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Dragons´ Lair

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Loki86

Circolo degli Antichi
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  1. Visto che Ana, Natha e Orion hanno delle situazioni per cui vale la pena "rallentare" un attimo, per Scarlett e Darius ho deciso di optare per dei post un po più "riflessivi" per non andare più avanti "nel tempo" con loro rispetto agli altri. @TheBaddus e @Voignar spero non sia un problema.
  2. @SNESferatu Ana Ribero Alla tua osservazione, Ben solleva appena lo sguardo. È piegato in avanti, le mani sulle ginocchia, il petto che si alza e si abbassa a un ritmo scomposto nel tentativo disperato di recuperare fiato. Ecco una perfetta espressione di quello che gli umani chiamano "fatica". Il suo volto è paonazzo, gli occhi lucidi per la fatica. Ti fa appena un cenno col capo, prova a dire qualcosa, ma riesce solo a sbiascicare un suono indistinto prima di tornare a respirare a pieni polmoni, come se ogni boccata d’aria fosse questione di sopravvivenza. Quando gli altri si allontanano verso gli spogliatoi, rimani sola col coach Moss. Lui dà un’occhiata a un plico di fogli che tiene in mano, poi solleva lo sguardo su di te. “Hai fatto dei tempi molto strani oggi, Ana,” dice, con un tono che ha qualcosa di ambiguo tra il rimprovero e l’interesse. Ti fissa in silenzio per qualche secondo, in un modo che ti mette a disagio, come se stesse cercando di leggerti dentro... o sotto. Poi, lentamente, allunga una mano verso il tuo braccio e ti sfiora con le dita. “Non sei nemmeno sudata. Sai cosa vuol dire questo?” chiede, mentre la mano scivola fino alla tua spalla e lì si ferma. “Vuol dire che non ti sei nemmeno dovuta impegnare per ottenere questo risultato. Del resto…” Fa una pausa, e il suo sguardo scende con troppa lentezza lungo il tuo corpo, fermandosi sulle tue gambe. “Con quelle gambe lunghe e toniche che ti ritrovi… sono sicuro che avresti potuto dare molto di più.” Dopo un momento, i suoi occhi risalgono fino ai tuoi, come se stesse aspettando una risposta. Una giustificazione. @Ghal Maraz Nathan Clark Ben ti batte piano la mano, a fatica, ancora piegato in avanti. Il respiro è affannoso, rotto, e riesce appena ad abbozzare un “grazie” con un filo di voce prima di tornare ad ansimare come se ogni boccata d’aria fosse una lotta contro il collasso imminente. Quando ti fai avanti per chiedere al coach di poter accompagnare Emily a cercare Noah, Moss ti squadra per un attimo con sguardo duro, poi annuisce brevemente. “Molto bene, Clark. Vai con Emily. Se gli è successo qualcosa, tornate subito ad avvisarmi.” Vi avviate insieme verso il limite del bosco, muovendovi a passo svelto lungo il percorso della campestre a ritroso. I primi alberi vi accolgono nell’ombra umida del sottobosco. Mentre camminate, Emily si gira verso di te con la fronte aggrottata: “Che fine avrà fatto? Noah è lento, ok... ma non così tanto. Perfino Ben è arrivato prima di lui!” Hai difficoltà a darle torto. È davvero insolito. Poco dopo raggiungete la curva dove il sentiero piega accanto a un piccolo gruppo di betulle. Emily si ferma e indica qualcosa a terra: una sagoma confusa nel fango, poco fuori dal tracciato. “Qua dev’essere dove è scivolata Scarlett,” mormora, abbassando la voce. “Poverina…” Chiamate Noah a voce alta, più volte, ma nessuna risposta rompe il silenzio del bosco. Quando giungi nel punto in cui, durante la corsa, ti era parso di scorgere una figura tra gli alberi, un istinto ti guida a deviare dal sentiero. Emily ti guarda stranita ma ti segue, continuando a chiamare Noah a gran voce. Vi addentrate nel bosco per almeno un minuto, il terreno inizia a salire dolcemente. Gli alberi si fanno meno fitti… poi, all’improvviso, la vegetazione si apre. Davanti a voi, a una ventina di metri, il bosco termina bruscamente sul ciglio di un alto burrone. Là sotto, il Liliac River scorre impetuoso e gelido, le sue acque tumultuose riecheggiano rumorosamente fino a voi. E lì, in piedi proprio sul bordo della scarpata, c’è Noah. Immobile, le spalle leggermente curve in avanti, guarda nel vuoto... O forse sta solo osservando il panorama. Non vi ha ancora notati. Emily si ferma di colpo, con il fiato corto e un’espressione tesa. “Che... che sta facendo secondo te?” sussurra, mentre una nota di inquietudine le incrina la voce. Poi si gira verso di te con uno sguardo incerto, come se cercasse conferma... o coraggio. Si volta nuovamente verso Noah... Sta per chiamarlo... @Voignar Darius Whithesand Ben ti accenna un sorriso, ma dura solo un attimo prima di spezzarsi in una smorfia di dolore e sfinimento. Il suo respiro è affannoso, rotto, ma riesce comunque ad alzare una mano con il pollice in su, come a dirti: “Ce la faccio, tranquillo.” È un gesto piccolo, ma ti basta per capire che, nonostante tutto, è ancora in piedi. Una volta negli spogliatoi, ti rifugi sotto una delle docce. L’acqua è fredda, pungente, ma efficace nel riportarti un po’ alla realtà. Ti lavi in fretta, senza perdere tempo. Oggi qualcosa è diverso. Lo senti addosso come un peso leggero ma costante, come una pressione nell’aria che non riesci a scrollarti di dosso. Mentre l’acqua scivola via dalla tua pelle, la mente torna indietro. Al mazzo di tarocchi lasciato sul tavolo. Allo sguardo inquieto di tuo zio Samuel e al suo strano comportamento per quasi tutto il viaggio in macchina. E ora, quegli strani simboli incisi su una roccia nel bosco… Per un attimo resti lì, con gli occhi chiusi e il rumore dell’acqua che copre ogni cosa. Cosa ne pensi di tutto questo? @TheBaddus Scarlett Bloomblight Nello spogliatoio ti prendi tutto il tempo del mondo. I vestiti sono intrisi di fango freddo, incrostati fino alle cuciture. Li pieghi con attenzione, cercando di non insozzare anche la borsa da palestra. Lo fai con gesti lenti, quasi meticolosi, come se rallentare quel momento potesse aiutarti a rimettere ordine anche dentro di te. Poi finalmente ti spogli e ti avvii verso le docce. Prima di entrare, però, lanci un’occhiata rapida alla panchina dove, a inizio ora, era seduta Emily. È vuota ora, ma la sua presenza ti resta addosso, sottile, persistente. Ti scivola addosso come l’acqua tiepida quando apri il getto. Ripensi a lei. Avresti dovuto proporti tu per accompagnarla al posto di Nathan? Sarebbe potuta essere una buona opportunità? Ti sembra quasi ridicolo darti certe risposte… eppure sono lì, in attesa, tra il vapore e il rumore sommesso dell’acqua. Questa cotta per Emily è del tutto inaspettata... Cosa ne pensi? E poi… quella visione. Il fango, il respiro spezzato, l’adrenalina… Quel flash improvviso, vivido come un sogno ma troppo reale per essere ignorato: scaglie rosso fuoco, fauci, potere primordiale. Cosa era quell'allucinazione? Cosa frulla nella tua mente a riguardo? E infine… Tanaka. L’hai promesso: pausa pranzo, oggi. Ma cosa vorrà questa volta da te? Una cosa è certa: questo lunedì è iniziato molto più incasinato del solito. @Theraimbownerd Orion Kykero Alice ti fa un cenno con la testa e ti sorride piano. "Torno subito!" dice con voce gentile, prima di rialzarsi e allontanarsi a passo svelto. Pochi minuti dopo è di nuovo accovacciata accanto a te. Stavolta, però, ha un’espressione un po’ incerta, le labbra premute tra loro e lo sguardo che non riesce a restare fisso sul tuo. Storce il naso e solleva appena le spalle. "20 minuti e 34 secondi… mi dispiace, Orion" sussurra, davvero rammaricata. La sua mano si posa sulla tua spalla, leggera, come una carezza d’incoraggiamento. Poi si alza e ti tende la mano per aiutarti a fare lo stesso. "Dai… andiamo." Negli spogliatoi arriva per te il momento più complicato: la doccia. Temporeggi. Ti siedi, fingendo di dover ancora riprendere fiato, mentre in realtà aspetti solo che gli altri vadano avanti. Senti le voci leggere di Tyler e Max che ridono tra loro, chiacchierando mentre si infilano sotto l’acqua. Ti arriva una fitta, inspiegabile ma familiare: invidia. Non per qualcosa di grande… solo per la loro leggerezza, per quella libertà che a te sembra così distante. Quando finalmente decidi di muoverti, scegli una doccia un po’ più isolata. Ci entri in fretta, con il cuore in gola, cercando di passare inosservato. L’acqua scorre, calda, e tu ci resti sotto a lungo. Più del necessario. Aspetti che tutti se ne vadano. Uno dopo l’altro senti gli spogliatoi svuotarsi, finché anche Ben, ultimo a lasciare, chiude la porta alle sue spalle. Solo allora ti senti davvero libero di uscire. Ti avvolgi nell’asciugamano, ti strofini i capelli con calma. Poi prendi la borsa… e noti il tuo smartphone. Lo schermo è illuminato, le notifiche sono tante, troppe. Tra i messaggi insistenti di Diana su WhatsApp, noti le notifiche di Blabber, il social studentesco molto in voga alla St. Liliane. Lo apri e in un istante il sangue ti si gela. Il cuore ti si blocca nel petto. Una foto... Un meme. Sei tu. Durante la corsa. Nel momento peggiore. Il volto contratto dallo sforzo, i capelli scomposti, un’espressione buffa, distorta, quasi grottesca. Sotto, una scritta: «La St. Liliane merita una sovrana migliore? Chiediamocelo dopo aver visto questa foto.» Il profilo che l’ha pubblicata è anonimo. Nessuna firma, nessun nome. Ma il post è lì da appena dieci minuti, e sotto la foto le visualizzazioni sono già parecchie. Ti senti vuoto. Esposto. Preso in giro in pubblico, senza nemmeno sapere da chi. E la giornata, già difficile di suo, sembra appena diventata un po’ più pesante da reggere.
  3. Raven Shadoweye - shadar kai - ladro/ranger Quando il dragonide vestito da chierico mi sfiora il mento, il sorriso sul mio volto svanisce all’istante. Reagisco d’istinto. Il corpo si muove più in fretta della mente. Faccio un rapido passo indietro, sollevo la mano sinistra e colpisco la sua con uno schiaffo secco. L’altra mano, altrettanto automatica, cerca l’elsa di Sentenza, il mio stocco. Ma l’arma incantata non trasmette alcun allarme. Ritraggo subito la mano, tornando in una posizione più rilassata. Gli anni passati tra i drow mi hanno insegnato a reagire prima ancora di pensare. A volte, questo può salvarti la vita. Non è uno di quei momenti. La tensione si allenta quando un suono, una voce, richiama l’attenzione di tutta la piazza. Sollevo lo sguardo verso la fonte del richiamo, senza alzare il capo del tutto. Una mano, quasi per riflesso, va a cercare il pupazzetto logoro, mentre resto in attesa di nuove parole.
  4. Ma noi di che Gilda facevamo parte? Cioè.. nella guerra appena conclusa.. a che fazione apparteniamo? Che non ricordo
  5. Grazie mille della dritta! Per caso ti ricordi chi fosse il recensore?
  6. @Kalkale mi rileggo un po’ tutto il TdG, rientro un po’ nel mood del personaggio che era complicato e poi rispondo.
  7. @Ghal Maraz Nathan Clark Affronti la campestre con l’aria svogliata e un’espressione rassegnata, come se il solo fatto di essere lì fosse già una punizione sufficiente. L’unica, magra consolazione è che una parte del percorso attraversa il tuo elemento naturale: il bosco. Almeno lì, in mezzo agli alberi, ti senti un po’ meno fuori posto. Ti trascini a un ritmo costante, calcolato con la precisione di chi vuole fare il minimo sindacale per la sufficienza e nient’altro. I primi due giri scorrono senza intoppi: respiro regolare, muscoli caldi, tempo sotto i 12 minuti. Ci sei. A metà del terzo giro, però, giunto nel tratto più profondo del bosco, quello in cui la luce filtra appena tra i rami fitti e la terra è morbida sotto le suole, il cuore ti fa un improvviso balzo nel petto. Più per lo spavento che per la fatica. Tra gli alberi, qualche decina di metri più avanti, ti pare di scorgere una figura femminile sottile, immobile. I lunghi capelli neri le ricadono sulle spalle, mossi da una brezza che tu non senti. La pelle è diafana, quasi luminescente contro l’ombra della vegetazione. Tiene lo sguardo basso… finché, all’improvviso, non lo solleva su di te. Due occhi completamente neri, come la notte più profonda, ti trafiggono lo sterno come lame gelide. È come se ti avessero visto fino in fondo, fino a dove nemmeno tu osi guardare. Un fruscio. Uno schiocco secco, come un ramo spezzato pochi metri dietro di te. Ti volti di scatto, istintivamente. È Sasha che sta sopraggiungendo. Quando torni a guardare verso l’ombra tra gli alberi… la figura è svanita. Come se non fosse mai stata lì. "Che ti prende, Clark? Rimasto senza fiato?" Sasha ti supera con passo pesante ma deciso, e anche lei ormai sembra alla frutta. "Dai, forza che ci siamo quasi!" aggiunge con un sorriso, allungando la falcata e lasciandoti qualche metro indietro. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Ti metti a correre al meglio delle tue possibilità, affondando ogni passo nel terreno come se potessi calpestare via la rabbia che ti brucia dentro. Corri con i denti stretti, col fiato corto, con la testa piena. E per un po’, sorprendentemente, funziona: i primi due giri scorrono lisci, e per un tratto riesci persino a stare davanti a Tyler ed Emily, i due più atletici della classe. Una piccola, fugace vittoria. Poi il ritmo comincia a cedere. Il fiato si fa pesante, le gambe iniziano a bruciare, i pensieri tornano a farsi sentire. Uno dopo l’altro, anche Nathan e Sasha ti sorpassano, prendendosi quei metri che non riesci più a difendere. E poi, la scivolata. Un piede messo male, un angolo infido di fango, ed è fatta. Finisci distesa nella melma, con la faccia e i vestiti imbrattati, l’umidità che ti penetra fin sotto la pelle. Per un secondo resti lì, ferma, immobile nella rabbia. È una rabbia feroce, brutale, viscerale. Una rabbia che, se avesse un colore, sarebbe il rosso acceso dei tuoi capelli al naturale. Il rosso di tua madre. Chiudi gli occhi. Solo un momento. Solo per respirare. Ma l’oscurità dietro le palpebre non è silenziosa. Avverti una specie di scossa, come un brivido che attraversa l’aria stessa. Un’immagine ti esplode dentro senza preavviso: una creatura gigantesca, maestosa, scaglie rosso fuoco che riflettono una luce che non c’è, fauci spalancate che sussurrano parole in una lingua che non conosci… È solo un istante. Un flash. E poi niente. Quando riapri gli occhi, c’è solo il bosco. Umido, silenzioso, uguale a prima. Ti tiri su a fatica, cercando almeno di ripulirti il viso con le mani. Intorno a te, altri compagni passano oltre, alcuni ti lanciano uno sguardo fugace, un misto di imbarazzo e colpa per non essersi fermati ad aiutarti. Poi, mentre stai per ripartire, qualcosa ti fa voltare. Con la coda dell’occhio, più indietro sul sentiero… vedi Noah. È chino, sta apparentemente allacciandosi una scarpa. Ma il modo in cui si guarda intorno ti fa aggrottare le sopracciglia. Non ti sembra si sia accorto di te. E poi, improvvisamente, si alza e si allontana dal tracciato, infilandosi tra gli alberi. Non fai in tempo a pensare troppo. Ti rimetti in moto, rabbiosa e infangata, e prosegui con passo nervoso. Corri a tratti, cammini a lunghi passi per riprendere fiato. Ti supera anche Harper, silenziosa come sempre. Alla fine, quando giungi al tracciato ti senti gli occhi di tutti addosso. Sei chiaramente oltre il tempo della sufficienza. @Theraimbownerd Orion Kykero Corri. Con tutta la determinazione che riesci a raccogliere, corri. Ogni falcata è un affondo nei tuoi stessi limiti, e il binder ti stringe il petto come una maledizione cucita addosso. All’inizio il ritmo tiene, le gambe rispondono, la rabbia è carburante. Per un attimo quasi riesci a illuderti che ce la farai senza pagarne il prezzo. Ma già verso la metà del secondo giro il respiro comincia a diventare un lusso. L’aria non entra più come dovrebbe. La vista si increspa ai lati, il battito martella nelle orecchie. Ti sorpassano in diversi, e a un certo punto passi anche accanto a una figura coperta di fango. Sei troppo stanco per riconoscerla davvero. Non importa. Continui. È solo ostinazione, ormai. Tagli il traguardo e crolli contro un albero, le spalle che si sollevano a scatti sotto la stoffa bagnata di sudore, la bocca aperta nel tentativo disperato di richiamare ossigeno. La vista ti si sfoca appena, ti costringe a socchiudere gli occhi. “Ehi, Kykero,” ti dice la voce squillante del coach Moss, che ti raggiunge e ti fissa con quell’aria da telecronaca sportiva. Poi dice altro, ma le orecchi ti fischiano e non riesci a capire cosa ti stia dicendo. Ti lascia lì, con una pacca energica sulla spalla e lo sguardo già su un altro studente. Alice ti raggiunge poco dopo. È accaldata, i capelli raccolti alla meglio, ma si abbassa subito vicino a te, cercando il tuo sguardo. “Ehi… Orion. Tutto bene? Hai l’aria di uno che ha visto il proprio spirito lasciare il corpo.” Il tono è scherzoso, ma non nasconde l’apprensione. Ti porge la sua borraccia, tenendola salda anche mentre la sua mano, leggera, ti sfiora un braccio come a controllare che tu sia reale, presente, sveglio. @SNESferatu Ana Ribero Hai un corpo perfetto.. una macchina perfettamente funzionante di cui non conosci i limiti.. e decidi di usarlo alle tue condizioni, nel modo in cui vuoi tu e non in quello che si aspettano gli altri. La tua corsa campestre somiglia più a una danza anarchica che a una prova scolastica. Parti lenta, quasi svogliata. Poi, senza preavviso, scatti in avanti con la potenza di un predatore. Ancora una pausa. Poi di nuovo un’accelerazione, fulminea, precisa. Un’andatura impossibile da interpretare. Chi ti osserva, come Eliza, non può fare a meno di rimanere interdetto. È evidente che ti sta studiando, sguardo scettico ma incuriosito. Se il tuo intento era attirare nuovamente la sua attenzione, anche solo per provocarla, beh… missione compiuta. Non senti fatica durante la corsa, non sudi… o forse si? C’è stato un breve momento, durante il terzo giro, nel quale hai avvertito come un brivido e la tua pelle è sembrata per un attimo come imperlata dal sudore.. ma poi è passato, come se fosse stato solo un po’ di umidità. Alla fine arrivi proprio allo scoccare dei 20 minuti, precisa e perfetta come un orologio! @Voignar Darius Whitesand Non è che la corsa ti interessi più di tanto. Anzi, diciamola tutta: se non fosse per l’incubo costante che è tua madre quando si tratta di voti, probabilmente ti saresti fermato al primo giro per contemplare le nuvole. Hai cercato di dare un minimo di supporto a Ben all’inizio, con una parola d’incoraggiamento lanciata al volo… ma lo sapevi fin da subito che non ce l’avrebbe fatta a tenere il passo. Nessuna colpa, solo realtà. Tu, dal canto tuo, non sei un maratoneta, ma hai testa e fiato quanto basta per restare in zona sufficienza. È nel bel mezzo del terzo giro che qualcosa però ti spiazza. Ti trovi nel tratto più fitto del bosco, quando, con la coda dell’occhio, noti qualcosa. Una roccia, poco fuori dal sentiero tracciato… ma non una roccia qualunque. Su di essa sembrano incisi dei simboli. Antichi. Sottili, intrecciati. La lingua… ti è ignota, ma non ti pare casuale. C’è uno schema, un’intenzione. E per un solo istante, ti sembra quasi che quegli intagli brillino leggermente, come se riflettessero una luce che in realtà non c’è. Non fai in tempo ad avvicinarti. Un tonfo attira la tua attenzione: davanti a te, Scarlett è finita dritta nel fango, nel punto più scivoloso della curva. Istintivamente rallenti appena, per non scivolare anche tu e per valutare se stia bene. La superi e riprendi il passo. Il tempo stringe. Non puoi permetterti un’insufficienza, e lo sai. Ma ti segni mentalmente quel punto nel bosco dove hai visto. incisioni. Arrivi al traguardo con il fiato spezzato e le gambe di piombo, ma un’occhiata rapida all’orologio del coach ti conferma che sei appena sotto i diciotto minuti. X TUTTI Siete tutti arrivati al traguardo, chi coperto di fango, chi più morto che vivo, chi come se non avesse neppure corso e chi semplicemente stanco ma soddisfatto. Chi per orgoglio, chi per disperazione, chi per testardaggine, ognuno ha chiuso la corsa a modo suo. Vi radunate attorno al coach, ansimanti, e vi legge i vostri risultati. I minuti passano lenti. Poi, finalmente, spunta anche Ben. Il volto completamente arrossato, la maglietta madida di sudore, il respiro spezzato. Avanza lentamente, quasi trascinandosi, ma non si ferma. È ampiamente fuori tempo massimo, ma è arrivato. “Bravo Flores! L’importante è che tu non abbia mollato!” esclama Coach Moss, dandogli una pacca sonora sulla spalla che per poco non lo fa vacillare. Un piccolo sorriso si accende tra i volti dei compagni, qualcuno applaude piano. State quasi per dirigervi verso gli spogliatoi quando la voce del coach vi ferma di nuovo. “Manca solo Davis!” Solo in quel momento vi accorgete che Noah non è tra voi. Moss guarda il gruppo, poi punta gli occhi su Emily. “Reyes, fammi un favore. Vai a cercarlo e assicurati che non sia scivolato anche lui da qualche parte.” Poi si gira verso gli altri, battendo le mani una volta. “Gli altri, via a farvi una bella doccia! Vi siete guadagnati ogni goccia d’acqua calda! Tranne tu, Ribero. Voglio parlarti un attimo.” Il suo sguardo si posa fisso su Ana.
  8. Chi prima, chi dopo. Chi con l’entusiasmo di un atleta alle Olimpiadi, chi con l’andatura da zombie reduce da una settimana insonne, alla fine uscite tutti dagli spogliatoi e vi riversate nella palestra della St. Liliane. È una bella palestra scolastica, ben tenuta e luminosa, con pavimento in legno lucido, linee tracciate con cura per basket e pallavolo, e una serie di grandi finestre laterali sopra gli spalti da cui entra una luce chiara e regolare. I canestri sono regolamentari, montati a parete ma mobili, e c’è anche la possibilità di montare la rete per la pallavolo quando serve. Non è all’avanguardia come quelle viste nei campus universitari, ma per un liceo privato come la St. Liliane è sicuramente sopra la media. Appena entrate, lo vedete già lì, in piedi al centro del campo come se fosse stato piantato in mezzo alla palestra. Coach Moss. Daniel, per l’anagrafe. Danny, per chi ha il coraggio di chiamarlo così (e in genere sono pochi). Atletico, sguardo intenso, capello nero sempre miracolosamente in ordine nonostante sembri appena uscito da una sessione di crossfit. Indossa una tuta blu navy con il logo della scuola e ha le mani ai fianchi, fiero come un generale che attende il proprio plotone. Vi squadra uno per uno, con quegli occhi scuri che sembrano vedere molto più di quanto dicano. “Ragazzi… ragazze” inizia con tono squillante, carico di energia contagiosa. “Bentornati. Nuova settimana, nuova occasione per migliorarsi. E non importa da dove partiate… importa solo dove volete arrivare.” Si interrompe per un secondo, poi sorride sornione. “E ricordate: se oggi vi sembra dura, pensate a quando io ho vinto quel trofeo statale al secondo anno di liceo. Nessuno credeva in noi. Nessuno. Ma abbiamo corso come dannati. E sapete perché? Perché ci credevamo.” Molti di voi sospirano o alzano appena gli occhi al cielo. Sì, il famigerato “trofeo statale” torna più spesso di un’interrogazione di matematica. “Comunque! Oggi si parte leggeri. Dieci minuti di riscaldamento qui dentro: stretching, jumping jack, mobilità. Poi tutti fuori. Proveremo il tracciato della campestre. Forza, muovetevi!” Il tracciato esterno, lo sapete, è un anello di circa 1 chilometro, da percorrere un numero variabile di volte (solitamente tra le 3 e le 5) in base all'umore del professore. Parte dal pratone sul retro della scuola, ben curato, attraversa un tratto di ghiaia lungo il fianco del campo da football, si addentra per un breve tratto tra i primi alberi del bosco... non fittissimo, ma quanto basta per sentire il suono delle foglie sotto le scarpe... e poi ritorna con una curva ampia verso il lato est della palestra. Completato il riscaldamento, sotto gli occhi vigili di coach Moss, vi radunate tutti all’uscita laterale della palestra. Il professore vi guida con passo deciso attraverso il vialetto in pietra che costeggia il retro della scuola, conducendovi verso il punto di partenza del tracciato campestre. L’aria è ancora fresca, pungente ma non fastidiosa. La nebbiolina sottile che avvolgeva il campo all’alba si è in gran parte dissolta, lasciando il prato umido e lucido. All’orizzonte, sopra la linea scura della foresta, si aggirano ancora nubi compatte e minacciose… ma tra esse si fanno strada squarci di sereno, e ogni tanto, quasi timidamente, il sole fa capolino, regalando attimi di piacevole tepore. Coach Moss vi ferma in cerchio vicino alla linea bianca che segna l’inizio del tracciato. Si guarda intorno come per assicurarsi che nessuno abbia intenzione di scappare, poi prende fiato. “Bene. Ascoltate tutti. Oggi vi va di lusso: solo tre giri del tracciato. Tre chilometri. Vi risparmio un quarto giro che vi farebbe vedere Dio. Ma...” vi punta con l’indice, ruotando su sé stesso "...mi aspetto impegno. Almeno per onorare le vostre gambe, se non me.” Fa una pausa, poi detta i tempi: “Per un voto sufficiente: i ragazzi devono restare sotto i 18 minuti. Le ragazze sotto i 20. Se vi sembra un tempo alto… beh, buon per voi! Se vi sembrano pochi…Allora si dà il caso che fareste meglio ad allenarvi di più!” Sguardi misti. Qualcuno deglutisce. Altri sorridono con un filo di sfida. Alcuni sospirano senza ritegno. “Seguite il tracciato, non tagliate, e fate attenzione alla curva dietro al secondo gruppo di betulle, dove il terreno è ancora umido. Pronti…” Si allontana di due passi, fischietto tra le labbra e cronometro alla mano. “…partenza!” FWIIIIIIIIIIIIIT! Tyler e Emily sono i primi a scattare in avanti, con passo lungo e sicuro. Lui ha una falcata elastica e controllata, lei leggiadra e compatta. Poco dietro li segue Sasha, determinata e ben allenata, con la tipica concentrazione di chi vuole tenere il passo ma senza strafare. A ruota, un gruppetto più disomogeneo si lancia nel percorso: Alice corre con passo cauto ma regolare, Max con un fisico adatto alla corsa ma un atteggiamento svogliato, Eliza si muove con flemma e svogliatezza, Noah (sì.. c'è anche a lui oggi a scuola!!) barcolla tra l’apatia e un briciolo di competitività, e Mei-Lin… beh, lei dà tutto. È visibilmente meno dotata sul piano fisico, ma il suo sguardo determinato la rende quasi commovente: corre con una volontà feroce, sebbene i suoi piedi già sembrino protestare. Harper avanza in solitaria, leggermente più indietro, spalle strette, sguardo basso, passo goffo ma costante. Sembra voler solo finire la corsa nel minor tempo emotivo possibile. Infine, c’è Ben. Ultimo della fila, ansimante ancora prima di raggiungere la curva del primo tratto erboso. Ha lo sguardo di chi ha firmato per qualcosa senza leggere il contratto, e le gambe di chi vorrebbe davvero, ma proprio non può. Quando raggiungete il bosco, il brusio della scuola viene sostituito da un’atmosfera più ovattata: il suono delle scarpe che calpestano foglie umide, il fruscio dei rami, un lieve sentore di muschio e terra bagnata. Le ombre si fanno più fitte, e la luce filtra tra i rami in raggi obliqui che danno al sentiero una bellezza quasi eterea, ma anche un che di inquieto. Tre chilometri. Tre giri. Solo il primo è iniziato… e già si capisce chi oggi vincerà, chi soffrirà… e chi si farà domande esistenziali sul senso della corsa. Off Game Come sempre, se volete inserire qualche scena nell'arco di tempo che ho narrato fate pure.. Interagite pure tra di voi o con gli altri png come meglio credete.. oppure semplicemente fatemi sapere con che mood affrontate la lezione.
  9. Ahahahah.. si si non ti preoccupare.. non volevo metterti fretta
  10. Ma non so perché il correttore continua a mettetmela tutta in maiuscolo.. come se fosse una sigla eheh.. questa volta mi è sfuggito e non l'ho modificato
  11. Attendo ancora un po’ la risposta di @SNESferatu … poi nel caso magari metto un post per andare avanti verso l’ora di pranzo… che probabilmente nel resto della giornata non riuscirei che sono più impegnato… in quel caso, la parte tra ANA ed Eliza la recupereremo poi sotto spoiler!
  12. Aaaaaah... l'ora di educazione fisica (anzi.. solo l'avvicinarsi e l'entrare negli spogliatoi) quanti cuori che sta facendo battere!! 🤣
  13. Comunque ora, nell'apposita sezione della gilda, abbiamo una diapositiva anche di Jeremy! Così se Ana dovesse vederlo in giro può riconoscerlo meglio 🤣
  14. Esattamente.. è un vostro coetano ma di un'altra sezione. Però può capitargli qualche incidente in qualche altro momento 😏😏
  15. Ahahahah direi proprio di no 🤣🤣
  16. Io credo che sia anche giunto il momento di rimediare a questa gravissima mancanza!! Non credi?? 😆😆
  17. @Theraimbownerd Orion Kykero Il sorriso di Tyler si blocca sul suo volto come congelato, pietrificato per un istante dalla tua risposta. Non si aspettava un tono così netto da parte tua, e lo capisci subito dal lampo di esitazione nei suoi occhi. “Ehm… sì… hai ragione, effettivamente…” mormora, costretto a fare un passo indietro, chiaramente spiazzato. Proseguite ancora per qualche metro fianco a fianco, immersi in un silenzio denso, quasi imbarazzante. Poi lui rompe di nuovo il ghiaccio, con voce più bassa, sincera: “Comunque, ok… non è mia intenzione fare cavolate con lei. Ci tenevo che tu lo sapessi… ecco.” Nonostante il tono più insicuro, ti colpisce come riesca comunque a mantenere intatto quel carisma innato che sembra avvolgerlo in ogni circostanza, anche ora, mentre è palesemente a disagio. Ti appoggia una mano sulla spalla — un gesto esitante, pensato — e poi ti fa un cenno con la testa, quasi a ringraziarti, prima di accelerare il passo verso lo spogliatoio maschile. E tu, Orion… in quale spogliatoio scegli di entrare? @Ghal Maraz Nathan Clark Alice ti sorride di rimando, e quando lo fa, due piccole fossette si disegnano appena visibili sui suoi zigomi, rendendo il suo viso ancora più dolce. "Hai perfettamente ragione! Nemmeno a me piace molto correre… soprattutto in palestra, tutta chiusa e piena di odore di gomma." aggiunge ridendo piano, mentre scioglie con delicatezza le braccia che ti aveva stretto attorno al collo. Alla tua domanda successiva, si ferma per un istante, sospesa nel suo personale universo fatto di nuvole e colori, portandosi l’indice alle labbra e alzando lo sguardo come per recuperare un pensiero tra le stelle. "Oh sì! Volevo raccontarti del sogno che ho fatto stanotte!" esclama poi, e i suoi occhi si piegano in due fessure sorridenti. "Ma ti ho visto che parlavi con Max, e non volevo disturbarti…" Fa una piccola pausa, mordendosi lievemente il labbro, poi continua con tono pieno di speranza: "Peròòòò… durante la lezione di matematica ho pensato: potrei raccontartelo oggi pomeriggio! Magari facendo una passeggiata nel bosco, se esce il sole… oppure con una bella cioccolata calda, se invece torna a piovere!" Ti guarda con occhi brillanti, in attesa, come se quello che stai per risponderle potesse cambiare il corso della sua giornata. "Che ne dici? Puoi? Ti andrebbe?" Nel mentre giungete davanti alle porte degli spogliatoi, uno maschile e uno femminile. @Voignar Darius Whitesand Alle tue provocazioni ti aspetti in risposta una delle sue solite frecciatine, e infatti non si fa attendere. Mei-Lin si blocca di scatto qualche passo più avanti, voltandosi appena verso di te con sguardo acuto. "Figurati se mi aspettavo qualcosa di diverso" sibila con quel tono affilato che le appartiene. "D’altra parte, se c’è qualcuno che può mettermi alla prova con domande idiote, sei proprio tu, Darius." Ma poi, mentre riprende a camminare, noti qualcosa cambiare nella postura: il mento resta alto, la voce resta precisa… eppure nel ritmo del passo e nel modo in cui le spalle si rilassano appena, c’è qualcosa di meno rigido. Come se, sotto quel velo di spocchia, la tua provocazione avesse colto un nervo vivo. "Forse… potresti persino sorprendermi!" aggiunge, con tono meno acido, quasi impercettibile. Pochi istanti dopo siete davanti agli spogliatoi. Mei-Lin si ferma e ti lancia un’ultima occhiata con aria severa. "Hai cinque minuti per cambiarti prima che il coach Moss decida di trasformarti nel suo nuovo progetto di rieducazione militare. Io vado che non voglio di certo essere presa di mira. Se non ti vedo in palestra tra poco, non contare sulla mia compassione." Poi scompare oltre la porta dello spogliatoio femminile, lasciandoti con quella sua scia inconfondibile di superiorità scolpita. @SNESferatu Ana Ribero Per un attimo, il mondo sembra bloccarsi. Tu, la tua mano sudata puntellata al muro che speri non scivoli via all'improvviso, e lei… Eliza. I suoi occhi si alzano lentamente verso di te, e ti trafiggono con uno sguardo che mischia perplessità e giudizio, come se stesse cercando di capire se tu sia seria o se sia tutto uno strano scherzo comico. Il silenzio che segue la tua frase dura un secondo di troppo. Poi, contro ogni previsione, le sue labbra si schiudono in una risata sincera, quasi incredula. Un suono limpido, che spezza la tensione come un sasso lanciato in uno stagno fermo. “Okay!” dice ancora ridendo piano, scrollando il capo, “Questa è nuova.” Il suo viso si è addolcito, e mentre alza il dito per indicare la macchina, aggiunge: “Io comunque ho scelto gli orsetti gommosi. Quelli acidi. Fanno schifo, ma mi piacciono.” Poi ti squadra di nuovo, questa volta con un accenno di sorriso sincero. “Sei strana lo sai? Ma strana bene… originale.” Te lo dice come se fosse il più raro dei complimenti, quello che non fa quasi mai a nessuno. “Uh uh... la zoccoletta e la stramba snob nuova arrivata lesbicheggiano!” dice all'improvviso una voce maschile alle tue spalle, seguita da un coro di risatine divertite. Ti volti.. A parlare è stato un ragazzo alto, magro, la pelle color cioccolato e vestito con un’aria da figlio di papà. Eliza lo fissa con uno sguardo che potrebbe tagliare l’aria e poi, con voce perfettamente calma, gli risponde: “Jeremy… scommetto che se passassi meno tempo a fantasticare su di me ed Ana e più a farti una personalità, forse... potresti perfino piacerti.” Lui sbuffa, i suoi amici ridono un po’ meno convinti, e il gruppetto prosegue per la sua strada. Eliza si volta di nuovo verso di te, scrolla le spalle e ridacchia. “Non ci far caso. Jeremy è un idiota... Ben più insicuro e noioso di quello che vuol far credere!” Poi ti guarda. “Allora? Hai scelto cosa prendere?” @TheBaddus Scarlett Bloomblight Ti sembra di sentire il battito del cuore perfino nelle tempie mentre ti infili in fretta la canotta, come se quel pezzo di stoffa potesse davvero salvarti la vita. Il tuo sguardo incollato al fondo dello spogliatoio è l’unico argine rimasto tra te e il disastro. Poi, nella frazione di secondo in cui la tua voce riesce a uscire dalla gola senza spezzarsi, le parole ti sfuggono prima che il cervello possa supervisionarle. Ottimo. Doppio senso da manuale. La sua risposta tarda un po’ troppo ad arrivare. Quando ti volti appena, cercando di sbirciare con la coda dell’occhio senza farlo notare, la vedi lì: seduta, i pantaloncini ancora in mano, lo sguardo basso fisso sul pavimento. Le guance leggermente arrossate. Sembra essersi persa per un momento, come se qualcosa l’avesse colta di sorpresa. Ti chiedi se abbia notato il tuo disagio. Probabilmente sì. Era troppo evidente perché passasse inosservato. E ora, nel silenzio carico che si è creato, ti domandi cosa la stia passando per la testa. Poi, finalmente, solleva lo sguardo verso di te. I suoi profondi occhi verdi sono guardinghi, ma non ostili. “Oh… beh… se fosse per me, farei sport tutti i giorni!” esclama con un sorriso un po’ impacciato. “Lo adoro. Mi aiuta a sentirmi... viva, credo. Ne ho proprio bisogno.” È una risposta semplice, ma ha un’energia genuina. E anche se il rossore non le è ancora passato del tutto, sembra aver ritrovato il suo solito tono. Proprio in quell’istante, la porta dello spogliatoio si apre con un lieve tonfo. Harper entra in silenzio, con il passo quieto e il solito atteggiamento raccolto. Ha il capo appena chinato e le spalle incurvate in avanti, come se volesse occupare meno spazio possibile. Si ferma sulla soglia e vi osserva. Il suo sguardo, attento e curioso, si muove rapidamente tra te ed Emily. Ti colpisce la lucidità con cui sembra analizzare la situazione, esattamente come aveva fatto poche ore fa ai cancelli della scuola. I suoi occhi si posano su di te un attimo in più, come se cercassero una conferma alle sue deduzioni. Poi, senza cambiare espressione, solleva un braccio in un saluto rapido. “Ciao!” dice soltanto, con il tono basso e laconico che la contraddistingue, prima di dirigersi con calma verso una panchina. Non passa molto che la quiete si dissolve completamente: Alice arriva con il solito passo energico, seguita da Sasha che chiacchiera senza sosta, e Mei-Lin. Solo Eliza ed Ana sembrano prendersela con più calma e, per ora, mancano all'appello.
  18. ok fatto! fatemi sapere se ora riuscite!
  19. per caso sai dirmi come si fa??
  20. Eccomi qua.. ora vedo di rispondere a tutto e tutti eheh @Ghal Maraz allora.. se ho inteso bene, la PROMESSA è proprio un "patto" che il fatato, col suo carisma e parlantina, desidera e riesce ad ottenere da un png/pg specifico.. una sorta di patto, di parola che lui considera vincolante.. Intesa così, secondo me, la promessa di Rowe non conta.. non sta facendo un "patto" con Nathan nello specifico. Idem Cory.. la sua era più una minaccia che una promessa richiesta e voluta da nathan 🤣 quella a Sasha invece già ci potrebbe stare di più.. tu le hai fatto una richiesta e lei, seppur in modo leggero, ti ha "promesso" che in caso di bisogno con Cory ti avrebbe aiutato se la chiami in tua difesa. Poi chiedo l'intervento di @TheBaddus che è sicuramente più esperto del sistema di gioco e può dirci anche la sua a riguardo. @Theraimbownerd ci sta gelare su Tyler: 6+4+2=12 successo. Scegli uno tra: Perdono un Filo su di te; (tyler non ne ha) Se non hanno Fili su di te, ne ottieni uno su di loro; Ottengono una Condizione; Prendi 1 Prossimo. Ahahahah povere Scarlett e Ana!! Messe così in imbarazzo! 🤣🤣 stavo valutando se si attivare qualche mossa, tipo mantenere il controllo.. (o forse eccitare qualcuno per Ana su Eliza).. ma forse mi sembrerebbero un po forzate e non sono un fan del dover per forza attivare mosse a tutti i costi eheh Infatti stavo pensando, nel prossimo post, di dare la condizione "PASTICCINO" ad Ana 🤣🤣
  21. La lezione del professor Rowe procede senza intoppi. Nonostante qualche sbadiglio qua e là e lo sguardo perso di chi, chiaramente, avrebbe preferito essere altrove, l’aria resta tutto sommato distesa. Rowe riesce a mantenere viva l’attenzione con battute fuori tempo e paragoni improbabili, facendo sorridere anche i più allergici ai numeri. Quando suona la campanella, lui si stropiccia gli occhi dietro le lenti spesse e dice con tono rassicurante: "Ragazzi, tranquilli: quello che abbiamo fatto oggi non sarà nella verifica di giovedì. Lo prometto. O almeno... lo spero." Qualcuno ride, qualcun altro sospira sollevato. Gli studenti iniziano a raccogliere le loro cose e ad avviarsi fuori dall’aula uno dopo l’altro. Tyler ed Emily sono tra i primi a scattare in piedi. Si scambiano uno sguardo complice, chiaramente più motivati dell’intera classe all’idea che ora tocchi educazione fisica. Emily si sistema la coda di cavallo, Tyler si tira su la felpa leggera con un sorriso già da “modalità sport attiva”. Ben, invece, resta indietro. Si avvicina alla cattedra con un misto di timidezza ed entusiasmo, stringendo il suo quaderno di appunti come se custodisse qualcosa di prezioso. "Prof, guardi che incantesimo figo ho inventato! L’ho chiamato Fiamme di Cerbero!" Rowe alza lo sguardo e sorride, genuinamente incuriosito. "Oh? Allora fammi vedere, Ben. Sono tutto orecchie." Nel corridoio, intanto, il resto della classe si avvia verso gli spogliatoi della palestra. @Theraimbownerd Orion Kykero Mentre percorri il corridoio che dall’aula del professor Rowe porta verso gli spogliatoi, Tyler ti raggiunge con passo deciso ma silenzioso. Lo noti passarsi una mano tra i capelli, accarezzandosi la nuca con un gesto che tradisce un certo imbarazzo. Ti lancia un mezzo sorriso. “Ehi, Orion… tutto ok?” chiede, con quella cordialità un po’ forzata tipica di due che si conoscono appena, più per orario scolastico che per reale affinità. Nonostante il lieve disagio, c’è qualcosa in lui, nel modo in cui si muove, parla, persino nello sguardo, che sprigiona un carisma naturale. Ogni parola sembra calibrata al punto giusto. “Senti… tua sorella, Juno…” riprende, gettando uno sguardo rapido in cerca della tua reazione. “È in gamba. Mi ha chiesto di uscire.” Fa una breve pausa, come a voler sottolineare che non è lì per vantarsi. “Volevo solo dirtelo prima. Non cerco casini, davvero. Solo… sapere se per te va bene.” Il tono è rispettoso, sincero. E, da come ti guarda, è chiaro che il tuo parere conta più di quanto voglia dare a vedere. @Ghal Maraz Nathan Clark Mentre percorri il corridoio in direzione degli spogliatoi della palestra, un gruppo di ragazzi del quarto anno attira la tua attenzione: stanno cambiando aula, chiacchierando tra loro senza fretta. Ma appena li inquadri meglio, senti il sangue gelarti nelle vene. Alto, massiccio e con l’aria perennemente accigliata, tra loro svetta la figura inconfondibile di Cory Edwards. Ti blocchi d’istinto, sperando che passi oltre senza notarti. Ma non sei così fortunato. Il suo sguardo ti intercetta e subito i suoi lineamenti si irrigidiscono. Digrigna i denti, lanciandoti un’occhiata carica d’ostilità. Poi, come se il destino avesse deciso di darti una tregua, da una porta poco più avanti escono suor Margaret e il professor Whitmore. Solo ora ti rendi conto di trovarti davanti al corridoio della sala professori. Cory li vede anche lui e, in un istante, abbandona qualunque intento avesse covato nella sua testolina da bullo. Si limita a lanciarti un’ultima occhiataccia, cupa come un temporale, e con un gesto lento ma inequivocabile — l’indice puntato nella tua direzione — ti lascia un chiaro messaggio: occhio a te. Proprio in quell’istante, senti due braccia stringersi attorno alle tue spalle da dietro. “Ehi, mio cavaliere delle stelle! Come va? Pronto per una bella corsetta?” La voce, vivace e allegra, ti riporta bruscamente alla realtà. Ti volti ancora col cuore che batte forte e ti ritrovi faccia a faccia con Alice, il cui sorriso aperto è quanto di più rassicurante tu potessi vedere in quel momento. Le lanci un'ultima occhiata alle spalle, ma Cory è già scomparso oltre l’angolo, inghiottito dal labirinto dei corridoi. @SNESferatu Ana Rivero Esci dalla classe del professor Rowe ancora combattuta. Non hai smesso di chiederti se sia davvero il caso di parlare a Max di quello che è successo appena due ore fa. Lo segui a distanza lungo il corridoio, ogni passo accompagnato dal peso sottile del dubbio. È davvero coraggio quello che ti serve… o forse solo un briciolo di determinazione? Ma proprio quando stai per deciderti, qualcosa, o meglio, qualcuno, interrompe il tuo slancio. Vicino ai distributori automatici, appoggiata con disinvoltura al muro, c’è Eliza. Ha le gambe incrociate con una naturalezza quasi sfacciata, lo sguardo puntato sulle merendine come se stesse scegliendo quale snack prendere. La sua figura esile, spavalda, distratta, eppure così affascinante cattura completamente la tua attenzione. In un attimo, Max scompare dal tuo orizzonte. E tu… ti fermi. Troppo vicina, troppo a lungo. Troppo diversa da come ti sei sempre concessa di guardarla. Lei alza lo sguardo, si accorge della tua presenza. Ti scruta con occhi sottili, vagamente infastiditi, quasi a voler capire se sei lì per un motivo valido. “Beh? Qualche problema?” chiede, con tono secco, sulla difensiva. Con la coda dell’occhio intravedi Max che si allontana, inconsapevole. E ora, Ana? Ritorni al tuo “posto sicuro” e corri da Max come se nulla fosse... o, per una volta, scegli di restare, di esporti, di vedere dove ti porta questo sguardo? @Voignar Darius Whitesand Appena varchi la soglia dell’aula del professor Rowe, ti incammini verso gli spogliatoi con l’entusiasmo di chi sta andando incontro a una punizione. Sei immerso nei tuoi pensieri quando, all’improvviso, senti una leggera spallata colpirti da dietro — precisa, quasi calibrata. Ti volti d’istinto, e trovi davanti a te Mei-Lin, lo sguardo severo incorniciato dai suoi occhiali impeccabili. “Spero per te che tu abbia preso appunti con attenzione,” ti dice, con quel tono tagliente e saccente che conosci fin troppo bene. “Non ho alcuna intenzione di doverti spiegarti anche gli argomenti di oggi.” Ti supera con passo rapido e composto, lasciandoti dietro il profumo appena percettibile del suo shampoo al tè verde. E mentre la osservi allontanarsi, per un istante… breve, quasi impercettibile… ti sembra che le sue labbra si incurvino in quello che potrebbe essere stato un sorriso. O forse l’hai solo immaginato. Con Mei-Lin, non si può mai dire. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Assorta nei tuoi pensieri, arrivi per prima allo spogliatoio femminile. Hai attraversato i corridoi della scuola quasi in automatico. Il rumore dei tuoi passi risuona nel silenzio dello spogliatoio vuoto, interrotto solo dal cigolio del tuo armadietto che si apre mal volentieri. Ti siedi sulla panca al centro, lasciando che lo zaino ti scivoli accanto. Pochi istanti dopo, la porta si spalanca ed entra Emily, con la solita carica da atleta che ha atteso fin troppo per potersi finalmente muovere. L’energia che si porta dietro sembra riempire in un attimo lo spazio vuoto. Sorride appena ti vede, poi si toglie la felpa con un gesto pratico e fluido, restando col top sportivo che evidenzia le sue forme sinuose e non esagerate. I muscoli delle spalle si tendono quando si china per recuperare i pantaloncini dalla borsa, e tutto in lei trasmette quella forza naturale di chi sa esattamente come muoversi nel proprio corpo. “Ehi, Scarlett,” ti dice Emily, lanciandoti uno sguardo rapido mentre si sfila con naturalezza i jeans che indossava a lezione. Il gesto è sicuro, disinvolto, privo di malizia ma carico di quella grazia inconsapevole che ti spiazza. “Sei arrivata presto oggi, eh? Ansiosa anche tu di fare un po’ di sport?” aggiunge, mentre afferra i pantaloncini da corsa. Poi ti osserva con un sorriso dolce, appena timido. “Non ti facevo proprio del team corsa campestre.”
  22. A dire il vero, nella mia idea iniziale volevo fare che avrebbe interrogato in quell'ora.. quindi mettendo la verifica il giovedì invece li hai salvati tutti.. almeno per ora 🤣🤣
  23. Sto aspettando con impazienza il momento in cui tu e la tua cerchia farete i bulletti con qualcuno del primo anno 🤣
  24. Ora che abbiamo iniziato da qualche giorno, volevo chiedervi qualche feedback. Ho scelto dipartire con calma, facendovi vivere un po’ la quotidianità dei vostri pg.. un po’ per farvi abituare voi a ruolarli, un po’ per prendere meglio confidenza anche con i vari png! Spero che come ritmo vi possa andare bene.. se invece mi dite che così lo trovate noioso e volete da subito più eventi impattanti e stravolgenti vedrò di accelerare un po’! Fatemi sapere 😉

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