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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

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Orion Kykero

Con Alice

Si dico a voce bassa, degluttendo vistosamente. Sto bene Non sto bene, e si vede molto chiaramente, mi sento le gambe di gelatina e continua a mancarmi il fiato, ma almeno le macchie nere stanno sparendo. Per fortuna non sono svenuto, quello sarebbe stato un problema. Bevo un sorso d' acqua fresca, un po' troppo velocemente, e mi va di traverso, causandomi qualche colpo di tosse.

Provo a rimettermi in piedi, ma le gambe mi cedono immediatamente, e la testa inizia a girare come una trottola Mi siedo di nuovo a terra. Forse è il caso di allungare un poco questo recupero. Ehi Alice, mi faresti un favore? Le dico tra i respiri pesanti Non è che potresti chiedere al coach che tempo ho fatto? Non sono riuscito a sentirlo. Io dovrei...recuperare un attimo. Le dico, mentre spero che i più lenti come Ben se la prendano ancora comoda.

Quando finalmente mi sento abbastanza stabile sulle mie gambe mi rialzo, per dirigermi di nuovo negli spogliatoi. Non posso fare a meno di notare che Ana è stata chiamata dal prof però. Quella ragazza è strana. Non sembra neanche minimamente stanca. Non ha un po' di sudore sul suo viso. E' completamente assurdo, perfino Tyler e Emily hanno sudato un po' dopo 3 chilometri di corsa. So che c'è qualcosa che non va, ma non riesco a capire cosa. Forse sarà il caso di consultare la Dea più tardi. Ma al momento ho problemi più urgenti

Me la prendo comoda prima di iniziare a dirigermi verso gli spogliatoi. La doccia è sicuramente il momento peggiore di tutta la lezione. Non perché non ne abbia bisogno, sono una zuppa di sudore e non vedo l' ora di togliermi da dosso questi vestiti sporchi. Ma l' idea di doversi spogliare completamente davanti ai miei compagni...anche la mia sicurezza ha un limite. Lascio che gli altri ragazzi si dirigano verso le docce prima di me, che lo spogliatoio inizi a svuotarsi. Arriverò in ritardo alla prossima lezione, come sempre.

Modificato da Theraimbownerd

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@SNESferatu

Ana Ribero

Alla tua osservazione, Ben solleva appena lo sguardo. È piegato in avanti, le mani sulle ginocchia, il petto che si alza e si abbassa a un ritmo scomposto nel tentativo disperato di recuperare fiato. Ecco una perfetta espressione di quello che gli umani chiamano "fatica".
Il suo volto è paonazzo, gli occhi lucidi per la fatica. Ti fa appena un cenno col capo, prova a dire qualcosa, ma riesce solo a sbiascicare un suono indistinto prima di tornare a respirare a pieni polmoni, come se ogni boccata d’aria fosse questione di sopravvivenza.

Quando gli altri si allontanano verso gli spogliatoi, rimani sola col coach Moss.
Lui dà un’occhiata a un plico di fogli che tiene in mano, poi solleva lo sguardo su di te.

“Hai fatto dei tempi molto strani oggi, Ana,” dice, con un tono che ha qualcosa di ambiguo tra il rimprovero e l’interesse.

Ti fissa in silenzio per qualche secondo, in un modo che ti mette a disagio, come se stesse cercando di leggerti dentro... o sotto. Poi, lentamente, allunga una mano verso il tuo braccio e ti sfiora con le dita.

“Non sei nemmeno sudata. Sai cosa vuol dire questo?” chiede, mentre la mano scivola fino alla tua spalla e lì si ferma.

“Vuol dire che non ti sei nemmeno dovuta impegnare per ottenere questo risultato. Del resto…” Fa una pausa, e il suo sguardo scende con troppa lentezza lungo il tuo corpo, fermandosi sulle tue gambe.
“Con quelle gambe lunghe e toniche che ti ritrovi… sono sicuro che avresti potuto dare molto di più.”

Dopo un momento, i suoi occhi risalgono fino ai tuoi, come se stesse aspettando una risposta. Una giustificazione.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Ben ti batte piano la mano, a fatica, ancora piegato in avanti. Il respiro è affannoso, rotto, e riesce appena ad abbozzare un “grazie” con un filo di voce prima di tornare ad ansimare come se ogni boccata d’aria fosse una lotta contro il collasso imminente.

Quando ti fai avanti per chiedere al coach di poter accompagnare Emily a cercare Noah, Moss ti squadra per un attimo con sguardo duro, poi annuisce brevemente.
“Molto bene, Clark. Vai con Emily. Se gli è successo qualcosa, tornate subito ad avvisarmi.”

Vi avviate insieme verso il limite del bosco, muovendovi a passo svelto lungo il percorso della campestre a ritroso. I primi alberi vi accolgono nell’ombra umida del sottobosco. Mentre camminate, Emily si gira verso di te con la fronte aggrottata:
“Che fine avrà fatto? Noah è lento, ok... ma non così tanto. Perfino Ben è arrivato prima di lui!”

Hai difficoltà a darle torto. È davvero insolito.
Poco dopo raggiungete la curva dove il sentiero piega accanto a un piccolo gruppo di betulle. Emily si ferma e indica qualcosa a terra: una sagoma confusa nel fango, poco fuori dal tracciato.
“Qua dev’essere dove è scivolata Scarlett,” mormora, abbassando la voce. “Poverina…”

Chiamate Noah a voce alta, più volte, ma nessuna risposta rompe il silenzio del bosco.
Quando giungi nel punto in cui, durante la corsa, ti era parso di scorgere una figura tra gli alberi, un istinto ti guida a deviare dal sentiero. Emily ti guarda stranita ma ti segue, continuando a chiamare Noah a gran voce.

Vi addentrate nel bosco per almeno un minuto, il terreno inizia a salire dolcemente. Gli alberi si fanno meno fitti… poi, all’improvviso, la vegetazione si apre. Davanti a voi, a una ventina di metri, il bosco termina bruscamente sul ciglio di un alto burrone.
Là sotto, il Liliac River scorre impetuoso e gelido, le sue acque tumultuose riecheggiano rumorosamente fino a voi.

E lì, in piedi proprio sul bordo della scarpata, c’è Noah.
Immobile, le spalle leggermente curve in avanti, guarda nel vuoto... O forse sta solo osservando il panorama. Non vi ha ancora notati.
Emily si ferma di colpo, con il fiato corto e un’espressione tesa.
“Che... che sta facendo secondo te?” sussurra, mentre una nota di inquietudine le incrina la voce. Poi si gira verso di te con uno sguardo incerto, come se cercasse conferma... o coraggio. Si volta nuovamente verso Noah... Sta per chiamarlo...

@Voignar

Darius Whithesand

Ben ti accenna un sorriso, ma dura solo un attimo prima di spezzarsi in una smorfia di dolore e sfinimento. Il suo respiro è affannoso, rotto, ma riesce comunque ad alzare una mano con il pollice in su, come a dirti: “Ce la faccio, tranquillo.” È un gesto piccolo, ma ti basta per capire che, nonostante tutto, è ancora in piedi.

Una volta negli spogliatoi, ti rifugi sotto una delle docce. L’acqua è fredda, pungente, ma efficace nel riportarti un po’ alla realtà. Ti lavi in fretta, senza perdere tempo. Oggi qualcosa è diverso. Lo senti addosso come un peso leggero ma costante, come una pressione nell’aria che non riesci a scrollarti di dosso.

Mentre l’acqua scivola via dalla tua pelle, la mente torna indietro. Al mazzo di tarocchi lasciato sul tavolo. Allo sguardo inquieto di tuo zio Samuel e al suo strano comportamento per quasi tutto il viaggio in macchina.
E ora, quegli strani simboli incisi su una roccia nel bosco… Per un attimo resti lì, con gli occhi chiusi e il rumore dell’acqua che copre ogni cosa.

Cosa ne pensi di tutto questo?

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Nello spogliatoio ti prendi tutto il tempo del mondo. I vestiti sono intrisi di fango freddo, incrostati fino alle cuciture. Li pieghi con attenzione, cercando di non insozzare anche la borsa da palestra. Lo fai con gesti lenti, quasi meticolosi, come se rallentare quel momento potesse aiutarti a rimettere ordine anche dentro di te.

Poi finalmente ti spogli e ti avvii verso le docce. Prima di entrare, però, lanci un’occhiata rapida alla panchina dove, a inizio ora, era seduta Emily. È vuota ora, ma la sua presenza ti resta addosso, sottile, persistente. Ti scivola addosso come l’acqua tiepida quando apri il getto.

Ripensi a lei. Avresti dovuto proporti tu per accompagnarla al posto di Nathan? Sarebbe potuta essere una buona opportunità?
Ti sembra quasi ridicolo darti certe risposte… eppure sono lì, in attesa, tra il vapore e il rumore sommesso dell’acqua.

Questa cotta per Emily è del tutto inaspettata... Cosa ne pensi?

E poi… quella visione. Il fango, il respiro spezzato, l’adrenalina… Quel flash improvviso, vivido come un sogno ma troppo reale per essere ignorato: scaglie rosso fuoco, fauci, potere primordiale. Cosa era quell'allucinazione? Cosa frulla nella tua mente a riguardo?

E infine… Tanaka. L’hai promesso: pausa pranzo, oggi. Ma cosa vorrà questa volta da te?

Una cosa è certa: questo lunedì è iniziato molto più incasinato del solito.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

Alice ti fa un cenno con la testa e ti sorride piano. "Torno subito!" dice con voce gentile, prima di rialzarsi e allontanarsi a passo svelto.

Pochi minuti dopo è di nuovo accovacciata accanto a te. Stavolta, però, ha un’espressione un po’ incerta, le labbra premute tra loro e lo sguardo che non riesce a restare fisso sul tuo. Storce il naso e solleva appena le spalle. "20 minuti e 34 secondi… mi dispiace, Orion" sussurra, davvero rammaricata.

La sua mano si posa sulla tua spalla, leggera, come una carezza d’incoraggiamento. Poi si alza e ti tende la mano per aiutarti a fare lo stesso. "Dai… andiamo."

Negli spogliatoi arriva per te il momento più complicato: la doccia. Temporeggi. Ti siedi, fingendo di dover ancora riprendere fiato, mentre in realtà aspetti solo che gli altri vadano avanti. Senti le voci leggere di Tyler e Max che ridono tra loro, chiacchierando mentre si infilano sotto l’acqua. Ti arriva una fitta, inspiegabile ma familiare: invidia. Non per qualcosa di grande… solo per la loro leggerezza, per quella libertà che a te sembra così distante. Quando finalmente decidi di muoverti, scegli una doccia un po’ più isolata. Ci entri in fretta, con il cuore in gola, cercando di passare inosservato. L’acqua scorre, calda, e tu ci resti sotto a lungo. Più del necessario. Aspetti che tutti se ne vadano.
Uno dopo l’altro senti gli spogliatoi svuotarsi, finché anche Ben, ultimo a lasciare, chiude la porta alle sue spalle.

Solo allora ti senti davvero libero di uscire.

Ti avvolgi nell’asciugamano, ti strofini i capelli con calma. Poi prendi la borsa… e noti il tuo smartphone. Lo schermo è illuminato, le notifiche sono tante, troppe. Tra i messaggi insistenti di Diana su WhatsApp, noti le notifiche di Blabber, il social studentesco molto in voga alla St. Liliane.

Lo apri e in un istante il sangue ti si gela. Il cuore ti si blocca nel petto. Una foto... Un meme. Sei tu. Durante la corsa. Nel momento peggiore.
Il volto contratto dallo sforzo, i capelli scomposti, un’espressione buffa, distorta, quasi grottesca. Sotto, una scritta:
«La St. Liliane merita una sovrana migliore? Chiediamocelo dopo aver visto questa foto.»

Il profilo che l’ha pubblicata è anonimo. Nessuna firma, nessun nome. Ma il post è lì da appena dieci minuti, e sotto la foto le visualizzazioni sono già parecchie.

Ti senti vuoto. Esposto. Preso in giro in pubblico, senza nemmeno sapere da chi.

E la giornata, già difficile di suo, sembra appena diventata un po’ più pesante da reggere.

Modificato da Loki86

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Orion Kykero

Spogliatoi

La notizia del mio tempo mi abbatte ancora più della mancanza di ossigeno. Stupido binder e stupida corsa. Se non avessi queste...cose sul mio petto, se solo avessi già 18 anni... E' inutile fantasticare, lo so, ma non posso farne a meno. Tutto pur di non pensare a quello che mi aspetta da lì a breve.

Per fortuna nessuno mi vede quando entro, e sento l' acqua scorrermi addosso. Non è spiacevole stare un po' di tempo in più dopo quella corsa. Si fotta biologia. Ne avevo bisogno. Il suono di Ben che lascia lo spogliatoio arriva fin troppo presto.

Mi rimetto i vestiti e mi dò una controllata allo specchio. Il make up regge bene, anche dopo la doccia. Quei nuovi trucchi waterproof valevano il loro prezzo. Sto quasi per andarmene, quando una notifica attira la mia attenzione.

cavolo

Per un attimo mi sento perso, spaesato. Una fitta dentro quando leggo la parola "sovrana". Fisso la foto, me nel mio momento peggiore. Stanco, sudato, il viso deformato da una smorfia. Sarei dovuto stare più attento cavolo. Per il mio orgoglio di merda e quella stupida sfida che pensavo di poter vincere ora non so manco chi può avermi fatto quella foto. Sono stato stupido.

Un' altro messaggio arriva da mia sorella Cosa vuoi fare? Mi scrive. Scuoto la testa, guardando un altra volta quella foto. 10 minuti. C'è ancora tempo per fare del damage control. Scrivo il mio commento. #Nopainnogain 😜. Semplice, diretto, simpatico. Sembrare arrabbiato o offeso sarebbe la cosa peggiore. Meglio far sembrare che sia tutto uno scherzo, che sia solo autoironia. Che sto ridendo con loro. Se ridi con loro non possono ridere di te.

Poi rispondo a Juno e Diana. Mi ha chiamato mamma. Ha detto che oggi a cena c'è zuppa di farro. Le mie sorelle sanno cosa significa, ovviamente. La zuppa di farro è il nostro nome per il Kikeon, la sacra bevanda della Dea. Non mi piace ingurgitare quel disgustoso intruglio di orzo, vino, formaggio e miele. Ma è l' unico modo per entrare in contatto con la Dea. Con un po' di fortuna sarà lei a rivelarmi chi ha fatto questo. E quella persona rimpiangerà di essere nata.

Modificato da Theraimbownerd

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Ana Ribero

A tu per tu con il coach

Non credo mi piaccia il modo in cui il coach mi sta parlando. Reagisco immediatamente appena mi tocca il braccio: mi strofino d’istinto. Non mi piace come mi guarda. Non so cosa voglia da me, ma qualunque cosa sia, può scordarsela. Probabilmente il mio sguardo tradisce il mio istinto. Non sono una preda.

I suoi occhi sono fissi nei miei. Devo dire che mi aspettavo uno sguardo più rabbioso. Non vedo rabbia, ma non capisco davvero cosa stia cercando in me. Da un lato ho paura di quello che potrebbe volere, ma spero ancora che mi veda come l’altro tipo di oggetto. Come un levriero da corsa. Perché se invece volesse ciò che il suo sguardo può far intendere, non finirà bene per me, ma ho visto abbastanza Law and Order: SVU per sapere che è meglio un giro al carcere minorile che uno all’obitorio. O peggio.

Oggi proverò qualcosa di nuovo: mentire senza mentire. Solo per vedere cosa succede. Se insiste, nessun premio che possa aver vinto in gioventù gli salverà la reputazione. "Cosa intende, prof? Non sa della mia condizione? Ho una sorta di malattia. Non sudo. È tutto documentato. Può chiamare la mia famiglia, se vuole." Metto le mani sui fianchi. "E forse nel bosco ho preso una strada diversa dagli altri? Non ho visto molti degli altri per buona parte del tragitto." Perché mentre io camminavo, loro correvano, oppure era il contrario. Ma non c’è nessuna differenza. "Mi sarò persa. In fondo, non ho fatto nemmeno un tempo così straordinario, no? Alcune ragazze sono andate meglio di me."

Non mi sto impegnando particolarmente in queste mezze-scuse. È vero che ho una malattia per cui non sudo, si chiama "essere il mostro di Frankenstein". È anche vero che molti mi hanno visto solo per una parte della corsa. Come è vero che il mio tempo è appena sufficiente.

Però se mi fossi persa avrei visto Noah. Vabbè, ci sono più modi per perdersi e ritrovarsi.

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Nathan Clark

Bosco

Fermo Emily con un gesto e le faccio segno di restare in silenzio, poi le sussurro all'orecchio: "Di sicuro non è nulla, ma potrebbe spaventarsi, se lo chiamiamo così, all'improvviso. E rischiare di scivolare. Avviciniamoci camminando normalmente: gli dovrebbe sembrare più naturale".

In realtà, non lo so e vado a tentativi. Ma almeno io sono certo che c'è qualcosa in giro, qui. Ne sono più che certo, anzi.

Non posso essermelo immaginato.

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Scarlett Bloomblight

Spogliatoio femminile

Quando il getto d'acqua mi investe riesco a percepire i muscoli cominciare a sciogliersi, unito a vedere i residui di fango sulla mia pelle che vengono lavati via.

Il mio pensiero torna, ancora una volta, ad Emily: quanto avrei voluto accompagnarla, rimanere sola con lei nel bosco.

Per pochi secondi mi figuro noi due fra gli alberi intente a baciarci.

Porto istintivamente una mano al basso ventre come per bloccare fisicamente quella sensazione e scuoto la testa, lanciando spruzzi d'acqua tutto attorno a me.

Certo, forse se fossi stata pulita, ma messa com'ero dopo la caduta... Chissà cosa avrà pensato di me? Probabilmente che sono ridicola, per cadere così nel fango...

Scuoto ancora la testa, come se bastasse a scacciare via i miei pensieri. All'inizio non ci avevo dato molto peso ma questa cotta mi sta distruggendo, rischia di mandare a quel paese la mia immagine nella scuola, di farmi perdere i fili che ho attaccato con cura ovunque e che stringo nel mio pugno.

Perdere il controllo? Così da rimanere ancora sola, senza niente in mano, come quando è morto papà?

Non me ne accorgo subito, complice anche l'acqua, ma inizio a piangere dopo aver pensato a mio padre e a come sono stata quando è morto.

Però... negare quello che provo... forse l'unica cosa reale che ho a parte le cose di papà... Porto le mani alle orecchie e, quando le mie dita toccano i suoi orecchini lo sento vicino a me, il suo abbraccio amorevole e confortante. Cos'è che mi fa sentire viva? Il pensiero sui miei sentimenti mi riporta automaticamente alla conversazione che ho avuto prima con Emily. I gioielli forse? Quelli li adoro. Forse potrei...

Lascio che l'acqua trasporti la mia immaginazione verso un futuro in cui sono un'orafa che crea gioielli ed incide pietre preziose quando, per qualche motivo, quella gigantesca figura dalle scaglie rosso fuoco fa nuovamente capolino nella mia testa. Ancora una volta mi sento piccola, insignificante, schiacciata; ma stavolta riesco a vederla per intero.

Un fott****simo drago?! Ma cosa ca**o...

Riconoscerlo mi mette in qualche modo paura, mi fa sentire come se fossi un burattino al centro della sua zampa, e danzare per intrattenerlo è l'unica cosa che ritarda il momento in cui chiuderà gli artigli su di me, spappolandomi.

Si può sapere che ca**o succede oggi?! Che succede a ME in particolare?! Ok Lunedì, ma tutto quanto assieme no... Appoggio la schiena contro il muro, sopraffatta dalla situazione; non riesco più a pensare, non voglio più farlo.

Alzo al massimo la temperatura dell'acqua, probabilmente sperando inconsciamente che il dolore possa risvegliarmi, riscuotermi o quantomeno avere un qualche effetto. Ma non mi scotto: l'acqua dovrebbe essere bollente ma io sento solo tepore e pace. Nuovamente tutto quanto viene lavato via, svuotandomi dalle emozioni e dai pensieri che mi stavano assalendo.

E ancora resta solo confusione, che mi porto dietro mentre torno a sedermi sulla panchina per asciugarmi, e anche mentre mi cambio.

Prima di uscire dallo spogliatoio controllo il cellulare per vedere se mi sono arrivati dei messaggi e vedere il mio sfondo, un tatuaggio enorme che vorrei farmi lungo tutta la schiena, mi torna in mente Tanaka e la sua richiesta per un "favore" di stamattina.

O vuole che rubi le risposte della sua prossima verifica oppure gli serve qualcosa per fare uno "scherzone" a qualcuno. Non ha mai chiesto roba complicata, anche se mi chiedo come mai venga da me; con Cory Edwards e la sua cricca può fare quello che gli pare a Lilac Hollow.

La cosa però mi aiuta a rifocalizzarmi, ad indossare nuovamente la maschera che dovrei tenere a scuola. Al resto ci penserò una volta tornata a casa.

Nel corridoio della palestra @Theraimbownerd

Quando esco dallo spogliatoio femminile vedo Orion uscire nel mio stesso momento, in ritardo come me per biologia.

Incredibilmente un pezzo al suo posto!

Un sorriso si forma istintivamente sulle mie labbra e mi avvicino al mio compagno. "Hey Orion, anche tu lunga doccia rilassante? O volevi solo saltare un po' di biologia." Ridacchio in modo complice mentre infilo le mani in tasca. "Ah, una cosa: prima alla lezione di matematica mi si è spezzata la mina della matita, tu ne avresti una da cento da prestarmi?"

(Usando come assunto quello che avevo scritto riguardante "il mio passato", Scarlett è solita comprare droga da Orion sia per sé stessa che per altri. Mi sono immaginato un codice con cui potessero comunicare senza, come dicono i giovani, "marcarla troppo". In questo caso sarebbero 100 dollari di marijuana. Se qualcosa non va comunque ci accordiamo su come cambiare le cose.)

Modificato da TheBaddus

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Darius

Spogliatoio

Mentre mi lavo, penso alla strana pietra ed alle circostanze singolari in cui l’ho vista

Il mazzo dei tarocchi potrebbe voler dire tutto e niente, di sicuro se zio Samuel e mia madre si sono decisi a interrogarlo deve esserci un qualche segno o allarme che hanno avvertito; il che vuol dire che son entrati in contatto con chissà quale entità mistica che gli ha predetto guai, oppure che hanno usato un qualche incantesimo di divinazione o roba simile, di certo cose ben oltre le mie capacità

Parlare alla mia famiglia della pietra, senza sapere bene cosa sia, sarebbe come infilare la testa in un formicaio, come dice mio padre, e non ho nessuna intenzione di rischiare la pelle per nulla

Quindi, mi risolvo a tornare a scuola dopo la chiusura, per poter rintracciare la pietra e magari capire di che cavolo si tratti, o almeno se è davvero qualcosa da portare a mia madre, sperando che decida di massacrarmi per esserci introdotto a scuola dopo aver decifrato qualsiasi cosa ci sia sul sasso

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Orion Kykero

Nel corridoio della palestra con @TheBaddus

Un attimo di tensione attraversa il mio corpo quando vedo Scarlett avvicinarsi. Si starà per prendere gioco di me? Avrà già visto il meme? Per fortuna però si tratta "solo" di droga.

Ma certo Le rispondo con un sorriso. Ne ho appena comprata proprio una adatta la settimana scorsa, te la porto volentieri domani. Ha dei bei fantasia con dei pini sopra. Te la passo domani, prima delle lezioni.

Il significato per Scarlett è chiaro. Le sto chiedendo di incontrarci al boschetto di pini dietro la scuola per lo scambio.

Modificato da Theraimbownerd

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@Ghal Maraz

Nathan Clark

Emily si blocca di colpo, poi annuisce con decisione. Iniziate ad avanzare con cautela, passo dopo passo. Davanti a voi, Noah è ancora lì, immobile, in piedi sul ciglio del burrone. Fissa il vuoto sotto di sé, poi alza lentamente lo sguardo verso il cielo.

All’improvviso, Emily pesta inavvertitamente un ramo secco. Il rumore secco dello schianto copre per un attimo il brusio del fiume in lontananza.

Noah sobbalza. Vacilla appena, come se stesse per perdere l’equilibrio, poi si stabilizza e si volta di scatto verso di voi. Il suo sguardo è spaesato, impaurito. Si passa velocemente il braccio sul volto... per un attimo ti sembra di vedere delle lacrime sulle sue guance. Gli occhi, arrossati, confermano l’impressione.

"Oh... siete voi..." mormora infine, riconoscendovi. La voce è bassa, fragile. "Io... mi sono solo fermato un po' troppo a guardare il panorama. È... è bello, qui." Dice quelle parole con un tono assente, come se non fosse davvero lì con voi.

@SNESferatu

Ana Ribero

Alla tua risposta pronta, il coach ti osserva in silenzio, come se stesse cercando di leggerti dentro. Per un attimo, un istante soltanto, hai la strana sensazione che la sua mano, ancora appoggiata sulla tua spalla, voglia scivolare più in basso, verso il tuo seno. Ma quando riporti lo sguardo lì, la mano è ancora esattamente dove l’avevi vista. È solo un'impressione? Un riflesso mal interpretato?

"Una malattia, dici?" ripete, inarcando un sopracciglio con apparente perplessità. "Strano... Non mi risulta nulla del genere nella tua scheda medica scolastica." Fa una pausa, poi aggiunge: "Ma... se volessi fornirmi della documentazione ufficiale, naturalmente sarei felice di prenderne visione."

Il suo sguardo resta su di te ancora per qualche secondo di troppo, prima che la mano scivoli via, finalmente, dal tuo corpo. "In ogni caso, spiegazioni a parte... oggi hai raggiunto la sufficienza per un soffio. E da una come te, con quel fisico e quel potenziale, mi aspetto molto di più."

Cerchi di capire. C’è davvero solo ambizione sportiva dietro le sue parole? O c’è dell’altro, qualcosa di più sottile... più scomodo?

"Ora vai pure. Fatti una doccia." conclude infine, il tono che si fa improvvisamente più brusco, autoritario.

Ti allontani a passo deciso, dandogli le spalle. Ma non riesci a scrollarti di dosso la sensazione sgradevole del suo sguardo, ancora puntato addosso a te. Sul tuo corpo.
E quel dubbio, inquietante e persistente, ti rimane dentro.

Modificato da Loki86

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Nathan Clark

Bosco

"Sì, beh, certo è meglio di quel vecchiume della palestra", sorrido, parlando a voce bassa e lenta, mentre penso a come si comporta la gente con chi è instabile o cerca il suicidio, nei serial.

"Però, mi sa che ti sei un po' perso il tempo, amico. Abbiamo finito il giro e ti stavamo aspettando... ti stavamo aspettando tutti", do anche un buffetto a Emily, perché non se ne stia troppo imbambolata, nel frattempo.

'Ecchecca$$o... Emily è deliziosa e carina da matti, ma è anche Miss Timidezza... proprio lei doveva mandare, il prof? Speriamo che si riprenda in fretta!', rifletto.

E poi un altro pensiero mi attraversa la mente, ancora più fastidioso: 'Possibile che Noah abbia... percepito... la stessa cosa che ho visto io? E magari è più... suscettibile? Non lo posso escludere, mi sa... magari è pure controllato?'.

Faccio un timido passo in avanti e mi ricordo improvvisamente che siamo pure senza cellulare: "Vabbè, comunque, adesso che siamo qui, magari vengo anch'io a dare un'occhiata più da vicino".

Voglio provare ad avvicinarmi senza agitarlo: se sta vivendo qualcosa di simile al mio scambio di due anni fa, stare sul bordo di un crepaccio, da solo, non è la migliore idea della settimana...

Modificato da Ghal Maraz
Ortografia

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Ana Ribero

A tu per tu col coach

"Sì, le farò avere quello che le serve". Cioè niente, brutto porco. La mia idea era quella giusta. Non ha fatto niente che possa essere esplicitamente da porco, ma gli leggo l'intento. Quello credo di averlo percepito forte e chiaro. Questa volta, ora, lascerò passare. Ma quando diventerà un minimo più spinto, un minimo più veloce con le mani, be', con quelle mani potrà farci una bella collanina.

Sono sollevata quando finalmente si stacca da me. Non gli credo abbastanza. So quello che gli uomini, e alcune donne, pensano di me quando mi guardano. Pensano sia bella. Pensano sia una perfetta statuina. Non sanno quello che ho dentro, cioè quello che non ho dentro, e mi vorrebbero per quello che pensano io sia. Sono una perfetta bambola da riempire con le proprie aspirazioni.

"La sufficienza non è male... mi impegnerò la prossima volta". Non "mi impegnerò di più". Giusto per far capire chi è che davvero comanda qui. Farò quello che mi pare, quando mi pare. Si scorda di vedermi in tutina da track team. Corresse lui verso la latrina che più gli compete, da porco qual è.

Ora che ci penso, Scarlett mi sembrava una amante della vendetta a caso. Su Max era inutile, ma sul coach? Magari sa qualcosa di più. Forse dovrei raccogliere informazioni in giro, ma chi parlerebbe mai con una stupida bella statuina come me... sono io l'unica su cui posso davvero contare. Però l'idea mi rimarrà in mente.

Appena vengo liberata, non ci penso due secondi a correre verso la doccia. Normalmente avrei saltato la doccia, sti cavoli. Ma ho bisogno di acqua. Ho bisogno di acqua, sapone, tempo da sola. Ho bisogno di sentirmi pulita fuori per quello che non posso essere dentro. È così che si sentono tutte le ragazze, o sono solo io? Entro nello spogliatoio sconfitta. Il pensiero di quanto successo sovrasta sulla lezione che verrà.

Modificato da SNESferatu

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@Ghal Maraz

Nathan Clark

Noah non si muove quando parli, ma ti ascolta. Lo vedi irrigidirsi appena alla parola “tutti”, come se quella consapevolezza, che qualcuno lo stava davvero aspettando, fosse una novità per lui. Resta qualche secondo in silenzio, poi ti guarda; uno sguardo ora decisamente più lucido.

"Mi... mi stavate aspettando?" chiede con voce bassa, un filo di sorpresa nella voce. Ti pare quasi che faccia fatica a crederlo. "Pensavo... pensavo che ve ne sareste andati. Che nessuno se ne fosse accorto. Spesso succede..."

Emily fa un piccolo passo avanti, incerta. "Il coach ha mandato me... cioè, noi... a cercarti. Ha detto che forse eri scivolato." La sua voce trema appena. Si ferma, come se non sapesse cosa aggiungere, poi ti lancia uno sguardo veloce, come a chiedere se anche tu hai percepito quell’atmosfera sospesa.

Noah si volta di nuovo verso il burrone. Davanti a lui si apre un paesaggio vasto e silenzioso: i boschi si stendono a perdita d’occhio in sfumature di verde e marroni. In basso, il Liliac River scorre tortuoso tra le rocce, riflettendo appena la luce fioca del cielo nuvoloso. Sullo sfondo, le montagne del Vermont disegnano una linea bianca frastagliata e lontana.

"È... è bello qui", ripete di nuovo Noah, quasi in un sussurro. "Ci vengo spesso, in realtà. È il mio posto. Quando... quando ho bisogno di silenzio. Di staccare tutto. Il rumore dell’acqua... aiuta a pensare. A non pensare. Non so."

Ti accorgi che tiene le mani in tasca. E c’è quel momento, quella pausa sospesa nel suo tono, che non riesci a leggere fino in fondo. Non è chiaro se stia giustificando qualcosa... o se invece vuole solo rendervi partecipi dalla bellezza che per lui risiede in quel posto.

Emily abbassa lo sguardo, stringendosi nelle spalle. Poi rompe il silenzio.
"Però... restare qui, da solo, senza dire niente... ci hai fatto prendere un colpo." La sua voce è gentile, ma c’è una nota di preoccupazione sincera. "Noah... tutto bene davvero?"

Lui non risponde subito. Poi, senza voltarsi, dice piano:
"Sì. Solo che... a volte sento che qui è l’unico posto dove riesco a respirare davvero."

Ti arriva dritto allo stomaco. Non tanto per le parole, quanto per come le dice. Ti sei avvicinato a lui lentamente e ora sei finalmente di fianco a lui. Effettivamente quel posto è molto bello e, se non fosse per il dubbio che ti ha colto sulle intenzioni di Noah, ti trasmetterebbe pace e tranquillità.

Emily vi raggiunge, ti guarda. Poi guarda Noah. La sua espressione ora sembra rilassata, più serena.

Modificato da Loki86

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Nathan Clark

Bosco

'So che mi pentirò di questo, eppure... adesso...', mi trovo a pensare, guardando Noah ed Emily, entrambi strappati al tempo e prigionieri di un istante che potrebbe essere il bilico tra un gesto incerto e la normalità della solitudine. Che sa essere tanto sconvolgente, quanto meravigliosa.

"C'è... c'è un posto altrettanto bello... nel bosco. Nel grande bosco, non in questo.

È... vicino a dove mi hanno trovato, quel giorno.

Anzi... è ancora più bello di questo. Se volete... vi ci posso portare. È il mio luogo speciale, magico e... terrificante. Ogni tanto ci torno. Voi... sareste i primi.

Vi va?".

È una domanda, ma è anche un invito e una supplica. Soprattutto, è un incoraggiamento: la vita non finisce qui, sul ciglio di un burrone. O nel cuore della foresta, attirati da uno spirito antico.

Modificato da Ghal Maraz

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Scarlett Bloomblight

Nel corridoio della palestra con @Theraimbownerd

Quando Orion parla di domani sento un brivido freddo corrermi lungo la schiena, mi lascio sfuggire una risatina nervosa e mi passo una mano tra i capelli, mordicchiandomi il labbro inferiore.

"Beh, vedi Orion... come scrivo senza matita alle prossime lezioni?"

Ma che ca**o sto facendo?! Mostrarmi debole? Davanti a Orion soprattutto?

Inspiro impercettibilmente, ma i miei occhi riacquistano lucidità e lo sguardo torna il tagliente di sempre.

"Lascia stare, che dico cavolate." Faccio una mezza risata, palesemente finta. "In qualche modo oggi me la cavo. Domani prima delle lezioni va bene."

Dopo quello che ho detto non c'è modo di tornare indietro, tanto vale cercare di limitare i danni... Ca**o se mi serve qualcosa da fumare.

"Ora vado in classe; vieni con me o fai con più calma?"

Modificato da TheBaddus

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@Ghal Maraz

Nathan Clark

Per un attimo il vento cambia. Un refolo più fresco scivola lungo il bordo del burrone, come un sussurro che si infila tra i pensieri.
Tu parli, e mentre le parole ti escono di bocca ti senti come se stessi aprendo una porta che avevi tenuto sigillata per troppo tempo.

Noah si volta lentamente verso di te e ti fissa in silenzio. Nei suoi occhi c’è un lampo nuovo, uno che non avevi visto prima. Curiosità. Interesse. Speranza, forse?

Emily invece si acciglia appena. Alza un sopracciglio e inclina la testa, confusa. "Altro bosco? Quale altro bosco? Nathan, che stai dicendo?" Poi, cambia espressione, come se avesse ricevuto un'illuminazione. "Mh. Beh, se è davvero così bello come dici... magari possiamo andarci, no?" dice, allontanandosi di qualche passo dal ciglio del burrone e invitandovi a fare lo stesso.

Noah rimane in silenzio, osservando entrambi. Ha fatto qualche passo indietro, ora non è più sul bordo del precipizio. Le sue mani sono uscite dalle tasche. "Magico, dici..." ripete a mezza voce, rivolto solo a te. "Sai, ti credo. Non so perché, ma... ti credo."

Poi si volta verso la discesa e il sentiero e, insieme, ridiscendete verso il tracciato della campestre.

Quando finalmente lo raggiungete, Emily riprende a parlare: "Magari però... potremmo andarci un pomeriggio di questi, no? Ora però è meglio rientrare, non credete? Il coach ci starà aspettando, e poi c’è biologia..."
Ti guarda, cercando i tuoi occhi. E' evidente che non ha creduto veramente alla tua storia.. Ha semplicemente pensato che fosse una strategia intelligente per far allontanare Noah dal burrone.

Noah si blocca... I suoi occhi appaiono dispiaciuti, ma dalla sua espressione è chiaro che reputa sensata la considerazione di Emily. Non dicce nulla però, voltandosi verso di te in attesa di una tua opinione.

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Nathan Clark

Bosco

"Sì, uno di questi pomeriggi. Oggi... non posso. Ho già fatto una... promessa. E le promesse vanno mantenute. Ma ve lo mostrerò. Ve lo voglio mostrare", dico, cercando la luce del sole in mezzo alle fronde.

'Che cosa mi hai fatto? Che cosa sono diventato? Dov'è finito Nathan?'.

"D'altronde, invece, per quanto riguarda biologia...", abbozzo un sorriso, le mani in tasca, i passi lungo il sentiero.

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@Theraimbownerd

Orion Kykero

Prima di uscire dallo spogliatoio, dai un’occhiata veloce al telefono. Tua sorella Diana ha già risposto, in perfetto stile Diana: due messaggi spediti a raffica. "È la cosa migliore da fare! Chiunque sia stato, dovrà pagarla!" Subito seguito da: "E poi pensavo... dovremmo organizzare una festa per il weekend! Così la gente capisce che è tutto sotto controllo!" Nemmeno il tempo di reagire che arriva un altro messaggio, questa volta da Juno: "Uhhhhh sì! Una festa! Facciamola!! 🎉🎶"

Scrolli il capo, tra il divertito e il rassegnato. Diana che organizza vendette e feste nello stesso respiro non è certo una novità.

Quando ti sei già rivestito, vedi entrare in spogliatoio Nathan e Noah. Non fai domande. Hai ben altri pensieri per la testa e il fatto che siano arrivati in ritardo ormai ti scivola addosso. Nathan incrocia il tuo sguardo e ti fa un cenno e ti chiede semplicemente di avvisare il professor Brooks che lui e Noah hanno avuto un contrattempo e tarderanno qualche minuto alla lezione.

Annuisci, senza aggiungere altro.

Fuori, i corridoi della St. Liliane sono quasi deserti. Cammini accanto a Scarlett, parlando dei vostri “affari” mentre procedete a passo lento verso l’aula di biologia. Siete in ritardo, lo sapete entrambe, ma evidentemente non sarete gli ultimi ad arrivare.

La scuola ha quell’atmosfera sospesa dei minuti post-campanella, quando tutto sembra rallentare. Il silenzio tra le aule vi regala un’insolita privacy, utile visto quello che vi state dicendo. E nella tua mente, il pensiero torna a Blabber. Il meme. La foto. Le visualizzazioni. Ti chiedi cosa staranno dicendo gli altri. Cosa penseranno. O se fingeranno semplicemente che non sia mai successo.

Quando finalmente varcate la soglia dell’aula, il professor Brooks vi fissa con un’espressione a metà tra il rimprovero e il sarcasmo. Batte un dito sul polso destro, come a indicare un orologio immaginario.
"Oh, vedo che l’epidemia di assenze sta lentamente rientrando!" dice, con un tono teatrale che tradisce la sua scarsa preoccupazione reale. Poi vi fa cenno di entrare.
"Forza, accomodatevi. Stavamo giusto cominciando."

Ti siedi al tuo posto. Il giorno è ancora lungo.

Dopo circa un quarto d'ora dall'inizio ufficiale della lezione, ecco finalmente arrivano anche Nathan, Emily e Noah. Il professor Brooks li squadra coi suoi occhi blu. "Oh, ben arrivati. Alla buon’ora!" Poi, con tono sarcastico: "Spero abbiate una giustificazione impeccabile per questo ritardo. O dovrò fare rapporto alla preside!"

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

I pensieri si accavallano nella tua mente, insistenti, spingendoti a prolungare la doccia più del necessario. L’acqua bollente ti è sempre piaciuta, e anche stavolta non la trovi fastidiosa. Anzi, è quasi come se ti trovassi nel tuo elemento.

Quando ti rivesti e apri la porta dello spogliatoio, ti ritrovi faccia a faccia con Emily. Ha un’espressione strana. Non diresti sconvolta, ma sicuramente turbata.

Vi fissate per un istante, in silenzio. C’è un certo disagio nell’aria. Forse per quanto accaduto prima della lezione? Tu, magari, per la figuraccia che hai fatto scivolando nel fango e lei, forse, per qualcosa che ancora non conosci? Non sapresti dirlo... Dopo qualche esitazione reciproca, quelle goffe finte a destra e sinistra tipiche di queste situazioni, vi incrociate finalmente e passate una oltre all'altra.

Poco prima che tu possa richiudere la porta alle spalle, la sua voce però ti raggiunge: "Oh, Scarlett… puoi dire al professor Brooks che mi scuso? Arrivo il prima possibile."
Poi, notando la tua espressione perplessa, aggiunge in fretta: "Dopo ti spiego tutto!"

Richiude la porta, e non passano nemmeno venti secondi che senti il getto della doccia riempire l’ambiente.

Resti un attimo lì, indecisa se cedere alla curiosità e dare una sbirciatina... ma vieni salvata dal rischio di trasformarti in una “guardona” dall’arrivo improvviso di Orion alle tue spalle. Cammini accanto a lui, parlando dei vostri “affari” mentre procedete a passo lento verso l’aula di biologia. Siete in ritardo, lo sapete entrambe, ma evidentemente non sarete gli ultimi ad arrivare.

La scuola ha quell’atmosfera sospesa dei minuti post-campanella, quando tutto sembra rallentare. Il silenzio tra le aule vi regala un’insolita privacy, utile visto quello che vi state dicendo.

Quando finalmente varcate la soglia dell’aula, il professor Brooks vi fissa con un’espressione a metà tra il rimprovero e il sarcasmo. Batte un dito sul polso destro, come a indicare un orologio immaginario.
"Oh, vedo che l’epidemia di assenze sta lentamente rientrando!" dice, con un tono teatrale che tradisce la sua scarsa preoccupazione reale. Poi vi fa cenno di entrare.
"Forza, accomodatevi. Stavamo giusto cominciando."

Ti siedi al tuo posto. Il giorno è ancora lungo.

Dopo circa un quarto d'ora dall'inizio ufficiale della lezione, ecco finalmente arrivano anche Nathan, Emily e Noah. Il professor Brooks li squadra coi suoi occhi blu. "Oh, ben arrivati. Alla buon’ora!" Poi, con tono sarcastico: "Spero abbiate una giustificazione impeccabile per questo ritardo. O dovrò fare rapporto alla preside!"

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Insieme a Emily e Noah tornate al punto di partenza della corsa. Il Coach Moss vi aspetta lì, in piedi, con le braccia conserte e un’espressione a metà tra il preoccupato e il severo. Vi squadra per un attimo, poi si concentra su Noah. "Allora? Che è successo, ragazzo? Dove eri finito?"

Noah indugia un secondo, visibilmente a disagio. Poi, abbassando lo sguardo: "Io… beh, credo di essermi perso. Mi scusi."

Emily interviene subito, cercando di dargli man forte. "Ehm… sì, professore. C’è una curva nel tracciato, poco prima del punto con il fango, vicino alle betulle. Non è chiarissima. Sembra quasi ci sia un’altra pista… può confondere."

Il coach la guarda con un sopracciglio sollevato, come se qualcosa nel suo tono non lo convincesse del tutto. Rimane in silenzio per qualche secondo, poi si gratta la mascella e annuisce lentamente. "Va bene. Controllerò. Anche la signorina Ribero mi ha detto una cosa simile."

Si raddrizza, torna serio. "Adesso basta chiacchiere. Sotto le docce, forza. Siete già in ritardo per la prossima lezione."

Vi congedate in fretta, correndo verso la palestra. Mentre Noah resta qualche passo indietro, Emily ti si avvicina e ti parla a bassa voce.
"Secondo te… avremmo dovuto dire qualcosa di più al coach?" La sua voce tradisce un filo di esitazione. Forse colpa. Forse solo confusione.


Negli spogliatoi incrociate Orion. È già pronto per uscire, con la borsa a tracolla. Gli chiedi al volo di avvisare il professor Brooks del vostro ritardo. Lui annuisce con un cenno e sparisce oltre la porta. Tu non perdi tempo: doccia veloce, il più rapida possibile.


Quando finalmente tu, Noah ed Emily entrate in classe, la lezione è già iniziata da un quarto d’ora buono.Il professor Brooks vi squadra coi suoi occhi blu. "Oh, ben arrivati. Alla buon’ora!" Poi, con tono sarcastico: "Spero abbiate una giustificazione impeccabile per questo ritardo. O dovrò fare rapporto alla preside!"

@Voignar @SNESferatu

Darius Whitesand - Ana Ribero

Vi fate la doccia in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Sapete entrambi che il tempo stringe e non volete far tardi alla prossima lezione. Vi cambiate in fretta, infilate i vestiti con gesti automatici e, poco dopo, siete già in corridoio, diretti verso l’aula di biologia.

Entrate puntuali. E con voi anche diversi altri studenti. Quando vi sedete, la classe è mezza piena, ma si fa subito evidente chi manca all’appello: Orion, Scarlett, Nathan, Emily e Noah non si vedono ancora.

Qualche secondo dopo, la porta si apre di scatto. Entra il professor Brooks.

Ha l’aria di chi è arrivato correndo da un laboratorio. Capelli arruffati, barba incolta, occhi azzurri che brillano di entusiasmo. Indossa una camicia a quadri sopra i jeans e sopra tutto un camice bianco, stropicciato e macchiato qua e là di inchiostro e… probabilmente qualcosa che una volta era biologicamente attivo. Appoggia una pila di fogli sulla cattedra, si guarda intorno con un sorriso largo.
"Ragazzi! Siete pronti a farvi sconvolgere da Madre Natura oggi?"
Poi nota i banchi vuoti in fondo alla stanza. Solleva un sopracciglio.
"Hmm. Interessante. Un’epidemia selettiva? Sembra che abbia colpito solo la metà della classe ma, a quanto pare, i più forti ce l'hanno fatta a sopravvivere!" Qualche risata soffocata parte tra i presenti. Lui sorride, ma non si distrae.
"Comunque, oggi parliamo del sistema endocrino. Ormoni, ghiandole, adrenalina, stress... roba piccante. Scommetto che scoprirete più cose su voi stessi di quanto vorreste. Appena finisce di parlare, la porta dell’aula si apre. Scarlett e Orion fanno capolino, cercando di non attirare troppo l’attenzione.

Il professor Brooks li fissa con un’espressione a metà tra il rimprovero e il sarcasmo. Batte un dito sul polso destro, come a indicare un orologio immaginario.
"Oh, vedo che l’epidemia di assenze sta lentamente rientrando!" dice, con un tono teatrale che tradisce la sua scarsa preoccupazione reale. Poi vi fa cenno di entrare.
"Forza, accomodatevi. Stavamo giusto cominciando."

Dopo circa un quarto d'ora dall'inizio ufficiale della lezione, ecco finalmente arrivano anche Nathan, Emily e Noah. Il professor Brooks li squadra coi suoi occhi blu. "Oh, ben arrivati. Alla buon’ora!" Poi, con tono sarcastico: "Spero abbiate una giustificazione impeccabile per questo ritardo. O dovrò fare rapporto alla preside!"

PER TUTTI

Gli ultimi quaranta minuti scorrono più veloci del previsto, complici lo stile coinvolgente del professor Brooks e il suo modo unico di trasformare ogni argomento in uno spettacolo improvvisato.

Si parla del sistema endocrino, ma dimenticatevi la solita lezione noiosa da manuale. Brooks descrive le ghiandole come se fossero personaggi in un reality show interno: l’ipofisi, "la regina del dramma", che vuole sempre avere l’ultima parola; la tiroide, “iperattiva e nervosa”, sempre pronta a mandare tutto fuori equilibrio; e le surrenali, vere protagoniste della puntata, capaci di inondarvi di adrenalina in un secondo... “come quando siete in ritardo, inciampate davanti a tutti e poi cercate di far finta di nulla”, aggiunge, lanciando un’occhiata significativa verso il gruppo di ritardatari.

Fa domande veloci, si muove tra i banchi, disegna frecce colorate sulla lavagna e, a un certo punto, si mette persino in equilibrio su una sedia per spiegare "l’impennata del cortisolo" in situazioni di stress.

Quando la campanella suona, quasi dispiace. Brooks si ferma, lancia uno sguardo alla classe e con un mezzo sorriso dice solo:
"La prossima volta parleremo di ormoni sessuali. Vi avverto: niente risatine sotto i baffi, al massimo solo sonore risate intelligenti."

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Nathan Clark

In ritardo

"Che cosa avremmo potuto dire? L'unico con cui possiamo parlare, semmai, è Noah", rispondo a Emily, con lo stesso tono. E poi mi affretto verso le docce.


"Ci scusi. Un incidente di percorso alla fine di ginnastica", taglio corto con la spiegazione, perché credo che Brooks davvero non farà storie. Ma una motivazione gliela dovevo.

Ignoro la frecciatina di metà lezione: va bene così, in fondo. Per il resto, l'ora passa tranquilla e il grosso della mattinata è alle spalle.

Ogni tanto getto uno sguardo attorno: Noah, Emily, Max, Sasha e Alice. I protagonisti della mia giornata, finora. Cerco di non pensarci troppo, ma è vero che certi lunedì sono più lunedì degli altri.

Quando suona la campanella, raccolgo i libri con calma e mi avvio al mio armadietto, per recuperare ciò che serve per religione: ho evitato scontri domestici epici, non chiedendo di esserne esentato. Nel mentre, getto anche un'occhiata al telefono; effettivamente, non lo controllo dalle colazione. Non che mi aspetti grandi cose, comunque: le uniche persone che potrebbero scrivermi sono i miei compagni (che sono qui a scuola) o i miei genitori (e non c'è pericolo che lo facciano).

Modificato da Ghal Maraz

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Scarlett Bloomblight

In spogliatoio

Quando vedo Emily entrare nello stesso momento in cui io sto per uscire un po' mi paralizzo, ma dopo la "doccia filosofica" avevo ripreso il mio atteggiamento e almeno per stavolta riesco a non sembrare un'idiota totale.

Mi spiega dopo? Potrei approfittare della pausa pranzo dopo Tanaka.

"Certo Emily nessun problema, ci penso io. Noah sta bene? Magari mi spieghi in pausa pranzo comunque." La butto lì, mantenendo la mia compostezza.

Cammino assieme ad Orion verso l'aula di biologia, i corridoi vuoti che ci aiutano nella conversazione e poi silenzio una volta che ci siamo accordati.

Aula di biologia

"Scusi il ritardo prof." Dico con un sorriso mentre entro in classe. "C'è stato un piccolo problema alla lezione di educazione fisica, il coach Moss potrà confermarglielo." Intanto mi dirigo al mio banco e prendo fuori il necessario per la lezione. "Emily arriva subito e si scusa anche lei per il ritardo; suppongo sia lo stesso per Nathan e Noah." Lancio un'occhiata interrogativa ad Orion, come a cercare sue conferme.



Il resto dell'ora lo passo comunque attenta, ormai che mi sono rifocalizzata è più facile stare concentrati; inoltre è divertente lo "spettacolo" che mette su il prof.

Quando infine nomina l'argomento della prossima lezione, ovvero di domani, ho un piccolo sussulto; mi passa un attimo per la testa il pensiero che potrei capire qualcosa su quello che mi sta succedendo con Emily.

"Arrivederci prof, a domani." Lo saluto mentre esco dall'aula e poi mi dirigo al mio armadietto per prendere le cose di religione.

Spero che sia un'ora tranquilla e veloce, anche perché mi sta pure venendo fame.

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Orion Kykero

L' impazienza di Scarlett mi coglie un po' alla sprovvista, di solito non si farebbe problemi ad aspettare un giorno per un pacco da vendere...a meno che non ne abbia urgente bisogno lei.

Rifletto su questo nella breve camminata con lei, fino all' arrivo all' aula di Biologia. Avviso il professore del ritardo dei miei compagni, prima di mettermi al mio posto.

Il professor Brooks è sempre una garanzia. Adoro il suo modo di spiegare, e nonostante il ritardo mi metto sotto con gli appunti. Ma è la fine della lezione che mi fa davvero drizzare le orecchie. Per la prossima sarà meglio prepararsi delle domande.

Mando un rapido messaggio a Diana e Juno a fine lezione. La festa è un' ottima idea. Scarlett mi ha chiesto di procurarle una matita nuova, ne posso approfittare per prenderne abbastanza per tutti con un solo ordine. Adesso ho ora buca, posso mettermi a organizzare tutto.

Faccio con calma a rimettere tutto a posto. Uno dei pochi vantaggi di avere una madre come la mia è che quantomeno non ho mai dovuto seguire le lezioni di quella noiosissima suora.