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Mentre arriva l'inverno


Baok

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Emalas risponde.

"Piacere di conoscerti!"

Poi si siede al tavolo ruotando la testa a destra e a sinistra per lanciare degli sguardi agli altri presenti, come per studiarli.

E voi, gentili signori chi siete?"

Poi , colpito dal carattere del ragazzo timido, appoggia le mani sul bordo del tavolo e si piega in avanti, con il viso rivolto verso il ragazzo e uno sguardo interrogativo fisso verso lui.

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Emalas si alza dal tavolo sbuffando.

"Ho capito, ci vediamo domani mattina davanti l'ingresso dell'Accademia, magari si riesce a parlare! Vi saluto, buonanotte."

Esce dalla locanda per andare a casa, una volta arrivato si mette a dormire.

@DM:

Spoiler:  
Per quanto mi riguarda la giornata può considerarsi conclusa.
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Aggrotto la fronte alle parole dell'elfa, stringendomi nelle spalle.

Gli idioti ci sono in tutte le razze, ma magari ci può dare una mano, sembra saperne qualcosa di quello che è accaduto in città negli ultimi tempi.

Dico, ravviandomi nuovamente i capelli.

Forse è meglio se andiamo anche noi nelle nostre stanze, domattina dobbiamo svegliarci presto.

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Uff, divolo di un barista. Nessuno che mi ascolta mai.

Non preoccuparti del barista, ehm... Jaime. Adesso se volete scusarmi, come mi pare abbiate già deciso, vorrei ritirarmi nella mia camera. A domani dunque.

Il monaco si alza mentre pronuncia queste parole, e si avvia per le scale senza guardarsi indietro, a testa bassa e strascicando i piedi

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L'elfa si avvia dietro di lui facendo l'occhietto a Jaime.

Con passo lungo e veloce lo ragginge sulle scale e scherzosamente lo spinge.

Dajeeee e dajeeeee su su ho sonnoooo!! cercando di fargli il solletico, sui fianchi, mentre un ciuffo di capelli biondo argenteo sfugge dal cappuccio, per i movimenti più veloci del solito.

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Seguo Jaime con alle calcagna Elen.

sp....eccomi! entrando dietro di lui.

Scusami se mi sono accodata alla tua camera, ma so a mala pena come si usano queste....camere, non sono proprio abituata a riposare tra 6 mura e nemmeno Elen .....

Con un movimento aggraziato, ma evidentemente usuale, il cappuccio scivola sulle spalle.

Le orecchie, sbucano da una chioma bionda argentea, molti orecchini color argento le adornano le orecchie, alcuni senza una forma specifica, altri che ricordano l'occhio di un felino.

Gli occhi verdissimi, come un laghetto di montagna dal fondo muschioso.

Il mantello cade a terra, rivelando un abbigliamento semplice, maschile, quache arma, oltre l'arco e le freccie e braccia lievemente abbronzate, tatuate, così come una parte visibile del collo.

Quindi come funziona qui ora? Ci stiamo fino all'alba tipo?

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Annuisco, mentre inizio a togliermi l'armatura, poggiandola accanto ad uno dei due letti.

I vestiti sotto l'armatura sono spartani, piuttosto scuri e decisamente pesanti, senza nessuna particolarità.

Tipo...io dormo generalmente o beh...faccio altro.

Ridacchio, guardando per la prima volta l'elfa in faccia.

Oh beh...di certo rispetta i canoni della sua razza. Beh a parte i tatuaggi.

Come mai vai in giro incappucciata?

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Ho incontrato un solo umano decente sin ora, senza offesa, perciò preferisco non mischiarmi troppo a voi e starmene sulle mie.

Dallo zaino da un pezzetto di carne secca ad Elen che si mette a mangiarla felice.

Ed a volte non tutti si fermano davanti ad Elen ... ma pochi umani si fidano delle persone senza guardare loro gli occhi ...

Si stiracchia.

Dormi eh, è sempre curioso vedervi dormire!Alcuni di voi potrebbero avere un orso affamato vicino e non svegliarsi!!! il sorriso rivela gli scontatissimi denti bianchi.

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Attento a non avere freddo allora, o verrà ad accucciarsi sopra di te per scaldarti. Ancora non ha ben capito che pesa!!!!

Sorride al ragazzo umano e si spoglia restando con una specie di maglietta lunga e sformata.

Jaime può notare un nuovo tatuaggio sul piede sinistro, una rosa.

Ed uno nell'incavo del ginocchio. Uno scoiattolo argenteo.

buonanotte

metendosi a ripassare incantesimi seduta sul letto.

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2 Joulukuu 1174

Solitamente, il giorno dopo la Natività la città-fortezza di Andlauth vive un clima abbastanza caotico. Ma non quell'anno. Il 1174 era andato diversamente.

Quella mattina le strade sono stranamente tranquille - per quanto possano esserle quelle di una capitale - ma si respira comunque la solita aria di quotidianità cittadina che si riesce a percepire in un qualsiasi altro giorno dell'anno.

Quattro figure vagano per i vicoli e le strade cittadine quella mattina. La loro destinazione è ben precisa e la strada su di cui si ritrovavano a camminare è ben nota. Strada Maestra, Via del Re, Via del Palazzo; tutti quei nomi indicavano un solo percorso da seguire, che taglia nettamente in due parti uguali l'esagono del perimetro cittadino.

In fondo alla strada, in cima alla città se si proseguisse verso nord, ecco sorgere le mura interne, una fortezza nella fortezza, una città nella città, una zona che si estende per circa un quarto dell'area di Andlauth. Al centro di questa, il colossale Palazzo Reale, costruito di una pietra color smeraldo la cui luminosità riuscirebbe a raggiungere anche gli angoli più remoti della regione - o almeno è quello che si dice. La sua forma ricorda quella di una grossa torre circolare, circondata a sua volta da tante altre torri più strette e slanciate.

L'insolita brigata che si era costituita solamente la sera prima si era ritrovata proprio lì, fuori le mura della cittadella interna. L'Accademia è poco oltre il portone d'ingresso, molto simile a quello che si usa per enrtare ad Andlauth.

Poco prima di uscire, durante la colazione, al Puledro Nero si era sentito vociferare dell'accaduto della sera prima. Ormai, il fattaccio era noto praticamente a tutti in città: lord Elyor Benros, uno dei più fidati vassalli della famiglia reale, era morto per cause incerte. Come sarebbe ovvio immaginare, c'era chi aveva fatto delle ipotesi, che andavano dal pensare che il reggente avesse avvelenato il cibo della vittima - affermazione che avrebbe di certo portato al taglio della lingua di chiunque avesse pronunciato un tale pensiero in pubblico - ad un incidente nelle cucine, come un animale che avesse infettato il cibo o roba simile. Qualcuno parlava addirittura di Compagnia delle Ombre.

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