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Dragons´ Lair

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MadLuke

Circolo degli Antichi
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  1. Ciao a tutti, domanda dello sprovveduto: cosa impedisce a un Maestro del Sudario di guadagnare a sé, o almeno disintegrare, in una notte una città come Waterdeep, per esempio (per non parlare delle più piccole)? E' sufficiente che al calare della notte si rechi in qualche quartiere povero, pieno di gente (il porto) evochi due o tre ombre e che queste inizino a passarsi tutte le locande e case di umili villici facendo strage, quindi nuove ombre. Prima che qualcuno capisca cosa sta succedendo mezza città sarebbe già andata, poi ora che si sveglino e si mettano insieme abbastanza chierici "di congruo livello" per distruggerle, campa cavallo! All'alba si troverebbero al più i potenti dei quartieri alti, asserragliati in casa, nel tentativo quanto meno di non farli entrare. Se poi il Master della situazione, invece di evocare normali ombre si buttasse su qualche incorporeo un poco più potente... Mi sembra cioè una di quelle incoerenze tipiche delle ambientazioni fantasy "troppo vaste, complesse e articolate". Ciao, MadLuke.
  2. MadLuke ha pubblicato una voce blog in Draghi & Streghe
    Ciao, da qualche giorno c'è un Wu jen del fuoco PnG nel gruppo dei PG, e per lui adotto le varianti UA in oggetto. Devo dire che trovo sia stata un'ottima idea: - gli Spell Point consentono di avere sempre l'incantesimo necessario quando serve. Mai più scene ridicole del tipo: Non potresti tirare un'altra Palla di fuoco? Ehm... veramente no, quelle le ho finite... Volo va bene uguale?! - il Recharge time invece impedisce all'incantatore di poter fare a meno dei combattenti. Messe insieme io trovo che l'effetto scenico sia proprio quello che si vede nei film o si legge nei romanzi (e che quindi tutti vorrebbero nelle loro sessioni): ossia il mago sempre capace di un intervento "definitivo" quando non si potrebbe fare diversamente, ma i combattenti (o i ladri) che fanno tutto il resto. L'unica cosa su cui non posso dire è se un giocatore, abituato al ruolo dell'incantatore puro mezzo-dio (almeno dal 10° liv. in poi), sarebbe disposto a giocare delle classi così riorganizzate. Ciao, MadLuke.
  3. Io lo uso per i PnG di bassa lega, non per i boss e tanto meno per i PG. Più precisamente uso le regole e le stat del manuale dei mostri di AD&D. E se qualcuno pensasse che dei mostri in fuga sono fondamentalmente una facilitazione per i PG, che era meglio farli combattere fino alla morte, si sbaglia. Questo semmai è quello che vorrebbero i PG, fiduciosi di sconfiggerli. Una manciata di orchetti che invece fuggono mentre sono ancora in forze, si possono rimettere in forze, conoscono ormai punti di forza e debolezza dei PG, e diventano così una spada di Damocle per i PG, come se non avessero già altro cui pensare.
  4. Sicuramente. Una doverosa puntualizzazione: io gioco PbF, al tavolo neanche ci proverei Anche se non sono certo di cosa tu intenda, no, hai ragione... Ma neanche è minore di certa "letteratura" sentimentalistica da strapazzo (leggasi "Fabio Volo, Gramellini & co.") oppure dei presunti nuovi maestri di vita che affollano librerie e YouTube.
  5. Perché stai andando decisamente off-topic, e di thread come quello che hai scritto nel tuo ultimo post, del pathos che si vive durante le sessioni e le altre robe che hai scritto tu, ce ne sono già a bizzeffe sul forum. Io ho chiesto invece, tra i master, in che misura avete disegnato la vostra campagna come un romanzo e o chi come un saggio filosofico/spiritualità.
  6. Ma questi sono solo episodi sporadici creati dai PG, bravi loro. Io parlavo invece di trame drammatiche o tragiche create dal master che si dipanano per la durata della campagna e ne costituiscono uno sviluppo fondamentale.
  7. Sono d'accordo. Infatti io nella mia campagna ho caricato molto, a mio modo di vedere, di componente spirituale e filosofica... Ma penso che i giocatori ne abbiano colto 1/4 se tutto va bene (alcuni di più, alcuni di meno), e va benissimo così. L'alternativa era che forzassi la mano, e allora i giocatori avrebbero potuto iniziare a pensare "si vabbe', ma che ne frega a me?!". Però il rischio pretenziosità c'è anche nella componente dramma/tragedia: magari il master butta nella storia una quest secondaria di un PnG che sta lottando per riabilitare il nome del padre caduto in disgrazia (bene), un PnG lo spiega anche ai PG (bene), loro rispondono "si vabbe', se c'è un tesoro lo aiutiamo" (che lo devi mettere in conto) e il PnG inizia invece un mega pippotto sull'importanza dell'onore della famiglia, il rapporto col padre, ecc. (male).. e i giocatori ne hanoo già le scatole piene. Anche io. Quando vidi "L'ombra del diavolo" con Harrison Ford e Brad Pitt E trovo sia stolto chi dice "il tempo sistema tutte le cose", oppure "vedrai tutto si aggiusterà", "alla fine andrà tutto per il meglio, e se non sarà andata per il meglio allora non è la fine". (Sono molto anti-cristiano in questo.) Se parli di miracoli ed effetti baraccone, nel mondo reale sicuramente, in uno fantasy invece... E comunque dipende molto dalla concezione che hai te della religione, se integralista oppure come cammino interiore. Come disse Hegel (mi sembra): "Ci sono tre vie per comprendere il mondo: l'arte, la religione e la filosofia.".
  8. Questo mi piace molto: meglio vivere smarriti ma senza menzogne, o avere una menzogna come punto fermo della propria vita? E poi: se un'altra persona sa che quella è una menzogna, ha il diritto o il dovere di rivelarlo ovvero di non rivelarlo?
  9. Ciao a tutti, premetto che questo post è rivolto principalmente ai master, anche se pure i giocatori potrebbero partecipare raccontando di quanto hanno creato i loro master. La prendo larga: io considerto che una campagna si componga in diversa quantità di tre componenti principali: avventura, dramma/tragedia e saggio/filosofia/spiritualità. Esemplificando, se i seguenti romanzi/film fossero stati campagne GdR: - i Goonies sono al 98% avventura (non c'è bisogno di parole) e 2% dramma (le famiglie che rischiano l'esproprio, i rapporti tra familiari sono giusto nominati). Anche "Omicidio sull'Orient Express" è solo avventura (investigazioni, indovinelli, ottenere informazioni, ecc. è comunque avventura); Anche il classico "vai e salva la principessa" è avventura 100%, e poco ce ne cala che lei alla fine lei s'innamorerà del suo eroe. - Dracula di Bram Stoker, c'è una componente di dramma/tragedia fondamentale: l'amore perduto, l'innamoramento a prima vista tra Nina e il conte, la volontaria e consapevole autocondanna per rimanere affianco al proprio amato; poi c'è ovviamente la parte avventura, inseguimenti, uccisioni, ecc. Anche in Willow c'è una componente romantica. ancorché sempliciotta, ma quanto basta perché pure togliendo incantesimi e combattimenti, lo spettatore si chieda: come finirà, vivranno per sempre felici e contenti? - Saruman che disbosca la foresta per alimentare la sua macchina da guerra, e poi viene travolto dagli Eant guidati da Barbalbero è assolutamente un saggio: è un ammonimento per gli uomini a non sfruttare impunemente la natura pena essere castigati, ecc. ecc.. In Alien 4 c'è 50% avventura e 50% saggio: un ammonimento a non erigersi a creatori della vita, ecc. I Proci che vengono sterminati da Ulisse nella sua casa, oltre all'avventura, pure hanno il carattere del saggio filosofico: un ammonimento a non oltrepassare mai "la giusta misura" onde non essere puniti dagli dei. - Le Crociate secondo le cronache di Goffredo di Buglione, sono certamente avventura, ma c'è molta spiritualità: quest'uomo convinto che liberando Gerusalmente avrebbero ottenuto il perdono di tutti i loro peccati. Ora la domanda mia è: quando state disegnando la campagna, abbozzando i punti fondamentali dell'intreccio, come comincerà e come dovrebbe finire, in che misura riservate spazio all'avventura, quanto al dramma/tragedia e quanto al saggio filosofico? Ciao, MadLuke.
  10. Quindi le parate vengono effettuate solo contro quegli attacchi che (noi lo sappiamo) non avrebbero colpito comunque 🙂 ...Questa credo sia effettivamente una possibilità di interpretazione "consistente".
  11. E' proprio questo il punto: anche se una spada non è uno scudo, in fin dei conti quando si fa una parata la si è usata proprio come uno scudo (anche se forse intercettare un attacco con una spada è più difficile che farlo con uno scudo). Ciò considerato la mia idea su Combattere sulla difensiva era evidentemente fallace, giacché che il +2 CA che concede è di Schivare. Dovrei quindi arguire che tutti e soli quelli che usano bastoni, spade, aste, ecc. per parare i colpi, hanno conseguito un'abilità o talento per ottenere un bonus di scudo dall'arma. Tutti gli altri l'arma la usano davvero solo per attaccare e si limitano ad assorbire/schivare tutti gli attacchi che ricevono, come uno disarmato, che quelle parate davvero non può proprio farle. Però stona perché quei talenti in realtà si contano sulle dita di una mano e solo pochi personaggi li hanno, mentre sarebbe lecito pensare che, poco poco, qualunque personaggio di 6° liv o più una parata ogni tanto la farà pure. Nonostante queste considerazioni però, sono io il primo che quando scrive i suoi post di gioco, scrive che il tal barbaro (che non ha certo Graceful edge) opponendo il piatto della sua ascia bipenne, parò l'affondo della lancia del nemico (quando invece dovrebbe ringraziare ad esempio il suo +3 Des).
  12. MadLuke ha pubblicato una discussione in It's a Mad World
    Ciao a tutti, io credo che la cinematografia ci abbia abituati a una certa grossa distinzione nei combattimenti in mischia: - se chi viene attaccato è a mani nude, allora può solo cercare di schivare o indietreggiare proprio; - chiunque venga attaccato, se impugna un'arma, oltre a indietreggiare e schivare, usa l'arma anche per parare o deviare i colpi del nemico. Come si traduce questa "mucca in corridoio" per D&D. Ho pensato che bisogna intendere che tutti quelli che nei film paravano e deviavano con l'arma, fossero in Combattere sulla difensiva, ma non sono certo sia proprio coerente. Che ne pensate? Tutti i talenti che concedono di ottenere un bonus di Scudo alla CA, non dovrebbero applicarsi solo ai combattimenti in mischia? Un guerriero che impugna uno stocco con Graceful edge, o un altro con la Broad Shortsword, come possono usarla per parare le frecce? Ciao, MadLuke.
  13. In verità la campagna l'ho ripresa dopo 2 mesi di stop, con 3 soli giocatori (e altri 2 pronti a entrare appena la trama lo consentirà). Non l'ho scritto nel blog solo perché mi vergognavo, come uno che non dice agli amici che dopo che la ragazza l'ha lasciato, ancora lei l'ha richiamato e lui obbediente è ritornato all'ovile. 😄
  14. E anche se nessuno tocca nessuna carta, solo l'ansia che un altro giocatore o master, da un momento all'altro possa cestinare la tua interpretazione, il tuo passaggio, la tua giocata, senza poter neanche invocare un "ma perché?", trovo sia a dir poco "sincopatico". Ciao, MadLuke.
  15. Io pensavo 1d3 secco ogni round. 😐 Troppo poco? ...Mi sa di si, considerato che al 10° liv. durerebbe 6 round, sono solo 6d3... 9 punti For, che magari si dimezzano coi TS riusciti. Meglio 1d6 secco ogni round (come l'ombra standard), e allora un guerriero pari livello magari lo ammazzi pure.
  16. Forse non avevo interpretato correttamente io la descrizione di Gust of Wind, ossia che è in tutto e per tutto un "severe wind", e solo la DC del TS è personalizzata invece di costante. L'avevo recepito come "se riesce il TS è come se intorno a te non si muovesse una foglia". A monte: allora il TS del nuovo incantesimo "Shadow wind" (?) serve a resistere sia agli effetti del vento (qualora la taglia della creatura lo richieda) che a danno 1d3 For. Concordate?
  17. In effetti mi sembra una buona base, sostituendo i liv d4 con 1d3 For. Però cè una cosa di questo incantesimo che non capisco, come non capisco di Gust of Wind: cosa c'azzecca il TS con gli effetti del vento? Il vento c'è e basta. Secondo me gli effetti del vento dovrebbero essere automatici e inevitabili, assimilati a quelli descritti nel capitolo dell'esplorazione e ambienti naturali ostili. Il TS dovrebbe essere solo per il danno For.
  18. Ciao a tutti, nel romanzo che ho appena finito di leggere, in un passaggio proprio al primo o secondo capitolo. Un assassina cerca di uccidere un uomo che da anni si era incaricato di dare sepoltura a migliaia di cadaveri caduti sul campo di battaglia. Nel momento in qui questa arriva a minacciarlo concretamente (armi alla mano), in un crescendo di urla dei suddetti spiriti (che già abitualmente ogni notte riempivano le orecchie di chiunque si facesse sorprendere di passaggio in quella valle), si solleva un vento innaturale che la inchioda contro la parete di un capanno. Tale vento, oltre a renderle impossibile muoversi, la sottopone pure a chiara sofferenza, ravvisabile nei suoi lineamenti che paiono stravolti. (Non è dato sapere con certezza se quel vento l'avrebbe uccisa giacché due frecce in gola da parte di un soldato dalla distanza, pongono fine alla sua sofferenza.) Ebbene io vorrei liberamente trarre un incantesimo da questa scena. Credo si potrebbe chiamare "Vento d'Ombra" o qualcosa del genere. Dovrebbe essere di circa 5°. liv Necromanzia. Per la parte "meccanica" lo farei uguale a Gust of Wind (non so come si chiami in italiano), però durata 1 round/liv. e ogni round fa danno 1 punto For. Quello che mi mette in imbarazzo è capire se ci debba essere un TS oppure no per il danno alla forza (il vento invece c'è e basta), se l'area debba essere conica o raggio e che possibilità possa avere la vittima di sottrarsi al vento una volta che ne è stata investita, se l'incantatore possa redirezionarlo a ogni round, se uno scudo torre ad esempio possa sottrarre la vittima anche a solo all'effetto necromantico. Idee? Ciao, MadLuke.
  19. Al di là dell’avventura a sfondo fantasy, peraltro appena accennato, il tema al centro di questo superbo romanzo io credo sia il “divenire”. Per questa ragione l’autore affida a un necessario flashback la presentazione della vita del protagonista negli anni antecedenti a quelli in cui prende vita la trama della narrazione. E per la stessa ragione anche dopo aver concluso la narrazione delle sue avventure, intrattiene il lettore per completare il quadro di cambiamento della vita sua e degli altri personaggi principali che lo attorniano nel corso delle sue imprese. Pur essendo un romanzo fantasy che si svolge nella cornice della storia di un grande impero, l’autore riesce a dare grande evidenza di come appunto la “rinascita” di Shen Tai possa per lui realizzarsi solo accettando che gli anni scanzonati della giovinezza, con gli amici e gli amorazzi del tempo, non possano più essere, se non in pur magnifici e struggenti ricordi. Lo stesso avviene per altri personaggi del romanzo, per natura e posizione sociale peraltro diversissimi da quelli del protagonista che però allo stesso modo prendono atto che il passato non può essere trattenuto, e la riuscita nella vita non può che realizzarsi riconoscendo il nuovo ruolo a cui il tempo e la vita richiama. C’è un richiamo continuo al celebre verso “Per ogni cosa c’è il suo momento” come insegna l’Ecclesiaste, o il forse ancor più celebre “Carpe diem” di Orazio. Per contro vi sono altri personaggi, che non sono affatto più o meno malvagi del protagonista, più o meno desiderosi di vivere, ma che non sanno fare a meno di cercare di attaccarsi alle loro fortune effimere, e che per questo si condannano da soli alla rovina, taluni trascinando con sé le persone più vicine che pure amavano, alcuni interi regni. Niente dura per sempre, e nel saper riconoscere l’avvento del cambiamento, e lasciarsi condurre per mano dal proprio destino senza mostrarsi retrivi, risiede la saggezza. Di più: nelle persone in grado di accompagnarci in tale faticoso, talvolta doloroso, cammino è possibile riconoscere la vera amicizia, così come il vero amore. Questi preziosi insegnamenti però non sono tanto efficamente impressi nella scorrevole e incalzante prosa della narrazione, quanto nei delicati e struggenti haiku (brevi componimenti in versi aventi come sfondo la natura), che l’autore sapientemente incastona nella narrazione come pietre preziose. Per quanto il paragone sia a dir poco audace, personalmente devo dire che ad eccezione di quando lessi alcune tra le maggiori opere di Dostoevskij, o di Tolstoj, non ricordo di essermi mai sentito coinvolto da una lettura in maniera così portentosa, struggente, intima. E non mi capacito di come questo autore possa essere sconosciuto ai più, come lo era anche per me fino a poco fa. Voto: 5/5
  20. "Dona a un uomo uno dei rinomati cavalli sardiani e lo ricompenserai grandemente. Concedigliene quattro o cinque, e lo eleverai al di sopra dei suoi simili, attirandogli gelosie finanche mortali. Duecentocinquanta cavalli sono un tesoro che va oltre ogni immaginazione, un dono in grado di sopraffare perfino un imperatore." Così è scritto. 🙂
  21. Facciamo +5, crepi l'avarizia. 🙂
  22. Sono quelle cose che 1 vs. 1 non contano nulla, ma in una battaglia campale, per la legge dei grandi numeri...
  23. Molto calzante, ma non ho capito come si calcola la CD della prova di Concentrazione. Inoltre gli metterei anche +2 a For, Des e Cos, per renderli più affidabili in combattimento. No?
  24. MadLuke ha pubblicato una discussione in It's a Mad World
    Ciao, recentemente ho finito di leggere un superbo romanzo fantasy, in cui tra le altre cose compaiono gli animali in oggetto, così chiamati perché originari della Sardia. Nel romanzo si dice che un battaglione di cavalieri in sella a cavalli sardiani, era forte come il doppio degli stessi cavalieri in sella a cavalli normali. Durante una battaglia, dei cavalieri che li cavalcano compiono una carica, quindi più veloci che mai tornano indietro a coprire gli arcieri. In un altro brano, nel corso di una marcia forzata, dei messaggeri che cavalcano cavalli normali, pure cambiando cavalcatura ogni giorno, non riescono a stare dietro al cavaliere che invece per cinque giorni aveva cavalcato sempre lo stesso cavallo sardiano. Infine una donna decide di prenderne dieci per insegnargli a danzare. Secondo voi quali statistiche potrebbero o dovrebbero avere simili creature? Ciao e grazie, MadLuke.
  25. Non c’è capitolo in cui l’autore non esprima pregevole conoscenza dei luoghi e trame della storia antica che rivive, ovviamente frammista alla sua fantasiosa narrazione, nella pagine del romanzo. Mi sembra tuttavia che i suoi meriti non vadano molto oltre: ho trovato i primi capitoli parecchio lenti e ripetitivi. Solo la seconda parte a mio parere mostra un crescendo di tensione narrativa, che lo trasforma un po’ in un bel libro d’avventura per ragazzi, però. La pecca maggiore è la mancata caratterizzazione dei personaggi, compreso il protagonista, tratteggiati sempre solo superficialmente se si eccettua una manciata scarsa di loro riflessioni o riminiscenze, che comunque non vanno mai a contribuire all’intreccio. In definitiva credo che nonostante sia innegabilmente un romanzo, l’opera sia più utile per conoscere un poco le vicende dell’Impero Romano D’Oriente, per noi occidentali focalizzati su Roma, pressoché sconosciute, che per lasciarsi trasportare dall’intreccio, parecchio appiattito sulla successione di combattimenti e battaglie. Voto: 3/5

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