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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

Risposte in primo piano

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Nathan Clark

La Selva Oscura

'Non è giornata, Alice, mi spiace. E io non leggo nelle menti, d'altronde'.

Questo non è forse il pensiero più dolce del mondo, ma... è stata lei, lei mi ha invitato. Per cosa, però? Perché si aspettava qualcosa da me? È vero che vive in un mondo e in un modo tutti suoi, però, insomma... prima di stamattina, cosa eravamo? Diamine... cosa siamo in questo stesso momento?

Io forse non sono pronto, in special modo oggi, ma dubito anche che lo sia lei.

Non è che mi dispiaccia o che io abbia qualche particolare riserva, tuttavia... Alice è così incomprensibile e io sono un disastro ambulante, soprattutto in questo lunedì allucinante. Non ho chiavi di lettura e non ho... fretta? Urgenza? Se almeno fosse stata un minimo chiara, al di là dei suoi sogni assurdi.

A essere del tutto onesti, questa storia del bosco mi sta consumando e... boh. Vorrei solo tornare indietro.

Guardo per un attimo il cielo che si scurisce, come se potessi già vedere le stelle: chissà che suono potrebbero fare, se il silenzio dello spazio non uccidesse ogni rumore?

"Certo, ci vediamo domani"... 'Se qualche stron$o buzzurro ipertrofico non mi ammazza prima!'.

La lascio andare, osservandola con una certa curiosità, mentre ondeggio sui piedi.

Conto fino a 120, nelle convinzione di fermarmi così... e poi giro comunque i tacchi e torno verso il Verde.

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Scarlett Bloomblight

Da sola al tramonto

Fare gli scalini è facile, finché sono mossa dalla spinta con cui ho risposto a Zarneth, ma nel momento in cui chiudo la porta della mia camera tutto crolla: le mie gambe si bloccano e iniziano a tremare; sento la paura strisciare dalla punta delle dita lungo le braccia, poi il busto, fino ad attanagliarmi il cuore e la pancia.

La sensazione di quella presenza gigantesca, così grande da non farmi sentire degna di respirare, è impressa nel mio corpo; forse anche più in fondo. È come se la mia pancia avesse una sua volontà e stesse tremando a sua volta, terrorizzata da quella cosa. Le gambe cedono e crollo a terra, finendo lunga distesa sul pavimento.

Non sono nemmeno in grado di ripensare a quello che è appena successo, per cercare di capire che cosa diavolo sia successo. Una... una sigaretta. Seguendo il mio istinto mi trascino sul pavimento siccome le gambe non collaborano, fino allo zaino dove tengo il tabacco e alcune sigarette già rollate; ne metto una fra le labbra ma anche le mani mi tremano e fatico a far scattare la pietra focaia. Quando ci riesco e la sigaretta si accende faccio un tiro più lungo del normale, lasciando che la bocca e la gola si riempiano di fumo; riesco a sentire il calore e i nervi distendersi, la paura perdere presa su di me. "Ahhh..." Dopo alcuni secondi espiro, quando sono in grado di muovere le mani per togliermi la sigaretta dalla bocca. Non certa delle mie reali condizioni rimango a fumare stesa sul pavimento, guardando fuori dalla finestra la luce del sole farsi più tenue.

Niente meglio che un po' di nicotina... Penso ormai tranquilla, anche se in realtà il mio sguardo si sposta di nuovo verso lo zaino, dove avevo messo il resto dell'erba che mi ha dato Tanaka. Forse qualcosa di meglio c'è... Non sono certa al 100% di voler fumare un'altra canna, incolpo parzialmente l'erba per alcuni casini successi oggi, ma sento di averne bisogno. E se una sigaretta è bastata a tranquillizzarmi, magari questa può aiutarmi a tornare lucida. Continuo a riflettere mentre inizio a preparare la canna. Piuttosto... che ca**o è successo? Cioè, da quando Zarneth mi ha beccato sulla soglia delle scale. Prendo il posacenere e accendo la canna, tornando a guardare fuori dalla finestra mentre cerco di esaminare gli eventi per capirli meglio; faccio un tiro per assaporare l'erba. Sembrava... sembrava tipo quel drago, quello della pozza di fango a educazione fisica. Dopo aver formulato questa ipotesi guardo la canna che ho in mano, per poi fare un altro tiro. Zarneth un drago... neanche nelle fanfiction più schifose e peggio scritte. Semmai quella dovrebbe essere una strega, oppure una vampira. Inizio a ridere. Potrebbe essere l'erba, ma pensare a lei come una creatura inumana in qualche modo dà senso a tante cose, in primis a come possa aver portato papà al suicidio e trattare così sua figlia. Prole, ha detto così prima. Cosa sono, il cucciolo di un lupo? Impossibile, tratterebbe meglio un cucciolo di un lupo diversamente da come si comporta con me.

Continuo a fumare e a fantasticare sugli avvenimenti della giornata, arrivando alla conclusione, forse complice l'erba, che è stata tutta una serie di pessime coincidenze, tentato stupro compreso; mi tocco il labbro, ripensando a quel momento. Dovrei essere spaventata? Traumatizzata? Guardo il mozzicone della canna spento nel posacenere, poi il mio cellulare che poco fa ho appoggiato sul pavimento. Non ho tempo per queste cose, non posso permettermi di farmi fermare: questa è una guerra. Zarneth ha dieci fili? Allora io ne devo avere almeno cento in giro per la scuola; devo dimostrarle che ho più potere io sugli altri.

A proposito del cellulare controllo i messaggi, dando appuntamento al primo ragazzo fuori dal cancello prima delle lezioni, al secondo al primo cambio d'ora alle macchinette. Poi realizzo: Emily non ha risposto. Inizio a scrivere un messaggio per parlare dell'uscita di stasera, cancellando e riscrivendo il testo più volte, indecisa sul come porre la cosa senza che sembri un appuntamento o senza sembrare troppo pressante.

Alla fine mi arrendo: chiudo WhatsApp e la chiamo, iniziando a passeggiare per la mia camera in attesa che risponda.

@Loki86 offgame

Va bene, allora anche in prossime interazioni cercherò di metterci un po' di mio per farti capire come me la sono pensata.

Questo post è un po' un giga pippone, ma ho cercato di esplorare un po' le reazioni al "sovrannaturale" e il flusso di pensieri di Scarlett dopo una giornata così movimentata (che è un eufemismo direi 🤣). Se qualcosa non è chiaro dimmi pure.

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Ana Rivero

Nel Bosco finalmente

Niente è cambiato col mio urlo. È come se davvero in questa zona del bosco il tempo abbia smesso di scorrere. L'unica cosa che scorre è la fifa di Greg, la cui cotta per me è evidentemente più debole della paura. Lo capisco, ma so che non potrò fidarmi di lui in futuro. O forse è il più intelligente di noi tutti, perché io sono io, e Max e Sean in questo momento non potrebbero correre neanche se avessero tre neuroni funzionanti, che ora hanno in due e condivisi.

Prendo il telefono in mano per fare qualche foto, per avere qualche prova, ma mi fermo prima di scattare qualcosa. Una figura imponente, più di me, ci si erge davanti. La cugina di Greg aveva ragione la cugina di Greg aveva ragione la cugina di Greg aveva ragione penso, mentre butto a terra i due poveracci che hanno deciso di seguirmi. Unico pensiero intelligente della giornata. Ho sempre il cellulare in mano, ma non riesco a fare niente. Ho speso tutte le energie per salvare quei due.

Il mio cuore praticamente si ferma. E poi riprende all'impazzata. In attesa di capire se siamo stati scoperti.

Cosa che evidentemente, no, non è successa. Max e Sean scappano, e non faccio niente per fermarli. Neanche li chiamo. Non so se mi perdoneranno per questo. Non hanno neanche preso droghe abbastanza pesanti da convincerli che è stato tutto un bad trip. Dovrò capire in futuro le conseguenze anche di questa mia ultima cavolata.

Quindi non mi resta nient'altro da fare che continuare. Non credo di essere stata costruita con uno spirito di conservazione sufficiente. Sono venuta qui per avere prove, ma solo per farmi una compagnia? Ora devo avere prove. Ho sempre il cellulare in mano, e uso tutte le mie energie per mantenere il controllo e scattare una foto, almeno una.

Quindi, seguo la creatura. Non credo di essere importante abbastanza per lei, ma chi se ne frega, ormai ci sono dentro. Si va all in.

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Darius

Nel mutismo selettivo

Il fatto che io sia incapace di parlare come vorrei mi gela il sangue nelle vene, e per quanto ci provi e ci riprovi girando come posso intorno alle parole, non c'è verso di descrivere a zio Samuel cosa io abbia visto; scorro le foto sul telefono, ma anche quelle sono nulla più che immagini di normalissimi sassi

Questo mi preoccupa, perché mi impedisce di fare qualsiasi ricerca; credo che sia evidente che ci sia qualcosa che non va, e non mi resta che confidare che i miei parenti non diano di matto o si mettano in testa strane cose

Una volta a casa, giusto per essere sicuro che nulla funzioni, provo a scrivere, su un pezzo di carta, al computer, una descrizione della creatura; provo anche a disegnarla, ma ovviamente la matita e la penna non collaborano, e perfino i tasti del computer fanno confusione, al punto che mi trovo a leggere la descrizione di un simpatico coniglietto invece che del mostro che ho visto

Non ho molte alternative, quindi non mi resta altro da fare che mettermi alla ricerca di informazioni tra i libri; prendo tutti i tomi che possono servirmi e inizio a cercare traccia della creatura; ho la mezza idea di tentare un qualche rituale, ma, memore dell'occhiataccia che ho incontrato l'ultima volta preferisco tenermi questa strada per dopo

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Orion Kykero

Una casa poco sicura

Abbraccio le mie sorelle prima che si ritirino in camera. Non sono così affettuoso fisicamente normalmente, ma questa è stata una giornata particolare.

Grazie Gli dico Non so come farei senza di voi. La mia voce trasmette sincerità, non me le sto allisciando, quelle due ragazze sono davvero un supporto fondamentale per me.

Cammino lentamente verso la stanza di mamma, pensando a cosa dirle senza allarmarla troppo, quando la voce proveniente dalla stanza mi fa fermare. E' meglio non interrompere mamma durante le sue telefonate, questa è una lezione che ho imparato bene. Quando sento di cosa, o meglio di chi sta parlando però, mi si gela il sangue nelle vene

Ci sono poche persone più in alto di mia madre nel culto, e tutte quelle che ho conosciuto mi hanno sempre fatto venire i brividi. C'è qualcosa di strano in loro. Qualcosa di inquietante. E sentire mia madre parlare con una di loro di me, in quel modo mi fa accapponare la pelle.

Non sono uno stupido,so che mia madre non mi accetta, per quello che sono, non lo ha mai fatto. Eppure sentirla parlare di me al femminile, come se fossi solo una ragazzina confusa...fa male. Più di quanto vorrei ammettere Sento gli occhi pizzicare e una sensazione umida scivolare sulla mia guancia quando mia madre pronuncia la parola illusione.

Vorrei entrare, urlarle che non è un' illusione ma la mia verità, che non me ne faccio niente della sua finta accettazione, che vorrei che tornasse ad essere mia madre come quando ero bambino.

Ma mi trattengo. Non servirebbe a nulla, già lo so. Quindi rimango lì, tremante di rabbia e di vergogna, e ascolto. Ed è l' ultima frase a farmi davvero paura.

Non ho idea di cosa sia questa benedizione chiarificatrice. Non è un qualcosa che mia madre ha mai menzionato, né che abbia mai visto nei pesanti volumi che documentano la storia del culto. Ma l' idea che mia madre possa forzarmi a cambiare con la magia, che possa usare il potere della dea per farmi diventare quello che vuole lei....sento lo stomaco stringersi in una morsa, il Kykeon che all' improvviso cerca di tornare su, bruciandomi la gola.

Non so neanche se sia possibile. Non dovrebbe essere possibile. Le terapie di conversione non funzionano, non hanno mai funzionato.

Senza magia.

Mamma finisce di parlare e io mi asciugo le lacrime con la manica, provando a darmi un contegno, respirando a fondo. Calma. Respira. Si aspetta che le parli. Non farle sapere niente.

Mi ci vuole tutto il mio sangue freddo, ma busso delicatamente alla porta della stanza prima di entrare.

Ciao mamma. Ti volevo dire che il rituale ha avuto successo. Io, Diana e Juno abbiamo rimesso tutto a posto dopo e purificato la stanza. Sto per aggiungere quanto successo con l' altra entità, ma mi fermo all' improvviso, incerto. Dopo quanto ho ascoltato...voglio davvero che mia mamma abbia più informazioni? Più potere?

Modificato da Theraimbownerd

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comment_1921122

@Ghal Maraz

Nathan Clark

L’appuntamento con Alice si è appena concluso. Perché si… alla fine di quello si è trattato… un appuntamento. Non è stato un disastro dal tuo punto di vista, ma probabilmente neanche quello che lei si aspettava.
Ti chiedi se si sarebbe potuto concludere diversamente se questa giornata non fosse stata così assurda, così carica di eventi che ancora adesso ti scivolano addosso come pioggia che non riesci ad asciugare.

È stata lei a invitarti. Perché? Si aspettava qualcosa da te? Un gesto, una risposta, un segnale? Forse.
Ma oggi tu non eri pronto. E, a dirla tutta, nemmeno lei sembrava esserlo.

Le storie con Cory Edwards e con Tyler in mensa, poi, ti hanno proprio prosciugato. Con Ty sai che probabilmente riuscirai a chiarirti e scusarti… con Edwards invece come andrà a finire? Con un bel cazzotto in faccia? Il tuo naso rotto sotto il suo pugno? O non si accontenterà di così poco?
Hai detto la tua, hai lottato per ciò in cui credi. Hai fatto bene, vero?
Eppure c’è quella voce, in fondo alla tua testa, che si domanda se non ti sei esposto troppo, se non hai oltrepassato un confine che il vecchio te non era ancora pronto a varcare. 

È stata la Selva, a spingerti fin lì? Sei tu che hai parlato… o era lei a parlare al posto tuo?

E quella voce? Quella che ti é riecheggiata dentro quando hai perso il controllo… Era sempre la Selva?
Hai bisogno di risposte. Ed è per questo che ora ti ritrovi qui.
Senza nemmeno accorgertene, i tuoi passi ti hanno già portato oltre il limite del bosco. Dentro. Dentro la Selva.

L’aria di marzo è tagliente, odora di freddo e legno, di erba umida e foglie morte. La luce si spegne in fretta, come se il sole avesse già deciso di abbandonarti. I rami nudi scricchiolano al vento, i cespugli si muovono appena, e in mezzo a tutto questo c’è quel silenzio: vivo, attento, come se ti stesse ascoltando.

Senti una calma strana nel tuo petto… Come se, nonostante tutto, questo fosse il posto giusto per te. Però l’avverti ancora… un costante e spiacevole senso di inquietudine.

I tuoi piedi continuano a muoversi. Non sai se stai seguendo un sentiero, o se il bosco ti sta conducendo da qualche parte.

Dove stai andando, Nathan?
La domanda si fa largo dentro di te, sottile come una lama.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Il telefono di Emily squilla a vuoto più del previsto, tanto che inizi quasi a convincerti che non risponderà. Stai per interrompere la chiamata quando, all’improvviso, la sua voce ti raggiunge attraverso l’auricolare.

«Scarlett?»

La sua voce si perde nel sottofondo di rumori confusi: un brusio concitato, acqua che scorre, e risate femminili.

«Posso richiamarti tra… tipo dieci minuti?»

Non aspetta nemmeno la tua risposta. La linea si interrompe subito dopo.

Passano così quindici minuti abbondanti, trascorsi stesa sul letto, con il telefono in mano e la mente che continua a rincorrere le stesse immagini confuse della giornata.

Poi finalmente: lo schermo si illumina, il cellulare vibra, e compare il suo nome.

«Ehi, Scarlett… eccomi!»

Questa volta la sua voce è limpida, nessun rumore di sottofondo.

«Avevo appena finito gli allenamenti con la squadra, ero in spogliatoio…» fa una breve pausa. «Tu come stai? Spero ti sia ripresa dopo oggi… sei scappata via così, all’improvviso…»

Poi tace.

Resta in silenzio, come se stesse cercando le parole giuste.
Non ha ancora accennato all’uscita di stasera.

@SNESferatu

Ana Rivero

Deglutisci.

In tutta la tua vita non hai mai provato una paura simile. È una sensazione che ti paralizza… eppure, allo stesso tempo, ti fa sentire incredibilmente viva. Non sai se sia l’adrenalina, un istinto primordiale, o solo qualche strana routine automatica che si attiva nella tua testa per tenerti in funzione… ma ti senti allerta. Carica. Pronta a reagire.

Scatti una foto. La creatura è distante, in movimento, mentre sparisce dietro un grosso tronco. Non sarà certo candidata a miglior foto dell’anno, ma è nitido abbastanza da distinguere una figura umanoide con un enorme teschio di cervo. Un’immagine disturbante. Reale.

Ti muovi subito dopo, seguendola a distanza. La osservi avanzare a passo deciso, come se sapesse perfettamente dove sta andando. Non esita mai, non guarda indietro.

Dopo circa cinque minuti, la vedi bloccarsi accanto a un tronco caduto. Solleva un braccio e punta un dito lungo e scheletrico verso qualcosa, o qualcuno.

Segui la direzione del gesto. Non hai una visuale perfetta dal tuo nascondiglio, ma riesci comunque a distinguere una figura tra le rocce. Ti sporgi appena, trattenendo il respiro. È un ragazzo. Lo riconosci.
Darius.

È accucciato nel mezzo di un cerchio di pietre. Quando nota la creatura si alza, lentamente, e allarga le braccia in un gesto che sembra una resa. Leggi lo spavento chiaro sul suo volto.

«Ehm… salute a… te, Spirito… con che nome, titolo o attributo posso rivolgermi a te?»

La creatura non risponde subito. Poi, dalla testa scheletrica, esplode una litania oscura. Parole sconosciute, distorte, che ti provocano un brivido lungo la schiena. È come se il suolo vibrasse, impercettibilmente, sotto i tuoi piedi.

Succede tutto in un lampo.

Un bagliore si accende tutto attorno a Darius, proveniente dalle rocce. Il ragazzo viene sollevato da terra, le braccia tese, come paralizzato. Il terrore sul suo volto si trasforma in puro dolore. I suoi muscoli si contraggono, scossi da una tortura invisibile.
Poi, di colpo, crolla al suolo come un burattino a cui hanno tagliato i fili.

Vorresti correre, gridare, fare qualcosa… ma sei inchiodata dalla paura.

La creatura si avvicina al corpo immobile di Darius. Lo osserva per lunghi, interminabili secondi. Mormora qualcosa che non riesci a cogliere. Poi si raddrizza. E si volta.

Verso di te. Trattieni il fiato. No. Non ti ha vista.

Ma… sta tornando indietro. Sta camminando nella tua direzione. Non aspetti un secondo di più. Ti rialzi, e fuggi. Via da quella cosa. Da quel mostro.

Corri in un modo che farebbe impallidire perfino il coach. Quando finalmente ti arresti, dopo almeno dieci minuti, senti il tuo cuore battere all’impazzata. Hai il fiato corto.

Off game

Ti ho fatto fare un tiro su mantenere il controllo per vedere se riuscivi a mantenere il sangue freddo e scattare la foto e seguirlo: 10-1=9 successo parziale.

Poi scusa se sono andato avanti veloce senza lasciarti la possibilità di agire, ma era per evitare distorsioni di trama con quanto già narrato a Darius.

@Voignar

Darius Whitesand

La luce fioca della lampada da scrivania tremola appena, come se anch’essa fosse stanca quanto te.

Hai sparpagliato libri ovunque. Tomi polverosi, volumi ingialliti dalla rilegatura rigida, alcuni ereditati da tuo nonno, altri sottratti di nascosto dalla biblioteca riservata di tuo zio Samuel. Le pagine sfregano sotto le dita, mentre le sfogli con crescente frustrazione. La testa pulsa a ogni battito. Ti fanno male le tempie, le articolazioni, le ossa… come se avessi davvero subito qualcosa, non solo nella mente.

Ogni muscolo protesta, ma non riesci a fermarti. Devi capire.

Cerchi con ostinazione parole chiave: rituali del sangue, simboli arcaici, creature con corna, cervidi nel culto stregonesco. Niente di preciso. Solo frammenti. Mitologie confuse, frammenti rabbrividiti tra le righe di testi dimenticati. Molti capi sciamano dei nativi americani erano soliti intonare canti rituali ornati con monili e teschi di animali, tra cui anche cervi.

In un vecchio compendio sul folclore pre-cristiano, trovi però qualcosa che ti colpisce. Una pagina stropicciata, a margine di un capitolo dedicato ai culti oscuri e ai “figli di Lilith”. Il passo è vago, tradotto male da un originale aramaico, ma alcuni dettagli ti gelano:

"...alcuni prescelti vengono marchiati, non per morire, ma per servire.
L’Alba li riconosce. L’Alba li chiama.
Non possono raccontare. Possono solo cercare…”

Ti scosti dalla scrivania per un momento, la fronte madida di sudore. Ogni parola è come un ronzio in testa. Ti sembra quasi di sentirla parlare di nuovo, quella voce cavernosa… “Accogli l’alba”. Ma cosa significa? E perché proprio tu?

Continui a leggere, ma le frasi cominciano a confondersi nella tua testa. Le lettere sembrano muoversi, danzare. Alcune righe si mescolano a versi completamente diversi, che giuravi non fossero lì un attimo prima. È come se il libro stesso cercasse di farti perdere la concentrazione.

Ti sforzi, ma sei giunto al limite oltre il quale non riesci più a spingerti.

Off game

Guardare nell’abisso: 5+2=7

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Bussi con calma e, dopo aver sentito il suo “Avanti”, entri nella stanza.
Tua madre è in piedi davanti alla scrivania, la mano ancora appoggiata sul suo smartphone. Quando si volta, il suo volto si distende in un sorriso compiaciuto.

“Orion!” dice con tono misurato, ma soddisfatto, “mi è giunto l’eco del rituale. Mi fa piacere sapere che tu e le tue sorelle abbiate conferito con la Dea.”
Fa una breve pausa, sorridendoti benevola, ma con la sua solita aria composta.

“Spero che la Dea ti abbia concesso le risposte che cercavi.”

Quando le rispondi che è andato tutto a buon fine, per un istante cogli qualcosa nel suo sguardo: sorpresa??
Una frazione di secondo, subito dissimulata da un sorriso garbato.

“Bene!” dice. Poi, con tono casuale: “Com’è andata a scuola oggi?”

Una domanda innocua. Ne hai sentite a decine. Ma detta ora, suona quasi come un modo per distogliere l’attenzione dal discorso precedente.


Dopo esserti congedato, una volta in camera tua, finalmente lontano dai suoi occhi, ti lasci cadere sul letto.
Mentre stai per toglierti le scarpe, il telefono vibra. Un messaggio su WhatsApp. È Alice.

“Hey Orion, come va?? Oggi alla fine sono uscita con Nathan… Sono appena tornata a casa… Boh… Non è andata proprio come speravo. Ci sentiamo dopo?”

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Scarlett Bloomblight

In una botta pensierosa

Mentre sento il telefono squillare a vuoto inizio ad intristirmi. Sarò sembrata troppo strana, che non mi sta più cag**do? Sbuffo e sto per lanciare il cellulare sul letto, quando infine risponde. "Emily... ciao!" La cosa mi coglie un attimo di sorpresa, quindi mi ci vuole un attimo per pronunciare il "ciao" dopo aver detto il suo nome.

Non la sento benissimo, con il sottofondo di acqua che scorre e le risate; in qualche modo mi ricorda lo spogliatoio della palestra, soprattutto il momento di qualche mese fa in cui la ho vista nuda sotto la doccia. Arrossisco e distolgo lo sguardo verso alcuni alberi fuori dalla finestra, come se Emily fosse lì davanti a me in questo momento e io volessi celare l'imbarazzo.

"Dieci minuti? Ok." Ma quando rispondo mi accorgo che ha già riattaccato mi intristisco di nuovo, fissando lo schermo del cellulare finché la schermata della chiamata non scompare da sola qualche secondo dopo. Perché... Non ho idea di cosa sia successo, ma ha detto dieci minuti, quindi aspetto.

Ne approfitto per togliermi i vestiti e metterli da lavare, ormai anche questi troppo sudati, e liberarmi del reggiseno, stendendomi poi sul letto solo in mutande, col cellulare appoggiato sulla pancia in attesa che richiami. Mentre tutti i "casini" della giornata scorrono fra i miei pensieri, mi ritrovo ad immaginare la situazione in cui si trovasse Emily, con acqua e risate di ragazze, per la quale non potesse parlarmi subito. C'è da dire che il cervello quando ci sono da ipotizzare scenari catastrofici è sempre ben disposto, quindi l'idea che sia con altre ragazze a fare chissà cosa, e magari pure con ragazzi di mezzo, tipo Tyler, si fa rapidamente spazio diventando l'unica cosa a cui riesco davvero a pensare: la paranoia e la paura sono armi davvero forti.

Prima di restare bloccata imbambolata sul letto mi alzo in piedi e recupero il tabacco, rollandomi una sigaretta e accendendola subito dopo. Il fumo mi riempie la gola, e nuovamente mi sento meglio molto in fretta, riuscendo a pensare più lucidamente. Mi siedo per terra nello stesso punto dove ho fumato prima, guardando fuori dalla finestra mentre mi godo la sigaretta e aspetto la chiamata di Emily.

Finalmente, dopo più di quindici minuti, il cellulare squilla e rispondo subito. "Hey Emily." Ribatto in modo altrettanto tranquillo. Ah, gli allenamenti... certo che sono proprio una scema. "Non ti preoccupare, piuttosto scusami se ti ho chiamato così all'improvviso; spero l'allenamento sia andato bene." Dico inizialmente. "Io sì, ora mi sento molto meglio; non so cosa sia successo ma mi è partito un fortissimo mal di testa totalmente a caso." Ridacchio, come per sdrammatizzare la cosa. "Te l'avevo scritto nel messaggio che ti ho mandato dopo essere andata via dalla scuola, non so se l'hai visto. In ogni caso mi sono fatta una doccia rinfrescante e provata la febbre: non ho nulla e anche il mal di testa è andato via, ora sto divinamente." Ed è vero, parlare con lei al telefono è bello, soprattutto se ci scappa l'uscita che in teoria dovremmo fare. Abbasso lo sguardo: improvvisamente vedermi nuda mi fa sentire "nuda davvero", o meglio come se Emily mi stesse vedendo nuda in questo momento; è imbarazzante ed eccitante contemporaneamente.

E... e adesso?! Non volevo sembrare troppo attaccata all'uscita, non voglio essere pressante. In un attimo arriva il panico, perché io l'ho chiamata per non scrivere un messaggio stupido, ma non ho minimamente pensato a come mettere giù la cosa. "Allenamento a parte tu come stai? Tutto ok?" Alla fine decido di lasciarle la palla totalmente, vedendo se risponde e poi rilancia parlando di stasera; lo spero veramente.

@Loki86 offgame

Sì, Scarlett è una overthinker assurda.

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Nathan Clark

Salve, oh Selva!

Non posso fermarmi proprio ora, ma il problema è che non so dove sto andando. Sono intrappolato tra la mia curiosità e la mia ignoranza.

La cosa, tuttavia, mi importa ben poco.

Uscire vorrebbe dire affrontare la vita là fuori, così com'è fatta, di noiose banalità, scelte che non posso prendere e strani sentimenti.

Qui, almeno, la stranezza è una ragione di vita.

Controllo, per curiosità, il cellulare: l'intuito mi dice che non ci sarà campo. Come quel giorno, se ricordo bene. Mi pare... mi pare di averlo controllato, prima di essere risucchiato fuori dal mondo: pelle, anima, corpo e mente.

Da allora ho sempre evitato di ripercorrere certi sentieri e anche oggi non avrebbe fatto differenza... eppure, ho l'impressione di essermi perso. Di essere, comunque, tornato verso casa.

"C'è... qualcuno?", sussurro, senza grande convinzione. Chi potrebbe esserci?

"C'è qualcuno?", riprovo, ma stavolta la voce è diversa. La mia voce.

La mia?

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Orion Kykero

Casa

Lo sguardo sorpreso di mia madre mi conferma che ho fatto la scelta giusta. Non so se si aspettava che succedesse qualcosa perché sa qualcosa che io non so sugli spiriti locali, o semplicemente non si aspettava che un ragazzo come me potesse accedere alla benedizione della dea. In ogni caso, meglio farle credere che sia andato tutto bene

Per fortuna è lei stessa a girare su un argomento più leggero. Forse in questo caso potrebbe anche darmi una mano.

A scuola tutto bene, è stata una giornata interessante. E poi lo sai che apprezzo sempre avere un'ora buca in più dico, cercando di forzare un sorriso

Solo... è successa una cosa strana oggi. Uno dei miei compagni di classe...Nathan, quello che è sparito nel bosco un po' di tempo fa, non so se ricordi...ha iniziato a dare di matto contro un bulletto...nulla di strano qui, però quando mi sono avvicinato ho visto che i suoi occhi si erano fatti completamente rossi. Non mi è sembrata una cosa naturale. Ho detto in giro che gli era solo scoppiata una vena negli occhi per la tensione, giusto per sviare ogni sospetto, ma ero abbastanza vicino da essere sicuro che non è successo questo. Tu hai idea di cosa possa essere? Le chiedo, apparentemente rilassato.


Dopo la conversazione con mamma torno nella mia stanza, togliendomi finalmente il binder. La sensazione di sollievo è immensa, anche se l'improvviso peso che mi ritrovo sul davanti guasta la sensazione. Indosso la mia felpa più larga, un orrore grigiastro che mi fa sembrare un budino sformato di stoffa, nascondendo completamente le mie forme. Perfetto. Poi prendo il cellulare, e il messaggio di Alice mi salta davanti.

Ciao Alice. Mi dispiace, che è successo? Ti ha trattata male? Devo picchiarlo fuori scuola? Dico, in tono chiaramente scherzoso, mettendo l'emoji del muscolo alla fine del messaggio. Nathan è chiaramente molto più atletico di me, e l' idea che io mi abbassi con la violenza fisica è impensabile, ma il mio atteggiamento protettivo è sincero.

Modificato da Theraimbownerd

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Ana Rivero

Terrorizzati nel bosco

Potrei aver osato troppo questa volta. Sento il cuore battere di più, cosa rara per me. Evidentemente il mio creatore da qualche parte ha inserito delle salvaguardie per non farmi buttare subito nel pericolo. Un minimo istinto di conversazione, per dire. Che è quello con cui combatto per scattare la foto, che è abbastanza per poter dire di avere una prova. Nessuno potrà dire niente contro Greg, Max e Sean.

Perché già mi immagino, se dicessero qualcosa verrebbero additati come i fattoni che sono. Come abbiamo fatto prima per la cugina di Greg. Oh, qualcuno potrebbe dire che la foto è stata modificata, ma almeno ho qualcosa per persone che si fidano di me. Che... che non credo siano tante, e me ne sono bruciate tre in un sol colpo. Non mi vorranno parlare più, dopo oggi. Ci dovrò fare il callo, di nuovo.

È stato bello essere parte di un gruppo, per un po'.

Non so perché mi viene da pensare a queste cose mentre mi trovo in questa stupidissima situazione. Sono bloccata. Eppure riesco quasi autonomamente a seguire quella creatura.

Quindi, vedo Darius. Non ho molto a che fare con lui, non mi ha mai disturbato, non ho niente contro di lui... non spicca. Eppure in qualcosa deve spiccare, perché neanche io avrei la faccia come il culo di dire a qualcosa del genere "con che nome posso rivolgermi a te". Mi copro gli occhi con un braccio, come ad anticipare qualcosa di terribile.

Non riesco a fare niente. È un lampo. Darius giace immobile, morto davanti a me. Potrei essere la prossima. Sono la prossima. Scappo, gli alberi mi passano accanto in un secondo, non mi guardo indietro, non posso finire come Darius. Almeno posso dire alla sua famiglia cosa è successo, ma chi mi crederà mai? Già tutti pensano sia strana, posso mica andare da sua madre e dirle "un uomo vestito da cervo ha fatto una magia su suo figlio, ah, credo che suo figlio abbia a che fare con creature simili"? O forse dovrei usare il passato.

La morte di Darius è l'ultima cosa che mi rimane impressa mentre continuo a correre. Sono oltre il bosco, oltre il parco. Sono praticamente a casa mia, da quanto ho corso. A essere sinceri, non so minimamente dove sono finita. Ho solo corso.

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@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

«Oh… bene dai! Mi fa piacere che tu ti sia ripresa!»
La voce di Emily ti arriva nitida e sincera dall’auricolare, calda, quasi rassicurante. Alla tua domanda successiva, però, scatta in una risatina leggera.

«Sono stanca morta… maaa… allenamento a parte, tutto sommato bene.»
Segue una breve pausa, un attimo in cui, forse, realizza che la tua domanda era più profonda, più personale. Che non parlavi solo di pallavolo.

«Alla fine oggi ho parlato un po’ con Ty, prima dell’allenamento, e… devo dire che mi ha fatto bene. O meglio… non so se siano state le chiacchiere con lui o il fatto che mi sono sfogata poi giocando!»
Ride di nuovo, con quella risata aperta che conosci fin troppo bene. Non sembra minimamente rendersi conto di quanto fastidio ti provochi sentirla nominare Tyler in quel tono.

E come se non bastasse, rincara la dose con leggerezza:
«Ah, a proposito… Alla fine Nathan gli ha scritto, dice che vuole scusarsi. Dovrebbero parlarsi domani mattina. Mi sembra il minimo, no?»

Forse dici qualcosa, forse no. Qualunque sia la tua risposta, Emily la ascolta e poi lascia scivolare un silenzio tra voi, spezzato solo da un lungo sbadiglio che senti chiaramente anche attraverso il telefono.

«Scusami, Scarlett… Sono davvero stanchissima. Non vedo l’ora di collassare sul divano… o direttamente sul letto.»
Le sue parole ti colpiscono come un colpo in pieno petto. Eccola, la conferma che l’uscita che avevi sperato non ci sarà.

«Ehm… grazie per esserti proposta di fare due passi stasera, davvero… Sei un’amica. Ma non credo proprio che riuscirei a stare in piedi più di altri dieci minuti.»
C'è un attimo di silenzio, poi la sua voce torna, un filo più incerta, forse intuendo la tua delusione:
«Però ti prometto che domani mattina a scuola ti racconto tutto. Il motivo per cui stamattina ero un po’ pensierosa… Niente di grave, o almeno spero. Comunque c’entra Noah.»

La chiamata si conclude poco dopo.

Resti lì, seduta sul pavimento della tua stanza, la schiena appoggiata al letto, ancora mezza nuda. Con il telefono ancora in mano e un vuoto che senti crescere, lento, sotto pelle.

Off game

Scusa quest’ennesima mazzata di fine giornata per Scarlett eheh… giusto per non sfalsare le narrazioni con gli altri pg… ovviamente Scarlett potrebbe tirare mille fili per obbligare emily a uscire lo stesso se volesse 😂😂 purtroppo però giocando via forum bisogna cercare di far procedere tutti più o meno in pari eheh..

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Appena controlli il telefono, la schermata si illumina debolmente tra le dita fredde. Una notifica sola, mezza sepolta dallo sfondo scuro:

Mamma
"Nathan, dove sei? È tardi. Dovevi essere già tornato da un pezzo. Per favore rispondimi appena leggi, sto iniziando a preoccuparmi."
(Inviato 38 minuti fa)

Chiudi lo schermo. Inutile rispondere: nessuna barra, nessuna tacca. Come sospettavi. Come quella volta.

Tua madre è sempre stata apprensiva, anche troppo. Una di quelle che sente il bisogno di scriverti se tardi dieci minuti o se piove forte mentre sei fuori.

Ti fermi all’improvviso. Non perché hai scelto di farlo, ma perché il bosco sembra averti chiesto di fermarti. L’aria è cambiata. Più fredda, più rarefatta. Il rumore dei rami si è smorzato in un silenzio irreale, sospeso. Domandi se c’è qualcuno una prima volta… nessuna risposta… poi una seconda… ancora nulla..

Ma poi… ecco. Risate.

Poche, leggere, come campanelli immersi nell’acqua. Non sai da dove provengano: da sinistra, da destra, da dentro di te? Ti giri, più volte, e ogni volta ti sembra di scorgere qualcosa: una sagoma tra le betulle, una mano dietro un ramo, una figura che svanisce appena provi a fissarla.

Il muschio sotto i tuoi piedi diventa più spesso, più morbido, quasi caldo. L’umidità nell’aria ha odore di fiori e di qualcosa di dolce, quasi dimenticato. Il paesaggio cambia. Senza che te ne accorga davvero, sei oltre. Nella selva, ma anche oltre la selva. Come se la realtà si fosse piegata. La luce qui è diversa: perlacea, né giorno né notte, sospesa in una sfumatura che esiste solo nei sogni.

Davanti a te, nella nebbia argentea, vedi la sua figura. Una donna. O qualcosa che ne ha la forma. Bellissima.

Alta, eterea, con lunghissimi capelli che si confondono con le ombre degli alberi. La sua pelle ha il colore del marmo bagnato, e i suoi occhi, se riesci davvero a chiamarli così, sembrano contenere riflessi che non appartengono a questo mondo. Non parla. Non subito. Ma ti guarda. Ti vede.

Quando la sua voce finalmente arriva, non è un suono. È un pensiero che ti attraversa, come se fosse sempre stato lì.

«Piccolo sperduto Nathaniel! Ancora resisti! Ancora brami il regno dei mortali! Eppure sei qui!»

Deglutisci, a metà tra il terrore e il fascino.

«Cerchi risposte… La selva sussurra quando qualcosa la lacera. Tu lo senti, vero? Tu sei parte del legno e della carne di questo luogo, ormai… Una fame si muove sotto le radici. Antica. Non spirito… no. Non come noi. È primordiale. Prima del canto e della forma. È inascoltata da secoli… ma il silenzio sta finendo.»

Cerchi di chiederle cosa sia, cosa vuole. Ma le parole non escono. Hai solo pensieri confusi, contorti.

Avverti nuovamente delle risate… risate che pian piano sembrano trasformarsi in lamenti. Ti guardi attorno, alla ricerca della fonte di questa cacofonia disturbante. Nulla… poi ogni cosa scompare, compresa la figura femminile.

Non all’improvviso. Ma come nebbia che si disperde lentamente. Come ricordi sognati al mattino. E tu resti lì, in piedi, con la gola stretta e il cuore che batte forte. Solo nel freddo del tardo pomeriggio della foresta di Liliac Hollywood.

Ti senti spossato… come se, aver creato questo ponte con la Selva ti avesse prosciugato ogni energia.

Off game

guardare nell’abisso: 9-1=8

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Tua madre si acciglia appena. I suoi occhi ti scrutano con attenzione, valutano forse ogni sfumatura delle tue parole.

«La foresta...» dice alla fine, con tono misurato. «Non è un luogo neutro. Ci sono forze là fuori, Orion. Spiritelli... esseri che giocano con le emozioni degli uomini, che tentano i cuori più deboli con visioni, illusioni, impulsi che non appartengono a chi li prova davvero. Può essere… può essere che il tuo amico sia stato tentato da una di queste quella volta che è sparito nel bosco!»

Fa una breve pausa, poi continua con una calma più ferma.

«Ma tranquillo caro, noi siamo protetti. La benedizione della Dea ci guida, ci avvolge. Il suo potere è ben più antico e più grande di quello di quelle piccole, fastidiose creature. Finché restiamo fedeli, nulla può davvero toccarci.»

Il suo sorriso, appena accennato, vorrebbe forse rassicurarti. Ma tu lo senti… qualcosa in quelle parole suona come le solite storie religiose: diavoli, tentazioni, castighi. La narrativa che hai sentito mille volte da quando sei piccolo. Eppure… quegli occhi rossi, la furia disumana che hai percepito in Nathan... era reale, tangibile. Non sembrava affatto solo frutto di superstizione o paura.

@SNESferatu

Ana Rivero

Quando finalmente smetti di correre, riprendi fiato e ti guardi attorno. L’unica certezza, in mezzo al caos della mente, è che sei arrivata a casa.

La villetta è una di quelle da copertina: mattoni chiari, giardino sempre curato da qualcuno che non sei tu o i tuoi genitori, vetrate ampie e tende costose, il tipo di posto dove si respira benessere anche quando dentro si sta male. In un'altra vita potresti persino dire che è bella.

Appena apri la porta d’ingresso, ti investe il profumo familiare del diffusore agli agrumi. E quasi subito, la voce di tua madre ti raggiunge dalla cucina:

«Tesoro! Finalmente! Sei stata fuori più del previsto... Hai fatto qualcosa dopo scuola?» fa capolino nel corridoio, sorridendo con affetto. «Hai fatto qualche nuova amicizia oggi?»

La sua voce è piena di entusiasmo, quello di chi crede davvero che ogni giornata possa essere una nuova, meravigliosa scoperta. Lo stesso che si usa rivolgendosi a una bambina di sei anni al suo primo giorno di scuola.

Senti il rumore della doccia provenire dal piano di sopra: tuo padre è già tornato. Significa che la cena è vicina, le domande anche. No, non hai voglia. Non stasera.

Cerchi di eludere il più velocemente possibile la conversazione con tua madre e te ne vai verso le scale prima che possa farti sedere con una tisana e un’altra domanda.

Appena chiudi la porta della tua stanza alle spalle, finalmente riesci a respirare un po’.

La tua camera è un disastro. Non nel senso tragico, ma in quello profondamente tuo: schizzi e disegni sparsi ovunque, alcuni abbandonati a metà, altri appallottolati per terra. Il cestino è pieno, ma i fogli hanno cominciato a vivere anche fuori dai suoi confini. La scrivania è una guerra tra matite, pennarelli, fogli e tazze vuote. Tutto il contrario dell’immagine ordinata e impeccabile che la gente ha di te a scuola. Forse è per questo che ti piace.

Ti lasci cadere sulla sedia, ancora con i vestiti addosso, e sblocchi il telefono. La notifica è lì, lampeggiante. Max.


Ana va tutto bene?? Per favore dimmi che stai bene. Greg, Sean ed io stiamo tutti bene, non ci ha seguiti... credo. Ma cavolo, è successo davvero?

Le sue parole sono un miscuglio di panico e adrenalina, come se avesse appena assistito a un film horror che però non finisce quando scorrono i titoli di coda. Lui però non è restato abbastanza per vedere tutto… lui non sa nulla di cosa sia successo a Darius.

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Orion Kykero

Casa

Ascolto con attenzione quello che mi dice mamma. Non che mi importi particolarmente di Nathan, ma Alice è chiaramente interessata a lui, e se quel ragazzo è davvero stato tentato dalle date potrebbe metterla in pericolo. Non è una cosa che gli posso permettere.

Mamma mi rassicura però, e io colgo la palla al balzo Cuori deboli dici? Per fortuna la cosa non si applica a me. Ok, un po' arrogante, ma mamma sa quanto sia testardo. E sa che non è facile piegarmi. Anche quando lei lo vorrebbe.

Non ti preoccupare però. Farò attenzione quando sto con lui le dico, prima di congedarmi e tornare in camera

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Nathan Clark

Di Fate e di Follie

Come si fa a dimenticarsi dell'aria respirata nel mondo oltre la soglia del Crepuscolo? Eppure, solo ora capisco di averlo fatto... e che, forse, mi succederà di nuovo.

Ho attraversato un mare torbido fatto di residui di colori, annusando gli aromi di piante estinte e fiori frattalici (solo qui, solo adesso, ci capisco qualcosa di matematica, anche se non saprei raccontarla).

Quella donna... era la stessa dell'altra volta? Perché ogni ricordo é così sfumato? Perché non ho ancora compiuto il mio dovere, forse?

E la risposta, l'unica che ho ottenuto, non ha molto senso, almeno per me. C'è... qualcosa di infinitamente antico che si sta per manifestare, sembrerebbe. Ma ancora non so cosa.

Devo avere paura? Essere preoccupato?

In senso assoluto, forse sì, perché ho come l'impressione che queste Fate non mi abbiano rispedito indietro solo per farmi contento: possibile che volessero una sorta di agente più in sintonia col mondo mortale?

Vabbè, devo smetterla con tutte queste domande. Il Bosco mi ha sputato fuori e adesso devo uscire anche dal bosco con la b minuscola. E scrivere a mamma. Sarà pure passato un sacco d'altro tempo, lo sanno tutti che gli orologi dei Folletti vanno a un ritmo diverso. E infatti...

"Scusa, mamma, il telefono non prendeva, ma ti avevo detto che tardavo. Comunque, sto arrivando".

Non è vero che glielo avessi detto, ma tanto non si ricorda mai queste cose.

Andiamo, va.

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Scarlett Bloomblight

Ultima sprangata sui denti

Il fatto che sia contenta che io stia meglio mi rende felice e percepisco il sorriso idiota che si sta formando da solo sulla mia faccia.

Successivamente lascio prolungare la pausa senza rispondere, quello che voglio è che parli lei, che si faccia avanti. Forse mi illudo che la sto manipolando quando in realtà sono troppo codarda per espormi temendo un rifiuto.

Sentirla parlare di Tyler in quel modo mi infastidisce, sento bene la gelosia e l'invidia, anche se quel sottotono strano che ha accompagnato le altre interazioni di questo tipo durante la giornata non si presenta. (Il drago è ancora troppo impaurito)

"Ha fatto bene a chiedergli scusa e di poter chiarire faccia a faccia; sembra sicuramente più maturo della sfuriata che gli ha tirato in mensa." Rispondo alla sua frase successiva, mantenendo la mia posizione di oggi in pausa pranzo, cosa che penso davvero.

Quello che dice dopo però è un duro colpo per me, troppo forte per la giornata intensa che ho passato; e ingenuamente speravo di poter lasciare andare i controlli, togliermi la maschera per almeno due o tre ore. Invece pare che questo sia l'ultimo round di un incontro di boxe, e io la sfavorita che ha incassato fino ad ora continuando a combattere, ma un montante che non sono riuscita ad intercettare mi ha presa in pieno, mandandomi al tappeto.

Sento gli occhi inumidirsi e subito dopo le lacrime iniziare a scorrere.

Rimango in silenzio, finché non parla ancora. Mi schiarisco la voce per modulare il tono affinché Emily non capisca che è rotto dal pianto. "Non... Non ti preoccupare Emily." Inizialmente mi blocco, ma poi trovo la forza di proseguire senza impappinarmi. "È stata una giornata lunga, sicuramente l'allenamento molto pesante, riposati pure; te lo meriti." Qui la voce esce più dolce, soprattutto le ultime tre parole; le sento le più vere. "Magari sul letto." Concludo con una mezza risata per sdrammatizzare.

Faccio una pausa per darle il tempo di rispondere se vuole, durante la quale mi asciugo le lacrime col dorso della mano, stando attenta a non tirare su col naso per non farle sentire.

"Ne parliamo domani a scuola, va pure a riposare. Buonanotte." La saluto dolcemente, prima di chiudere la telefonata.

Quando riattacco mi sento pervadere da un vuoto incredibile, mentre le lacrime scorrono ancora più forti; rimango immobile, fissando il vuoto. Ci avevo seriamente sperato così tanto?

Mi alzo in piedi e mi butto sul letto, ancora mezza nuda, senza aver fatto la doccia; il telefono stretto in mano mentre guardo il soffitto come se potesse darmi una risposta.

Spoiler: nessuna risposta mi è stata data, e sono rimasta a fissare il soffitto come un'ebete fino a tarda notte, quando il mio corpo è crollato da solo per la stanchezza.

@Loki86 offgame

La mazzata è stata bella forte, e anche se avrei volentieri giocato la serata con Emily, questa cosa per seguire il flow del forum è stata molto utile per un po' di introspezione su temi diversi. In ogni caso dopo una giornata così non sarebbe stata in grado di farsi forza e convincere Emily ad uscire comunque, quindi è andata bene così.

Scusa se gli ultimi post sono stati praticamente dei gran pipponi mentali in cui a malapena Scarlett ha parlato o pensato, ma li vedo come dei bei punti chiave come sviluppo per il PG.

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Ana Rivero

A casa, finalmente

Arrivo a casa, senza il minimo accenno di fiatone. Questa volta la tachicardia c'è, ma è fifa, non fatica. L'odore di casa dovrebbe tranquillizzarmi, ma so che mi aspetterà l'ennesimo interrogatorio. E li capisco, vogliono mi integri, ma non vogliono mi trattino come una deficiente. È andato tutto bene? Hai fatto amicizia? Cosa hai fatto a scuola? Mi sento una idiota. E trattata da idiota.

"Niente, ma'. Tutto tranquillo. No interrogazioni. Ero al parco con amici." Lapidaria. A loro non deve interessare della mia vita. Praticamente neanche la guardo, butto via le mie cose sull'appendiabiti (perché poi altrimenti chi li sente) e salgo diretta in camera mia.

Il caos che c'è dentro mi riporta in pace. È caos, sì, ma so esattamente dove si trovi tutto quello che mi serve. È disordinate ordinato. Non so spiegarlo, ma quando ne ho parlato ai miei hanno annuito abbastanza da capire che era giusto giusto il caso di lasciarmi in pace. E di lasciarmi almeno questo santuario. Questo è il mio regno.

I disegni sono principalmente ritratti. La maggior parte sono di me. O meglio, interpretazioni di me. Esperimenti, per capire come io mi vedo rispetto a come gli altri mi vedono... se la gente ammirasse questi schizzi, non credo capirebbe di chi si stia parlando. Sono molto più gentile con i ritratti altrui. Neanche sposto i vestiti che ho lasciato sulla sedia-armadio, che mi accorgo della notifica di Max.

Gli rispondo subito. "Viva. Non ci siamo inventati niente. Parliamone domani a scuola, non mi fido del cellulare. Però ho prove."

Aspetto un attimo prima di aggiungere in un secondo messaggio. "Quelle volevamo, no? Tranquillizza Greg"

Meglio non dire niente di Darius, così non saranno implicati ulteriormente. Basto io come testimone... ma di cosa? Cosa potrei dire? Do uno sguardo alla mia scrivania, agli schizzi. Quando disegno, è come se mi gettassi in un altro mondo. Per certi versi più oscuro, ma sicuramente più "vero". Mi rilassa, e allo stesso tempo mi aiuta a pensare. E avevo altri pensieri stamattina! Eliza, il coach, suor Margaret... ma quanto successo ora ha cambiato tutto. Prendo una matita a caso, e faccio dei pigri segni sul primo fogliaccio che vedo. Penso a Darius, e penso alla strana creatura del bosco. Cosa ci faceva lì?

Off Game

Scusami il ritardo, non mi ero accorti dei post!

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@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Alla fine, è la stanchezza a vincere.

Non la tristezza, né il bisogno di risposte che il soffitto, immobile e bianco, non è in grado di darti. Crolli nel sonno come se qualcuno ti tirasse giù, a picco. Ma non è un riposo sereno. Il sonno ti fa sprofondare in un mondo liquido, inquieto. Ti rigiri più volte nel letto, tra lenzuola che sembrano più catene che coperte.

E poi eccolo. Lui. Quello odioso che oggi ti ha quasi violentata, guardata come se avesse già deciso cosa fare del tuo corpo. Il suo sguardo ti scivola addosso, viscido, lungo la pelle come un serpente. Sorride, ma è più una smorfia. Lo senti padrone, e tu piccola, troppo piccola.

Poi appare qualcun’altro. Tyler. Ti guarda anche lui. Il suo silenzio è peggio di mille parole. Il modo in cui ti osserva… come se sapesse qualcosa. Come se dicesse "Hai perso. Emily ha scelto me."

Ti giri di scatto, vuoi andartene, ma vai a sbattere contro qualcosa. Immenso. Vivo.

Davanti a te… scaglie. Rosse, ruvide, calde di un calore che sa di fuoco e di sangue. L’essere ti sovrasta. Ti guarda con occhi affamati e antichi. Sei niente, sei carne esposta. Ma quando sollevi lo sguardo per affrontarlo, la creatura cambia. Si contrae, si piega su se stessa… e diventa lei. Tua madre, Zarneth. La sua voce non serve, basta il suo volto. Disappunto. Giudizio.
Nella sua mano, una matassa di fili dorati, infiniti. E tutti… tutti sembrano puntare dritti verso il tuo collo.

Il panico ti attanaglia. Ma le gambe non rispondono, le parole si spengono in gola. E poi… due occhi. Neri. Nel cielo rosso alle spalle di tua madre. Immobili. Eterni.

“Sei più potente di così… così meravigliosa.”

Una voce che ti rimbomba nel cranio. Profonda, carnale, aliena. Mai sentita prima.
Sbatti le palpebre. Il mondo è cambiato.

Ora sei seduta su un trono di pietra viva, alto e possente. Le tue gambe nude sfiorano i braccioli, la pelle contro la pietra è calda, vibrante. I tuoi piedi sono poggiati sulla schiena nuda di un uomo. É il bastardo del vicolo, chino e messo a modi poggiapiedi. Indossi solo un paio di mutandine, proprio come nel momento in cui ti sei sentita messa più a nudo… ma ora ti senti attraente, sicura di te, potente!

Nella tua mano, una matassa di fili. La tieni senza sforzo. Alcuni fili dorati finiscono come collari ai colli di figure in ginocchio ai tuoi piedi. Emily. Tanaka. Orion.
Sono nudi. Ma non c’è volgarità, non c’è pudore. Solo sottomissione. Solo equilibrio. Solo potere.

Gli altri fili, più pallidi e anonimi, si diramano come radici. Imbrigliano i colli di una moltitudine di persone… dí oggetti: Tyler, Nathan, le amiche di Emily, compagni di scuola che ti devono favori… ora sono lì, ai tuoi piedi. Inchinate.

Quando apri gli occhi, nella tua camera da letto filtra solo una lieve e pallida luce mattutitina. La sveglia suona impietosa, rivelandoti che era solo un sogno e che dovrai affrontare un nuovo giorno a scuola.

Off game

Mi sono piaciuti un sacco tutti gli ultimi tuoi post più riflessivi! Fanno capire meglio la profondità del personaggio. Ps. Ti senti bene al risveglio.. anche quando ti guarderai allo specchio il taglio sul labbro sarà quasi guarito. Torni a vita piena.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Una volta tornato a casa, sei entrato quasi in punta di piedi. Tua madre ti ha rivolto uno dei suoi sguardi a metà tra l’apprensivo e il sollevato — “Sei tornato... meno male. Avevo iniziato a preoccuparmi.”
Tuo padre era già al tavolo, immerso nel suo giornale come se niente potesse mai scalfirlo. Rispondi con mezze parole, mangi qualcosa in fretta, qualcosa che sa poco di tutto. Poi ti rifugi in camera, chiudi la porta, spegni il mondo.

E inizi a pensare. A quello che è successo oggi. A tutto.

Al fatto che per un attimo hai avuto la sensazione netta, quasi fisica, di non essere più tu. Quella voce… quella voce dentro la tua testa. Immensa, come se ti parlasse dall’interno del cranio e dall’esterno dell’universo allo stesso tempo.

Ripensi anche a Cory Edwards. A come ti ha guardato oggi. Sai che non ha chiuso la partita, che ha solo preso tempo. È ancora lì, in agguato, e potrebbe colpire quando meno te lo aspetti.
E allora ti chiedi: quando finirà? Quando potrai semplicemente respirare senza sentire l’ansia salire dal petto come un veleno?

E poi c’è Alice. Ti torna in mente il suo sguardo, oggi. Le sue parole. Il modo in cui ti ha sfiorato e stretto la mano. E ti chiedi se ci riproverà… e, se lo farà, tu cosa farai? Come ti vedi con lei? Riesci a immaginarlo? Forse sì. Forse no. Ti confonde. Come tutto, in fondo.

Ma tra tutti i pensieri, quello che ti brucia più sotto pelle è ciò che hai percepito nella foresta. Il contatto con la Selva è stato reale. Vivo.
Le voci, le risate, quella figura femminile tra la nebbia… E il messaggio.
Vago, ma tagliente come una scheggia:

Qualcosa si muove. Qualcosa di antico. Qualcosa che potrebbe inghiottire tutto, anche la Selva stessa.

E allora ti stendi. Ma il corpo è teso. La testa piena. Ti lasci cullare dal buio come se potesse darti tregua. Alla fine, il sonno arriva.


Ti trovi in piedi su un lago nero nel mezzo del bosco, ma non sprofondi. L’acqua è ferma, specchiante. Cammini, e sotto i tuoi piedi si riflettono stelle che non hai mai visto.
Il cielo sopra di te cambia colore a ogni respiro — cremisi, blu cobalto, oro fuso. Sei scalzo. Indossi solo una maglietta troppo grande e pantaloni leggeri. Ti senti leggero anche tu, quasi trasparente.

D’un tratto lo sguardo ti cade sul tuo riflesso nell’acqua… ti osserva, sorride, ridacchia… ma tu non stai ridendo. Lo riconosci: è l’altro te, quello più antico, quello più pericoloso. I suoi occhi brillano di luce rossastra. “Sei ciò che cammina tra due mondi…” ti dice, con la tua stessa voce ma più bassa. “Non sei fatto per stare fermo. Né qui, né lì.” Alza il braccio e punta il dito alle tue spalle. Ti volti in automatico. Darius è lì.

È in ginocchio, al centro di un cerchio inciso nel terreno. Le linee brillano di una luce inquietante, e qualcosa si muove appena sotto la terra, come serpenti o vene vive.
Darius è pallido, sudato, e ha gli occhi sbarrati… ma non ti guarda. Guarda oltre te. Le sue labbra si muovono, ma non emettono suono. Quando fai un passo verso di lui, una forza invisibile ti strappa via.

Voli. Ti ritrovi a precipitare dentro te stesso. Una spirale di rami ti avvolge, ti stringe, ti accarezza. E ancora quella voce:

“Uno di voi è stato toccato. Uno di voi porta l’eco di lei.”

Poi, tutto tace. Il silenzio è assordante.

E ti svegli.

La stanza è immobile. Un filo di luce bianchissima filtra dalla tapparella. Le lenzuola sono aggrovigliate attorno alle tue gambe, il cuore batte ancora troppo forte.
Ti é rimasta addosso solo la sensazione dello strano sogno che hai fatto…

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Tua madre non dice altro. Ti guarda, però. E quel suo sguardo fermo, profondo, quasi chirurgico è come una lente che cerca crepe in una superficie appena verniciata. Si limita a salutarti, senza un sorriso, e aspetta che esci dal suo studio.

Non le rispondi. Non serve.

Rientri in camera, richiudi la porta dietro di te. Il silenzio ti accoglie come un rifugio e una trappola. Ancora qualche messaggio con Alice: vi date appuntamento per domani a scuola, niente di eccezionale, ma fa parte del rituale. E anche quello conta.

La sera scorre liscia, piatta. Cena in famiglia, le solite dinamiche. Le gemelle ridono troppo forte, tuo padre si nasconde dietro i notiziari, tua madre lancia osservazioni sottili come lamette. Ma alla fine… niente di nuovo. Niente da combattere, per una volta.

Dopo aver dato la buonanotte a Diana e Juno, ti ritiri definitivamente nella tua stanza. La luce giusta, la playlist giusta, il profumo sulle lenzuola. Ti spogli con calma, ti guardi allo specchio, come ogni sera. Vuoi ricordarti chi sei. Chi stai cercando di diventare.

Disteso nel letto, i pensieri tornano. La festa. Il piano. Il desiderio di cancellare l’onta, di riscrivere l’immagine che Jeremy ha cercato di incidere sulla tua pelle. Non sei quello della foto. Lo sai. E glielo dimostrerai. Ti ripeti che quel corpo è tuo. Che sei tu a decidere come usarlo, come mostrarlo. Non loro.

Ma poi i pensieri si muovono, migrano. Tua madre. Le sue pressioni. Il peso del sangue. Il disprezzo sottile che lei maschera da protezione. E, infine, il sonno ti avvolge. Scivoli via.


Il sogno arriva morbido, come nebbia che si insinua tra le ciglia.

Ti ritrovi su un palco. Un teatro immenso, silenzioso, completamente vuoto. La platea è una massa indistinta di ombre immobili. I riflettori sono tutti su di te.

Indossi un abito che non riesci a definire: è stretto ma leggero, cambia forma ad ogni movimento. È fatto di qualcosa che assomiglia alla seta e al metallo fuso, insieme. Ti muovi, e senti ogni passo vibrare sotto i tuoi piedi nudi. Sei tu… eppure sei un’immagine di te che non hai mai visto.

Senti gli occhi di tutti addosso, anche se non c’è nessuno.

Poi il sipario si apre. Dalle quinte esce una figura alta. Cammina lentamente. Ha qualcosa di ambiguo, di sfuggente. Poi la riconosci: è Ana.

Ti si avvicina e il modo in cui ti guarda non ha nulla di umano: ti attraversa. Non osserva, scava. Come se leggesse ogni pensiero, ogni paura, ogni esitazione.

Non ti dice nulla, ma le sue labbra si muovono. Le parole non escono… ma tu le senti, nella testa.

“Tu sai di non essere quello che sembri. Come me.”

Poi sparisce. Come se non fosse mai stata lì. La luce si spegne in un lampo, lasciandoti da solo, al centro del palco, nudo di ogni cosa che ti proteggeva. Ma non c'è vergogna. Solo verità.

Ti svegli di colpo. Il battito accelerato, la bocca asciutta, la stanza immersa nel silenzio della notte.

la sveglia segna che sono le 5.39… Non ti sarebbe rimasto comunque ancora molto da dormire, visto la lunghezza dei tuoi rituali di preparazione mattutini.

Ripensi al sogno… ad Ana. Perché proprio lei. La cosa ti incuriosisce.

@SNESferatu

Ana Rivero

La tua stanza è silenziosa, illuminata solo dalla luce tenue della lampada sul comodino. Nessuno che bussa alla porta, nessuno che pretende niente. Finalmente.

Ti siedi alla scrivania, prendi quei fogli lisci e la tua matita preferita, quella che ormai è quasi ridotta a un mozzicone. Non pensi. Tracci. Lasci che la mano scivoli sul foglio, che il segno venga da solo. Il primo disegno è una figura femminile. Non bella nel senso classico. Le spalle sono appena asimmetriche, c’è un’imperfezione nella curva delle labbra, un’ombra sotto un occhio. Ma è viva. È reale. E sei tu. Non ci metti molto a capirlo. L’hai disegnata senza pensare, ma eccola lì: sei tu. Senza filtri, senza aggiustamenti. Forse, più vera che quella allo specchio.

A destra della figura compare un’altra ragazza. È quasi eterea. Morbida nei contorni, come fatta di luce calda. Gli occhi grandi, sereni. E in mano… cos’è quello? Un orsetto gommoso. Una caramella, davvero? Ti viene da ridere. Eliza…

Ti fermi, guardi il disegno. Qualcosa ti dà fastidio. Ti senti osservata.

Allora riprendi a disegnare. Non puoi lasciarla sola, quella scena. C’è qualcosa — qualcuno — che deve stare lì. Le linee che tracci adesso sono dure, spezzate. Artigli lunghi, zampe disumane, un corpo contorto. Non ha le corna come la creatura del bosco… ma è comunque un mostro. Ha una targhetta appesa al collo. Senza pensarci, ci scrivi sopra: Coach Moss. Rimani un momento a guardare quel nome. Ti si stringe lo stomaco.

Poi cambi foglio. Non puoi evitarlo. Devi disegnare l’altro. Quello vero. Quello che avete incontrato nella foresta. Quello che ha ucciso Darius. Le mani ti tremano un po’, ma continui. Quelle corna, quegli occhi scheletrici, la postura innaturale, quel senso di fame primordiale. Il foglio prende vita sotto di te. Ti senti fredda, distante. Ma non abbastanza da ignorare l’ansia che ti si annida sotto pelle.

Darius. Ti blocchi. Tendi l’orecchio. Il cuore ti batte forte, come se da un momento all’altro potessi sentire una sirena in lontananza. Ma fuori c’è solo silenzio. Nessuno urla. Nessuno corre.

Lo avranno già trovato? È ancora là? Avresti dovuto dire qualcosa? Avvisare qualcuno?

Il dubbio ti lacera, come un peso sul fondo del petto. Le mani continuano a muoversi. Schizzi senza logica. Volti, frammenti, occhi, corna, mani intrecciate. Tutto si sovrappone, si mescola. Alla fine crolli, la guancia appoggiata sul bordo del tavolo, tra i fogli e la matita. Ti addormenti così, senza nemmeno accorgertene. Il sonno sembra sereno… almeno all’inizio.
Poi, appena prima di svegliarti, come in un lampo che taglia l’oscurità, vedi il viso deformato di suor Margareth. Gli occhi… due pozzi neri, immobili, profondi. Ti osservano con qualcosa che non sai se è odio, compassione… o entrambe le cose.
Una voce ti risuona ancora vaga nella testa, sottile come un sussurro sgraziato:
“Così… pura… così imperfetta!”

Ti svegli di soprassalto, col cuore che batte più forte del dovuto. Il viso stropicciato. Inspiri piano.
Nonostante tutto, ti senti in forma. Come sempre. Solo… ancora un po’ fuori posto. Poi ti volti. Lo sguardo cade sul foglio rimasto sulla scrivania, quello su cui avevi posato la testa prima di crollare.
E resti lì, immobile. Il disegno ti cattura subito. É bello… molto bello… Non ricordi nemmeno di averlo fatto, eppure è tuo, lo riconosci. Una figura femminile ti fissa dal foglio. Ha folti capelli neri che le scivolano lungo la schiena, due corna contorte che si piegano prima verso l’alto e poi giù sui lati del viso. Gli occhi… quegli occhi… sono pozzi d’oscurità. Proprio come quelli della suora. Ma più vivi.

Rimani imbambolata, incapace di distogliere lo sguardo. Non capisci bene cosa significhi, né perché l’hai disegnata…

Off game

Guardare nell’abisso: 10+1=11 successo pieno

Lilith.jpeg

@Voignar

Darius Whitsand

Dopo aver concluso le tue ricerche, sei semplicemente collassato sul letto.
Il corpo ti urlava dolore da ogni singolo muscolo, ogni nervo era teso e infiammato, la testa sembrava sul punto di esplodere. Gli occhi bruciavano come se fossero stati immersi in sabbia calda, e alla fine non ce l’hai fatta più: li hai chiusi, quasi con rabbia, lasciandoti andare.

La notte ti ha avvolto in un tumulto di sensazioni sfocate, voci confuse, immagini che si mescolano e si dissolvono.
Ti svegli spesso, o almeno così ti sembra. Ma ogni volta non sei davvero sveglio. Sei in quello stato strano, a metà tra sogno e delirio, come quando si ha la febbre alta e la realtà diventa una massa ovattata e informe.

A tratti sei convinto di essere cosciente. Poi capisci che stavi solo sognando. O viceversa. Ricordi dei volti…

Orion, che si pavoneggia come una reginetta del ballo, teatrale e luminoso, sotto un riflettore immaginario.
Poi Nathan: lo vedi, furioso, che urla contro qualcosa che non riesci a distinguere… una figura? Un’ombra?
Scarlett… Sei seduto accanto a lei. State parlando. La stai convincendo a non fare nulla a Nathan.
Poi compare Ana. Ana? Ti guarda dall’alto, mentre sei a terra. I suoi occhi ti studiano come se fossi un esperimento mal riuscito… poi si volta e corre via, scomparendo in un battito di ciglia.

E infine, compare il suo volto. Quello scheletrico. Con le corna da cervo.
Ti guarda. Non dice nulla. Ma sei tu che urli.

Ti svegli di soprassalto. Il respiro corto. Il sudore ti bagna la fronte, la nuca, il petto. Le lenzuola sono madide, come se avessi dormito in una sauna.
Fuori è ancora freddo, siamo a marzo… ma il tuo letto è un inferno umido come negli agosto più caldo.
Ti tiri su a sedere, il cuore che martella come un tamburo impazzito.

Ti tocchi il petto, le braccia, il collo. Cerchi qualcosa… qualsiasi cosa.
Ogni dolore è sparito. Muovi le gambe, i piedi… Stai bene… Anzi… in realtà ti senti in forma, come non mai.

Ti alzi in piedi e ti osservi allo specchio. Lo sguardo ti cade su una piccola macchia nera alla base del tuo collo. Abbassi lo scollo della tua maglia, te la levi. No, non è una macchia… e’ una sorta di tatuaggio… un marchio: una mezzaluna che sovrasta una specie di spada a forma di croce.

Off game

Sei completamente guarito. Recuperi le 3 ferite.

Lilith by -Darkly- _ Redbubble.jpg

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Nathan Clark

È martedì! È martedì! È martedì?

Odio i sogni.

Odio i sogni.

E odio i sogni.

Odio i sogni in generale, ma di sicuro odio questo specifico sogno in particolare.

Ho bisogno di una doccia. Bella lunga. Prima che i miei genitori si sveglino.

Calcio via le lenzuola e mi avvicino alla finestra, per lasciare entrare più luce. Chissà se il mondo là fuori è ancora abbastanza normale?

Mentre lascio che l'acqua porti via il sudore della notte e il fastidio del risveglio, cerco anche di schiarirmi le idee: Tyler-Cory-Alice ('così? Tutti assieme? E perché?'), il test di matematica ('oh, porca miseria...')... e poi Noah ('maledizione, è vero!')... la promessa di Sasha, la lezione della Lane ('cavolo...'), il modo di fare della Morris ('ehhhhh...')... il Bosco la Fata quella spiegazione...

Esco dal box inalando una quantità assurda di aria, come se avessi trattenuto il fiato per mezz'ora. Mi asciugo in fretta e corro a fare colazione: c'è ancora del caffè di ieri, che annego nel latte. Cereali, sciroppo ďacero, pane e burro di arachidi. Ingollo tutto, il sapore che si mischia confuso in gola.

Sciacquo le stoviglie e le abbandono nel secchiaio: non oso nemmeno provare a sistemarli nella lavapiatti, perché già tanto so che a mamma non andrebbe bene il mio "ordine".

Esco e mi accorgo, finalmente, che sono ancora in largo anticipo. Decido di camminare, nel freddo del mattino primaverile: mi piace, è pulito e c'è ancora poca gente.

Tiro fuori il telefono dalla tasca e picchietto sullo schermo.

'Mamma': "Ciao. Sono già andato a scuola, non preoccuparti e saluta papà".

'Tyler': "Arrivo a scuola fra poco".

'Noah': "Ehi, amico! Come va oggi?".

Modificato da Ghal Maraz
Spellcheck

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Scarlett Bloomblight

Martedì mattina? Sul serio? Sarà un sogno...

La giornata è stata lunga, parecchio pesante, e mi ha "regalato" una moltitudine di emozioni che in gran parte avrei volentieri evitato.

Quando finalmente la stanchezza vince sulla tristezza crollo addormentata, purtroppo però non aiuta a fare sonni tranquilli.

Capisco di essere in un sogno, ma senza essere realmente in grado di agire o reagire, vedendomi passare davanti prima quella me**a umana che continua a guardarmi come se potesse spogliarmi; poi, forse peggio, Tyler. È zitto e seduto, come lo era oggi pomeriggio quando ha parlato con Emily, con la sua solita espressione tranquilla e dolce, genuina; ma quando i suoi occhi incrociano i miei percepisco arroganza, come di chi sa che ha già vinto.

Non voglio restare lì: non ho le forze per sostenere altri colpi riguardanti Emily, non oggi, non dopo la telefonata prima di andare a letto. Ma il sogno non vuole che scappi, presentandomi davanti un muro di scaglie: un enorme drago, lo stesso della visione durante lo scivolone nel fango e di tutti gli altri scorci che mi è parso avere durante la giornata. Gli occhi sono due gemme d'ambra luminose con una piccola fessura nera, fissi su di me, affamati, forse arrabbiati. Non so perché ma emana un odore che descriverei come rabbia e furia, irrequietezza e senso di prigionia, voglia di libertà. Tutto attorno riecheggiano i suoi ruggiti sommessi, riempiendo l'aria e rendendola pesante.

"S-sei davvero un drago? Cosa ci fai qui, nella mia testa?" Nonostante la presenza minacciosa della creatura riesco ad alzare la testa per guardarla nella sua interezza, dando voce ai miei pensieri.

Ma la creatura si contrae e piega su sé stessa, diventando Zarneth. La donna non deve dire niente: le basta uno sguardo dei suoi soliti ed io mi sento subito uno schifo. Cosa mai dovrò fare perché smetta di guardarmi così, come se fossi una me**a? Sono i miei pensieri ad avere un po' di voce, perché non riesco a parlare in questo momento, con lei davanti. In mano stringe quella matassa di fili dorati, molti di più dei dieci che ho visto prima, molti di più di quanti io ne abbia mai visti per mie connessioni: tutti attorno al mio collo, ma non mi sento soffocare; lei li stringe come se fossero le corde di un guinzaglio, ma senza badarci, come se fosse naturale averli lì. Poi, ancora ferma, dopo qualche secondo che mi fissa con il disappunto stampato in faccia, fa quel sorrisetto, lo stesso di quando mi ha beccato rientrare in casa, e per un'altra volta vedo un'ombra di compiacimento sul suo volto.

E dopo mi accorgo che siamo all'aperto, che il cielo è rosso in un modo innaturale: quasi come il sangue, più che coi colori del tramonto. Dietro Zarneth due enormi occhi neri che mi fissano, un'altra voce che mi rimbomba in testa.

E poi, di nuovo, mi accorgo che l'atmosfera è cambiata: prima ancora di accorgermi di qualcosa mi sento a mio agio, come se fossi al mio posto; e poi metto a fuoco. La pietra del trono è calda, dà una sensazione piacevole, un bel tepore. Il tizio del vicolo è finalmente al suo posto, sotto i miei piedi. Mi accorgo di essere nuda ma la cosa non mi crea fastidio, è invece piacevole, eccitante. Come se la scena si stesse costruendo in quel momento, adattando la velocità a cui lo fa alla mia capacità di comprendere e mettere a fuoco le cose, noto di avere dei fili in mano: dorati come quelli che aveva Zarneth poco fa, non bianchi come quelli che ho sempre visto io. Alcuni vanno ai lati del trono, dove Emily, Tanaka, Orion e Ben sono in ginocchio, totalmente sottomessi come è giusto che sia, felici di essere lì perché sanno di essere miei e questo gli piace, ne sono contenti.

Il mondo continua a comporsi: il cielo è ancora rosso sangue e il suolo in pietra nera, una landa simile ad un campo di battaglia con armi conficcate nel terreno, cadaveri e persone impalate; è tutto così naturale, così al suo posto. Il resto dei fili dorati si estendono per la landa, collegati a monetine, gemme, gioielli, banconote e pepite d'oro: mera merce di scambio senza reale valore, pronta a gettare via ciò che possiede per ottenere qualcosa che crede importante, che poi getterà di nuovo via in un ciclo continuo.

La vista è paradisiaca: sono tutti miei, inchinati davanti a me, legati per l'eternità. L'eccitazione scaturita poco fa si accende e basta un lieve tiro ai loro fili perché Emily, Tanaka, Orion e Ben si alzino, iniziando ad adorarmi.


Mi sveglio in preda all'org***o migliore che io abbia mai avuto, maledicendo la sveglia per avermi strappato da quel paradiso.

La poca luce che filtra dalla finestra è sufficiente per vedere in che condizioni sia il letto: nonostante mi sia addormentata sopra le lenzuola sono in qualche modo riuscita ad infilarmici sotto, scalzandole da ogni parte, lanciando il cuscino a terra e persino a spostare un po' il letto dalla sua posizione nell'angolo della mia stanza. Non ho le mutande, che sono probabilmente volate da qualche parte, e una chiazza ancora bagnata è presente al centro del letto.

Ancora un po' intontita dallo strano sogno spengo la sveglia e apro la finestra, facendo entrare nella stanza la fresca aria del mattino. Vado diretta a farmi una doccia, anche perché sono pure sudata come se avessi fatto una lezione intensa del Coach Moss; metto l'acqua alla temperatura più alta possibile e mi godo il tepore, lasciando che il caldo aiuti a svegliarmi.

Come mio solito scendo in cucina in accappatoio con un asciugamano legato attorno ai capelli, questa mattina stranamente di buon umore e piuttosto incurante del fatto di incrociare Zarneth oppure no, prendo il mio caffè e un paio di fette biscottate con la marmellata, poi vado in salotto per fare colazione seduta sulla poltrona. Come mio solito controllo le notifiche e se avrò altri "favori" da fare o da riscuotere oggi; poi una volta finito torno in camera per prepararmi.

Ora che sono più centrata quando entro nella mia stanza capisco che sembra sia esplosa una bomba a mano. Meglio sistemare prima di andare a scuola. Disfo il letto totalmente e preparo una lavatrice con le lenzuola bagnate appuntando mentalmente di farla partire quando rientro a casa, cerco le mutande che erano finite sulla scrivania e le metto a lavare, svuoto il posacenere nel cestino e poi mi siedo un attimo sul letto contemplando i piani per la giornata. Devo trovarmi con Orion dietro la scuola, poi col ragazzo con problemi di cuore davanti al cancello e al primo cambio d'ora con l'altro tizio dalle macchinette. E non dimentichiamoci di Nathan: quella sarà la parte più importante, non posso mandare a monte un lavoro così grosso due volte di fila.

Mi alzo in piedi e mi preparo, asciugando i capelli e scegliendo vestiti comodi per la giornata, un po' baggy. Prendo cento dollari dalla scorta di soldi che ho fatto tramite i favori, poi fisso la banconota per un paio di secondi e alla fine ne prendo altri cento per sicurezza. Metto nello zaino una busta ermetica e profumata che utilizzo quando devo trasportare quantità piuttosto grosse di roba da fumare. Non posso certo infilarmi cento dollari di erba nelle mutande... Infine, riflettendo sul fatto che oggi potrei dover contrattare in modo un po' più spinto, prendo anche il sacchetto di velluto dove tengo svariati gioielli e un po' di chincaglierie che ho acquisito nel tempo: lontanissime dalla qualità della roba che mi ha lasciato papà, ma tra questi oggetti c'è sempre qualcosa che la gente vuole, per cui è disposta a fare ben di più che pagare qualche dollaro.

Contenta di aver preso tutto esco di casa e mi accendo una sigaretta mentre mi dirigo verso la scuola, più precisamente nella zona boschiva dietro dove mi ero accordata di incontrarmi con Orion; gli mando anche un messaggio.

@Loki86 offgame

Sono contento che ti siano piaciuti gli ultimi post riflessivi.

Qua ho voluto riprendere la tua descrizione del sogno per arricchirla con qualche "messaggio subliminale" di cose che magari sarà interessante esplorare o per dare qualche eventuale spunto a Scarlett più avanti.

P.s. il fatto che non abbia notato né fatto niente riguardo al labbro guarito è voluto, era concentrata su altro.

@Theraimbownerd messaggio ad Orion

Sto andando verso scuola, ci vediamo dove avevamo detto ieri.

Modificato da TheBaddus

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Darius

Mattina

La notte è stata lunga, complessa e decisamente snervante

Sogni, pensieri, immagine e altro che non so bene cosa definire; passino le immagini di Orion e Nathan, che voglio far finta siano semplici follie del mio subconscio, ma la “scena” con Ana mi fa pensare

Cosa diamine c’entra la ragazza? Che era quello sguardo? Non mi pare sia collegata a nulla di ciò che è accaduto fino ad ora, ma forse, se vogliamo per un momento ammettere che lo sia, deve entrarci in un modo quantomeno obliquo

Più importante, è l’immagine di me e Scarlet che parliamo di Nathan; voglio sperare sia una sorta di visione premonitrice, anche se non ho ben chiaro come dovrei interpretarla

Quando mi alzo, finalmente, mi sento bene, molto bene… mi sento meglio, in effetti, meglio di quanto non mi sia mai sentito da lungo tempo. Quando noto la macchia, lo strano marchio, il primo pensiero è di dirlo a mia madre, ma poi, memore di come le parole non sono uscite, decido di lasciar perdere; se l’andazzo è questo, potrebbe benissimo non vedere nulla, e io sarei incapace di descriverlo

Tanto vale prepararsi per andare a scuola, dove incontrerò tutti quelli della mia visione e potrò mettere insieme più pezzi per capire che diamine sta succedendo

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Orion Kykero

Una notte agitata

Addormentarsi è difficile dopo la giornata di oggi. Ogni ora che passa mi avvicina al mercoledì, a quella misteriosa minaccia che mette in pericolo la mia stessa identità. Le ore di sonno mi sembrano quasi uno spreco, una perdita di tempo prezioso. Ma il peso di questa giornata schiaccia la mia mente iperattiva, facendomi crollare nel letto prima che possa preoccuparmi a morte. A volte il mio corpo è più saggio della mia mente.

Riapro gli occhi nel bel mezzo di un sogno, nel ruolo che mi è più congeniale. So di essere il protagonista di questo palco, la star dello show. Le luci della ribalta baciano la mia pelle pallida e osservo il vestito di scena. Bizzarro, ma confortevole, un tessuto che non conosco.

Ma c'è qualcosa di strano. I drappeggi scendono sul mio corpo in modo sbagliato, le forme sottostanti non sono le mie. Prima che possa osservarmi meglio, scoprirmi, un' altra persona sale sul palco. Ana. La ragazza più misteriosa è interessante della scuola, l' unica che ancora non sono riuscito a capire. Non è la prima volta che appare nei miei sogni, ma oggi è diversa. Più solida, più reale.

Le sue parole mi risuonano nella testa, lasciandomi a bocca aperta. Sospettavo qualcosa, specialmente dopo la corsa di oggi. La sua domanda al prof di scienze era troppo bizzarra per essere naturale, suonava quasi come una giustificazione. Eppure... Eppure una speranza inaspettata emerge al centro del petto. Che possa aver finalmente trovato qualcuno che possa capirmi?

Il sogno si dissolve nella realtà mattutina troppo presto, prima che possa dare seguito a quel pensiero. Osservo la sveglia con una smorfia, pensando al sonno che ho perso e non potrò mai recuperare. Svegliarsi appena prima della sveglia sembra sempre profondamente sbagliato. Le ultime immagini del sogno continuano a danzare davanti ai miei occhi mentre appoggio la testa sul cuscino, provando a convincere il mio corpo riottoso ad alzarsi. C'è molto da fare oggi e non posso permettermi errori. Non quando so cosa mi aspetta domani.

Mi alzo e vado in bagno, silenzioso, per non svegliare nessuno. L' acqua calda della doccia mi scivola addosso, sciogliendo tensioni e sonnolenza. Quando mi rimetto a truccarmi sfrutto questo tempo al meglio, trovando rifugio nella routine. Oggi scelgo uno stile più aggressivo, più pesante. Senza dovermi preoccupare di educazione fisica e con più tempo a disposizione posso davvero lavorare sul mio volto. Foundation, fondotinta, eyeliner, matita, mascara. Sbatto le palpebre, sentendo il peso delle mie ciglia scure e pesanti. Perfetto.

Aggiungo persino un'ombra sulle mie guance con la matita, in una passabile imitazione di una prima barba. Di solito preferisco evitare, troppi conflitti con mia madre, troppa tristezza quando viene inevitabilmente tolta la sera. Ma oggi voglio essere al meglio, al diavolo le conseguenze. Il binder mi avvolge come un abbraccio, rimandando il mio seno prosperoso dentro al mio petto. Schiacciato, controllato, innocuo. Scelgo una camicia a quadri e giacca di pelle oggi, il mio look più butch. "Ogni abito che metti manda un messaggio" mi ha insegnato mia madre fin da bambino. Ian lezione che ho preso a cuore. E sono certo che questo messaggio lo riceverà forte e chiaro.

Messaggio con @TheBaddus

Quando ho finito riprendo il mano in cellulare e vedo il messaggio di Scarlett. Va bene. Io arrivo a breve. Le rispondo, prima di scendere giù per la colazione.

Modificato da Theraimbownerd

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