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Dragons´ Lair

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Loki86

Circolo degli Antichi
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  1. @Theraimbownerd Orion Kykero Ti siedi al tavolo, e non appena butti fuori quella mezza confessione, le tue sorelle si scambiano uno sguardo rapido, il genere di linguaggio silenzioso che tra gemelle funziona alla perfezione. Diana sbuffa piano, piegandosi leggermente verso di te. «Oh, dai, era davvero una gran bella foto» ti dice, con tono deciso, come se fosse un dato di fatto. Poi arriccia appena il naso e aggiunge: «E comunque non capisco come faccia Alice a stravedere per uno come Nathan. Seriamente, non ci vedo proprio nulla in lui. A volte mi chiedo se stia davvero bene in mezzo a noi, sai? È... diversa. Non dico che mi stia antipatica, ma non so quanto c’entri davvero col nostro gruppo.» Juno invece mastica un pezzo di panino e, senza nemmeno aspettare di averlo deglutito del tutto, alza il dito come se avesse trovato subito la soluzione. «Beh, se vuoi, potrei parlarci io» propone, con aria innocente. Poi, facendo finta di guardare distrattamente verso il tavolo di Alice, aggiunge: «Tanto… ci sta anche Tyler lì. Non mi dispiacerebbe avvicinarmi.» Ti fissa con un mezzo sorriso, come a dire: due piccioni con una fava. @Voignar Darius Whitesand Ti lasci scivolare addosso la frecciatina di Mei Lin, e mentre lei si prepara a ribattere con il suo solito tono da prima della classe, ti coglie all’improvviso una fitta violenta alla base del collo. Il tatuaggio ti brucia come se qualcuno ci avesse puntato contro un ferro rovente, e il dolore ti si riflette in un lampo acuto dietro gli occhi. Ti pieghi appena, trattenendo un gemito, e allora la senti: un sussurro basso, vischioso, che ti graffia la mente. «Portami la ragazza di fuoco… ORA.» La voce risuona cupa, imperiosa, e per un istante perdi la percezione del rumore della mensa. Solo quel comando, quel maledetto imperativo che ti scava dentro. Ti riprendi con un respiro affannoso, e quando rialzi lo sguardo, Mei Lin ti sta osservando. Non ha visto nulla di strano sul tuo collo — anche se la tua maglia lascia intravedere parte del tatuaggio che pulsa rosso vivo, sembra completamente cieca a quel dettaglio. «Ehi…» ti chiede, con un filo di esitazione nella voce, come se non volesse ammettere di essersi preoccupata. «Va tutto bene? Hai avuto un mancamento?» I suoi occhi ti scrutano, cercando una crepa, ma il tatuaggio rimane invisibile per lei. E intanto, dentro di te, l’eco di quella voce non si spegne del tutto. @Ghal Maraz Nathan Clark Kathlyn ridacchia, e il suono è cristallino, leggero, quasi contagioso. Ti sembra sincera, come se in quel momento fosse davvero a suo agio accanto a te. «Oh sì… proprio tutti positivi, guarda qui…» dice, facendo scorrere con il pollice lo schermo del telefono. Poi legge a voce alta, con tono ironico: «“Kat va proprio con tutti”… “Zoccoletta in saldo”… “Scommetto che ci prova pure coi professori”…». Ti mostra lo schermo, e il suo sorrisetto beffardo ti sorprende: non sembra scalfita, anzi, sembra divertirsi. Quando ti avvicini e le passi una mano dietro la schiena, lei ti guarda con quegli occhi luminosi e ti regala un sorriso che ti colpisce dritto allo stomaco. Un sorriso irresistibile, che si piega subito in un piccolo bacio. Le sue labbra si staccano appena, restando vicine alle tue. «Uhm… vedo che ci hai preso gusto…» mormora, prima di dartene un altro, veloce, come un gioco. Poi si scosta di un soffio e ti agita davanti il telefono. «Però ora devi saldare il tuo debito!» Sul display lampeggia ancora l’app dei messaggi. È chiaro cosa intenda. @TheBaddus Scarlett Bloomblight La preside Vance chiude la porta dietro di te con un gesto secco del bastone, il rumore del legno che tocca il pavimento riecheggia nello studio silenzioso. Con un cenno appena accennato della mano ti indica la poltroncina davanti alla sua scrivania. «Accomodati, Scarlett.» La sua voce è tagliente ma priva di rabbia, ferma e misurata. Ti squadra da dietro le lenti sottili, lo chignon perfetto che non lascia sfuggire neanche un capello. Attende che ti sieda prima di continuare, appoggiando entrambe le mani sul bastone. «So bene che in questa scuola, a causa tua, circolano… traffici. Non è mia intenzione conoscere i dettagli, non è questo il mio ruolo. Fuori da qui puoi fare ciò che vuoi: se la legge avrà qualcosa da ridire, se la vedrà con te e con chi di dovere. Ma dentro queste mura, Scarlett, io non tollero simili comportamenti.» Ti fissa negli occhi, senza battere ciglio. Non parla di nulla di specifico, nessuna accusa diretta: ma è chiaro che non le sfugge il tuo atteggiamento, che ha intuito fin troppo. Poi la sua voce si abbassa di un tono, senza perdere fermezza: «Spero di non dover ripetere questa conversazione. Se dovesse accadere… mi vedrò costretta a interpellare tua madre.» Il nome rimane sospeso nell’aria. Noti un impercettibile irrigidimento sul volto della Vance: non sembra nemmeno a lei un’opzione gradita, come se dover avere a che fare con tua madre fosse un fardello che preferirebbe evitare. La preside si raddrizza e con un cenno deciso ti indica la porta. «Adesso fila in mensa. E niente altri casini.» Off game Ho cercato di risponderti un po’ alle domande all’interno della narrazione. Non sei mai stata beccata in nulla di compromettente… la preside non ha prove concrete di nulla. Ma sicuramente sei stata vista da qualcuno del personale scolastico.. inoltre la tua reputazione che circola tra gli studenti è sicuramente arrivata alle orecchie di professori e della preside. Quindi qualche ramanzina te la saresti potuta essere anche già presa in passato. Tua madre, ovviamente, non è ancora mai stata convocata a riguardo. @SNESferatu Ana Rivero Appena ti lasci sfuggire quel «Fa’ pure», il ragazzo si lascia cadere sulla sedia accanto a te con un mezzo sorriso nervoso. È alto e allampanato, i capelli troppo lunghi e unti che sembrano nascondere più che incorniciare il viso. Tamburella con le dita sul tavolo come se non riuscisse a stare fermo, e quando apre bocca la sua voce è bassa, quasi strascicata: «Sai… ti osservavamo da un po’. Sei… diversa dagli altri. Non fai finta di niente. Non hai paura. Ci piace questo.» Non dice chi sia questo noi, ma l’uso del plurale è più che eloquente. C’è qualcosa di disturbante nel modo in cui ti guarda, come se cercasse un segnale, un riconoscimento. Proprio in quel momento Eliza si avvicina, i suoi occhi si spostano subito su di lui e si stringono in due fessure gelide. Senza giri di parole, la sua voce taglia l’aria: «Alzati. Lei non ha bisogno di un’ombra appiccicosa accanto.» Il ragazzo fa per smuoversi sulla sedia, le mani che tremano un po’ sul piano del tavolo. Fissa Eliza stringendo gli occhi. Non dice niente, ma non se ne va: resta lì, lo sguardo che si sposta da Eliza a te, aspettando quasi un cenno di conferma. È come se solo la tua parola potesse dargli il via libera per andarsene… o peggio, la speranza che tu possa invece zittire la tua amica e lasciarlo restare. Off topic Un virus micidiale che ti fa stare proprio una cosa malissimo!!
  2. Scusate il ritardo! Eccomi.. sono tornato a casa e da oggi dovrei tornare più operativo! 💪
  3. Avendo un attimo di tempo ho iniziato a rispondere per non fare aspettare troppo chi aveva già risposto.. non aspettando anche le risposte di @SNESferatu e @Theraimbownerd
  4. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Appena la tua mano scivola più in basso, Wade si irrigidisce e il suo sguardo cambia di colpo. Non c’è più quella patina divertita e malcelata attrazione: diventa freddo, quasi infastidito. Ti afferra il polso con forza, allontanando la tua mano dal cavallo dei suoi pantaloni. «Che ca&&o credi di fare, Scarlett?» la sua voce si abbassa, tagliente. Fa un passo indietro, evitando di farsi spingere dentro al ripostiglio. «Non sono uno dei tuoi zerbini, ok? Non provo a fare il duro… io sono così. E se pensi di usarmi come giocattolo, hai proprio sbagliato persona.» Il suo sguardo resta su di te, intenso e ostinato, ma stavolta non cede: non si lascia trascinare dalla tua provocazione, nonostante tu riesca a percepire il suo desiderio nei tuoi confronti. E proprio mentre la tensione resta sospesa a mezz’aria, un suono secco di passi echeggia nel corridoio. Ti volti di scatto e vedi la figura alta e magra della preside Eleanor Vance avanzare lentamente verso di voi, il bastone che picchietta ritmicamente a terra a ogni passo. Lo chignon perfetto, lo sguardo glaciale dietro gli occhiali sottili: basta un attimo per farti sentire inchiodata al muro, colpevole a prescindere. Si ferma a pochi metri, e la sua voce autoritaria taglia l’aria come una lama. «Signorina Scarlett. Ancora lei. Non solo i suoi traffici poco… ortodossi a scuola, ma ora anche certe condotte nel corridoio.» Non alza mai il tono, ma è il genere di voce che fa più male di un urlo. «Venga subito nel mio ufficio. Ora.» Poi sposta lo sguardo su Wade, che abbassa un attimo lo sguardo, più imbarazzato che spaventato. «Lei invece, Lively, si ricordi che questo è un istituto scolastico, non un vicolo. Filare in mensa e non farmi perdere altro tempo.» Wade annuisce in fretta e si defila, con un’occhiata veloce e quasi accusatoria verso di te, mentre la Vance resta immobile, aspettando che tu ti muova. Tiri di dado Eccitate qualcuno: 5-1=4. Fallimento. Segni 1 exp Avrei voluto davvero che i dadi dessero un altro esito!! Ci sono r8masto male pure io eheh.. @Ghal Maraz Nathan Clark Kathlyn ridacchia, il suo riso è leggero e limpido, quasi contagioso, mentre i suoi occhi ti si posano addosso con quella scintilla furba che sembra sempre saperti tenere un passo dietro. Si lascia guidare senza resistenze dalla tua mano e si accomoda accanto a te, muovendo la testa di lato in modo che una ciocca ribelle le cada sul viso. Quando sorride così, con le labbra che si piegano appena e lo sguardo che brilla, sembra quasi che il resto del mondo diventi sfocato. «Infatti sono venuta a saldare il debito!» dice, con tono malizioso ma naturale, mentre tira fuori il telefono. Lo tiene con una disinvoltura quasi elegante, pronta a scrivere il numero che le detterai. Poi, un attimo dopo, abbassa lo sguardo sullo schermo e ridacchia ancora. «Oh, guarda qua… stanno ancora arrivando commenti alla nostra foto.» Fa un piccolo gesto con il pollice, come se ti invitasse a guardare. «A me sembra una bella foto, però.» Ti sorprende la sua leggerezza: per lei sembra quasi un gioco, e non pare dare peso né alle battute cattive né ai giudizi. Al contrario di te, non lascia che i commenti le si appiccichino addosso. Come se, per Kathlyn, le parole degli altri non avessero il potere di scalfirla davvero. @Voignar Darius Whitesand Ti siedi al tavolo e provi a buttarla sul ridere, ma Mei Lin, come al solito, non raccoglie. Ti lancia uno sguardo laterale, impassibile, mentre sistema con ordine i libri accanto al vassoio. «Almeno oggi ti sei degnato di presentarti» commenta a mezza voce, con quella freddezza sottile che non è mai rabbia, ma sempre un richiamo. «Peccato che ieri tu abbia trovato di meglio da fare che studiare con me per la verifica di matematica. Ma certo, immagino che ci siano priorità più… pressanti.» Si aggiusta la frangetta con un gesto preciso, poi afferra le posate e comincia a mangiare con la consueta calma metodica. È evidente che la tua battuta ha fallito, ma non ti taglia completamente fuori. Dopo qualche attimo di silenzio, infatti, si concede un argomento di conversazione che le appartiene di più. «Comunque, la lezione di biologia di stamattina era piuttosto interessante» dice con tono appena più disteso, ma sempre perfettino. «È affascinante pensare a quanto gli ormoni condizionino il comportamento umano. A volte mi chiedo se non sia sopravvalutata la cosiddetta "razionalità" di cui tanto ci vantiamo. Anche se comunque credo che ci siano persone che li sappiano tenere più a bada di altre…» Ti guarda di nuovo, stavolta con un lampo quasi divertito negli occhi. «Ma forse è un discorso troppo complesso per uno che non ha avuto tempo di aprire il libro di matematica ieri.»
  5. @Voignar si si tranquillo.. anch'io in questi giorni potrei aver più difficoltà a rispondere che sono in grecia.. Comunque, per rispondere al tuo spoiler Risposta Per me va benissimo.. io ho giocato Mei-Lin come se avesse un interesse per te perché, da come era iniziata la cosa, mi sembrava interessante come dinamica.. però lei di base la priorità la dà allo studio e al rendimento scolastivo.. quindi ci sta che non giudichi così importante una piccola infiltrazione e che le passi in fretta... se invece ti interessa di più creare una dinamica con Sasha va benissimo.. allora andremo in quella direzione!! 😉 mostri con testa di teschio permettendo 🤣🤣🤣
  6. @Theraimbownerd Orion Kykero In aula di biologia Brooks si ferma a metà gesto, con la cartellina ancora in mano. Ti guarda un momento sopra la montatura dei suoi occhiali, poi appoggia tutto sulla cattedra. Non sorride, ma il tono resta calmo. «Domanda importante, Orion. Ti rispondo dal punto di vista strettamente biologico: se una persona inizia a introdurre dall’esterno ormoni sessuali dopo i 18 anni… per esempio testosterone, nel caso di chi vuole sviluppare caratteristiche maschili… il corpo risponde eccome. Si attivano cambiamenti reali: la voce tende ad abbassarsi, aumenta la massa muscolare, cresce la peluria sul viso e sul corpo, la distribuzione del grasso cambia. Sono effetti che non dipendono solo dall’età: gli ormoni agiscono comunque, anche più tardi.» Si ferma un attimo, quasi per alleggerire il peso della spiegazione: «La differenza principale è che, se avviene dopo l’adolescenza, certi aspetti non si modificano con la stessa intensità. Per esempio, l’altezza non cambia più, perché le ossa hanno già smesso di crescere. Ma l’identità, la percezione di sé, la qualità della vita… quelli sì, possono migliorare moltissimo se il percorso è seguito da professionisti.» Poi aggiunge, con un tono più caldo e diretto, senza alcuna ironia: «La scienza, in questo campo, ha fatto passi enormi. E il messaggio più importante è: non c’è un’età in cui sia “troppo tardi” per prendersi cura di sé. L’importante è farlo con consapevolezza, in sicurezza, e con chi ti può accompagnare nel modo giusto.» Una volta finito il discorso, ti congeda, ma poco prima che tu esca dalla classe ti sorrido e aggiunge «Spero di esserti stato d’aiuto, Orion!» In mensa Essendoti fermato a parlare con il professor Brooks, arrivi in mensa con qualche minuto di ritardo. L’ambiente è già rumoroso e affollato, il consueto brusio di voci che rimbalza tra i tavoli. Nonostante la campagna denigratoria che Jeremy ha cercato di lanciarti, nessuno ha avuto il coraggio di usurpare il tuo solito posto: il tavolo è ancora lì, libero, occupato solo da Juno e Diana. Alice, invece, non c’è. Con un leggero senso di amarezza nello stomaco, raggiungi le tue sorelle. Diana ti accoglie con un sorriso radioso, gli occhi che brillano: «Gran colpo oggi con quel post! Un sacco di like e commenti!» Juno, invece, è tutta intenta a masticare. Ti fa un cenno con la forchetta ancora in mano e, a bocca mezza piena, domanda con semplicità disarmante: «Perché oggi Alice non si è seduta con noi?» Alzi lo sguardo e la vedi dall’altra parte della sala: è a un tavolo distante, insieme a Tyler, Emily, Sasha, Harper, Max e Ben. La vista ti punge più di quanto vorresti ammettere. @Ghal Maraz Nathan Clark Qualcosa, finalmente, sembra girare nel verso giusto. Uscendo tra i primi dall’aula, riesci ad arrivare in mensa senza dover sgomitare nella calca. Recuperi al volo qualcosa da mangiare — niente di speciale, ma abbastanza per riempirti lo stomaco — e invece di restare lì dentro a farti bersagliare da sguardi e battutine, ti dirigi verso il cortiletto esterno. Con lo sguardo basso e il passo svelto, schivi i gruppetti che chiacchierano davanti all’ingresso. Nessuno ti ferma, nessuno ti provoca: un piccolo lusso, di questi tempi. Ti siedi su una panchina e addenti il tuo pranzo con l’unico desiderio di restare in pace. È in quel momento che il cellulare vibra. Una notifica. Lo prendi in mano e il cuore ti fa un balzo: Noah. Il suo messaggio è breve, quasi sfuggente: “Non sono stato molto bene.” Non fai nemmeno in tempo a pensare a cosa rispondergli che ne arriva subito un altro: “Quando starò meglio… mi porti in quel posto magico nel bosco?” Un mezzo sorriso ti si accende sul volto, ma non riesci a scrivere nulla. Perché all’improvviso due mani ti scivolano sugli occhi da dietro. «Indovina chi sono?» Non ne hai bisogno. La voce la riconosci subito. E, prima ancora, il suo profumo. Quando ti lascia andare, ti ritrovi davanti Kathlyn. Ti sorride, sfrontata come sempre. «Ti disturbo, bel baciatore?» @TheBaddus Scarlett Bloomblight Arrivi a calcolare i tempi quasi alla perfezione: Wade compare nel corridoio poco dopo che hai acceso la sigaretta. Cammina con quell’aria da ragazzo che crede di avere il mondo in tasca: passo lento, spalle rilassate, sguardo mezzo annoiato mezzo attento. I capelli castano chiaro sono sistemati con quell’effetto spettinato che però è tutto fuorché casuale, gli occhi chiari che sembrano oscillare tra l’azzurro e il verde scrutano il corridoio con attenzione. Indossa una felpa griffata e sneakers nuove di zecca, il solito look studiato per sembrare disinvolto. Porta lo zaino di traverso come fosse più un accessorio che un peso. Quando ti vede appoggiata al muro, il suo sguardo si illumina appena… un riflesso che cerca subito di mascherare. Finge indifferenza, ma ti squadra con attenzione, come per controllare se sei cambiata o se sei ancora la stessa Scarlett che gli era rimasta in testa. Si ferma davanti a te e, senza troppi giri di parole, mormora: «Jared mi ha detto che mi cercavi.» Fa una pausa breve, alza il mento e prova a mantenere un tono glaciale, distaccato. «Che vuoi? Di che hai bisogno?» La voce è dura, ma i suoi occhi non mentono: c’è ancora qualcosa lì dentro, una scintilla che non ha spento. Anche se fa di tutto per nasconderla. @SNESferatu Ana Rivero Entri in mensa e ti accomodi da sola a un tavolo appartato, Ana, cercando un po’ di tranquillità. Da un angolo più lontano, Max ti fa un cenno con la mano, invitandoti a raggiungere il suo gruppo: è seduto insieme a Tyler, Emily, Sasha, Harper e Ben. Vuole che tu ti unisca a loro, ma per un momento resti indecisa. Proprio in quel momento, un ragazzo del terzo anno si avvicina al tuo tavolo. Ha un’aria disadattata e inquietante: i capelli spettinati cadono davanti agli occhi, la postura è leggermente curva e i movimenti sembrano incerti, come se stesse sempre a disagio nel mondo intorno a lui. Ti fissa con uno sguardo timido ma insistente, e con voce un po’ tremante e un po’ strana ti chiede: “Posso... posso sedermi qui con te?” Con la coda dell’occhio scorgi Elisa che entra in mensa. Si guarda intorno, i suoi occhi si posano su di te e sul ragazzo inquietante; resta un attimo in attesa, come se aspettasse un tuo cenno. Nel frattempo Max smette di agitare la mano, ma ti osserva ancora, scrutando attentamente per capire se ti unirai al loro tavolo o se resterai lì con quello strano tipo del terzo anno. @Voignar Darius Whitesand Ti avvicini a Mei Lin e le rivolgi la domanda, un po’ esitante. Lei ti guarda con la solita aria fredda e leggermente saccente, incrociando le braccia. “Davvero pensi che ci sia bisogno di parlare?.… Io, sinceramente, non ne vedo il motivo!” dice, con voce secca e misurata, facendo sembrare che non le importi affatto di quello che hai combinato. “Ma va bene, se proprio vuoi… parliamo pure!” aggiunge, senza ammettere nessuna emozione particolare. Arrivati in mensa, si dirige veloce verso un tavolo e si sistema, lanciandoti un’occhiata che mischia saccentezza e una punta di soddisfazione segreta. Poi, con un gesto leggero verso il tavolo dove c’è Sasha, ti domanda con voce calma ma pungente: “Sei sicuro che non preferisci andare a sederti là invece?”
  7. Brooks ascolta in silenzio prima Orion, poi Ana, senza interrompere, accennando solo un cenno con la testa e stringendo il pennarello fra le dita come fosse un microfono. Quando Ana finisce, si schiarisce la voce e torna davanti alla cattedra. «Vedete, mi piace che ci siano opinioni diverse. Perché la verità, come spesso accade, sta nel mezzo.» Disegna una linea sulla lavagna: a sinistra scrive “determinismo biologico”, a destra “scelte individuali”. Poi batte con il pennarello a metà della linea. «Gli ormoni influenzano moltissimo: corpo, umore, perfino il modo in cui percepiamo noi stessi e gli altri. Ma vedi, Ana. Dire che siamo marionette è una posizione forte. È vero: ormoni e neuroni tirano parecchi fili, condizionano emozioni, desideri e perfino certi comportamenti. Ma non ci muovono come burattini inerti. Diciamo che sono registi testardi: danno indicazioni precise, cercano di imporre la loro visione… ma noi restiamo gli attori. Possiamo accettare la parte o cambiarla.» Si ferma un attimo, lanciando un’occhiata rapida verso Orion. «Però attenzione: influenzare non significa determinare. L’identità, i gusti, i progetti a lungo termine… quelli nascono da un insieme molto più complesso, in cui entrano esperienze, relazioni, contesto culturale. È lì che diventiamo davvero protagonisti.» Una mano si alza dalle prime file: Mei Lin si aggiusta gli occhiali e interviene con tono preciso. «In realtà, professor Brooks, anche la genetica e l’epigenetica hanno un ruolo nel modo in cui gli ormoni agiscono, non è solo questione di quantità. Alcune persone possono produrne di più o di meno, ma reagire in maniera completamente diversa…» Si ferma un istante, poi lancia un’occhiata tagliente verso il fondo dell’aula, dove siede Darius. «Ecco perché studiare certi argomenti invece che… distrarsi… potrebbe essere utile a lungo termine.» Un paio di risatine soffocate si diffondono, ma Brooks alza una mano per riportare l’attenzione. «Ottima puntualizzazione, Mei Lin. È vero: non tutti reagiamo allo stesso modo agli stessi ormoni.» Dalla fila accanto, Alice si lascia sfuggire un commento a mezza voce, senza davvero alzare la mano. «A volte però… sembrano solo far agire i ragazzi in modo stupido e cattivo.» Il tono è basso, velato di tristezza, e qualcuno si volta istintivamente verso Nathan. Brooks annuisce con serietà. «Gli ormoni possono spingerci a emozioni forti, a reazioni impulsive. Ma non sono un alibi. Sta a noi imparare a conoscerli, a riconoscere cosa ci scatta dentro… e scegliere come reagire.» Sulla lavagna disegna un omino stilizzato con dei fili che partono dal cervello verso il corpo. Poi con un sorriso a metà tra il serio e l’ironico aggiunge: «Quindi: siamo marionette? Forse un po’. Ma almeno, a differenza delle marionette, possiamo imparare a vedere i fili.» La campanella lo interrompe a metà di un gesto. Lui sospira, posa il pennarello e si passa una mano tra i capelli. «E con questo, ragazzi, vi lascio andare a pranzo. Ricordate: la prossima volta parliamo di cosa succede quando gli ormoni… si mettono d’accordo con i neuroni. Portate fame di sapere… e panini, che sarà lunga.» Un mormorio riempie l’aula, gli zaini iniziano a chiudersi, e l’ultima ora del mattino si dissolve nel consueto brusio da pausa pranzo.
  8. Si.. stavo aspettando @Voignar visto che da ieri in teoria ci sarebbe stato.. nel caso domani però mando avanti.
  9. @Ghal Maraz Nathan Clark Nel tragitto verso l’aula di biologia cerchi il più possibile di evitare gli sguardi degli studenti che incroci. Fortunatamente nessuno ti rivolge la parola e, se qualcuno ha ridacchiato o commentato alle tue spalle, non ci hai fatto caso. Anche sul tuo telefono, eviti accuratamente Blabber. Non ci sono messaggi. Apri la conversazione con Noah, che conta solo il tuo messaggio precedente. Non é ancora stato visualizzato. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Quando ti attardi in classe, vedi la Park riordinare le sue cose per poi sollevare lo sguardo su di te poco prima che esci dall’aula. “Risposta molto interessante la sua, signorina Bloomblight… Ero sicura che sarebbe stato un argomento di lezione che l’avrebbe interessata! Le auguro una buona giornata.” Ti rivolge un mezzo sorrisetto enigmatico, prima di farti un cenno come per invitarti ad uscire. La vedi chinarsi nuovamente sulle sue cose, senza più considerarti. @Theraimbownerd Orion Kykero Nel tragitto verso l’aula di religione noti Tyler lanciarti delle occhiate palesemente ricolme di disappunto. Evidentemente non ha apprezzato la tua mossa di aver pubblicato quelle foto su Blabber. Non viene a parlartene, così decidi di non curarti della cosa. Hai cose ben più importanti a cui pensare in questo momento rispetto a quello che pensa di te mister perfettino. Controlli il telefono. Il tuo post su Blabber sta andando alla grande e la maggior parte dei commenti sono compiaciuti e divertiti. Hai anche un messaggio da Juno. “Ma veramente?!?!? Mi son perso nel bosco che si inciucia con la do’ a tutti Rodriguez?? Ahahahah.. che mondo strano!” @SNESferatu Ana Ribero Poco prima di entrare nell’aula di biologia ti si accosta Eliza. Attira la tua attenzione appoggiando la sua spalla alla tua. “Sei stata una grande prima! Ottima risposta! Con uscita ad effetto!” Ti rivolge un sorriso e fa un occhiolino complice. Quindi entra in classe e prende posto al suo banco. @Voignar Darius Whitesand Mentre cammini annoiato verso l’aula di biologia, avverti un leggero pizzicore alla base del collo, dove ora hai lo strano tatuaggio tribale. Pian piano si trasforma in un lieve bruciore. Ti porti istintivamente la mano e massaggi la zona. La strana sensazione si allevia… Fissi lo sguardo fuori da uno dei finestrini del corridoio. La’ lontano vedi stagliarsi i profili degli alberi della foresta. Da qualche parte lá dentro si nasconde la misteriosa creatura con la testa a forma di teschio di cervo. Riprendi a camminare verso l’aula, domandandoti cosa potrebbe comportare l’ignorare la sua richiesta di portargli Scarlett… X TUTTI L’aula di biologia è già piena di brusii e zaini sbattuti sui banchi, quell’aria di stanchezza che si respira sempre all’ultima ora del mattino. Ma non appena il professor Brooks entra, l’energia cambia. Ha in mano una cartellina e un pennarello rosso che agita come fosse un microfono. «Signori e signore, oggi manteniamo la promessa. Ormoni sessuali!» annuncia con tono teatrale, passando lo sguardo sull’aula. «Vi vedo: c’è chi arrossisce, chi già si prepara a ridacchiare. Perfetto. Siete nel posto giusto.» Si mette a camminare tra i banchi con l’aria di un presentatore di varietà. «I protagonisti della puntata di oggi: testosterone, estrogeni e progesterone. Non sono solo paroloni da manuale o scuse per imbarazzarvi. Sono i registi invisibili che ogni giorno orchestrano emozioni, pensieri, scelte… e sì, anche drammi adolescenziali.» La lavagna si riempie presto di frecce colorate: cervello, gonadi, comportamenti sociali. Ogni ghiandola è descritta come un personaggio di teatro. «Il testosterone? È il carburante dell’azione, della competizione, a volte dell’aggressività. E non solo nei maschi. Gli estrogeni e il progesterone invece… ah, sono come sceneggiatori silenziosi: non li vedete, ma senza di loro metà della vostra vita emotiva non avrebbe senso.» A ogni spiegazione Brooks aggiunge una gag: si porta la mano alla fronte fingendo una tragedia shakespeariana quando parla degli sbalzi ormonali, o si stringe le spalle imitando un adolescente spaesato: «Un giorno vi svegliate e sorpresa! Non siete più bambini… ma non avete ancora capito cosa siete diventati.» Poi, si ferma. Pianta il pennarello sulla cattedra come fosse un microfono vero. «E adesso… domanda da un milione di dollari. Quanto siamo davvero liberi? E quanto invece siamo solo marionette appese ai fili dei nostri ormoni?» Il silenzio che segue sembra fatto apposta per costringere la classe – voi compresi – a prendere posizione.
  10. Si si.. ci sono, ma sono in montagna e non riesco a postare molto! Se riesco domani rispondo!!
  11. @Theraimbownerd @TheBaddus @SNESferatu @Voignar Lezione di psicologia La professoressa Park si alza leggermente dalla sedia, le mani appoggiate al bordo della cattedra, e guarda la classe uno per uno. Vi accorgete che non ha perso neanche una parola di quello che è stato detto. «Sono molto colpita dalle vostre risposte…» inizia con un tono calmo ma deciso. «Scarlett, la tua è una definizione quasi accademica, precisa, ordinata. Dimostra che sai dare struttura a un concetto complesso, e il fatto che tu abbia cercato di bilanciare il negativo con il positivo rivela un certo senso di responsabilità.» Volge lo sguardo verso Darius. «E tu, Darius, hai portato un punto fondamentale: il potere dei gruppi. La dinamica tra maggioranze e minoranze è alla base di molti fenomeni sociali, e non va mai sottovalutata. Anche se, come ha giustamente ribattuto Orion, all’interno di ogni gruppo c’è sempre qualcuno che guida e qualcuno che segue.» É in questo momento che prende parola Ana, in quello che, probabilmente, è l’intervento più lungo che le avete mai sentito fare. Tyler, nonostante si senta tirato in causa, resta fermo e non ribatte nulla, chiaramente colpito dal fatto che Ana abbia parlato così a lungo. Anche gli altri sembrano fissarla sorpresi. Eliza, invece, la osserva con un’espressione quasi ammirata, sorpresa dalla schiettezza con cui si è espressa. La professoressa Park ascolta tutto senza fiatare e un sorrisino le compare compiaciuto sul viso. «Ana, quello che hai detto non è inutile. Come non è inutile l’intervento di nessuno dei tuoi compagni. Anzi. In ogni dibattito, serve anche la voce di chi mette in dubbio l’importanza stessa dell’argomento. È proprio grazie a questo che possiamo confrontarci davvero: ognuno sostiene le proprie idee, ascolta quelle degli altri, e decide se mantenerle o modificarle. Soprattutto alla vostra età, è fondamentale per capire chi siete e cosa pensate del mondo che vi circonda. Che si tratti di dinamiche di potere o di qualsiasi altra questione.» Detto questo, acconsente alla richiesta della ragazza di andare in bagno. Ana esce veloce, lasciando dietro di sé un silenzio breve ma percepibile. Park sorride lievemente e torna a guardare la classe. «È così che funziona un dibattito: idee diverse, prospettive che si intrecciano, e ognuno che impara qualcosa, anche solo su se stesso.» Una decina di minuti dopo, la campanella suona, e l’ora di psicologia si conclude, lasciandovi liberi di dirigervi all’ultima ora della mattinata. @Ghal Maraz Nathan Clark La Morris ti ascolta con quella pazienza che sembra non finire mai, inclinando leggermente il capo mentre parli. «Per Alice…» comincia, con voce calma, «quello che penso è che dovresti semplicemente essere sincero. Dirle come sono andate le cose, che le vuoi bene e ci tieni, ma solo come amica. È l’unico modo per non creare false speranze, e per darle la possibilità di elaborare i suoi sentimenti senza sentirsi presa in giro.» Si sposta un po’ sulla sedia, senza staccare lo sguardo dal tuo. «E con Kathlyn… beh, se pensi che possa piacerti, perché non provare a frequentarla? Non devi capire tutto subito. L’importante è che tu agisca sempre nel rispetto di te stesso e degli altri. Qualunque cosa tu decida, deve essere una scelta che ti fa stare bene e che non danneggia chi ti sta intorno.» Sta per aggiungere qualcos’altro, ma proprio in quel momento la campanella suona, riempiendo l’infermeria con il suo trillo secco. La Morris sorride appena. «Meglio che ti affretti alla prossima ora, o avrai anche il professore che viene qui a cercarti.» Mentre ti accompagna verso la porta, aggiunge: «E ricordati, Nathan… puoi sempre parlare con qualcuno dei tuoi problemi. Sono contenta che oggi tu non ti sia tenuto tutto dentro.» Poi ti lascia andare, con uno sguardo d’incoraggiamento che ti segue fin fuori dall’infermeria.
  12. @SNESferatu ana l'hai fatta uscire di classe perché avevi in mente di fare qualcosa di specifico o solo come "effetto scenico"?? Perché nel secondo caso, andrei avanti veloce passando all'ora successiva.
  13. Nathan poverino non sa che stanno complottando tutti contro di lui!!
  14. Ti direi.. che tu sappia no... però diciamo che magari qualche notizia della tua fama potrebbe essere giunta anche alle orecchie di qualche professore.
  15. @TheBaddus @Voignar @SNESferatu @Theraimbownerd Lezione di Psicologia Tyler si sporge un po’ in avanti, guardando prima Orion, poi Ana. «Capisco quello che dite entrambi. Il potere come controllo… e il potere su sé stessi. Secondo me è normale che in ogni contesto si creino dinamiche di potere» dice con tono tranquillo. «Fa parte del modo in cui le persone interagiscono. Però… penso che la vera differenza la faccia chi, accorgendosi di avere quel potere, sceglie di usarlo per aiutare e non per schiacciare gli altri. Il potere non deve per forza essere sempre una lotta.» Emily annuisce, rivolta verso Ana. «Sì, concordo con te: quello su sé stessi è il più importante. Però a volte il potere sugli altri non è per forza negativo, Orion. Come dice Tyler, se sai usarlo bene, puoi proteggere, non solo comandare. Se lo usi bene, può diventare una responsabilità, non solo un vantaggio.» Eliza si lascia sfuggire una risatina ironica. «Proteggere? Interessante e… molto ottimistico. Orion non ha tutti i torti... Se pensi che sia sempre pulito o altruista, vuol dire che non hai mai visto come funziona davvero.» Qualche mormorio attraversa la classe. Alice resta in silenzio, fissando il banco, le mani intrecciate. Non interviene. La professoressa Park ascolta senza interrompere, poi posa la penna e sorride in modo calmo. «Mi fa piacere sentire opinioni così diverse. Orion, tu metti l’accento sulla forza del controllo, Ana, tu sulla padronanza di sé. Entrambe sono prospettive valide… e pericolose, se portate all’estremo. Tyler ed Emily vedono nel potere un’opportunità di protezione, Eliza ne ha una visione disillusa. Il potere può essere seducente, corrosivo, protettivo o distruttivo… e spesso tutte queste cose insieme. Il punto è capire non solo come lo esercitiamo, ma anche come reagiamo quando lo subiamo. Ricordatevi che a volte il potere è più forte quando non si vede, e che saper riconoscere queste dinamiche può essere la chiave per non rimanerne intrappolati.» Poi i suoi occhi si fermano su Scarlett, con un mezzo sorriso. «E tu, Scarlett? Sei rimasta in silenzio. Voglio sentire anche la tua voce in questo dibattito.» @Voignar Darius Whitesand Il messaggio di Sasha tarda ad arrivare... Dopo circa un quarto d'ora, finalmente, vedi il telefono illuminarsi. "No grazie... Non dovevi mica ripassare con Mei-Lin?" @Ghal Maraz Nathan Clark Quando finisci di parlare, l’infermiera Morris rimane in silenzio per qualche secondo, senza smettere di guardarti negli occhi. Poi si sporge leggermente in avanti, intrecciando le mani. «Nathan… quello che mi hai raccontato, questo sentirti come se ci fosse un “altro te” dentro, non è così strano come pensi» ti dice con voce calda e calma. «Soprattutto alla tua età, è normale sentire che stai cambiando, che non ti riconosci sempre. È parte della crescita: stai ancora imparando chi sei e cosa vuoi. E non c’è un “te” cattivo da combattere, c’è solo te, che stai attraversando un momento difficile.» Quanto vorresti che fosse solo un problema di crescita, che dentro di te non ci fosse realmente uno spirito fatato dispettoso e imprevedibile che ti spinge a seguire una strada diversa da quella che prenderesti seguendo la tua indole. Poi parlate di Alice e Kathlyn. Lei non ti giudica e non ti dice che avresti dovuto comportarti diversamente. «Le persone che ci colpiscono o ci stanno a cuore, a volte, ci spiazzano. Ed è normale agire d’istinto, magari senza pensarci troppo. Questo non significa che tu sia una cattiva persona, significa solo che stai cercando di capire i tuoi sentimenti. E va bene così.» Quando accenni alla professoressa Lane, la Morris ti ascolta senza cambiare tono. «Non c’è nulla di strano nel provare attrazione per qualcuno “fuori portata”. L’importante è mantenere i giusti confini, per proteggere sia te che l’altra persona. E da come ne parli, so che lo capisci.» Poi il discorso cade su Noah. Qui il suo sguardo si fa un po’ più serio, ma resta sempre dolce. «So che non è un ragazzo semplice. Non lo conosco bene, ma credo che abbia molti problemi... Che stia affrontando un periodo difficile... Credo che lui, più di chiunque altro abbia bisogno di amici.. di persone che gli stiano vicine... Devo ammettere che... quel ragazzo mi preoccupa.» si interrompe un attimo, assumendo un'espressione pensierosa mentre osserva un punto indefinito fuori dalla finestra. Poi torna a guardarti. «Non ti sto dicendo di caricarti dei suoi problemi, ma, ecco...Se riuscissi a stargli un po vicino gli farebbe sicuramente bene... E questo è un tipo di potere importante: quello di influenzare la vita di qualcuno in meglio... Anzi.. Probabilmente potrebbe fare bene ad entrambi!» Si appoggia di nuovo allo schienale, ma non distoglie lo sguardo dal tuo. «In ogni caso, Nathan, non devi avere tutte le risposte oggi. Non devi sistemare tutto subito. Hai tempo. E qui, almeno, hai una persona con cui puoi parlare senza paura che diventi un problema.»
  16. É un tema a cui sia orion che scarlett sono molto legati.. e comunque anche ana e darius, volenti o nolenti spesso ci si trovano invischiati.. quindi mi piaceva l'idea di tirarlo in ballo 😁😁
  17. Ahahah no no tranquillo.. non stavo aspettando una tua risposta… diciamo che la causa principale del mio ritardo nel rispondere ha un nome ed è Expedition 33 🤣🤣 e poi stavo anche lavorando a un nuovo progetto di un piccolo bestiario che sto creando per dnd 5ed. Ma eccomi qui!! Risposta online!!
  18. @Theraimbownerd Orion Kykero Alice rallenta un attimo quando la chiami, ma non si ferma. Ti guarda solo di sfuggita, giusto il tempo per lanciarti uno sguardo duro, carico di quella delusione mista a dolore che conosci fin troppo bene. I suoi occhi sono lucidi, ma non sta piangendo. Il respiro che tradisce uno sforzo evidente per non crollare lì, nel mezzo del corridoio. Cerchi di affiancarla, di starle vicino, ma lei accelera il passo, allontanandosi in silenzio. La segui, e quando provi a chiederle perché non ti risponda, si ferma di colpo. Si gira, e ti esplode addosso con una voce che trema, ma non cede. “Perché?! Perché non ti rispondo? Davvero, Orion? Pensavo fossi mio amico… Che ci tenessi a me… E invece? Scopri quello… schifo... e decidi di pubblicarlo così? Davanti a tutti? Lo fai scoprire a me nello stesso momento in cui lo scopre il resto della scuola?!” La sua voce si spezza, ma non si ferma. Gli occhi brillano più forte, ma non piange. “So che per te era un modo per… proteggermi… Ma hai cannato in pieno! Lasciami sola ora… Per favore!” Poi si gira di nuovo, e stavolta non si ferma più. Cammina a passo deciso in direzione dell’aula di psicologia, senza voltarsi. @Voignar Darius Whitesand La risposta ti arriva qualche minuto dopo. Poche parole, riassuntive… ad indicare che, anche se ti ha perdonato, Sasha non vuole darti troppa confidenza dopo la tua uscita di stamattina, “Sono in aula studio… ripasso matematica..” @TheBaddus Scarlett Bloomblight Riesci a guadagnarti un posto accanto a Emily, poco prima che la campanella suoni. Lei sembra quasi sorpresa nel vederti lì, poi ti regala un sorriso gentile e ti saluta con un cenno, spostando appena la sedia per farti spazio. Ti chini un poco verso di lei e le sussurri qualcosa su Kathlyn, con tono basso e complice. Il tuo intento è chiaro: un’apertura, nel caso Emily avesse bisogno di sfogarsi. Ma lei non sembra affatto scossa dalla questione Kathlyn. Scuote un po’ la testa e ti risponde con un tono misurato, quasi rassegnato: «Lei è fatta così. Figurati se le importa di quello che dicono. Probabilmente si sta già facendo una risata leggendo i commenti.» Poi però il suo sguardo si fa più serio, più teso. Si volta verso il fondo della classe, dove è seduta Alice. «Quella che mi preoccupa, invece… è lei.» Tu segui il suo sguardo, e solo allora noti ciò che prima ti era sfuggito: Alice è lì, sì, ma è come se non lo fosse. Seduta composta, lo sguardo perso in un punto imprecisato del banco, le labbra strette. Nessun sorriso. Nessuna distrazione gioiosa, nessuna battutina fuori posto. Solo silenzio e… qualcosa di cupo negli occhi. Non sai esattamente cosa le sia successo e se centrino qualcosa le foto messe in giro da Orion su Kathlyn e Nathan, ma Emily sembra avere pochi dubbi a riguardo. E in quel momento, senza dare il tempo a nessuno di aggiungere altro, la porta si apre. La professoressa Park entra in aula con la sua solita, discreta eleganza. E la lezione comincia. Off game Per quanto riguarda Nathan…Ti direi che poi al massimo lo spendi nella scena in cui vi parlate. Per il momento gli hai chiesto di vedervi ed ha accettato… quindi non c’è l’esigenze di spendere nessun filo. @Ghal Maraz Nathan Clark Sei lì, fermo davanti alla porta dell’infermeria, lo zaino ancora sulle spalle. Per qualche secondo esiti. Ti chiedi se sia davvero il caso. Se davvero parlare con qualcuno, proprio con lei, possa servire a qualcosa. La solita vocina nella testa prova a dire qualcosa. Tagliente, come sempre. Forse una battutina sporca sulla signorina Morris. Ma stavolta la ricacci subito indietro, senza nemmeno darle il tempo di finire. Non ne hai voglia. Non ora. Allunghi la mano, bussi piano. Passano pochi secondi, poi la porta si apre. E dietro c’è lei. Helen Morris. Coda morbida, camicetta chiara, sguardo gentile che ti guarda prima sorpresa, poi subito più attento, preoccupato. «Nathan...» dice con una voce che è al tempo stesso accogliente e concreta. Non finta, non di circostanza. «Di nuovo? Non ti sei sentito ancora bene?» Non aspetta nemmeno che rispondi: ti fa subito cenno di entrare. Dentro, fortunatamente, non c’è nessuno. Ti arriva alle narici il piacevole profumo dolce che hai sentito anche ieri. Ti fa accomodare su una delle poltroncine morbide accanto alla finestra, mentre lei resta in piedi davanti a te, le braccia leggermente incrociate, come se volesse trattenere le domande… o la preoccupazione. Ti osserva per qualche secondo in silenzio, poi, con tono più basso e un accenno di sorriso gentile, ti chiede: «Cosa c’è che non va, Nathan? Hai avuto ancora un momento come quello di ieri? Ti gira la testa? Ti manca l’aria?» Il suo tono non è inquisitorio. Ti sta solo chiedendo se stai male. Ma dietro quella frase c’è qualcosa in più. Una domanda non detta, più profonda. Stai bene davvero? @Theraimbownerd @Voignar @SNESferatu @TheBaddus Lezione di Psicologia Quando entrate in aula, l’eco della foto su Blabber e delle voci su Nathan aleggia ancora nell’aria come una corrente elettrica. Pian piano però prendete posto ai vostri banchi. Forse vi scambiate uno sguardo, forse no. Ma tutti sapete che qui dentro non è il posto giusto per far casinò. Pochi secondi dopo, la porta si apre con il solito scatto secco. La professoressa Park entra con passo calmo, sicuro, vestita come sempre in modo sobrio ma impeccabile. I capelli neri sono tirati dietro le orecchie, gli occhiali tondi le segnano il volto sottile e composto. I suoi occhi, invece, sembrano vedere troppo. «Buongiorno a tutti», dice con voce pacata, leggermente bassa ma chiarissima. «Spero abbiate avuto un buon inizio di giornata.» Poi si ferma accanto alla cattedra, lo sguardo che passa lentamente da uno studente all’altro. Sorride appena. «Oggi parliamo di una dinamica che conoscete tutti molto bene, anche se forse non l’avete mai studiata con questo nome: i giochi di potere.» Prende un gessetto e scrive alla lavagna: "Dinamiche di potere: ruoli, manipolazione e identità nei gruppi." Si volta verso di voi, poggiando il gessetto con delicatezza sulla cattedra. «Ogni gruppo sociale – una classe, una squadra, una famiglia – è fatto anche di potere. A volte lo esercitiamo. A volte lo subiamo. A volte cerchiamo di scardinarlo. Altre ancora, ci illudiamo di esserne fuori.» Una pausa. «Oggi voglio sapere cosa ne pensate voi. Che cos’è, secondo voi, il potere? Chi lo ha? E cosa succede quando qualcuno lo perde o prova a prenderlo?» Poi fa quel suo solito movimento: incrocia le mani davanti a sé, inclina leggermente la testa… e comincia a guardarvi. Uno per uno. Lo sguardo non è accusatorio. È come se dicesse: ti vedo. E allo stesso tempo: parla, se vuoi. La palla è vostra.
  19. @Voignar @SNESferatu ci siete?? Tutto bene??
  20. Ci sta.. mi piace e ha molto senso!
  21. @Ghal Maraz @Theraimbownerd Flashback nei corridoi Kathlyn resta inizialmente in silenzio, in disparte, protetta dalle spalle larghe di Nathan. Non è il tipo da ritrarsi o farsi intimidire facilmente, ma preferisce osservare. Le sue sopracciglia si sollevano leggermente, sorpresa e incuriosita, mentre assiste a quello che all’inizio sembra solo un normale scambio acido tra compagni di scuola. Poi, quando il tono di Orion si fa più pesante — quando la battuta sulla "lowest hanging fruit" la colpisce dritta — si acciglia leggermente, poi sorride istintivamente. Non per vergogna. Sembra quasi divertita dalla provocazione. Come se ormai fosse abituata… Quando Nathan si mette davanti a lei, a coprirla — quel gesto istintivo, forse un po’ goffo ma decisamente sentito — qualcosa nei suoi occhi cambia. Una sorpresa più intima, quasi divertita. Una sorpresa piacevole. Kathlyn fa un passo avanti proprio quando Orion si scansa per lasciarvi passare. Con il solito sorrisetto obliquo, si ferma accanto a lui e lo guarda dritto negli occhi, lasciando che le sue parole escano con la calma di una lama ben affilata: "Oh, Orion... la reginetta che sta perdendo la corona! Mi spiace deluderti, ma la cosa bella di essere ‘una facile’ è che almeno ho qualcosa che la gente vuole. Dovresti saperlo dopotutto! Non sei così popolare di certo per la simpatia!... Comunque mi chiedo come fai a essere sempre così arrabbiatə con tutti. Forse è il binder troppo stretto? A pallavolo ci fasciamo pure noi, eh, ma non ci viene tutta ‘sta bile addosso." Il tono non è cattivo, non davvero. È chirurgico. Preciso. E mentre lo dice, lo accompagna con un sorrisetto divertito e le spalle rilassate. Poi sbuffa piano, voltandosi verso Nathan con un piccolo sorriso appena più sincero. "Ok, io direi che a questo punto vi lascio ai vostri giochi da maschi alfa in crisi d’identità. Vado a prendere un richiamo anche io, almeno restiamo pari." Fa un paio di passi, poi si volta di nuovo verso Nathan e, con voce più leggera, aggiunge: "Oh, ehi... ricorda che mi devi il tuo numero. O sei uno di quelli che baciano e poi spariscono?" Fa l’occhiolino e, senza aggiungere altro, si allontana lungo il corridoio, il rumore dei suoi passi che si allontana insieme al profumo rimasto sospeso nell’aria. Vi lascia lì, da soli. X TUTTI La lezione di francese prosegue, grigia e noiosa come una giornata di pioggia in Normandia. La Professoressa DuPont, con la sua solita voce tagliente e lo sguardo da inquisitrice francese del Seicento, riprende da dove aveva interrotto. Circa un quarto d’ora dopo l’inizio della lezione, Orion rientra in aula per primo, il sorriso che ha stampato in faccia dice tutto quello che lui non dice ad alta voce. Subito dietro di lui, Nathan, visibilmente scosso, con l’aria di uno che ha appena perso un duello con sé stesso. Alla fine se la cava con un richiamo scritto e una lunga, glaciale ramanzina da parte della DuPont, che sottolinea con fermezza che “certe situazioni non si devono ripetere, altrimenti verranno presi provvedimenti ben più seri. I ritardi non sono tollerati. Mai.” Il resto dell’ora scivola via nella noia più pura. Quando la campanella suona e vi alzate dai vostri banchi, tutto inizia a prendere forma. I mormorii diventano parole. Gli sguardi si moltiplicano. I telefoni vibrano. Blabber si aggiorna. E lì c’è la foto. Nathan è Kathlyn Rodriguez, del secondo anno, compagna di pallavolo di Emily. Sono chiusi in uno sgabuzzino insieme. Molto vicini. Troppo per lasciare dubbi. Sotto la foto, una pioggia di commenti: “Grande Kat, te ne sei fatta un altro.” “Wow, ma quindi era vero che Clark sta dando di matto? Prima sclera in mensa, ora si chiude in ripostiglio con la Rodriguez?” “Hai capito lo sfigato… quello perso nel bosco.” Ma il commento che spicca sopra tutti è di Cory Edwards, che scrive: “Chi di infamia ferisce, di infamia perisce. Ti sta bene Mer*a!” 😂😂😂🔥🔥🔥 Poco dopo, nel brusio crescente dell’aula, Alice legge il post. La vedete irrigidirsi, il volto che cambia espressione. Occhi lucidi, labbra serrate, lo sguardo carico di delusione e incomprensione mentre fissa Nathan. Scuote piano la testa… e poi si alza ed è la prima a uscire dall’aula, in silenzio. La Dupont è andata come al solito lunga con la sua lezione, pertanto non avete molto tempo per crogiolarvi nei corridoi. È tempo di storia americana. La classe si trasferisce nell’aula, dove vi accoglie, puntuale come un fucile Springfield, il professor Samuel Whitmore. Un uomo massiccio, barba brizzolata, vestiti un po’ sgualciti come se si fosse appena alzato da una tenda nordista nel 1863. Lo sguardo duro e disilluso, burbero e sarcastico, ma mai ingiusto. Si fa rispettare, senza bisogno di urlare. Con la sua solita voce roca e pacata, oggi vi trascina nella ricostruzione post-Guerra Civile: il periodo della Reconstruction, i 13°, 14° e 15° emendamento, e le difficoltà del reintegro degli stati confederati. Una noia cosmica, intervallata solo da qualche battuta secca (“Chi ha dormito peggio: Andrew Johnson o voi, stamattina?”). Quando finalmente la campanella suona di nuovo, vi alzate dai vostri banchi, ognuno immerso nei suoi pensieri. Nathan, Max, Sasha, Ben e Harper, non frequentando psicologia, si dirigono verso l’aula studio. Tutti gli altri si muovono lungo il corridoio verso l’aula della professoressa Park. E intanto, su Blabber, i commenti non accennano a diminuire.
  22. Ok.. letto tutto e ora vedo di rispondere… intanto direi che Orion ha provato a gelare Nathan. Gelare qualcuno: 5+2= 7 successo parziale. Scegli uno, ma ti capita di essere percepito maleducato e ti danno in cambio una condizione. ◊ Perdono un Filo su di te; ◊ Se non hanno Fili su di te, ne ottieni uno su di loro; ◊ Ottengono una Condizione; ◊ Prendi 1 Prossimo. Quindi @Theraimbownerd scegli uno… @Ghal Maraz dai una condizione ad Orion. In ogni caso vedo di mandare la narrazione avanti per tutti, dando per scontato che, dopo questo battibecco, sia Orion che Nathan tornano in aula per non incappare nell’ira della dupont!! 😁😁 Cercate di non creare paradossi temporali se portiamo avanti in spoiler questa scena 😆😆
  23. A meno che Nathan non ne esce in qualche modo ti direi di sì.. che ci può stare.. comunque direi che cn queste foto ha guadagnato un FILO su Nathan.
  24. Scusate se ho fatto ancora un post solo per Orion e Nathan.. volevo un attimo capire che piega prendevano gli eventi prima di mandare avanti tutti alla lezione succesiva.. e non volevo inventarmi per forza altre cose da far succedere agli altri nel frattempo proprio per non sovraccaricare troppo la giornata con eventi a caso… Se con questo post, @Ghal Maraz e @Theraimbownerd riuscite a far capire un po’ come andrà a finire questa scena tra i vostri due pg meglio.. così nel caso il prossimo posso mandare avanti tutti e al massimo il vostro scambio di battute lo giocate in spoiler. Mi serve giusto capir se tornereste in classe entrambi oppure no 🤣
  25. @Ghal Maraz Nathan Clark La tua risposta lascia un retrogusto amaro sulle labbra di Kathlyn. Non lo mostra subito, ma lo cogli — quel minuscolo fremito sul suo viso, il lieve abbassarsi dello sguardo, come se qualcosa dentro di lei avesse vacillato per un attimo. Poi però rinasce il sorriso: non quello dolce di prima, ma uno diverso. Più affilato, quasi da sfida. Un sorriso che ti schiaffeggia il cuore e ti fa desiderare, per un secondo, di non aver detto niente. Di tornare indietro. Di baciarla ancora, e basta. “Scrivo a una mia amica.” ti dice, sollevando il telefono e accennando una smorfia da complice. “Non che io abbia tutta ‘sta voglia di essere trovata subito, ma... diciamo che preferisco scegliere chi mi trova.” La vedi muoversi rapida sulla tastiera, i pollici che scorrono con sicurezza. Poi ti lancia uno sguardo rapido da sotto le ciglia, mentre ancora digita. “Comunque,” aggiunge, con tono fintamente offeso, “il tuo numero lo voglio. E se non me lo lasci, non esco da qui. Giuro. Bloccherò la porta e ti toccherà sopportarmi ancora, tipo... ore.” Ride, ma c’è qualcosa di vero in quella risata. Un filo di tensione che sa di gioco — e di desiderio. Stai per risponderle, forse per cedere, forse per rilanciare, ma non ne hai il tempo. CLICK. Un rumore secco spezza l’attimo. La serratura della porta scatta con un suono metallico e netto, poi la luce esplode nella penombra dello sgabuzzino mentre la porta scorrevole si apre improvvisamente. La prima luce — quella fredda del neon del corridoio — vi colpisce agli occhi, accecante. La seconda — un lampo improvviso, breve ma intenso — vi trafigge da un’angolazione più bassa, troppo rapida per essere evitata. Un flash. Non vedi subito chi c'è, ma il brivido che ti corre sulla schiena non ha bisogno di spiegazioni. Kathlyn sbatte le palpebre e tu, ancora vicinissimo a lei, sei perfettamente consapevole della scena che chiunque, là fuori, potrebbe aver appena immortalato. Quando finalmente metti a fuoco vedi Orion col telefono puntato verso di voi. @Theraimbownerd Orion Kykero Il cuore ti sobbalza nel petto, e non solo per l’adrenalina: hai trovato Nathan. O meglio, l’hai beccato. Il tuo dito scivola sul display del telefono, già pronto: la fotocamera è attiva, l’upload automatico al cloud impostato. Nessun margine di errore. Afferri con sicurezza la levetta della maniglia a incasso, sentendo il metallo freddo sotto le dita. La ruoti lentamente, fino a sentire lo scatto secco che libera il meccanismo. Poi, con un movimento fluido e deciso, tiri la porta scorrevole, spalancandola in un lampo. Non ti prendi nemmeno il tempo di processare la scena. La fotocamera cattura l’istante, più d’uno: click, click, click. Non serve nemmeno inquadrare con attenzione: quel che conta è il contenuto. E quel contenuto c’è. Eccome se c’è. Un ghigno ti si stampa in faccia quando finalmente i tuoi occhi mettono a fuoco: Nathan, chiuso in uno sgabuzzino, e non da solo. Con lui, praticamente incollata, c’è Kathlyn Rodriguez. Proprio lei — la Rodriguez del secondo anno, libero della squadra di pallavolo, quella che, gira voce, sia una abbastanza facile. I due sono troppo vicini. Non serve essere geni per capire che stavano facendo qualcosa di più di una chiacchierata amichevole. I volti sono ancora caldi, rossi. Il respiro di entrambi — lo percepisci — è corto. L’atmosfera sa di intimità. Di qualcosa appena successo. O appena interrotto.

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