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Dragons´ Lair

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Loki86

Circolo degli Antichi
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  1. Ti direi.. che tu sappia no... però diciamo che magari qualche notizia della tua fama potrebbe essere giunta anche alle orecchie di qualche professore.
  2. @TheBaddus @Voignar @SNESferatu @Theraimbownerd Lezione di Psicologia Tyler si sporge un po’ in avanti, guardando prima Orion, poi Ana. «Capisco quello che dite entrambi. Il potere come controllo… e il potere su sé stessi. Secondo me è normale che in ogni contesto si creino dinamiche di potere» dice con tono tranquillo. «Fa parte del modo in cui le persone interagiscono. Però… penso che la vera differenza la faccia chi, accorgendosi di avere quel potere, sceglie di usarlo per aiutare e non per schiacciare gli altri. Il potere non deve per forza essere sempre una lotta.» Emily annuisce, rivolta verso Ana. «Sì, concordo con te: quello su sé stessi è il più importante. Però a volte il potere sugli altri non è per forza negativo, Orion. Come dice Tyler, se sai usarlo bene, puoi proteggere, non solo comandare. Se lo usi bene, può diventare una responsabilità, non solo un vantaggio.» Eliza si lascia sfuggire una risatina ironica. «Proteggere? Interessante e… molto ottimistico. Orion non ha tutti i torti... Se pensi che sia sempre pulito o altruista, vuol dire che non hai mai visto come funziona davvero.» Qualche mormorio attraversa la classe. Alice resta in silenzio, fissando il banco, le mani intrecciate. Non interviene. La professoressa Park ascolta senza interrompere, poi posa la penna e sorride in modo calmo. «Mi fa piacere sentire opinioni così diverse. Orion, tu metti l’accento sulla forza del controllo, Ana, tu sulla padronanza di sé. Entrambe sono prospettive valide… e pericolose, se portate all’estremo. Tyler ed Emily vedono nel potere un’opportunità di protezione, Eliza ne ha una visione disillusa. Il potere può essere seducente, corrosivo, protettivo o distruttivo… e spesso tutte queste cose insieme. Il punto è capire non solo come lo esercitiamo, ma anche come reagiamo quando lo subiamo. Ricordatevi che a volte il potere è più forte quando non si vede, e che saper riconoscere queste dinamiche può essere la chiave per non rimanerne intrappolati.» Poi i suoi occhi si fermano su Scarlett, con un mezzo sorriso. «E tu, Scarlett? Sei rimasta in silenzio. Voglio sentire anche la tua voce in questo dibattito.» @Voignar Darius Whitesand Il messaggio di Sasha tarda ad arrivare... Dopo circa un quarto d'ora, finalmente, vedi il telefono illuminarsi. "No grazie... Non dovevi mica ripassare con Mei-Lin?" @Ghal Maraz Nathan Clark Quando finisci di parlare, l’infermiera Morris rimane in silenzio per qualche secondo, senza smettere di guardarti negli occhi. Poi si sporge leggermente in avanti, intrecciando le mani. «Nathan… quello che mi hai raccontato, questo sentirti come se ci fosse un “altro te” dentro, non è così strano come pensi» ti dice con voce calda e calma. «Soprattutto alla tua età, è normale sentire che stai cambiando, che non ti riconosci sempre. È parte della crescita: stai ancora imparando chi sei e cosa vuoi. E non c’è un “te” cattivo da combattere, c’è solo te, che stai attraversando un momento difficile.» Quanto vorresti che fosse solo un problema di crescita, che dentro di te non ci fosse realmente uno spirito fatato dispettoso e imprevedibile che ti spinge a seguire una strada diversa da quella che prenderesti seguendo la tua indole. Poi parlate di Alice e Kathlyn. Lei non ti giudica e non ti dice che avresti dovuto comportarti diversamente. «Le persone che ci colpiscono o ci stanno a cuore, a volte, ci spiazzano. Ed è normale agire d’istinto, magari senza pensarci troppo. Questo non significa che tu sia una cattiva persona, significa solo che stai cercando di capire i tuoi sentimenti. E va bene così.» Quando accenni alla professoressa Lane, la Morris ti ascolta senza cambiare tono. «Non c’è nulla di strano nel provare attrazione per qualcuno “fuori portata”. L’importante è mantenere i giusti confini, per proteggere sia te che l’altra persona. E da come ne parli, so che lo capisci.» Poi il discorso cade su Noah. Qui il suo sguardo si fa un po’ più serio, ma resta sempre dolce. «So che non è un ragazzo semplice. Non lo conosco bene, ma credo che abbia molti problemi... Che stia affrontando un periodo difficile... Credo che lui, più di chiunque altro abbia bisogno di amici.. di persone che gli stiano vicine... Devo ammettere che... quel ragazzo mi preoccupa.» si interrompe un attimo, assumendo un'espressione pensierosa mentre osserva un punto indefinito fuori dalla finestra. Poi torna a guardarti. «Non ti sto dicendo di caricarti dei suoi problemi, ma, ecco...Se riuscissi a stargli un po vicino gli farebbe sicuramente bene... E questo è un tipo di potere importante: quello di influenzare la vita di qualcuno in meglio... Anzi.. Probabilmente potrebbe fare bene ad entrambi!» Si appoggia di nuovo allo schienale, ma non distoglie lo sguardo dal tuo. «In ogni caso, Nathan, non devi avere tutte le risposte oggi. Non devi sistemare tutto subito. Hai tempo. E qui, almeno, hai una persona con cui puoi parlare senza paura che diventi un problema.»
  3. É un tema a cui sia orion che scarlett sono molto legati.. e comunque anche ana e darius, volenti o nolenti spesso ci si trovano invischiati.. quindi mi piaceva l'idea di tirarlo in ballo 😁😁
  4. Ahahah no no tranquillo.. non stavo aspettando una tua risposta… diciamo che la causa principale del mio ritardo nel rispondere ha un nome ed è Expedition 33 🤣🤣 e poi stavo anche lavorando a un nuovo progetto di un piccolo bestiario che sto creando per dnd 5ed. Ma eccomi qui!! Risposta online!!
  5. @Theraimbownerd Orion Kykero Alice rallenta un attimo quando la chiami, ma non si ferma. Ti guarda solo di sfuggita, giusto il tempo per lanciarti uno sguardo duro, carico di quella delusione mista a dolore che conosci fin troppo bene. I suoi occhi sono lucidi, ma non sta piangendo. Il respiro che tradisce uno sforzo evidente per non crollare lì, nel mezzo del corridoio. Cerchi di affiancarla, di starle vicino, ma lei accelera il passo, allontanandosi in silenzio. La segui, e quando provi a chiederle perché non ti risponda, si ferma di colpo. Si gira, e ti esplode addosso con una voce che trema, ma non cede. “Perché?! Perché non ti rispondo? Davvero, Orion? Pensavo fossi mio amico… Che ci tenessi a me… E invece? Scopri quello… schifo... e decidi di pubblicarlo così? Davanti a tutti? Lo fai scoprire a me nello stesso momento in cui lo scopre il resto della scuola?!” La sua voce si spezza, ma non si ferma. Gli occhi brillano più forte, ma non piange. “So che per te era un modo per… proteggermi… Ma hai cannato in pieno! Lasciami sola ora… Per favore!” Poi si gira di nuovo, e stavolta non si ferma più. Cammina a passo deciso in direzione dell’aula di psicologia, senza voltarsi. @Voignar Darius Whitesand La risposta ti arriva qualche minuto dopo. Poche parole, riassuntive… ad indicare che, anche se ti ha perdonato, Sasha non vuole darti troppa confidenza dopo la tua uscita di stamattina, “Sono in aula studio… ripasso matematica..” @TheBaddus Scarlett Bloomblight Riesci a guadagnarti un posto accanto a Emily, poco prima che la campanella suoni. Lei sembra quasi sorpresa nel vederti lì, poi ti regala un sorriso gentile e ti saluta con un cenno, spostando appena la sedia per farti spazio. Ti chini un poco verso di lei e le sussurri qualcosa su Kathlyn, con tono basso e complice. Il tuo intento è chiaro: un’apertura, nel caso Emily avesse bisogno di sfogarsi. Ma lei non sembra affatto scossa dalla questione Kathlyn. Scuote un po’ la testa e ti risponde con un tono misurato, quasi rassegnato: «Lei è fatta così. Figurati se le importa di quello che dicono. Probabilmente si sta già facendo una risata leggendo i commenti.» Poi però il suo sguardo si fa più serio, più teso. Si volta verso il fondo della classe, dove è seduta Alice. «Quella che mi preoccupa, invece… è lei.» Tu segui il suo sguardo, e solo allora noti ciò che prima ti era sfuggito: Alice è lì, sì, ma è come se non lo fosse. Seduta composta, lo sguardo perso in un punto imprecisato del banco, le labbra strette. Nessun sorriso. Nessuna distrazione gioiosa, nessuna battutina fuori posto. Solo silenzio e… qualcosa di cupo negli occhi. Non sai esattamente cosa le sia successo e se centrino qualcosa le foto messe in giro da Orion su Kathlyn e Nathan, ma Emily sembra avere pochi dubbi a riguardo. E in quel momento, senza dare il tempo a nessuno di aggiungere altro, la porta si apre. La professoressa Park entra in aula con la sua solita, discreta eleganza. E la lezione comincia. Off game Per quanto riguarda Nathan…Ti direi che poi al massimo lo spendi nella scena in cui vi parlate. Per il momento gli hai chiesto di vedervi ed ha accettato… quindi non c’è l’esigenze di spendere nessun filo. @Ghal Maraz Nathan Clark Sei lì, fermo davanti alla porta dell’infermeria, lo zaino ancora sulle spalle. Per qualche secondo esiti. Ti chiedi se sia davvero il caso. Se davvero parlare con qualcuno, proprio con lei, possa servire a qualcosa. La solita vocina nella testa prova a dire qualcosa. Tagliente, come sempre. Forse una battutina sporca sulla signorina Morris. Ma stavolta la ricacci subito indietro, senza nemmeno darle il tempo di finire. Non ne hai voglia. Non ora. Allunghi la mano, bussi piano. Passano pochi secondi, poi la porta si apre. E dietro c’è lei. Helen Morris. Coda morbida, camicetta chiara, sguardo gentile che ti guarda prima sorpresa, poi subito più attento, preoccupato. «Nathan...» dice con una voce che è al tempo stesso accogliente e concreta. Non finta, non di circostanza. «Di nuovo? Non ti sei sentito ancora bene?» Non aspetta nemmeno che rispondi: ti fa subito cenno di entrare. Dentro, fortunatamente, non c’è nessuno. Ti arriva alle narici il piacevole profumo dolce che hai sentito anche ieri. Ti fa accomodare su una delle poltroncine morbide accanto alla finestra, mentre lei resta in piedi davanti a te, le braccia leggermente incrociate, come se volesse trattenere le domande… o la preoccupazione. Ti osserva per qualche secondo in silenzio, poi, con tono più basso e un accenno di sorriso gentile, ti chiede: «Cosa c’è che non va, Nathan? Hai avuto ancora un momento come quello di ieri? Ti gira la testa? Ti manca l’aria?» Il suo tono non è inquisitorio. Ti sta solo chiedendo se stai male. Ma dietro quella frase c’è qualcosa in più. Una domanda non detta, più profonda. Stai bene davvero? @Theraimbownerd @Voignar @SNESferatu @TheBaddus Lezione di Psicologia Quando entrate in aula, l’eco della foto su Blabber e delle voci su Nathan aleggia ancora nell’aria come una corrente elettrica. Pian piano però prendete posto ai vostri banchi. Forse vi scambiate uno sguardo, forse no. Ma tutti sapete che qui dentro non è il posto giusto per far casinò. Pochi secondi dopo, la porta si apre con il solito scatto secco. La professoressa Park entra con passo calmo, sicuro, vestita come sempre in modo sobrio ma impeccabile. I capelli neri sono tirati dietro le orecchie, gli occhiali tondi le segnano il volto sottile e composto. I suoi occhi, invece, sembrano vedere troppo. «Buongiorno a tutti», dice con voce pacata, leggermente bassa ma chiarissima. «Spero abbiate avuto un buon inizio di giornata.» Poi si ferma accanto alla cattedra, lo sguardo che passa lentamente da uno studente all’altro. Sorride appena. «Oggi parliamo di una dinamica che conoscete tutti molto bene, anche se forse non l’avete mai studiata con questo nome: i giochi di potere.» Prende un gessetto e scrive alla lavagna: "Dinamiche di potere: ruoli, manipolazione e identità nei gruppi." Si volta verso di voi, poggiando il gessetto con delicatezza sulla cattedra. «Ogni gruppo sociale – una classe, una squadra, una famiglia – è fatto anche di potere. A volte lo esercitiamo. A volte lo subiamo. A volte cerchiamo di scardinarlo. Altre ancora, ci illudiamo di esserne fuori.» Una pausa. «Oggi voglio sapere cosa ne pensate voi. Che cos’è, secondo voi, il potere? Chi lo ha? E cosa succede quando qualcuno lo perde o prova a prenderlo?» Poi fa quel suo solito movimento: incrocia le mani davanti a sé, inclina leggermente la testa… e comincia a guardarvi. Uno per uno. Lo sguardo non è accusatorio. È come se dicesse: ti vedo. E allo stesso tempo: parla, se vuoi. La palla è vostra.
  6. @Voignar @SNESferatu ci siete?? Tutto bene??
  7. Ci sta.. mi piace e ha molto senso!
  8. @Ghal Maraz @Theraimbownerd Flashback nei corridoi Kathlyn resta inizialmente in silenzio, in disparte, protetta dalle spalle larghe di Nathan. Non è il tipo da ritrarsi o farsi intimidire facilmente, ma preferisce osservare. Le sue sopracciglia si sollevano leggermente, sorpresa e incuriosita, mentre assiste a quello che all’inizio sembra solo un normale scambio acido tra compagni di scuola. Poi, quando il tono di Orion si fa più pesante — quando la battuta sulla "lowest hanging fruit" la colpisce dritta — si acciglia leggermente, poi sorride istintivamente. Non per vergogna. Sembra quasi divertita dalla provocazione. Come se ormai fosse abituata… Quando Nathan si mette davanti a lei, a coprirla — quel gesto istintivo, forse un po’ goffo ma decisamente sentito — qualcosa nei suoi occhi cambia. Una sorpresa più intima, quasi divertita. Una sorpresa piacevole. Kathlyn fa un passo avanti proprio quando Orion si scansa per lasciarvi passare. Con il solito sorrisetto obliquo, si ferma accanto a lui e lo guarda dritto negli occhi, lasciando che le sue parole escano con la calma di una lama ben affilata: "Oh, Orion... la reginetta che sta perdendo la corona! Mi spiace deluderti, ma la cosa bella di essere ‘una facile’ è che almeno ho qualcosa che la gente vuole. Dovresti saperlo dopotutto! Non sei così popolare di certo per la simpatia!... Comunque mi chiedo come fai a essere sempre così arrabbiatə con tutti. Forse è il binder troppo stretto? A pallavolo ci fasciamo pure noi, eh, ma non ci viene tutta ‘sta bile addosso." Il tono non è cattivo, non davvero. È chirurgico. Preciso. E mentre lo dice, lo accompagna con un sorrisetto divertito e le spalle rilassate. Poi sbuffa piano, voltandosi verso Nathan con un piccolo sorriso appena più sincero. "Ok, io direi che a questo punto vi lascio ai vostri giochi da maschi alfa in crisi d’identità. Vado a prendere un richiamo anche io, almeno restiamo pari." Fa un paio di passi, poi si volta di nuovo verso Nathan e, con voce più leggera, aggiunge: "Oh, ehi... ricorda che mi devi il tuo numero. O sei uno di quelli che baciano e poi spariscono?" Fa l’occhiolino e, senza aggiungere altro, si allontana lungo il corridoio, il rumore dei suoi passi che si allontana insieme al profumo rimasto sospeso nell’aria. Vi lascia lì, da soli. X TUTTI La lezione di francese prosegue, grigia e noiosa come una giornata di pioggia in Normandia. La Professoressa DuPont, con la sua solita voce tagliente e lo sguardo da inquisitrice francese del Seicento, riprende da dove aveva interrotto. Circa un quarto d’ora dopo l’inizio della lezione, Orion rientra in aula per primo, il sorriso che ha stampato in faccia dice tutto quello che lui non dice ad alta voce. Subito dietro di lui, Nathan, visibilmente scosso, con l’aria di uno che ha appena perso un duello con sé stesso. Alla fine se la cava con un richiamo scritto e una lunga, glaciale ramanzina da parte della DuPont, che sottolinea con fermezza che “certe situazioni non si devono ripetere, altrimenti verranno presi provvedimenti ben più seri. I ritardi non sono tollerati. Mai.” Il resto dell’ora scivola via nella noia più pura. Quando la campanella suona e vi alzate dai vostri banchi, tutto inizia a prendere forma. I mormorii diventano parole. Gli sguardi si moltiplicano. I telefoni vibrano. Blabber si aggiorna. E lì c’è la foto. Nathan è Kathlyn Rodriguez, del secondo anno, compagna di pallavolo di Emily. Sono chiusi in uno sgabuzzino insieme. Molto vicini. Troppo per lasciare dubbi. Sotto la foto, una pioggia di commenti: “Grande Kat, te ne sei fatta un altro.” “Wow, ma quindi era vero che Clark sta dando di matto? Prima sclera in mensa, ora si chiude in ripostiglio con la Rodriguez?” “Hai capito lo sfigato… quello perso nel bosco.” Ma il commento che spicca sopra tutti è di Cory Edwards, che scrive: “Chi di infamia ferisce, di infamia perisce. Ti sta bene Mer*a!” 😂😂😂🔥🔥🔥 Poco dopo, nel brusio crescente dell’aula, Alice legge il post. La vedete irrigidirsi, il volto che cambia espressione. Occhi lucidi, labbra serrate, lo sguardo carico di delusione e incomprensione mentre fissa Nathan. Scuote piano la testa… e poi si alza ed è la prima a uscire dall’aula, in silenzio. La Dupont è andata come al solito lunga con la sua lezione, pertanto non avete molto tempo per crogiolarvi nei corridoi. È tempo di storia americana. La classe si trasferisce nell’aula, dove vi accoglie, puntuale come un fucile Springfield, il professor Samuel Whitmore. Un uomo massiccio, barba brizzolata, vestiti un po’ sgualciti come se si fosse appena alzato da una tenda nordista nel 1863. Lo sguardo duro e disilluso, burbero e sarcastico, ma mai ingiusto. Si fa rispettare, senza bisogno di urlare. Con la sua solita voce roca e pacata, oggi vi trascina nella ricostruzione post-Guerra Civile: il periodo della Reconstruction, i 13°, 14° e 15° emendamento, e le difficoltà del reintegro degli stati confederati. Una noia cosmica, intervallata solo da qualche battuta secca (“Chi ha dormito peggio: Andrew Johnson o voi, stamattina?”). Quando finalmente la campanella suona di nuovo, vi alzate dai vostri banchi, ognuno immerso nei suoi pensieri. Nathan, Max, Sasha, Ben e Harper, non frequentando psicologia, si dirigono verso l’aula studio. Tutti gli altri si muovono lungo il corridoio verso l’aula della professoressa Park. E intanto, su Blabber, i commenti non accennano a diminuire.
  9. Ok.. letto tutto e ora vedo di rispondere… intanto direi che Orion ha provato a gelare Nathan. Gelare qualcuno: 5+2= 7 successo parziale. Scegli uno, ma ti capita di essere percepito maleducato e ti danno in cambio una condizione. ◊ Perdono un Filo su di te; ◊ Se non hanno Fili su di te, ne ottieni uno su di loro; ◊ Ottengono una Condizione; ◊ Prendi 1 Prossimo. Quindi @Theraimbownerd scegli uno… @Ghal Maraz dai una condizione ad Orion. In ogni caso vedo di mandare la narrazione avanti per tutti, dando per scontato che, dopo questo battibecco, sia Orion che Nathan tornano in aula per non incappare nell’ira della dupont!! 😁😁 Cercate di non creare paradossi temporali se portiamo avanti in spoiler questa scena 😆😆
  10. A meno che Nathan non ne esce in qualche modo ti direi di sì.. che ci può stare.. comunque direi che cn queste foto ha guadagnato un FILO su Nathan.
  11. Scusate se ho fatto ancora un post solo per Orion e Nathan.. volevo un attimo capire che piega prendevano gli eventi prima di mandare avanti tutti alla lezione succesiva.. e non volevo inventarmi per forza altre cose da far succedere agli altri nel frattempo proprio per non sovraccaricare troppo la giornata con eventi a caso… Se con questo post, @Ghal Maraz e @Theraimbownerd riuscite a far capire un po’ come andrà a finire questa scena tra i vostri due pg meglio.. così nel caso il prossimo posso mandare avanti tutti e al massimo il vostro scambio di battute lo giocate in spoiler. Mi serve giusto capir se tornereste in classe entrambi oppure no 🤣
  12. @Ghal Maraz Nathan Clark La tua risposta lascia un retrogusto amaro sulle labbra di Kathlyn. Non lo mostra subito, ma lo cogli — quel minuscolo fremito sul suo viso, il lieve abbassarsi dello sguardo, come se qualcosa dentro di lei avesse vacillato per un attimo. Poi però rinasce il sorriso: non quello dolce di prima, ma uno diverso. Più affilato, quasi da sfida. Un sorriso che ti schiaffeggia il cuore e ti fa desiderare, per un secondo, di non aver detto niente. Di tornare indietro. Di baciarla ancora, e basta. “Scrivo a una mia amica.” ti dice, sollevando il telefono e accennando una smorfia da complice. “Non che io abbia tutta ‘sta voglia di essere trovata subito, ma... diciamo che preferisco scegliere chi mi trova.” La vedi muoversi rapida sulla tastiera, i pollici che scorrono con sicurezza. Poi ti lancia uno sguardo rapido da sotto le ciglia, mentre ancora digita. “Comunque,” aggiunge, con tono fintamente offeso, “il tuo numero lo voglio. E se non me lo lasci, non esco da qui. Giuro. Bloccherò la porta e ti toccherà sopportarmi ancora, tipo... ore.” Ride, ma c’è qualcosa di vero in quella risata. Un filo di tensione che sa di gioco — e di desiderio. Stai per risponderle, forse per cedere, forse per rilanciare, ma non ne hai il tempo. CLICK. Un rumore secco spezza l’attimo. La serratura della porta scatta con un suono metallico e netto, poi la luce esplode nella penombra dello sgabuzzino mentre la porta scorrevole si apre improvvisamente. La prima luce — quella fredda del neon del corridoio — vi colpisce agli occhi, accecante. La seconda — un lampo improvviso, breve ma intenso — vi trafigge da un’angolazione più bassa, troppo rapida per essere evitata. Un flash. Non vedi subito chi c'è, ma il brivido che ti corre sulla schiena non ha bisogno di spiegazioni. Kathlyn sbatte le palpebre e tu, ancora vicinissimo a lei, sei perfettamente consapevole della scena che chiunque, là fuori, potrebbe aver appena immortalato. Quando finalmente metti a fuoco vedi Orion col telefono puntato verso di voi. @Theraimbownerd Orion Kykero Il cuore ti sobbalza nel petto, e non solo per l’adrenalina: hai trovato Nathan. O meglio, l’hai beccato. Il tuo dito scivola sul display del telefono, già pronto: la fotocamera è attiva, l’upload automatico al cloud impostato. Nessun margine di errore. Afferri con sicurezza la levetta della maniglia a incasso, sentendo il metallo freddo sotto le dita. La ruoti lentamente, fino a sentire lo scatto secco che libera il meccanismo. Poi, con un movimento fluido e deciso, tiri la porta scorrevole, spalancandola in un lampo. Non ti prendi nemmeno il tempo di processare la scena. La fotocamera cattura l’istante, più d’uno: click, click, click. Non serve nemmeno inquadrare con attenzione: quel che conta è il contenuto. E quel contenuto c’è. Eccome se c’è. Un ghigno ti si stampa in faccia quando finalmente i tuoi occhi mettono a fuoco: Nathan, chiuso in uno sgabuzzino, e non da solo. Con lui, praticamente incollata, c’è Kathlyn Rodriguez. Proprio lei — la Rodriguez del secondo anno, libero della squadra di pallavolo, quella che, gira voce, sia una abbastanza facile. I due sono troppo vicini. Non serve essere geni per capire che stavano facendo qualcosa di più di una chiacchierata amichevole. I volti sono ancora caldi, rossi. Il respiro di entrambi — lo percepisci — è corto. L’atmosfera sa di intimità. Di qualcosa appena successo. O appena interrotto.
  13. Per semplicità… é una porta scorrevole con una maniglia a incasso con leva rotante.. per intendersi.. di quelle con la levetta da ruotare di 90 gradi per aprire o chiudere la porta.. senza chiave… di base é solo uno sgabuzzino del custode dove tiene vecchie scope e prodotti per la pulizia.. quindi nulla di prezioso che giustifichi una chiusura a chiave. Esiste però questo blocco di sicurezza che può far chiudere la porta.. ma é solo all’esterno.. quindi chiunque potrebbe averla bloccata.. anche senza bisogno di una chiave! eh.. mi dispiace per lui… ma non doveva scegliere di essere uno dei protagonisti di una storia di cuori di mostro!! 🤣🤣
  14. Ahah.. se la porta non fosse stata chiusa a chiave avrebbe potuto 🤣🤣 Comunque scusate, ma sono un po’ di fretta.. ho iniziato a postare soltanto la parte di Orion e Nathan che sono rimasti a una scena durante la lezione di francese.. almeno poi vediamo di rimetterci tutti in pari.
  15. @Ghal Maraz Nathan Clark Kathlyn resta immobile per un istante, il respiro incastrato da qualche parte tra le labbra e lo stomaco. Quando la tua mano scivola decisa sulla curva del suo fianco per recuperare il cellulare, non dice nulla. Ma la senti: un piccolo sussulto, come una corrente elettrica appena sotto la pelle. Ti guarda come se non sapesse più in quale film è finita, ma non si scansa, non ti ferma. Anzi. Nel momento esatto in cui le lasci il telefono nel palmo e le sussurri quella frase — mezza provocazione, mezza invito — qualcosa in lei si scioglie. Le pupille si dilatano. E poi… succede. Ti butta le braccia al collo senza pensarci. Non ti dà il tempo di dire altro, non ti dà scampo. Le sue labbra si chiudono sulle tue con una fame improvvisa, urgente, che sa di sorpresa e di conferma. Il bacio è profondo, pieno, bagnato di quel tipo di desiderio che non fa domande. Le sue mani ti stringono la nuca, le dita affondano tra i capelli, e il corpo — morbido, ma solido nei punti giusti — si appoggia contro il tuo, come se cercasse un equilibrio che non può trovare da sola. E per un attimo, lo sgabuzzino sparisce. Le pareti scompaiono. Conta solo il calore, la pressione, il ritmo che i vostri corpi trovano anche nel poco spazio. Poi si stacca appena, il respiro corto, le labbra arrossate. Ti guarda con un mezzo sorriso che sembra più incredulo che malizioso. Ride… una risata bella, intrigante. «Wow… Non pensavo fossi così diretto. Di solito sei uno di quelli che pensano troppo, no?» Ti guarda ancora per un secondo, gli occhi lucidi di una nuova curiosità. Poi abbassa lo sguardo sul telefono e lo solleva di nuovo verso di te. «Quindi... cosa vogliamo fare adesso? Chiamare qualcuno e uscire di qui, o restare ancora un po’? Tanto… se vuoi, posso dire che ti ci ho portato io qui dentro. Così nessuno ti rompe più le scatole.» Sorride di nuovo e, dal suo sguardo malizioso, capisci che sarebbe pronta a concedersi molto di in che un semplice bacio. Off game Eccitare qualcuno: 8+1=9 successo parziale. Decide di concedersi a te. @Theraimbownerd Orion Kykero La professoressa DuPont ti squadra da sopra gli occhiali, lo sguardo appuntito come una lama ben affilata. Per un attimo il silenzio in aula si fa denso, teso. «Non poteva andarci prima, durante il cambio d’ora, monsieur Kykero?» chiede con tono secco, scandendo ogni sillaba del francese con l’efficacia di una minaccia mascherata da buona educazione. Poi sospira, forse più per esasperazione che per reale concessione. Fa un cenno secco con la testa, come se ti stesse facendo un favore che non meriti. «Va bene. Ma non ci metta troppo.» Appena fuori dalla porta, la tensione ti scivola addosso. I corridoi sono deserti, e tu ti muovi a passo deciso, gli occhi che scrutano ogni dettaglio con freddezza chirurgica. Ripercorri mentalmente il percorso di prima: aula di matematica, niente. Nessuna traccia. Poi il bagno, ma anche lì solo odore di sapone troppo forte e qualche porta chiusa. Nessuna voce, nessuna ombra. Il cortile? Il solito silenzio sonnolento, punteggiato dai rumori lontani di una palla da basket che rimbalza in direzione della palestra. Quando ormai stai tornando sui tuoi passi, pronto a dichiarare fallita questa piccola missione personale, la tua attenzione viene catturata da qualcosa di più sottile: un suono ovattato, quasi impercettibile. Una risata. Femminile. Breve. Inaspettata. Ti fermi. Sei vicino alla porta chiusa di uno degli sgabuzzino, uno di quei locali tecnici che nessuno considera mai davvero. Ti avvicini. Qualcosa ti punge dentro: un istinto, un’intuizione, forse solo il solito tarlo che ti morde quando le cose non quadrano. Ti accosti. Trattieni il fiato. E poi lo senti chiaramente: la voce di Nathan, smorzata dalla porta spessa, distorta ma inconfondibile. Non riesci a distinguere le parole. Bingo! Lo hai trovato! Nathan. E in compagnia di una ragazza. Appartati dentro uno sgabuzzino. Forse la fortuna é tornata dalla tua parte questa volta!
  16. Li avevo descritti come due occhi d'ombra... chissà se mi riferivo al drago che è in scarlett o meno!! 🤷‍♂️🤷‍♂️
  17. Ahahahah... però a ben guardare l'ira dello spirito millenario darius l'ha già sperimentata... di scarlett sa solo che è una ragazza con cattive frequentazioni.. non sa nulla sulla sua vera natura e di quella della madre 🤣 @Ghal Maraz ... nathan nuovo sex symbol della scuola!! Tutte lo vogliono.. tutte lo desiderano! Ahahah.. comunque qua si attiva per forza la mossa "eccitare qualcuno"! @Theraimbownerd grande giocata far andare Orion a cercare Nathan proprio in questo momento!! Muahahahahahah 😈😈
  18. @Ghal Maraz Nathan Clark La penombra dello sgabuzzino rende tutto più irreale, come se stessi vivendo in una bolla sospesa. E Kathlyn... ride. Non una risata aperta, non una presa in giro. Un sorrisetto. Un angolo della bocca che si piega verso l’alto, mentre le sue pupille, scure e taglienti, si muovono veloci sul tuo volto. «No, Clark… non è uno scherzo.» La sua voce è bassa, quasi morbida, con un tono che non ti aspettavi. Poi aggiunge, inclinando leggermente il capo: «O almeno… non mio.» Fa un mezzo passo verso di te. Non è molto, ma in uno spazio già così angusto, cambia tutto. Senti il calore del suo corpo, la sua energia spavalda che si irradia come corrente. «E sì, ho il telefono. Ma fammi capire… vuoi davvero chiamare qualcuno?» Si morde piano il labbro, come se stesse valutando qualcosa… o forse solo giocando con te. «Sei qui, bloccato con me. E invece di goderti la situazione, vuoi scappare?» “Ha ragione! Lascia fare a me, mezzasega! Fatti da parte!” Avverti nuovamente quella voce che ieri, in mensa, ha preso il sopravvento. Lei ti scruta attentamente. «Devo essere onesta… non ti avevo mai notato davvero. Ma ieri… quando hai risposto a Edwards davanti a tutti…» Kathlyn si avvicina ancora. Ora siete a pochi centimetri. Ti fissa, poi sussurra con un mezzo sorriso: «Ti ho trovato inaspettatamente carino.» Poi alza le mani, con un gesto teatrale, lento, come in una sfida. «Se vuoi il mio telefono… prendilo pure.» Inarca un sopracciglio. «È nella tasca dei pantaloni.» La luce fioca danza sulle curve del suo volto e del suo corpo, che adesso è pericolosamente vicino. Le parole restano sospese. Il tempo anche. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Ti senti bene. Ti senti giusta. È come se qualcosa si fosse finalmente allineato, come se l’universo… o qualunque cosa ci sia dietro quel sogno assurdo… ti stesse riconoscendo il ruolo che ti spetta. Seduta al tuo banco, con il telefono fra le mani e lo sguardo che passa rapido da uno scandalo all’altro su Blabber, hai la netta sensazione di avere in mano la mappa del potere. Quando Emily entra, ti limiti ad alzare lo sguardo, impercettibilmente. La vedi parlare con Harper… quella sua camminata da “mi mimetizzo così nessuno mi nota davvero” e poi quel mezzo sorriso maldestro mentre dice qualcosa ti fanno sorridere… Povero agnellino! Emily ride. E stranamente… la cosa non ti infastidisce. Anzi. Le osservi con distacco, come se sapessi che nulla di quello che accade lì possa davvero toccarti. Il filo bianco, sottilissimo, che vedi partire dal tuo polso e arrivare fino al collo di Harper, teso ma non oppressivo, ti strappa un sorrisetto. Non lo vede. Non lo sente. Ma c’è. E ti dà potere. Quando lo sguardo di Harper incrocia il tuo per un solo istante, vedi quella scintilla di sfida nei suoi occhi. Il suo sorrisetto è furbo, quasi provocatorio. Tu glielo rendi con una calma assoluta, come se le dicessi sì, gioca pure… ma le regole le faccio io. Poi la prof Dupont entra in aula, con il solito passo deciso e quel modo rigido che la contraddistingue. Le chiacchiere si spengono immediatamente. Gli studenti si affrettano ai loro posti. Anche tu ti sistemi, ancora col telefono tra le dita, ma con lo sguardo già rivolto al futuro. @Voignar Darius Whitesand Sasha ti guarda in silenzio per un istante, il viso serio, immobile. Poi le sue labbra si piegano in una smorfia sottile, appena accennata, che potrebbe perfino essere un mezzo sorriso. Fa un piccolo sospiro, incrocia le braccia e ti risponde, voce calma: «È ok, Darius… sul serio. Non mi aspettavo una frase così viscida da te, e sì… mi ha dato fastidio. Ma…» alza un sopracciglio «…apprezzo che tu sia venuto a scusarti. Davvero. Pochi qui dentro lo farebbero.» Cammina verso l’ingresso dell’aula, e mentre passi con lei oltre la soglia, aggiunge: «Rimani il solito Darius, ok? Non cercare di fare il figo… e non fare lo $tronzo. Lascia quello ad altri.» Stai per andarsi a sedere quando incroci lo sguardo di Mei-Lin. Ti fissa dalla prima fila, occhi gelidi, mascella serrata. Uno sguardo tagliente, che ti trapassa come una lama. Non dice nulla, non serve. Poi si volta con un colpo secco e si siede composta, tirandosi indietro i capelli in un gesto quasi da sfida. Off game Ps. Giusto per correttezza di cronaca.. Harper é una lei 🤣🤣 @SNESferatu Ana Rivero Max resta in silenzio per un attimo, lo sguardo ora puntato su Darius mentre cammina fianco a fianco con Sasha. Li osserva scambiarsi qualche parola, poi ridacchiare. Sbuffa piano, quasi per scacciare i pensieri. Alla fine fa spallucce e ti dice: «A me sembra il solito Darius, sinceramente… prima l’ho anche sentito parlare delle sue solite robe coi dadi, con Ben. Tipo giochi di ruolo, tirate di carisma… le sue solite cose.» Si gira a guardarti mentre camminate verso l’aula. Esita un secondo, poi chiede a bassa voce: «Sei sicura di aver visto bene ieri? Cioè… davvero era lui? Perché… non so, non sembra affatto che abbia preso una botta, anzi. Sta bene. Pure troppo bene.» Si ferma appena davanti alla porta dell’aula, il tono si fa un po’ più deciso: «Comunque sì… forse hai ragione. Forse è meglio se gli parli da sola. Magari più tardi, quando siamo ancora a scuola, tipo in mensa. C’è sempre un sacco di gente. E io… io vi tengo d’occhio da lontano. Se succede qualcosa, intervengo subito, promesso.» Detto questo, ti accenna un mezzo sorriso di complicità ed insieme entrate in aula, vedendo arrivare la professoressa di francese. @Theraimbownerd Orion Kykero Alice ti guarda mentre rallenti il passo e resti lì, accanto alla porta dell’aula, con quel sorriso stirato che le racconta molto più di quanto tu stia dicendo a parole. Il suo volto si fa serio, ma non freddo… al contrario, c’è una dolcezza preoccupata nei suoi occhi mentre si ferma e si gira verso di te. «Orion… ma cosa te ne frega di quello che pensa Jeremy? Davvero. E di quelli che gli vanno dietro? Ma chi sono, alla fine?» Fa una piccola smorfia, le labbra accennano un sorriso, anche se le parole che arrivano dopo sono più calde che divertite. «Tu sei importante per chi ti vuole bene. Per me. Per Juno. Per Diana. Per… un sacco di persone che magari non te lo dicono tutti i giorni, ma lo pensano. Noi sappiamo chi sei. E non sei solo, ok?» Fa una pausa, ti guarda dritto, senza giudicare. Solo con quella sua sincerità disarmante. «Lo so che quando ti arrabbi poi vuoi risolvere tutto con la vendetta, ma non serve. Non devi dimostrare niente a nessuno. Davvero.» Si limita a sfiorarti il braccio, un tocco lieve, quasi timido. La osservi un attimo. L’ingenuità di Alice, la sua completa incapacità di comprendere e capire i giochi di potere e la loro importanza ti lascia sempre spiazzato. Poi riprende a camminare verso l’ingresso. «Dai, entriamo prima che arrivi la prof…» Giusto in tempo: la professoressa di francese compare all’angolo del corridoio. Alice si siede al suo posto senza aggiungere altro, ma prima di voltarsi ti lancia un’ultima occhiata fugace. È solo un attimo, ma ti arriva chiarissimo: lei non ti sta lasciando indietro. PER TUTTI TRANNE CHE NATHAN Quando la professoressa Dupont entra in aula, cala immediatamente un silenzio quasi innaturale. Anche chi fino a un secondo prima stava sussurrando o giocherellando con il telefono si blocca di colpo. È come sempre impeccabile: un tailleur grigio perla dal taglio elegante, una camicetta avorio e un paio di scarpe sobrie ma perfettamente lucidate. I capelli biondi non sembrano mai conoscere la minima disobbedienza. Il suo profumo è delicato e costoso, la sua postura rigida come la sua reputazione. L'accento francese, appena percettibile, rende le sue frasi più taglienti, come se ogni parola fosse affilata su una lama di precisione. Vi osserva per bene, notando due banchi vuoti. Sfoglia rapidamente l’elenco degli studenti e si ferma a metà, aggrottando appena le sopracciglia. «Bene. Noah è assente e risulta giustificato. Ma... Nathan Clark era presente alla prima ora. Qualcuno sa dove si trovi ora?» chiede, lo sguardo che scivola da uno studente all'altro, appuntito come una lama nascosta dietro l’educazione. Una pausa. Durante la quale vi rendete effettivamente conto che Nathan non é ancora arrivato in aula. «Vi ricordo che il ritardo non è tollerato in questa classe, se non ottimamente giustificato. Chiaro?» Alcuni annuiscono in fretta, altri fissano la cattedra, qualcuno lancia occhiate furtive ai compagni. Poi, come se nulla fosse, la professoressa si gira verso la lavagna e comincia la lezione. «Oggi parleremo del discours indirect au passé. È fondamentale capire come trasformare correttamente una frase diretta in una riportata nel contesto del passato. Quindi... prendete il vostro libro a pagina 142.» E così, la voce della professoressa Dupont, chiara e precisa, inizia a riempire l’aula e la occuperà per una lunga noiosa ora. @Voignar Darius Whitesand Mentre la voce della professoressa Dupont si muove tra esempi, regole e rimproveri, tu sei lì a fissare il libro aperto, ma senza davvero leggerne una parola. Le frasi ti scivolano addosso, troppo monotone per restare aggrappate alla tua attenzione, troppo lontane da ciò che ti brucia dentro. Poi, un pizzicore. Alla base del collo, improvviso. Fastidioso, insistente. Ti gratti, quasi distrattamente, ma la sensazione non se ne va. Anzi, peggiora. Si fa più calda, più viva. È come se qualcosa si stesse muovendo sotto pelle, o... dentro. E senza sapere perché, senza pensarci davvero, ti giri di colpo verso la finestra. E lo vedi. Laggiù, al limite del bosco, una figura alta, scheletrica, immobile tra gli alberi. Il mantello nero ondeggia leggermente come se respirasse da solo. Dove dovrebbe esserci un volto c’è un teschio di cervo, le corna spezzate che puntano al cielo come monito. È lui. È quella cosa. Quella che ti ha quasi ucciso ieri, al cerchio di pietre. E ora ti sta guardando. O almeno, lo senti così. Perché anche se siete lontani almeno cento metri, quando quel braccio sottile si alza e ti punta, non hai dubbi: si sta rivolgendo a te. Il pizzicore diventa bruciore, come se quel simbolo sulla tua pelle stesse reagendo a qualcosa. Pulsante, vivo, come se avesse una volontà propria. E poi, nella tua mente, una voce. Grave. Antica. "Portami lei. Portami colei che arde dentro. L’Alba la desidera." È come se un urlo si schiantasse contro le pareti del tuo cranio. Ti pieghi leggermente in avanti, chiudi gli occhi per un secondo mentre il dolore ti attraversa la testa come una lama. E poi… silenzio. Riapri gli occhi. La figura non c’è più. Ti volti, ancora con il fiato spezzato, e lo sguardo ti cade su Scarlett. È lì, il viso rilassato, come se nulla fosse. Ma tu lo sai. Non sai come, non sai perché. Ma era di lei che la voce nella tua testa stava parlando.
  19. Puahahahah... beccato 🤣🤣 si si.. non essendo uno scrittore esperto, ma volendo curare un po la forma e la scorrevolezza del testo diciamo che le tecnologie moderne aiutano.. butti giù il testo che hai in mente senza perderci infinito tempo a curare la forma e lo stile e poi lo rendi piacevole da leggere con l'ai... accorcia un po le tempistiche 🤣🤣 Ne approfitto per richiedervi un feedback sul ritmo... troppe cose in troppo poco tempo??? Preferireste in alcuni momenti andare un po "avanti veloce" per fsr sembrare tutto più dilatato nel tempo?
  20. @Voignar Darius Whitesand Osservi Mei-Lin allontanarsi con il mento alto e l’aria altezzosa, senza più degnarti di uno sguardo. Eppure, per quanto il suo giudizio ti bruci addosso come carta vetrata, non è lei ora la tua priorità. È Sasha. Hai bisogno di rimediare, o almeno provarci, a quella figuraccia… a quell’assurda frase uscita dalla tua bocca e che nemmeno tu sai spiegarti. Così ti fiondi nel corridoio a passo svelto, il cuore che ti martella come se stessi andando incontro a una sentenza. La vedi poco più avanti, accanto a Emily. Stanno chiacchierando, sembrano perfettamente a loro agio, ed è in quel momento che ti senti ancora più fuori posto. Ma non puoi tirarti indietro adesso. «Sasha!» chiami, appena a distanza sufficiente da non dover urlare. Lei si volta, lo sguardo prima sorpreso… poi infastidito. «Ancora? Che vuoi ora, Darius? Sto parlando con Emily.» Ti senti sprofondare, pronto a balbettare qualcosa… qualsiasi cosa… quando, come una benedizione, interviene Harper. Ti affianca, si schiarisce la voce e dice, rivolgendosi a Emily con tono neutro: «Ehi, scusa, puoi venire un attimo? Volevo chiederti un parere… una cosa veloce, niente di che.» Emily la guarda, poi a te, poi a Sasha. Fa un piccolo sorriso comprensivo e annuisce. «Certo.» E si allontana con Harper, lasciandoti da solo con Sasha. Lei sbuffa piano, scuote appena la testa, poi torna a guardarti. Il fastidio è ancora lì, ma c’è anche qualcos’altro: rassegnazione, forse. «Che c’è, Darius?» Il tono ora è più stanco che arrabbiato. Riprende a camminare verso l’aula di francese. E tu, senza nemmeno pensarci, le vai dietro, quasi trotterellando per restarle al passo. Non sai bene da dove iniziare, ma ormai sei qui. @TheBaddus Scarlett Bloomblight Appena ti avvicini, Jared si gira verso di te con un mezzo sorriso sorpreso. I suoi capelli neri gli cadono un po' sugli occhi e, come al solito, il suo naso troppo pronunciato rovina quel poco di fascino che potrebbe avere. «Ohi, Scarlett…» ti saluta, già infilando delle monete nella macchinetta per offrirti il caffè. Quando poi inizi a parlargli: «Esatto… erano cinquanta.» Ti guarda un attimo, mentre infila una mano in tasca per prendere le banconote. Ma alla tua proposta, la mano con i soldi si ferma ancora mezza inserita nella tasca. Li ripone, incuriosito, inclinando appena la testa. «Wade? Mh… non ci vediamo spesso, però sì, siamo ancora in confidenza.» Poi esita un attimo, scrutandoti. «Perché?» Alla tua richiesta, resta in silenzio per un attimo, valutandoti, e poi allarga un sorriso sorpreso. «Quindi… mi stai dicendo che basta che gli dico di venire da te alla zona ristoro in pausa pranzo e siamo a posto?» C’è una scintilla di entusiasmo nei suoi occhi ora. Poi si sistema la giacca, come se avesse appena concluso un accordo di alto profilo. «Certo che glielo dico! E gli dico anche di essere…» si guarda attorno con aria teatrale e abbassa la voce, «abbastanza discreto!» Ti fa l’occhiolino e, con un gesto esagerato ma non ostile, ti dà una pacca leggera sulla spalla. «È sempre un piacere fare affari con te, Scarlett. Sei la migliore.» Poi si allontana, col suo solito passo un po’ ciondolante, lasciandoti col caffè ancora caldo tra le dita e la sensazione che tutto stia andando esattamente come volevi. Off game É stato più cattivo da parte tua ignorarle tutte tre e sceglierne una quarta 🤣 Comunque ottimo che ci hai pensato tu a definirci era questo debitore e quale fosse il debito… almeno non ho dovuto pensarci io 🤣🤣 @SNESferatu Ana Rivero Alla tua prima domanda, Max alza le spalle con un’espressione da “chi ci capisce è bravo”. «Bah… Greg pensava che lo stessimo prendendo per il culo… poi però ha iniziato a dire che ce l’aveva detto, che sua cugina aveva ragione, e che non saremmo dovuti andare come aveva detto lui… quindi boh… alla fine, ci ha creduto.» Fa una pausa, ti osserva, poi aggiunge: «Io, boh… avevamo fumato un po’, ok, ma solo erba, mica cavolate allucinogene…» Abbassa lo sguardo sul tuo telefono quando gli mostri la foto. «Por*a put**na… è lui!» sussurra, abbassando la voce a metà imprecazione, accorgendosi solo dopo di aver alzato il tono. «Con le corna e tutto il resto! Tu comunque sì che hai le palle, sorella… Sei molto più cool di quello che fai vedere.» Rimane per un attimo lì, rapito dalla foto, poi segue il tuo gesto mentre scrivi. Gli occhi gli si fanno grandi, increduli. «Darius?» leggi chiaramente dalle sue labbra, anche se non esce un suono. Poi il suo sguardo si sposta rapidamente nel corridoio, fino a posarsi su di lui: sta parlando con Sasha. Quando Max si gira di nuovo verso di te, lo fa avvicinandosi ulteriormente. Il suo volto è vicino al tuo, abbastanza da farti percepire un inaspettato ma piacevole profumo di colonia, caldo e legnoso. «Forse dovremmo parlargli? Chiedergli cosa è successo?… e se sapeva chi cavolo era quel folle con la testa da cervo?» Si scosta appena, ma ti guarda con intensità. Sta aspettando una risposta. Un tuo verdetto. @Theraimbownerd Orion Kykero ChatGPT ha detto:Quando ti sente parlare, Alice in un primo momento abbozza un sorriso. Ti guarda con gratitudine sincera, come se le tue parole le facessero davvero bene. «Grazie… davvero, Orion. Lo so che ci sei. Sei sempre stato dalla mia parte.» Ma poi il tuo tono cambia. La rabbia che si insinua nella tua voce la colpisce come un’onda fredda. Il suo sorriso si smorza piano. Ti osserva meglio, come se volesse leggerti dentro. «Ehi…» dice piano, con tono cauto. «Lo so che Nathan non è perfetto. È strano, sì… ma non è cattivo. E… non penso si meriti di finire nei guai solo perché non prova qualcosa per me. Non funziona così, no?» Fa una pausa, abbassando lo sguardo a terra, e poi torna a guardarti, con un’espressione più preoccupata che offesa. «Ma… tu? Stai bene, Orion?» Inclina leggermente la testa, come fa sempre quando vuole capire meglio le cose. «È solo per me che sei così arrabbiato… o c’è dell’altro?» @Ghal Maraz Nathan Clark Sei ancora lì, rintanato nello sgabuzzino, quando senti delle voci passare oltre il corridoio. Una è inequivocabile: Cory Edwards. La sua risata tronfia ti arriva nitida, accompagnata da quella di un paio di altri idioti della sua cricca. Ti fermi immobile, trattenendo persino il respiro. Passano oltre, e il rumore si allontana. Ok. Forse sei salvo. Stai quasi per riaprire la porta quando invece… si apre da sola. Una sagoma compare nell’apertura. Kathlyn Rodriguez. Ti sembra si chiami così… Una delle compagne pallavoliste di Emily. Ti guarda con finta sorpresa per un secondo, poi sorride… di quel sorriso che fa venire voglia di scappare o baciarla, ma non sai mai quale delle due sia la scelta più saggia. «Clark?» dice con voce maliziosa. «Ma davvero ti stai nascondendo in uno sgabuzzino? Che scena triste.» Entra senza nemmeno chiedere permesso, richiudendosi la porta alle spalle con un piede. È tutta dinamica, grossi occhi azzurri vivaci, capelli sbarazzini che le arrivano sopra le spalle. Indossa ancora la felpa della squadra di pallavolo. Ti squadra con un misto di divertimento e sfida. «Fammi indovinare. Spiavi qualcuno? O aspettavi qualcuno?» si appoggia alla mensola dietro di te, piegando la testa di lato. Porta il dito indice sul suo labbro, con un’espressione pensierosa come se volesse dedurre lei stessa la risposta alle sue domande. Stai per replicare… o forse balbettare… quando all’improvviso scatta la serratura. Kathlyn si gira verso la porta di colpo. Qualcuno l’ha appena chiusa da fuori. C’è un secondo di silenzio, poi una voce femminile che non conosci dice: «Sei bravo a fare il topo, Clark... Ma occhio che se ti chiudi in uno sgabuzzino con una ragazza, magari stavolta qualcun altro fa la spia. Sai com’è, le voci girano in fretta.» Poi passi che si allontanano, accompagnato da una risatina. Kathlyn ti guarda, prima sorpresa e vagamente “spaventata”, poi però cambia espressione e si lascia andare in una risatina incredula. «Okay… questo si fa interessante. Credo proprio che potremmo essere nei guai!» Sei chiuso dentro con lei. Con Kathlyn Rodriguez. E tra non molto la lezione di francese avrà inizio. Off game Scusa per il precedente messaggio un po’ vuoto.. volevo lasciare una possibilità a Scarlett di venire a parlarti ma ha scelto di percorrere un’altra strada eheh… Ho rimediato subito mettendo Nathan ancora un po’ più nei casini eheh.. Ps. Kathlyn Rodriguez si era già vista nella scena della mensa di lunedì.. se vuoi nella sezioni png c’è già una sua immagine e descrizione.
  21. Eccomi.. ho risposto, scusate ancora il ritardo!
  22. @Voignar Darius Whitesand Alla tua prima battuta, Sasha ti regala un sorriso spontaneo, quasi divertito. «Ahah… No no, non credo faccia per me!» risponde con tono amichevole, scuotendo la testa. È chiaro che non ci sia malizia nel suo rifiuto, solo un’onesta distanza da quel mondo fatto di dadi e immaginazione. Ma quando rilanci con un'altra frase, stavolta più ambigua e strizzando l’occhio al doppio senso, l’atmosfera cambia di colpo. Il sorriso di Sasha si spegne, sostituito da un’espressione tesa: arriccia il naso e ti fissa con le sopracciglia aggrottate. «Vacci piano, Darius!» ti dice con voce ferma, scocciata. «Ti ho detto di no. Non sono interessata ai tuoi... giochi di ruolo.» Le parole ti colpiscono più di quanto vorresti ammettere. Anche Ben si volta verso di te con uno sguardo perplesso, quasi sorpreso, come se non si aspettasse una tua uscita simile. Non dice nulla, ma i suoi occhi parlano chiaro. Per fortuna, l’ingresso del professor Rowe mette fine all’imbarazzo prima che si possa trasformare in qualcos’altro. Tu, Ben e Sasha prendete posto ai rispettivi banchi in silenzio, lasciando cadere l’incidente come se fosse già lontano. Quando la lezione termina, ti stai appena alzando per raccogliere le tue cose dal banco, ancora mezzo immerso nei pensieri, quando davanti a te compare Mei-Lin. Non fa nulla per nascondere la sua presenza: lo sguardo è affilato, la postura impeccabile, e l’aria che si porta dietro è quella di chi sta per recitare una sentenza. «Spero vivamente che la verifica di giovedì ti vada pessimamente!» ti parla con tono carico di una sottile, ma chiarissima ostilità. C'è un accenno di risentimento nella voce, il tipo di amarezza che non nasce solo da una delusione scolastica. «Così magari la smetti di perdere tempo con… i tuoi giochi di ruolo.» Le dita si sollevano in aria per sottolineare con delle virgolette sarcastiche quelle ultime parole, come se si trattasse di un vezzo infantile più che di una passione. Nel dirlo, noti che il suo sguardo scivola rapidamente verso la porta dell’aula, dove Sasha è già in procinto di uscire. È un’occhiata fugace, ma carica di significato. Quando Mei-Lin torna a fissarti, lo fa con uno sguardo che è un misto di rimprovero e qualcosa che non riesci a decifrare del tutto: forse gelosia, forse delusione, forse entrambe le cose. Poi, senza aggiungere altro, ti passa accanto con passo deciso, il mento alto e l’aria sprezzante di chi vuole essere sicura che tu sappia di aver sbagliato. E in un attimo, anche lei è fuori dall’aula. Off game Eccitare su Sasha: 3+1=4 fallimento Segna 1 ESPERIENZA @TheBaddus Scarlett Bloomblight Appena entri in classe con quei dieci minuti di ritardo, ti prepari già mentalmente alla ramanzina. Ma il professor Rowe si limita a sollevare lo sguardo su di te: un’occhiata veloce, intensa, intrisa di una strana miscela di rimprovero e preoccupazione. Dura solo un istante. Poi lui sospira piano e dice semplicemente: “Non preoccuparti, Scarlett. Prendi posto.” E così riprende a spiegare, lasciando che la lezione scorra senza ulteriori richiami, come se il tuo ingresso non avesse realmente interrotto nulla. Ti siedi, e pian piano ti lasci andare, riprendendo controllo del respiro, dei pensieri, di te stessa. Per tutta la lezione ti senti stranamente lucida, anche se ogni tanto gli occhi ti scivolano, involontari, verso Emily. Non vi siete dette ancora nulla oggi. Eppure ieri era successo qualcosa, qualcosa che ancora ti brucia addosso come una carezza interrotta a metà. Durante la lezione l’hai osservata spesso, sperando che anche solo per un secondo lei ti ricambiasse. Ma niente. Quando suona la campanella e Rowe raccoglie le sue cose, salutandovi senza nemmeno più degnarti di uno sguardo, ti senti stranamente sollevata. Ti alzi con calma, ed è in quel momento che i tuoi occhi si posano di nuovo su di lei. Emily ti guarda. Ti regala un sorriso, piccolo, timido, e solleva la mano in un gesto accennato di saluto. Il cuore ti si stringe… …ma poi la vedi voltarsi verso Sasha, rispondere a qualcosa che le ha appena detto, e in un attimo l’illusione si rompe. Esce dalla classe, fianco a fianco con lei. Il peso nello stomaco si fa più acuto. Il mio tesoro. E in quel momento lo sguardo ti cade su Harper. Ti sta osservando. Uno sguardo lungo, silenzioso, difficile da decifrare: ostile sicuramente, ma c’è anche qualcos’altro, una sfumatura di sfida… e forse, solo forse, un’ombra di timore. Poi anche lei si volta e segue Emily. Non ci pensi due volte: raccogli in fretta le tue cose e corri fuori nel corridoio. Emily è ancora visibile, più avanti, con Sasha accanto. Harper le segue da vicino. Hai un istante di esitazione, pronta a correre loro dietro… quando li vedi. Tanaka, Cory Edwards e il loro branco sbucano da un corridoio laterale con la solita andatura strafottente. Stanno ridendo forte di qualcosa, come se avessero già deciso che chiunque incontreranno sarà la loro prossima vittima. E lì, sulla traiettoria perfetta dei loro sguardi, vedi Nathan. Anche lui li nota, si irrigidisce per un attimo, poi scatta. Riconosci lo scatto, quel movimento istintivo dettato più dal bisogno di sopravvivere che da un vero pensiero lucido. Si infila di colpo in uno sgabuzzino con la porta socchiusa. E tu resti lì, nel mezzo del corridoio. A pochi metri da Emily… che non è venuta da te ed ora é insidiata da Harper. A pochi metri da Tanaka che, col suo sguardo sicuro e i suoi tatuaggi, ti fa sentire le farfalle nello stomaco e insieme un disprezzo viscerale. I tuoi due tesori più preziosi… in questo momento entrambi così vicini e a portata. E poi Nathan… Solo una monetina… ma una monetina di scambio che in questo momento potrebbe significare molto per il raggiungimento dei tuoi obiettivi. Un’occasione più unica che rara per parlargli faccia a faccia senza orecchie indiscrete. Off game Sono concorde sul fatto che alla prossima situazione simile si potrebbe innescare il tuo se oscuro. Comunque adesso a te la scelta su chi seguire! 😁😁 @Ghal Maraz Nathan Clark Appena esci dall’aula, ancora un po’ frastornato dalla lezione e da tutto il resto, ti dirigi verso il tuo armadietto con la mente già rivolta altrove. Recuperi il telefono in fretta, sperando in una notifica, una spunta blu. Qualcosa. Ma niente. Il messaggio a Noah è ancora lì, ignorato. Nessuna risposta, nessuna conferma di lettura. Sbuffi piano, quasi senza accorgertene, poi richiudi l’armadietto con un colpo secco, deciso ad avviarti verso l’aula di francese. Non appena sollevi lo sguardo, lo vedi: Cory Edwards e il suo gruppo avanzano nel corridoio. Stanno ridendo di qualcosa e si muovono con quell’atteggiamento da padroni del mondo, come se ogni metro del pavimento gli fosse dovuto. Vengono verso dite, ma non sembrano averti ancora visto. Ti si stringe qualcosa dentro. Prima ancora di rendertene conto, lo sguardo ti cade su una porta semiaperta poco più avanti: uno sgabuzzino delle pulizie. Senza pensarci due volte, ti ci infili, chiudendo la porta il più silenziosamente possibile alle tue spalle. Ti ritrovi al buio, stretto tra un carrello con mop e secchi arrugginiti, un paio di taniche con etichette scolorite e quell’odore acido che hanno solo i disinfettanti dimenticati. Fuori, i passi si fanno più vicini. Poi si allontanano. Nel silenzio, la vocina torna. "Cagasotto." Un sussurro tagliente, familiare. Forse è solo un pensiero, o forse è davvero quella voce che ogni tanto si insinua nella tua mente. Ti chiedi se hai fatto la cosa giusta. Se era davvero necessario infilarti lì dentro, come un codardo. O se non sarebbe stato meglio continuare a perorare la tua lotta come hai fatto ieri. Eppure, lì, tra detersivi e dubbi, non è facile capirlo. @Theraimbownerd Orion Kykero Hai passato tutta la lezione come in una bolla, incastrato tra logaritmi e fantasie di vendetta. Il tuo corpo era in aula, certo, ma la tua mente era altrove… troppo impegnata a ribollire nel rancore. Ancora non riesci a capacitarti dell’umiliazione subita, e il fatto che nessuno abbia preso le tue difese o sia venuto poi a parlarti per consolarti non fa che gettare benzina sul fuoco. Ti hanno dimenticato. Loro. Tutti. Come se non fossi stato tu fino a ieri a dettare le regole. Come se non fossi tu la figura centrale, il riferimento, l’ago della bilancia. Adesso ti guardano appena, o peggio: ti ignorano. Che delusione! Jeremy ha dato il via alla frana. Ma non è solo lui che deve pagare. Tutti quanti devono ricordarsi chi comanda davvero. La scuola è tua. Lo è sempre stata. E presto… prestissimo… lo sarà di nuovo. Il suono secco della campanella ti colpisce come uno schiaffo e ti fa alzare di scatto. Raccogli le tue cose con movimenti rapidi, tesi. Sei sul punto di scattare fuori dall’aula con la mente ancora immersa nei pensieri velenosi, quando una voce ti rallenta. Alice. Ti si è affiancata nel corridoio, camminando accanto a te senza farsi troppi problemi. Ma sembra del tutto ignara del tuo stato d’animo: del tuo livore, della frustrazione che ti si agita sotto pelle come un serpente svegliato troppo presto. Anzi, inizia a parlarti dei suoi problemi. «Ieri…» dice, guardando dritto davanti a sé, «con Nathan... ci ho provato, sai? Cioè, niente di grosso, solo... ho cercato di prendergli la mano, di fargli capire che ero lì. Che lui mi piace…» Fa una piccola pausa, si morde un angolo del labbro. «Ma niente. Era come... come se non se ne fosse nemmeno accorto. Come se io fossi... trasparente, capisci?» Abbassa lo sguardo per un attimo. «Non lo so, forse sono io che ho frainteso tutto. Ma… Uffi... Non mi aspettavo il grande gesto romantico, ma almeno... un segno, qualcosa. Non credo proprio di piacergli, sai?» Poi solleva di nuovo lo sguardo verso di te, con un sorriso forzato. Off game Scusa se continuo a rimarcare sempre sul senso di frustrazione di Orion… ma ti ricordo che è nel suo se oscuro! 😂😂 @SNESferatu Ana Rivero Passi buona parte dell’ora con la mente lontana dalla lavagna e dai logaritmi, a ripercorrere mentalmente ogni dettaglio della conversazione con Eliza. Il modo in cui ti ha guardata, come se vedesse qualcosa in te che nemmeno tu sei sicura di conoscere. E poi quella sua espressione indecifrabile, un misto di curiosità e reticenza. Non riesci a toglierti dalla testa la tua provocazione: "Quindi mi hai scelto solo perché non c'è di meglio. Dovrei sentirmi offesa" Era solo un modo per stuzzicarla… ma ora vorresti sapere davvero cosa avrebbe risposto. Cosa avrebbe detto se il professor Rowe non fosse piombato in classe, spezzando tutto come una lama nel vetro sottile. Il resto della lezione scivola via mentre la tua mente ti riporta di continuo nel bosco, a ieri pomeriggio, a quell’incontro con la figura mascherata. L’adrenalina, la paura, le domande senza risposta. Quando la campanella suona, ti scrolli appena, come se ti risvegliassi da un sogno troppo intenso. Lo sguardo corre subito verso Eliza. La vedi mentre si sistema i capelli con un gesto elegante, quasi inconsapevole, raccoglie i suoi libri con calma… ed è un attimo: vorresti avvicinarti, parlarle ancora. Ma ti trattieni. Non vuoi sembrare appiccicosa. Non vuoi rovinare nemmeno quella reputazione da snob che ti sei cucita addosso. E soprattutto, Max ti aspetta. Lo noti appena fuori dall’aula, spalle appoggiate al muro, cappellino di lana calato sulla fronte. Ti guarda, e ti pare chiaro che ti stesse aspettando. Quando lo raggiungi, alza una mano per salutarti con quel suo gesto da fratello maggiore di strada. Forse si aspetta che tu la strina? «Yo sorella!» dice con un mezzo sorriso, «incredibile ieri, eh? Quel tipo con la maschera era completamente fuori!» Scuote la testa, poi aggiunge: «Quando lo abbiamo raccontato a Greg pensava che stessimo sparando cavolate… sembrava convinto che fosse uno scherzo, tipo una candid. Ma giuro, quello aveva fumato più di noi per ridursi a girare così nel bosco!» Ride, ma non del tutto. Il suo tono ha quella sfumatura leggera, come se volesse alleggerire qualcosa che invece lo inquieta. Poi, si fa più serio. La sua voce si abbassa, perde mordente, quasi esitante. «Chi pensi che fosse comunque? Cioè… secondo te è uno di cui ci dobbiamo preoccupare? Tipo davvero?» Ti guarda negli occhi, aspettando una tua risposta… con un’espressione speranzosa che vorrebbe solo vederi minimizzare anche te la cosa.
  23. Ciao ragazzi... scusate ma questa settimana sono bello carico a lavoro e gestire le vicende di 5 pg per bene richiede tempo 😄😄 difficilmente riuscirò a postare tra oggi e domani.. dovrei riuscire nel weekend
  24. Che tu abbia successo o meno comunque la narrazione ci guadagna.. in un modo o nell'altro.. e pure Darius.. la ragazza o l'esperienza se la porta comunque a casa 🤣
  25. @Voignar è un tentativo di ecciare qualcuno quello su sasha?? 🤣🤣

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