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Dragons´ Lair

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[00] LA SCOMPARSA DI KATRINA

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Pubblicato

La notte è scesa come una colata d’olio su Night City. Il cielo è un mosaico di luci artificiali e smog, una galassia sporca dove i droni fanno la ronda al posto delle stelle.
Piove, ma non come una benedizione: gocce dense, quasi oleose, scivolano sulle insegne al neon e si frantumano contro il metallo delle strade. Ogni riflesso è un ricordo distorto di qualcosa che la città ha già dimenticato.

Le arterie principali sono ancora vive — taxi automatizzati che corrono come squali metallici, motociclette con scarichi che sputano fiamme azzurre, gente che cammina con lo sguardo basso e l’auricolare acceso, prigioniera di una musica che nessuno sente davvero. Sotto le sopraelevate, i vicoli pulsano di altra vita: odore di noodles sintetici, ozono e plastica bruciata, risa elettroniche provenienti da schermi pubblicitari difettosi.

Il locale dell’incontro — l’Overclock — è un buco elegante nel quartiere di Charter Hill, incastonato tra una clinica di mod estetici e un’agenzia di data-trading.
Da fuori è solo una porta di metallo con un glifo azzurro che pulsa a tempo con un basso distante.

La porta dell’Overclock si apre lasciando entrare una lama di pioggia e due ombre. Jude e Kaiji attraversano la soglia quasi in silenzio, come se fossero appena usciti da un sogno cattivo. Il locale li inghiotte: luci basse, fumo dolce, riflessi di neon che trasformano ogni viso in una maschera diversa a ogni battito di bassi. Sulla parete, l’enorme schermo proietta la città in diretta — un mosaico di luci e smog che pulsa come un cuore malato.

Jude cammina con passo sicuro, ma lo sguardo tradisce nervi tesi. Il suo mantello gocciola ancora, lasciando piccole impronte scure sul pavimento.
Kaiji gli è accanto, un passo più indietro, le mani affondate nella giacca, gli occhi che scorrono ogni volto nel locale come un firewall vivente. Si muove con la paranoia calma di chi ha imparato che la fiducia è una vulnerabilità.

Vanno verso un tavolo isolato ad’angolo, lontano dal flusso principale di gente. Un ologramma lampeggia sopra: RISERVATO – JUDE.
Il barman li osserva solo il tempo necessario per memorizzarli, poi torna ai suoi drink che cambiano colore come stati d’animo.

Pochi minuti dopo, la porta si riapre. Due nuove figure entrano, portando con sé un’ondata d’aria umida e odore di strada: Nick e Yuna. Non hanno bisogno di chiedere dove sedersi — sanno già per chi sono lì.

Per un istante, la musica sembra rallentare. Gli sguardi si incrociano da un capo all’altro del locale: quattro occhi che si misurano, si scrutano, si pesano. Non c’è ostilità, ma nemmeno fiducia. Solo quella tensione istintiva, animale, di chi sa che da un incontro come questo può nascere qualcosa di grande o bruciarsi velocemente.

@PietroD @AndreaP

Nick e Yuna

Nick è fortemente interessato a FPT anche solo per tirare un paio di calci nelle palle a quella Corp. Decide di coinvolgere Yuna visto che ormai i due fanno coppia fissa.

Andrea devi leggere lo spoiler: Messaggio di Jude a Nick per farlo venire

@PietroD @Ghal Maraz @AndreaP

Messaggio di Jude a Nick per farlo venire

Nick, so chi sei. Il dipartimento ti ha chiuso fuori, ma hai ancora l’istinto.
Ho un caso che riguarda la FPT. Qualcuno ha fatto sparire una persona.
Non è un semplice lavoro: è l’occasione di colpire un sistema che pensa di essere al-di sopra delle regole.
Ho i mezzi — cripto, risorse — ma non cerco solo uno che lavori per me. Cerco uno che non scenda quando gli dicono di fermarsi.
Se vuoi provare a dare un senso a quello che ti hanno tolto… ci incontriamo all’Overclock. Porta i tuoi demoni, li pagherò bene.

Jude

@L_Oscuro

Info

Negli ultimi giorni Kaiji vive in una nebbia di codice e Octos. Il mondo reale si è fatto distante, sfocato, ridotto a un rumore di fondo — mentre le linee di dati e i tracciamenti mentali sono diventati tutto ciò che ha senso. È in questo stato che Katrina gli aveva lasciato quel messaggio: "Sento che qualcuno mi ascolta, Kaiji. Puoi dirmi se è vero?"

All’epoca lei aveva sorriso, con quella calma stanca di chi pensa “sono solo paranoie da ufficio”.
Aveva promesso di controllare, aveva persino messo una routine passiva sul suo feed. Poi l’Octos ha preso il sopravvento. I giorni si sono confusi, le ore bruciate in loop di dati e sogni digitali. Finché la richiesta di Katrina è finita sotto una pila di log incompleti e pensieri frammentati.

Solo quando Jude si è presentato alla sua porta — viso tirato, voce dura, la parola “scomparsa” detta con un tono che non ammetteva replica — qualcosa si è acceso.
Kaiji ha correlato i bit. Ha ricordato la voce di Katrina, la paura che c’era sotto quella frase semplice. Ha scavato nei suoi archivi, ha trovato i resti del tracciamento.
Niente di chiaro, solo un nome ricorrente nei log: FPT_secure.monitor.α

Quando Jude gli ha chiesto se aveva trovato qualcosa, Kaiji ha mentito a metà.
Ha detto che ci stava lavorando.
Che serviva tempo.
Che il segnale era strano.

Ma in fondo lo sa: se avesse controllato quel giorno, forse Katrina non sarebbe sparita.

@Ghal Maraz

Cosa sa Jude?

Non c’erano prove, solo la sensazione che sua sorella avesse cominciato a parlare come una persona che misura le parole. Come chi vive in una stanza con i muri che ascoltano. Katrina era nervosa, ma non per il lavoro. O forse sì. Forse era per quell’uomo che Jude non aveva mai visto ma aveva sentito, appena, oltre la linea della chiamata. Adesso tutto quello che ha sono frammenti.

Katrina è scomparsa da 3-5 giorni. Nessuna traccia digitale, nessun accesso ai suoi canali privati. A casa non c'è.

  1. L’ultima volta che Jude l’ha sentita, sembrava nervosa — agitata, ma cercava di mascherarlo con razionalità.


  2. Una frase gli è rimasta in mente: “Sto lavorando su dati che non tornano… ma è tutto sotto controllo.” detta con un tono che suonava tutt’altro che sotto controllo.

  3. Jude sa che Katrina lavorava per FPT come analista, ma non ha mai capito bene su cosa.
    Gli aveva accennato che si trattava di “modelli neurali complessi” e “archiviazione mnemonica”, ma niente di più.

Kaiji gli ha confessato che Katrina gli aveva chiesto un controllo sul suo feed privato. Gli ha detto che stava “lavorandoci”, ma Jude ha capito che non era vero del tutto: Kaiji non è una bugiarda, e vuole bene a Katrina, ma è uno che annega nei propri mondi. L’unica info tecnica che Jude ha ricevuto è quella stringa: FPT_secure.monitor.α, che per lui non significa nulla, ma gli suona come una pista da seguire.

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Yuna

Quando Nick le aveva chiesto se era interessata ad accompagnarlo in un lavoro aveva semplicemente annuito: un lavoro era un lavoro, il contenuto non le interessava, anche se riguardava recuperare qualcuno.

Identificato il tavolo dove dovevano andare, seguì Nick andandovisi a seguire e salutando i preseti con un semplice cenno. Il suo sguardo si fermò sui presenti tentando di interpretare chi fossero

Nick

La porta dell'Overclock era la maschera anonima di un locale elegante. Come tutto, in città, provava a sembrare quello che non era.

Balane spostò lo sguardo sui clienti ai tavoli più vicini, offuscati da un fumo chimico dall'odore dolciastro. Volti anonimi come la porta, chissà loro cosa fingevano di essere.

Cercò un indizio per beccare il tavolo giusto. Era lì per recitare la parte del detective, uno che quel genere di locale lo frequentava solo se richiesto dai clienti. Era davvero così, in realtà. Roba così elegante non poteva permettersela ormai da qualche anno. Il sapore del koronju che gli solleticava l'ugola uscendo di casa ormai era cancellato dal sapore fuligginoso della nebbia di Night City, la testa troppo lucida bramava un nuovo sorso di oblio.

Individuò l'ologramma che cercava e si avviò, diretto come un colpo di pistola. La donna appena dietro di lui si mosse silenziosa, ombra vigile e rassicurante.

Al tavolo, tolse i guanti e li poggiò sul proiettore, la scritta JUDE scomparve, riportando quell'angolo del locale nell'anonimato, più consono ai loro affari. Si rivolse all'uomo già seduto ma dal soprabito ancora bagnato.

«Ho portato un solo demone. È sempre stato più che abbastanza».

Invitò Yuna a sedersi mentre faceva altrettanto.

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