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Quando i lupi scendono a valle


Latarius

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Tutte le terre a mezzanotte del Nír non avevano mai avuto un nome vero e proprio prima che fossero annesse ad Avallach. La regione veniva identificata come Kharakar dal nome della grande e verde valle al suo centro, così al momento della conquista il nome rimase. Al tempo il Re sapeva che una supervisione reale diretta non sarebbe mai stata possibile e così scelse la più importante delle famiglie locali e diede loro un titolo. È ormai passato più di un secolo da quando il primo Von Kharakar si sottomise allo scettro reale ed ottenne il titolo di Conte.

A nord esistono solamente due stagioni, l’estate e l’inverno, ed entrambe durano sei mesi. Così, mentre voi finivate di svernare sulle montagne e la neve iniziava a sciogliersi, a sud la primavera già moriva, a sud già si moriva.

Un uomo giunse nella vostra valle, era un povero messaggero dalla mano destra divenuta blu per il freddo. Nel periodo invernale raggiungervi era molto difficile e fu una sorpresa, anche se l’uomo ci rimise il cavallo, morto nel passare il valico, e più tardi la mano per la necrosi. Portava con se la notizia della guerra e due lettere per i Von Kharakar; una per il Signore di quelle terre, Axhaan, ed una per il suo fratellastro. Entrambe le missive erano dei rotoli di pergamena arrotolati e fermati da un sigillo impresso a caldo su della cera rosso sangue. Lo stemma che spiccava su entrambi i sigilli era quello reale.

La prima lettera richiamava il Conte alle armi e gli imponeva di lasciare i suoi territori alla testa dei suoi uomini, per unirsi alla difesa del regno sotto la bandiera della Regina.

La seconda lettera era invece ben più curiosa ed interessante oltre che essere correlata da un salvacondotto per te ed i tuoi uomini della durata di cinquanta giorni, di cui quaranta rimanenti al momento della lettura. La missiva era molto diplomatica per provenire dalla stessa persona che ti aveva condannato a morte ed a tuo dire era anche un pizzico pretenziosa ed ipocrita. Ti veniva offerta una seconda ed ultima possibilità, e per un traditore e rinnegato ricevere una proposta del genere non è maledettamente comune. Non per chi si macchia di uno dei crimini più disonorevoli. I toni della missiva erano in ogni senso molto chiari: la Regina non chiede, la Regina pretende ed ordina. A quanto pare, secondo loro, persino un suddito rinnegato e condannato all'impiccagione aveva dei doveri da rispettare. Ma la parte veramente interessante era un’altra: l’offerta a fine guerra di un enorme quantitativo d’oro e la grazia reale, per l'ultima volta.

Certo, poteva trattarsi di una trappola ma, eri abbastanza sicuro che la Regina non avrebbe sacrificato neanche uno soltanto dei suoi uomini per occuparsi di te. Fino ad ora eri stato completamente ignorato ed avresti scommesso qualsiasi cosa sul fatto che se anche avessi bruciato la lettera asserragliandoti a nord nessuno sarebbe venuto a darti noie. Almeno non fino alla fine della guerra. Ma nonostante tutto ti lasciasti tentare principalmente dall’oro e solamente secondariamente dalla riappacificazione con il regno. Ti lasciasti incuriosire anche dal luogo scelto per incontrare l’emissario reale, non era come ti eri aspettato Arduard, il cuore pulsante del regno, ma una semplice taverna molto più a sud-est della capitale. Una in cui per giunta eri già stato.

~ ~ ~

Avete atteso due settimane prima che il valico si liberasse abbastanza da far passare due uomini a cavallo affiancati. Axhaan ha sfruttato questo periodo per richiamare i suoi uomini, decidendo di portarsene dietro quattrocento, con altrettanti e letali archi lunghi.
Avete speso altri due giorni per scendere dall'altro versante e raggiungere le sponde del fiume Nír, la linea guida sulla quale sono stati tracciati i confini delle vostre terre. Da quel momento avete viaggiato per altri dieci giorni. Le centinaia di uomini del nord che viaggiavano dietro di voi e sotto le insegne di Axhaan Von Kharakar hanno fatto in modo che nessuno vi infastidisse fino ad ora.

~ ~ ~

È il ventisettesimo giorno, e da poche ore il sole ha iniziato la sua discesa dopo aver toccato il suo zenit, quando Axhaan ferma la colonna. La via maestra si biforca ed è ora che le strade dei due fratelli si dividano. Axhaan deve piegare ad ovest per addentrarsi nei territori del caso di Frey, il casato della regina, per raggiungere Arduard. Tu invece devi continuare a scendere verso sud per almeno un’altra giornata, a seconda del passo che decidi di dare alla banda.

Senti Exan, una fila più indietro, rivolgersi a Dohan e chiedergli per l’ennesima volta se gli ha mai raccontato del giorno in cui si è guadagnato il bacio della Signora della foresta. L’orco, sconsolato, per tutta risposta si limita a sbuffare ed a brontolare qualcosa di incomprensibile. È da quando lo hai conosciuto che lo spavaldo mercenario continua a ripetere quella storia.

Nel frattempo tuo fratello avvicina il suo cavallo al tuo, per salutarti. Ti porge il braccio destro come saluto, alla maniera degli uomini del nord. Non ci si stringe le mani, ma gli avambracci in una breve morsa «Cerca di non farti impiccare…» esclama con un tono a metà tra il serio ed il faceto.

Modificato da Latarius
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Principali partecipanti

-L'inverno non mangia i lupi-

Rispondo scherzosamente.

Una verità a volte amara, ma non per questo meno reale.

Io e i miei uomini siamo lupi, un branco che porta la morte e che nessuno vuole sui suoi terreni.

La corona è l'inverno, che nulla da, tutto chiede e tutti governa.

Ma l'inverno non mangerà mai i lupi, perché un inverno senza lupi è solo un'estate con la neve.

Era di nostro padre questa frase, amava ripeterla e per anni ho creduto fosse stato lui stesso a coniarla.

Ma poi, al tempio, ho scoperto che era il motto dei primi Von Kharakar, quando ancora non si vergognavano del sangue orchesco che scorre nelle nostre vene.

Stringo l'avambraccio a mio fratello.

Ci sono molte cose che vorrei discutere con lui, ma non avremo occasione di farlo... Almeno per un po'.

Dopo essermi accomiatato dal Conte, saluto allo stesso modo quelli che conosco fra i suoi soldati ed armigeri, quindi volto il cavallo.

-Dohan! Come siamo messi a provviste? Exan! Portami la carta di queste terre per piacere! Ah, a proposito, come mai il seno della Signora della foresta è più grosso ogni volta che racconti questa storia?-

Poi mi volto di nuovo verso Dohan e gli chiedo di chiamarmi il messaggero.

Ho deciso di offrirgli un posto da staffetta nella mia compagnia, poco m'importa che sia monco, per me un uomo con una simile determinazione è una risorsa da non sprecare. E poi avevo bisogno di qualcuno che s'intendesse di cavalli.

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«L'inverno non mangia i lupi...» ripete tuo fratello «... ma il più smargiasso tra i lupi è quello che non vede il crepaccio...» termina per punzecchiarti sorridendo a sua volta. Ti stringe l'avambraccio con forza poi si stacca e volta il cavallo a sua volta, guidando i suoi uomini sulla strada che tende ad Ovest. Scambi rapidi saluti con alcuni di quegli uomini e così fanno loro con te e con alcuni dei tuoi

Nell'ascoltare i tuoi ordini Dohan sembra galvanizzato dall'essere stato salvato dall'ennesima versione della storia «Abbiamo caricato così tanto i cavalli che dovremo metterci di impegno per finirle tutte!» a sua volta il mercenario sprona il cavallo per avvicinarsi «Certo Grande Capo!» esclama con fare ironico chinandosi sulla sella e staccando, tra le varie sacche che vi sono appese, un grosso tubo di cuoio. 

«Perché?! Perché non è mai abbastanza!» dice mentre stappa il tubo di cuoio e ne estrae una mappa, porgendotela. Purtroppo le mappe sono rare e quelle accurate ancora di più, specialmente al nord dove qualsiasi cosa oltre il Nír è considerata troppo a sud per essere di interesse. Non ne avete una nel dettaglio della zona dove vi trovate ma una generale del regno si.

Mentre Exan ti passa la mappa Dohan va a chiamare il messaggero.

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Sorrido riconoscendo la veridicità dell'affermazione di Axhaan, il mio ego mi ha già messo nei guai in passato.

Studio rapidamente la mappa, cercando di capire dove ci troviamo rispetto al fronte.

Studio inoltre la zona della marca con la quale si erano persi i contatti.

Lo faccio ogni volta che ne ho occasione da quando siamo partiti, cercando di imprimermi nella mente nome e posizione di città, villaggi, strade, fiumi, alture e ponti.

Se la regina ha deciso di chiamarmi, dubito che intenda schierarmi al fianco di quegli stessi nobili che ho offeso in passato.

Potrebbe riunirmi a coloro della stima dei queli ancora godo, ma lei non è donna da perdonare un tradimento.

Se si è disturbata per venirmi a cercare fin nella mia tana, vuol dire che le serve qualcuno per azioni non convenzionali.

Spedire un messo e poi un inviato per avere 60 arcieri è uno spreco, ne ha centinaia che tirano bene quanto noi.

Quindi ha bisogno di qualcosa che sappiamo fare solo noi.

E per quel tipo di cose, la marca in questione mi appare come uno scenario molto probabile.

 

All'arrivo del messo ripiego la carta e la restituisco al mio ventenario.

-Bentrovato- Saluto cordialmente l'uomo stringendogli l'avambraccio sano.

-Non abbiamo avuto molto tempo di parlare da quando sei arrivato da noi, come ti chiami?-

Modificato da Tayan Chingachgook
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Studi la mappa con attenzione mentre la colonna degli uomini del nord inizia ad allontanarsi sempre di più. Ti trovi più o meno nel cuore del regno, sul confine dei territori dei Frey, la locanda in questione è ad una giornata circa di viaggio mentre per il fronte ci vuole una settimana spronando i cavalli. 

Ti concentri sulla marca di Ordeiz e quello che vedi ti lascia quasi deluso, la mappa non è molto precisa in materia. La marca si allunga verticalmente da sud a nord ed i suoi territori che non sono occupati dalla foresta di Cetre sono solamente quelli che vanno dal limite della foresta alla linea del confine. In pratica i territori abitati della marca sono una piccola fascia di terra libera racchiusa tra la foresta a nord, la dorsale ad est, il confine a sud e le marche di Cynrad ad ovest. La mappa riporta solamente tre punti sulla mappa. Due fortezze ed una città. La prima è arroccata a difesa di un valico formato dalla dorsale del drago con una montagna solitaria sulla linea del confine, la fortezza è praticamente isolata dal resto del mondo ed è di piccole dimensioni. L'altra fortezza invece si trova esattamente al centro della linea del confine, di medie dimensioni, è l'ostacolo principale per entrare nelle marche.

Passi la mappa ad Exan e lui ripone il tutto rapidamente per poi voltare il cavallo e tornare dagli altri, nel frattempo Dohan ti ha mandato a chiamare il messaggero.

«Khadgar» si presenta semplicemente tendendo il braccio sinistro per condividere la stretta. La sua stretta è forte, non forte come quella di chi riesce a tendere uno dei vostri archi lunghi ma come uno che sia abituato a tirare di scherma da lungo tempo. I calli sull'unica mano che gli resta sembrano confermare questa teoria.
L'uomo ha passato la quarantina da qualche anno e ha già i capelli brizzolati, è di poche parole e ha accettato la perdita della mano senza fare storie o altro, come se fosse una cosa da nulla. Il suo cavallo era morto quindi gliene avete dovuto dare uno dei vostri e ci hai messo veramente poco per renderti conto che è veramente abile a cavallo.

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-Dohan, prendi dieci uomini e vai in avanscoperta, procedete a cavallo per una mezza giornata, poi avvicinatevi alla locanda in modo da non farvi vedere ed osservate tutto.

Quando arriviamo noi non voglio sorprese-

Poi mi rivolgo al secondo di Dohan e gli dico di piazzarsi in avanguardia, mentre ad Exan affido il tergo.

Appena riprendiamo la marcia, con i cavalli al passo, perché non vedo ragione di sfiancarli, mi rivolgo di nuovo al messo.

-E così hai deciso di rimanere con noi Khadgar? Ne sono felice.

Ho bisogno di qualcuno che si occupi dei cavalli, magari anche con capacità da maniscalco.

Ti interessa?-

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Dohan annuisce e va verso gli altri, sceglie rapidamente una decina di uomini del nord e li conduce in avanti spronando i cavalli e superandoti.

Alle tue parole l'uomo alza le spalle guardandoti con i suoi occhi grigi, della stessa tonalità dei capelli. L'uomo sembra non provare nulla di particolare verso di te, ne simpatia ne ostilità, ma ti osserva ed in qualche modo sembra interessato a quello che fai e perché lo fai.

«Questo o restare un altro mese tra quelle fottutissime nevi. Mi piaceva quella cavalla...» parla con tono spassionato e sembra più rattristato per la morte della cavalla che per la perdita della mano.

«Servono due mani per ferrare e pareggiare i cavalli...» risponde semplicemente alzando il moncherino.

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-Un uomo che supera i passi in pieno inverno solo per portare una lettera ha abbastanza determinazione per svolgere quei lavori anche con una sola mano.

Puoi farti fare un uncino o qualcosa del genere dal fabbro, altrimenti puoi prendere con te un apprendista in qualche villaggio, ma lo dovrai pagare di tasca tua.

Stando con noi imparerai che a me non interessa più di tanto il "come", io voglio che i miei uomini portino a termine gli incarichi, il modo in cui lo fanno è affar loro.

In ogni caso, qui tutti hanno una mansione, tu cosa sai fare?-

 

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L'uomo ti ascolta mentre parli ma non sembra dare molto peso a quello che dici, alla fine ti scruta negli occhi e risponde con un laconico «Molte cose...» la frase sembra innocua ma il tono duro con cui lo dice e lo sguardo gelido nei suoi occhi ti fanno quasi pensare che dietro quelle parole si celi una minaccia. Poi distoglie lo sguardo e torna a fissare avanti.

Quel breve istante ti spinge a riconsiderare tutto quello che sai sul conto dell'uomo: in pratica nulla. Sai che è un messaggero ma solamente perché vi ha consegnato due missiva e ha portato notizie della guerra neanche lui si è mai definito tale. Non ha mai neanche detto nello specifico di volersi unire a voi ma solamente di poterti seguire.

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-Allora mettimene a parte, se vuoi far parte di questa compagnia io sono felice di accoglierti, come ti ho già detto mi sembri un elemento valido.

Se non vuoi unirti a noi sei libero di andare per la tua strada, ma se vogliamo usare un modo di dire caro a voi cavallerizzi, non puoi stare con un piede in due staffe.-

L'uomo m'incuriosisce, mi piace chi mi tiene testa e mi piace il modo in cui vive la propria disabilità, ma mi preoccupa anche.

Se prima di questo colloquio avevo già deciso di farlo controllare con discrezione, ora mi fido ancor meno di lui.

Non credo intenda attentare in qualunque modo alla mia vita, ma ho il forte sospetto che il suo compito sia quello di controllarmi.

E a me non piace essere controllato.

 

-Parlami di te- Riprendo.

-Da dove vieni? E chi ti ha affidato la missiva?-

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«Almeno per un'altra giornata condividerò la tua strada giovane lupo. Oltre questa qualsiasi altra previsione sarebbe vacua, da lungo tempo non sono più padrone del mio destino» parla in modo leggermente artefatto ma stranamente per lui sembra essere una cosa normale.

«Da molti luoghi ma da nessuno in particolare. Un uomo, diverso da alcuni e uguale a tanti altri...» ora invece hai la quasi certezza che sotto la sua espressione imperscrutabile si stia burlando di te.

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Scoppio a ridere, lo trovo sinceramente divertente, anche se in un certo senso inquietante.

-Mi vai a genio, resta con noi finché lo desideri ma bada, verrà presto un momento in cui non sarà possibile fare la stessa strada, presto ci sarà "con noi" o "contro di noi"... Allora dovrai scegliere e non potrai rifugiarti dietro una dialettica che non si addice ai tuoi vestiti-

Mi piace parlare con quest'uomo misterioso, se non accade nulla, passo il resto della giornata a conversare con lui, domandandogli dei suoi viaggi e cercando di apprendere quanto posso soprattutto riguardo alle terre dove si trova l'attuale fronte e sulle città, fortezze, villaggi eccetera che vi sono.

Mi fermo solo quando manca meno di un'ora alla locanda.

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Quando accenni alla sua dialettica abbozza a sua volta un lieve sorriso divertito «Molti sono gli interrogativi a cui non posso rispondere ma non apprezzo che le menzogne lordino le mie labbra. Schierarmi non è affine alla mia natura. Se un domani le nostre strade si incroceranno ancora ricorda che la scelta non sarà stata mia. Non è mai la freccia che sceglie il bersaglio. Se la freccia viene scoccata è sempre a causa del tiratore e del bersaglio».

L'uomo sembra non curarsi di aver lasciato cadere la maschera, anche se in realtà non avendo mai detto nulla di se l'unica maschera ad aver lasciato cadere è quella che tu ti eri creato di lui sulla base di alcune supposizioni. Danza con le parole e da un lato sembra provare gusto nel farlo ma allo stesso tempo c'è qualcosa di più. Sembra non poterti parlare in modo diretto.

Hai due scelte davanti a te. La prima è spronare i cavalli al galoppo e raggiungere la locanda a notte fonda, la seconda è viaggiare fino al tramonto per poi accamparti da qualche parte e raggiungere la locanda l'indomani verso mezzogiorno.

Modificato da Latarius
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Scegli il ritmo di marcia e partite tutti al galoppo, scegli di arrivare durante la notte e di bruciare le tappe ma così facendo perdi l'occasione di fare due chiacchiere con il misterioso uomo che ti cavalca di fianco. Tirate fuori il massimo dalle bestie facendo solamente qualche breve pausa per cenare e sgranchirvi le gambe. 
Il sole tramonta e la luna si alza nel cielo rischiarando il cammino ed evitando che spezziate una zampa a qualcuno dei vostri cavalli. Gli orchi e gli elfi che sono tra di voi riescono a vederci chiaramente nonostante l'oscurità ma per quelli che sono umani c'è solo la luna a farvi da guida. 

Quando arrivi in vista della meta ti rendi conto che mancano solo poche ore al sorgere del sole. La tua destinazione è l'incrocio tra la strada che hai appena percorso ed uno stradino che porta ad alcuni villaggi poco più ad est. All'incrocio c'è un grosso e lungo edificio che riconosci come una stazione di posta, ed una locanda a due piani con una piccola stalla di fianco. La locanda della lettera. Poi vedi qualche altra baracca, un piccolo recinto per gli animali e più in là noti qualche campo coltivato. Le luci al piano terra della taverna sono ancora accese e così qualcuna di quelle al piano superiore.

Prima di raggiungere il crocevia sulla destra della strada noti un boschetto e... Dohan, appoggiato ad un albero che richiama la tua attenzione. Avvicinandoti noti che hanno nascosto i cavalli tra gli alberi e sono rimasti di guardia. Appena li raggiungi fa rapporto «Siamo qui da un'ora circa e non è ne successo nulla di particolare ne si è visto qualcuno di sospetto» inizia a dirti in attesa di qualche altra domanda «Prima ho mandato due ragazzi dentro ma a parte il vino annacquato non hanno notato nulla di strano».

Come a confermare le sue parole esce fuori un altro dei tuoi, Drak, «Sapeva di piscio!» esclama sputando in terra.

Modificato da Latarius
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Annuisco in segno di approvazione, è stata un'ottima idea quella di mandare qualcuno nella locanda.

-Che gente c'era dentro Drak? Quanti e che aspetto avevano? Quanti armati? Hai visto stemmi o cavalli da guerra?

Dohan, c'era qualcuno che girava sta notte?-

 

Un'ora è un'osservazione misera, se fossimo al fronte mi nasconderei con loro ed aspetterei almeno 12 ore prima di fare qualunque cosa, ma siamo in territorio amico, almeno in teoria, per cui mi sento relativamente sicuro.

Non appena ho ricevuto le risposte che volevo, volto il cavallo verso i miei.

-Dohan, salta in sella, tu vieni con me. Con me anche due dei miei (intendo i veterani che comando personalmente) e, ovviamente, il nostro ospite....

Voglio in giro per il villaggio altri dieci dei nostri, tutti umani, non voglio turbare l'animo di questi razzisti sottosviluppati più del dovuto, muovetevi in gruppi da due/tre e non date l'impressione di conoscervi.

Tutti quelli che vengono al villaggio senza archi, siamo già stranieri, evitiamo di farci riconoscere come arcieri.

Il resto della banda si trovi un buco per infrattarsi, non fatevi vedere, non fatevi sentire, curate i cavalli e riposate.

Exan, a te il comando, appena finite di sistemare le bestie e mangiare, riduci i turni di guardia, basta un terzo degli uomini sveglio, ma che quelli svegli abbiano l'arco incordato.

Non mi fido di chi non sa tendere un arco di tasso.-

Appena finito di dare gli ordini, conduco il mio cavallo al passo, in testa al mio minuscolo drappello.

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«A parte la locandiera, che è una di quelle che fai prima a saltarle da sopra che a girarle intorno, c'erano solo due persone sveglie. Un cantastorie sulla sessantina, capelli bianchi, mantello e liuto; ed un ragazzo con non più di una ventina di inverni alle spalle. Capelli rossi e curati, uno di quelli che non dovrebbero girare da queste parti senza scorta. Forse un signorotto o qualcosa del genere...» termine Drak alzando le spalle.

Dohan ridacchia alla tua domanda «Certo come no, c'è uno svenuto nel proprio vomito dietro quel pollaio. Poi ho visto un cane e qualche gatto se ti interessa...».

Il posto è un "villaggio" solo di nome visto che sono due grandi edifici con una mezza dozzina di casupole vicino. Se fosse giorno i tuoi uomini spiccherebbero come una volpe in un pollaio, ma è notte ed a parte voi nessuno si aggira da queste parti.

Exan riceve i tuoi ordini e poi ti fa quella che è la parodia di un saluto militare.

Voi cinque tornate sulla strada e vi avviate verso la locanda, nel frattempo i tuoi uomini escono dall'altro lato del boschetto e se la fanno di corsa sfruttando l'oscurità come copertura. Il crocevia è deserto a parte e nessuno vi salta alla gola mentre mi avvicinate alla locanda. Quando la raggiungi ti rendi conto con un brivido che non è stata scelta in modo casuale come luogo d'incontro. L'oca appesa è il nome del posto ed un'oca finta, di legno, è impiccata ad una spessa corda ed appesa alla facciata dell'edificio.

Modificato da Latarius
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Uno dei tuoi sveglia bruscamente, a pedate, il garzone della stalla e gli lasciate i cavalli per poi spingere il battente della porta ed entrare nell'edificio. L'interno della locanda è esattamente come te lo aspettavi. Un classico. Sulla sinistra c'è il lungo bancone correlato di alti sgabelli con alle spalle una porta che da sicuramente sulla cucina. Di fronte a te c'è una rampa di scale che sale e sulla tua destra una dozzina di tavoli, di fronte al bancone e quindi sulla facciata alla tua destra spicca un caminetto in mattoni, che ne avrà da ardere ancora per qualche ora.

Quando spalancate la porta ed entrate noti solamente due persone. Il primo, il cantastorie appoggiato sul tavolo di fronte al camino sta usando le braccia come cuscino e lo sentite russare dalla porta. La seconda persona è la locandiera, un donnone più largo che alto dalle spalle quasi più grosse delle tue. Indossa un grembiule unticcio e ti guarda con fare svogliato ed assonnato, come se non vedesse l'ora di chiudere la baracca.

Non hai neanche da chiederti dove sia il tuo contatto che dalle scale fa la sua apparizione la terza persona descritta da Drak. È giovane, sulla ventina o forse qualcosa in più. I suoi lunghi capelli sono rossi, quasi arancio, e tirati all'indietro in una coda che scende fino alle spalle. I lineamenti del volto sono dolci e ha il naso che punta leggermente all'insù, le sopracciglia sono curate e gli occhi sono verde pallido, quasi gialli quando illuminati.  Indossa una camicia di seta ed una giubba verde che mette in risalto il colore degli occhi, la giubba è ricamata a tema floreale e riconosci subito l'argento dei bottoni. Porta degli aderenti calzoni marrone chiaro infilati in un paio di stivali da cavallerizzo alti fino al ginocchio.

Ricordi vagamente il suo viso, quindi sai di averlo già visto da qualche parte anche se sei sicuro di non averlo ne conosciuto ne di sapere il suo nome. Ma sei certo che sia lui il tuo contatto perché tra i suoi capelli spicca una rosa bianca. E lo stemma del casato di Frey è una corona avviluppata dai tralci spinati e fioriti di una rosa bianca. 

«Ancora un altro po' e mi sarei preoccupato...» commenta scendendo le scale.

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Con gesto naturale lancio un paio di monete sul bancone, tento per far passare la voglia di chiudere alla locandiera.

-Signora, del vino per cortesia e non di quello annacquato. Cosa avete da mangiare?-

Poi rivolgo un gran sorriso al mio contatto.

-Sono sinceramente stupito, la mia salute non era oggetto di preoccupazione da parte della vostra casata da un bel po' di tempo... E non credevo potesse tornare ad esserlo-

Il tono è sarcastico ma non sgarbato, non porto rancore per i Frey, anzi, ho sempre stimato la regina, per quanto non approvassi affatto le sue scelte in merito ai comandanti.

In effetti, nella mia visione delle cose, ritengo che sia stata più che altro ingenua riguardo la mia situazione.

Faccio un ampio gesto all'indirizzo del mio interlocutore, come ad invitarlo a sedersi ad un tavolo, dove lo precedo.

Mi siedo al tavolo più lontano dal bancone, con le spalle al muro.

Mi aspetto che Dohan si sieda al mio fianco.

Osservo il nobile con attenzione, soffermandomi particolarmente sulle mani.

Cerco di capire dove l'ho già visto e di togliermi il dubbio riguardo a quei lineamenti così femminei.

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