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[Sir Daeltan Fernagdor] I Sette Scudi - Gruppo B


Sir Daeltan Fernagdor

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Alquanto stizzito dal fatto che la mia richiesta di avere del vino non viene minimamente presa in considerazione dalla donna, la quale si preoccupa di tutt'altri problemi tiro fuori due monete d'argento, le faccio tintinnare e dico con freddezza mista a sarcasmo Queste sono per il buon vino che non mi è arrivato e per i modi nobili e gentili con cui mi è stato offerto. Dicendo poggio il denaro sul bancone ed esco dalla taverna.

Non si è mai sentito parlare di un McMawderan trattato in questo modo da una cameriera!

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E io alla vostra! rispondo al cortese vegliardo dopo il suo annuncio di brindisi.

Dopotutto, sembra che mi potrei divertire in compagnia di questo bonario umano. Sono decisamente sollevato! Ma.. cosa succede?

Osservo il mio interlocutore farsi sempre più irrequieto, quasi a disagio. Dopo aver cambiato tono di voce, quasi fosse diventato di colpo meno sicuro di sé, scambia un paio di battute con l'uomo in rosso e la locandiera ed esce dal locale a prendere una boccata d'aria. Mentre rigiro il sacchettino di erbe aromatiche tra le esili dita guantate, rifletto con me stesso.

"Se troverò mio figlio".. Sembra che questo Jemil (come ha detto di chiamarsi) sia venuto in città con un intento ben particolare. E, nonostante gli abiti sgualciti e il cane puzzolente, ho la il fortissimo sospetto che l'uomo seduto poco fa accanto a me sia molto più di un semplice barbone. Non mi è sfuggita l'intesa (quasi empatica) che lo lega al suo animale e la sua maestria nel confezionare queste erbe deliziosamente profumate.. e quel piglio selvaggio poi! Jemil ha senz'altro una storia da raccontare e, chissà, forse in lui potrei trovare un compagno di viaggio! La sua conoscenza potrebbe arricchirmi non poco.

Dopo aver preso il vino, fermo cortesemente la ragazza con i nostri due boccali, dicendole che mi occuperò io di portarne uno al forestiero. Dopodiché mi dirigo verso la porta: a pochi passi dall'uscio noto Jemil, così intento a contemplare la città da non accorgersi della mia presenza. Forse ha gli occhi lucidi.

Quello sguardo.. Faccio ancora in tempo a tornare indietro, non credo abbia notato la mia presenza

Per lunghi attimi rimango incerto sul da farsi, mentre il vento gelido fa ondeggiare i miei lunghi capelli biondi nell'aria di Yerburg

Poi mi decido, mi schiarisco la voce (più per non cogliere di sorpresa l'umano che per un effettivo bisogno) e facendomi avanti dico:

Uno scenario notturno di rara bellezza, non trovate? Poi, porgendo il vino: Non sarò intenditore quanto voi, ma mi hanno insegnato che alcuni bicchieri è meglio prenderli a freddo.. lascio volutamente la frase in sospeso, guardo Jemil ed aggiungo: .. e in compagnia mentre sorrido ed alzo il boccale a mo' di brindisi

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Wanny:

Spoiler:  
Non ricordi di aver mai visto gli studenti dell'accademia: sono molto giovani, e sono alle prese con libri di magia elementare, a parte uno, un po' più vecchio che pare essere impegnato a spiegare qualcosa agli altri. Ti salutano educatamente, poi tornano al loro lavoro.

Mharwa si rivolge al giovane McMawderan, con tono sussiegoso, quasi caricaturale e ironico: Scusate, nobile messere, ma come potete vedere, qui c'è molto lavoro, e non disponiamo di stuoli di belle cameriere disposte a servire al nobile rampollo di antica famiglia tutto ciò che desidera, che sia il vino, o anche qualcos'altro... Siamo persone rozze e ignoranti, e conosciamo solo il modo di fare onestamente il nostro lavoro.

Nel frattempo, Nestore esce dal retro con una grossa ciotola di legno stracolma di brodo. Lo poggia su uno dei tavoli, insieme ad un cucchiaio che somiglia molto ad un mestolo; quindi esce sulla soglia. Guarda di sbieco il giovane nobile, poi con un orcio rabbocca un po' i boccali dei due avventori che sono appena usciti: Nessuno intendeva cacciarvi, potete entrare... Solo, capite che non è conveniente, per noi, che un ospite che cercava tranquillità sia preso d'assalto dalle domande. Nessuno voleva essere scortese con voi. Solo, Mharwa è giovane, e deve difendersi continuamente dagli assalti di invadenti giovanotti... è solo un poco veemente, ma è una persona gentile, e non lo dico solo perché sono suo padre. Entrate pure... Se volete, potete anche affittare delle camere per la notte.

Notando il nuovo entrato, silenzioso ad un tavolo, Mharwa gli domanda sbrigativamente ma con tono gentile se desidera qualcosa.

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Mentre cammino verso la porta sento la voce di Mharwa che mi parla e mi fermo, la guardo e rispondo Voi dite di saper fare il vostro lavoro... però far attendere in questo modo un cliente non è esattamente compiere il proprio dovere... Ma non è mia intenzione polemizzare oltre visto che siete già piena di impegni... Ci rivedremo stanotte quando tornerò ad alloggiare qui, sempre che io sia il benvenuto e che ci siano stanze libere... Arrivederci. Così dicendo apro la porta, guardo cosa accade sulla strada mentre mi stringo nella mantella e infine mi avvio in direzione del centro cittadino.

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E adesso anche l'oste, che seccatura!

Cortesemente, ma in modo sbrigativo, mi occupo di rispondere a Nestore

Nessuno intendeva offendere o mettere in dubbio la professionalità di vostra figlia. Capisco che il mio comportamento abbia creato dei disagi e ne domando scusa. La ringrazio per la premura che ha dimostrato esponendosi a questo gelido vento per noi. Prometto che rientrerò subito nella vostra squisita - e puzzolente - locanda e che affitterò senza indugio una camera per la notte!

Inclino il capo per accomiatarmi dalla discussione, sperando di poter rimanere solo con Jemil

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Una voce alle mie spalle spezza la mia specie di trance estatica. Una voce soffice, vellutata e cortese, che poco ha a che vedere con le sgraziate voci Umane.

Ecco Orecchie-a-punta.

Assorto, il mio sguardo resta fisso sul profilo cupo della città. Troppi pensieri affollano la mia mente, e per qualche secondo resto in silenzio. Poi, quando sto per proferire verbo, sopraggiunge Nestore, l'Oste, e ascolto il suo dire.

Il discorso è conciso. La mia replica giunge dopo che l'Elfo ha risposto al Locandiere. Ed è replica strana, pronunciata con voce roca, come fossi commosso.

"Com'è malinconica questa città. Gronda nostalgia. Ed è bella. Ma come ci riesci? Come riesci a vivere in questa gabbia di pietra? Giù alle mura, i cancelli saranno chiusi, protettivi come le braccia di una madre. Ma da cosa vi proteggono? Di che cosa avete paura, voi gente di città? Da che cosa dovete schermarvi con alte muraglie? Così bella, ma triste."

Resto silente ancora un momento, prima di voltarmi verso i miei due compagni. Mi schiarisco la voce, e quando mi rivolgo all'Oste la voce è più ferma, ma non ha perso la rochezza della vecchiaia.

"E non ti crucciare. Non mi ha offeso, la tua dolce figliola. L'ho vista negli occhi. La sua bontà è palese. Ti ringrazio per la cortesia, ma stanotte dormirò all'aperto. Non amo gli spazi chiusi. Certo, più tardi verrò a bere altro vino. Avevano ragione a consigliarmi la tua locanda."

Mi apro in un tenue sorriso, rivolgendomi ora all'Elfo.

"E questo scenario lo è davvero, bello. Ma non regge al confronto della quercia scossa dalla tempesta, quando la furia del vento si infrange contro la forte chioma, e persino gli orsi si tengono lontani, e lami, e tuoni, e scrosci di pioggia flagellano i possenti rami e le radici fonde, scuotendo finanche la terra. Ma la quercia resiste, custode di memorie antiche, forse antiche più della tua gente, Affilato. Ma qual'è il tuo nome, che mi hai offerto del vinello?"

Bestio sta cucciato ai miei piedi, scodinzolando spensierato, felice della mia compagnia, e pare consapevole di essere l'unico che, in fondo, riesce a comprendere l'animo del vecchio.

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Seduto al mio tavolo, con il capo chino sul legno salmodio delle preghiere per prepararmi a ristorare il corpo e la mente con il brodo che ho ordinato.

Il mantello ricopre ancora pienamente le mie spalle e il cappuccio nasconde la testa, mentre le mie mani sono giunte in preghiera.

A bassa voce ripeto quasi dentro me stesso.

Oh grande e giusto Danaidh, concedi il giusto ristoro al guerriero che oggi alacremente ti ha servito ed onorato con il suo sforzo.

Ad un tratto lo spostamento di più persone verso l'uscita cattura la mia attenzione, quando vedo passare un cane che segue il primo signore che esce.

Quel cane è proprio fedele come lo è Sotar con Sir Duncan.

Mentre sono concentrato su queste riflessioni mi accorgi che un uomo di più matura età si dirige verso di me con una ciotola di brodo caldo e fumante. Il suo aroma invade le mie narici provare dal freddo già a quella distanza. Un sorriso spontaneo mi si dipinge sul volto e appena mi poggia la ciotola sul tavolo sorrido rivolto all'uomo.

Grazie buon uomo.

Il calore del brodo mi riscalda la faccia e con gratitudine afferro saldamente il cucchiaio di legno, adatto alla mia mano, grande e nerboruta. Estraggo una cucchiaiata di quel liquido denso e succulento, ci soffio un po' sopra per farlo raffreddare e poi con sete gusto il forte sapore del brodo.

Il suo calore mi dona subito nuovo vigore e colorito sulle guance. E' buono.

Ne ingurgito altre cucchiaiate, con avidità e senza far tanto caso alla decenza tanta è la fame, ma poco dopo mi ravvedo. Alzo lievemente lo sguardo e mi guardo intorno cercando di capire se qualcuno mi fissava.

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Quando vedo il giovane baldanzoso (Nicolas Bryan Dustin McMawderan) andarsene con fare corrucciato mi alzo e muovendomi alla massima velocità concessami dalle mie corte gambette cerco di raggiungerlo..

Nestore e Mharwa sono buoni amici, non vorrei che questo giovincello se ne vada in giro a parlare male di loro! Mharwa è buona, non voleva trattare male nessuno io lo so!

Correndo dietro al giovane passo davanti al vecchio col cane e all'elfo intenti a chiaccherare amabilmente, li degno di una rapida occhiata incuriosita per poi proseguire. Una volta raggiuntolo mi aggrappo al suo mantello per cercare di fermarlo, il fiato non mi basta subito per parlare.

Salve!... Af Af... scusatemi, riprendo fiato... Come dicevo, salve! Vi ho visto uscire dalla locanda non del tutto soddisfatto, quasi corrucciato, mi spiace per quell'inconveniente: Mharwa e Nestore sono brave persone e oneste e amici cari, manca a loro solamente talvolta un po' di pazienza e cortesia, soprattutto quando la locanda è piena.. Il mio nome è Wannerf Palvar ma voi potete chiamarmi Wanny, dicendo ciò faccio un inchino e con le mani apro il mantello permettete che vi offra un bicchiere di vino, questa non è sera da passare al fuori al freddo da soli!

Termino la frase con un ampio sorriso, in attesa della reazione del giovane.

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Resto sinceramente stupito quando mi vedo sgattaiolare tra le gambe un piccolo gnomo Non l'avrei notato se non fosse stato per la sua sciarpa gialla...

Essendo stizzito, in principio ascolto con scetticismo le sue parole ma poi, ascoltando le sue parole, capisco che ha buone intenzioni Si è fatto una bella corsa solo per far cambiare la mia opinione su quei due... Questo è da ammirare. Rispondo pertanto Piacere di conoscervi signor Wannerf, io sono Sir Nicolas Bryan Dustin della famiglia McMawderan. Ma se mi dai l'onore di chiamarti Wanny sappi che gli amici mi chiamano Nick. Non ho avuto il piacere di conoscere se non di vista il signor Nestore, e spero vivamente per lui che non abbia lo stesso caratterino della signorina Mharva... Riguardo al boccale di vino non posso farti l'ignobile scortesia di rifiutare. Concludo l'ultima frase con un sorriso scherzoso e seguo lo gnomo fino alla taverna.

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Appassionato di letteratura come sono, rimango alquanto impressionato dalla risposta del vecchio umano.

Avrà sì e no la metà dei miei anni (e un quarto del mio igiene), ma quest'uomo dimostra una notevole padronanza del lessico relativo alla natura! Un altro tassello che va ad unirsi agli altri indizi per quanto riguarda la sua identità..

Conosco bene ciò di cui parlate. Nella vostra cultura è raro trovare individui che coltivino un rapporto stretto con la natura, un rapporto che da noi fa parte della formazione di ogni fanciullo.- Ma, se le mie deduzioni sono corrette, qui dovrei avere uno di questi "rari casi" -La nostra storia è legata con quella delle creature del bosco e negli scritti di Lotikne si narra addirittura di una battaglia in cui gli stessi spiriti degli alberi scesero in battaglia a fianco del popolo fiero.

Nei miei occhi compaiono le immagini di quella battaglia, così come me l'ero immaginata leggendola attraverso la scrittura potente e antica di Lotikne.

Il mio nome è Valeer, membro acquisito della nobile famiglia Cor' Talas, nato Woodenbond. Sono un umile apprendista dell'Arte girovago in cerca di conoscenza. Posso sapere invece cosa vi spinge in città, signor..?

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Bene Nick! Piacere di fare la tua conoscenza! Andiamo a bere insieme al nostro incontro!

E con ciò ritorniamo verso la locanda...Durante il tragitto non riesco a stare zitto:

Io abito qua, pensa mio padre è un inventore / artigiano e gestisce una bottega qua a Yerburg, mia madre è un'artista... tornavo da un giro corte... infruttuoso.. dannati nobili spilorci... parlo così tanto che è impossibile seguire il torrente di parole che esce dalla mia bocca... Allora Nick cosa ti porta qua in città?

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Tua madre è davvero un'artista? Che genere di arti pratica? Io sono un'amante di ogni forma d'arte e mi piacerebbe molto vederla all'opera. Rispondo allo gnomo chiacchierone distinguendo a stento le parole che dice a causa del forte vento e della rapidità con cui le pronuncia. Magari potrai parlarmene meglio quando staremo bevendo un bel boccale di vino... sempre che Mharwa ce ne porti...

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Mia madre è la migliore musicista e cantante che potrai trovare qua a Yerburg! E io sono un esperto nell'intrattenere e far divertire il pubblico con vari "trucchetti" mentre dico ciò tocco vistosamente la mia borsa contenente il libro degli incantesimi con un sogghigno.... poi ti farò vedere! hi hi gli farò un bello scherzo!

Mentre torniamo alla locanda passiamo davanti al vecchio e all'efo che stanno ancora parlando e li apostrofo tutto contento:

Hey siate ancora qua fuori a prendere del freddo?? Su entrate in compagnia, ho saputo che più tardi ci sarà una magnifica esibizione!!

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Non li capirò mai, questi Affilati. Questo qui avrà sì e no l'età che avevo quando ho costruito la mia prima barca, eppure parla come i più incartapecoriti vecchietti della Vecchia Osteria. Cosa ci sarà, nelle tette delle loro donne? Comunque parla di cose che mi sono familiari.

"Jemil, giovanotto, così mi ha chiamato mio padre. Ma è da un pò che nessuno mi chiama così. Cerco mio figlio, qui a Yerburg, e del buon vino. Ma quello l'ho trovato. E, a quanto pare, ho trovato anche compagnia. Comunque non ho intenzione di fermarmi a lungo."

Traggo due lunghe sorsate dal mio boccale, smezzandolo. La mia voce roca per la vecchiaia, ma fonda come tana di talpa, torna a rimbombare nel mio petto stanco.

"Comunque, se proprio ti piace Lotikne, ricorderai certo di Dagrast, il Bruno. Quel vecchio un pò svitato che amava i volatili e i boschi. Io sono così. Dammi il caldo di un letto di locanda, e mi renderai infelice. Dammi morbido muschio, e il chiarore delle stelle, piuttosto. Ma di quale dannata Arte stai parlando? Se sai cantare o danzare, sappi che mi faresti felice!"

In quella, passa uno gnometto dagli abiti eccentrici, che apostrofa me e il mio interlocutore.

Guarda questo poi. Alto quanto Bestio, e conciato come il peggiore dei guitti itineranti. Certo, un'esibizione! Chissà di cosa?

"E chi si esibisce, Piccoletto?"

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Spalanco gli occhi, colto di sorpresa dall'ultima rivelazione di Jemil. Sono così stupito che quasi non mi accorgo del passaggio del bizzarro piccoletto e del fatto che Jemil abbia dato del giovanotto a me, un elfo con più di 140 inverni alle spalle.

Un adoratore della natura! Sospettavo che fosse un guardaboschi, come mia madre, ma ora senti senti: un druido umano!! Essendo rari e custodi degli ambienti più diversi (non come noi elfi che amiamo soprattutto le foreste) ho sempre pensato che trovarne uno fosse tutta questione di fortuna.. Beh, a quanto pare oggi il fato è dalla mia parte!

Balbetto un poco, non essendomi ripreso del tutto. Dalle mie parole traspare la stima per il vecchio umano

D-Dagrast, il Bruno.. Un a-adoratore dei boschi che ha raggiunto un livello tale di comunione con la natura da insegnare anche ai nostri saggi elfici

guardo Jemil, quasi rendendomi conto solo ora del suo vero ruolo e della sacralità nel rapporto col suo animale, che immagino sia il suo compagno.

Mi dispiace se prima vi ho mancato di rispetto in qualche modo, saggio Jemil. Io pratico quella che tra il mio popolo è considerata la più nobile fra le arti, la magia.. Anche se in realtà devo dire che m'intendo meglio di Storia e Letteratura! Ad ogni modo Sorrido bonariamente Non sono più un giovinotto, anche se sono contento di avervi dato quest'impressione: mi piace tenermi giovane!

Bene, ora conosco il vostro nome e voi il mio, ma mi pare che ci sia ancora qualcuno da presentare..

Accarezzo il cane con le esili dita della mano guantata.

Potrei avere l'onore di fare conoscenza anche con il vostro compagno di vita?

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"Bof! Così immensa che non ne ricordi neppure il nome." commento, borbottando nella barba spelacchiata.

Tutti grandi artisti, a parole. Poi li ascolti e scopri che le scorregge della nonna non erano poi così male.

Mi godo un'altra sorsata dell'ottimo vinello, assaporandone l'acidità e la dolcezza celata dal mosto. Sorsata che per un momento mi infiamma le membra, ma che subito, crudele, torna a farmi sferzare dalla gelida brezza. Rabbrividisco, ed un bizzarro piacere pervade il mio corpo.

"Mancare di rispetto? Ma chi credi che io sia? Il tuo Re? Il tuo Dio? A loro puoi mancare di rispetto. Io sono semplicemente il più fetido dei beoni, come puoi mancarmi di rispetto? Tutto questo veleno che ingurgito," ed alzo il boccale, che emette un piccolo scroscio liquido, "questo è una mancanza di rispetto! Alle mie stanche membra, che mi hanno retto una vita intera! E perdonami se ti chiamo giovanotto, ma non ti è ancora spuntata la prima peluria, sul viso! Perciò, giovanotto, non sentirti in soggezione. Qualcosa la natura me lo ha insegnato, ed è che siamo tutti uguali sulla umida terra, tutti sacchi di concime, che, prima o poi, faranno la sola cosa utile che riescono a fare: nutrire e rendere fertile la terra stessa. E ho parlato fin troppo! Sorridi, amico mio!

Sentimi. Parlo come il più stramaledetto pretino di campagna.

Mi apro in un sorriso che rivela denti in buono stato, dietro la barba grigio-bianca. Alzo il boccale a mò di brindisi.

"La magia, dici? E perchè la chiami arte?"

Bestio intanto di gode le coccole, da gran vanitoso che è.

Lo indico e gli do una grattata sul massiccio collo. "E questo sacco di pulci puzzolente è Bestio. Non fargli troppe moine, che poi non te lo levi più di torno." Bestio si volta e mi prende la mano tra le grosse fauci, facendo finta di morderla con un ringhio.

Caro vecchio Bestio. Non fosse per te, ci sarei già, a concimare i fiori.

Nonostante le parole burbere, è palese il profondo affetto che lega i due. Un legame che trascende forse perfino la famosa Arte di cui parla l'Elfo.

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