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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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comment_1920086

Ana Rivero

Getting high in the park

L'idea della suora come capo sacerdotessa mi fa leggermente rabbrividire (dentro) perché per quanto ho visto oggi è più possibile di quanto Max possa pensare. Farebbe comunque ridere uguale, come se fossimo in Scooby Doo.

Prendo al volo la cannetta da Max quando me la offre, con la maggior naturalezza possibile. Mi ritiene davvero parte del gruppo ora, mi aspettavo un commento, un minimo di resistenza. Faccio un tiro. Mi sento normalissima. Faccio uno schiocco con la lingua, come a mostrare disappunto. Lo sapevo, questa roba su di me non funziona.

Comunque, provo a fare altri tiri, senza grande convinzione. Più per far capire che apprezzo il gesto che per tenere la canna tutta per me. D'altro canto, non li vedo particolarmente preoccupati.

Mi aggrego al gruppo nel prendere in giro Greg, scuotendo la testa. "Dai, magari era qualcuno che faceva un film. Ti pare che gente di culti simili si fa beccare così facilmente?". In realtà ti credo, mio piccolo short king Greg. Se posso esistere io, possono esistere culti nel bosco, come possono esistere anche draghi e unicorni per quanto mi riguarda.

"Però che ci vuole, se l'ha beccato tua cugina li possiamo beccare anche noi! Così vediamo chi ha ragione, no?" Anche perché col cavolo che vado a cercare cultisti da sola. Un cultista, due cultisti? Nessun problema. Un gruppo di persone che fa rituali? Credo sia troppo anche per me.

Modificato da SNESferatu

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comment_1920305

@Voignar

Darius Whitesand

Ti fermi. Braccia aperte, respiro trattenuto, la voce appena tremante mentre ti rivolgi alla creatura.

Ma non c’è risposta. Nessuna parola. Nessun movimento.

La figura resta immobile, avvolta nel suo mantello greve, il teschio di cervo che ti scruta… o almeno, così sembra… in un silenzio che si fa ogni secondo più pesante, più irreale. Il tempo si dilata. Il bosco stesso sembra trattenere il fiato con te. Poi, senza preavviso, dalle labbra invisibili sotto il cranio osseo si leva una litania. Un sussurro basso, strisciante, come vento che filtra tra rovine antiche.

Non capisci le parole. Non sai neanche se siano parole. Non riconosci la lingua, né il ritmo. Ma la senti vibrare. Attorno a te. Dentro di te.

Il terreno sotto i piedi trema appena, come se qualcosa stesse svegliandosi nel profondo della terra. L’aria si fa densa, pesante, e un fremito invisibile ti percorre la pelle. Le gambe ti diventano molli. Il cuore accelera in gola, ogni istinto grida di fuggire, ma non puoi. Il tuo corpo ti tradisce. Sei fermo.

Poi le rune. Quelle incise nella pietra, sporche di sangue rappreso. Cominciano a brillare.

Una luce pallida, tremolante, filtra da ogni solco inciso, come se le rocce stesse stessero respirando. Una nebbia si leva da terra, bianca e innaturale, avvolgendo le pietre, i tuoi piedi, il mondo.

E poi arriva la forza. Ti travolge. Ti attraversa. Ti strappa da dentro.

Non puoi urlare. Il dolore è ovunque: muscoli, nervi, ossa, mente. La testa ti esplode in un lampo bianco, poi nero, poi niente. Non sai quanto dura. Un secondo? Un’ora? Un secolo?

Quando finisce, cadi. Ti accasci a terra, esausto, stravolto, sudato. I tuoi occhi vorrebbero chiudersi… Ma resisti. Non svieni. Non ancora.

Da quella posizione, vedi i suoi piedi avanzare.

Passi lenti. Lenti come rituali. Il mantello che striscia tra le foglie, lasciando dietro di sé una scia d’ombra. È corporeo… Non è uno spirito.

Si abbassa. Il volto… quel volto d’osso… si avvicina al tuo. Ti osserva da vicino, come se stesse cercando qualcosa dentro di te. Ti scruta. Si inclina leggermente a sinistra, poi a destra… Quasi come se fosse incuriosito. Poi parla.

La voce è profonda, cavernosa. Antica.

“L’alba sta arrivando. Accoglila.”

E poi… il buio. Perdi i sensi.

Quando ti risvegli, hai la sensazione di essere stato investito da un treno.

Ogni parte del tuo corpo urla, la testa pulsa come un tamburo rituale. Ti tiri su a fatica. Il bosco è silenzioso. La creatura è sparita. Le rune non ci sono più. Le pietre sono lisce, come se nessuno le avesse mai toccate.

Quasi come se tutto fosse stato un tremendo e spaventoso incubo.

Off game

Subisci 3 DANNI.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Quando inizi a spiegarti, Tanaka sospira appena. Un suono basso, quasi stanco, ma ti è chiaro che non è solo irritazione.

«Cory è... impulsivo» mormora, senza guardarti direttamente. Poi, con un mezzo sorriso storto: «Ma chi avrebbe pensato che Clark avrebbe perso completamente la testa in quel modo? Quella scenata con Tyler... quasi mi è dispiaciuto non avere il popcorn.»

Sdrammatizza, ma gli occhi restano lucidi, attenti. Sta studiando cosa dire dopo.

Quando parli del secondo problema, si irrigidisce appena. Un sopracciglio si alza, lento, e il silenzio che segue ha qualcosa di elettrico. Non dice nulla. Non subito. Ti ascolta, con quella sua tipica espressione dove ogni muscolo sembra rilassato ma ogni nervo è teso.

Quando proponi il bosco, non si muove. Nessun commento, nessuna reazione visibile. Ma lo sguardo si fissa sul tuo. Troppo a lungo. Troppo intenso per lasciarti indifferente.

Poi gli porgi i soldi.

Per un attimo si blocca. Guarda le banconote con fare sorpreso… Come se si aspettasse di dover discutere riguardo a questo punto. Rimanete lì così, in quel silenzio leggermente sorpreso. Poi li prende.

Le vostre mani si sfiorano. Per un istante troppo lungo.

Ora siete vicini. Troppo. Il suo sguardo ti fruga, ti analizza. Si ferma su un dettaglio che neanche tu ricordavi più: il taglio sul labbro.

Ti sfiora. Un dito, caldo, preciso. Un gesto stranamente delicato, come se volesse capire se fa male.

«Che ti è successo?» chiede a bassa voce, con fare quasi protettivo.

Non rispondi subito. Perché in quel momento il muro si incrina.

È stata una giornata troppo lunga, troppo intensa. Qualcosa dentro cede. La stanchezza, forse. Quel modo in cui ti guarda, che somiglia troppo a quello di tuo padre nei rari momenti in cui lo ricordi. È un attimo, ma è vero: abbassi le difese.

Ti protendi verso di lui. Non sei neanche del tutto consapevole del gesto. Chiudi gli occhi. Respiri appena.

Ma il bacio non arriva.

Quando li riapri, Tanaka è a un passo da te. Sorride. Divertito e compiaciuto.

«Il bosco va bene» dice con voce neutra. «Sento Colin. Ti faccio sapere. Tieniti pronta per domani.»

Sta per andarsene. Gira appena il corpo, ma poi si ferma. Ti guarda ancora una volta. E quello che dice ti colpisce più della distanza che ha messo tra voi.

«E Scarlett… se domani porti a termine il lavoro, oltre ai cinquanta… magari potrai avere anche quel bacio che aspettavi.»

Poi se ne va. Non di fretta. Non lentamente. Ma con la consapevolezza di chi sa di aver ripreso il controllo del gioco.

E tu resti lì.

Con quella strana sensazione di essere stata avvolta di nuovo dal filo. Quello stesso filo che questa mattina pensavi di aver tagliato. Quello che ora ti stringe appena, ma abbastanza da ricordarti che sei ancora dentro.

Fino al collo.

Off game

Eccitare qualcuno: 5-1=4

Segni ESPERIENZA

Tanaka guadagna 1 FILO su di te.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Mentre lasci alle spalle la panchina e ti addentri con Alice lungo il sentiero che costeggia il Bosco, l’aria sembra cambiare appena. C’è una quiete sospesa, fatta di vento lieve e cinguettii, come se il mondo stesse trattenendo il fiato. Alice cammina accanto a te, le mani intrecciate dietro la schiena, e il passo leggero che quasi non fa rumore sulla ghiaia e le foglie. Ha messo una di quelle gonne un po’ vintage, con i bottoni davanti, e una giacchetta sottile che ondeggia a ogni suo movimento. Non è cambiata, è sempre Alice, ma oggi sembra una versione più luminosa di sé. Più... presente.

«Hai avuto uno di quei momenti, vero?» ti chiede, con quel suo modo tutto personale di leggere tra le righe, senza davvero voler invadere. «Quelli in cui ti senti come se fossi qualcun’altro e non capisci perché?»

Il tono è lieve, sognante. Non sembra cercare risposte, ma solo condividere il momento.

Camminate qualche minuto in silenzio. Poi, quasi senza preavviso, lei si gira verso di te con un sorriso tenero e vagamente imbarazzato.

«Ah, e il sogno! Te ne avevo accennato stamattina, ma poi la confusione...»

Arrossisce appena, si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio, come per guadagnare tempo.

«È stato stranissimo. Tu eri lì. Però... non eri esattamente tu-tu. Eri tipo... un cavaliere. Ma non con un’armatura normale. Era fatta di luce, o di stelle... qualcosa del genere…quasi come se fossi circondato da tante fatine luminose.» Ride, divertita dalla cosa. «E poi avevi una spada che cantava. Sì, cantava!» ride, subito un po’ imbarazzata del suo stesso entusiasmo.

Poi, guardandoti di lato con un’espressione più seria, aggiunge: «Eppure ero sicura che fossi tu. Solo... più vero. È stupido, lo so. Ma a volte i sogni dicono cose che la testa non sa ancora formulare, no?»

La sua voce è morbida, affettuosa. C’è qualcosa di sincero in quello sguardo, una curiosità mista a un rispetto profondo per la parte di te che non capisce, ma che sente.

Proprio in quel momento, mentre stai per dire qualcosa, o forse solo per sorriderle, la percepisci.

Una vibrazione. Pesante, insistente. Parte dal terreno, si insinua nella pianta dei piedi e risale lungo la schiena come un brivido. Un suono muto, una tensione dell’aria che si curva appena, come se alla foresta stesse succedendo qualcosa.

Alice non sembra accorgersene. Continua a camminare accanto a te, a raccontare di sogni e di astri, di come da piccola parlava agli alberi sperando che rispondessero.

Ma tu... la tua attenzione é focalizzata altrove.

Alice ti guarda di nuovo, inclinando la testa di lato.

«Tutto bene? Hai una faccia strana, come se stessi ascoltando una musica che non posso sentire...»

Il vento cambia direzione. Una foglia cade senza motivo. Il sentiero, avanti a voi, sembra curvarsi in un modo che prima non avevi notato.

Poi, tutto ti sembra tornare nella norma.

@SNESferatu

Ana Rivero

Il sole pomeridiano filtra tra gli alberi spelacchiati del parchetto, scaldando l’asfalto ruvido attorno alla piccola pista da skate. Alcuni ragazzini più piccoli se ne stanno a distanza, guardandovi di sottecchi. Il fumo sottile della canna che Max ti ha passato ondeggia pigramente nell’aria.

Quando la porti alle labbra e fai quel primo tiro, tutto sembra... normale. Forse troppo. Ma al secondo, al terzo e ai successivi qualcosa…. cambia.

Non tanto nella testa, lì sei lucida, più o meno come prima. Ma è nel corpo che senti qualcosa di diverso. Il calore del fumo che ti attraversa, una leggera bruciatura sulle dita mentre tieni la canna troppo a lungo... lo senti. Non come un dato tecnico, non come una lettura sensoriale da qualche impulso simulato. Lo percepisci… davvero.

È minuscolo, imperfetto, ma reale. Una normalità che non ti appartiene... e che per un attimo ti illudi di poter toccare.

Poi lasci cadere quella battuta, forse a metà fra il gioco e il pensiero reale.

Un attimo di silenzio. Poi Max si mette a ridere.

«Aspetta, aspetta...» ti guarda di sbieco, con un’espressione a metà tra lo stordito e l’ammirato. «Tu mi stai dicendo che vuoi andare sul serio nel bosco, tipo... missione anticulto?» Scuote la testa, poi si sistema il berretto. «No giuro, pensavo fossi tipo quella “strana e snob”, non quella che propone spedizioni notturne nei boschi infestati. Sei l’upgrade più fico di oggi.»

Sean, che nel mentre si è disteso sulla schiena con lo zaino come cuscino, emette una specie di risatina a scatti. Gli occhi sono due fessure sottili.

«Andiamo nel boscooo… col machete... ahah... ci serve una soundtrack... tipo X-Files meets Scooby-Doo...»

Sta praticamente ridendo da solo, completamente avvolto nel fumo e nel suo universo parallelo. Ti lancia un pollice su senza aprire gli occhi. «Team Cultbusters. Ci sto.»

Greg invece smette di dondolarsi sulla tavola. Ti guarda con un’espressione diversa, più tesa. Quasi preoccupata.

«Aspetta… ma… cioè, stai scherzando, vero?» Si sporge un po’ in avanti, come se avesse bisogno di vedere meglio la tua faccia. «Perché... se non stai scherzando... quella roba che ha visto mia cugina non era una stupidaggine. Non era un cosplay. Era... gente seria

Abbassa la voce, quasi automaticamente. «Non dovremmo andarci. Dico sul serio. Specialmente di notte. Non da soli.»

Il suo sguardo cerca il tuo, poi quello di Max, come a pesare le vostre intenzioni.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Non appena varcate la soglia della stanza del rituale, il tuo urlo risuona nell’aria come uno strappo netto. La tensione si scioglie di colpo, e con essa il silenzio carico che vi ha accompagnate durante il rituale.

Juno si volta subito, con la fronte aggrottata. «Jeremy?! Quel poser da due soldi? Il re dei sorrisetti viscidi e delle domande fuori luogo durante le assemblee? Ma si può sapere chi gli ha dato il diritto di avvicinarsi anche solo per sbaglio a noi?»

Diana si stringe, più contenuta ma non meno tagliente. Ti lancia uno sguardo diretto, quasi inquisitorio.

«Dimmi che non vuoi solo fargli passare cinque brutti minuti. Perché se vuoi colpirlo davvero… possiamo farlo. Ma serve precisione. Non solo rabbia. Serve un piano.» Si avvicina di un passo. «Che idea ti sta girando in testa, Orion? So che ne hai una.»

Juno sbuffa, lanciandoti un’occhiata entusiasta. «Dai, sputa il rospo. Fammi partecipare anche a me. Questa volta voglio far qualcosa di più concreto pure io.»

Stai per rispondere, con quella scintilla glaciale già accesa negli occhi, quando succede.

CLINK.

Un rumore improvviso, secco. Vi girate di scatto verso la porta alle vostre spalle, il cuore che fa un mezzo balzo. Il rumore, metallico, é giunto dall’interno della stanza del rituale. Riapri la porta…

Un calice è caduto. È a terra, ribaltato sul lato.

Diana si immobilizza. I suoi occhi si fanno stretti, attenti. Fa un passo indietro.

«...Io... io l’avevo rimesso al suo posto.» La sua voce, solitamente ferma, ha una lieve incrinatura. Non timore, quanto più perplessità. «L’ho asciugato. L’ho girato col bordo rivolto verso il muro. Era stabile. L’ho fatto io, Orion.»

Juno si è fatta silenziosa. Resta dietro di te, un dito sulle labbra, come se aspettasse che qualcosa… o qualcuno… si manifesti. Forse un secondo messaggio dalla Dea… Ma non succede.

Il silenzio che cala ha un altro sapore, ora. Non è sacro. È guardingo.

Tu, però, lo percepisci appena prima che svanisca del tutto: un residuo, una vibrazione diversa da quella della Dea. Come un respiro trattenuto.

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Ana Rivero

No Park No Cry

Ammiro con delicatezza la canna che porto tra le dita, nel modo più elegante e con nonchalance che posso. Non mi sento molto diversa, l'effetto sui tre fattoni che ho davanti pare molto maggiore ma... mi sento comunque in pace. Non dipende dalla canna, o almeno non credo. Dovrei forse aumentare la dose per capire, ma non credo ci sia un particolare giro di droghe in questo paese. Però percepisco. Percepisco come potrei essere se fossi come gli altri.

Cosa che viene spezzata perché evidentemente l'idea di affrontare una setta non è particolarmente normale. Peccato. Dobbiamo osare! Dobbiamo osare per capire chi siamo! Loro non ne hanno bisogno, loro sanno chi sono. Sono quelli che si fanno le cannette nel park mentre fanno skate. Non è poco, e non sono neanche sarcastica mentre lo penso.

Sorrido insieme a Max e Sean, mentre mi danno man forte. Mi sento importante, e non succede spesso, o, almeno, non nel modo giusto. Potrebbe essere l'effetto del fumo.

"Io non scherzo mai" dico in direzione di Greg, con un sorriso sornione stampato sulla faccia che però è tutta creazione mia (e forse del fumo?) "Non siamo lì per farci scoprire, siamo lì per vedere se esiste. Così avremmo un po' di avventura in questo posto, no? Tua cugina e i suoi amici non si sono fatti niente..."

"Perché dovrebbe succedere a noi? Non saremmo soli, siamo in quattro!" indico Sean "In questo momento tre e mezzo."

Mi metto le mani sui fianchi. Greg pare sincero nella sua paura. Crede davvero a sua cugina, quindi. "Se vuoi che io scherzi, sto scherzando." Il mio volto torna subito serio. "Però penso sia qualcosa di bello da fare. Diventeremmo qualcuno! O diventiamo quelli che scoprono una setta, o quelli che scoprono che tua cugina ha visto qualcosa che non c'era"

"Però avremmo almeno fatto qualcosa". E quel qualcosa esclude il pensare di non essere davvero umana, non essere ricambiata da Eliza (anche se neanche io so cosa dovrebbe essere ricambiato) e invece essere "oggetto di ammirazione" del coach.

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Darius

“Vivo”

Non ho bene idea di cosa mi sia successo o di cosa possa mai significare quello che lo strano essere mi abbia detto e fatto

Mi rendo a malapena conto che, intorno a me, non c’è più nessun segno della presenza dello strano essere, e ovviamente nemmeno delle rune sulle pietre

Provo a mettermi seduto, con la testa che gira e tutte le ossa del corpo che fanno malissimo. Mi metto in piedi per modo di dire, provando a barcollare via dal bosco prima che qualche altra cosa appaia. Non ho la minima idea di che ora sia, ma ritengo necessario una veloce ritirata a casa, la giornata si è decisamente conclusa nel peggiore dei modi

Prendo il cellulare e provo a chiamare zio Samuel o mio padre, dire che è meglio parlare con i due membri più pacifici della mia famiglia, prima che mia madre inizi a dar di matto

Modificato da Voignar

comment_1920328

Scarlett Bloomblight

Nel cassonetto assieme ai rifiuti

Sono così concentrata dal far quadrare il discorso, dal fare in modo che l'esito della conversazione arrivi dove voglio io, che mi sono pure scordata del taglio sul labbro, dello schiaffo di quel bas***do.

Da quando ho sovrapposto su di lui l'immagine di mio padre non ci sto più capendo niente, forse anche per colpa del fumo, il cui effetto non è svanito del tutto.

Quando mi sfiora il labbro col dito, il contatto ed il calore della sua mano riaccendono tutto quello che avevo soppresso a forza prima di uscire, anche ciò che era tornato sopito a mia insaputa dopo che sono scappata da Emily e Tyler.

PRENDILO... LO VOGLIO... SUBITO... Un suono gutturale, quasi un ruggito sommesso. Mi è familiare, come se lo avessi già sentito, come se provenisse da dentro di me.

Assieme a quella strana sensazione sento anche il desiderio schizzare alle stelle e le mie guance avvampare in un istante; probabilmente anche il mio sguardo è carico di lussuria.

"U-un i-incidente, nulla di g-grave..." Mormoro cercando di controllarmi; non è proprio la situazione per fare figure di me**a o errori.

Ma il suo sguardo di risposta, che mi sembra così dolce e amorevole, fa sì che il mio corpo si muova da solo (o forse che non lo muova io), e mi protendo verso di lui; fortunatamente controllandomi perché gli salterei addosso.

Quando capisco che il bacio non arriva riapro gli occhi, e trovarmelo davanti con espressione divertita e compiaciuta mi dà modo di riprendere il controllo, almeno per qualche attimo. "Va bene ci sentiamo. Discrezione mi raccomando." Riesco a parlare con tono saldo, normale; ma sono le uniche parole che riesco a dire.

Mentre se ne va parla del bacio. Quale bacio scusa? Io non voglio nessun bacio, non da lui. Lo osservo andare via. Forse?

Percepisco una strana pressione al collo e guardo verso il basso: il suo filo, che tenevo ben stretto in mano, dev'essermi sfuggito per un attimo perché oltre ad andare verso di lui torna verso di me, stretto attorno al mio collo. Non sono nemmeno sicura di come la cosa mi faccia sentire, ma in questo momento non sono in grado di capirlo: sono riuscita a mantenere la facciata fino a fine discorso, ma ora che è andato via il desiderio e l'eccitazione sono anche più forti.

Porca... tr**a... Ho il respiro pesante, la vista annebbiata, e un caldo tremendo, forse anche dentro. Vorrei toccarmi, ma... guardandomi intorno mi rendo ben conto di dove sono: il retro del pub, assieme ai cassonetti della spazzatura, a casse di bibite vuote e fusti di birra usati. Che squallore, ne ho avuto abbastanza per oggi. Memore dello schifo nella zona malfamata, raccolgo gli ultimi bricioli di forza di volontà che mi rimangono e corro verso casa più veloce che posso: quello che sento è proprio un bisogno fisico.

Sarebbe il momento peggiore per incontrare Zarneth a casa...

@Loki86 Offgame

L'esca l'ho lanciata, ora vedi tu che fare XD

In ogni caso in questo momento mi immagino il drago interiore molto vicino ad uscire, o quantomeno la sua parte selvaggia, quella dominata dagli istinti animali eccetera; probabilmente trainata dagli eventi di tutta la giornata.

Lo dico solo perché, nel caso la madre fosse a casa, è un aspetto che non passerebbe inosservato. Assieme anche agli eventi di tutta la giornata, così forti che probabilmente Scarlett ha ancora addosso l'odore di ciascuno XD

Grande giocata comunque, vista la sfiga col dado 👍

comment_1920334

Nathan Clark

Sogno di un pomeriggio di mezza primavera

Da quando è iniziata questa giornata, mi sono ritrovato più volte a pensare una cosa: 'Perché le Fate non hanno scelto Alice?'.

Non riesco nemmeno più a comprendere se abbia una sensibilità inspiegabile o, semplicemente, nella somma delle sue "stranezze", lei riesca a tirare a indovinare, con successo. È questo che mi rimbalza addosso: se io fossi un sedicenne come tutti gli altri, e non mi fossi appena fumato una canna, a sentirla parlare di questo suo mondo interiore, direi che è, quantomeno, un tipo molto singolare.

Quantomeno.

Ma adesso? Così? Con me? Con noi?

In ogni caso, c'è da dire che mantiene vivi i discorsi! La conversazione, con lei, saltella da tutte le parti, esagitata. Sarà nervosa?

Possibile.

Finora ho solo abbozzato sorrisi, mugugni e qualche timido "sì", ma la sua strana percezione del mondo ha qualcosa di... magico? Soprannaturale?

Dopo qualche istante, capisco finalmente una cosa sfuggente: è come se stessi parlando con una Luna Lovegood, ma in carne e ossa. È tutto molto curioso.

Però, poi... il mondo si piega su sé stesso per qualche istante, sbilanciando la mia mente e i miei istinti. Sento la natura ferina, ultraterrena, dello Spirito dentro di me che sussulta e mi mette sull'attenti. 'Che cos'è? Che cos'è?".

Lei non lo sente, e la cosa un poco mi tranquillizza... ma non perché mi sembra che nulla sia accaduto, ma perché penso che la curiosa percezione di Alice dovrebbe averla smossa. E poi, invece...

"Una... musica? No... no. Non proprio, almeno. Forse... un riverbero, piuttosto? Una eco", rispondo, senza forse dare il dovuto peso alla scelta delle parole.

È già la seconda volta, oggi, che il Bosco si curva e si distorce, scavandomi nell'animo. E nel frattempo, ho quasi lasciato uscire la mia altra metà, quella indescrivibile. Quella indecifrabile, più antica del tempo umano.

È tornato tutto normale?

"Ma no... non è nulla, scusa. Un piccolo abbaglio, a volte i suoni del Bosco fanno così", mento, ma non so se essere terrorizzato o curioso.

Vorrei riprendere a camminare e scoprirlo... ma lo voglio davvero? Sono proprio io a volerlo?

"Proseguiamo?".

Modificato da Ghal Maraz

comment_1920394

Orion Kykero

Casa

Alzo il sopracciglio con un ghigno complice sul volto quando sento la domanda di Diana, e sono pronto ad esporle il mio piano quando all' improvviso sento il fracasso provenire dal santuario. Il mio corpo si muove d'istinto, temendo il peggio. Se qui si rompe qualcosa sono DAVVERO nei casini.

Sento la presenza prima ancora di vedere il calice a terra. Un breve attimo, ma è lì, ne sono certo. Diana, sempre precisa, sempre responsabile, cerca di convincermi che non è colpa sua. Ha ragione. Tranquilla Diana. Lo so che hai fatto tutto il necessario. Ma c'è qualcosa qui. Qualcosa di altro rispetto alla dea. Mamma mi aveva parlato oggi pomeriggio che stavano succedendo cose strane in città.

Nel frattempo raccolgo il calice caduto, guardingo, per rimetterlo a posto con tutto il rispetto necessario. Senza mamma tecnicamente sono io l' alto sacerdote di questo tempio. Mia la responsabilità di proteggerlo. Anche se non saprei minimamente come fare

Modificato da Theraimbownerd

  • Autore
comment_1920435

@SNESferatu

Ana Rivero

Il tuo sorriso sornione sembra stendersi sull’intero gruppo come una nuova droga a cui non sanno resistere. Greg sbuffa, incrocia le braccia, ma il modo in cui ti guarda è quello di uno che si sta già preparando a dire sì. O che ha paura di dirti di no.

Max ti fissa per un secondo in silenzio, poi scoppia a ridere.

«Ok, no, aspettate... aspettate… lo stiamo per fare davvero?» La sua non suona tanto come una domanda. Sembra più un’affermazione frutto dell’esaltazione del momento.

«Bro... caccia ai cultisti. Suona tipo... tipo Stranger Things, ma con meno budget e più erba.» commenta Sean, anche lui su di giri.

Max si alza in piedi d’un balzo, le mani già infilate nelle tasche della felpa, lo sguardo acceso. «Ok, ok, senti Ana... io sono dentro. Ma andiamo adesso, carichi come missili, o lo organizziamo bene e andiamo stanotte, col buio, le torce, tutto il pacchetto horror??»

Sean ride di nuovo, trascinandosi a sedere. «Stanotte troviamo tipo... caproni impalati e tizi in tunica. Di giorno... scoiattoli. Ma scoiattoli malvagi, oh!»

Greg li guarda tutti come se fossero impazziti. Poi ti guarda. Lo sguardo si sofferma un attimo troppo a lungo.

«Ma... Cioè. Ana... non è una gita al centro commerciale. E poi se c’è davvero una setta? Magari ci vede. Magari ci... segue dopo.» Fa una pausa. «Però... se ci vai tu...» Si morde il labbro. «...allora ci vengo anche io. Ma solo se andiamo adesso. Così non ho tempo per pensarci troppo.»

Max si gira di scatto verso di te, il tono teatrale.

«Ma adesso è giorno! Di giorno non c’è un ca**o nel bosco! Aspettiamo la notte, quando le robe strane succedono davvero

Il gruppo di tre ragazzi si sofferma guardarti, come aspettandosi che sia tu a decidere…

@Voignar

Darius Whitesand

Tutto il tuo corpo urla pietà. La testa pulsa, martellante, come se stesse esplodendo a ondate. Un dolore acuto, allucinante, che ti annebbia i pensieri. Ma quando, con fatica, riesci a metterti in piedi, ti accorgi che sei tutto intero. Niente ossa rotte, nessuna ferita evidente.
Solo quella sensazione di sfinimento doloroso, come se avessi appena superato un’influenza devastante… moltiplicata all’infinito.

Ti metti in cammino, barcollante, puntando verso l’uscita del bosco.
Con un gesto automatico, afferri il telefono. L’ora sullo schermo ti lascia perplesso: è passato molto meno tempo di quanto pensassi. Forse un quarto d’ora, non di più. Sei rimasto svenuto a terra per così poco?

La prima persona a cui pensi di chiamare è tuo padre. Avvii la chiamata. Uno squillo, due, tre... ma poi la linea cade. Nessuna risposta.

Con il cuore che batte più forte, passi subito a tuo zio. Uno squillo, due, tre… e finalmente, al quarto, risponde.
«Ciao figliolo, come va? Hai bisogno o posso richiamarti? Sono in macchina…»
La sua voce è tranquilla, normale. Dall’altro capo si sente chiaramente il fruscio dell’asfalto sotto gli pneumatici, il rombo distante del motore.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Ti senti sull’orlo. Ogni passo è un tormento, ogni respiro una lotta contro qualcosa che pulsa dentro di te, affamato, caldo, vivo.
Non è più solo desiderio, è fame. Un bisogno che raschia sotto pelle, come artigli suL tuo ventre. Il filo al collo, il suo sguardo, la voce che ti risuona ancora nella testa — Prendilo. Lo voglio. Subito. — tutto ti insegue, ti morde, ti segue a pochi centimetri dalla schiena mentre corri verso casa.

Arrivi trafelata, i vestiti in disordine, la bocca ancora umida e calda, le guance rosse. Il cuore che batte come se dovesse spezzarti in due da un momento all’altro.
Ma quando la vedi, tutta quell’urgenza si congela in un istante.

L’auto di tua madre è nel vialetto. Ferma. Silenziosa. Un monolite d’acciaio che ti comunica con chiarezza una sola cosa: è a casa.
Ti si gela il sangue.

Apri la porta lentamente, come se potesse non fare rumore. Un passo alla volta sul pavimento del corridoio, quasi trattenendo il respiro. Ti muovi leggera, come una ladra. La scala è lì, a portata di mano. Se arrivi in camera tua sarai salva.

«Scarlett.»

La voce di tua madre arriva prima ancora che tu metta il piede sul primo gradino. Non l’hai sentita arrivare. Non l’hai sentita muoversi.
Eppure è lì, dietro di te. Ferma sulla soglia della cucina. Le braccia incrociate, i capelli rosso fuoco che le ricadono fluenti sulle spalle, lo sguardo... lo sguardo che ti trapassa.

Quello sguardo che vede. Non solo te, ma attraverso te. Ti scruta per non più di due secondi, con aria interrogativa e severa…

«Cosa hai fatto oggi?»
Non è un’accusa. È una constatazione. Come se già sapesse che qualcosa è successo. il tono è perentorio, autoritario.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Il tuo cuore rallenta, un battito alla volta, mentre il Bosco pare rientrare nei suoi argini.
Mentre parli di “eco”, “riverbero”, gli occhi di Alice si fanno lievemente più seri, come se stesse cercando un significato preciso in quelle parole.

Poi però scuote appena la testa, i riccioli che ondeggiano leggeri attorno al viso. «Mh... sì, il bosco fa sempre così, a volte. Come se suonasse da solo. È vivo, in un modo che non si può spiegare.»
La sua voce è leggera, come se il mistero fosse parte della bellezza e non qualcosa da temere.

Riprendete a camminare lungo il sentiero battuto, le scarpe che scricchiolano piano tra aghi secchi e sassi lisci. A tratti vi sfiorate, un braccio contro l’altro, il respiro che si sincronizza quasi senza volerlo.

«Hai visto la foto che hanno messo su Blabber di Orion?» chiede ad un certo punto, tirando fuori il telefono e mostrandotela solo per un attimo. Vedi il viso paonazzo di Orion alle prese con la corsa campestre di stamattina in uno scatto che proprio non gli rende giustizia. «Non capisco come qualcuno possa essere così crudele… Non solo scattarla, ma condividerla. È stato fatto per farle male.»

Poi sospira. «Orion ha sempre avuto questo… modo. Forte, fiero. A volte un po’ troppo, lo so, ma… non si merita questo.»
Parla di lui con un tono che riconosci. È quel tipo di affetto che si costruisce nel tempo, tra invidie, ammirazione e qualche sogno inespresso. Forse un modello, forse qualcosa di più. Ma di certo sincero.

La sua mano, intanto, si muove piano mentre cammina. Le dita sfiorano appena le tue, quasi come se fosse un errore.

E poi lo fa di nuovo. Di proposito. Il contatto è sottile, elettrico. Il cuore ti fa un mezzo balzo nel petto.
Vi scambiate uno sguardo. Solo un secondo, ma è lungo abbastanza da farti accorgere che anche lei lo ha sentito. E che forse non vuole tirarsi indietro.

Una folata di vento tiepido solleva qualche foglia secca e le fa svolazzare attorno a voi. Il profumo di Alice… qualcosa tra il muschio, la carta vecchia e un accenno di vaniglia… ti arriva addosso come un’onda piacevole. I suoi capelli variopinti si muovono appena.

«Io… credo che le persone, quando hanno paura, diventano piccole. E allora fanno cose piccole. Tipo attaccare chi splende.»
Ti sorride, appena. E non dice altro.

Ma le sue dita, stavolta, si chiudono un po’ di più attorno alle tue.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

«Qualcosa?» ripete Juno a bassa voce, perplessa. «Che intendi dire con qualcosa oltre alla Dea?» aggiunge, cercando di chiarire il suo dubbio.
Anche Diana ti fissa in silenzio, con uno sguardo che si tinge di preoccupazione. Poi si guarda attorno, come se da un momento all’altro si aspettasse che un’ombra spettrale emergesse dalle pareti del tempio. Rabbrividisce appena.

«Pensi che… la Dea possa essersi irritata per la nostra richiesta?» azzarda infine, quasi sussurrando.

Abbandonate il piccolo tempio in silenzio. Questa volta nessun rumore sospetto vi accompagna, e con un misto di tensione e sollievo risalite le scale del seminterrato, tornando nella camera delle gemelle.

Juno si lascia cadere sul letto con un sospiro pesante, come se volesse dimenticare in fretta tutto quanto. Diana invece resta in piedi davanti a te. Ti guarda seria, le braccia incrociate, ma nel suo volto non c’è più traccia dell’eccitazione che la animava poco prima.

«Allora?» chiede, la voce più calma, più incerta. «Cosa avevi in mente per Jeremy e gli altri?»

Questa volta, però, non cogli in lei quel tono complice e vagamente sadico che aveva colorato la discussione precedente. C’è qualcosa di diverso.
Come se il calice caduto e le tue parole seguenti all’accaduto avessero lasciato un segno. Quanto basta per smorzarle il gusto per la vendetta.

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Orion Kykero

Casa infestata?

Guardo le facce delle mie sorelle. Preoccupate, demoralizzate. Il fuoco che Diana mi aveva mostrato solo pochi momenti fa sembra spento come una candela al vento.

E questo mi rende furioso. Perché non importa quale dio, spirito o fantasma abbia deciso di infastidire me e la dea. Nessuno spaventa le mie sorelle. Nessuno.

Mamma mi aveva detto che c'era qualcosa di strano. Suppongo sia più invadente di quanto pensassimo. Ma e qui inizio a parlare con la mia voce da alto sacerdote. Ferma e sicura, come se stessi imponendo alla realtà a conformarsi. Qui siamo nel santuario della dea. Lei è la grande madre, e sapete benissimo che tra tutti i poteri che ci sono in questo mondo non c'è niente di superiore a Lei. E vi posso assicurare che non si è arrabbiata per la mia richiesta. Ho sentito la sua presenza, la sua dolcezza e mi ha dato una risposta chiara. Non lo avrebbe fatto altrimenti. Qualsiasi cosa sia a creare questo disturbo al massimo può fare il poltergeist, ma la Madre ha il vero potere. E noi sappiamo come usarlo.

Non c'è focoso fanatismo nella mia voce, ma la tranquilla certezza di chi ha conosciuto una sola verità nella propria vita, l' ha toccata con mano più e più volte e la cui mente non ha mai avuto motivo di avere dubbi a riguardo. Neanche ora. Le mie sorelle hanno bisogno di una roccia in questo momento, e io sarò quella roccia.

E riguardo a Jeremy... Dico, la mia voce che torna complice, con una pausa a effetto e uno sguardo malizioso rivolto direttamente a Diana avevo un' idea. Domani mi dovrebbe arrivare una partita di droga. Roba pesante, non solo la solita erba, ma anche Molly e una sostanza nuova, le Lacrime di Serpente, che sono abbastanza sicuro sia molto, molto illegale.

Gli angoli della bocca si sollevano in un ghigno. So che sto dando sfogo alla parte peggiore di me, ma è così dannatamente divertente. E Jeremy se lo merita.

Se queste droghe dovessero arrivare a Jeremy...e i poliziotti lo scoprissero...e qualcuno filmasse il tutto così che il suo papino non possa insabbiare tutto...beh, credo che smetterebbe di darci problemi se fosse altrimenti impegnato, non trovate?

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Darius

Post riposino

Per fortuna almeno mio zio risponde al telefono; non voglio essere allarmista, ma dopo il meraviglioso incontro con il tizio misterioso un filino di ansia c’è, e non credo possa non esserci

Urgentissimo no, zio… diciamo che prima ci vediamo meglio è, avrei un paio di cose da chiederti… del genere da non parlarne al telefono. Quando puoi passarmi a prendere?

Se zio è in macchina, potrebbe star andando da qualsiasi parte, quindi potrebbe essere una buona idea andare aspettarlo lontano dal bosco

Modificato da Voignar

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Scarlett Bloomblight

Tra le fauci della bestia(?)

Il mix di emozioni che sto provando è qualcosa di talmente forte, che mentre corro faccio fatica a rendermi conto del mondo intorno a me e anche a sentire la fatica; eccitazione, tristezza, delusione, sconforto, rabbia, preoccupazione per quella voce: sono come un vortice che continua a girarmi dentro talmente veloce da lasciare solo caos al suo passaggio.

Ma tutto questo si blocca quando vedo la sua auto nel vialetto di casa. Mi blocco, quasi congelata, ma allo stesso tempo una freddezza che mi viene da dentro aiuta a "congelare" anche quelle emozioni, a farmi pensare più lucidamente, visto che c'è solo una cosa di cui mi importa a questo punto: che non mi senta rientrare.

Riesco a regolare il respiro e, silenziosa come se fossi una ladra, apro lentamente la porta di casa, richiudendola altrettanto lentamente per non fare alcun rumore. Lascio le scarpe all'ingresso, sperando che i calzini possano aiutarmi ad essere ancora più silenziosa. Mi muovo quatta quatta, trattenendo il respiro. Se arrivo alla scala e salgo in camera è fatta.

Ma prima che possa poggiare il piede sul primo gradino la sento pronunciare il mio nome: il suo tono è come lame di ghiaccio che scorrono sulla mia pelle, lasciando un dolore freddo e gelido; mi volto di scatto così veloce che potrei spezzarmi l'osso del collo da sola. La paura solca ogni centimetro del mio volto, disegnando un'espressione che è l'insegna della colpevolezza; non importa per cosa, Zarneth è in grado di sfruttare ogni informazione a suo vantaggio.

Come ca**o ci è arrivata lì? Ma cos'è? Un ninja?

"Za-zarneth..." Faccio il possibile per modellare la voce in modo che sembri "normale", ma quando mi scocca quello sguardo penetrante il tono si rompe. Perché deve guardarmi così ogni volta? Ovviamente Zarneth conosce ogni mio punto debole, per quanto io possa cercare di costruire muri, evitarla e tutto il resto; lei è in grado di distruggermi psicologicamente quando vuole, ma decide di fermarsi sempre qualche centimetro prima. Altro che lame di ghiaccio sulla pelle, quello sguardo è come centinaia di pugnali che mi trafiggono nello stesso istante, e successivamente si rigirano nella ferita per fare ancora più male.

Passano solo due secondi, ma io mi sento già a pezzi e mi appoggio al muro per non crollare a terra. "Oggi? Giornata normale a scuola, anche se sono scivolata su del fango ad educazione fisica e sono caduta faccia a terra." Cerco di tenere un tono il più normale possibile e di omettere senza mentire, ma sono fott****ente terrorizzata.

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Nathan Clark

Mezzelfi e mezze-Lune

'Woah! Ma cos...?'.

Questa non me l'aspettavo proprio. Cioè, ok, ero preparato al fatto che Alice potesse avere un... interesse?... per me, visti i suoi comportamenti di oggi, ma... non credevo che ci sarebbe stata della... sintonia del genere.

E non mi ero preparato. Non lo credevo nemmeno possibile.

Sono io? È l'altro me? È il Bosco? È Alice (che sembra più una Fata di me, a dire il vero)?

È... tutto, assieme?

Forse non avrei dovuto condurla qui. Parlare davanti a una tazza di cioccolata calda sarebbe stato più semplice, più neutrale. Più... umano?

Cerco di trascinare la conversazione verso un territorio diverso, facendo leva sui discorsi che lei stessa ha messo in campo: "No, a dire il vero, non ho seguito molto la cosa. In effetti, oggi è stato già abbastanza pieno così e poi, se devo dirti la verità, non è che io e Orion abbiamo mai avuto molto a che fare...".

'E tu, silfide multicolore, che cos'hai in comune con la Reginetta Pungente e con il suo Sciame? Proprio non lo capisco'.

"Ma hai ragione su una cosa...", riprendo, un poco rabbuiandomi e allentando la mia, di presa, quasi inconsciamente, "aggrediamo quando siamo spaventati. O arrabbiati. O soli. Ed è quello che penso di aver fatto anch'io, col povero Tyler. Ľho capito, sai? Lui c'è andato di mezzo, perché ha voluto fare la cosa giusta, ma nel modo sbagliato e nel momento sbagliato. Gli ho chiesto scusa, sì... però non è la stessa cosa. E, certo, da oggi credo che a scuola verrò visto male da molti".

Non sono triste, forse demoralizzato, però credo che una cosa traspaia dal mio volto, in qualche modo, a stare bene attenti: un invito ad Alice a starmi lontana.

Non lo dico a voce alta, certo, perché sarebbe veramente da idioti, ma immagino ci penserà poi Orion a consigliarla. Ecco.

Però, boh... Alice è già così... stramba... di suo; se non fosse per ľinspiegabile attaccamento di Orion sarebbe una paria, al liceo. Peggio di me, di sicuro.

D'altronde, nessuno la capisce e lei sembra fregarsene comunque. Che cosa le passa sempre per la testa?

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Ana Rivero

Snoop Dogg Gang Nel Parco

A tanta eccitazione mista a esitazione non so proprio resistere. Questo è il mio popolo. "Guardate, facciamo così. Io andrei stanotte, ma anche se ci organizziamo tanto potremmo non trovare nessuno e non saremmi mai organizzati quanto un gruppo di cultisti." Mi avvicino a loro, unendoli in gruppo per bisbigliare. Metti caso che qualcuno ci possa sentire. Ma tanto siamo un gruppo di fattoni (+ io), non credo facciano caso a noi.

Greg non esce benissimo in questo cerchio di complottisti, ma il nostro short king si farà valere con il coraggio che non gli sento granche ora. "Andiamo ora! Così siamo comunque uno in più, e ci portiamo Greg che sa meglio dove andare. Io mi perdo sicuro. Non ho un grande senso dell'orientamento." Non ho davvero un grande senso dell'orientamento. "E non siamo qui per sgominare una banda. Cioè, che facciamo noi quattro, li prendiamo a cannoni di erba?"

Faccio una pausa drammatica per una risata che non sono sicura arriverà mai. "Però almeno possiamo vedere se ci sono tracce. Se ci sono tracce di, che so, una cerimonia, sangue, resti rituali, un cadavere, anche di uno scoiattolo sacrificato va bene."

Stringo il cerchio ancora più vicino a me. Credo che Greg non mi arrivi molto più su del seno, povera stella. "Avremo prove delle cose strane, ma con meno rischio".

"E anche se ci scoprissero, saremmo quattro sfigati in un bosco, e non quattro sfigati in un bosco mentre degli incappucciati accoltellano una giovine puledra".

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@Theraimbownerd

Orion Kykero

Le tue parole hanno l’effetto desiderato.

Juno e Diana si scambiano uno sguardo e tu li riconosci subito, quei riflessi negli occhi delle tue sorelle: quel misto di ammirazione, entusiasmo e desiderio di vendetta. La tensione che prima aleggiava nella stanza inizia a sciogliersi, sostituita da una sorta di elettrica complicità.

Juno si mette subito dritta a sedere sul letto, gli occhi accesi. «Se serve fare foto, ci penso io. Mi faccio trovare nel punto giusto al momento giusto. Sarà una foto perfetta. Magari due. Una versione per la stampa, una per la giuria popolare dei social.»

Diana sorride, un’espressione sottile, ma tagliente. «E io mi occuperò della parte virale. Un paio di account, qualche messaggio ben piazzato… nel giro di ventiquattro ore Jeremy sarà più bruciato di una strega medievale.»

C’è un silenzio che dura appena un respiro, poi Diana ti guarda di nuovo. Seria, ma non rigida. È solo che il lavoro va fatto bene.

«Rimane solo un dettaglio, fratellone. Chi mette la roba nello zaino dello stronzetto?»

Ti fissa. Non è una sfida, non è un’accusa. È una semplice constatazione: c’è sempre qualcuno che deve sporcarsi le mani.

«Hai intenzione di farlo tu? O vuoi che troviamo qualcun altro?» Lo dice con naturalezza, ma sai che non è un caso. Poi aggiunge, con un sorrisetto: «Tanto per sapere chi dovrà lavarsi le mani dopo.»

@Voignar

Darius Whitesand

Senti un attimo di silenzio dall’altro capo del telefono. Poi nuovamente la voce di tuo zio, questa volta con un tono più preoccupato. “Tutto bene, Darius?” Un’altra breve pausa, che ti fa comprendere che zio Samuel ha percepito che qualcosa non va nella tua voce. “Sto tornando ora da Burlington… Sono quasi in città… Dieci minuti e ci sono… Dove ti trovo?”


Quando finalmente vedi l’auto di tuo zio svoltare nel vialetto che conduce all’ingresso del bosco, non é passato neanche un quarto d’ora. Ti senti leggermente meglio rispetto a quando ti sei ripreso, ma la testa ti pulsa ancora e fatichi a tenere gli occhi aperti per la stanchezza.

Zio Samuel si accosta di fianco a te, abbassa il finestrino dal lato passeggero e fissandoti preoccupato dice “Dannazione, che ti è successo ragazzo? Presto… sali! Ti porto a casa!”

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Zarneth solleva appena un sopracciglio, scrutandoti con quello sguardo che conosci fin troppo bene: quello di una madre severa che sa esattamente quando le stai dicendo solo una parte della verità. E, come al solito, non gliela dai a bere.

“Scivolata nel fango?” ripete, con un accenno di incredulità. La sua voce è piatta, ma il disprezzo filtra netto tra le righe. “Patetico. Come tuo solito.”

Poi una pausa, breve ma pungente.

“Come tuo padre.”

Ti osserva attentamente, e capisci che sta pesando ogni sfumatura del tuo volto. Cerca una reazione. Forse per pungerti. Forse per confermare qualcosa.

“Strisciare nel fango non è certo ciò che mi aspetto da mia figlia.”

Le ultime parole — “mia figlia” — sono cariche di una possessività gelida, quasi minacciosa. Come se ti appartenessi a lei più di quanto tu stessa voglia ammettere. O possa ancora capire.

“E stai dritta. I muri della casa non hanno bisogno del tuo aiuto per restare in piedi.”

Si avvicina, lentamente. La sua postura è composta, elegante come sempre, ma c’è una tensione sotterranea nei suoi movimenti. Ti sembra quasi che stia… fiutando l’aria?

“Poi?” chiede, con un tono casuale che non inganna nessuno. “Nulla, oltre a esserti coperta di ridicolo a scuola? Nulla che possa farmi provare almeno un pizzico di fierezza ad averti come prole?”

Prole… una strana scelta per definire una figlia…

I suoi occhi ti scrutano a fondo, più del solito. Non è solo rimprovero, quello. C’è qualcos’altro. Come se stesse cercando una crepa, un dettaglio fuori posto. Come se sentisse che qualcosa è cambiato. Che oggi, in te, c’è di più di quello che c’era stamattina.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Alice ti osserva con attenzione mentre le rispondi. Di solito ha quello sguardo un po’ perso, come se stesse rincorrendo pensieri lontani… ma stavolta no. È tutta lì, con te, presente. Concentrata.

«Oh, giusto! Che sbadata…» esclama, portandosi una mano alla fronte in un gesto spontaneo. Arrossisce appena, accennando un mezzo sorriso. «È naturale che oggi tu abbia avuto altro per la testa.»

Quando poi accenni a quanto successo in mensa con Tyler, annuisce piano. «Ty è un bravo ragazzo… intelligente, sensibile. Sono sicura che capirà. E che accetterà le tue scuse…» La sua voce è ferma, sincera. Ma quando il discorso si sposta sugli altri, sul giudizio della gente, il tono cambia. Più morbido, quasi esitante. «E per quanto riguarda gli altri… fregatene. Se si fermano a quello, non ti conoscono davvero…»

La frase si spegne un po’ sulla lingua. Non per mancanza di convinzione… lo senti…ma per un altro motivo…

La sua mano, che fino a poco prima giocherellava con la tua, cerca un contatto più diretto, una lieve stretta. Ma quando non ricambi subito, la senti ritrarsi, come se non fosse sicura di aver fatto bene.

Segue un momento di silenzio, poi solleva lo sguardo verso i rami sopra di voi, cercando il cielo oltre le fronde nodose.

«Sta iniziando a fare buio…» mormora piano. Poi ti guarda di nuovo, con quel suo modo dolce e un po’ incerto. «Forse… è meglio se torniamo verso il paese. Che ne dici?»

@SNESferatu

Ana Rivero

Alla tua battuta sui “cannoni d’erba”, Max sorride divertito, scuotendo appena la testa come se sapesse di star per dire una pessima battuta in risposta, ma non lo fa. Sean, dal canto suo, ridacchia con la solita risata ebete e fuori tempo, che ormai accompagna ogni parola che esce dalla tua bocca da almeno mezz’ora. Forse ha smesso di seguire davvero la conversazione da un pezzo, ma è felice di esserci.

Greg, invece… Greg è un’altra storia.

Quando li stringi tutti nel piccolo cerchio cospirativo, il suo viso si ritrova inevitabilmente all’altezza del tuo seno… e l’effetto è immediato: un’espressione di puro imbarazzo gli attraversa la faccia, come se il mondo intero si fosse improvvisamente concentrato su quel punto esatto dello spazio. Le guance si tingono di rosso in una vampata rapidissima, e abbassa lo sguardo per un istante troppo lungo per essere casuale. Nessuno fa commenti, non sai nemmeno se Max è Sean se ne siano resi conto.

Sta di fatto, però, che da quel momento in poi, Greg sembra prendere il suo ruolo con rinnovata serietà.

«Okay… okay, venite.» borbotta, cercando di suonare deciso. «Mia cugina ha detto che lo ha visto… tipo, verso il sentiero, vicino alle rovine del convento. Quello dietro alla scuola. Non è lontano.»

Vi incamminate tra gli alberi, la luce che filtra sempre meno attraverso le fronde fitte. Man mano che ci si addentra, la vegetazione si fa più fitta, e l’aria più umida. Greg continua a guidare il gruppo, ma la sua sicurezza vacilla passo dopo passo. Alla fine, si ferma. Guarda intorno, si gratta la nuca e dice con voce bassa:

«Uhm… dovrebbe essere… più o meno qui. Forse. Insomma… ci siamo quasi. Era vicino a delle pietre, tipo un vecchio muro. O un altare. Non lo so. Ma… è questa la zona.»

Guardandoti intorno, tutto sembra… tranquillo. Troppo tranquillo.

Il vento smette quasi di soffiare. I rami scricchiolano appena sopra di voi. Un pettirosso lancia un verso stridulo e secco prima di volare via.

E per un attimo, quel silenzio ti sembra più inquietante di qualsiasi canto rituale.

Off game

Non ti ho nemmeno fatto fare un tiro su eccitare qualcuno… Greg è partito.. cotto.. ottieni UN FILO su di lui.

Ps. Non so se stai seguendo le vicende degli altri anche.. Nel caso però, temporalmente, stai entrando nel bosco prima che ci siano stati Darius e Nathan.

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Scarlett Bloomblight

Proprio nella pancia della bestia (a questo punto)

Il disprezzo nelle sue parole non mi ferisce più di tanto, nemmeno quando mi definisce patetica.

Ma quando insulta papà sento qualcosa nella mia pancia rivoltarsi e agitarsi. COME... OSI... Percepisco quelle parole molto più chiaramente dei suoni gutturali e ruggiti sommessi che mi è parso di sentire nella mia testa, come se le avessi dette io stessa; cosa impossibile ovviamente.

In ogni caso, vero o no, concordo con la voce. Come osa?! Sento la rabbia montare di nuovo, raccolgo forza nelle gambe per lanciarmi su di lei. Stavolta non la passa liscia... Come si permette di insultare papà? Sto per flettere i muscoli quando fa un sorrisetto compiaciuto e alza notevolmente un sopracciglio, scoccandomi un'occhiata innaturale: per un attimo la pupilla sembra assottigliarsi come quelle dei gatti, e Zarneth mi pare gigantesca.

Percepisco una pressione enorme, come se ci sia qualcosa di estremamente pesante che sta cercando di schiacciarmi. La rabbia e le altre emozioni scemano in un istante, lasciando posto solo a paura e terrore. Che... che ca**o succede? Vorrei scappare in camera mia, ma le mie gambe non si muovono e nemmeno il mio corpo. Me la sono solo immaginata una cosa gigante?

Non ci sto capendo più niente: non so se sia l'erba, la stanchezza o tutta la merda di oggi, ma mi arrendo al comprendere che diavolo stia succedendo.

Poi tutto scompare: sento di nuovo le gambe e di potermi muovere, quando dice che non si aspetta che sua figlia strisci nel fango. Chissà cosa si aspetta allora... Al successivo rimprovero praticamente il mio corpo si muove all'istante, raddrizzandosi come se fossi un soldato al passaggio del sergente. Altre cose strane... Ormai non ci provo più comunque.

Alle ultime parole mi sembra di sentirmi soffocare. Abbasso leggermente lo sguardo solo per vedere non uno, ma ben dieci fili stretti attorno al mio collo, uno per ogni dito di Zarneth. E io che mi ero illusa di aver messo distanza fra di noi... Porto una mano al collo, come se potessi allentare la tensione di quei fili e di conseguenza riprendere un po' di fiato.

I fili però mi fanno pensare che Zarneth non ha idea del giro che ho a scuola, o almeno spero che non sappia nulla. Cioè, non è mai venuta a rompermi le scatole per cose legate ai miei affari. Lei avrà dieci fili attorno al mio collo, ma io sulla gente della scuola ne ho molti di più. Il modo in cui mi sta guardando... non è giudicante come al solito, sembra quasi riconoscere qualcosa di positivo.

Realizzare tutto questo mi dà un po' di sicurezza in più, almeno per fronteggiarla in questo momento. "Certo che c'è." Dico in tono spavaldo, grazie alla sicurezza ritrovata. "Ma non sono affari tuoi; ti basti sapere che scivolare nel fango non è sufficiente a crearmi problemi." Cerco di tenere testa al suo sguardo, anche se sento potrei cedere da un momento all'altro. "Dopotutto hai mai ricevuto lamentele su di me?" Concludo quasi stizzita, sfruttando questo momento per andarmene con dignità, prima che sembri io stia scappando.

Mi volto e inizio a salire le scale verso la mia camera. Fa tutte queste storie e non ha detto nulla del taglio sul labbro. Perché giammai danneggiare la sua reputazione se sua figlia si ricopre di ridicolo a scuola; invece chissenefrega se uno tenta di picchiarla e stuprarla in un vicolo sudicio, basta che non lo sappia nessuno. Mi sfugge un "Tsk" a voce troppo alta mentre penso a questa cosa. Lei e il suo proverbiale olfatto...

@Loki86

Non ho idea se qualche parte della mia giocata scateni una mossa, nel caso dimmi sul TdS.

È stato complicatissimo mettere insieme questo post e spero di aver reso bene l'idea, che vuole mostrare l'altalena di emozioni provate a causa della sua natura mostruosa, dei conflitti con la madre, della natura mostruosa della madre la cui parte è dominante sul suo istinto, e dello sfinimento emotivo a causa di tutto questo: l'arrendersi al cercare di capire le cose strane, almeno per ora.

Mi sono permesso di far fare un paio di cose a Zarneth, principalmente reagire al "Come osi" pronunciato davvero dal drago interiore di Scarlett, per metterlo a tacere. Se mi sono spinto troppo in là fammi sapere.

Ho riletto tutto più volte ed è bello incasinato, ma mi sembra giusto sia così per riflettere la situazione; spero almeno si capisca.

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Nathan Clark

Le Fresche Frasche

'Uff... che fatica...'.

Non riesco a capire se è indecisa o cosa: in fondo, capisco poi sempre poco ciò che le passa per la testa. Cioè, a dire il vero, prima di oggi non mi pareva nemmeno avessimo interagito granché... è come un fulmine al ciel sereno, che comunque non ha il tuono.

Boh.

Se non ha urgenza lei...

"Sì... certo, va bene. Il Bosco può essere ingannevole e ingannatore... al buio", rispondo, anche se, a dire il vero, vorrei fermarmi e proseguire lungo il sentiero, fino a trovare il Cuore del Verde. Non ho compreso cos'è successo oggi, almeno per due volte.

Vorrei scoprirlo, perché il non saperlo mi inquieta... e mi piacerebbe anche capire se è collegato alla mia perdita di controllo in mensa.

A quella voce che mi è esplosa in testa.

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Orion Kykero

Casa dei cospiratori

Vedo il fuoco riaccendersi negli occhi delle mie sorelle e sorrido. Bene. Adesso si può pensare alle cose importanti. Come la vendetta.

Ascolto le parole di Diana, mi fanno pensare. Effettivamente servirà qualcuno, un esecutore materiale. Una posizione rischiosa. E' escluso che siano le mie sorelle, chiaramente. Non le metterei mai in pericolo in questo modo. Se necessario potrei farlo io certo...ma meglio non essere frettolosi.

Mmm...potrei farlo io in effetti...ma se possiamo evitare rischi, perché non farlo. Dico con un ghigno Dobbiamo essere pazienti qui. Domani mi vedrò con Scarlett. Diciamo che mi deve un favore. E lei è un drago quando si tratta di scoprire segreti sulle persone. Aspettiamo di avere tutte le informazioni in mano. Poi agiremo. Dico con tono deciso.

Modificato da Theraimbownerd

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Ana Rivero

Anche io nel bosco

Ho ottenuto il mio scopo, la ciurma di fattoni si è unita sotto la mia egida per fare, esatto, proprio niente. Perché quello mi aspetto di trovare, mica saranno sceme queste sette sataniche. Chissà se è così che ci si sente popolari. Dovrei chiedere a Orion, che questi problemi sicuramente non li ha. Gli viene tutto così naturale, senza mezzucci. Però Orion sa troppo di me, meglio rimanere invisibili un altro po'.

Comunque, non avevo intenzione di bruciare il povero Greg in questo modo. Sarà che mi sento stranamente determinata, sarà che io sono come sono fatta e lui è come è fatto, sarà che avere una persona come me che ascolta uno come lui non credo gli capiti spesso, ma credo sia cotto. So come mi sta guardando in questo momento ma... non so come dire, mi sembra innocente. Cioè, so cosa vuole da me. Tutti vogliono solo quello da me, ma almeno per lui è normale. Ha questa cosa chiamata ormoni che non può controllare, e che io non ho. Tanto a che mi servono gli ormoni se comunque faccio lo stesso cose a caso, tipo ora.

Sono subito dietro a Greg mentre ci aiuta verso la direzione in cui (sempre secondo sua cugina) ci dovrebbe essere stato questo incontro cultista. A cui credo sempre meno mano mano che ci avviciniamo alla meta. Rivolgo qualche sguardo a Max per essere sicura che stia bene, e calcolo pochissimo Sean perché sono sicura stia vedendo le fate in questo momento. Già che non cade a terra ogni due passi è tanto.

Arrivati al punto indicato da Greg non c'è... niente. Mi aspettavo almeno sangue, un cerchio rituale, dell'erba tagliata in modo strano, che so, cerchi nel grano. "Anticlimatico" dico con voce piatta. Mi spiace deludere Greg, ma credo che davvero qui non ci sia niente e che sua cugina lo abbia riempito di cavolate.

Solo che davvero non 'è proprio niente. Ma niente niente. "Vi sembra normale questo silenzio?"

Neanche aspetto che gli altri mi rispondano che mi porto le mani alla bocca tipo megafono e urlo un "Wooooo", aspettandomi che riecheggi nel bosco.

Off game

Uh, un Filo. Povero Greg. Aggiorno su scheda.

E sì, sto leggendo anche gli altri, ma come vedi questo non mi impedisce di comportarmi da idiota.

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Darius

In macchina

Allora… faccio un piccolo sunto: durante educazione fisica ho visto nel boschetto delle pietre strane, come se avessero dei simboli sopra prendo il cellulare, giusto per assicurarmi che ci siano ancora salvate le foto poi, oggi mi sono trovato a dover usare la Bussola di Egkir, quell’incantesimo semplice per localizzare una persona… tranquillo non m’ha visto nessuno, ma io invece ho visto come due occhi enormi che mi fissavano… lì per lì ci ho dato poco peso, ho pensato fosse solo un mio errore e che avessi trovato uno spirito irritabile; poi sono tornato nel bosco per vedere quelle rocce… c’erano dei simboli tracciati col sangue, su delle rocce in un circolo, ed è apparso un essere: alto, con un teschio di cervo al posto del capo al solo pensare alla strana creatura, tutto il mio corpo ha un enorme e lungo brivido, e sbianco come se stessi per svenire mi ha detto che l’alba sta arrivando, e di accoglierla… qualsiasi cosa voglia dire… poi sono svenuto e ti ho chiamato

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@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Quando rispondi a tua madre, ti prepari al peggio. Ti aspetti un’esplosione, una frase tagliente capace di ridurti al silenzio, come succede sempre. Ma stavolta no. Nulla. Rimane lì, immobile, a fissarti. Non dice una parola. Solo un accenno di sorriso, quasi impercettibile, agli angoli della bocca. Lo sguardo, invece, è il solito: fiero, implacabile. Ma non c’è trionfo nei suoi occhi… e neanche sconfitta. Solo controllo. Totale.

No, non l’hai messa a tacere. Non ti ha concesso il lusso di una vera vittoria. Il suo silenzio è voluto. Calcolato. Forse per lasciarti credere, per un attimo, di avere guadagnato terreno. O forse per osservarti mentre ti dimeni come un topo che si illude di essere sfuggito al gatto. Sai bene che, se avesse voluto, avrebbe potuto annientarti con una singola frase. Ma ha scelto di non farlo.

Quando ti giri per andartene, senti ancora il suo sguardo addosso. Un peso sulle spalle, come se ti seguisse anche senza muoversi. C’è disprezzo, sì… ma c’è anche qualcosa d’altro. Un’ombra sottile di rispetto. O forse fierezza. Il riconoscimento, amaro e silenzioso, che stai imparando a mordere.

Ti richiudi in camera con un colpo secco alla porta. Il cuore ti batte all’impazzata, la testa è un groviglio confuso di emozioni.

Fuori, la luce del sole si fa più tenue. Il pomeriggio cede lentamente il passo alla sera.

Prendi il telefono. Poche notifiche: una richiesta banale da parte di uno sconosciuto — vuole sapere se una ragazza del primo anno ha una cotta per un tipo qualunque — e un messaggio da un ragazzo del quarto, uno dei tanti che ti deve qualcosa. Dice che domani potrà saldare il suo debito. Roba di routine. Tutto marginale.

Ma quello che davvero ti colpisce è ciò che non c’è.

Nessuna risposta da Emily.

Ancora niente.

Off topic

No no.. va benissimo che hai dato delle sfaccettature anche tu al personaggio di Zarneth. Dopotutto lo hai ideato tu e in questo modo capisco meglio anch’io come te la eri immaginata.

Comunque secondo me nessuna mossa.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Sulla via del ritorno, Alice cammina al tuo fianco, ma il suo silenzio pesa più di qualsiasi parola. Vi scambiate qualche frase qua e là… un commento sul sentiero, una battuta abbozzata che non trova davvero risposta… ma qualcosa è cambiato. Lo percepisci nel modo in cui non cerca più la tua mano, nel modo in cui lo sguardo le cade spesso a terra. Come se si fosse ritratta un passo indietro.

Forse si aspettava qualcosa. Un gesto, un segnale da parte tua. E tu non gliel'hai dato. Forse non eri pronto. Forse non lo sei ancora.

Ma mentre il silenzio cresce tra voi, cresce anche qualcos’altro.

L’inquietudine.

Ti sembra di percepire una presenza. Leggera, ai margini della percezione. Un’ombra fra gli alberi, un fruscio troppo vicino. Ogni tanto ti volti, cercando il colpevole di quel rumore… una foglia calpestata, un ramo che si spezza… ma non c’è nulla. Nessuno.

Eppure il bosco... il bosco non ti sembra lo stesso. Non è come quella volta, quando la Sidhe ti ha rapito via nel verde. C'è una vibrazione diversa ora. Più tesa. Più trattenuta. Come se il bosco stesse trattenendo il fiato.

Il cuore ti batte un po' più forte, senza motivo apparente. Una parte di te vorrebbe deviare, tornare sul sentiero, cercare risposte. Ma ormai è tardi. E Alice è lì, al tuo fianco.

Quando finalmente uscite dal bosco i lampioni della strada stanno già iniziando ad accendersi. Raggiungete una strada più in centro, dove si incomincia a vedere un po’ più movimento. Lei si ferma. Ti guarda negli occhi. C’è ancora una scintilla di speranza nei suoi. Piccola, fragile, ma viva.

«Allora… ci si vede domani, ok?»

Un sorriso incerto le sfiora le labbra. Poi si allontana, lasciandoti solo.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Il pomeriggio ormai volge al termine. Nella camera delle tue sorelle gemelle gli ultimi timidi raggi di sole filtrano dalla finestra evidenziando il compiacimento sul tuo volto.

Il rituale è riuscito. Hai sentito la voce della Madre… chiara, diretta, come raramente accade… e la sua risposta ti ha lasciato addosso una strana, euforica stanchezza. Ma soprattutto, ora hai un nome. Jeremy.

Il pezzo mancante del puzzle si è infine incastrato al suo posto. E tu, con l’aiuto di Diana e Juno, hai già iniziato a tracciare il percorso per la sua rovina.

Le ragazze ti salutano con un bacio sulla guancia e un ultimo sorriso complice, quindi esci in corridoio. Resti solo, per qualche istante, godendoti quella dolce stanchezza che accompagna ogni rituale riuscito. Sai che devi andare da tua madre a comunicarle l’esito della vostra cerimonia e rassicurarla che avete fatto tutto quello che era giusto fare prima, durante e dopo.. così ti incammini verso il suo studio. Non sei sicuro di trovarla, dopotutto ti ha detto che sarebbe dovuta uscire per delle commissioni, tuttavia sono passate un paio d’ore e potrebbe essere già rientrata.

Quando raggiungi lo studio noti che la porta non è completamente chiusa. Ti fermi. Non è tua intenzione origliare… almeno all’inizio… Ma le parole di tua madre ti incuriosiscono e non riesci a farne a meno.

Sta parlando al telefono. Lo capisci subito: il tono è controllato, e c’è quel sottile strato di formalità che assume solo quando si rivolge a qualcuno di più in alto di lei nel culto.

«Sì… sì, certo.»
silenzio
«Apparentemente, sì. É sereno. Serena…Tranquilla. Più convinta, direi. Non sono sicura che sia solo…»
altra pausa. Il tono si abbassa, più cupo
«No, non gliel’ho mai detto apertamente. Ma capisce, sì. Lo sanno tutti.»
sospira
«Ho fatto del mio meglio per accompagnarla in questo… processo. Ha bisogno di sentirsi accettata. Per il momento la sto assecondando.»
un lungo silenzio.
«Ma lo sa bene anche lei… la Madre non mente. Non accoglie illusioni nel proprio corpo.»
Il cuore ti si gela.
«Quando verrai, lo vedrai con i tuoi occhi. Forse una benedizione chiarificatrice sarà necessaria. Prima che sia troppo tardi.»
Silenzio di nuovo.
«Sì, certo. Allora a mercoledì.»

La conversazione si interrompe e senti che il silenzio ripiomba nello studio di tua madre.

@SNESferatu

Ana Rivero

Il tuo grido si perde nel nulla, rimbalzando di albero in albero.
Poi, solo silenzio. Nessun rumore di uccelli che prendono il volo, nessun accenno di piccole creature che scappano via spaventate.

Sean si ferma, come se all’improvviso si fosse dimenticato come si cammina.
Max, che aveva appena accennato un sorriso al tuo “anticlimatico”, smette di muoversi anche lui, lo sguardo che salta da un albero all’altro, come se aspettasse di vedere... qualcosa.

Greg si volta lentamente verso di te. Ha gli occhi un po’ sbarrati, e per la prima volta da quando siete partiti, non sembra più solo nervoso.
Sembra spaventato. Fa un mezzo passo indietro, sussurrando: “Io torno indietro. Giuro, non mi pagano abbastanza per questo.”

“Nessuno ti paga, Greg!” commenta Max, ma la sua voce è tesa. Guarda in direzione degli alberi. Avverti a malapena i passi di Greg che si allontanano, nella direzione dalla quale siete venuti.

Ma sei distratta da qualcos’altro. Una sensazione, come un sesto senso, ti costringe a voltare lo sguardo verso le vecchie rovine del convento. Un’arcata di pietra mezza crollata sovrasta una scalinata che sprofonda nell’oscurità del sottosuolo.

Dall’ombra, qualcosa si muove. Due corna… no, non di capra. Contorte. Imponenti. Da cervo. Un teschio bianco, immobile nell’oscurità.

Non pensi, reagisci. Spingi Sean e Max a terra, dietro alcune grosse rocce ricoperte di muschio. Nessuno protesta. La creatura emerge.

Alta, smunta, avvolta in una tunica logora che sfiora il suolo. Quel teschio di cervo sovrasta il corpo come una maschera sacrificale. Intorno alle corna, monili e pendagli d’osso tintinnano piano al vento.

Ti sporgi appena. Il cuore ti batte nel petto come un tamburo cerimoniale.

La figura resta ferma. Si guarda attorno. Non sembra avervi notati.

Poi, all’improvviso, si gira. Di scatto. Come se qualcosa l’avesse richiamata… un suono, un segnale che solo lei riesce a percepire.

Accanto a te, i respiri di Sean e Max si fanno più rapidi.
“Che… che cavolo è quella roba?” piagnucola Sean.
“Non… non lo so. Ma io me ne vado!” sussurra Max, la voce incrinata dalla paura.

Vorresti fermarli, ma è troppo tardi. Si muovono, furtivi ma rapidi, seguendo la stessa direzione in cui poco prima si era dileguato anche Greg. Almeno hanno il buon senso di non urlare.

Rimani sola. Ti volti di nuovo verso la creatura.

Non c’è più. Il vuoto dove un attimo prima dominava la scena è ancora più inquietante della sua presenza.

Ti guardi intorno, il cuore in gola. E poi la vedi di nuovo: è di spalle, in lontananza, mentre si addentra nel bosco con passo sicuro. Segue la stessa direzione verso cui si era voltata poco prima. Fortunatamente, opposta a quella dove sono fuggiti gli altri.

Off game

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@Voignar

Darius Whitesand

Sali in macchina, accompagnato dallo sguardo preoccupato di tuo zio. Gli racconti che sei andato nel bosco. Che hai trovato le pietre. Che i simboli erano reali, tracciati col sangue. Che lui è apparso. Alto, magro, col teschio da cervo. Le parole che ti ha mormorato.
Ma lo zio ti guarda strano. Fronte corrugata, volante saldo tra le mani
«Eh? Aspetta, cosa? Le… le pietre di chi? Il cervo? Cos’è che hai detto, Darius? Ripeti.»

Ci riprovi. Ancora. Ma ogni volta che arrivi al punto, senti come un fastidio alla gola, un incepparsi della lingua. Parole che a te sembrano normali, che senti mentre le dici… ma che allo zio sembrano suoni spezzati, frasi sconnesse, sibili.
«Ragazzo, non ti capisco. Hai detto che sei andato dove?»

Un misto di frustrazione e gelo ti sale in gola.
Ma non è solo confusione. È come se qualcosa stesse coprendo certe parti del tuo racconto. Come un filtro che si attiva appena sfiori quella parte del ricordo.

Prendi il telefono, vuoi fargli vedere le foto che hai scattato. Ma quando apri la galleria avverti un mancamento. Una serie di foto di comunissime rocce. Nessun simbolo strano. Nessun segno di rituali.
Lo zio ti osserva per un attimo, confuso, preoccupato.

«Ok Darius, ora ti porto a casa! Riposerai e poi cercheremo di capire cosa ti ha ridotto così!»

Tu annuisci. Vorresti risolvere tutto ora, ma la testa ti sta letteralmente scoppiando e la frustrazione è troppa. Ti abbandoni con la testa appoggiata alla schienale del sedile e, mentre il pomeriggio va a morire, ti lasci trasportare fino a casa, piombando in uno stato di dormiveglia.

Quando alla fine arrivate a casa, zio Samuel ti aiuta a scendere dalla macchina. Varcate la soglia e si ferma a fissarti un attimo.

“Per il momento, forse, meglio non dire niente a tua madre… andrebbe di matto!” Dice a bassa voce leggendoti nella mente. Poi, dopo un attimo di pausa. “Vai su un po’ in camera a riposarti un attimo ok? Io cerco di capire delle robe… ce la fai?”

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