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28 ottobre 1873, tarda mattinata del mercoledì.
Villaggio di Kest

Il viaggio attraverso l'America è stato lungo, faticoso e costoso. Ciascuno di voi ha dovuto ingegnarsi per riuscire ad arrivare fino a qui tutto intero e con qualcosina in tasca; le storie dei vostri viaggi potrebbero riempire un libro. Se così fosse, un capitolo sarebbe lo stesso per tutti: la città di Tillamook. Arrivati nell'omonima contea avete scoperto che per Kest esiste una sola diligenza, la quale parte ogni due settimane.

Quando siete saliti a bordo del carro coperto avete incrociato lo sguardo con altri tre compagni di viaggio, persone ben diverse dai manovali e dai contadini che avete incontrato nel resto dell'Oregon. Forse avete fatto amicizia. Sicuramente vi siete presentati l'un l'altro. Potreste esservi scambiati qualche frase di circostanza o magari avete parlato a lungo delle speranze e dei sogni che vi hanno guidato fin qui.

Il viaggio è durato tre giorni senza soste prolungate. Questa parte dell'Oregon è selvaggia e già il fatto che ci sia una strada è un piccolo miracolo... del capitalismo. È grazie alla Holz Company se la civiltà sta arrivando fin qui, perché il legno che tagliano deve pur viaggiare verso l'entroterra in qualche modo.

Nell'ultimo tratto di strada avete fiancheggiato queste grandi foreste di abeti dal fogliame così scuro da sembrare quasi blu, i tronchi fitti come una muraglia. Poi la strada ha costeggiato una bassa collinetta sormontata da numerose lapidi ebraiche, e infine siete arrivati in vista del villaggio. Kest è piccolo, appena un abbozzo di cittadina che quasi sparisce inghiottito dal grande e immenso nulla che lo circonda. Ma almeno per un po' sarà la vostra nuova casa...

La diligenza attraversa tutto il villaggio passando davanti ad un secondo cimitero, una macelleria che sta dirimpetto alla shul, costeggiate un singolo edificio di pietra e vi fermate davanti ad una taverna. Il cocchiere vi fa scendere, aiuta le signorine con i bagagli e poi vi saluta brevemente e senza sentimento. Comincia a scaricare alcune casse, avete capito che porta qui derrate alimentari e generi per barattarli con la gente del luogo. In effetti dalla taverna esce una donna bassa e dai capelli rossi per aiutarlo col lavoro.

Oregon.png

A tutti

Benvenuti!
Primo giro di presentazioni, e poi cominciamo con la parte fondamentale: vitto e alloggio.
C'è una taverna, ma forse potete trovare altri alloggi.

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  • AndreaP
    AndreaP

    Skinny Il giovincello aveva passato il viaggio sdraiato sul tetto della diligenza fino all'ingresso della cittadina, sollevandosi solo quando avevano incrociato le prime case osservandole con attenzio

  • SNESferatu
    SNESferatu

    Bayla Devo ammetterlo: il viaggio è stato più difficoltoso del previsto. La cosa ironica è che ho lasciato una comunità della mia gente, per arrivare in un'altra comunità della mia gente... ma a casa,

Immagini pubblicate

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Skinny

Il giovincello aveva passato il viaggio sdraiato sul tetto della diligenza fino all'ingresso della cittadina, sollevandosi solo quando avevano incrociato le prime case osservandole con attenzione

'Non è certo il genere di luogo dove di solito mi piace girare, ma almeno qui non mi conoscono' pensò

Saltò giù dal mezzo e osservò i suoi nuovi compagni scendere: tutti uniti dal desiderio di allontanarsi dall'est, e da qualcosa da dimenticare. Li aveva conosciuti da poco ma già li sentiva vicini

"Eccoci dunque!" esclamò "io entro a guardare che aria tira" annunci agli altri guardando la taverna

Tastò la tasca sentendo che Mr. Brown, la sua pantegana, si muoveva

Modificato da AndreaP

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Bayla

Devo ammetterlo: il viaggio è stato più difficoltoso del previsto. La cosa ironica è che ho lasciato una comunità della mia gente, per arrivare in un'altra comunità della mia gente... ma a casa, in Polonia, è rimasto ben poco per me. E anche la costa est non era molto per me, ma è stata sicuramente una buona partenza. Un test. Per quanto sia sgangherato, ora posso farmi capire dalla gente del posto in inglese. Oltre che in Yiddish, ovviamente, perché qualcuno che è come me c'è sempre in giro per l'America.

E "come me" intendo sia ebrea che completamente fuori di senno tanto da andare dalla parte opposta del mondo. Giusto giusto per mettere la distanza maggiore possibile tra me, e quello che un tempo chiamavo casa, ma che non è mai stata davvero casa. Forse in questo secondo shul potrò mettere le mie radici, senza dover pensare costantemente all'impero russo e cosa può fare alle mie genti.

Qui con me non saranno stati molto accoglienti, ma rispetto ai gentili di casa? Uao, è come fare il bagno col sapone per la prima volta.

Una volta scesa dalla diligenza, vengo colta da un bel languorino. Forse l'idea di Skinny non è male. Lui o il suo ratto sono stati miei compagni di viaggio (col ratto ci ho fatto abitudine), e un minimo hanno iniziato a capirmi. Insomma. È comunque un ragazzino.

Ho fame. Lo seguo in taverna, perché anche se ragazzino riempire lo stomaco rimane una buona idea. "Chissà se hanno del borscht." dico tra me e me a voce alta.

Descrizione

Bayla è una donna ebrea ashkenazita di circa 20 anni. È abbastanza stereotipata per la regione da cui proviene: bionda e pallida, che potrebbe andare bene per il clima uggioso dell'Oregon. Almeno non ha gli occhi azzurri perché si sarebbe sentita troppo banale. Sono invece color nocciola, oltre che perennamente annoiati e con delle occhiaie praticamente costituzionali, una combinazione di genetica e scarsa tendenza a dormire. Per quanto costituzione e viso possano sembrare fragili, le mani nascondono segni di perenne attività: sono callose e con piccole cicatrici. In viaggio ha preferito vestire in modo pragmatico: vesti su vesti, calde, con un tichel in testa, solo per dare l'idea che sia sposata. E perché fa freddo.

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Josek Lasczarny

Prima non vedevo l'ora di arrivare e adesso, invece, vorrei rimanere sulla diligenza. Almeno, qui, ho ancora la possibilità di sperare.

Là fuori mi aspetta chissà cosa.

D'altra parte, non ho una casa e non ho una famiglia. Nemmeno un lavoro, se è per questo, ma almeno le mie braccia e la mia ascia possono essere utili, in questi boschi. Mi sono sembrati anche più fitti di quelli in Polonia, se possibile.

Che strano luogo, questa America. E che strani abitanti: mi sono sembrati diversi anche dalle poche persone che conoscevo in Europa. Però, la loro lingua è ancora difficile: ormai sono due anni e mezzo che la sento parlare e che provo a mia volta a usarla, però mi sfugge ancora e la mia lingua fa strani giochi. Gli altri a volte ridono, quando parlo. Eppure, qui mi sembra tutto pieno di Europei scappati da casa, come me.

E come gli altri che sono arrivati con me, oggi.

Lascio scendere Bayla, poi mi decido a seguirla. La polvere si solleva subito dalla strada, asciutta. Chissà quanto piove, da queste parti? E quanto nevica?

Troverò un lavoro? Una casa? Una... moglie? Da mangiare?

Stringo i pochi soldi in tasca e spero di averne abbastanza per un pasto, magari addirittura caldo. E una birra, forse?

Sono stanco di viaggiare e questo luogo sembra avere bisogno di persone come me. E poi, almeno, qua sono quasi tutti Ebrei: spero che ci aiuteremo tra noi, come si faceva in Polonia, prima dei Russi.

Aspetto

Josek ha 24 anni, ma ne dimostra qualcuno in più, come succede a chi viene su lavorando fin quasi a spezzarsi la schiena nel bosco.

Non molto alto (circa 1, 68 m), è abbastanza magro, con una corporatura segnata dalla fatica, sebbene non sembri granché adatto ad essa: un fisico nervoso, con un petto asciutto.

Nasconde quasi sempre i corti capelli castani sotto un cappello, mentre barba e baffi faticano ancora a crescere.

Veste con abiti molto semplici, pratici e abbastanza rattoppati. L'unica cosa che lo caratterizza un minimo sono i profondi occhi chiari, tra il grigio e il celeste.

Immagine

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Rivka Stein

Un viaggio davvero estenuante, prima la traversata dell'Oceano ed ora questa interminabile marcia nella diligenza durata giorni e giorni.

Sarebbe stato meno faticoso andare a piedi, i sedili un pò scomodi, troppo scomodi per il mio fragile corpo.

Ho passato la maggior parte del tempo, rimposando gli occhi di tanto in tanto per osservare questo paesaggio totalmente nuovo per me.

Finalmente arriviamo a destinazione, compostamente mi alzo in piedi, cercando di non mostrare le mie gambe barcollanti, mi succede spesso quando sto troppo tempo seduta.

Qualche passo però e ritorno ad avere un'andatura più elegante. Schiena dritta e testa alta, tipico del rango da cui provengo, anche se ormai mi è rimasta solo la cultura e pochi risparmi che sono riuscita a prendere prima che mio padre perdesse anche quelli al gioco.

Sono letteralmente scappata dalla mia vecchia vita per avventurarmi in questo nuovo Mondo, non sono avvezza al lavoro fisico e spero che ci sia un posto in questo villaggio dove la mente conti più dei muscoli.

Respiro profondamente appena esco dalla diligenza e saluto educatamente i nuovi arrivati che sembrano aver avuto un ottima idea, quella di andare a mangiare qualcosa.

"Approvo appieno, non ricordo quando sia stata l'ultima volta che ho mangiato"

Li seguo in taverna.

DESCRIZIONE:

image.png

Rivtka è una ragazza di 24 anni, alta circa 165 cm, pelle chiara e capelli neri spesso raccolti in lunghe trecce. Molto magra, il suo corpo sembra che possa essere spezzato da una ventata troppo forte.

In contrasto con il suo corpo esile due occhi neri, penetranti e scrutatori, uno è spesso coperto da un monocolo che le conferiscono un'aurea indagatrice.

Modificato da shadyfighter07

  • Autore
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La taverna non ha un nome o un'insegna, e pare abbastanza recente.
Anche se è ancora un po' presto per il pranzo nella sala ci sono già alcuni avventori. La maggior parte, una mezza dozzina, veste comodi abiti da uomini di fatica. Sono grandi e grossi, mal rasati, pigramente intenti a chiacchierare o giocare a carte. Pur non avendo una divisa quasi tutti portano alla cintura un berretto di stoffa scuro. Al vostro ingresso vi squadrano un poco ma non in modo ostile. Un paio accennano ad un saluto con il capo.

Poi al bancone è seduto un uomo corpulento e dallo sguardo duro, vestito in modo semplice. Posata sul ripiano vicino al gomito c'è una pila di volantini sgualciti. Stava guardando male proprio gli operai, ma al vostro ingresso si distrae e cambia espressione diventando più cordiale.
Scende dallo sgabello e vi viene incontro "Shalom aleichem, benvenuti!" guarda i bagagli "Oh, aspettate che vi chiamo Ella. ELLAA!!" grida verso la porta. La donna di prima tenendo tra le braccia due casse "Yenkel, vecchia cornacchia, non puoi aspettare un attimo? Non vedi che..." ma solo in quel momento vi nota e posa rapidamente la cassa su uno dei tavoli vuoti "Oh, scusatemi, non vi avevo visto! Siete venuti con la diligenza? Sarete stanchi... sono Ella Murphy, la padrona. Immagino vogliate un letto e qualcosa da mangiare. Ma intanto mettetevi comodi, finisco di portare dentro le scorte e sono da voi. Yenkel, non importunarli"

Lui alza le mani in un gesto di resa, il volto atteggiato a pura innocenza.

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Josek

"Shalom. Buongiorno", biascico, la lingua che si muove incerta sul saluto in inglese.

Mi tolto educato il cappello, prima di entrare: i miei genitori non mi hanno insegnato molte cose, ma il minimo di rispetto, quello sì.

"Io sono Josek", uso parole semplici, frasi che ho già sentito tante volte: "Sì, cibo e un letto vanno bene".

Mi scosto dalla porta per fare entrare anche Rivtka, che mi segue, e mi trovo a guardarla senza volerlo, imbarazzato: abbiamo già fatto diversa strada assieme, ma non riesco a evitare una strana sensazione alla pancia, quando la guardo. Eppure, so bene che non mi considererebbe mai come marito: il suo modo di fare e di parlare mi raccontano di lei molto più di quanto possano fare i suoi vestiti semplici e il suo lungo viaggio fin qui.

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Rivka Stein

Sono lieta di trovare un ambiente pulito ed accogliente, mi aspettavo di trovare una squallida bettola di provincia, come si legge nei romanzi di avventura ma il posto sembra decente.

"Buongiorno!" rispondo in un inglese impeccabile "Se fosse possibile avere un pò di acqua nell'attesa" chiedo con cortesia.

Ringrazio Josek che con garbo mi fa passare, arrossendo un pò per il modo in cui mi guarda, in realtà non credo di essere una persona attraente ma quello sguardo su di me provoca un leggero brivido. Sorrido timidamente e mi accomodo ad un tavolo libero facendo cenno agli altri di avvicinarsi.

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Bayla

Non sono ancora così pratica dell'inglese da mischiarlo facilmente allo yiddish, ma tanto vale provare. Vedo che le persone di questo paesino sono già adattate a questa nuova cultura. Sono un po' confusa, quando vedo, e soprattutto sento i due proprietari. Yenkel è palesemente un nome ebraico, e mi saluta in ebraico. Ma Ella Murphy? Cosa è questa, una locanda che unisce le culture? Che sia questo il potere di questo grande stato d'America?

"Shalom", dico in modo composto, con un leggero cenno di capo. Ho fame. E Rivka pensa a bere. Si vede che è di classe, io starei già pensando a mangiare. E infatti, faccio subito un cenno a Yenkel. "Cosa avete di buono qui? C'è del borsht?" Azzardo un sorriso, ma devo subito farmi riconoscere. Ho fame.

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Skinny

Descrizione

Skinny è un ragazzino di 14 anni, molto magro e dalla pelle particolarmente chiara: ha i capelli neri ed è completamente imberbe. Di origine tedesca, è venuto a Ny quando era molto piccolo e parlava regolarmente sia l'inglese che il tedesco, parlato ancora dai suoi genitori

Indossa abiti logori da città, con una giacca di pelli scamosciata con grandi tasche in cui teme molti oggetti, fra cui MrBrown, la sua pantegana

Skinny si guardò intorno osservando i locali, cercando di capire se ci fosse qualcuno che spiccasse attirando la sua attenzione.

I suoi compagni erano ebrei, ma a lui non dispiaceva: erano simpatici. Quando questi si sedettero si aggiunse a loro in silenzio: aveva fame e avrebbe mangiato volentieri

  • Autore
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Yenkel sorride benevolo "Il piatto del giorno dovrebbe essere zuppa di cavolo e cipolla. Tutti i giorni" sogghigna e con lui ridacchiano gli operai, sommessamente "Ma di tanto in tanto Ellie ci delizia con qualche pietanza come il tortino di patate o, Iddio mi perdoni, pasticcio di pollo". Fa un segno di congiungere le mani come se fosse una benedizione inaspettata, il pasticcio di pollo.

Ella intanto torna e posa quattro bicchieri puliti sul bancone e una caraffa d'acqua fresca "Ragazzi miei, ho poco da offrire. Ma per venti penny al giorno* vi do vitto e alloggio. Pranzo e cena. Grande quantità, ma non molta varietà temo. Però c'è anche il liquore di luppolo della casa. Niente vino, come immagino sappiate già"

*

100 penny - 1 scellino.

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Josek Lasczarny

"Andrà... bene", faccio un cenno di ringraziamento a Ella: "Dormire, mangiare e un poco di liquore".

Poi, dopo averci pensato un attimo, aggiungo: "Cerco lavoro. Sono... ero... un tagliale... taglialegno... taglialegna!

Se serve".

Non mi aspetto molto, a dire il vero, e va bene qualsiasi impiego, in questo momento.

  • Autore
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Alla parola "lavoro" Yenkel si illumina "Oh, giusto! Un bravo giovane come te deve pensare fin da subito a rendersi indipendente. L'Oregon è una terra ricca di opportunità, ma bisogna sapersi difendere dalle insidie. Ecco, prendi questo" e dalla pila di foglietti sul bancone ne prende uno e lo porge a Josek. Si tratta di un volantino stampato.

In cima campeggia la scritta National Labour Union
Sotto c'è tutto un paragrafo fitto fitto sui diritti del lavoratore, su come i grandi padroni delle imprese sfruttano i dipendenti affamandoli, e chissà che altro... una lettura difficile per chi non conosce la lingua.
Infatti ancora sotto al paragrafo per compensare sono stati scritti alcuni slogan:
- No alle 10 ore di lavoro!
- Diritto a tenere con sé un orologio!
- Diritto di sciopero!
- Diritto ad un equo compenso!
- Diritto a giornate di riposo!

Intanto dal tavolo degli operai uno alza la voce, tra il serio e il faceto "Per tagliare alberi devi lavorare per la Holz Company. Paghiamo bene, sai?" ma Yenkel lo redarguisce "Su questo non c'è ancora nulla di stabilito! Questi sono boschi liberi"

Modificato da Pippomaster92

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Rivka Stein

Mi verso un pò di acqua fresca nel bicchiere, la sento scorrere piacevolmente lungo la gola rinfrescando l'arsura accumulata dopo il lungo viagggio.

Il prezzo per il vitto ed alloggio sembra ragionevole, ma quanto dice Josek ha senso, prima o poi dovrà trovare un lavoro, quei pochi risparmi che ha non dureranno molto.

Non ho mai lavorato in vita mia, ma so scrivere ed ho sempre passato un sacco di tempo in mezzo ai libri. Mi sento infatti un pesce fuor d'acqua in questo luogo pieno di operai.

Timidamente mi avvicino alla Sig.ra Ella e sussurrando come se temessi di essere udita da altri le chiedo con garbo:

"Esistono luoghi un questa città come biblioteche, uffici o archivi dove non sia richiesto per forza un lavoro manuale?"

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Bayla

Ah, non c'è il borsht. Va bene lo stesso. Trangugio l'acqua come se non l'avessi mai vista in vita mia. Per il resto... ho ancora dei soldi in tasca. Abbastanza per pernottare senza troppi problemi. Non ho illusioni, sono abituata ormai alle peggiori bettole, ma per un po' posso sopravvivere.

Non sono tipa da falegname, nè da lavoro da archivista. Non mi faccio concorrenza con i miei due compagni di viaggio. Spero che Yenkel conosca qualcuno per me. Mi sembra una persona tranquilla, non capisco granché quello di cui parla con gli altri omoni del locale, ma percepisco si parli di lavoro. Non so leggere velocemente l'inglese, riconosco solo qualche parola, nel tempo che ho a disposizione col volantino.

E mi sembra tutto giusto. Io sono una che si arrangia, che lavora per sè, abituata a fatica... ma mi piace come in questa terra si combatta anche per noi. È davvero un nuovo mondo. "Mr Yenkel, non voglio darvi troppo da fare. Se serve un aiutante, io riparo e aggiusto cose." Il mio inglese non è ancora al massimo, ma cerco di andare almeno dritta al punto. "Però posso fare tutto ciò che serve."

"Posso prendere un foglietto? Mi serve per migliorare la lingua".

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Skinny

Il ragazzo mangiava con calma: il suo sguardo vagava in giro per capire se tra le persone presenti ci fosse qualche ricco, proprietario o comunque qualcuno da cui avrebbe potuto ricavare qualche "vantaggio"

Per ora non voleva cercare un lavoro, avrebbe trascorso qualche giorno cercando di capire come la gente girava ne villaggio

Ad un tratto gli venne un dubbio e si guardò intorno: c'erano forse personaggi della malavita locale? Il suo sguardo vagò verso tutti gli angoli

@Pippomaster92

Come faccio a notare se ci sono ricchi/commercianti/ladri/mafiosi/cose del genere?

Modificato da AndreaP

  • Autore
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Ella, intenta intanto a servire i piatti di minestra riscaldata di cavolo, risponde a Rivka "Cara ragazza, puoi provare a chiedere al rabbino o a suo fratello, che è praticamente il sindaco. Altrimenti so che voi ebrei avete un lavoro da donne nei bagni, ma non so dirti di più. Dovresti parlare con Dinah, la trovi sicuramente a bazzicare tra i bagni e lo shul"

Intanto Yenkel lascia un volantino a Bayla e si stringe nelle spalle "Per lavoretti del genere ci sono sempre persone che ne hanno bisogno. Ma in effetti io ho bisogno di una mano. Tecnicamente è un lavoro da uomini, perché bisogna andare nei boschi e parlare con colleghi di questi gentili" indica gli operai "che hanno incrociato le braccia. Ma non prevedo niente di faticoso, solo un sacco di mediazioni. La ricompensa della Holz è buona, però, e posso smezzarla"

Intanto Skinny si guarda attorno

Non ci sono persone abbienti o ricche, ma diresti che la cosa vale per tutto il villaggio. Anche a livello di criminalità credi ci sia poco da vedere qui, è un posto povero. Ma ti accorgi solo ora che nella locanda c'è un uomo che non è venuto a salutarvi e non ha aperto bocca, ma vi sta osservando. Si tratta di un ometto sottile con il volto stretto e gli occhi piccoli. Quando nota il tuo sguardo ti fa un sorriso tutto denti e poco allegro.

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Josek Lasczarny

Non so leggere, tranne qualche parola in ebraico, perché a casa avevamo una vecchia Torah e ogni tanto la guardavo assieme a mia madre. Pertanto, ascolto le parole del volantino dalla voce delle mie compagne di viaggio, ma ne capisco il senso solo in parte: nei boschi, era la luce del sole e il trascorrere delle stagioni a determinare l'orario di lavoro.

Forse qui le cose vanno diversamente e forse è un bene.

"Mi va bene lavorare per la Holz, se non è possibile farlo da solo. L'importante è essere pagato", scuoto le spalle, senza pensarci troppo. D'altronde, quei boscaioli mi sembrano stare bene, quindi la Holz dovrebbe trattarli come si deve.

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Bayla

Do un'occhiata al volantino. Capisco di non capirci più di tanto, ma potrebbe essermi utile per studiare la lingua in futuro. Se imparo quello, posso imparare tutto. Non voglio un lavoro da donna nei bagni, posso fare di più. Mediare non è proprio la mia migliore caratteristica, e probabilmente non si aspettano una donna, ma ehi. Magari sono proprio quello che serve invece. Nascondo il volantino nella veste.

"Non ho problemi ad andare nei boschi. Vengo da posti molto peggiori di questi boschi. Sono disponibile per qualsiasi cosa." Chiudo gli occhi a fessura, apposta per mimare sospetto. "Non capisco una cosa. Non so se è la lingua, ma mi servirebbe se finisco nei boschi." indico gli operai a cui ha risposto in modo scorbutico prima. "Non la vedo in buoni rapporti con la Holz. O no? Capito male io? Non sono loro la Holz? O è anche lei la Holz?"

Riprendo il volantino dalla veste. "Qui si parla di scioperi, no?"

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