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Topic di Gioco: L’Infestazione di Castel Gyllencreutz

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Burgher & Baker

L'anziana si volta di scatto verso la donna che le ha fatto notare dell'esagerazione della sua missione. La guarda fissa negli occhi. Anche se non capite bene se la sta fissando davvero, o sta guardando un punto dietro la sua testa. "Certo che proteggiamo l'umanità! Una persona per volta, ovviamente. E non ora. Sono anni che la Società è in malora, che non ci sono le persone giuste." Si indica quasi con violenza. "Io? Io non sono la persona giusta! Ma posso offrirvi il modo di splendere, e farvi usare il vostro dono, la vostra Vista, a fin di bene!"

Quindi si volge verso l'altra giovane donna. Il suo umore sembra cambiare a ogni frase. Su, e giù. È contenta di vedervi, e allo stesso tempo trema al pensare al suo passato, per poi gioire dei tempi andati. "Ah, i fasti della Società. Dovete sapere che la nostra Società è una cosa vecchia! Centinaia di anni! Fondata dallo scenziato Carl Nilsson Linnaeus in persona! Eh, ma poi sono successe cose, abbiamo perso mezzi, fama, gloria, soldi, persone. Ci sono solo io! Solo solo io! Solo io e il bellissimo maniero in cui c'è tutta la conoscenza della nostra Società, ma che ora... be', è per questo che vi ho cercato."

All'arrivo dello yankee la vecchia quasi si stranisce. Inizia a mimare il suo accento americano, che misto al suo svedese non è un bel sentire. "Certo compagno figlio del Giovedì, sono una signora, e dire che sono io quella vecchia e quasi cieca! Ti faccio un rapido riassunto. Tu vedi i vaesen. Io vedo i vaesen. Noi vediamo i vaesen. E visto che i nostri poveri concittadini non possono vedere i vaesen, chi altri può aiutarli?" Ormai è partita con lo spettacolo.

Appena parla il ragazzone, lo indica "Una persona proprio come lui! Un guerriero!" sorride con i suoi pochi denti "E soprattutto, la prima persona che si presenta oggi! Grazie Andersen. Sono Linnea Elfeklint. Come voi, una Figlia del Giovedì. Come voi, ho avuto a che fare col sovrannaturale, e so quanto possa pesare sulle vostre teste."

La donna si stringe lo scialle sulle spalle, lo sguardo perso oltre la finestra appannata, mentre la sua voce scivola fuori come un sussurro carico di ricordi.

"Il Castello Gyllencreutz... era la nostra sede, un tempo. Lì si riunivano i Figli del Giovedì della nostra Società, lì combattevamo insieme contro ciò che si nasconde oltre il velo. Ora è solo pietra e silenzio. Io... io ero l’ultima. L’ultima rimasta." Abbassa lo sguardo, le mani tremanti intrecciate sul grembo. "Manfred, il mio promesso sposo, voleva usarlo... per i suoi affari. Diceva che il castello non serviva più a nessuno, che poteva tornare utile. Ma io... io non riuscivo a lasciarlo andare. Era più di un edificio. Era memoria. Era dovere. Discutemmo. Furiosamente." Fa una pausa. Il silenzio pesa nella stanza. O peserebbe, se non ci fosse ancora quel violino che sovrasta tutto.

"Prima che potessimo chiarirci... lo trovai lì. Morto. Nel salone del castello, steso freddo sul pavimento. Un vaesen lo aveva ucciso. Un'entità che non avevo mai visto. Quando apparve davanti a me, non feci nulla... se non fuggire. E non sono mai più tornata." Si passa una mano sul volto, come a scacciare un pensiero. "Da allora be', sono passati anni. Mi sono praticamente rinchiusa qui. Ma da qualche mese a questa parte... altri Figli del Giovedì, giovani, inesperti, sono stati attirati al castello. Non so come, ma qualcosa li chiama. E nessuno di loro è tornato indietro."

Alza finalmente gli occhi su di voi. Sono pieni di paura, ma anche di speranza. "Vi prego. Qualcosa infesta Gyllencreutz. Dovete scoprire cosa. Dovete... bandirlo. Prima che altri si perdano. Immagino il sogno servisse proprio a questo, a impedirvi di fare la stessa fine. La previdenza ci aiuta!"

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  • Elsa Nyström Appena vedo Gustav sparire in un vortice che non ci dovrebbe essere riaffiorano nella mia mente dei ricordi del passato. Apro la boccca per urlare, non è da me, ma esce solo un suono simi

  • Aslaug Non riesco a credere che Gustav sia scomparso così. Non ero ancora riuscita a conoscerlo. Rimango congelato per un po' a riflettere sulle ultime parole che ci siamo detti. Forse la devo smetter

Immagini pubblicate

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Gustav Andersen

Sorrido, un sorriso misto sciocco e misto imbarazzato quando la vecchia mi apostrofa e mi ringrazia poi aspetto che la signora finisca di parlare.

"Ma signora Linnea, se lei faceva parte di un gruppo che si occupava dei vaesen e non è riuscita a risolvere il problema, come facciamo noi? Ho capito che ci sono veasen diversi ma non ho capito come...come si affrontano e scacciano. A meno che non lo sappia qualcuno di voi" sull'ultima frase mi guardo in giro verso gli altri.

Prima che qualcuno possa rispondermi continuo "So solo che queste...creature, danno fastidio alla gente. Pensavo di essere pazzo all'inizio quando una di loro mi ha dato il tormento e se posso aiutare altre persone beh, voglio farlo!" la mia espressione da sempliciotto, con vestiti rattoppati e calli da lavoro sulle mani potrebbero farmi risultare uno sciocco, soprattutto dopo quello che ho detto, ma le mie parole risultano sincere.

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Aslaug Solheim

Il modo in cui la signora mi guarda mi spaventa non poco. Il resto della discussione la ascolto un po' persa. La morte del promesso sposo porta alla memoria la mie preoccupazioni e riaccende immediatamente la mia attenzione per la discussione.

"Condoglianze per tuo marito. Dev'essere stato terribile non potergli dire addio. Vorrei poterla aiutare."

Poi, sentito il discorso di Andersen, continuo.

"Va bene, io... è strano da dire, ma vi credo. O almeno voglio crederle, signora Elfeklint. Spero vivamente di poterla aiutare, ma non sono una donna d'azione. Comunque, mi chiamo Aslaug Solheim.

E nel dirlo porgo la mano.

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Elsa Nyström

"Le mie sincere condoglianze Signora, ma non è che per caso presa da shock ha creduto di vedere qualcosa che in realtà non c'era?"

Chiedo, la mia mente razionale vede quello che è successo come un semplice omicidio o un incidente.

"Non sto assolutamente dicendo che lei è pazza, ma ha volte la mente umana sottoposta a terribili traumi intensi come potrebbe essere la perdita di una persona cora ci fa vedere cose che in realtà non esistono"

Dico con tono pacato ed educato, cercando di non urtare la sensibilità della donna.

"Tuttavia se quello che stata chiedendo è andare a vedere questo Castello alla ricerca di indizi do la mia disponibilità".

Un Castello infestato è un qualcosa che attira la mia curiosità.

  • Autore
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Burgher & Baker

Linnea si passa una mano sul volto, come a scacciare brutti pensieri. "I vaesen sono creature come noi, non un problema da estirpare alla radice. Ai miei tempi non saremo stati più di qualche decina. Risolvevamo una questione per volta. Dove c'era un problema con un vaesen, un gruppo andava a capire qual era il problema. E in tutta la Svezia e dintorni!" Però alla fine della frase del ragazzone, le si apre un sorriso quasi da ebete sul volto. "Però questo è lo spirito giusto! Anche perché tanto tutti vi penseranno pazzi ugualmente, tanto vale aiutare! Io stessa passo metà del mio tempo in manicomio."

Non sapete al momento dire se sta scherzando o meno, ma effettivamente non ci sono tracce di inganno sul suo viso. Fa già abbastanza fatica a esporsi così come è ora.

"Quindi non fatemi condoglianze per quell'ometto che era il mio promesso sposo. È stato decadi fa. E sì, sarò pazza, come volete, ma questo non spiega per quale diavolo di motivo nuove persone come me e voi continuino ad essere attratte dal castello, per poi non tornare. Ci sarà un motivo, no?"

Si gratta il mento con una mano, ormai sporca della cena. "Che poi è strano che lei Elsa mi dica così. Non ha anche lei visto dei vaesen? Io ho prove che esistono." Così dicendo si fruga tra le pieghe della veste "Sono l'unica custode della memoria della nostra società, e come unica custode della memoria della nostra società sono anche l'unica custode del libro della nostra società."

Terminato il discorso, dalle sue luride vesti tira fuori un vecchio manuale dalle pagine consunte e dalla copertina brunastra che ha visto certamente giorni migliori, una mappa arrotolata e una chiave. "Se avete davvero intenzione di aiutarmi, io vi direi di andare subito. Questo manuale è il Codex Occultorum, contiene tutto quello che noi della società abbiamo scoperto sui vaesen negli anni. Ovviamente non sono tutti tutti i vaesen esistenti, ma dovrebbe essere ancora una buona guida. Firmata da Linneo in persona!". Quindi srotola la mappa, mettendola davanti alla sua cena, e a debita distanza. "La vecchia mappa che vi porgo mostra il Castello Gyllencreutz com’era ai suoi tempi d’oro. Molte stanze sono cadute in rovina, e certe porte sono state inchiodate,” vi avverte con voce stanca ma ora premurosa. “State attenti, figlioli… la mappa potrebbe non essere più del tutto affidabile.”

Vi guarda uno per uno come ad aspettare una risposta da voi. Per un attimo vi sembra quasi tornata giovane, grazie alle attenzioni che le state dando.

Off game

Potete già vedere la mappa, ve la copia incollo sotto e poi la metterò a parte in un topic. Se accettate il Codex (e perché non dovreste?) tradurrò anche quello in una sezione a parte.

https://www.artstation.com/artwork/Bk2Pm8

comment_1922028

"Linneo? Posso vedere?"

Nominare un così autorevole personaggio mi dà qualche speranza. Almeno c'è qualcuno di più autorevole di un'anziana visitatrice abituale di un manicomio.

"Ma quindi voi avete studiato i Vaesen? Sapete chi sono, da dove vengono e dove vanno? O vivono forse sempre in mezzo a noi"

In fondo in fondo spero mi dica qualcosa del tipo: "Certo, tutti Vaesen vivono a Vaesenlandia. È lì che si trova tuo fratello." Però lo so che è ridicolo.

"Vabbè, forse sto esagerando. Sono domande insolute anche per noi stessi. Però ci dici che i Vaesen sono creature come noi. Intendi proprio che il Buon Dio le ha messe al mondo come ha messo gli esseri umani. Che nascono nei boschi come potrebbe nascere un orso, solo che non si fanno vedere altrettanto facilmente. E probabilmente rimarranno nel medesimo ambiente."

Sto facendo uno sproloquio assurdo, però non so bene come andrebbe gestita una discussione di GdR via chat. Di solito avrei diviso questo testo in tre o quattro battute, ma qui sarebbe voluto dire sprecare mezza settimana.

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Elsa Nyström

Rispondo con una scrollata di spalle alla domanda della signora

"In realtà non ne ho mai visto uno anche se conosco la storia, sa il mio lavoro spesso mi porta a fare ricerche riguardo credenze popolari et simili"

Non aggiungo però che da un pò di tempo a questa parte avverto una presenza costante che non riesco a vedere ma solo a percepire.

Sgrano gli occhi quando vedo il tomo il tomo, avvicino la mano lentamente per toccarlo, per capire se è vero:

"E' autentico? proprio scritto da Linneo in persona?" chiedo sorpresa, non ho mai visto una copia originale del Codex, ma solo estratti scopiazzati a mano.

Anche la mappa della casa sembra un documento interessante, mi brillano gli occhi.

La domanda Aslaug mi riporta alla realtà:

"Non proprio, un orso puoi scovarlo seguendo le tracce, i Vaesen invece secondo la credenza popolare sono entità astratte che decidono loro quando mostrarsi, puoi cercarli per mari e per monti ma se decidono di non farsi vedere non lo fanno e basta!"

Rispondo. Poi guardo la Signora "Mi ha convinta! Non vedo l'ora di partire"

In realtà sono più incuriosita dai documenti che ci ha mostrato e la speranza di trovarne altri nella casa a stuzzicarmi.

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Gustav Andersen

Rimango in silenzio quando nominano Linneo più volte come se fosse una persona importante. Tengo per me la mia ignoranza Senza darlo a vedere. Più o meno.

"Ma come possiamo affrontarli i vaesen? Ci sono modi, armi o altro? Oppure bisogna scacciarli come fossero animali selvatici di poco conto?" chiedo in modo pratico come farebbe un soldato.

  • Autore
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Burgher & Baker

Linnea lascia che il silenzio cali per un momento, poi si aggiusta le pieghe della veste e prende un sorso da una tazza di legno. “Sapete,” inizia, con voce lenta ma ora non tremante, “quel libro che avete in mano... sì, è propria opera di Linneo. Carl Linneo, sì, proprio lui. Prima di diventare famoso per dare nomi ai fiori e agli animali, si è dedicato a lungo allo studio dei vaesen. Aveva la Vista, proprio come voi. Ma poi l’ha persa. E con essa, anche la voglia di continuare a vedere il mondo com’era davvero.

La donna si china un poco in avanti, abbassando il tono, come se temesse che le pareti potessero ascoltare. “I vaesen… sono fiabe, dicono. Ma le fiabe, da dove pensate che vengano? Non sono solo storie. Sono memoria. Sono verità dette di sbieco, perché non si potevano dire altrimenti. Troll, skogsrå, vittra, draugr… esistono. Eccome se esistono. Solo che adesso il mondo è cambiato. La rivoluzione industriale ha fatto impazzire il ritmo della natura. Macchine, fumo, ciminiere, città che inghiottono le foreste. E loro non capiscono più gli uomini. E gli uomini… non li vedono più.”

Linnea sospira e si passa una mano sul volto, le dita che scivolano sulle rughe come a cercare di lisciare la memoria. “Non tutti i vaesen sono malvagi, però. Alcuni sì, vanno fermati, come un orso che ha imparato a cacciare gli uomini. Ma la maggior parte… la maggior parte si può convincere, se si sa come fare. E lì entra in gioco l’astuzia. Per ogni vaesen c’è un modo per tenerlo lontano. Una debolezza, una paura, una regola antica. Spesso basta poco. Sta tutto scritto nel Codex Occultorum. O, almeno, quello che abbiamo imparato noi” Indica il manuale, posato con rispetto sul tavolo come fosse una reliquia. La cosa divertente è che sul manuale c'è scritto Codex Occultum.

Poi alza un dito, come per ammonirvi: “Ma fate attenzione: leggere non basta. Capire è più importante. E agire con cuore saldo lo è ancora di più. Ogni vaesen ha la sua storia. Non trattateli come bestie da stanare, o non durerete a lungo.

Si siede di nuovo, stanca ma con una luce negli occhi che prima non c’era. “Vorrei dirvi di più su quello che credo sia responsabile di queste sparizioni. Ma ne so quanto voi." Fa un gesto vago verso di voi, quasi benedicente. “Spero che onoriate il libro. E che vi riporti a casa interi.”

Off game

Se non avete altre domande, passiamo direttamente al Castello. Cioè, fate pure domande, ma comunque vi risponderei nel post in cui ci addentriamo nel Castello. Se MasterX partecipa, bene.

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Elsa Nyström

Un sorriso inarca le mie labbra, alla menzione di quanto le fiabe siano solo verità dette di sbieco.

Appoggio la mano sul Codex sfiorandolo deliacamente come se temessi che un contatto più intenso lo facesse sparire.

Molte cose mi frullano in testa, perchè non esprimo la mia reticenza verso fiabe, leggende e vaesen? Ho passato la mia vita nel cercare di trovare una logica in situazioni inspiegabili ma ora? Cosa sto facendo qui? Forse la mia mente vuole andare a fondo di un qualcosa che è avvenuta in modo davvero inspiegabile?

Ritorno alla realtà.

"Questo libro per me è già un mito, credevo che nemmeno esistesse ed ora invece è proprio qui. Lo onorerò con il rispetto che merita e se davvero ci sarà utile per la nostra sopravvivenza lo costudirò come un tesoro."

Mentre parlo le mie dita giocano istintivamente con il ciondolo di mia madre.

OFF GAME

Per me possiamo andare al Castello.

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Rimango totalmente deliziata dal racconto. Una modo per provare a me stessa di non essere pazza, per acquisire credibilità agli occhi del mondo (anche se forse non il mio).

"Ti ringrazio immensamente per la fiducia che ci stai dando. Spero davvero che sapremmo dimostrarci all'altezza."

E nel dirlo mi rendo conto di non aver mai fatto nulla di più avventuroso che passeggiare nei boschi. Negli occhi l'entusiasmo diventa terrore.

"Il castello dovremmo esplorarlo di giorno o di notte?"

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Gustav Andersen

Lascio il libro a chi può comprenderlo meglio e leggere più velocemente. Ma capisci che potrebbe essere molto utile.

"In fondo mi manca la vita da soldato, sono dei vostri per il castello. Voglio comprendere meglio questi vaesen, per aiutare gli altri." dico con fare orgoglioso.

Off game

Nessun'altra domanda. Immagino ci siamo appuntamento al castello per fare in modo di recuperare le nostre cose. Poi immagino che ci presenteremo meglio gli uni agli altri. O almeno io lo faccio XD

  • Autore
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Burgher & Baker

Linnea si volta verso di voi con sguardo serio, il volto segnato dalla preoccupazione. "Prendete la chiave del Castello", dice con tono perentorio, porgendola a Gustav. "Immagino che almeno un uomo debba tenerla al sicuro." Sorride, ma è un sorriso tirato, freddo.

Spinge sempre più verso di voi il vecchio volume rilegato in pelle e la mappa consumata. "Andate al castello. Questa notte. Non domani. Non quando vi sentirete pronti. Il sogno è stato violento, immediato. E se qualcosa ha scosso il mondo dei sogni con tanta forza, ci sarà un motivo. Un altro potrebbe già essere morto, e io non starò a guardare."

Vi concede tuttavia un po’ di tempo: potete tornare alle vostre abitazioni, raccogliere ciò che ritenete necessario, i vostri oggetti, i vostri ricordi, le vostre armi. Ma l’appuntamento è questa notte, sotto il cielo nero sopra il fiume Fyris.

Verso il Castello

Castel Gyllencreutz si erge, enorme e in rovina, su una collina presso il fiume Fyris. Per raggiungerlo, il gruppo attraversa le strade acciottolate di Uppsala, illuminate a gas, quando e se funzionano i lampioni. Case moderne si affiancano a ruderi anneriti dal fuoco che, solo poco tempo fa, ha devastato parte della città. Lungo il cammino si intravedono la cattedrale gotica, il manicomio di Uppsala, l’ospedale universitario e l’immenso campus universitario con i suoi palazzi austeri. Ma si passa anche attraverso i quartieri più poveri, un dedalo di vicoli angusti tra baracche traballanti, dove le famiglie sopravvivono a stento.

Una fitta nebbia si solleva dal fiume mentre vi avvicinate al castello. La zona è deserta. La strada sterrata è invasa da erbacce. Il giardino è circondato da una recinzione di ferro nero, con un portale sorvegliato da due statue di grifoni. Dal cancello, vedete la sagoma del castello elevarsi minacciosa. L’edificio principale è alto tre piani, la facciata decorata con gargoyle grotteschi. Una luce verde, fredda e inquieta, lampeggia dietro una finestra al terzo piano. Si sposta. Scompare.

Il cancello del giardino è aperto. Appena varcate la soglia, un vento gelido vi colpisce e il cancello sbatte alle vostre spalle con un fragoroso clang. Poco dopo, inizia a piovere. Giusto per migliorare le cose.

Il sentiero che conduce all’ingresso principale è invaso da arbusti e rovi. Nel retro, lungo la riva del fiume, si trova un vecchio pontile in legno e una rimessa per barche sprangata. Vi sono piccole costruzioni, probabilmente ex scuderie, magazzini, alloggi per servitù, e un’antica fontana ormai asciutta. Su una collinetta, sette croci di legno marcescente. Ma non è qui, nel giardino, che si cela il mistero.

Davanti a voi si apre il cuore oscuro di Castle Gyllencreutz. È ora di entrare.

Off Game

Ho un po' velocizzato le cose o con questa intro non avremmo finito più. Avete con voi gli oggetti del vostro equipaggiamento, siete rifocillati, in piena salute, e colmi di indomito spirito di avventura. In pratica, siete pronti. @MasterX per ora gestisco io Quentin, ma ho modo di liberarlo anche temporaneamente dalla narrazione senza problemi.

Scegliete voi chi porterà chiave, mappa e Codex. Per la chiave ha scelto Gustav perché, ohibò, Linnea è un po' maschilista e ha visto un bell'omaccione.

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"Subito?"

"Ookaaay, non dovrei aver bisogno di molto tempo per prepararmi. Il tempo di arrivare in pratica."

Dai, non c'è più tempo per le reticenze. Ormai ho dato credito al mio sogno. Non posso più considerarlo solo un sogno.

"Allora, non vorrei toglierle il Codex, mi sembra alquanto interessata. Probabilmente lo saprà usare meglio di chiunque altro tra noi."

Dico, rivolgendomi ad Elsa. E poi riprendo.

"Custodirò la mappa e ci si vede direttamente tra un paio d'ore."

Giungo al castello col cuore in gola. Forse sarebbe stato meglio andarci tutti assieme. Alla fine non è che dovessi prendere chissà che cosa: la cassetta del primo soccorso. Vabbè, comunque ci avrei dovuto pensare prima, ormai attendo gli altri di fronte ai grifoni. Estraggo la mappa e la stringo tra le mani.

Off Game

Sono andato avanti, ma ovviamente se qualcuno rispondesse alla prima parte del mio discorso rendendo obsoleta la seconda posso modificarla.

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Gustav Andersen

Prendo la chiave che mi porge la signora, me la rigiro fra le mani un paio di volte poi me la metto in tasca "Ci vediamo dopo al castello allora."

Percorro la strada per il castello con tante domande che mi frullano in testa e ancora di più quando arrivo.

Sono il secondo ad arrivare a quanto pare, Aslaug e già lì. La saluto con un cenno della mano "Direi di aspettare gli altri prima di entrare."

Non sono certo una persona che parla troppo e mi metto ad osservare la struttura e quel poco che vedo.

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Il 28/06/2025 alle 22:08, SNESferatu ha detto:

All'arrivo dello yankee la vecchia quasi si stranisce. Inizia a mimare il suo accento americano, che misto al suo svedese non è un bel sentire. "Certo compagno figlio del Giovedì, sono una signora, e dire che sono io quella vecchia e quasi cieca! Ti faccio un rapido riassunto. Tu vedi i vaesen. Io vedo i vaesen. Noi vediamo i vaesen. E visto che i nostri poveri concittadini non possono vedere i vaesen, chi altri può aiutarli?" Ormai è partita con lo spettacolo.

Quentin

i cosa? non sembro aver capito bene, la parola mi suona amara in bocca come il pezzo di cuoio masticato come... uccidono? i fantasmi uccidono ci possono toccare? mi faccio immediatamente il segno della croce come faccio a tirarli dei pugni se io non posso toccarlo?? mi agito un poco stringendo le mani e facendo girare i pollici ma io ero venuto qui per fare altro... ecco...ohhh e adesso che faccio? che faccio? mamma non sarà contenta se vado in un castello senza permesso.

Descrizione - Quentin

Descrizione Quentin

Quentin Beck è un gran pezzo d'uomo , non bello o affascinante, ma sicuramente grosso e ben piazzato. alto circa 1.95 m muscoloso come un toro e dalle spalle belle larghe, ha dei capelli corti ed unti sulla testa. ha una barba incolta e dei grossi baffoni ,non sembra molto capace di curarsi da solo, e nonostante la sua grandezza e stazza intimidatoria i suoi modi sono ben diversi (almeno per ora) calmo e pacato, parla con frasi semplici e ben pesate, sembra effettivamente avere un qualche tipo di "fragilità" , si veste con dei vestiti che sono pieni di pezze, una camici a quadri ed una salopette e degli scarponi che avranno visto kilometri di camminate. come si vede sembra divertirsi montando e smontando quelle che sono probabilmente dei pezzi di macchina.

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Elsa Nyström

La mani mi prudono, il Codex è un qualcosa che desidero tenere. Non ho la brama di possederlo, dovrebbe essere chiuso sotto chiave in una biblioteca.

Sono lieta che Ladon mi abbia menzionato per tenerlo:

"Lo costudirò come una reliquia sacra!"

Dico prendendo il libro e portandomelo al petto come se volessi proteggerlo.

Dopo aver preso le mie cose al castello ed averle riposte in una borsa a tracolla mi dirigo al castello. Gustav e Aslaug sono già li.

Saluto con la mano:

"Avete visto anche voi una luce dietro ad una finestra?"

Chiedo più per sapere se ho avuto una visione o meno.

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"Benarrivati!"

Dico rivolgendomi a Gustav ed Elsa. Sono ancora in po' indecisa sul formalismo da usare: alla fine dei conti non li conosco.

"Oddio, effettivamente ho visto qualcosa di verdastro! Lì ci dovrebbero essere le camere da letto. Pensavo fosse solo una luce rimasta accesa: mi sono studiata un po' la mappa e chiunque possedesse questo castello era un tipo strano."

"Però adesso si è spenta. Le possibilità sono due: o è un Figlio del Giovedì intrappolato o è la Creatura. In entrambi i casi abbiamo un obbiettivo."

Tento di nascondere la mia paura e farmi coraggio invitando gli altri ad andare.

Modificato da Ladon

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Gustav Andersen

Mi gratto il mento "Pensavo fosse un riflesso e ci ho fatto poco caso."

Guardo gli altri con un po' di tubazione "Direi di entrare prima che il tempo peggiori" dicendo ciò estraggo la chiave dalla tasca.

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Elsa Nyström

Sorrido "Non fasciamoci la testa prima di romperla" dico mostrando il mio solito scetticismo "Magari è davvero solo un riflesso!"

In modo razionale propongo "Non sarebbe meglio dare prima un'occhiata fuori prima di entrare? Non dico di controllare tutto il perimetro del castello ma almeno il muro vicino all'ingresso".

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