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MadLuke

Circolo degli Antichi
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  1. Sono rimasto esterrefatto da questo capolavoro, non della letteratura fantasy bensì della letteratura in assoluto. Cominciò col dire che l’ambientazione è maestosa: la città di Camorr ha sia la topografia di una simil Venezia che il suo splendore e corruzione dell’età rinascimentale. Le ricche descrizioni delle atmosfere barocche dei quartieri alti, così come quelle dei degradati quartieri poveri dove delinquenti da quattro soldi e capibanda di nobili natali si contendono il dominio, non sono mai fini a se stesse. La portentosa fantasia dell’autore che spazia dai dolci intrisi di brandy ai frutti esotici, alle essenze alchemiche dagli effetti più ricercati o letali, raggiunge il suo apice nel concepimento del padre di tutti i complotti. Una storia ordita con sapienza tale da far a dir poco impallidire il Conte di Montecristo. Modesti indizi anche a beneficio del lettore disseminati lungo l’intreccio con la giusta parsimonia, mai banali o troppo criptici, neanche quando infine svelati. E ancora la fabula magistralmente sviluppata due linee temporali che scorrono di pari passo: quella dei fatti presenti e il prologo, non meno importante per approfondire la psicologia dei personaggi, del protagonista così come dei suoi amici fraterni. Da questa città splendente come i bazar delle città di mare, corrotta fino al midollo e popolata di ardimentosi e ruffiani, emerge un’umanità mai stereotipata, semmai ricca di contraddizioni, capace dei gesti di più efferata crudeltà così come di generosità fino all’estremo sacrificio. Io che prediligo di gran lunga le ambientazioni “crude”, pensavo non avrei mai potuto tanto apprezzarne una rinascimentale ma questo giovane autore mi ha fatto profondamente rivedere nei miei convincimenti. Da ultimo rispondo in maniera aperta alle poche e per me incomprensibili critiche negative lette, che lamentano l’opera sia un coacervo di crudeltà, volgarità e intrighi senza un vero scopo: vi sbagliate. Ma forse solo chi ha avuto la fortuna di avere in vita sua dei veri amici-fratelli, può scorgere lungo tutta l’opera e ancor più nel sontuoso finale, il messaggio che forse l’autore ha voluto comunicare: tutto l’oro del mondo così come la vendetta più agognata, in fin dei conti è ben misera cosa se comparata al legame che unisce i veri amici, che pure si cementifica nel collaborare nel perseguimento di un obiettivo comune. “Potresti essere perso, ma non sei dimenticato. Per chi ha viaggiato lontano, per combattere in terre straniere, sappiate che il conforto più grande del soldato è avere i suoi amici a portata di mano. Nel furore della battaglia cessa di essere un’ideale per il quale combattiamo. O una bandiera. Piuttosto combattiamo per l’uomo alla nostra sinistra e combattiamo per l’uomo alla nostra destra. E quando gli eserciti si disperdono e gli imperi cadono, tutto ciò che rimane è il ricordo di quei momenti preziosi che abbiamo trascorso fianco a fianco.”. Cit. “Le quattro piume” E questo ce l’hanno insegnato una volta di più “I Bastardi Galantuomini”. Voto: 5/5
  2. L’ho letto perché veniva indicato come un grande classico della letteratura fantasy orientale, un genere che mi mancava. Dopo un brevissimo preludio in cui il protagonista voce narrante si presenta al lettore, la trama entra subito nel vivo e da lì gli eventi si susseguono con ritmo piuttosto elevato. Sono rare le pause durante le quali il giovane Takeo si concede momenti per riflettere sul suo passato o le possibilità per il futuro ma sufficienti a illuminare la sua personalità, far conoscere al lettore i dubbi, le paure e i desideri spesso contrastanti che lo attanagliano. Lo stesso spazio non è però minimamente concesso agli altri personaggi che appaiono quindi unicamente come uomini di azione, che agiscono in funzione di ragione che sono solo superficialmente analizzate. A differenza dei romanzi fantasy o storici ambientati in mondi simili al Medioevo europeo, pare che gli scrittori fantasy orientali, così come quelli di romanzi storici, non possano mai fare a meno di intrecciare le vite dei loro personaggi con le lotte intestine tra le nobili casate, realmente esistite o di finzione che siano, che hanno caratterizzato l’epoca feudale del Giappone. Il tradizionale ateismo orientale mi pare cioè abbia trasposto il bisogno escatologico dell’uomo dalla salvezza della propria anima, o di pochi cari, alla salvezza di un casato nobiliare. La comunità cioè che viene prima dell’individuo, come nell’Antichità prima dell’avvento del Cristianesimo. Questo non intendo dire che costituisca un limite allo sviluppo della trama ma forse un pizzico di ripetitività da un romanzo all’altro inevitabilmente la porta. La prosa rimane comunque molto scorrevole e la trama diventa sempre più avvincente col susseguirsi dei vari capitoli. Mi ha lasciato un poco deluso il finale che ho trovato precipitoso, deludente se comparato al lavoro di preparazione, sia psicologico che d’azione, che l’autrice svolge nei capitoli che lo precedono. Voto: 4/5
  3. @Lopolipo.96 ma tu metti "like" ad muzzum tanto per generare traffico sul sito, vero? (Quest'ultimo caso di mio post è davvero insulso..! :-))
  4. Ciao a tutti, io sto cercando un giocatore esperto, uno cioè che sappia darmi almeno qualche accenno generale di strategia (non semplicemente "inizio a giocare e vedo cosa meglio fare"), sia per l'acquisto di nuove unità, i combattimenti che i movimenti, con particolare riferimento alla 1942 seconda edizione. Io sono dell'Alto Milanese ma mi andrebbe bene anche una chiacchierata online. C'è nessuno? Ciao e grazie, MadLuke.
  5. Ciao a tutti, domanda del ri-neofita (dopo 30 anni che non gioco): sulla confezione del set iniziale è scritto "Età consigliata: 13+"... Ma è vero o è esagerato? In cosa starebbe esattamente la difficoltà per cui mio figlio di 8 non riuscirebbe a giocare? Mi chiedo cioè se il problema non sia solo lo stesso di HeroQuest (consigliato 14+, ai miei tempi era 10+) per via delle immagini dei mostri, violenza, ecc. Ciao e grazie, MadLuke.
  6. Ne "Gli inganni di Locke Lamora" alcune gladiatrici (rigorosamente detenute femmine che sperano così di poter riconquistare la libertà) vestite con abiti di pelle molto succinti ed equipaggiate ognuna con un giavellotto e un'ascia a doppio taglio con guardia, si esibiscono in un'originale arena: una grande vasca d'acqua di forma circolare con l'acqua profonda 6 m. ma un'ampia zona centrale è puntinata con un reticolato di piattaforme di mezzo metro quadro sollevate di 15 cm. rispetto alla superficie dell'acqua e distanziate tra loro di 1,5 m. (forse l'autore Scott Lynch è un giocatore di D&D :-)). Quando le gabbie si aprono, nella vasca fanno il loro ingresso i famigerati "squali lupo", lunghi 4 m. circa, dotati di una pella abrasiva e coriacea come una corteccia d'albero. Gli squali sono estremamente feroci e la loro tecnica predatoria consiste preminentemente nel fare grandi balzi fuori dall'acqua per afferrare le gladiatrici tra le loro fauci e trascinarle in acqua dove, a meno di un miracolo, sono spacciate. Le gladiatrici dal canto loro devono prevenire i loro attacchi saltando tempestivamente da una piattaforma all'altra e colpirli con le loro armi mentre sono per aria. Ciao, MadLuke.
  7. Tredici racconti dal mondo de “La prima legge”, che io ho adorato, con comparse o anche solo citazioni dei più celebri personaggi della saga. Tuttavia questi racconti per lo più distinti l’uno dall’altro per la maggior parte non mi hanno affatto emozionato o catturato la mia attenzione. Per la verità a un lettore che ignori la saga, credo i racconti risulterebbero in larga parte privi di qualunque attrattiva. Non è invece mutata l’irresistibile prosa dell’autore, molto coinvolgente ed efficace nel rendere le atmosfere degli ambienti raffinati, selvaggi o corrotti in cui si muovono i personaggi. Voto: 2/5
  8. Com'è difficile trovare un bel romanzo raw fantasy..! 😞

  9. L’ambientazione è fantasy contemporanea, le atmosfere ricordano la Londra vittoriana o la Parigi della Belle Epoque. In questo senso anche il protagonista Wind sembra un novello D’Artagnan, giunto dalla provincia con tante belle speranze che s’infrangono contro il cinismo e la corruzione della capitale. Questo tema ricorre per tutto lo svolgersi della trama: ai protagonisti ritratti in maniera manicheistica come buoni e puri si contrappone un mondo impenetrabile fatto di commistioni tra potere e ricchezza, corruzione, zone d’ombra e mezze verità. Più che un romanzo fantasy sembra infatti un romanzo di Sciascia. Ma a parte questi aspetti che si possono considerare unicamente come una questione di gusti personali, c’è che l’intrigo stenta davvero a decollare, tanto che l’autore finisce con l’infarcirlo di entrate di nuovi personaggi il cui ruolo non è affatto chiaro, con continue battaglie che si svolgono sempre puntualmente come duelli di moschettieri, con descrizioni delle tecniche che solo una persona competente in scherma può apprezzare. Peraltro lascia un po’ basiti il fatto che in un tale mondo dove le “avionavi” sono armate con potenti cannoni, le persone non dispongano di uno straccio di arma da tiro, nessun fucile; solo molto raramente compaiono balestre o archi, per giunta in una maniera tale da essere sempre inefficaci e così enfatizzare i duelli con la spada. Credo l’autore fosse assolutamente consapevole di tali limiti e per questo concluda ogni capitolo con la sospensione della scena corrente, così da instillare nel lettore la voglia di continuare. Questa goffa manovra è ancora più palese alla fine del romanzo per cui l’autore spiega esplicitamente alcuni “misteri” della trama, che i personaggi di per sé non hanno neanche minimamente svelato, e così invitando a proseguire con la lettura del secondo e ultimo volume dell’opera. Cosa che io non mi sento affatto portato a fare. La prosa è comunque scorrevole e la storia si lascia leggere senza difficoltà. Voto: 3/5
  10. Allora diciamo che giocare con 2 soli PG eviterebbe che i giocatori facciano troppo i timidi, anzi non essendoci alternativa si darebbero subito da fare per creare le migliori condizioni per loro, prima che lo faccia l'avversario, quindi attaccherebbero senza attendere oltre. Con 3+ PG invece la possibilità che la buttino sull'attendismo effettivamente c'è. Il master potrebbe ovviare piazzando ad esempio degli aiuti (una pozione, una mappa del dungeon, la conoscenza di come "attaccare con una trappola", una posizione per attaccare da distanza o comunque quasi invulnerabile o qualsiasi altra cosa) così che i personaggi siano motivati da subito a fare almeno qualcosa, ma a quel punto col rischio anche di incontrarsi/scontrarsi per accaparrarsi il benefit e così essere più forte anche negli scontri successivi. Teniamo anche conto che chi uccide per primo può fare pure la sua brava opera di sciacallaggio nell'ottica degli incontri successivi. Chi si nasconde e non fa nulla arriva sicuramente all'ultimo scontro, ma poi magari ha 0 possibilità.
  11. Ciao a tutti, qualcuno ha mai giocato un'avventura by mail del tipo "I 2+ PG sono tutti nemici tra di loro che si devono uccidere (tipicamente perché appartenenti a organizzazioni criminali avversarie). Si trovano all'interno di una città, foresta, catacomba, palazzo del duca o qualsiasi altra cosa. Quindi ognuno deve individuare e uccidere tuttli gli altri nel corso di una notte, un giorno o una settimana di tempo gioco"? E' una cosa che mi è venuta in mente senza motivo ma mi pare abbia grandi potenzialità di divertimento. Richiede ovviamente di concordare prima: - GS comune a tutti i personaggi; - appunto l'ambiente in cui si affronteranno; - quanto del BG dei personaggi si conosce/condivide; - varie ed eventuali. Se si opta per una fredda montagna con PG di 3° liv. ognuno si regola ed evita magari di voler fare il mago ma magari si butta sul ranger. Tra "cittadini" invece potrebbe essere appetibile giocare un ladro, uno swashbuckler, thug, ecc. Poi appunto prima di partire scegliere quanto si conoscono: è un incantatore, è un incantatore specializzato nelle ombre, è un incantatore specializzato nelle ombre e ha un famiglio esterno, ecc. Oppure: è un assassino, è un assassino che usa due armi, è un assassino con due armi che punta sul travestimento per avvicinare le vittime. Ci sarebbe anche da stabilire anche se ognuno conosce la faccia, la corporature dell'altro o niente del tutto. In quest'ultimo caso potrebbero addirittura trovarsi nella stessa taverna in mezzo alla caciara, sfilare uno affianco all'altro e non rendersene neanche conto. Le varianti sono tante. Il master dovrebbe quindi giocare un'avventura in solitaria, per email appunto, separatamente con ognuno e solo quando uno dopo l'altro si trovano, unire i thread. Si è mai fatta una cosa del genere? Ciao e grazie, MadLuke.
  12. MadLuke

    Quanto è importante Tolkien?

    Con tutto il rispetto per la tua accorata apologia, per le emozioni che evidentemente la lettura ti ha suscitato o ti suscita e ovviamente per i tuoi insindacabili gusti personali... Ma chi se ne frega? Io leggo un romanzo perché voglio che l'autore mi interroghi, mi chieda "questa come la vedi? tu cosa avresti fatto al suo posto? cosa ne pensi del suo modo di vedere la vita e il mondo? Cosa ne pensi del suo modo di trattare gli amici e la fidanzata?". Così da imparare a conoscermi o farmi delle domande prima che la realtà me le sottoponga a sorpresa e io debba decidere di cose importanti in un istante invece che nel tempo che una giusta e distaccata riflessione richiede. Se leggo solo di personaggi disumani, perché non hanno né debolezze né desiderio di essere amati, cosa me ne faccio? Sai che mi frega della loro storia inventata, che sono gli eredi dello spirito di Belzebù o quello che ti pare... Sul pareri che hai letto su internet, non saprei, avrei bisogno di capire quali sono i loro metri di paragone. Se è frutto del confronto con "Guerra e pace", o anche solo il fantasy Abercrombie, si, è una bidonata. Se invece intendevano rispetto ai romanzi di R.A. Salvatore (videogame trasposti in libro), dovrebbero sciacquarsi la bocca. Weis e Hickman affrontano con la leggerezza dovuta a un romanzo d'avventura fantasy il tema dell'abbandono della sicurezza famigliare per andare a fare la propria parte nel mondo, diversi tipi di amore romantico, da quello più superficiale a quello più autentico di prendersi cura della propria compagna/o, della scelta tra amicizia e amore, del saper convivere coi propri errori o con la malinconia esistenziale. Tutti temi tipici del romanzo di formazione. A me piacerebbe che tra qualche anno mio figlio li leggesse e ne sapesse trarre qualcosa per sé. Se però hai già superato i 20 anni, a meno di una specifica passione per l'ambientazione di gioco, magari ormai è il caso di passare la mano.
  13. MadLuke

    Quanto è importante Tolkien?

    E' un magnifico manifesto contro la pena di morte... Ma è un po' poco. Concretamente nessun personaggio ha mai una debolezza, tanto meno Frodo o Sam, se non a causa dell'anello, nessuno dei buoni fa male a nessuno (a meno che scuoiare un coniglio morto possa dirsi malvagio) così come nessuno dei cattivi ha mai un momento di tenerezza. Sono tutti degli ideali di virtù o corruzione che camminano, mai una contraddizione. In confronto le Cronache di Dragonlance (che è letteratura per ragazzi) sembrano scritte da Dostoevskij.
  14. Questo classico dell’horror gotico ha la struttura del lungo flashback nel quale il protagonista, il prof. Frankenstein, alla vigilia del confronto finale con il mostro da lui stesso creato si confida col capitano della nave che l’ha soccorso e gli racconta la storia della sua vita: dall’infanzia felice ai suoi studi di filosofia naturale, la chimica e la biologia che gli hanno consentito di creare una creatura vivente, ma un uomo dalle fattezze irresistibilmente orrende tuttavia. Proprio il suo aspetto orripilante costituisce la causa dell’allontanamento da parte del suo stesso creatore, e il sentirsi rinnegato porterà a sua volta il mostro a intraprendere la via della crudele vendetta e diabolici massacri che possano placare la disperazione che gli deriva dal sentirsi apolide, rifiutato da tutti, incapace di destare anche solo un briciolo di empatia. In questa prima parte del romanzo io ho trovato il momento di maggiore apertura alla riflessione esistenziale da parte dell’autrice. Non penso affatto che Frankenstein riproponga il mito di Prometeo, come suggerito da autorevoli critici letterari, il contesto mi sembra completamente diverso, così neppure mi è parso equiparabile alla cacciata di Adamo dall’Eden o di Lucifero dal paradiso. Mi è sembrato molto più chiaramente una riproposizione in chiave pessimistica di Dio, nella figura del prof. Frankenstein, e della creazione dell’uomo, il mostro senza nome, appellato però con i più malevoli aggettivi. L’uomo non è quindi fatto a immagine e somiglianza di Dio bensì una creatura profondamente deforme e corrotta, che Dio non esita a scacciare e rinnegare, relegandolo a una vita di miseria e solitudine. Mi torna in mente la riflessione di Brad Pitt/Tyler Durden in “Fight club”: <<Devi considerare la possibilità che non piaci a Dio. Con ogni probabilità lui ti odia.>> E dal senso di smarrimento che deriva da tale constatazione segue il male che tutti gli uomini fanno nell’annaspante ricerca di un poco d’amore, da parte dei suoi simili in genere e nell’amore romantico con ancora più disperante ma ancora vano augurio. Solo nel contatto con la natura e l’inanimata bellezza del creato il mostro trova di tanto in tanto parziale sollievo, e tuttavia come prevedibile ciò non basta a soddisfare il suo rabbioso bisogno d’accettazione tra i suoi simili. Ancora ricco di passaggi di filosofia esistenziale, nel suo peregrinare senza meta il mostro giunge a causare indirettamente la morte di Dio, del suo creatore, e solo allora, quando realizza che la fonte del suo odio esistenziale era suo malgrado, l’unico riconoscimento della sua esistenza, che in qualche modo lo rendeva non-solo nel mondo, allora a lui si ricongiunge ravvedendosi per la vita di miseria che aveva deliberatamente condotto. E’ un’opera che per quanto mi riguarda interroga profondamente il lettore sul suo rapporto con Dio (che ci creda o meno), con il creato e con l’amore e per questo, pur senza avvicinarsi minimamente allo spessore e il rigore ad esempio di Dostoevskij, merita un posto di rilievo nella grande letteratura di ogni tempo. La prosa è scorrevole e gli eventi si succedono con grande fluidità. Non gli riconosco il voto massimo solo perché nella seconda parte saltano agli occhi incoerenze incredibili nelle azioni del protagonista e non trascurabili buchi nella trama. Voto: 4/5
  15. MadLuke

    Quanto è importante Tolkien?

    Ho letto solo "Il signore degli anelli" 25 anni fa. Io gli rimprovero il manicheismo fatto iperbole. Neanche i tre porcellini o cappuccetto rosso sono così piatti nella loro bontà. Non scherzo. Ciao, MadLuke.
  16. Anche per me fu la prima, e da quella tetralogia mi ispirai per creare la mia ambientazione e campagna. E un'altra tetralogia su Pericle e Atene.
  17. Ciao, qualcuno potrebbe spiegarmi come funziona il gioco da tavolo di D&D e le differenze di requisiti per i giocatori con HeroQuest? Lo chiedo nell'ottica di poterci giocare con mio figlio che ha 8 anni. Inizialmente ero per prendere l'indimenticato HeroQuest contando sul fatto che al netto di un po' di aiuto iniziale sarebbe stato poi capace di giocare in piena autonomia (se talvolta mi batte a Carcassonne, sapra giocare a HeroQuest, dico io..!) ma sfogliando vecchi thread su alcuni forum ho trovato anche chi propeneva di deviare sul gioco da tavolo di D&D, per questo chiedo a voi. Ciao e grazie, MadLuke.
  18. Lui è il mio autore di romanzi storici preferito: sa rendere l’eccitazione dei duelli all’arma bianca con descrizioni dettagliate sempre diverse così come coinvolgere il lettore nella spiegazione delle battaglie campali. Tutto questo mentre riporta lo svolgersi dei fatti storici con alcune inevitabili semplificazioni ma senza mai stravolgimenti o mistificazioni, così lui stesso spiega dettagliatamente al termine di ogni sua opera, e io non posso fare a meno di credergli. A questo si aggiungono dei personaggi che io trovo lui tratteggi sempre in maniera accattivante, restituendo uno spessore psicologico tutt’altro che scontato soprattutto considerato che in fondo si tratta pur sempre di brutali combattenti. In quest’opera Iggulden trasporta il lettore nelle strade dell’antica Roma, dagli anni della fanciullezza di Caio Giulio Cesare col suo amico fraterno Marco Bruto, fino alla guerra civile tra suo zio il generale Mario e il console Cornelio Silla e la conseguente entrata del giovane futuro imperatore nei ranghi della legione. Le pagine scorrono rapidissime tra i duelli dei protagonisti e i loro approcci con l’altro sesso e i fasti dell’urbe. L’unica cosa che mi ha un poco infastidito è il prezzo per un libro tascabile, pubblicato circa vent’anni fa e che peraltro non è che il primo volume di una tetralogia. Ma forse anche questo aspetto fa intendere quanto a distanza di tempo sia ancora apprezzato dal pubblico. Voto: 5/5
  19. Io non ho mai insultato nessuno, "MadLuke" è un soprannome che mi ha dato per primo un mio amico in prima superiore. Poi hanno continuato i compagni di apnea e poi quelli di nuoto. Al limite quello insultato sono io quindi. Sulla critica alla letteratura russa e in particolare Dostoevskij, in assoluto il mio autore preferito, mi sembra tu abbia letto la recensione al contrario. Quanto al tuo dipinto: non mi dice niente, non mi parla, pertanto non mi piace (tanto più che hai ritenuto dover mettere delle parole giacché avrai ritenuto non arrivasse l'espressività delle immagini). Ma d'altronde è una critica che io faccio a tutta l'arte contemporanea perciò il mio parere conta poco e nulla.
  20. Benché si tratti solo di un romanzo fantasy, quest’opera riesce bene nell’impresa di riproporre in chiave avventurosa diversi aspetti della colonizzazione religiosa che si è verificata nel Nuovo Mondo nel corso dell’età moderna, e non solo. Alcune battute dei personaggi mi sono sembrate tali e quali quelle recitata nei film “Mission” e soprattutto “Porgi l’altra guancia” con Bud Spencer e Terence Hill. I personaggi sono tratteggiati splendidamente e viene reso a ognuno di loro il giusto spessore psicologico, con i loro ideali ma anche dubbi e contraddizioni, come necessario per far comprendere al lettore le ragioni più profonde delle loro scelte e delle azioni intraprese. Ho trovato tuttavia piuttosto lente l’ampia parte centrale, dove le minuziose descrizioni degli ambienti barocchi e i dialoghi dei nobili, a tratti soporiferi, peraltro senza un briciolo di azione e tanto meno magia, mi hanno fatto percepire l’opera come una cattiva imitazione della grande letteratura russa più che come un fantasy. Nell’ultima parte del romanzo però tutti i fili precedentemente tesi finalmente si riannodano, tutto ritrova senso e il ritmo si fa nettamente più incalzante, tanto che non ho potuto fare a meno di aumentare di pari passo il numero di pagine che quotidianamente leggevo. In definitiva l’autore dimostra di sapere benissimo affrontare le numerose sfaccettature della fede religiosa degli uomini nel corso della storia, con una prosa sempre piuttosto scorrevole se non addirittura incalzante nella parte finale. Personalmente sono rimasto sorpreso nello scoprire che l’ambientazione era appunto molto più moderna che medievale nella trattazione dei costumi, della società e dell’economia, per me che amo il cosiddetto “raw fantasy” una delusione, ma mi rendo conto è solo questione di gusti personali che peraltro non mi ha impedito di riconoscerne gli indubbi pregi. Chi non ha di queste preferenze, almeno non così nette come me, sono certo che non avrà difficoltà ad attribuirgli un giudizio finanche migliore. Voto: 4/5
  21. Ho deciso di leggere questo romanzo dopo aver visto, parecchi anni addietro, la sua celebre trasposizione cinematografica perché volevo provare un approccio romanzato al tema dell’amore e la morte. Ed effettivamente il tema ricorre spesso, declinato nelle domande sottintese “cosa siamo disposti a fare per amore?”, “cosa siamo disposti a fare perché la persona oggetto del nostro desiderio sia nostra?”, “a cosa siamo disposti a rinunciare o a privarci per il bene della nostra persona amata?”. Le diverse domande peraltro spiccano nell’intreccio perché l’autore non ha voce narrante sua bensì si avvale di una tecnica che io ho trovato molto originale, che consiste nel far raccontare i fatti ai personaggi stessi che sono coinvolti nelle avventurose e terribili vicende, tramite le lettere che si scrivono, le loro pagine di diario personale, ma anche articoli di cronaca locale e perfino cartelle cliniche o diario di bordo. Questo permette all’autore di infondere un tono davvero pauroso all’opera (teniamo conto fu scritto a inizio Novecento), come con una classica narrazione in terza persona sarebbe stato disonesto fare, perché i personaggi, e il lettore con loro, vivono nell’incertezza, fondata o meno che sia. Ogni timore espresso da ognuno dei personaggi è occasione di suspense come al cinema lo è il cigolio della porta o un’ombra sinistra proiettata sul muro. A onor del vero, nella seconda parte dell’opera lo stile narrativo appena descritto si riduce un po’ a pro forma, nel senso che le pagine di diario diventano sussiegose, poco credibilmente ricche di una miriade di dettagli e soprattutto i dialoghi vengono riportati in maniera integrale, come si stessero svolgendo in quel momento. Inoltre, sempre nella seconda parte, il personaggio del Conte Dracula, che dovrebbe essere il protagonista dell’opera si riduce a mera ombra di se stesso, una presenza che aleggia sullo sfondo senza più realmente contribuire allo svolgimento delle imprese degli eroici antagonisti. I personaggi tutti sono ritratti in maniera manichea, un’autentica battaglia tra loro che quindi assurgono al ruolo di angeli inviati da Dio (gli espliciti appelli alla Grazia sono numerosi) per combattere l’incarnazione del male e la sua schiera di demoni. Rimane il merito indiscusso di un’opera che costituisce una pietra miliare del genere horror gotico, che quindi è stata d’ispirazione per tanti autori nel secolo che l’ha seguita. A volerla giudicare col metro del terzo millennio è innegabile che mostri tutti gli anni che ha e tuttavia se li porta bene. La prosa è scorrevole e si lascia leggere con facilità. Il senso dell’azione è ben reso al punto che a ogni capitolo è impossibile non rievocare nella propria testa le scene della celebre pellicola di Francis Ford Coppola (decisamente osé rispetto alla casta opera letteraria). Voto: 4/5
  22. L'ho cominciato anche io questo mese (quello di Bram Stoker), sono a metà. :-)
  23. Perché la forma è sostanza! Ogni personaggio sa che un nobile qualunque, a parte la vanità smisurata (di solito i nobili sono considerate creature ontologicamente superiori alla plebe) se si fa mancare di rispetto, allora non è buono neanche a combattere, a mantenere l'ordine o difendere i confini (forse neanche a fare figli e quelli che ha non sono suoi). Il giorno dopo nessuno gli paga i tributi e i territori confinanti gli muovono guerra (tanto è un codardo che non sa difendersi). Mica è come oggi che anche se insulti il Primo Ministro rimane la Finanza che ti indaga e lo Stato Maggiore che dispone le armate.
  24. Se è proprio indispensabile (cioè mondi dipendenti dai personaggi, specificatamente dai PG, vabbe'...) allora fai un incontro estremamente riservato, senza neanche le guardie. Coi personaggi incatenati se non li conosci/fidi oppure "liberi" se ti fidi. In quel caso però nessuno può testimoniare eventuali intemperanze, e passi. Il fatto è che nessuno può mancare pubblicamente di rispetto a nessun nobile, passerebbe un messaggio deleterio per il rispetto dell'autorità alla massa.
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