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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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comment_1923576

Nathan Clark

Possiamo tornare per piacere al lunedì?

Non faccio nemmeno in tempo a registrare la presenza di Kathlyn, che lo scenario cambia di nuovo.

Ora, c'è - o ci deve essere - un limite numerico agli eventi incontrollabili che hanno il diritto di accadermi nel giro di 24 ore. Sono sicuro che questo limite sia stato già ampiamente superato.

Dunque... possibile che Kathlyn si sia messa d'accordo con una sua amica per farmi uno scherzo del ca$$o? In fondo, di questi tempi non sono certo il ragazzo più popolare della scuola. E lei non mi risulta una che si mischia agli impopolari: carina, sportiva, esuberante, con una certa "collezione" di ragazzi.

Anzi, è più corretto dire che io, adesso, sono un bersaglio facile. Altro che "impopolare". Il che la dice lunga sul potere di quello $tronzo di Cory, visto che, nonostante non piaccia a nessuno, il cattivo sono diventato io.

"Ok, Kathlyn, diciamo che 'essere nei guai' è una possibilità.

Se è uno scherzo, dimmelo, e finiamola qui. Ieri ho fatto una c@zz@t@ e ci sta: con Tyler ho sbagliato e tutti ľhanno visto. Lo capisco", le dico, nella mezza luce di questo buco.

"Però, se non c'entri nulla, dobbiamo uscire da qui e in fretta, perché... beh, per tutta una lunghissima serie di motivi", aggiungo, mentre mi rammento che, purtroppo, il mio cellulare è dentro l'armadietto.

"Hai il telefono?", allungo una mano in un gesto di richiesta istintivo e mi trovo pericolosamente più vicino a lei di quanto dovrei. Se qualcuno ci sta filmando, devo stare attento.

Modificato da Ghal Maraz

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Scarlett Bloomblight

Alle macchinette

"Siamo a posto se gli dici di venire e lui viene, altrimenti l'accordo rimane quello di prima." Preciso quando lui mi fa la domanda, anche se sono abbastanza sicura che Wade verrà; un tempo aveva una cotta per me se non sbaglio. "La discrezione va bene." Replico infine, anche io con un tono più basso.

Poi quando se ne va lo saluto, sorseggiando il caffè che ha un gusto troppo poco tostato e bruciato, quasi chimico; ma aspetto che giri l'angolo per gettare il bicchiere nel cestino al fianco della macchinetta. Queste cose fanno un caffè orribile, ma ogni particolare fa parte della mia scena e della recita.

Mentre mi allontano e vado verso l'aula di francese riesco di nuovo a sentire quell'energia che mi circonda da stamattina, ora rafforzata dal procedere dei miei piani come previsto. L'ho detto prima, che c'è stato qualche scossone, ma che se resto sui binari e rispetto il piano andrà tutto bene. In quel momento mi cade lo sguardo sul polso e riesco a vedere i numerosi fili bianchi legati ad esso: normalmente capita solo quando metto qualcuno al suo posto o faccio in modo che mi debba qualcosa. Si vede che oggi è una buona giornata, nonostante come sia andata di merda ieri. Ricordarmi quanto siano numerose le mie connessioni all'interno della scuola è eccitante, tanto che devo trattenere un brivido e focalizzarmi su altro per rimanere lucida.

@Loki86 offgame

Lo so, è stata una mossa crudele ignorare brutalmente le strade che mi hai messo davanti in favore del piano precostruito di Scarlett. Però vedila così: ti sto fornendo un sacco di opportunità per mandare tutto a quel paese nel momento in cui lei meno se lo aspetterà 🤣

Per la questione di inventarmi cose sugli altri o comunque non descritte nell'ambientazione me la sto prendendo con ampia libertà, ma sentiti comunque tranquillo di fermarmi se faccio qualcosa che non ti va bene.

Aula di francese

Non sono fra i primi ad entrare in classe, ma comunque si percepisce come il mio umore sia cambiato rispetto alla prima ora: adesso sono trionfante, totalmente a testa alta.

Emily ancora non è ancora in classe ma sinceramente in questo momento non mi importa, sono concentrata su altro. Nell'attesa che la prof Dupont arrivi per fare lezione prendo il telefono e inizio a scorrere i post di Blabber più popolari degli ultimi due giorni, in modo da aggiornarmi sulle novità. Notare il chiaro attacco ai danni di Orion mi fa capire perché voglia vendicarsi di Smith, mentre il post anonimo su Ben mi farebbe arrabbiare, se Darius non avesse colto l'opportunità per rendere "pan per focaccia" al diffamatore. Ora che sono a conoscenza dei più recenti gossip forse potrei capire meglio alcune dinamiche interne alla scuola nel caso dovesse succedere altro.

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Darius

Missione diplomatica

Raggiungo Sansa in un momento pessimo, nel senso che è nel bel mezzo di una conversazione, e quindi riesco a collezionare la seconda figuraccia nel giro di poche ore; e dire che la giornata era iniziata così bene...

Provo a mettere insieme le parole, ma la presenza di altra gente, che ha sentito o meno le parole idiote che ho detto prima, non aiuta di certo, e così mi ritrovo a balbettare, o meglio ad aprire e chiudere la bocca stile pesce fuor d'acqua, almeno fino a quando Harper non viene in mio soccorso portando via Emily

Mentalmente elevo il ragazzo a mia nuova divinità, mentre mi sforzo di tirar fuori una qualche frase di senso compiuto

Senti... volevo scusarmi, solo scusarmi. Ho detto una caz***a, prima, lo so... mi dispiace... e non so nemmeno bene cosa dire o fare per scusarmi; non lo so bene che mi sia preso, mi sono lasciato trasportare, ed ho finito per offenderti non ho idea se questa massa di parole possa funzionare come discorso, ma non riesco a tirar fuori di meglio io... beh, mi sento una m***a per quello che ho detto, so che può sembrare infantile ma... mi dispiace, non so che altro dire...

Questa è una di quelle situazioni della vita vera dove vorrei poter tirare un dado su Persuasione, come in D&D... poi mi ricordo che avrei un immenso modificatore negativo al carisma, e realizzo che è meglio sperare nella divina provvidenza (che sempre di Master odioso parliamo)

Modificato da Voignar

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Ana Rivero

In corridoio aggiornando Max

Faccio spallucce. "Magari cool, sono stata bloccata tutto il tempo. Quella è l'unica cosa che sono riuscita a tirare fuori".

"La foto intendo. Non le palle. Quelle non me le hanno mai date." Così, gettiamo un po' di verità stoica della mia creazione.

Sono leggermente giubilante per il fatto che la mia foto sia stata apprezzata. Sì, ok, li stavo mandando al macello portandoli nella foresta, ma almeno abbiamo scoperto qualcosa di serio. Annuisco con sobrietà quando Max boccheggia il nome di Darius. Darius, che ora sta facendo il buffone con una delle sue tante conquiste. Oh, una donna diversa ogni volta che lo guardo, come è possibile? Ma chi è? Si rafforza in me l'idea che sia posseduto da qualcosa, perché non ha senso.

Cerco di staccarmi dal profumo di Max, con garbo, senza renderlo evidente. Ho abbastanza problemi con una persona per volta, grazie. Il profumo poi fa sempre brutto effetto su di me. Per questo non ne faccio uso, ho paura che anche su altri faccia la stessa cosa, e non credo di avere bisogno di una mano.

"Sì, probabilmente dovremmo parlargli. Non so se sia più giusto parlargli in gruppo o meno. Cioè, io ero convinto fosse" e faccio un segno di kaput mimando un taglio sul mio collo "Se non fosse davvero lui ora? Se siamo in tanti potrebbe agitarsi. Se sono da sola potrebbe sentirsi più al sicuro, però comunque andrebbe fatto in un luogo pubblico."

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Orion Kykero

Con Alice

Beh, chiaramente non è solo perché non prova nulla per te Ok, forse questa era brutale. No. Sincera. Sincera, non brutale. Non si merita di essere illusa. Ma perché ti ha chiaramente illusa. Voglio dire, lo so quanto ci sei stata vicina ultimamente, so che segnali ti ha mandato. Sono certo che quello odioso voleva solo divertirsi un po' a tue spese, nulla di più. Ed è questo che mi fa arrabbiare. Le rispondo non appena smette di parlare di Nathan. Quando però mi chiede di me ammutolisco un attimo, bloccandomi un attimo vicino alla porta dell' aula.

Niente...solo quell' infame bastardo di Jeremy che si crede chissà chi. Lui e i suoi lacchè mi hanno beccato fuori scuola quando ero da solo. Ma lo rimetterò al suo posto Alice. Vedrai,sarà un bello spettacolo Dico con un sorriso estremamente forzato. Più che Alice, è me stesso che sto cercando di convincere.

Modificato da Theraimbownerd

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@Ghal Maraz

Nathan Clark

La penombra dello sgabuzzino rende tutto più irreale, come se stessi vivendo in una bolla sospesa. E Kathlyn... ride.

Non una risata aperta, non una presa in giro. Un sorrisetto. Un angolo della bocca che si piega verso l’alto, mentre le sue pupille, scure e taglienti, si muovono veloci sul tuo volto.

«No, Clark… non è uno scherzo.»
La sua voce è bassa, quasi morbida, con un tono che non ti aspettavi. Poi aggiunge, inclinando leggermente il capo: «O almeno… non mio

Fa un mezzo passo verso di te. Non è molto, ma in uno spazio già così angusto, cambia tutto. Senti il calore del suo corpo, la sua energia spavalda che si irradia come corrente.

«E sì, ho il telefono. Ma fammi capire… vuoi davvero chiamare qualcuno?» Si morde piano il labbro, come se stesse valutando qualcosa… o forse solo giocando con te. «Sei qui, bloccato con me. E invece di goderti la situazione, vuoi scappare?»

“Ha ragione! Lascia fare a me, mezzasega! Fatti da parte!” Avverti nuovamente quella voce che ieri, in mensa, ha preso il sopravvento.

Lei ti scruta attentamente. «Devo essere onesta… non ti avevo mai notato davvero. Ma ieri… quando hai risposto a Edwards davanti a tutti…»
Kathlyn si avvicina ancora. Ora siete a pochi centimetri. Ti fissa, poi sussurra con un mezzo sorriso:
«Ti ho trovato inaspettatamente carino

Poi alza le mani, con un gesto teatrale, lento, come in una sfida.
«Se vuoi il mio telefono… prendilo pure.»
Inarca un sopracciglio. «È nella tasca dei pantaloni.»

La luce fioca danza sulle curve del suo volto e del suo corpo, che adesso è pericolosamente vicino. Le parole restano sospese. Il tempo anche.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Ti senti bene. Ti senti giusta. È come se qualcosa si fosse finalmente allineato, come se l’universo… o qualunque cosa ci sia dietro quel sogno assurdo… ti stesse riconoscendo il ruolo che ti spetta.

Seduta al tuo banco, con il telefono fra le mani e lo sguardo che passa rapido da uno scandalo all’altro su Blabber, hai la netta sensazione di avere in mano la mappa del potere.

Quando Emily entra, ti limiti ad alzare lo sguardo, impercettibilmente. La vedi parlare con Harper… quella sua camminata da “mi mimetizzo così nessuno mi nota davvero” e poi quel mezzo sorriso maldestro mentre dice qualcosa ti fanno sorridere… Povero agnellino! Emily ride. E stranamente… la cosa non ti infastidisce. Anzi. Le osservi con distacco, come se sapessi che nulla di quello che accade lì possa davvero toccarti.

Il filo bianco, sottilissimo, che vedi partire dal tuo polso e arrivare fino al collo di Harper, teso ma non oppressivo, ti strappa un sorrisetto. Non lo vede. Non lo sente. Ma c’è. E ti dà potere.

Quando lo sguardo di Harper incrocia il tuo per un solo istante, vedi quella scintilla di sfida nei suoi occhi. Il suo sorrisetto è furbo, quasi provocatorio.

Tu glielo rendi con una calma assoluta, come se le dicessi sì, gioca pure… ma le regole le faccio io.

Poi la prof Dupont entra in aula, con il solito passo deciso e quel modo rigido che la contraddistingue. Le chiacchiere si spengono immediatamente. Gli studenti si affrettano ai loro posti. Anche tu ti sistemi, ancora col telefono tra le dita, ma con lo sguardo già rivolto al futuro.

@Voignar

Darius Whitesand

Sasha ti guarda in silenzio per un istante, il viso serio, immobile. Poi le sue labbra si piegano in una smorfia sottile, appena accennata, che potrebbe perfino essere un mezzo sorriso. Fa un piccolo sospiro, incrocia le braccia e ti risponde, voce calma:

«È ok, Darius… sul serio. Non mi aspettavo una frase così viscida da te, e sì… mi ha dato fastidio. Ma…» alza un sopracciglio «…apprezzo che tu sia venuto a scusarti. Davvero. Pochi qui dentro lo farebbero.»

Cammina verso l’ingresso dell’aula, e mentre passi con lei oltre la soglia, aggiunge:

«Rimani il solito Darius, ok? Non cercare di fare il figo… e non fare lo $tronzo. Lascia quello ad altri.»

Stai per andarsi a sedere quando incroci lo sguardo di Mei-Lin.

Ti fissa dalla prima fila, occhi gelidi, mascella serrata. Uno sguardo tagliente, che ti trapassa come una lama. Non dice nulla, non serve. Poi si volta con un colpo secco e si siede composta, tirandosi indietro i capelli in un gesto quasi da sfida.

Off game

Ps. Giusto per correttezza di cronaca.. Harper é una lei 🤣🤣

@SNESferatu

Ana Rivero

Max resta in silenzio per un attimo, lo sguardo ora puntato su Darius mentre cammina fianco a fianco con Sasha. Li osserva scambiarsi qualche parola, poi ridacchiare. Sbuffa piano, quasi per scacciare i pensieri. Alla fine fa spallucce e ti dice: «A me sembra il solito Darius, sinceramente… prima l’ho anche sentito parlare delle sue solite robe coi dadi, con Ben. Tipo giochi di ruolo, tirate di carisma… le sue solite cose.»

Si gira a guardarti mentre camminate verso l’aula. Esita un secondo, poi chiede a bassa voce: «Sei sicura di aver visto bene ieri? Cioè… davvero era lui? Perché… non so, non sembra affatto che abbia preso una botta, anzi. Sta bene. Pure troppo bene.»

Si ferma appena davanti alla porta dell’aula, il tono si fa un po’ più deciso:

«Comunque sì… forse hai ragione. Forse è meglio se gli parli da sola. Magari più tardi, quando siamo ancora a scuola, tipo in mensa. C’è sempre un sacco di gente. E io… io vi tengo d’occhio da lontano. Se succede qualcosa, intervengo subito, promesso.»

Detto questo, ti accenna un mezzo sorriso di complicità ed insieme entrate in aula, vedendo arrivare la professoressa di francese.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Alice ti guarda mentre rallenti il passo e resti lì, accanto alla porta dell’aula, con quel sorriso stirato che le racconta molto più di quanto tu stia dicendo a parole. Il suo volto si fa serio, ma non freddo… al contrario, c’è una dolcezza preoccupata nei suoi occhi mentre si ferma e si gira verso di te.

«Orion… ma cosa te ne frega di quello che pensa Jeremy? Davvero. E di quelli che gli vanno dietro? Ma chi sono, alla fine?»

Fa una piccola smorfia, le labbra accennano un sorriso, anche se le parole che arrivano dopo sono più calde che divertite.

«Tu sei importante per chi ti vuole bene. Per me. Per Juno. Per Diana. Per… un sacco di persone che magari non te lo dicono tutti i giorni, ma lo pensano. Noi sappiamo chi sei. E non sei solo, ok?»

Fa una pausa, ti guarda dritto, senza giudicare. Solo con quella sua sincerità disarmante. «Lo so che quando ti arrabbi poi vuoi risolvere tutto con la vendetta, ma non serve. Non devi dimostrare niente a nessuno. Davvero.»

Si limita a sfiorarti il braccio, un tocco lieve, quasi timido. La osservi un attimo. L’ingenuità di Alice, la sua completa incapacità di comprendere e capire i giochi di potere e la loro importanza ti lascia sempre spiazzato.

Poi riprende a camminare verso l’ingresso.

«Dai, entriamo prima che arrivi la prof…»

Giusto in tempo: la professoressa di francese compare all’angolo del corridoio. Alice si siede al suo posto senza aggiungere altro, ma prima di voltarsi ti lancia un’ultima occhiata fugace. È solo un attimo, ma ti arriva chiarissimo: lei non ti sta lasciando indietro.

PER TUTTI TRANNE CHE NATHAN

Quando la professoressa Dupont entra in aula, cala immediatamente un silenzio quasi innaturale. Anche chi fino a un secondo prima stava sussurrando o giocherellando con il telefono si blocca di colpo.

È come sempre impeccabile: un tailleur grigio perla dal taglio elegante, una camicetta avorio e un paio di scarpe sobrie ma perfettamente lucidate. I capelli biondi non sembrano mai conoscere la minima disobbedienza. Il suo profumo è delicato e costoso, la sua postura rigida come la sua reputazione. L'accento francese, appena percettibile, rende le sue frasi più taglienti, come se ogni parola fosse affilata su una lama di precisione.

Vi osserva per bene, notando due banchi vuoti. Sfoglia rapidamente l’elenco degli studenti e si ferma a metà, aggrottando appena le sopracciglia.

«Bene. Noah è assente e risulta giustificato. Ma... Nathan Clark era presente alla prima ora. Qualcuno sa dove si trovi ora?» chiede, lo sguardo che scivola da uno studente all'altro, appuntito come una lama nascosta dietro l’educazione.

Una pausa. Durante la quale vi rendete effettivamente conto che Nathan non é ancora arrivato in aula.

«Vi ricordo che il ritardo non è tollerato in questa classe, se non ottimamente giustificato. Chiaro?»

Alcuni annuiscono in fretta, altri fissano la cattedra, qualcuno lancia occhiate furtive ai compagni.

Poi, come se nulla fosse, la professoressa si gira verso la lavagna e comincia la lezione.

«Oggi parleremo del discours indirect au passé. È fondamentale capire come trasformare correttamente una frase diretta in una riportata nel contesto del passato. Quindi... prendete il vostro libro a pagina 142.»

E così, la voce della professoressa Dupont, chiara e precisa, inizia a riempire l’aula e la occuperà per una lunga noiosa ora.

@Voignar

Darius Whitesand

Mentre la voce della professoressa Dupont si muove tra esempi, regole e rimproveri, tu sei lì a fissare il libro aperto, ma senza davvero leggerne una parola. Le frasi ti scivolano addosso, troppo monotone per restare aggrappate alla tua attenzione, troppo lontane da ciò che ti brucia dentro.

Poi, un pizzicore. Alla base del collo, improvviso. Fastidioso, insistente. Ti gratti, quasi distrattamente, ma la sensazione non se ne va. Anzi, peggiora. Si fa più calda, più viva. È come se qualcosa si stesse muovendo sotto pelle, o... dentro.

E senza sapere perché, senza pensarci davvero, ti giri di colpo verso la finestra.

E lo vedi. Laggiù, al limite del bosco, una figura alta, scheletrica, immobile tra gli alberi. Il mantello nero ondeggia leggermente come se respirasse da solo. Dove dovrebbe esserci un volto c’è un teschio di cervo, le corna spezzate che puntano al cielo come monito.

È lui. È quella cosa. Quella che ti ha quasi ucciso ieri, al cerchio di pietre.

E ora ti sta guardando. O almeno, lo senti così. Perché anche se siete lontani almeno cento metri, quando quel braccio sottile si alza e ti punta, non hai dubbi: si sta rivolgendo a te.

Il pizzicore diventa bruciore, come se quel simbolo sulla tua pelle stesse reagendo a qualcosa. Pulsante, vivo, come se avesse una volontà propria. E poi, nella tua mente, una voce. Grave. Antica.

"Portami lei. Portami colei che arde dentro. L’Alba la desidera."

È come se un urlo si schiantasse contro le pareti del tuo cranio. Ti pieghi leggermente in avanti, chiudi gli occhi per un secondo mentre il dolore ti attraversa la testa come una lama.

E poi… silenzio. Riapri gli occhi. La figura non c’è più.

Ti volti, ancora con il fiato spezzato, e lo sguardo ti cade su Scarlett. È lì, il viso rilassato, come se nulla fosse. Ma tu lo sai. Non sai come, non sai perché.

Ma era di lei che la voce nella tua testa stava parlando.

comment_1923776

Orion Kykero

Alice è...Alice. In un altro momento la sua innocenza sarebbe stata dolce, ma in questo momento è solo irritante e infantile. Non capisce nulla, come al solito. Fosse per lei sarebbe lo zimbello della scuola e non se ne accorgerebbe nemmeno. Anzi, se ne accorgerebbe troppo tardi. Alice non ha la più pallida idea di quanto sia fortunata ad avere me che le guardo le spalle.

Cerco di forzare un sorriso quando mi guarda. Non mi viene particolarmente bene.

All' inizio della lezione mi rendo effettivamente conto che Nathan non c'è. Strano però, va bene che francese è noioso, ma neanche Nathan è così stupido da fare arrabbiare la DuPont. Almeno non dovrebbe esserlo. Ultimamente si comporta in modo troppo bizzarro per esserne sicuro.

A meno che questa stranezza non si inserisca nel pattern del suo strano comportamento di questi giorni...

La curiosità mi divora dall' interno, così come quella vocina che mi dice che questa potrebbe essere finalmente l' occasione di aggiustare le cose. Proteggere Alice e mostrare a tutta la scuola che ho il controllo anche di una testa calda come Nathan. Chiedo alla prof di andare in bagno in un momento di ripetizione e mi muovo velocemente fuori dall' aula, muovendomi a passo sostenuto. Non ho molto tempo, la DuPont non ha particolarmente pazienza con chi bighellona nei corridoi.

Sono metodico nella mia ricerca, la mia rabbia verso la situazione in cui mi trovo trasformata in fredda determinazione. Prima faccio il percorso a ritroso, verso la nostra classe, per vedere se si è attardato lì. Poi nei bagni, e infine, se neanche quello ha successo, in rapido sguardo nel cortile.

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Scarlett Bloomblight

È fott***mente meraviglioso sentirsi così; mentre controllo Blabber lo sguardo mi cade più volte sui fili al mio polso, come un riflesso incondizionato.

Quando Emily parlando con Harper non le calcolo nemmeno, non mi serve in questo momento; sarà Emily a venire da me. Provaci pure, stolta... Rispondo al sorriso di Harper con uno molto simile, solo con qualche accenno di malvagità.

Quando la professoressa Dupont entra in aula metto via il telefono e mi preparo a seguire la lezione in tutta tranquillità, concentrata sulle parole della professoressa. Nathan avrà scelto di saltare l'ora? Oppure era troppo spaventato per uscire da quello sgabuzzino? Poco importa, entro fine giornata andrà tutto come previsto.

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Darius

Prima della lezione

Tiro un palese sospiro di sollievo, sia reale che “inventato”; diciamo tre quarti reale e solo un pochino “inventato”, tanto per far sorridere Sasha

Grazie Sasha, davvero… non so che razza di cosa mi sia uscita, mamma mia…

Provo a continuare la conversazione, portandola magari verso qualche aneddoto militare che ho letto di recente, tanto per assicurarmi di trovare un argomento di conversazione interessante

durante la lezione, dire che non presto attenzione è poco, diciamo che faccio il minimo necessario per evitare che la professoressa mi riprenda

La mia testa vola a Mei-Lin, a qualche modo per ricomporre la figuraccia con lei; per fortuna almeno ho risolto con Sasha, e sono abbastanza sicuro che, con sufficienti scuse sincere, potrei ottenere il suo perdono

Anche per rilassare l’ambiente tra di noi, potrei farlo in qualche modo scherzoso, magari non la prima volta, ma forse una seconda più rilassata

Poi, mentre cerco di afferrare la maledettissima zanzara, o qualsiasi altra cosa mi stia infastidendo, mi giro e lo vedo. Mi paralizzo, scordandomi come respirare mentre il mio intero corpo pare prendere fuoco

Mi volto verso Scarlet, d’istinto, e realizzo che è di lei che sta parlando; provo a tornare a concentrarmi sulla professoressa, lanciando qualche veloce sguardo fuori dalla finestra per vedere se il mostro è ancora lì o meno

Di sicuro non andrò a consegnare qualcuno a uno spirito a caso, ma questo non mi impedisce di tremare come una foglia al pensiero di cosa mi succederà

Modificato da Voignar

comment_1923790

Nathan Clark

Ars Amandi 2.0 (ovvero: "Spostati, Ovidio!")

'Questa cosa... non esiste. E tu... rompib@ll€ nella mia testa, te ne vuoi stare zitto?', penso a fatica, cercando di recuperare il controllo, ma sentendo delle maree infrangersi come schiuma vaporosa fuori e dentro il mio corpo.

È... un po' tanto. Davvero un po' tanto: la Lane, la Morris, Alice, la Lane di nuovo (e inaspettatamente, per quanto innocente). E ora... questo. Questa... situazione.

Mi sento incendiare da una vampa, proprio come un'ora fa.

Ieri era stato tutto più semplice, almeno sotto questo... profilo. La Lane se ne stava lontana, la mia solita crush impossibile. La Morris... è stato solo un attimo, in un momento comunque incasinato. E Alice è stata Alice: avrebbe potuto tentare qualcosa, ma immagino non sia capace, e quindi ne sono uscito tranquillo.

Ma oggi... Oggi, c@$$o! Che succede? Prima mi scappa una visibile eccitazione con la prof, e ora questo. Questo! Questo! ("Questo" è la parola magica del martedì.) Ed è un gran casino! La DuPont mi ammazzerà, che ormai è pure già troppo tardi.

E io... sono bloccato qui, non ho idea di come uscire, e mi sto, beh, eccitando di nuovo. Inutile girarci attorno. Ecco.

Da un certo punto di vista, però, spero davvero - ancora - che sia tutto uno stupido scherzo per mettermi in ridicolo.

In ogni caso, dobbiamo trovarla, una via di uscita. Sempre che io lo voglia per davvero...

Il fatto è che con Alice è stato facile, perché, in fondo, mi muovevo sui vetri, a piedi nudi: lei è del tutto innocente e io non volevo farle male, non volevo illuderla o portarla a pensare chissà cosa. Ieri, però.

Ora, invece...

È così maledettamente caldo, qui dentro. E penso che saranno almeno cinque minuti che sento una goccia di sudore pronta a scivolarmi lungo la schiena. Poi, i miei occhi si muovono, incrociando quelli di Kathlyn, e capisco.

Non cinque minuti: cinque secondi. Di nuovo, il tempo si è fermato.

Giusto il tempo per le mie mille s&gh& mentali. E per prendere una decisione (che non ha alcun senso, a dire il vero, ma tant'è...).

Mi avvicino ancora di più al corpo ('maledettamente morbido! Ma non dovrebbe essere tutta muscoli?') di Kathlyn e le passo un braccio dietro la schiena, avvinghiandola all'improvviso ('ma da quand'è che riesco a muovermi così? Sono davvero io?').

L'altra mano, quella libera, le scivola lungo il sedere ('ľha voluto lei, ľha voluto lei, ľha voluto lei, lo giuro, vostro onore!!!') e le sfila dalla tasca, rapidissima ('di nuovo?!?'), il telefono.

Poi, mentre continuo a premerla - con una strana, discreta dolcezza - contro i pieni solidi di questo chiaroscuro vuoto in cui ci troviamo, le faccio scivolare il cellulare nel palmo e le sussurro all'orecchio una frase che avrebbe fatto strozzare sul posto il vecchio Nathan: "Guarda che forse serve più a te, adesso: sbloccalo e segnati il mio numero".

E ora sì, che mi aspetto la fine del (mio) mondo! Tanto, una figuraccia in più su Blabber me la sono conquistata a dovere.

Modificato da Ghal Maraz
Migliorata la forma. Il contenuto fa schifo uguale, povero Nathan!

comment_1923804

Ana Rivero

Prima della lezione

Annuisco lentamente, guardando Max. Lo capisco. E so che ha ragione. Ma stavolta tocca a me. Posso dire che palle? Che palle. Non ho contatti con Darius, non so cosa possa pensare di me. Sempre se è Darius.

"Tranquillo, Max. Ci penso io. Meglio se ti tieni in zona ma resti fuori. Se è davvero lui… non mi fido. Voglio solo togliermi il dubbio. Così poi, a mensa, posso concentrarmi su-" Mi blocco all'improvviso e lascio perdere.

Lo dico cercando di sembrare più tranquilla di quanto mi senta davvero. Faccio un mezzo sorriso, o almeno provo, e poi entro in aula, lasciando Max appeso.

La professoressa Dupont sembra congelare l’aria non appena mette piede nella stanza. Nessuno osa parlare. Non mi interessa abbastanza. Mi lascio cadere sulla sedia, lo zaino ancora mezza aperto, il libro lanciato sul banco più per abitudine che per volontà.

Quando nomina Nathan, alzo appena lo sguardo. Nathan… dov’era finito? Era con noi alla prima ora. Non so inquadrare quel ragazzo, specie dopo ieri. E di base non rientra nel mio radar. Sì, non che io sia la regina della stabilità, ma vabbè. Almeno è uno stupido innocente che non farebbe male a una mosca. Ieri stava per esplodere da solo.

Sfoglio il libro fino alla pagina giusta, anche se so già che non leggerò una riga. Non mi entra niente in testa, ma il francese non è importante. So già più lingue di un americano medio. Due. In questo momento, riesco solo a pensare a Darius in corridoio. E a quanto sembri... sbagliato. Ma non come me. Cioè, Max non sarà una persona super percettiva, ma per lui Darius è completamente normale. E, in effetti, fisicamente lo è. Però non so.

Faccio girare la penna tra le dita. Cerco di concentrarmi. Devo solo arrivare a mensa. Devo solo arrivare a mensa. Parlare con lui. Chiarire sta cosa una volta per tutte. E poi, finalmente, potermi dedicare a Eliza.

  • Autore
comment_1923881

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Kathlyn resta immobile per un istante, il respiro incastrato da qualche parte tra le labbra e lo stomaco. Quando la tua mano scivola decisa sulla curva del suo fianco per recuperare il cellulare, non dice nulla. Ma la senti: un piccolo sussulto, come una corrente elettrica appena sotto la pelle. Ti guarda come se non sapesse più in quale film è finita, ma non si scansa, non ti ferma. Anzi.

Nel momento esatto in cui le lasci il telefono nel palmo e le sussurri quella frase — mezza provocazione, mezza invito — qualcosa in lei si scioglie. Le pupille si dilatano. E poi… succede.

Ti butta le braccia al collo senza pensarci. Non ti dà il tempo di dire altro, non ti dà scampo. Le sue labbra si chiudono sulle tue con una fame improvvisa, urgente, che sa di sorpresa e di conferma. Il bacio è profondo, pieno, bagnato di quel tipo di desiderio che non fa domande. Le sue mani ti stringono la nuca, le dita affondano tra i capelli, e il corpo — morbido, ma solido nei punti giusti — si appoggia contro il tuo, come se cercasse un equilibrio che non può trovare da sola.

E per un attimo, lo sgabuzzino sparisce. Le pareti scompaiono. Conta solo il calore, la pressione, il ritmo che i vostri corpi trovano anche nel poco spazio.

Poi si stacca appena, il respiro corto, le labbra arrossate. Ti guarda con un mezzo sorriso che sembra più incredulo che malizioso. Ride… una risata bella, intrigante.

«Wow… Non pensavo fossi così diretto. Di solito sei uno di quelli che pensano troppo, no?»

Ti guarda ancora per un secondo, gli occhi lucidi di una nuova curiosità. Poi abbassa lo sguardo sul telefono e lo solleva di nuovo verso di te.

«Quindi... cosa vogliamo fare adesso? Chiamare qualcuno e uscire di qui, o restare ancora un po’? Tanto… se vuoi, posso dire che ti ci ho portato io qui dentro. Così nessuno ti rompe più le scatole.»

Sorride di nuovo e, dal suo sguardo malizioso, capisci che sarebbe pronta a concedersi molto di in che un semplice bacio.

Off game

Eccitare qualcuno: 8+1=9 successo parziale. Decide di concedersi a te.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

La professoressa DuPont ti squadra da sopra gli occhiali, lo sguardo appuntito come una lama ben affilata. Per un attimo il silenzio in aula si fa denso, teso.

«Non poteva andarci prima, durante il cambio d’ora, monsieur Kykero?» chiede con tono secco, scandendo ogni sillaba del francese con l’efficacia di una minaccia mascherata da buona educazione.

Poi sospira, forse più per esasperazione che per reale concessione. Fa un cenno secco con la testa, come se ti stesse facendo un favore che non meriti. «Va bene. Ma non ci metta troppo.»

Appena fuori dalla porta, la tensione ti scivola addosso. I corridoi sono deserti, e tu ti muovi a passo deciso, gli occhi che scrutano ogni dettaglio con freddezza chirurgica.

Ripercorri mentalmente il percorso di prima: aula di matematica, niente. Nessuna traccia. Poi il bagno, ma anche lì solo odore di sapone troppo forte e qualche porta chiusa. Nessuna voce, nessuna ombra.

Il cortile? Il solito silenzio sonnolento, punteggiato dai rumori lontani di una palla da basket che rimbalza in direzione della palestra.

Quando ormai stai tornando sui tuoi passi, pronto a dichiarare fallita questa piccola missione personale, la tua attenzione viene catturata da qualcosa di più sottile: un suono ovattato, quasi impercettibile. Una risata. Femminile. Breve. Inaspettata.

Ti fermi. Sei vicino alla porta chiusa di uno degli sgabuzzino, uno di quei locali tecnici che nessuno considera mai davvero. Ti avvicini. Qualcosa ti punge dentro: un istinto, un’intuizione, forse solo il solito tarlo che ti morde quando le cose non quadrano.

Ti accosti. Trattieni il fiato. E poi lo senti chiaramente: la voce di Nathan, smorzata dalla porta spessa, distorta ma inconfondibile. Non riesci a distinguere le parole.

Bingo! Lo hai trovato! Nathan. E in compagnia di una ragazza. Appartati dentro uno sgabuzzino.

Forse la fortuna é tornata dalla tua parte questa volta!

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Nathan Clark

First reaction: shock

Realizzo, mentre il mio cervello rischia di implodere, che Kathlyn non mi stava prendendo in giro, tutto questo tempo. E che, però, ecco, a sua volta... mi sa tanto si aspettasse una reazione diversa, da parte mia. Non so bene quale: forse che io scappassi a gambe levate, andando a sbattere forte contro la porta chiusa!

Certo, sarebbe stato epico, e sarei riuscito a ridicolizzarmi anche più di ieri, se qualcuno fosse stato lì appostato con un telefonino a riprenderci per davvero.

Cioè, certo... il comportamento di Kathlyn non elimina completamente la possibilità che io stia venendo filmato, ma mi sembra meno... plausibile.

Solo che... neanch'io mi aspettavo la sua, di reazione.

Non è il mio primo bacio in assoluto, eh! Ma è il mio primo bacio di questo... tipo. La lingua mi si scioglie in bocca, mentre assaporo la dolcezza e la morbidezza e il profumo e la pienezza delle sue labbra. Il mio corpo reagisce ancora e accolgo la sua stretta, ricambiandola con una forza sicura che non sapevo di avere.

È... bello. Inaspettato, ma bello.

Quando si allontana da me, per un istante vorrei solo ricondurla verso il mio volto, imprigionare le sue labbra color ciliegia tra le mie e spingerla contro il muro. Poi riprendo coscienza, come se mi stessi risvegliando da un sonno di dodici ore.

Le sue prime parole quasi mi rimbalzano addosso, il loro significato che acquisisce senso solo incastrandosi con le altre che seguono. Credo di avere la febbre. E la voce nella mia testa - l'altra voce - si è zittita.

Il mio cervello sembra fare degli strani "pop": il suono delle mie sinapsi che si riavviano, credo.

Alle sue domande, il mio primo pensiero è 'davvero mi hai baciato, dopo quella $tronz@t@ assurda che ho detto sul telefono? Com'è possibile che tu non abbia preso me - ME! - a calci nel sedere?'.

Vorrei anche risponderle che, a essere sincero, penso troppo perché mi faccio paura da solo, ma le mie parole vanno in una direzione diversa. Forse adatta esattamente a uno che pensa troppo, ma...

"Non... credo che sia il posto migliore dove rimanere ancora. E non credo nemmeno che i tuoi superpoteri possano funzionare sulla DuPont... a meno che tu non sappia davvero sorprendermi! Ma temo che dovremo... rimandare... e che dovrò invece inventarmi una qualche scusa leggendaria", sento me stesso dire.

La mia voce parla così, eppure il mio corpo sta ancora dialogando col suo in tutt'altri modi... e mi trovo, mio malgrado, a costringermi ad allontanarmi, centimetro dopo centimetro.

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Orion Kykero

Surprise!

Guardo il cellulare e vedo l' orario. E' tardi, quasi troppo tardi. La mia ricerca è andata a vuoto e attendere di più potrebbe fare arrabbiare la DuPont. Ma è proprio quando sto per tornare in aula che la sento. La voce di Nathan, inconfondibile nonostante sia ovattata dalla porta. E poi un' altra voce, più acuta, più sottile. Una voce femminile.

Ecco perché quell' infame ha rifiutato Alice! Aveva già qualcuno. Neanche la decenza di dirlo a chi in teoria sarebbe comunque sua amica...si, Nathan si merita tutto quello che gli succederà dopo.

Un sorriso a 32 denti mi si dipinge sulla faccia. Questo è meglio di quanto mi sarei mai aspettato. Ho fatto jackpot. Tiro fuori il cellulare dalla tasca, silenziosamente. Metto la telecamera, pronta a fare le foto che verranno istantaneamente mandate sul cloud. Giusto per assicurarmi che, anche se riuscisse a prendermi il cellulare, non potrebbe comunque fare niente per cancellarle. Metto la mano sulla maniglia, elettrizzato. Forse questa giornata potrebbe finalmente prendere la piega giusta. E poi abbasso e tiro di colpo, l' altra mano che già preme per la foto, pronto a immortalare qualunque cosa stia succedendo là dentro.

Modificato da Theraimbownerd

  • Autore
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@Ghal Maraz

Nathan Clark

La tua risposta lascia un retrogusto amaro sulle labbra di Kathlyn. Non lo mostra subito, ma lo cogli — quel minuscolo fremito sul suo viso, il lieve abbassarsi dello sguardo, come se qualcosa dentro di lei avesse vacillato per un attimo. Poi però rinasce il sorriso: non quello dolce di prima, ma uno diverso. Più affilato, quasi da sfida. Un sorriso che ti schiaffeggia il cuore e ti fa desiderare, per un secondo, di non aver detto niente. Di tornare indietro. Di baciarla ancora, e basta.

“Scrivo a una mia amica.” ti dice, sollevando il telefono e accennando una smorfia da complice. “Non che io abbia tutta ‘sta voglia di essere trovata subito, ma... diciamo che preferisco scegliere chi mi trova.”

La vedi muoversi rapida sulla tastiera, i pollici che scorrono con sicurezza. Poi ti lancia uno sguardo rapido da sotto le ciglia, mentre ancora digita.

“Comunque,” aggiunge, con tono fintamente offeso, “il tuo numero lo voglio. E se non me lo lasci, non esco da qui. Giuro. Bloccherò la porta e ti toccherà sopportarmi ancora, tipo... ore.” Ride, ma c’è qualcosa di vero in quella risata. Un filo di tensione che sa di gioco — e di desiderio.

Stai per risponderle, forse per cedere, forse per rilanciare, ma non ne hai il tempo.

CLICK.

Un rumore secco spezza l’attimo. La serratura della porta scatta con un suono metallico e netto, poi la luce esplode nella penombra dello sgabuzzino mentre la porta scorrevole si apre improvvisamente.

La prima luce — quella fredda del neon del corridoio — vi colpisce agli occhi, accecante. La seconda — un lampo improvviso, breve ma intenso — vi trafigge da un’angolazione più bassa, troppo rapida per essere evitata.

Un flash.
Non vedi subito chi c'è, ma il brivido che ti corre sulla schiena non ha bisogno di spiegazioni.
Kathlyn sbatte le palpebre e tu, ancora vicinissimo a lei, sei perfettamente consapevole della scena che chiunque, là fuori, potrebbe aver appena immortalato.

Quando finalmente metti a fuoco vedi Orion col telefono puntato verso di voi.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Il cuore ti sobbalza nel petto, e non solo per l’adrenalina: hai trovato Nathan. O meglio, l’hai beccato. Il tuo dito scivola sul display del telefono, già pronto: la fotocamera è attiva, l’upload automatico al cloud impostato. Nessun margine di errore.

Afferri con sicurezza la levetta della maniglia a incasso, sentendo il metallo freddo sotto le dita. La ruoti lentamente, fino a sentire lo scatto secco che libera il meccanismo. Poi, con un movimento fluido e deciso, tiri la porta scorrevole, spalancandola in un lampo.

Non ti prendi nemmeno il tempo di processare la scena. La fotocamera cattura l’istante, più d’uno: click, click, click. Non serve nemmeno inquadrare con attenzione: quel che conta è il contenuto. E quel contenuto c’è. Eccome se c’è.

Un ghigno ti si stampa in faccia quando finalmente i tuoi occhi mettono a fuoco: Nathan, chiuso in uno sgabuzzino, e non da solo. Con lui, praticamente incollata, c’è Kathlyn Rodriguez. Proprio lei — la Rodriguez del secondo anno, libero della squadra di pallavolo, quella che, gira voce, sia una abbastanza facile.

I due sono troppo vicini. Non serve essere geni per capire che stavano facendo qualcosa di più di una chiacchierata amichevole. I volti sono ancora caldi, rossi. Il respiro di entrambi — lo percepisci — è corto.

L’atmosfera sa di intimità. Di qualcosa appena successo. O appena interrotto.

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Nathan Clark

Uno sgabuzzino troppo affollato, parrebbe

All'incirca due minuti senza sfigh€. Mi pareva fosse durato troppo, in effetti.

Orion. Che ci fotografa. Come se la mia vita non fosse già abbastanza andata a rotoli, nelle ultime ore.

"Orion", dico, e la mia voce nasconde un fremito di fastidio, curiosità, rabbia e incomprensione. Perché quelle foto?

Cerco lo sguardo di Kathlyn, prima di mettermi, istintivamente, di fronte a lei, per nasconderla alla vista - e al telefono - di Orion.

"Grazie", aggiungo, ma sento le unghie della mia mano sinistra che scavano il palmo: "Eravamo bloccati dentro".

'E bla bla bla, sì, eccetera'.

"Che combinazione che tu sia passato e ci abbia trovati. Kathlyn stava proprio provando a contattare una sua amica", spiego, in maniera sintetica. C'è persino una sincera verità, in mezzo a queste mie parole.

Non aggiungo altro e non cerco, soprattutto, delle patetiche scuse.

Modificato da Ghal Maraz

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Orion Kykero

Orion fa slut shaming

La Dea mi sorride oggi. Nonostante tutto. Un ghigno si allarga sul mio volto mentre guardo Nathan e Kaithlyn.

Oh, ma figurati Nathan dico con una voce trasudante sarcasmo. Sono certo che ti sia dispiaciuto essere "bloccato" con Kaithlyn mentre il resto di noi è bloccato con la DuPont. Ma sempre di lezione di lingua si tratta no?

Sai, mi stavo chiedendo oggi insieme ad Alice perché non te la fossi filata di striscio ieri. A quanto pare è solo che preferisci le strade più trafficate. Per curiosità, è l' esperienza che ti attira o sei semplicemente troppo insicuro per chiunque non sia the lowest hanging fruit?

Il dialogo è con Nathan, ma guardo Kaithlyn con l'ultima frase. Finalmente tutto il nervosismo di oggi ha qualcuno di cui scaricarsi e le parole mi escono dalla bocca come un fiume in piena.

Modificato da Theraimbownerd

comment_1924039

Nathan Clark

Chi? Io?

Ok, questa proprio non me l'aspettavo. Potrei capire prendere le parti di Alice, ma questa è semplice cattiveria gratuita...

"Non credo che siano affari tuoi, Orion. E, in ogni caso, non c'è bisogno di essere tanto $tronzi. Ma come c@zzo ti permetti?

Hai qualcosa di dirmi? Te la prendi con me, non c'è problema.

Ma lei la lasci fuori dalla tua merd@".

Sento di nuovo quel fastidio dietro la fronte, ma cerco di restare calmo. Non è facile, però, e Orion è molto più bravo di me, in questi giochi. Lo so bene.

Faccio un respiro.

"E se ti sposti, forse possiamo uscire da qui".

Kathlyn è ancora dietro di me; mi volto di nuovo, per guardarla. Fossi in lei, vorrei cavare gli occhi a Orion.

Ma io sono il nuovo folle della scuola, ormai è ufficiale, in fondo.

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Orion Kykero

Si, Orion è str@nzo, assodato

Faccio un passo indietro con un sorriso beffardo, lasciando ai due lo spazio per uscire dallo sgabuzzino.

Ma guardati, due secondi insieme nello sgabuzzino e già fai il simp. Ma è vero amore allora. Oppure sei così zerbino con qualsiasi ragazza che prova a dartela? A patto che tu te ne accorga, chiaramente.

Scrollo le spalle Suppongo sarà un bell'argomento di discussione per i nostri compagni. Magari smetteranno di parlare di te che sbrocchi in mensa. Progress.

Modificato da Theraimbownerd

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Nathan Clark

Psycho evolution

Uff, mi sento di nuovo gli occhi bruciare...

'Fai un respiro, Nathan. È più bravo di te. Vattene'.

"Non ho bisogno di scusarmi perché mi comporto da essere umano, Orion", dico, cercando la mano di Kathlyn per condurla fuori dal ripostiglio. Non un gesto di affetto, ma un gesto di protezione.

Certo, sono condizionato da quanto è appena successo, ma a guidarmi è soprattutto il ricordo di come sono stato trattato, mille volte, da gente come Cory. Voglio solo allontanare Kathlyn da questa situazione, di cui mi sento, in qualche modo, responsabile.

Gli occhi mi bruciano da matti.

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