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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

Risposte in primo piano

Nathan Clark

Nel Bosco, transeunti

"Una specie di... mostro, dici?", quasi balbetto, preoccupato, i miei pensieri che scorrono come onde tra il mio cervello e la mia voce, arrestandosi a fatica.

'Possibile?', trasformo il dubbio in una eco vuota e la appoggio su una mensola mentale, in attesa.

"Sei in stato di shock. Ti devo portare fuori subito, non c'è dubbio. Credo che tu stia negando quel che ti è capitato. Ma non importa. Adesso andiamo verso Lilac e poi chiamiamo qualcuno, non appena c'è campo. Devi farti visitare... e forse anch'io, temo... Ma tu sei più urgente", dico, cercando di tenere un tono tranquillo, parlando a bassa voce e lentamente.

"Riesci a camminare? Ti sorreggo io, non preoccuparti. Un passo dopo l'altro, finché non ci lasciamo gli alberi alle spalle. Lì possiamo chiedere aiuto. Ma adesso andiamo: ci dobbiamo muovere".

Ed è vero: è necessario uscire. In fretta.

Non so se sia stato Tanaka... ma comincio davvero a dubitarne: una violenza del genere?

Devo proteggere il Bosco, anche se adesso non sono in condizione di farlo.

Inspiro, e sento il dolore pugnalarmi un fianco. Sarà dura.

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Scarlett Bloomblight

Nel bosco con Nathan @Ghal Maraz

La lucidità e le forze sono ormai esaurite, sono stremata e l'unica cosa che mi muove sono pensieri istintivi: arrivare a casa per riposare, mangiare e andare a cercare Tanaka. Resisti Tanaka, torno a prenderti.

Accetto l'aiuto di Nathan e mi appoggio a lui per continuare a camminare, sicuramente un supporto fa comodo in questa situazione.

"Ti prego, portami a casa." Piagnucolo, le lacrime che continuano a rigarmi il viso. "Portami a casa..." Ci pensa mia mamma. La frase la penso e la vorrei dire, ma mi muore in gola, incapace di uscire. Sul serio? Stavo per affidarmi a lei? Stavo per chiamarla mamma? Nel frattempo anche l'ultima sigaretta finisce, e l'unica cosa che posso fare è continuare a camminare con l'aiuto di Nathan.

  • Autore

@Theraimbownerd

Orion Kykero - a casa

Sei disteso sul letto, il viso affondato nel cuscino, e ogni respiro pesa come se dovesse trascinarsi dietro l’intero mondo.
La visione ti ha svuotato. Ti senti nudo, scoperto, smontato pezzo dopo pezzo fino a non sapere più dove finisci tu e dove comincia ciò che la Dea ti ha imposto di vedere.

Forse quell’altra presenza — quella voce, quell’Alba che ti ha sfiorato la mente — non è stata che un riflesso dei tuoi desideri, un miraggio nato dal bisogno disperato di essere accettato per ciò che sei davvero.
Una nuova dea… un sogno, una bestemmia, o forse una speranza che rifiuti di sopprimere.
Eppure, dentro di te, vuoi credere che sia reale. Che davvero qualcosa — o qualcuno — abbia posato lo sguardo su di te, vedendoti finalmente.

Stai ancora rimuginando su questi pensieri “impuri” nei confronti della tua Dea quando un rumore secco alla porta ti fa sobbalzare.
La maniglia si abbassa piano, e dalla fessura compare il viso di Diana.

«Ehi, Orion… come stai?»
La sua voce è bassa, tesa, piena di un’attenzione che non chiede risposte. Diana non ha bisogno che tu parli: sa che stai male, sa che qualcosa nella visione ti ha ferito più di quanto tu voglia ammettere.

Non attende che tu apra bocca.
«Mamma vuole vederci… tutte e tre.»
La frase le esce con un tono quasi di scusa, come se volesse proteggerti anche da quella richiesta.

Un istante di silenzio. Nei suoi occhi leggi il dispiacere, un dolore trattenuto che le increspa le labbra senza diventare parola. Poi Diana chiude lentamente la porta, lasciandoti solo — con il tempo, e con la necessità di trovare la forza per scendere.

@TheBaddus @Ghal Maraz

Scarlett e Nathan - nel bosco

Facendovi forza a vicenda, avanzate lungo il sentiero del bosco, quello stesso che poche ore prima avevate percorso in direzione opposta.
Scarlett, sei sfinita. Ogni passo è una battaglia: le gambe tremano, la testa pulsa, e tutto il corpo sembra ribellarsi a ogni movimento. Ti brucia ogni respiro, e gli occhi si chiudono a ogni istante, pesanti come pietre.
Nathan, stai poco meglio. Il dolore è meno acuto, ma ogni fibra del tuo corpo protesta. Cammini a fatica, stringendo la mascella, cercando di non far trasparire la fatica per non peggiorare quella di lei.

Il bosco, intorno, è silenzioso. Solo il suono dei vostri passi — lenti, incerti — e il fruscio del vento tra i rami.
Poi, finalmente, tra le ombre spunta il primo bagliore dei lampioni: il limitare del bosco, dove la stradina dietro la scuola si perde nella vegetazione.

È allora che un suono improvviso spezza il silenzio.
Il telefono di Nathan vibra e squilla — un suono quasi irreale dopo tanto silenzio. Il segnale è tornato.

Senza pensarci due volte, lo afferri.
Sul display compare un solo nome: “Mamma.”
E rispondi al volo.

@Ghal Maraz

Nathan - al telefono

La voce di tua madre ti raggiunge dall’altro capo del telefono, acuta, tesa, carica d’ansia.
«Nathaniel? Buon Dio… Dove sei finito? È tardissimo… perché non rispondevi?»
C’è più paura che rabbia in quelle parole — un’angoscia sincera, che trapela da ogni sillaba e ti colpisce dritto allo stomaco.

@TheBaddus

Scarlett

Dal telefono di Nathan proviene una voce femminile, tesa e concitata — probabilmente sua madre, anche se non sei abbastanza lucida per esserne certa. Il suono ti riporta di colpo alla realtà… e al pensiero del tuo telefono. Lo tiri fuori con mani tremanti, lo sblocchi, e subito il cuore ti sobbalza nel petto: tre notifiche. Per un istante ti illudi — poi apri l’app e la delusione ti travolge come una secchiata d’acqua gelida.
Solo messaggi inutili: richieste banali, favori del ca**o, le solite monetine di nessun valore che ti scrivono per le loro inezie. Nessuna notizia di Tanaka. Nessun messaggio dalla tua Emily e, da ultimo, non che te l’aspettassi, nessun segno di preoccupazione da parte di Zarneth.

@Voignar @SNESferatu

Darius e Ana - nei corridoi della scuola

Il rumore improvviso — qualcosa che cade e rotola sul pavimento oltre l’angolo del corridoio — interrompe bruscamente il vostro acceso confronto. Il silenzio cala sulla scuola come una coperta pesante, rotto solo dalle voci ovattate di suor Margareth e del vicepreside Reed che arrivano da lontano, dalla cappella che vi siete lasciati alle spalle. Poi, per un attimo, nulla. Fino a quando non sentite dei passi: prima lenti, poi sempre più rapidi, che si allontanano.

Vi scambiate uno sguardo esitante. Per un istante nessuno dei due parla: dopo tutto quello che avete visto e sentito oggi, non siete certi di voler scoprire cos’altro si aggira per i corridoi. Eppure la curiosità, o forse un senso di responsabilità, prende il sopravvento.

Avanzate piano, fianco a fianco, cercando di non fare rumore. Quando arrivate all’angolo trattenete il respiro, poi vi sporgente lentamente, quasi all’unisono.

Il corridoio è vuoto. Deserto. Chiunque fosse lì, trenta secondi fa, se n’è già andato — ma la sensazione che qualcosa vi stia ancora osservando non accenna a svanire.

@Voignar

Darius

Sei tu il primo a notarlo: il piccolo oggetto che ha effettivamente causato il rumore.

Ti chini per raccoglierlo. Lo rigiri tra le dita: un dado a venti facce dalle tonalità verdognole.

Darius

Spiati, con @SNESferatu

Capire cosa sia lo strano rumore ha in effetti la precedenza su qualsiasi altra cosa, quindi sia io che Ana decidiamo di capire cosa sia successo

Per fortuna nel corridoio non c'è nessuno, così da non dover dare altre spiegazioni o scoprire che chissà che ennesima strana creatura ci stava osservando; direi di aver avuto abbastanza incontri ravvicinati per oggi, e l'unico essere sovrannaturale altro che voglio vedere è Morfeo

Metto velocemente in tasca l'oggetto che ho raccolto, ho una vaga idea di chi possa essere, anzi in realtà solo due possibili sospetti, ma preferirei tenere Ana il più all'oscuro possibile della cosa. Non ho ancora idea del perché sia coinvolta, stupidaggini sulla possessione a parte, ma meno viene risucchiata in questa storia meglio è

Credo... credo solo, di avere un'idea su chi potrebbe averci visto e sentito. Non voglio essere cattivo ma... forse se gli parlassi io, da solo, sarebbe meglio dico ad Ana, tornando verso la macchinetta e quindi verso la cappella

Senti, non so tu, ma io ho avuto una giornata decisamente di m&erda, voglio solo uscire da questa scuola e tornare a casa. Se per te va bene, porto quest'acqua, mi accerto di come sta la suora e poi ce ne andiamo. Idee su un posto sicuro e un po' più isolato dove parlare?

Per quanto io voglia solo andare a casa, pare che Ana abbia delle informazioni utili, e già il solo fatto che sia stata in grado di vedere e descrivere il mostro potrebbe essere utile; adesso devo solo farle capire che non sono posseduto, forse, e che è nel mirino di un essere non meglio specificato

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