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Dragons´ Lair

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Bellerofonte

Circolo degli Antichi
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  1. Succede tutto in un attimo. Lo squalo esce in superficie, la ballista che spara il suo dardo attraverso la sua carne; poi lo strattone che ti fa capitombolare fuori bordo. La bestia si libera, e tra le onde non ti rimane che la corda spezzata in mano. Qualcuno sulla nave urla "CAPITANO IN MARE!" forse Tondley, forse Jimbo. Non lo sai. La pinna all'orizzonte ti punta minacciosa.
  2. Una nuova carica diretta alla nave viene interrotta dal tuo attacco; lanci l'arpione da oltre la balaustra e la bestia nuovamente esplode di rabbia e dolore. Le sue zanne escono fuori dall'acqua e ti dilaniano nuovamente, ma almeno stavolta puoi contare sul fatto che non potrà andare molto lontano, in acqua. Nonostante le ferite riesci a tenere la corda salda e la bestia viene tirata indietro verso di te. Riusciresti perfino a tirarla a bordo, se iniziassi a indietreggiare e non mollassi la presa. "Capitano, ballista pronta! Aspettiamo ordini!" Jimbo è pronto a sparare al tuo comando, mentre lo squalo si destreggia avanti e indietro sott'acqua senza riuscire a guadagnare un metro in lunghezza.
  3. Il mostro ti lascia andare, sanguinante, e torna sott'acqua sfilandoti la lancia dalle mani e portandosela con sé negli abissi. Vedi chiaramente la sua pinna non immergersi più di tanto, in attesa di un nuovo attacco. I tuoi uomini, nel frattempo, stanno preparando arpioni e balliste. "Capitano! A tribordo!" La bestia si dirige lì, probabilmente per assaltare la nave lontano da dove ha trovato te. Qualcuno ti lancia un arpione come arma sostitutiva.
  4. @Ghal Maraz ancora non sei giunto alla soluzione del mistero che ruota attorno a Nero Gomez, eh? E pensare che è nascosto proprio in bella vista...MUAHAHAHAHAHAHAH
  5. "Se mi vuoi scrivere, sarai la prima a cui risponderò!" ridacchia il pirata, mentre Asvig richiude la sua cella. C'è ancora qualcosa che non ti torna sul pirata, un dettaglio che ti sfugge, ma non riesci proprio a capire qual è. "Se non avete bisogno di me, posso restare io a sorvegliare il prigioniero" insiste Asvig, notando il tuo velo di disappunto.
  6. La battuta sui fuochi lo fa sbellicare dalle risate, quasi da fargli venire le lacrime agli occhi. "Contessa, tu mi farai...morire. Non è che in fondo ti stai innamorando del cattivo ragazzo, vero? Tutte queste storie sul morire, e sui validi motivi...come se non accettassi che in fondo potremmo morire anche qui e oggi. Non aspetterò la vecchiaia affondando navi e rubando lingotti. Se c'è qualcosa che mi possa far sentire vivo oltre la cintura d'onice, allora è lì che devo andare. Che ci posso fare? La grandezza è il mio destino. Lo dissi anche al qui presente Asvig, dieci anni fa. Ho intenzione di trascorrere i mooolti anni che mi restano nella leggenda!"
  7. "Ciò che è morto non muore mai, contessa. Asvig, mi porti un bicchiere di latte, per favore?" I suoi occhi incrociano criptici quelli dell'uomo, che volge lo sguardo altrove. Non comprendi bene questa battuta, ma deve avere qualche strano significato del tipo 'non puoi cambiare un uomo dandogli un titolo'. Ma Nero non sembrava voler entrare più a fondo nell'argomento, piuttosto era incuriosito dai tuoi modi di fare. "Abbiamo parlato un sacco di volte io e te. Cos'è che vuoi sapere esattamente? Cos'è che credi che non ti stia dicendo?"
  8. Nero ridacchia, mentre Asvig prende le chiavi ed entra nella sua cella, sbattendolo al muro opposto. "Signor Scuotiterra, si sta facendo amichette altolocate." ma l'ex-capitano resta in completo silenzio, facendoti cenno di entrare.
  9. Un grosso sbadiglio si leva dal letto, dove Nero si era accucciato fino a quel momento. Un sorriso languido, una sgranchita di spalle e l'uomo si avvicina alle sbarre con tutta la calma di questo mondo. "Buongiorno contessa. Scusate la tarda ora, ma ieri sera sono rimasto alzato fino a tardi a leggere. Cosa vi turba oggi?"
  10. Le guardie si inchinano e si allontanano, dirigendosi ai piani superiori. Nero pare dormire come un angioletto di fronte a te.
  11. "Sì signora. Grazie signora." Ti risponde inchinando leggermente il capo, per poi prenderti sottobraccio e portarti fuori da lì, in direzione dell'ala opposta delle carceri. "Se è vostro desiderio, il tempo che non trascorro in vostra compagnia potrei usarlo per fare da guardia al pirata. Con me non può usare i suoi trucchetti da baraccone per sgattaiolare via." Quando Asvig termina la sua proposta, la sua cella è proprio di fronte a voi. I tre fratelli Uriel sono lì di fronte, lance pronte e armature impettite, a sorvegliare il prigioniero. "Buongiorno contessa." dicono all'unisono, alzandosi sull'attenti. Il pirata è steso sul suo letto, faccia al muro, e pare dormire. "Gomez non si è ancora svegliato, milady" dice uno dei fratelli che lo sorvegliano.
  12. Tutto tranne i suoi occhi rimane fermo, pesante e marziale. Eppure il suo sguardo si addolcisce come se qualcuno avesse versato inaspettatamente del miele nel suo vino. Dal bacio, alla proclamazione, alla richiesta di un abbraccio. "Vartija" ripete tra sé e sé, mentre, enorme, si alza al cospetto della sua nuova protetta e la stringe come stringeva Miridia molto tempo fa. "Grazie dell'opportunità. Non la sprecherò, mia signora." L'abbraccio non è ancora finito che qualcosa - qualcuno, in realtà - spalanca la porta. "Ehi Vig, ho di nuovo rubato i panini a Miranda e te ne ho portati un p-" la voce altisonante si blocca. Sai perfettamente a chi apparteneva, ma quando ti volti non vedi altro che un panino caldo rotolare sul suo lato lungo fino ai tuoi piedi e la porta socchiusa. Qualcuno è uscito dalla sua cella a farsi una passeggiata.
  13. Miranda ti osserva, con quella sua espressione sempre un po' imbronciata e giocondiana. "Randy." Miranda ti prende delicatamente le mani e ti va voltare lentamente verso di lei. Con il suo grembiule te le asciuga dal sapone che stai usando, e nel frattempo ti parla. "Guarda che ho visto come hai tentato di includermi nell'allegra comitiva della Eurus, il problema è solo mio, sono timida. La contessa è una brava ragazza, ci siamo trovate forse perché siamo molto diverse, ma..." le tue mani sono asciutte, eppure non te le lascia andare "Né Sandrine, né Baffogrigio, né la Eurus, né l'Oceano d'Oriente ti porteranno via da me." ti scocca un piccolo, lento, bacio sulle labbra. Si stacca quasi subito, e ti sorride come se ti avesse appena fatto uno scherzo. "Vedi di non perderti nell'Est mentre cerchi di acciuffare qualche tonno orientale a mani nude, chef. E vedi di tornare tutto intero."
  14. Sotto i tuoi ordini, tutti si mobilitano. "Sì capitano!" dicono tutti all'unisono. I tuoi occhi scrutano nella nebbia le increspature dell'acqua. Non puoi vedere granché, mai puoi ascoltare da dove vengono i rumori delle onde più forti...e così riesci ad anticipare l'attacco, che arriva frontale da poppa. Fauci enormi che spuntano dall'acqua, grandi quanto la tua stessa persona. Ti colpiscono in pieno, lasciandoti segni profondi nella carne. Ma per fortuna la tua lancia era pronta: gli si conficca in bocca, sfruttando la sua carica per penetrare in fondo. L'animale guaisce e si ritira lentamente, con la tua lancia ancora in parte incastrata. "SQUALO GIGANTE!" urla Jimbo da prua, terrorizzato.
  15. Scorgi qualcosa nell'acqua, un'increspatura piuttosto singolare a qualche centinaio di metri dalla poppa. I tuoi uomini non aspettano i tuoi ordini, sanno già cosa fare: aumentare il passo della Cercascogli. Ma nemmeno un minuto più tardi un banco di nebbia passeggero vi investe da Est. Viaggiate alla cieca verso sud. "C'è qualcosa in acqua, capitano...l'avete visto?" commenta Tondley.
  16. Vaniglio si lamenta un po', ma infine si calma, come sempre. Il timone è umido sotto le tue mani: l'aria di pioggia permea ogni cosa tranne la salsedine. "Capitano!" qualcuno davanti a te si sporge verso babordo. "Dietro di voi!"
  17. "Contessa..." Asvig si protende verso il tavolo, tirando fuori un fazzoletto di stoffa bianca ricamata color pesca ai bordi che ti porge per asciugare le lacrime. "Vi ringrazio per la fiducia. Eppure, nonostante i miei sbagli, ho capito una cosa: che a volte qualcuno deve morire perché gli altri sopravvivano. Ucciderò solo se sarà estremamente necessario per garantire la nostra sopravvivenza, nulla più." L'uomo raccoglie la spada arrugginita appesa al muro e te la passa delicatamente tra le mani, assicurandosi che tu la prenda. Poi si abbassa in ginocchio, testa bassa e mani giunte. "Accetto l'offerta. Il mio scudo vi proteggerà sempre, lo giuro sul nome di Telchur che mi guarda e mi giudica in silenzio. Battezzatemi con il nome che più vi aggrada."
  18. Asvig ascolta senza dire una parola. "'L'impero è uno dei clienti più redditizi della Loggia, contessa. Io stesso ho ucciso diversi Pionieri, molto tempo fa." L'uomo si guarda le mani, grandi e stanche, come se non gli appartenessero. "Credo che sia giusto che vi racconti tutta la storia dal principio. Il mio nome era Asvig Luther Kamedor. A otto anni era stato deciso che avrei sposato Airina Handorien, una lontana cugina di Vera. A dodici anni sono stato spedito in accademia, dove mi hanno insegnato tutto: a combattere, a sopravvivere, a vincere, a respirare. La guerra era già in corso da parecchio tempo quando finii sul campo di battaglia per la prima volta; ero bravo, e i miei superiori me ne davano atto. Uccisi molta gente, e feci carriera. Imparai a comandare, a dirigere gli uomini, a farli combattere al loro meglio, a dir loro come potersi migliorare. Divenni sergente, luogotenente, poi capitano. La guerra con il nord finì ma le rappresaglie continuavano. Nel frattempo avevo sposato una sconosciuta, e avevo avuto da lei una figlia. Miridia. La più bella bambina che l'ovest-continente avesse mai visto." l'uomo sorride malinconicamente. Presumi già che quella bambina non debba aver fatto una bella fine, se suo padre si trova lì. "Venni rimandato al nord a placare le rivolte. Guidavo uomini nel freddo, nella fame e nel sangue. Avevamo la fama di aver catturato più uomini noi che altre tre compagnie messe insieme, finché improvvisamente gli ordini cambiarono. Ne avevamo catturato troppi. Le prigioni del regno erano piene di zotici del nord e i generali iniziavano a temere una ribellione nelle carceri, così mi venne imposto: nessun prigioniero. Eseguii con ferma risolutezza. Bruciai villaggi, uccisi innocenti. Tutto in nome dell'impero. Un giorno mi svegliai, uscii dalla mia tenda e proprio fuori l'uscio trovai un neonato. Non aveva più di qualche mese di vita. Era sgozzato, freddo come il ghiaccio. Pelle violacea, piena di ematomi. Una madre l'aveva deposto nella notte di fronte la mia tenda, uccidendolo lei stessa. Alcuni dei miei uomini mi spiegarono che questo è quello che facevano i popoli del nord quando una divinità della morte voleva spazzar via la loro civiltà. Offrivano spontaneamente le proprie vite per placare le sofferenze. Lì capii che avevo vinto tutte le battaglie, ma avevo perso l'unica cosa che mi teneva in vita: la mia umanità. Non ero più un essere umano, per i miei nemici, ma un Dio della Morte. Presi i miei uomini e li riportai indietro abbandonando il fronte in barba agli ordini reali. Quando tornai, ad aspettarmi c'era un'accusa di diserzione. Mi dissero che avrebbero lasciato cadere le accuse se fossi ripartito immediatamente, ma rifiutai. Dissi loro che quello che stavano facendo era sbagliato, e che avrei rivelato al popolo intero le barbarie compiute dall'esercito in nome dell'espansionismo. Non credevo che sarebbero arrivati a lei, pur di farmi stare zitto. Morì nel sonno, per fortuna. Una dose di polvere di loto nero sciolta nel latte. Dissero che ero io l'unico ad avere accesso a quella casa, dissero che ero io il mostro tornato dalla guerra che ora era impazzito. Ma non sapevano quanto la mia disperazione potesse abbattersi su di loro. Decisi che la verità non bastava più, dovevo fare l'unica cosa sana di mente. Finsi di costituirmi, mi mandarono nella prigione reale, e lì bastò una distrazione della guardia che mi accompagnava: la strangolai a morte, le rubai le chiavi e liberai un'ala intera della prigione. Cinquanta schiavi al mio comando, che ne liberarono altri quattrocento. Ne morirono tanti, quel giorno, ma riuscimmo a rubare una galea e a salpare verso nord. Loro sapevano navigare, io sapevo le tattiche dell'impero. La nostra fuga si trasformò ben presto in una ritirata tattica. I popoli del nord pensavano che il Dio della Morte, pentito della sua collera, volesse riportare equilibrio uccidendo quanta più gente possibile nell'Impero che aveva fatto loro tutto questo. Non li fermai. Non dissi loro che ero solo un uomo arrabbiato. Li convinsi che era arrivato il momento di sterminarli tutti. E così fecero. La guerra sarebbe durata anni e l'impero aveva chiamato alcuni Pionieri a combattere al loro fianco. Dopo qualche mese, iniziai a vedere chiaramente i problemi delle persone che mi circondavano; la disorganizzazione, l'inferiorità numerica e di armamenti. Non avremmo mai potuto nemmeno sperare di vincere senza un intervento esterno. Ma chi mai avrebbe potuto avere a cuore la nostra causa? La mia causa, la mia vendetta?" Asvig ti guarda, come se ti aspettassi già la risposta. "Nero Gomez." un nome che sta iniziando a darti la nausea. "L'assalto alla ammiraglia che trasportava quel carico d'oro per l'impero, dieci anni fa, in cui morì Erodes Handorien, il padre di Vera. Nero dice di aver distribuito quei lingotti alla ciurma, ma non è andata così. Solo un quarto del carico venne spartito sulla Jocasta, ma il resto arrivò al porto del villaggio di Snowin, dove eravamo accampati, su una goletta senza equipaggio. A bordo trovammo soltanto l'oro, una candela consumata ed una corda bruciata. Con quell'oro comprammo armamenti, pozioni, viveri dalla nazione di Avernus. Addestrai gli uomini, insegnai loro i punti deboli dell'impero e la nostra avanzata era inesorabile. Tutto quello che ci avevano fatto, glielo rendevamo tre volte tanto. Arrivammo a pochi passi dalla capitale, in un villaggio di nome Reinvolk. Nessun prigioniero. Eppure, il mio vuoto non si colmava. Una settimana prima della partenza per la capitale, uscii dalla mia tenda. Una donna handoriana era arrivata all'accampamento. Aveva i piedi dilaniati dalle pietre e portava con sé un fanciullo di circa cinque o sei anni. Un taglio netto sulla gola lo aveva ucciso qualche giorno prima, il cadavere aveva iniziato a odorare di marcio, eppure la madre non voleva disfarsene. Mi implorò di riportarlo in vita, visto che io ero il Dio della Morte. Lì mi resi conto, per la seconda volta, che avevo sbagliato. Cambiare fazione non mi avrebbe dato ciò che volevo. Non mi avrebbe ridato Miridia, non avrebbe posto fine ai massacri. Anzi, stavo percorrendo la strada opposta a quello che pensavo di volere. A quel punto non vidi altra scelta se non recarmi personalmente in capitale. Mi consegnai all'impero in cambio di un trattato di pace che riportava lo status quo nelle terre, e mi tennero imprigionato per circa sei anni. Lo incontrai lì, nelle segrete. Era il diciottesimo compleanno di Miridia e io...mi sentivo sporco. Immensamente, irrimediabilmente sporco. Usai le lenzuola per annodare un cappio attorno ad una sporgenza nel soffitto. Stavo pregando Telchur, dio dei venti del nord, di portarmi con sé quando tutto quello sarebbe finito. Ero pronto a morire, quando la mia cella si aprì. Una guardia insolita, con una pipa in bocca, che presto si tolse l'elmo. Avrà avuto sì e no una ventina d'anni. Lo riconobbi una dozzina di minuti dopo, quando mi chiese che fine aveva fatto l'oro che per caso era andato perduto durante l'assalto. Gli chiesi il perché, ma fu evasivo. Intuii che forse era per puro divertimento, o che l'impero gli aveva fatto qualche torto di cui non voleva mettermi al corrente. Pensai addirittura che fosse per una sorta di rispetto nei miei confronti, per ciò che stavo facendo con quel popolo. Non lo sapremo mai. Ma quel giorno mi disse che Istus, la dea del Destino, aveva grandi piani per tutti e non dimenticava nessuno. Mi lasciò una fiaschetta, e poi se ne andò. Pensai che fosse liquore per rendere più leggero il trapasso, ma quando assaggiai...era latte. Lo bevvi tutto, e lo vomitai tutta la notte. Il giorno successivo, non avevo più voglia di andarmene. Volevo vedere di cosa parlava Nero quando venne da me." La lunga chiacchierata termina con un sospiro. "Così sono arrivato qui, in catene, quando Kilash ha stipulato l'accordo con l'impero. Non so se Nero abbia in qualche modo influenzato lo scambio, non riesco a immaginare nemmeno come. Ma sappi che nutro grande rispetto per lui. C'è dell'onestà in mezzo a tutta quella...ecletticità."
  19. Per otto minuti esatti hai spazzolato il coperchio incrostato di olio e sugo bruciato. Per otto minuti la spazzola ha raschiato esattamente nello stesso punto, ipnotizzandoti. Non senti la stanchezza alle mani, solo un'ondata di calore lungo i polsi che sta salendo pian piano fino alla spalla. Il tuo corpo è lì a spazzolare, la tua testa è altrove. Dalla proclamazione di Fortunale sono passati circa sette mesi. Nel frattempo la Cercascogli e il suo capitano sono partiti, impazienti di solcare di nuovo le onde; solo missioni di poco conto nei pressi di Capo Ventura, tant'è che ogni mese circa tornano per riscuotere lo stipendio e trascorrere quattro o cinque giorni a fare porto. Ed è proprio in queste mezze-settimane che tu e Sandrine avete iniziato a frequentare le lezioni di vela del barbuto Pioniere. Naturalmente la tua propensione è stata di proporzioni ben maggiori rispetto a quelle della contessa, il talento lo si riconosce ad occhio. E mentre quest'ultima si dava da fare tra un evento mondano e un altro, tu sei rimasto a gestire la cucina della Loggia insieme a Miranda (che tralaltro è diventata una delle sue migliori amiche, insieme alla cartografa Ventura). Dopo aver concordato la convocazione di Arrigo Verdini, Kilash si è inoltre complimentato con te per l'eccellente gestione del secondo piano. Vai forte, Randy! Quello che Kilash e nessun altro sapeva era invece che da tempo avevi iniziato a frequentare i tuoi contatti sparsi per Capo Ventura alla ricerca di informazioni sui partecipanti alla spedizione. La contessa aveva conoscenze altolocate ed era decisamente troppo visibile, per capirci; Fortunale d'altro canto non aveva interesse in questo genere di cose e Kilash aveva già fatto il possibile. Ma mancava ancora il tuo giudizio. Len era quello sul quale ti eri maggiormente concentrato. I registri della Loggia dicevano che apparteneva in passato alla stessa compagnia mercenaria da cui veniva Kaleb, i Figli della Sventura. Insieme a Sigbjorn era partito su ordine della contessa insieme ad altri mercenari per acciuffare l'ex-governatore Von Trier, ora in fuga. Alcuni giù al porto dicevano che aveva le mani in pasta in un bel mucchio di affari nella "zona grigia" della legalità, e una delle assistenti di Naesala sosteneva che quel ladruncolo da quattro soldi avesse la capacità più unica che rara di "rubare" gli incantesimi arcani e inibire la capacità di lancio degli incantatori. Nessuno, nemmeno lui, sapeva come era riuscito a sviluppare questa capacità. Tuttavia era palese il suo attaccamento alla Loggia; pare che desse una mano a Kilash nella consegna dei messaggi in giro per i dintorni di Capo Ventura, senza contare le volte in cui ha dato una mano in cucina di spontanea volontà, o quelle in cui ha continuato a lavorare in missione nonostante tutto il resto. Intelligenza ed ambizione, due qualità che insieme possono rivelarsi temibili. Sigbjorn era stato più difficile. Miranda ti aveva detto che Len tiene un diario che lascia giustamente in camera sua quando parte per le missioni. Una sera sei per caso capitato a riprendere un vecchio piatto che Len si era fatto portare in camera e non aveva più restituito. Con la scusa hai sbirciato, e hai scoperto che la storia dell'omone era scritta tutta quanta lì sopra. C'è un motivo del perché parla poco: non conosce bene il Comune di Capo Ventura. Il suo linguaggio nativo è il Silvano, poiché proviene da una tribù nordica che ha pochi contatti col mondo civilizzato. Pare che fosse il secondo favorito durante la competizione per diventare capoguerra, e lì si tirò indietro poiché la competizione era mortale e non voleva ferire alcun membro della sua tribù. Dopo essere stato in guerra contro i druidi di Brecilian, capì che quel conflitto era perso in partenza e decise di cercare terre altrove da dare al suo clan. Capo Ventura e le spedizioni facevano al caso suo, e si imbarcò da lì poco dopo la tregua. Isaac lo accolse e lo fece suo discepolo. Adora il cervo cotto col miele. Ventura è figlia di un pescatore che tu e tuo padre conoscevate bene. Ci avete comprato i merluzzi e i polipi per decenni, finché una burrasca non se lo portò via un paio d'anni fa. Ricordi che da bambini giocava con te e Josephine, ma questo probabilmente non se lo ricorda, visto che è di qualche anno più giovane di te. Arrigo pare invece sia parecchio famoso ad Avernus. Dopo aver militato come fabbro civile, fece esplodere una fucina poiché l'aveva lasciata incustodita per andare a bersi un bicchiere con gli amici. L'esplosione per poco non diede fuoco al distretto cittadino degli artigiani, così scappo nell'Impero per evitare la taglia sulla sua testa. La carriera da fabbro anche qui non ebbe vita lunga. Allo scoppiare della guerra civile venne incaricato di fornire assistenza ai genieri d'assedio. Si sottrasse ben presto alla guerra, che non faceva per lui, facendosi espellere con disonore dai ranghi dopo aver usato (citando testualmente il rapporto pervenuto a Kilash) "risorse di guerra per scopi non distinguibili". Secondo quanto dichiarato, voleva costruire un Ornitoptero usando dello spago, carta da disegno e sei canne da pesca. Non si hanno notizie della sua famiglia, ma alcuni Verdini sono nativi di Avernus e si suppone che quindi siano rimasti lì durante il suo primo esilio. Tiberius è il vero mistero. L'elfo appare nei registri circa duecento anni fa con un altro nome, Fen'Harel (Temibile Lupo, nel dialetto elfico del Thedas); o forse questo Fen è suo fratello, questo non è chiaro. Circa trenta anni fa, dopo il tradimento di Kilagas, Tiberius lascia il posto di Primo Incantatore e Pioniere per "divergenze etiche e morali" con la Loggia dei Fuinur, e da qui non si hanno più notizie. Parte probabilmente per sud-ovest, ma anche questo non è certo. Riappare misteriosamente un anno fa a Nuova Minos, dove aiuta alcuni elfi malati di salmonella, e si presenta a Kilash per entrare nella Settima con la motivazione "necessità di espandere i miei orizzonti con la magia". Dove sia nato, o dove abbia vissuto, è un mistero perso nel tempo. Asvig è quello più problematico, se escludiamo Nero. Era un capitano disertore dell'impero Handorien durante la guerra con il nord, ha guidato la ribellione dei territori conquistati commettendo diverse atrocità di guerra, tra i quali la razzia e il genocidio di interi villaggi. La sua cattura, a ridosso della capitale, coincide con la fine della ribellione, ma la sua impiccagione non è mai avvenuta: la riconquista delle terre era avvenuta con fragili patti, e dall'ammirazione per quel singolo ex-capitano dipendeva la salvezza dell'impero. Ucciderlo avrebbe sicuramente provocato una seconda ribellione. Kilash ha preso la palla al balzo, accettando di tenerlo a Capo Ventura. "Tutto bene?" Miranda, dietro di te, ti osserva preoccupata. "Sei lì a strofinare da un quarto d'ora."
  20. Dritta al punto. Va bene. Asvig sospira pesantemente, poi comincia: "Visto che mi volete a bordo della Eurus, devo essere completamente onesto con voi. Ci sono delle cose di me che dovete sapere. Una di queste, riguarda Nero Gomez. Io e lui ci siamo già incontrati in passato. Ma prima di continuare, ho bisogno di sapere da voi quello che vi hanno detto sul mio conto. Chi credete che io sia?"
  21. Asvig ti guarda, curioso ma con distacco. Prende il cibo che hai in mano e nel mentre allunga una sedia del ripiano in legno, porgendotela. "Sì, certo. Prendete pure quella sedia." Lui aspetta che tu l'abbia usata, prima di sedersi sulla sua bradina, praticamente intatta. "Non ricevo molte visite." Di certo non passi da lì "per caso".
  22. Silenzio per alcuni istanti. Poi una voce roca: "Prego." La chiave è lì a fissarti, non ti resta che prenderla e infilarla nella serratura. Due clak più tardi, il legno rinforzato di fronte a te si apre; nell'ex-guardiola l'odore è meno forte, e noti dall'altra parte della stanza alcune candele appena spente di fronte ad una fioriera con un medaglione d'acciaio inciso e un idolo di legno di acacia raffigurante un albero dalle fronte spoglie. Asvig è in piedi, in mezzo alla stanza, vestito di abiti scuri tenuti su da un cinturone di pelle marrone con una fibbia d'ottone. Ti scruta dall'alto in basso, poi osservare fuori dalla porta. Quasi è stupito di vederti lì da sola.
  23. "Perché è sempre così gnocca?" è l'ultimo commento di Ventura, prima di lasciarti andare. Miranda si dilegua accompagnandoti fino al secondo piano. "Corro in cucina. Qualcuno continua a rubarmi il pane al burro che preparo ogni mattina." Senza Baffogrigio a intimidire chiunque si avvicinasse, i piccoli furfantelli di golosità della Loggia avevano iniziato a darsi da fare. Len era ben lontano da lì, e perciò la colpa, almeno per stavolta, non era stata data automaticamente a lui. Ma di hin la Loggia era piena, e Miranda sospettava di ognuno di loro. Le scale che ti portano giù sono ormai a te familiari. E' un po' che non vai a trovare il tuo pirata (s)preferito, che nel frattempo ha arredato la sua cella con una vera e propria libreria, una fioriera poco curata e un quadro della Jocasta fatto da un pittore del posto. Quando gli avevi chiesto da dove venisse tutta questa roba, aveva risposto: "regali dagli ammiratori". Difficile a credersi che avesse gente che lo stimava a tal punto. Le segrete nell'ultimo mese sono praticamente vuote. A parte qualche ubriacone, qualche hin delinquente che ha provato a taccheggiare un Pioniere e un paio di elfi acquatici da Nuova Minos portati lì per omicidio, solo i tuoi passi e alcuni sibili confusi si odono nei sotterranei. Giri immediatamente a destra, dove sai trovarsi la cella di Asvig. "Cella" è alquanto dispregiativo, in effetti. L'omone è tenuto in quello che una volta era una guardiola vera e propria, e dispone di pareti di pietra, spazio a sufficienza per quattro persone, un letto migliore di quelli da campo e meno umidità del resto delle celle, un tavolo, carte da gioco, perfino una spada arrugginita. La porta d'ingresso è chiusa da un lucchetto le cui chiavi sono appese all'esterno, su un gancio arrugginito incastonato nel muro. Non sembra che Kerberos abbia fatto tantissimo per tenerlo al sicuro, vista anche l'assenza di guardie. Forse sa che Asvig non ha proprio voglia di andare da nessuna parte. Ti trovi esattamente di fronte alla sua porta, chiusa. Non senti rumori particolari provenire dall'altra parte, solo l'odore d'umido e di urina acida nell'aria che permea questa ala delle celle.
  24. "Quarantanove, cinquanta, cinquantuno, cinquantatrè" "Cinquantadue. Prima del cinquantatrè viene il cinquantadue" "Sicuro? Perché io ricordavo che-" "No ti dico, è come quando inizi a contare da zero: fai uno-due-tre. Quindi cinquantuno..." "...cinquantadue, cinquantatrè." Cinquantatrè monete d'argento giacciono sparse sul ponte, pronte per essere rimesse nel sacchetto di cuoio da cui Jimbo le aveva tolte. Tessa dà man forte al ragazzo coi calcoli, si vede che non è quella la sua specialità. La cambusiera si allontana a lavoro finito dandoti un'occhiata complice, probabilmente tornando su verso il timone. "La mia parte era l'ultima." ti conferma il ragazzo soddisfatto. L'equa suddivisione dei compensi della Loggia era terminata mentre la tua adorata nave è già in acqua, diretta a Capo Ventura di ritorno da una scorta a certe navi mercantili dirette a nord. Il mare non è dei migliori quest'oggi, ma avete affrontato di peggio. La tua vita, dalla proclamazione avvenuta più di cento giorni fa, non è cambiata poi così tanto. Certo, quella sera non la dimenticherai mai: i cinque del consiglio ristretto ti avevano convocato in Sala Grande a porte chiuse, e dopo un interminabile sermone avevano preso a far scintillare le loro armi evocando una schiera di spiriti di Pionieri morti - tra cui tuo fratello - che avevano benedetto la tua presenza sulla Eurus. Inquietante, ma a tratti affascinante. Da quel momento in poi, è stata tutta routine. Stavolta sei partito da Capo Ventura circa due settimane fa. I tuoi lavori, per ora, consistono nello scortare mercantili su e giù dal promontorio, esplorare zone intorno alla cintura d'onice per segnalare i relitti incagliati, e ogni tanto portare a spasso un nobile fino a Nuova Minos per accordi commerciali. A lavoro finito, torni da Kilash a riscuotere il compenso mensile da distribuire alla ciurma, e con la scusa ti fermi a dare lezioni di vela ai tuoi due nuovi compagni, approfittandone per insegnar loro anche un po' di buonsenso e galateo marittimo. Almeno quando saranno a bordo della Jocasta, sapranno come muoversi. L'unica vera novità degli ultimi mesi è stato il pappagallo. E' da quando avete recuperato la Jocasta che Vaniglio - così sembra chiamarsi il pennuto - proprio non ti lascia in pace. Si appollaia puntualmente sulla tua spalla in cerca di biscottini ed il suo vocabolario ricolmo di colorite espressioni marinaresche ha alzato il buonumore della ciurma...per un po'. Quando aveva iniziato a cantare inni da taverna a squarciagola di notte, più di un tuo subalterno ha fatto volare armi da lancio per il ponte ma Vaniglio ne era uscito miracolosamente illeso. "B-B-Biscottino!" il tuo quartiermastro Tondley si presenta con un biscotto all'anice ogniqualvolta il pennuto lo desidera. Ormai assuefatto dalla bellezza delle sue piume multicolore, si prende cura dell'uccello più di quanto lo faccia tu. Eppure la lealtà di Vaniglio è solo per il capitano; che sia uno di quelli a cui piace stare sempre dalla parte del vincitore? Uno dei motivi per cui non l'hai ancora mangiato con le patate sono i suggerimenti della contessa che ogni tanto ti sfiorano; "Quel pappagallo è molto particolare" ti aveva detto, e Naesala aveva confermato: l'uccello emanava una inspiegabile aura magica che nessuno si era riuscito a spiegare. Nulla di così potente da essere realmente pericoloso per qualcuno, ma avevi notato che quando qualcuno lo trattava male o gli si avvicinava spaventandolo, dal suo becco uscivano scintille che pizzicavano non poco. Un bel caratterino.
  25. Aperta Scuotiterra per @Ghal Maraz Aperta Pesca Grossa per @Pippomaster92

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