, quegli strani simboli incisi su una roccia nel bosco… Per un attimo resti lì, con gli occhi chiusi e il rumore dell’acqua che copre ogni cosa. Cosa ne pensi di tutto questo? @TheBaddus Scarlett Bloomblight Nello spogliatoio ti prendi tutto il tempo del mondo. I vestiti sono intrisi di fango freddo, incrostati fino alle cuciture. Li pieghi con attenzione, cercando di non insozzare anche la borsa da palestra. Lo fai con gesti lenti, quasi meticolosi, come se rallentare quel momento potesse aiutarti a rimettere ordine anche dentro di te. Poi finalmente ti spogli e ti avvii verso le docce. Prima di entrare, però, lanci un’occhiata rapida alla panchina dove, a inizio ora, era seduta Emily. È vuota ora, ma la sua presenza ti resta addosso, sottile, persistente. Ti scivola addosso come l’acqua tiepida quando apri il getto. Ripensi a lei. Avresti dovuto proporti tu per accompagnarla al posto di Nathan? Sarebbe potuta essere una buona opportunità? Ti sembra quasi ridicolo darti certe risposte… eppure sono lì, in attesa, tra il vapore e il rumore sommesso dell’acqua. Questa cotta per Emily è del tutto inaspettata... Cosa ne pensi? E poi… quella visione. Il fango, il respiro spezzato, l’adrenalina… Quel flash improvviso, vivido come un sogno ma troppo reale per essere ignorato: scaglie rosso fuoco, fauci, potere primordiale. Cosa era quell'allucinazione? Cosa frulla nella tua mente a riguardo? E infine… Tanaka. L’hai promesso: pausa pranzo, oggi. Ma cosa vorrà questa volta da te? Una cosa è certa: questo lunedì è iniziato molto più incasinato del solito. @Theraimbownerd Orion Kykero Alice ti fa un cenno con la testa e ti sorride piano. "Torno subito!" dice con voce gentile, prima di rialzarsi e allontanarsi a passo svelto. Pochi minuti dopo è di nuovo accovacciata accanto a te. Stavolta, però, ha un’espressione un po’ incerta, le labbra premute tra loro e lo sguardo che non riesce a restare fisso sul tuo. Storce il naso e solleva appena le spalle. "20 minuti e 34 secondi… mi dispiace, Orion" sussurra, davvero rammaricata. La sua mano si posa sulla tua spalla, leggera, come una carezza d’incoraggiamento. Poi si alza e ti tende la mano per aiutarti a fare lo stesso. "Dai… andiamo." Negli spogliatoi arriva per te il momento più complicato: la doccia. Temporeggi. Ti siedi, fingendo di dover ancora riprendere fiato, mentre in realtà aspetti solo che gli altri vadano avanti. Senti le voci leggere di Tyler e Max che ridono tra loro, chiacchierando mentre si infilano sotto l’acqua. Ti arriva una fitta, inspiegabile ma familiare: invidia. Non per qualcosa di grande… solo per la loro leggerezza, per quella libertà che a te sembra così distante. Quando finalmente decidi di muoverti, scegli una doccia un po’ più isolata. Ci entri in fretta, con il cuore in gola, cercando di passare inosservato. L’acqua scorre, calda, e tu ci resti sotto a lungo. Più del necessario. Aspetti che tutti se ne vadano. Uno dopo l’altro senti gli spogliatoi svuotarsi, finché anche Ben, ultimo a lasciare, chiude la porta alle sue spalle. Solo allora ti senti davvero libero di uscire. Ti avvolgi nell’asciugamano, ti strofini i capelli con calma. Poi prendi la borsa… e noti il tuo smartphone. Lo schermo è illuminato, le notifiche sono tante, troppe. Tra i messaggi insistenti di Diana su WhatsApp, noti le notifiche di Blabber, il social studentesco molto in voga alla St. Liliane. Lo apri e in un istante il sangue ti si gela. Il cuore ti si blocca nel petto. Una foto... Un meme. Sei tu. Durante la corsa. Nel momento peggiore. Il volto contratto dallo sforzo, i capelli scomposti, un’espressione buffa, distorta, quasi grottesca. Sotto, una scritta: «La St. Liliane merita una sovrana migliore? Chiediamocelo dopo aver visto questa foto.» Il profilo che l’ha pubblicata è anonimo. Nessuna firma, nessun nome. Ma il post è lì da appena dieci minuti, e sotto la foto le visualizzazioni sono già parecchie. Ti senti vuoto. Esposto. Preso in giro in pubblico, senza nemmeno sapere da chi. E la giornata, già difficile di suo, sembra appena diventata un po’ più pesante da reggere.
  14. Raven Shadoweye - shadar kai - ladro/ranger Quando il dragonide vestito da chierico mi sfiora il mento, il sorriso sul mio volto svanisce all’istante. Reagisco d’istinto. Il corpo si muove più in fretta della mente. Faccio un rapido passo indietro, sollevo la mano sinistra e colpisco la sua con uno schiaffo secco. L’altra mano, altrettanto automatica, cerca l’elsa di Sentenza, il mio stocco. Ma l’arma incantata non trasmette alcun allarme. Ritraggo subito la mano, tornando in una posizione più rilassata. Gli anni passati tra i drow mi hanno insegnato a reagire prima ancora di pensare. A volte, questo può salvarti la vita. Non è uno di quei momenti. La tensione si allenta quando un suono, una voce, richiama l’attenzione di tutta la piazza. Sollevo lo sguardo verso la fonte del richiamo, senza alzare il capo del tutto. Una mano, quasi per riflesso, va a cercare il pupazzetto logoro, mentre resto in attesa di nuove parole.
  15. Ma noi di che Gilda facevamo parte? Cioè.. nella guerra appena conclusa.. a che fazione apparteniamo? Che non ricordo
  16. Grazie mille della dritta! Per caso ti ricordi chi fosse il recensore?
  17. @Kalkale mi rileggo un po’ tutto il TdG, rientro un po’ nel mood del personaggio che era complicato e poi rispondo.
  18. @Ghal Maraz Nathan Clark Affronti la campestre con l’aria svogliata e un’espressione rassegnata, come se il solo fatto di essere lì fosse già una punizione sufficiente. L’unica, magra consolazione è che una parte del percorso attraversa il tuo elemento naturale: il bosco. Almeno lì, in mezzo agli alberi, ti senti un po’ meno fuori posto. Ti trascini a un ritmo costante, calcolato con la precisione di chi vuole fare il minimo sindacale per la sufficienza e nient’altro. I primi due giri scorrono senza intoppi: respiro regolare, muscoli caldi, tempo sotto i 12 minuti. Ci sei. A metà del terzo giro, però, giunto nel tratto più profondo del bosco, quello in cui la luce filtra appena tra i rami fitti e la terra è morbida sotto le suole, il cuore ti fa un improvviso balzo nel petto. Più per lo spavento che per la fatica. Tra gli alberi, qualche decina di metri più avanti, ti pare di scorgere una figura femminile sottile, immobile. I lunghi capelli neri le ricadono sulle spalle, mossi da una brezza che tu non senti. La pelle è diafana, quasi luminescente contro l’ombra della vegetazione. Tiene lo sguardo basso… finché, all’improvviso, non lo solleva su di te. Due occhi completamente neri, come la notte più profonda, ti trafiggono lo sterno come lame gelide. È come se ti avessero visto fino in fondo, fino a dove nemmeno tu osi guardare. Un fruscio. Uno schiocco secco, come un ramo spezzato pochi metri dietro di te. Ti volti di scatto, istintivamente. È Sasha che sta sopraggiungendo. Quando torni a guardare verso l’ombra tra gli alberi… la figura è svanita. Come se non fosse mai stata lì. "Che ti prende, Clark? Rimasto senza fiato?" Sasha ti supera con passo pesante ma deciso, e anche lei ormai sembra alla frutta. "Dai, forza che ci siamo quasi!" aggiunge con un sorriso, allungando la falcata e lasciandoti qualche metro indietro. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Ti metti a correre al meglio delle tue possibilità, affondando ogni passo nel terreno come se potessi calpestare via la rabbia che ti brucia dentro. Corri con i denti stretti, col fiato corto, con la testa piena. E per un po’, sorprendentemente, funziona: i primi due giri scorrono lisci, e per un tratto riesci persino a stare davanti a Tyler ed Emily, i due più atletici della classe. Una piccola, fugace vittoria. Poi il ritmo comincia a cedere. Il fiato si fa pesante, le gambe iniziano a bruciare, i pensieri tornano a farsi sentire. Uno dopo l’altro, anche Nathan e Sasha ti sorpassano, prendendosi quei metri che non riesci più a difendere. E poi, la scivolata. Un piede messo male, un angolo infido di fango, ed è fatta. Finisci distesa nella melma, con la faccia e i vestiti imbrattati, l’umidità che ti penetra fin sotto la pelle. Per un secondo resti lì, ferma, immobile nella rabbia. È una rabbia feroce, brutale, viscerale. Una rabbia che, se avesse un colore, sarebbe il rosso acceso dei tuoi capelli al naturale. Il rosso di tua madre. Chiudi gli occhi. Solo un momento. Solo per respirare. Ma l’oscurità dietro le palpebre non è silenziosa. Avverti una specie di scossa, come un brivido che attraversa l’aria stessa. Un’immagine ti esplode dentro senza preavviso: una creatura gigantesca, maestosa, scaglie rosso fuoco che riflettono una luce che non c’è, fauci spalancate che sussurrano parole in una lingua che non conosci… È solo un istante. Un flash. E poi niente. Quando riapri gli occhi, c’è solo il bosco. Umido, silenzioso, uguale a prima. Ti tiri su a fatica, cercando almeno di ripulirti il viso con le mani. Intorno a te, altri compagni passano oltre, alcuni ti lanciano uno sguardo fugace, un misto di imbarazzo e colpa per non essersi fermati ad aiutarti. Poi, mentre stai per ripartire, qualcosa ti fa voltare. Con la coda dell’occhio, più indietro sul sentiero… vedi Noah. È chino, sta apparentemente allacciandosi una scarpa. Ma il modo in cui si guarda intorno ti fa aggrottare le sopracciglia. Non ti sembra si sia accorto di te. E poi, improvvisamente, si alza e si allontana dal tracciato, infilandosi tra gli alberi. Non fai in tempo a pensare troppo. Ti rimetti in moto, rabbiosa e infangata, e prosegui con passo nervoso. Corri a tratti, cammini a lunghi passi per riprendere fiato. Ti supera anche Harper, silenziosa come sempre. Alla fine, quando giungi al tracciato ti senti gli occhi di tutti addosso. Sei chiaramente oltre il tempo della sufficienza. @Theraimbownerd Orion Kykero Corri. Con tutta la determinazione che riesci a raccogliere, corri. Ogni falcata è un affondo nei tuoi stessi limiti, e il binder ti stringe il petto come una maledizione cucita addosso. All’inizio il ritmo tiene, le gambe rispondono, la rabbia è carburante. Per un attimo quasi riesci a illuderti che ce la farai senza pagarne il prezzo. Ma già verso la metà del secondo giro il respiro comincia a diventare un lusso. L’aria non entra più come dovrebbe. La vista si increspa ai lati, il battito martella nelle orecchie. Ti sorpassano in diversi, e a un certo punto passi anche accanto a una figura coperta di fango. Sei troppo stanco per riconoscerla davvero. Non importa. Continui. È solo ostinazione, ormai. Tagli il traguardo e crolli contro un albero, le spalle che si sollevano a scatti sotto la stoffa bagnata di sudore, la bocca aperta nel tentativo disperato di richiamare ossigeno. La vista ti si sfoca appena, ti costringe a socchiudere gli occhi. “Ehi, Kykero,” ti dice la voce squillante del coach Moss, che ti raggiunge e ti fissa con quell’aria da telecronaca sportiva. Poi dice altro, ma le orecchi ti fischiano e non riesci a capire cosa ti stia dicendo. Ti lascia lì, con una pacca energica sulla spalla e lo sguardo già su un altro studente. Alice ti raggiunge poco dopo. È accaldata, i capelli raccolti alla meglio, ma si abbassa subito vicino a te, cercando il tuo sguardo. “Ehi… Orion. Tutto bene? Hai l’aria di uno che ha visto il proprio spirito lasciare il corpo.” Il tono è scherzoso, ma non nasconde l’apprensione. Ti porge la sua borraccia, tenendola salda anche mentre la sua mano, leggera, ti sfiora un braccio come a controllare che tu sia reale, presente, sveglio. @SNESferatu Ana Ribero Hai un corpo perfetto.. una macchina perfettamente funzionante di cui non conosci i limiti.. e decidi di usarlo alle tue condizioni, nel modo in cui vuoi tu e non in quello che si aspettano gli altri. La tua corsa campestre somiglia più a una danza anarchica che a una prova scolastica. Parti lenta, quasi svogliata. Poi, senza preavviso, scatti in avanti con la potenza di un predatore. Ancora una pausa. Poi di nuovo un’accelerazione, fulminea, precisa. Un’andatura impossibile da interpretare. Chi ti osserva, come Eliza, non può fare a meno di rimanere interdetto. È evidente che ti sta studiando, sguardo scettico ma incuriosito. Se il tuo intento era attirare nuovamente la sua attenzione, anche solo per provocarla, beh… missione compiuta. Non senti fatica durante la corsa, non sudi… o forse si? C’è stato un breve momento, durante il terzo giro, nel quale hai avvertito come un brivido e la tua pelle è sembrata per un attimo come imperlata dal sudore.. ma poi è passato, come se fosse stato solo un po’ di umidità. Alla fine arrivi proprio allo scoccare dei 20 minuti, precisa e perfetta come un orologio! @Voignar Darius Whitesand Non è che la corsa ti interessi più di tanto. Anzi, diciamola tutta: se non fosse per l’incubo costante che è tua madre quando si tratta di voti, probabilmente ti saresti fermato al primo giro per contemplare le nuvole. Hai cercato di dare un minimo di supporto a Ben all’inizio, con una parola d’incoraggiamento lanciata al volo… ma lo sapevi fin da subito che non ce l’avrebbe fatta a tenere il passo. Nessuna colpa, solo realtà. Tu, dal canto tuo, non sei un maratoneta, ma hai testa e fiato quanto basta per restare in zona sufficienza. È nel bel mezzo del terzo giro che qualcosa però ti spiazza. Ti trovi nel tratto più fitto del bosco, quando, con la coda dell’occhio, noti qualcosa. Una roccia, poco fuori dal sentiero tracciato… ma non una roccia qualunque. Su di essa sembrano incisi dei simboli. Antichi. Sottili, intrecciati. La lingua… ti è ignota, ma non ti pare casuale. C’è uno schema, un’intenzione. E per un solo istante, ti sembra quasi che quegli intagli brillino leggermente, come se riflettessero una luce che in realtà non c’è. Non fai in tempo ad avvicinarti. Un tonfo attira la tua attenzione: davanti a te, Scarlett è finita dritta nel fango, nel punto più scivoloso della curva. Istintivamente rallenti appena, per non scivolare anche tu e per valutare se stia bene. La superi e riprendi il passo. Il tempo stringe. Non puoi permetterti un’insufficienza, e lo sai. Ma ti segni mentalmente quel punto nel bosco dove hai visto. incisioni. Arrivi al traguardo con il fiato spezzato e le gambe di piombo, ma un’occhiata rapida all’orologio del coach ti conferma che sei appena sotto i diciotto minuti. X TUTTI Siete tutti arrivati al traguardo, chi coperto di fango, chi più morto che vivo, chi come se non avesse neppure corso e chi semplicemente stanco ma soddisfatto. Chi per orgoglio, chi per disperazione, chi per testardaggine, ognuno ha chiuso la corsa a modo suo. Vi radunate attorno al coach, ansimanti, e vi legge i vostri risultati. I minuti passano lenti. Poi, finalmente, spunta anche Ben. Il volto completamente arrossato, la maglietta madida di sudore, il respiro spezzato. Avanza lentamente, quasi trascinandosi, ma non si ferma. È ampiamente fuori tempo massimo, ma è arrivato. “Bravo Flores! L’importante è che tu non abbia mollato!” esclama Coach Moss, dandogli una pacca sonora sulla spalla che per poco non lo fa vacillare. Un piccolo sorriso si accende tra i volti dei compagni, qualcuno applaude piano. State quasi per dirigervi verso gli spogliatoi quando la voce del coach vi ferma di nuovo. “Manca solo Davis!” Solo in quel momento vi accorgete che Noah non è tra voi. Moss guarda il gruppo, poi punta gli occhi su Emily. “Reyes, fammi un favore. Vai a cercarlo e assicurati che non sia scivolato anche lui da qualche parte.” Poi si gira verso gli altri, battendo le mani una volta. “Gli altri, via a farvi una bella doccia! Vi siete guadagnati ogni goccia d’acqua calda! Tranne tu, Ribero. Voglio parlarti un attimo.” Il suo sguardo si posa fisso su Ana.
  19. Chi prima, chi dopo. Chi con l’entusiasmo di un atleta alle Olimpiadi, chi con l’andatura da zombie reduce da una settimana insonne, alla fine uscite tutti dagli spogliatoi e vi riversate nella palestra della St. Liliane. È una bella palestra scolastica, ben tenuta e luminosa, con pavimento in legno lucido, linee tracciate con cura per basket e pallavolo, e una serie di grandi finestre laterali sopra gli spalti da cui entra una luce chiara e regolare. I canestri sono regolamentari, montati a parete ma mobili, e c’è anche la possibilità di montare la rete per la pallavolo quando serve. Non è all’avanguardia come quelle viste nei campus universitari, ma per un liceo privato come la St. Liliane è sicuramente sopra la media. Appena entrate, lo vedete già lì, in piedi al centro del campo come se fosse stato piantato in mezzo alla palestra. Coach Moss. Daniel, per l’anagrafe. Danny, per chi ha il coraggio di chiamarlo così (e in genere sono pochi). Atletico, sguardo intenso, capello nero sempre miracolosamente in ordine nonostante sembri appena uscito da una sessione di crossfit. Indossa una tuta blu navy con il logo della scuola e ha le mani ai fianchi, fiero come un generale che attende il proprio plotone. Vi squadra uno per uno, con quegli occhi scuri che sembrano vedere molto più di quanto dicano. “Ragazzi… ragazze” inizia con tono squillante, carico di energia contagiosa. “Bentornati. Nuova settimana, nuova occasione per migliorarsi. E non importa da dove partiate… importa solo dove volete arrivare.” Si interrompe per un secondo, poi sorride sornione. “E ricordate: se oggi vi sembra dura, pensate a quando io ho vinto quel trofeo statale al secondo anno di liceo. Nessuno credeva in noi. Nessuno. Ma abbiamo corso come dannati. E sapete perché? Perché ci credevamo.” Molti di voi sospirano o alzano appena gli occhi al cielo. Sì, il famigerato “trofeo statale” torna più spesso di un’interrogazione di matematica. “Comunque! Oggi si parte leggeri. Dieci minuti di riscaldamento qui dentro: stretching, jumping jack, mobilità. Poi tutti fuori. Proveremo il tracciato della campestre. Forza, muovetevi!” Il tracciato esterno, lo sapete, è un anello di circa 1 chilometro, da percorrere un numero variabile di volte (solitamente tra le 3 e le 5) in base all'umore del professore. Parte dal pratone sul retro della scuola, ben curato, attraversa un tratto di ghiaia lungo il fianco del campo da football, si addentra per un breve tratto tra i primi alberi del bosco... non fittissimo, ma quanto basta per sentire il suono delle foglie sotto le scarpe... e poi ritorna con una curva ampia verso il lato est della palestra. Completato il riscaldamento, sotto gli occhi vigili di coach Moss, vi radunate tutti all’uscita laterale della palestra. Il professore vi guida con passo deciso attraverso il vialetto in pietra che costeggia il retro della scuola, conducendovi verso il punto di partenza del tracciato campestre. L’aria è ancora fresca, pungente ma non fastidiosa. La nebbiolina sottile che avvolgeva il campo all’alba si è in gran parte dissolta, lasciando il prato umido e lucido. All’orizzonte, sopra la linea scura della foresta, si aggirano ancora nubi compatte e minacciose… ma tra esse si fanno strada squarci di sereno, e ogni tanto, quasi timidamente, il sole fa capolino, regalando attimi di piacevole tepore. Coach Moss vi ferma in cerchio vicino alla linea bianca che segna l’inizio del tracciato. Si guarda intorno come per assicurarsi che nessuno abbia intenzione di scappare, poi prende fiato. “Bene. Ascoltate tutti. Oggi vi va di lusso: solo tre giri del tracciato. Tre chilometri. Vi risparmio un quarto giro che vi farebbe vedere Dio. Ma...” vi punta con l’indice, ruotando su sé stesso "...mi aspetto impegno. Almeno per onorare le vostre gambe, se non me.” Fa una pausa, poi detta i tempi: “Per un voto sufficiente: i ragazzi devono restare sotto i 18 minuti. Le ragazze sotto i 20. Se vi sembra un tempo alto… beh, buon per voi! Se vi sembrano pochi…Allora si dà il caso che fareste meglio ad allenarvi di più!” Sguardi misti. Qualcuno deglutisce. Altri sorridono con un filo di sfida. Alcuni sospirano senza ritegno. “Seguite il tracciato, non tagliate, e fate attenzione alla curva dietro al secondo gruppo di betulle, dove il terreno è ancora umido. Pronti…” Si allontana di due passi, fischietto tra le labbra e cronometro alla mano. “…partenza!” FWIIIIIIIIIIIIIT! Tyler e Emily sono i primi a scattare in avanti, con passo lungo e sicuro. Lui ha una falcata elastica e controllata, lei leggiadra e compatta. Poco dietro li segue Sasha, determinata e ben allenata, con la tipica concentrazione di chi vuole tenere il passo ma senza strafare. A ruota, un gruppetto più disomogeneo si lancia nel percorso: Alice corre con passo cauto ma regolare, Max con un fisico adatto alla corsa ma un atteggiamento svogliato, Eliza si muove con flemma e svogliatezza, Noah (sì.. c'è anche a lui oggi a scuola!!) barcolla tra l’apatia e un briciolo di competitività, e Mei-Lin… beh, lei dà tutto. È visibilmente meno dotata sul piano fisico, ma il suo sguardo determinato la rende quasi commovente: corre con una volontà feroce, sebbene i suoi piedi già sembrino protestare. Harper avanza in solitaria, leggermente più indietro, spalle strette, sguardo basso, passo goffo ma costante. Sembra voler solo finire la corsa nel minor tempo emotivo possibile. Infine, c’è Ben. Ultimo della fila, ansimante ancora prima di raggiungere la curva del primo tratto erboso. Ha lo sguardo di chi ha firmato per qualcosa senza leggere il contratto, e le gambe di chi vorrebbe davvero, ma proprio non può. Quando raggiungete il bosco, il brusio della scuola viene sostituito da un’atmosfera più ovattata: il suono delle scarpe che calpestano foglie umide, il fruscio dei rami, un lieve sentore di muschio e terra bagnata. Le ombre si fanno più fitte, e la luce filtra tra i rami in raggi obliqui che danno al sentiero una bellezza quasi eterea, ma anche un che di inquieto. Tre chilometri. Tre giri. Solo il primo è iniziato… e già si capisce chi oggi vincerà, chi soffrirà… e chi si farà domande esistenziali sul senso della corsa. Off Game Come sempre, se volete inserire qualche scena nell'arco di tempo che ho narrato fate pure.. Interagite pure tra di voi o con gli altri png come meglio credete.. oppure semplicemente fatemi sapere con che mood affrontate la lezione.
  20. Ahahahah.. si si non ti preoccupare.. non volevo metterti fretta
  21. Ma non so perché il correttore continua a mettetmela tutta in maiuscolo.. come se fosse una sigla eheh.. questa volta mi è sfuggito e non l'ho modificato
  22. Attendo ancora un po’ la risposta di @SNESferatu … poi nel caso magari metto un post per andare avanti verso l’ora di pranzo… che probabilmente nel resto della giornata non riuscirei che sono più impegnato… in quel caso, la parte tra ANA ed Eliza la recupereremo poi sotto spoiler!
  23. Aaaaaah... l'ora di educazione fisica (anzi.. solo l'avvicinarsi e l'entrare negli spogliatoi) quanti cuori che sta facendo battere!! 🤣
  24. Comunque ora, nell'apposita sezione della gilda, abbiamo una diapositiva anche di Jeremy! Così se Ana dovesse vederlo in giro può riconoscerlo meglio 🤣
  25. Esattamente.. è un vostro coetano ma di un'altra sezione. Però può capitargli qualche incidente in qualche altro momento 😏😏

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