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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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@Ghal Maraz @Theraimbownerd

Flashback nei corridoi

Kathlyn resta inizialmente in silenzio, in disparte, protetta dalle spalle larghe di Nathan. Non è il tipo da ritrarsi o farsi intimidire facilmente, ma preferisce osservare. Le sue sopracciglia si sollevano leggermente, sorpresa e incuriosita, mentre assiste a quello che all’inizio sembra solo un normale scambio acido tra compagni di scuola. Poi, quando il tono di Orion si fa più pesante — quando la battuta sulla "lowest hanging fruit" la colpisce dritta — si acciglia leggermente, poi sorride istintivamente. Non per vergogna. Sembra quasi divertita dalla provocazione. Come se ormai fosse abituata…

Quando Nathan si mette davanti a lei, a coprirla — quel gesto istintivo, forse un po’ goffo ma decisamente sentito — qualcosa nei suoi occhi cambia. Una sorpresa più intima, quasi divertita. Una sorpresa piacevole.

Kathlyn fa un passo avanti proprio quando Orion si scansa per lasciarvi passare. Con il solito sorrisetto obliquo, si ferma accanto a lui e lo guarda dritto negli occhi, lasciando che le sue parole escano con la calma di una lama ben affilata:

"Oh, Orion... la reginetta che sta perdendo la corona! Mi spiace deluderti, ma la cosa bella di essere ‘una facile’ è che almeno ho qualcosa che la gente vuole. Dovresti saperlo dopotutto! Non sei così popolare di certo per la simpatia!... Comunque mi chiedo come fai a essere sempre così arrabbiatə con tutti. Forse è il binder troppo stretto? A pallavolo ci fasciamo pure noi, eh, ma non ci viene tutta ‘sta bile addosso."

Il tono non è cattivo, non davvero. È chirurgico. Preciso. E mentre lo dice, lo accompagna con un sorrisetto divertito e le spalle rilassate. Poi sbuffa piano, voltandosi verso Nathan con un piccolo sorriso appena più sincero.

"Ok, io direi che a questo punto vi lascio ai vostri giochi da maschi alfa in crisi d’identità. Vado a prendere un richiamo anche io, almeno restiamo pari."

Fa un paio di passi, poi si volta di nuovo verso Nathan e, con voce più leggera, aggiunge:

"Oh, ehi... ricorda che mi devi il tuo numero. O sei uno di quelli che baciano e poi spariscono?"

Fa l’occhiolino e, senza aggiungere altro, si allontana lungo il corridoio, il rumore dei suoi passi che si allontana insieme al profumo rimasto sospeso nell’aria.

Vi lascia lì, da soli.

X TUTTI

La lezione di francese prosegue, grigia e noiosa come una giornata di pioggia in Normandia. La Professoressa DuPont, con la sua solita voce tagliente e lo sguardo da inquisitrice francese del Seicento, riprende da dove aveva interrotto.

Circa un quarto d’ora dopo l’inizio della lezione, Orion rientra in aula per primo, il sorriso che ha stampato in faccia dice tutto quello che lui non dice ad alta voce. Subito dietro di lui, Nathan, visibilmente scosso, con l’aria di uno che ha appena perso un duello con sé stesso.

Alla fine se la cava con un richiamo scritto e una lunga, glaciale ramanzina da parte della DuPont, che sottolinea con fermezza che “certe situazioni non si devono ripetere, altrimenti verranno presi provvedimenti ben più seri. I ritardi non sono tollerati. Mai.

Il resto dell’ora scivola via nella noia più pura.

Quando la campanella suona e vi alzate dai vostri banchi, tutto inizia a prendere forma.

I mormorii diventano parole. Gli sguardi si moltiplicano. I telefoni vibrano. Blabber si aggiorna. E lì c’è la foto. Nathan è Kathlyn Rodriguez, del secondo anno, compagna di pallavolo di Emily. Sono chiusi in uno sgabuzzino insieme. Molto vicini. Troppo per lasciare dubbi.

Sotto la foto, una pioggia di commenti:

  • “Grande Kat, te ne sei fatta un altro.”

  • “Wow, ma quindi era vero che Clark sta dando di matto? Prima sclera in mensa, ora si chiude in ripostiglio con la Rodriguez?”

  • “Hai capito lo sfigato… quello perso nel bosco.”

Ma il commento che spicca sopra tutti è di Cory Edwards, che scrive:

“Chi di infamia ferisce, di infamia perisce. Ti sta bene Mer*a!”
😂😂😂🔥🔥🔥

Poco dopo, nel brusio crescente dell’aula, Alice legge il post. La vedete irrigidirsi, il volto che cambia espressione. Occhi lucidi, labbra serrate, lo sguardo carico di delusione e incomprensione mentre fissa Nathan. Scuote piano la testa… e poi si alza ed è la prima a uscire dall’aula, in silenzio.

La Dupont è andata come al solito lunga con la sua lezione, pertanto non avete molto tempo per crogiolarvi nei corridoi. È tempo di storia americana. La classe si trasferisce nell’aula, dove vi accoglie, puntuale come un fucile Springfield, il professor Samuel Whitmore. Un uomo massiccio, barba brizzolata, vestiti un po’ sgualciti come se si fosse appena alzato da una tenda nordista nel 1863. Lo sguardo duro e disilluso, burbero e sarcastico, ma mai ingiusto. Si fa rispettare, senza bisogno di urlare.

Con la sua solita voce roca e pacata, oggi vi trascina nella ricostruzione post-Guerra Civile: il periodo della Reconstruction, i 13°, 14° e 15° emendamento, e le difficoltà del reintegro degli stati confederati. Una noia cosmica, intervallata solo da qualche battuta secca (“Chi ha dormito peggio: Andrew Johnson o voi, stamattina?”).

Quando finalmente la campanella suona di nuovo, vi alzate dai vostri banchi, ognuno immerso nei suoi pensieri. Nathan, Max, Sasha, Ben e Harper, non frequentando psicologia, si dirigono verso l’aula studio.

Tutti gli altri si muovono lungo il corridoio verso l’aula della professoressa Park.

E intanto, su Blabber, i commenti non accennano a diminuire.

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Orion Kykero

Flashback

Le parole di Kaithlyn sono quasi sufficienti a guastarmi la vittoria. Quasi. Goditi il sabato da sola allora penso quando la guardo freddamente. Ecco una persona che si è appena giocata l' invito alle mie feste per l' eternità. Torno in classe insieme a Nathan, un sorriso stampato sulla faccia mentre vado quietamente al mio banco. Poi, quando la Dupont è distratta facendo la ramanzina a Nathan, pubblico le foto, una tempesta di # sarcastici fatta per fare male. Niente anonimia in questo caso. Tutti devono sapere che sono stato io stavolta.

La lezione di francese e di storia scorrono via con la solita flemma, il che mi lascia tempo in abbondanza per pensare alla festa, a Marcus, a mia madre....a tutto quello a cui non vorrei pensare. Perché non posso agire, non posso fare niente per migliorare la mia situazione finché sono bloccato in queste noiosissime lezioni. Perso come sono nei miei pensieri ci metto un po' a notare la faccia di Alice. Delusa, triste. Diamine. Ci teneva davvero a quel bastardo.

Non appena finisce l' ora mi affretto a mettere a posto i quaderni e corro da lei. Lei mi è stata così di supporto oggi, che mi sentirei un vero infame a non ricambiare il favore.

Con Alice

Ehi Ali, aspettami! Dico, trotterellando fino a mettermi di fianco a lei. Senti...mi dispiace per quello che è successo ma lui non ne vale la pena ok? Uno così non ti merita. Le dico a bassa voce, quasi sussurrando mentre andiamo all' aula di psicologia. Le sono vicino, anche fisicamente. Non sono bravo come lei a supportare, a capire cosa dire...buttare giù gli altri mi viene molto più facile che tirarli su. Ma Alice vale questo e altro.

Modificato da Theraimbownerd

comment_1924095

Nathan Clark

Non so nemmeno più cosa pensare: anche se non faccio nulla, mi succede qualcosa.

Le due ore di fila sono un fastidio terribile e non certo solo per la ramanzina della DuPont.

Orion mi ha messo in una situazione del ca$$o e adesso ci si sta, di sicuro, crogiolando. Non posso nemmeno parlare ad Alice e, d'altronde, nemmeno saprei cosa dirle; nemmeno fosse stata una cosa programmata, quella che è successo con Kathlyn.

Ho delle responsabilità? Boh, sì, forse. Oppure anche no. È capitato.

Mi metto le cuffie in testa e programmo una playlist martellante di classici metal e di nuovi pezzi dal retrogusto goth. Non controllo nemmeno più Blabber, perché so che rischierei di rispondere a qualcuno, senza pensarci, peggiorando le cose.

Mi chiudo in me stesso e vado in aula studio.

Ora di psicologia, ma io non la faccio

Resisto dieci minuti, poi la cosa mi diventa intollerabile.

Sto perdendo ogni senso di equilibrio e di orientamento, come se, in fondo, tutte le cose che hanno sempre detto su di me fossero vere.

Ripenso a ieri e alle parole dell'infermiera: forse parlarne con qualcuno, forse addirittura con lei, mi può aiutare? Ma che cosa le posso poi raccontare? Che c'è un folletto nella mia testa e che sto diventando matto?

Vorrei confessarmi con qualcuno che possa davvero stare a sentirmi, senza giudicarmi, ma non c'è nessuno - nessuno - nell'intera scuola, ora, sotto i 18 anni, che sia in grado di farlo.

Troppo fresca la ferita. Troppo facile, Nathan, come bersaglio.

Vorrei sfogarmi con la Lane, a dire il vero: al di là della mia cotta, io lo so che lei potrebbe essere quella giusta con cui, almeno, provare a parlare un po'. Ma... a parte che forse sta facendo lezione, in ogni caso, dopo "l'incidente" di stamattina, non me la sento. Provo vergogna e fastidio pure per quello.

Raccolgo i libri, li ficco nello zaino con irritazione e mi dirigo verso l'infermeria. Tanto ci sarà già qualche altro studente dentro, vista la mia fortuna.

E forse è meglio così, in fondo.

Modificato da Ghal Maraz

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Scarlett Bloomblight

Quando vedo rientrare Orion e Nathan noto la faccia di entrambi, anche se mi focalizzo di più sul secondo. Aspetta un momento... Quando la campanella suona e controllo le notifiche di Blabber sorrido allo schermo del cellulare, quasi in modo malefico, mentre mi trattengo dall'esultare. Fila tutto liscio, anche gli altri eventi si incastrano per me... Faccio un lungo respiro, come se potessi sentire il profumo di vittoria che sprigiona questa giornata; la sensazione di potere e controllo ancora più forte.

Seguo storia americana quanto basta per non perdermi le nozioni, ma sono troppo eccitata e fremo, quasi da non riuscire a stare ferma sulla sedia.

Dopo il suono della campanella, mentre la maggior parte di noi si dirige verso l'aula di psicologia, lancio uno sguardo al gruppo che sta invece andando in aula studio: mi scappa un sorriso quando alla vista di Harper. Non è che puoi fare la guardia del corpo per sempre... gioca pure, tanto io ho già vinto. Notando anche Nathan mi viene un'idea e prendo fuori il cellulare per scrivergli un messaggio.

@Ghal Maraz messaggio a Nathan

"Hey Nat, non so cosa sia successo di preciso prima ma Orion è stato davvero uno st**nzo! Senti, se hai voglia di parlare o ti serve una mano io ci sono, possiamo vederci in giardino prima di andare a lezione di teatro 😁" Ed invio il messaggio, per poi scriverne un altro subito dopo. "Senza che io stia a fingere, tanto lo so che con te non funziona: mi serve una mano per una cosa che riguarda la Professoressa Vega; quindi avevo pensato 'un favore per un favore'. E invio anche questo.

Aula di psicologia

Dopo aver fatto questo affretto il passo per raggiungere Emily, in modo da potermi sedere in banco con lei durante la lezione. "Mi dispiace per Kathlyn..." Le sussurro in modo che altri non possano sentirci. "So che non ha una gran reputazione a scuola, purtroppo però le malelingue sono ovunque." Il mio tono è dolce e complice, anche se effettivamente le parole non puntano ad una vera direzione e sono semplicemente un ponte per lei, nel caso voglia sfogarsi o appoggiarsi a me.

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Nathan Clark

Lungo il corridoio

Mentre cammino lungo il corridoio deserto, noto la notifica di un messaggio. È Scarlett. Tipo, l'ultima persona che mi aspetterei che mi scrivesse. Addirittura due messaggi: devono essere il doppio di quelli che ci siamo scambiati da quando frequentiamo questa scuola.

Il primo ha ben poco senso, perché, per me, Orion e Scarlett sono allo stesso livello: non certo due persone empatiche. Non ho mai visto nessunə di loro agire per qualcosa di diverso dall'egoismo. E, infatti, il secondo messaggio mette le cose al loro posto.

Non ne ho voglia, ma non ha nemmeno senso essere oppositivo.

Messaggio per Scarlett @TheBaddus

'Sì, va bene. Ma non possiamo trovarci direttamente fuori dall'aula di teatro? Mi sembra più semplice. Comunque ok. Magari, se mi fai già uno spoiler sull'argomento, posso dirti se sono in grado di esserti di aiuto".

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Darius

Ascolto la lezione di storia con tutto il trasporto che riesco a metterci, ovvero nullo; la foto che circola su Blabber mi attira poco, e sinceramente dopo la conversazione con Sasha penso che mi prenderò una bella e lunga pausa dal social scolastico

Non me ne voglia Nathan, ma cosa fa nei ripostigli sono fatti suoi; l'unica domanda è se a postarla è stato lo stesso che ha cercato di far fare una figuraccia anche a Ben, ma in piena sincerità ho cos'è più interessanti a cui pensare in questo momento, a partire da cosa diamine fare con Scarlett e perché Cranio di Cervo è così interessato a lei

Stare a rimuginarci sopra non porterà a nulla, quindi durante l'ora di psicologia, sfruttando il mio essere agli ultimi banchi, provo ad ingannare l'attesa mandando un messaggio di nascosto a Sasha

Che fai? Dormi invece di ascoltare perché siamo tutti pazzi?

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Scarlett Bloomblight

Messaggio per Nathan @Ghal Maraz

"Anche quello va bene, per me non c'è problema. Mi ha assegnato un lavoro per ottenere dei crediti extra ed essendo il tema 'la natura' volevo qualche consiglio: io non conosco così bene le foreste della zona. Ti spiego comunque meglio dopo se per te va bene."

@Loki86 offgame

La mia intenzione ultima sarebbe quella di spendere un FILO su Nathan, se vogliamo essere specifici quello ottenuto da lui perché "tutti sanno che si è perso nella foresta", per Tentarlo a fare ciò che voglio, ovvero seguirmi nella foresta.

Non so se sarebbe giusto spenderlo ora oppure più tardi quando gli farò un discorso più completo.

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Ana Rivero

Il professor Whitmore parla, ma la mia mente è altrove. Ogni tanto prendo appunti per non sembrare completamente assente, ma sto solo disegnando piccoli scheletri e occhi sbarrati nel margine del quaderno. Reconstruction, emendamenti, Johnson… parole a caso, per un paese che non è davvero mio.

Torno a guardare avanti, poi di lato. Tutti, tutti, stanno controllando i loro cellulari.

Io non ho Blabber. Non so cosa stanno guardando. Mi dà molto fastidio.

Una parte di me pensa “meglio così, meno drama”, ma un’altra sente di essere tagliata fuori. Mi segno mentalmente di chiedere a Eliza di installarmelo, e poi di aggiungermi. Lei saprà guidarmi in quell’inferno digitale. Forse.

La campanella suona. Salvezza. Raccolgo le mie cose con calma, metto via gli scheletri del margine e infilo il quaderno nello zaino. Quando esco in corridoio, incrocio Max che si sta dirigendo verso l’aula studio con gli altri.

Lo fisso un attimo. Siamo lontani ma abbastanza vicini. Sollevo un sopracciglio e gli faccio un cenno secco col mento, tipo “non dimenticare”. Non serve altro. La missione è ancora sul tavolo.

Poi giro l’angolo e prendo la via dell’aula di psicologia. La prof Park è tosta, ma almeno non sembra una guida turistica bloccata nel passato. E oggi, onestamente, ho bisogno di qualcuno che parli del presente. Magari anche del perché tutti sembrano voler bruciare vivo Nathan Clark.

  • Autore
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@Theraimbownerd

Orion Kykero

Alice rallenta un attimo quando la chiami, ma non si ferma. Ti guarda solo di sfuggita, giusto il tempo per lanciarti uno sguardo duro, carico di quella delusione mista a dolore che conosci fin troppo bene. I suoi occhi sono lucidi, ma non sta piangendo. Il respiro che tradisce uno sforzo evidente per non crollare lì, nel mezzo del corridoio.

Cerchi di affiancarla, di starle vicino, ma lei accelera il passo, allontanandosi in silenzio.

La segui, e quando provi a chiederle perché non ti risponda, si ferma di colpo. Si gira, e ti esplode addosso con una voce che trema, ma non cede.

“Perché?! Perché non ti rispondo? Davvero, Orion? Pensavo fossi mio amico… Che ci tenessi a me… E invece? Scopri quello… schifo... e decidi di pubblicarlo così? Davanti a tutti? Lo fai scoprire a me nello stesso momento in cui lo scopre il resto della scuola?!”

La sua voce si spezza, ma non si ferma. Gli occhi brillano più forte, ma non piange.

“So che per te era un modo per… proteggermi… Ma hai cannato in pieno! Lasciami sola ora… Per favore!”

Poi si gira di nuovo, e stavolta non si ferma più. Cammina a passo deciso in direzione dell’aula di psicologia, senza voltarsi.

@Voignar

Darius Whitesand

La risposta ti arriva qualche minuto dopo. Poche parole, riassuntive… ad indicare che, anche se ti ha perdonato, Sasha non vuole darti troppa confidenza dopo la tua uscita di stamattina,

“Sono in aula studio… ripasso matematica..”

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Riesci a guadagnarti un posto accanto a Emily, poco prima che la campanella suoni. Lei sembra quasi sorpresa nel vederti lì, poi ti regala un sorriso gentile e ti saluta con un cenno, spostando appena la sedia per farti spazio.

Ti chini un poco verso di lei e le sussurri qualcosa su Kathlyn, con tono basso e complice. Il tuo intento è chiaro: un’apertura, nel caso Emily avesse bisogno di sfogarsi.

Ma lei non sembra affatto scossa dalla questione Kathlyn. Scuote un po’ la testa e ti risponde con un tono misurato, quasi rassegnato:
«Lei è fatta così. Figurati se le importa di quello che dicono. Probabilmente si sta già facendo una risata leggendo i commenti.»

Poi però il suo sguardo si fa più serio, più teso. Si volta verso il fondo della classe, dove è seduta Alice.
«Quella che mi preoccupa, invece… è lei.»

Tu segui il suo sguardo, e solo allora noti ciò che prima ti era sfuggito: Alice è lì, sì, ma è come se non lo fosse. Seduta composta, lo sguardo perso in un punto imprecisato del banco, le labbra strette. Nessun sorriso. Nessuna distrazione gioiosa, nessuna battutina fuori posto. Solo silenzio e… qualcosa di cupo negli occhi. Non sai esattamente cosa le sia successo e se centrino qualcosa le foto messe in giro da Orion su Kathlyn e Nathan, ma Emily sembra avere pochi dubbi a riguardo.

E in quel momento, senza dare il tempo a nessuno di aggiungere altro, la porta si apre. La professoressa Park entra in aula con la sua solita, discreta eleganza. E la lezione comincia.

Off game

Per quanto riguarda Nathan…Ti direi che poi al massimo lo spendi nella scena in cui vi parlate. Per il momento gli hai chiesto di vedervi ed ha accettato… quindi non c’è l’esigenze di spendere nessun filo.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Sei lì, fermo davanti alla porta dell’infermeria, lo zaino ancora sulle spalle. Per qualche secondo esiti. Ti chiedi se sia davvero il caso. Se davvero parlare con qualcuno, proprio con lei, possa servire a qualcosa. La solita vocina nella testa prova a dire qualcosa. Tagliente, come sempre. Forse una battutina sporca sulla signorina Morris. Ma stavolta la ricacci subito indietro, senza nemmeno darle il tempo di finire. Non ne hai voglia. Non ora.

Allunghi la mano, bussi piano. Passano pochi secondi, poi la porta si apre. E dietro c’è lei. Helen Morris. Coda morbida, camicetta chiara, sguardo gentile che ti guarda prima sorpresa, poi subito più attento, preoccupato.

«Nathan...» dice con una voce che è al tempo stesso accogliente e concreta. Non finta, non di circostanza. «Di nuovo? Non ti sei sentito ancora bene?»

Non aspetta nemmeno che rispondi: ti fa subito cenno di entrare. Dentro, fortunatamente, non c’è nessuno. Ti arriva alle narici il piacevole profumo dolce che hai sentito anche ieri. Ti fa accomodare su una delle poltroncine morbide accanto alla finestra, mentre lei resta in piedi davanti a te, le braccia leggermente incrociate, come se volesse trattenere le domande… o la preoccupazione.

Ti osserva per qualche secondo in silenzio, poi, con tono più basso e un accenno di sorriso gentile, ti chiede:
«Cosa c’è che non va, Nathan? Hai avuto ancora un momento come quello di ieri? Ti gira la testa? Ti manca l’aria?»

Il suo tono non è inquisitorio. Ti sta solo chiedendo se stai male. Ma dietro quella frase c’è qualcosa in più. Una domanda non detta, più profonda.

Stai bene davvero?

@Theraimbownerd @Voignar @SNESferatu @TheBaddus

Lezione di Psicologia

Quando entrate in aula, l’eco della foto su Blabber e delle voci su Nathan aleggia ancora nell’aria come una corrente elettrica. Pian piano però prendete posto ai vostri banchi. Forse vi scambiate uno sguardo, forse no. Ma tutti sapete che qui dentro non è il posto giusto per far casinò.

Pochi secondi dopo, la porta si apre con il solito scatto secco. La professoressa Park entra con passo calmo, sicuro, vestita come sempre in modo sobrio ma impeccabile. I capelli neri sono tirati dietro le orecchie, gli occhiali tondi le segnano il volto sottile e composto. I suoi occhi, invece, sembrano vedere troppo.

«Buongiorno a tutti», dice con voce pacata, leggermente bassa ma chiarissima. «Spero abbiate avuto un buon inizio di giornata.»

Poi si ferma accanto alla cattedra, lo sguardo che passa lentamente da uno studente all’altro. Sorride appena.

«Oggi parliamo di una dinamica che conoscete tutti molto bene, anche se forse non l’avete mai studiata con questo nome: i giochi di potere.»

Prende un gessetto e scrive alla lavagna:

"Dinamiche di potere: ruoli, manipolazione e identità nei gruppi."

Si volta verso di voi, poggiando il gessetto con delicatezza sulla cattedra.

«Ogni gruppo sociale – una classe, una squadra, una famiglia – è fatto anche di potere. A volte lo esercitiamo. A volte lo subiamo. A volte cerchiamo di scardinarlo. Altre ancora, ci illudiamo di esserne fuori.»

Una pausa.

«Oggi voglio sapere cosa ne pensate voi. Che cos’è, secondo voi, il potere? Chi lo ha? E cosa succede quando qualcuno lo perde o prova a prenderlo?»

Poi fa quel suo solito movimento: incrocia le mani davanti a sé, inclina leggermente la testa… e comincia a guardarvi. Uno per uno. Lo sguardo non è accusatorio. È come se dicesse: ti vedo. E allo stesso tempo: parla, se vuoi.

La palla è vostra.

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Scarlett Bloomblight

Prima della lezione

"Se la cosa non la imbarazza né le crea problemi mi fa piacere, soprattutto se ci si fa anche una risata." Continuo in tono complice, escludendo volutamente Nathan dalla questione: il mio vero focus è Emily, danzarci attorno sugli argomenti a lei congeniali mentre mi avvicino lentamente.

Ora che lo vedo con occhi nuovi questo balletto ha un che di intrigante, con il ripetersi di prendere distanza e guadagnare terreno; certo non dovrebbe mai sfuggire il particolare che lei è mia, ma abbassando gli occhi sul polso non vedo un filo che la collega a me. Faccio una pausa di qualche secondo, mentre la mia testa processa l'informazione.

Ma voglio davvero averla così? Catturarla con la tela che tesso con cura attorno a tutta la scuola da quando sono arrivata? Sarebbe averla come gli altri, anche se lei non è come gli altri: lei è diversa, unica; forse uno dei pochi segni della purezza lasciati in questo mondo, della bontà come quella che emanava mio padre. Certo non che io stia facendo giochi strani con lei, sto cercando di rendere tutto il più normale possibile, anche se lei non me la fa per niente facile.

La successiva frase di Emily mi riporta alla realtà dal viaggio mentale che mi stavo facendo, e sposto lo sguardo verso Alice. Rabbia, tristezza, brutto mix. Commento quasi senza accorgermene mentre leggo il suo linguaggio del corpo. Potrei quasi scommettere che c'entra la fot... Non faccio in tempo a concludere la frase che entra la professoressa Park, anche se il mio cervello ha tranquillamente fatto due più due; ho il presentimento che per qualcuno saranno ca**i.

@Loki86 offgame

Ogni tanto "faccio un po' di metaplay" appoggiandomi alla capacità di Scarlett di leggere le persone per dare flavour al roleplay o giustificare le mie giocate. Se ci sono punti in cui sbaglio o credi che non lo debba fare dimmelo pure che smetto.

Lezione di psicologia

Quando leggo quello che la professoressa Park ha scritto alla lavagna un brivido mi corre lungo la schiena e mi irrigidisco improvvisamente: Emily o qualcun altro potrebbe notarlo.

Vedere scritto alla lavagna ciò che ha caratterizzato la maggior parte della mia vita è un colpo piuttosto duro, e percepisco di nuovo addosso quell'enorme pressione che ho provato ieri sera davanti a Zarneth poco prima di saltarle addosso per picchiarla. Non solo sono irrigidita, ma ora anche totalmente paralizzata e terrorizzata; come se Zarneth fosse qui davanti a me in questo momento, con quel solito sguardo che è un misto di disgusto e disappunto.

Vorrei dire qualcosa: questi argomenti sono il mio pane in fondo, ma le mie labbra sono incollate.

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Nathan Clark

Infermeria

"B-bene?", balbetto, scombussolato. Non dovevo venire qui, non dovevo.

"Sì... io, cioè. Sto bene. Non... non mi manca l'aria, o... cosa. Non mi gira la testa o... niente come ieri", aggiungo, e faccio l'errore di guardarla. Mi blocco e vorrei smettere di parlare.

Distolgo gli occhi, puntando verso il basso.

"Lei... ieri ha detto che... forse ho capito male... che potevo parlarle se... se c'era qualcosa che non andava", riprendo, dopo qualche istante.

"Ecco, io... io sono... non so cosa fare. Cioè... mi sembra di stare... perdendo il controllo. Sbaglio tutto. Non... capisco cosa dovrei fare. E...", non posso parlarle della Fata nella mia testa (e nel mio corpo): mi prenderebbe per matto. Ma forse lo sono? Forse mi sono solo perso nel bosco, ho perso conoscenza e sono... matto? Avrebbe più senso, in fondo.

"Mi... mi sembra che... ci sia un altro me, dentro di me. Non ha molto senso detto così, lo so. Ma... non mi riconosco più e faccio cose... senza pensarci, che fanno solo casino (si può dire "casino"?) e poi... Non so con chi posso parlare... lo psicologo della polizia mi metteva solo a disagio e sembrava... che fosse colpa mia", dico finalmente, ammettendo che tutto parte da quel momento e indicando il proverbiale elefante nella stanza.

Non ho mai parlato con la Morris di quella storia, ma tanto lo sanno tutti. Cavolo, nemmeno capisco come faccia la Morris a ricordarsi il mio nome, visto che, prima di ieri, non ero quasi mai venuto. Quindi, certo che anche lei conoscerà quella storia.

"Non... non ho modo di parlare coi miei. Non capirebbero nemmeno perché vorrei parlare con qualcuno. Non sono cattive persone: sono oneste, hanno sempre lavorato (come meglio possono), non mi hanno mai picchiato... solo che loro non mi dicono mai nulla di importante. Hanno le loro convinzioni - le loro fissazioni - e c'è solo quello, per loro. Dopo l'episodio del bosco... loro non mi hanno detto nulla, a parte il fatto che avevano pregato per me e che erano grati che io fossi vivo. Loro... non credono alla psicologia e non vorrebbero che andassi da qualcuno di diverso del tizio della polizia.

Io...", mi blocco, e capisco qualcosa. Se non sono matto, allora adesso so perché hanno scelto me, quelle Fate. Perché nessuno poteva proteggermi e capire il cambiamento.

"Non è una scusa. Cioè... per quello che ho fatto, per quello che sta succedendo. Ieri, oggi, negli ultimi giorni", respiro forte e torno a guardarla negli occhi, cercando di sopprimere il disagio, la rabbia, l'impotenza e la frustrazione. Allontano l'odore di questo luogo dalle mie narici.

"Possiamo... parlare?".

Ma conosco già la risposta, è lì nei suoi occhi. È come se lei avesse già provato tutto questo, per quanto possa sembrare assurdo. Io lo so che molti la chiamerebbero solo adolescenza: crescere, diventare grandi, diventare adulti.

Il mio "coming of age". Ma è mio, è solo mio, e mi sta riempiendo la testa di m€rd@.

E allora ricomincio a raccontare; prima piano, poi sempre più veloce. Senza pause, senza balbettii.

Le racconto di Cory e di Ben, di come mi ha fatto sentire, di cosa ho combinato. Della mia rabbia e della mia paura. E del mio senso di colpa.

Le parlo del male che ho fatto a Tyler e ciò che ne è seguito: l'episodio in mensa, la perdita di controllo, gli sguardi, i sorrisetti, le accuse. Le mie scuse e di come non mi abbiano fatto sentire meglio.

Le spiego di Noah - guardo fuori dalla finestra mentre lo faccio - e di come mi ha fatto sentire debole, incapace e solo.

Le dico di quello che provo, delle persone che mi piacciono e di come non riesco a esprimerlo; di come siano sempre quelle sbagliate: Max, Eliza e persino la Lane... Sento il volto avvamparmi e nascondo istintivamente il viso.

E poi è il turno di Alice e di Kathlyn: con entrambe non sapevo cosa fare, ognuna delle due mi ha preso alla sprovvista. E ho sbagliato con entrambe. Il tutto, condito con le nuove chiacchiere di Blabber.

Il tempo passa velocissimo e al rallentatore, allo stesso modo. Sento la mia voce, come se parlasse qualcun altro. E soffoco l'altra voce, perché già mi sento uno schifo così e poi ho paura di essere davvero matto.

So che lei lo capisce, che capisce anche questo. E ciò mi spaventa ancora di più.

Non avevo mai parlato così tanto con un adulto e, di certo, non con qualcuno del personale scolastico.

Sento freddo e sono sudato. Mi sembra di avere parlato per ore e poi, invece, guardo l'orologio e capisco che sono passati solo venticinque minuti. Com'è possibile?

Com'è possibile?

@Loki86 off-game

Ho tagliato molto a volo d'uccello, per non perderci in mille scambi, che non sarebbero finiti mai; forse è un po' troppo succinto, ma me la immagino comunque come una conversazione, in qualche modo.

Modificato da Ghal Maraz

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Darius

Lezione di psicologia

Ascolto l'argomento della lezione con un orecchio solo, la mente molto più rivolta a formulare una risposta per il messaggio

I giochi di potere potrebbero essere quasi un argomento interessante, perché molto di ciò che ho studiato a casa si basa su un fragilissimo e complicatissimo equilibrio di poteri, desideri e contrattazioni

Tuttavia, la loro applicazione alla società umana mi interessa molto meno, e sopratutto come la psicologia ammanterà tutto con una patina di "buona malvagità" o "cattiva bontà", quindi mi limito ad attendere che qualche altro mio compagno si prenda la responsabilità di far partire il sermone moralista della professoressa Park

Io intanto digito veloce una risposta a Sasha: Ti posso aiutare? Magari in un momento libero ripassiamo insieme

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Orion Kykero

Con Alice...ouch

Rimango di sasso alle parole di Alice, bloccandomi in mezzo al corridoio come una statua di sale. Provo a dire qualcosa, a giustificarmi in qualche modo, ma le parole mi muoiono sulle labbra. Nella mia fretta, nella mia voglia di rivalsa a tutti i costi ho fatto una gigantesca stupidaggine. Avrei dovuto aspettare, parlarle, spiegarle tutto prima di pubblicare quella foto.

Ma sai benissimo perché non lo hai fatto Orion. Non te l' avrebbe mai lasciata pubblicare. Lei lo avrebbe protetto.

Non ci provo nemmeno a illudermi da solo. Non è stato un errore il mio, è stata una scelta. Una scelta che ha fatto soffrire la mia migliore amica, forse anche di più di quanto abbia fatto Nathan. La guardo sedersi al suo banco, lontana da me, senza degnarmi di uno sguardo. Questa volta l' ho fatta grossa. E proprio in uno dei momenti dove avrò più bisogno di lei.

"Farsi perdonare da Alice" si inserisce prepotentemente nella mia lista di compiti da fare, scavalcando l' appuntamento con Marcus e appena sotto il gestire la somma sacerdotessa domani. Voglio che condivida con me il mio trionfo Sabato. Altrimenti non avrebbe alcun senso.

Lezione di psicologia.

Non posso fare a meno di sentirmi chiamato in causa alle parole della prof di psicologia. Se c'è qualcuno che ha il potere in questa scuola quello sono io. Non c'è bisogno di ribadirlo davanti a tutti, anzi. Se lo facessi troppo apertamente risulterei fin troppo insicuro, quasi smargiasso. Ma questo non significa che non possa dire la mia.

A mio parere professoressa Park. Le dico con voce calma, come se stessi spiegando un argomento che ho studiato a fondo Il potere è controllo. Controllo di se, controllo degli altri. Penso a mia madre quando lo dico, le sue lezioni sulla natura della Dea e del culto, di come anche se costretto a essere nascosto in un mondo troppo patriarcale per permettergli di esistere alla luce del sole fosse comunque una fonte di potere, occulto e inarrestabile. La prosperità che la Dea dona da millenni alla mia famiglia ha sempre fatto sì che non fosse mai lontana dalle leve del potere, ovunque si trovasse. Potere è dire l' ultima parola e guardare gli altri tacere. E penso che in fondo, tutti vogliano averlo. Tutti invidiano chi ce l' ha. Tutti provano a prenderlo, quando ne hanno l'occasione. Semplicemente Ripenso a Jeremy, ai suoi lacchè, quelle persone che mi guardavano come avvoltoi quando mi ha insultato, estatici all' idea di vedermi crollare alcuni sono più bravi di altri.

Modificato da Theraimbownerd

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Ana Rivero

Lezione di psicologia

"Per me…" dico, appoggiando i gomiti al banco, senza aspettare di alzare la mano per prendere parola, "la maggior parte del potere è inutile. Soprattutto quello sugli altri. È una corsa continua al ribasso. Oggi ce l’hai, domani sparisce."

Sistemo una ciocca dietro l’orecchio, lo sguardo fisso su un punto della cattedra. Quasi dietro la professoressa. "L’unico potere che conta è quello su se stessi. Sapere cosa vuoi, cosa non vuoi" E io non so nessuno dei due. "Il resto è un’illusione. O una prigione".

Inspiro piano, come per chiudere il discorso. Il "potere" che ho sul gruppo di Max non è niente. E non interesso davvero a nessun altro qui dentro, men che meno ad Eliza. Non in un contesto di controllo. "Quindi sì. In parte sono d’accordo con te, Orion. Ma non credo sul controllo sugli altri. Per me è secondario. Prima c’è quello sulla propria vita." Forse per alcuni dei miei compagni questo è il discorso più lungo che mi abbiano mai fatto fare.

Meglio spezzare una lancia verso il principe della scuola. Per quanto cerchi di indorare la pillola, sono sicura che Orion abbia una sorta di controllo su di me. Cioè, che sa qualcosa su di me. Ma non ho prove, e questa incertezza è quasi peggio del potere in sè.

  • Autore
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@TheBaddus @Voignar @SNESferatu @Theraimbownerd

Lezione di Psicologia

Tyler si sporge un po’ in avanti, guardando prima Orion, poi Ana.
«Capisco quello che dite entrambi. Il potere come controllo… e il potere su sé stessi. Secondo me è normale che in ogni contesto si creino dinamiche di potere» dice con tono tranquillo. «Fa parte del modo in cui le persone interagiscono. Però… penso che la vera differenza la faccia chi, accorgendosi di avere quel potere, sceglie di usarlo per aiutare e non per schiacciare gli altri. Il potere non deve per forza essere sempre una lotta.»

Emily annuisce, rivolta verso Ana. «Sì, concordo con te: quello su sé stessi è il più importante. Però a volte il potere sugli altri non è per forza negativo, Orion. Come dice Tyler, se sai usarlo bene, puoi proteggere, non solo comandare. Se lo usi bene, può diventare una responsabilità, non solo un vantaggio.»

Eliza si lascia sfuggire una risatina ironica. «Proteggere? Interessante e… molto ottimistico. Orion non ha tutti i torti... Se pensi che sia sempre pulito o altruista, vuol dire che non hai mai visto come funziona davvero.»

Qualche mormorio attraversa la classe. Alice resta in silenzio, fissando il banco, le mani intrecciate. Non interviene.

La professoressa Park ascolta senza interrompere, poi posa la penna e sorride in modo calmo.
«Mi fa piacere sentire opinioni così diverse. Orion, tu metti l’accento sulla forza del controllo, Ana, tu sulla padronanza di sé. Entrambe sono prospettive valide… e pericolose, se portate all’estremo. Tyler ed Emily vedono nel potere un’opportunità di protezione, Eliza ne ha una visione disillusa. Il potere può essere seducente, corrosivo, protettivo o distruttivo… e spesso tutte queste cose insieme. Il punto è capire non solo come lo esercitiamo, ma anche come reagiamo quando lo subiamo. Ricordatevi che a volte il potere è più forte quando non si vede, e che saper riconoscere queste dinamiche può essere la chiave per non rimanerne intrappolati.»

Poi i suoi occhi si fermano su Scarlett, con un mezzo sorriso.
«E tu, Scarlett? Sei rimasta in silenzio. Voglio sentire anche la tua voce in questo dibattito.»

@Voignar

Darius Whitesand

Il messaggio di Sasha tarda ad arrivare... Dopo circa un quarto d'ora, finalmente, vedi il telefono illuminarsi.

"No grazie... Non dovevi mica ripassare con Mei-Lin?"

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Quando finisci di parlare, l’infermiera Morris rimane in silenzio per qualche secondo, senza smettere di guardarti negli occhi. Poi si sporge leggermente in avanti, intrecciando le mani.

«Nathan… quello che mi hai raccontato, questo sentirti come se ci fosse un “altro te” dentro, non è così strano come pensi» ti dice con voce calda e calma. «Soprattutto alla tua età, è normale sentire che stai cambiando, che non ti riconosci sempre. È parte della crescita: stai ancora imparando chi sei e cosa vuoi. E non c’è un “te” cattivo da combattere, c’è solo te, che stai attraversando un momento difficile.»

Quanto vorresti che fosse solo un problema di crescita, che dentro di te non ci fosse realmente uno spirito fatato dispettoso e imprevedibile che ti spinge a seguire una strada diversa da quella che prenderesti seguendo la tua indole.

Poi parlate di Alice e Kathlyn. Lei non ti giudica e non ti dice che avresti dovuto comportarti diversamente. «Le persone che ci colpiscono o ci stanno a cuore, a volte, ci spiazzano. Ed è normale agire d’istinto, magari senza pensarci troppo. Questo non significa che tu sia una cattiva persona, significa solo che stai cercando di capire i tuoi sentimenti. E va bene così.»

Quando accenni alla professoressa Lane, la Morris ti ascolta senza cambiare tono. «Non c’è nulla di strano nel provare attrazione per qualcuno “fuori portata”. L’importante è mantenere i giusti confini, per proteggere sia te che l’altra persona. E da come ne parli, so che lo capisci.»

Poi il discorso cade su Noah. Qui il suo sguardo si fa un po’ più serio, ma resta sempre dolce. «So che non è un ragazzo semplice. Non lo conosco bene, ma credo che abbia molti problemi... Che stia affrontando un periodo difficile... Credo che lui, più di chiunque altro abbia bisogno di amici.. di persone che gli stiano vicine... Devo ammettere che... quel ragazzo mi preoccupa.» si interrompe un attimo, assumendo un'espressione pensierosa mentre osserva un punto indefinito fuori dalla finestra. Poi torna a guardarti. «Non ti sto dicendo di caricarti dei suoi problemi, ma, ecco...Se riuscissi a stargli un po vicino gli farebbe sicuramente bene... E questo è un tipo di potere importante: quello di influenzare la vita di qualcuno in meglio... Anzi.. Probabilmente potrebbe fare bene ad entrambi!»

Si appoggia di nuovo allo schienale, ma non distoglie lo sguardo dal tuo. «In ogni caso, Nathan, non devi avere tutte le risposte oggi. Non devi sistemare tutto subito. Hai tempo. E qui, almeno, hai una persona con cui puoi parlare senza paura che diventi un problema.»

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Nathan Clark

In infermeria

"Io... sì. Sì, ci spero", dico, con tono quasi di resa, abbassando la testa e scrutando un poco il pavimento.

"Cioè, non è che ci spero e basta, in realtà: lo so. So che lei mi aiuterebbe e che è disponibile ad ascoltarmi. E già questo è un enorme... grazie.

Però... mi sento vuoto e stupido e sbagliato lo stesso. Nonostante tutto il suo aiuto di oggi. È come se, in meno di due giorni, mi fosse crollato il mondo addosso", spiego, poi guardo di nuovo l'orologio e so che il tempo prima di biologia sta finendo.

"Capisco che... non sta certo a lei dirmelo, ma... cosa pensa che dovrei fare con... Alice e Kathlyn? Per essere... sincero con loro?

Voglio bene ad Alice e non volevo ferirla: è per questo che la foto pubblicata da Orion mi ha turbato tanto!

Però... allo stesso tempi non me la sento di impegnarmi con lei. Non la vedo in quel modo. Invece, lei... penso che provi davvero qualcosa, anche se non mi ha detto nulla. E adesso ci starà sicuramente malissimo.

Non... capisco se dovrei cercare di dirle qualcosa, oppure no. Non voglio peggiorare le cose, o illuderla. Però vorrei fare la cosa giusta, almeno", cerco di spiegarmi.

"Kathlyn... mi ha sorpreso: sia lei stessa, che il modo in cui ho... reagito a lei. Mi... mi è piaciuto. Credo che lei mi piaccia, anche se non capisco quanto possa essere... seria. Non... non è proprio famosa per questo.

E poi... insomma", arrossisco pesantemente: "Io non... non ho ancora... insomma... non ho mai avuto... la mia prima volta".

E adesso spero che suoni il cambio d'ora.

Uff.

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Scarlett Bloomblight

Lezione di psicologia

Durante il proseguire della conversazione quella sensazione oppressiva va via via scemando e il panico con essa.

Solo quando la professoressa Park mi interpella mi accorgo di riuscire finalmente a parlare. Sembra che nessuno si sia accorto di cosa mi è successo, a parte forse la prof... meglio così.

"Beh professoressa..." Scuoto lievemente la testa per scacciare le ultime ombre di paura rimaste. "Il potere è la capacità di influire sul comportamento e la vita altrui, influenzarne le opinioni, le decisioni, le azioni e i pensieri oppure il corso della vita." Dico quasi roboticamente, come se fosse una definizione marchiata a fuoco nel mio cervello che posso solo ripetere a memoria. "Lo ha chiunque, in tantissimi ambiti e casistiche diverse; ad esempio lei ha il potere di insegnarci cose che noi non sappiamo, influenzando quindi i nostri pensieri e le nostre opinioni; ed ha anche il potere di decidere se saremo promossi o bocciati nella sua materia, questo è qualcosa che potrebbe influenzare il nostro corso della vita." Faccio una breve pausa, fissando lo sguardo sulla professoressa, in modo che capisca quanto sono convinta in quello che sto dicendo. "Lo si può esercitare o non esercitare, quindi sta a ciascuno decidere se maneggiarlo oppure no: ad esempio ciascun essere umano ha il potere di uccidere; nella quasi totalità dei casi non viene esercitato ed è per questo che siamo una società civile, ma ciò non significa che questo potere non esista. Oppure una persona che è molto amica di un'altra persona e ne conosce i segreti ha il potere di rivelarli al mondo intero, potenzialmente influenzando il corso della vita dell'amico." Mi rendo conto che sto trattando la cosa praticamente solo in accezioni negative, e benché sia la mia visione dell'argomento, quello su cui sono praticamente cresciuta, e che continuo a vivere ogni giorno con Zarneth e i miei affari a scuola, forse è meglio mostrare tutti i lati della cosa. "Allo stesso modo un amico può consigliare di andare a parlare alla ragazza o al ragazzo che ti piace per spingerti ad agire, un dottore può prescriverti medicine ed uno stile di vita che ti facciano stare meglio." Per quanto mi sforzi, questa parte suona forse un po' troppo sbrigativa. "Per concludere, a parte gli esempi, penso che tutto quello che è stato detto sia vero, sono sfaccettature dello stesso argomento; io mi sono limitata a dare la definizione più generale. È una questione troppo vasta per dibatterci una sola ora, non ne scalfiremmo nemmeno la superficie."

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Darius

Lezione di Psicologia

In generale concordo con le argomentazione dei miei compagni, cosa che mi salva dal dover intervenire in un argomento di cui non mi interessa granché

Giusto per salvare la faccia, prima che la professoressa mi tiri in mezzo alla discussione, alzo la mano e butto lì una considerazione veloce

Ci sarebbe anche da considerare come il potere possa essere dei gruppi, non solo dei singoli: banalmente quindici persone con una idea riguardo qualcosa hanno più “potere” rispetto a cinque che vedono le cose in maniera diversa

L’idea del gruppo più numeroso può essere considerata sbagliata dal gruppo più piccolo, ma fin quando l’altro ha numeri più grandi la visione del gruppo più grande ha più potere

Certo, qui stiamo ipotizzando che tutti siano “uguali” all’interno dei due gruppi, e che non ci siano semplicemente persone dal carattere più forte o più debole che guidano o seguono il gruppo per sfruttarne il potere

Modificato da Voignar

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Orion Kykero

Lezione Di Psicologia

Resto in silenzio dopo aver dato la mia definizione, curioso di vedere cosa ne pensano gli altri. E' il motivo per cui le lezioni di psicologia mi piacciono tanto. C'è sempre qualcosa da imparare sui miei compagni in queste lezioni, la professoressa Park si assicura sempre di chiedere la nostra opinione su quello che studiamo e queste informazioni sono preziose per chi come me ne sa fare uso.

Ana...Ana è quella che capisco di meno in tutta la scuola. Non è umana, di questo sono sicuro. Troppe cose che non tornano, troppe situazioni "mediche" strane. E la sua mente è ancora più strana. E' come se non sapesse che vuol dire essere un' adolescente. Anzi no, essere una persona. Alice ogni tanto sembra vivere in un mondo tutto suo, ma Ana in quel mondo tutto suo ci è nata e cresciuta e sembra essere in vacanza sulla Terra più che un' abitante. Il modo in cui ignora completamente ogni sorta di convenzione sociale mi rende nervoso.

Poi ovviamente c'è quell' idiota perfettino di Tyler. Quanto mi dà sui nervi. Non riesco a nascondere completamente il disgusto quando parla, le mie labbra serrate, gli occhi che fissano intensamente il soffitto perché so che se lo dovessi guardare lo incenerirei con lo sguardo. Parla come una persona così sicra del proprio potere, così certa che non gli verrà mai levato che l' idea che gli altri possano volergli male non gli ha mai sfiorato nemmeno l' anticamera del cervello. "Il potere non deve essere una lotta...." certo, quello che può pensare solo chi non ha dovuto lottare un giorno della propria vita per averlo!

Emily è praticamente la sua versione al femminile, mi sorprende che non si siano mai messi insieme quei due, Almeno Eliza dice cose sensate. Così come fa Scarlett. Lei è sicuramente una delle ragazze più potenti della scuola, su questo non ho dubbi. Tutti le hanno dovuto un favore qualche volta, persino io. Eppure sembra essere contenta così, non è interessata a essere popolare. Solo a essere necessaria. A volte mi sembra un mistero quasi pari ad Ana, ma quantomeno è molto più comprensibile. Anche nella sua risposta diplomatica si può scorgere qualcosa di lei. L' esempio più vicino che fa alla sua situazione è un potere usato per distruggere. Lei comprende il potere di una foto ben piazzata, di un post ben scritto. Per questo posso fidarmi di lei per l' affare Jeremy.

E poi c'è il porridge umano, Dairus. Fa una considerazione sorprendentemente idealista a cui non posso fare a meno di ridacchiare. Cioè sempre? Gli rispondo, agganciandomi direttamente al suo discorso. I ogni gruppo ci saranno gente dei leader e dei seguaci. C'è chi guida e chi viene guidato. E il potere alla fine è in mano loro, non della massa.

Modificato da Theraimbownerd

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Ana Rivero

Lezione di psicologia

Sento tutti i discorsi degli altri in silenzio. Facendo finta di guardarmi le unghie. Aspetto che tutti terminino i loro sermoni, e mi aggiungo, sempre senza alzare la mano per prendere parola. "Ho paura che tutti voi pensiate troppo. Mi spiace professoressa, non credo che riusciremo a dire qualcosa di interessante oggi. Niente è importante abbastanza, specie in questa stanza. Il potere è inutile. Il resto conta poco."

"Cioè, mi sembra che alcuni di voi sul potere ci abbiano quasi scritto una tesi sopra." mi riferisco in modo non troppo velato a Scarlett "Tutti esperti in giochi di potere qui. In un liceo. Per favore. E Tyler, sempre per favore, qua sembra che ci stiamo prendendo in giro con questa armatura scintillante. Qua nella vita nessuno fa niente per niente, c'è solo gente che non capisce che la vita è solo una giostra, e che cerca il potere, così. Per sport. Così ci manteniamo su qualcosa che conosci molto bene."

"Cioè, pensare a usare il potere a fin di bene... dai. Riduciamo questo alone da scout. Non devi farlo per forza."

"Tutto questo discorso mi sembra... posso dire fine a sè stesso? Ci stiamo girando tutti intorno, me compresa eh, lanciamo definizioni, analizziamo fini rapporti di potere, come il controllo ci cambia... Non lo so, mi sembra tutto abbastanza inutile."

Mi alzo in piedi, con i palmi delle mani ben piantate sul tavolo. "Quindi professoressa, le chiedo se gentilmente posso andare in bagno, così magari nel frattempo troverò un'idea migliore."

Sinceramente, non so cosa mi sia preso. Ma tutto questo pensare a controllo, potere, controllo e potere e rapporti di uguaglianza, eroi e blablabla, mi fanno pensare alla mia famiglia e al rapporto che c'è al suo interno. Siamo tutti incatenati, ma non ho voglia di parlarne in mezzo a questa gente che non può capirmi.

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