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  • Alonewolf87
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    • Il morale è di vitale importanza nei combattimenti reali. Le unità non sono fuori dai giochi quando la maggior parte di esse è ferita o uccisa. Il loro morale si spezza, invece, quando una gran parte di esse è ancora in grado di combattere e si danno alla fuga. Il morale non è più in uso nei GdR - perché?

    Di Lewis Pulshiper
    21 Settembre 2018

    joshua-ness-189165-unsplash.jpg

    "Due armate sono due corpi che si incontrano e tentano di spaventarsi l'un l'altro."
    "L'efficacia di un'armata dipende dalle sue dimensioni, dalla sua esperienza, dal suo addestramento e e dal suo morale, laddove il morale vale più di tutti gli altri fattori combinati."
    [In guerra] "Il morale sta alle capacità fisiche tre a uno.
    "

    (Imperatore) Napoleone I Bonaparte

    Il morale è di vitale importanza nelle battaglie reali. Abbiamo letto di cariche di baionette e di combattimenti in mischia nell'era della polvere da sparo, ma da quanto posso capirne i combattimenti raramente raggiungevano lo stadio delle baionette. Invece in uno dei due schieramenti il morale si spezzava ed accadeva una delle due seguenti cose: o i difensori si davano alla fuga o gli attaccanti si ritiravano. Le unità non erano fuori dal combattimento a causa del fatto che la maggior parte dei loro uomini erano feriti o morti, ma perchè il loro morale si spezzava quando la maggior parte di loro era ancora in grado di combattere e si davano comunque alla fuga. Questo è stato vero sia nell'era della mischia (mazza, spada e lancia) che in quella della polvere da sparo, così come è vero al giorno d'oggi.

    Anche se i soldati spesso sapevano che darsi ad una fuga precipitosa era la cosa peggiore da fare, molti morti in battaglia si avevano durante l'inseguimento dello schieramento in fuga.

    Ho letto molti regolamenti di combattimenti con miniature in cui i test di morale, la fuga e la ritirata, e il radunare e far riprendere le unità dal morale spezzato erano un aspetto molto importante della battaglia nel suo complesso, forse più importanti delle perdite infligge (Il predecessore di D&D, Chainmail, era un set di regole per le miniature, ma non mi ricordo i dettagli delle sue regole sul morale). I tiri salvezza sono spesso una parte delle regole del morale e sono un meccanismo standard di D&D. Per un sistema di regole sul morale "semplificato" per D&D 5E potete dare uno sguardo a questo sito.

    I GdR hanno alla loro base più gli incontri da guerriglia che le battaglie campali, ma il morale può comunque essere decisivo. Eppure quanto spesso il morale svolge un ruolo significativo in un GdR? Personalmente presumo non avvenga spesso.

    Perché vediamo raramente applicato il morale nei GdR? Non ne sono sicuro ma la mia ipotesi è la seguente: i giocatori appassionati vogliono sentirsi in controllo del proprio destino, che ciò che capita ai loro personaggi sia un risultato delle loro scelte ed azioni. Non vogliono che venga detto loro che il morale del proprio personaggio si è spezzato e che quest'ultimo si da alla fuga (neanche a me piacerebbe!). Vogliono decidere loro stessi se e quando fuggire.

    Inoltre i DM che stanno narrando delle specifiche storie non vogliono che la storia sia rovinata perché i PG sono fuggiti al momento sbagliato.

    Il risultato, data l'assenza della paura e del sentore della morte che sarebbero presenti nel mondo reale, è che spesso i PG tendono a rimanere a combattere ben oltre il momento in cui il morale di un normale soldato si sarebbe spezzato (e questo in realtà ha senso per i personaggi, che sanno che l'inseguimento di un nemico dal morale spezzato è quando avvengono la maggior parte delle uccisioni.) Sospetto che come controparte molti DM facciano rimanere i nemici a combattere ben oltre il momento in cui il loro morale si sarebbe spezzato. Si tratta di un applicazione della Regola d'Oro dei GdR ("se va bene per i PG va bene anche per i nemici").

    Il punto di vista opposto sarebbe che il gruppo di avventuri è straordinario, così come i personaggi in un romanzo sono straordinari (oppure non avrebbero successo) e così dovrebbero essere avvantaggiati rispetto a tutti gli altri. Di conseguenza i cattivi dovrebbero avere un morale appropriato a delle gang e a degli individui più interessati a trovare cibo ed acqua, che a sconfiggere gli eroi. Dovrebbero spezzarsi facilmente! D'altro canto dei cattivi propriamente motivati avranno un morale decisamente migliore.

    Se alcuni PNG sono coinvolti dalla parte degli avventurieri magari il loro morale potrebbe spezzarsi, laddove quello dei PG resisterà.

    Alcune delle prime edizioni di D&D, discendenti dalle regole per le miniature, presentavano dei test di morale per gli avversari, ma questo aspetto fu poi eliminato e ho letto molti set di regole per i GdR che non considerano il morale.

    Il che implica che molti scontri sono "alla morte", ovvero l'opposto del mondo reale.

    Un aspetto svantaggioso delle regole per il morale (oltre alle complicazioni aggiuntive) è la casualità. Esse spesso dipendono da tiri di dado e dai calcoli. A volte il morale dei nemici si spezzerà rapidamente, altre volte non si spezzerà proprio. Questo fattore casuale potrebbe ostacolare i piani del DM.

    Quindi voi usate le regole per il morale nelle vostre partite? Solo per gli avversari o anche per i P(N)G?


     


    Tipo Articolo: Approfondimenti

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    18 minuti fa, Ji ji ha scritto:

    Crane e i suoi amici giocano in quell'occasione la scatola rossa e il modulo accluso

    E allora è Moldvay, non Menzter, magari Crane ha fatto confusione, non saprei. 🙂

    Anche il basic di Moldvay è una scatola rossa, però è l'unica scatola rossa ad avere incluso il modulo B2 (a partire da una certa ristampa in poi, se ricordo bene). 🙂

    23 minuti fa, Ji ji ha scritto:

    La scatola rossa è tanto Old School quanto lo si può essere.

    D'accordissimo!

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    13 ore fa, Checco ha scritto:

    Guarda, ti dirò, io sono più che altro un appassionato della storia di D&D e tra l'altro il BECMI mi piace a prescindere da qualunque etichetta gli si voglia attribuire.

    ...nel complesso non mi pongo poi tanto il problema: mi piace e ci sono emotivamente molto legato.

    11 ore fa, Checco ha scritto:
    12 ore fa, Ji ji ha scritto:

    La scatola rossa è tanto Old School quanto lo si può essere.

    D'accordissimo!

    Concordo... ho cominciato a giocare a D&D col Becmi, quindi per me è QUELLO "l'old school"!

     

    13 ore fa, Checco ha scritto:

    Fatta questa premessa, posso dirti che alcuni "puristi" della vecchia scuola, alcuni dei quali sono giocatori che hanno effettivamente giocato sin dagli albori di D&D, non considerano il BECMI old school per la presenza di certe opzioni (per esempio, le regole sugli immortali, la weapon mastery, le skills che uscirono con i Gazeteers, etc.) che lo discostano dall'impianto originario del gioco, quello degli anni '70-primissimi '80, per intenderci.

    Ammetto che, dal Master in poi, c'erano cose che complicavano un pò il gioco... ma bastava non usarle!

    • Le regole sugli immortali non le abbiamo mai usate... non avevamo il manuale, e non siamo mai arrivato così in alto di livello (per noi era più divertente giocare ai livelli medio-bassi, da 1 a 14 circa, anche per non penalizzare troppo inutili i pg semi-umani).
    • Usavamo le nuovi armi e armature (tranne la cerbottana... troppo op!), ma non abbiamo mai usato le "weapon mastery" (sebbene fossimo tentati di farci una prova... ma il gruppo si è separato prima di poterlo fare).
    • Le skill le usavamo solo nelle avventure cittadine (25% del totale), e anche in quel caso raramente; è la cosa che abbiamo apprezzato di più, perchè aggiungeva spessore ai personaggi senza essere invadente (come accade invece in 3/3.5/PF).
    • Le "scuole di magia" presenti nel gazetter su Glantri non le abbiamo mai usate... ci sembravano troppo strane, troppo specialistiche, e troppo legate all'ambientazione (avevamo il manuale, ma in realtà non l'abbiamo mai usato).

     

    13 ore fa, Checco ha scritto:

    Così come non considerano old school la seconda edizione di AD&D (e su questo punto, sopratutto quando è incominciata a uscire una marea di splatbooks, concordo).

    Questo è l'unico punto su cui posso essere d'accordo anche io.
    AD&D 2 edizione aveva molte idee buone (9 allineamenti invece di 3, separazione tra razza e classe, maggior numero di classi, maggior numero di armi e armature, con il manuale "Player's Options: Skills & Powers" la possibilità di personalizzare maggiormente razza e classe del pg), ma ha anche reso il gioco molto più complicato e lento.
    Inoltre (mi sembra) c'erano un numero molto maggiore di avventure cittadine (con risvolti investigativi e sociali), rispetto a quelle di puro "dungeon crawling".

     

    13 ore fa, Checco ha scritto:

    Il fatto che poi da un punto di vista editoriale il BECMI (per non parlare della seconda edizione dell'AD&D e della fase di declino della prima) coincida come tempi grosso modo con l'ascesa di Dragonlance e con la fine dell'era Gygax alla TSR, per alcuni è un ulteriore punto a suo (loro) sfavore.

    Con tutto il rispetto, ma imho Becmi era persino migliore di OD&D e di AD&D 1: molto più semplice (su alcune cose forse troppo, ma sono gusti personali), molto più veloce (non solo da giocare, ma anche da preparare per il master, cosa non da poco), perfetto per introdurre nuovi giocatori (soprattutto quelli giovani) al mondo di D&D.

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    10 minuti fa, MattoMatteo ha scritto:

    Con tutto il rispetto, ma imho Becmi era persino migliore di OD&D e di AD&D 1: molto più semplice (su alcune cose forse troppo, ma sono gusti personali), molto più veloce (non solo da giocare, ma anche da preparare per il master, cosa non da poco), perfetto per introdurre nuovi giocatori (soprattutto quelli giovani) al mondo di D&D. 

    Il fatto è che tra l'OD&D e il BECMI ci passano altre 2/3 edizioni di D&D: la Holmes (il primo, vero Basic Set, uscito nel '77), e soprattutto Moldvay (la prima, vera scatola rossa, uscita nel 1980) e poi Cook (scatola blu, anche questa del 1980, mi pare). Il BECMI di Mentzer o, meglio, la parte Basic + Expert del BECMI, non è altro che una revisione del B/X di Moldvay/Cook - infatti, la regola del morale nasce con Moldavy e Mentzer la riprende praticamente uguale (tranne che per la parte sul "quando va tirata").

    Questo è uno dei motivi del perché per certi versi il BECMI non è considerato davvero "old school": la sua parte old school (Basic + Expert) non è innovativa, non è altro che Moldvay/Cook riveduto e corretto, ma non aggiunge nulla di davvero nuovo (perfino il colore delle scatole è uguale al Moldvay/Cook!); quello che aggiunge di nuovo è il materiale a partire dal Companion dove, appunto, comincia a distaccarsi lentamente dall'impianto originario del gioco degli anni Settanta.

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