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[Gordan] 痛みの影


Gordan

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 みの影
Itami No Kage

 

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Anno 1552 del calendario Imperiale, Stagione del raccolto

Da poco tempo si è conclusa la guerra che ha diviso a metà il paese con le sue diverse alleanze e filosofie, nuovi confini sono stati stabiliti, e questo ha creato qualche incomprensione
come adesso, in mezzo al confine fra Mizumi,Daken e Kasai..si trova un piccolo villaggio di taglialegna e agricoltori, situato dove un tempo stava un forte imperiale, ormai abbandonato da più di nove secoli

I contadini sono furbi, dicono che visto che la terra è di confine non appartiene a nessuno dei tre Clan, i clan non possono conquistare il villaggio perché rischierebbero una guerra con gli altri paesi e il villaggio sembra farsi beffe delle minacce degli Shogun...

@Hanzo Shigeru

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Era sera quanto ti sei avvicinato al villaggio, e una locanda era l'unico posto dove potevi andare, i tuoi ordini erano senplici indagare sulla situazione del villaggio e a tua discrezione informare il clan delle informazioni più importanti, fino alla ricevuta di ordini contrari hai la massima libertà di azione...anche se ovviamente ne dovrai rispondere nel caso la Shogun lo tenga dovuto.

Il villaggio non era grande, solo qualche casetta e campi di riso, il forte in rovina verso le montagne era molto più grande e possente, per quanto fossero passati 1000 anni dal suo tempo di gloria era ancora in ottime condizioni..almeno all'esterno, ti domandi come mai non si è mai pensato che possa essere riutilizzato...

Ti avvicini alla Locanda, le strade erano deserte, solo uno strano carro Rosso con vicino dei guerrieri stava per le strade, il carro era fermo e qualcuno dei passeggeri doveva essere dentro la taverna...ma la cosa strana e che i guerrieri erano Gaijin...Stranieri... uomini al di fuori dell'isola...barbari.

Appena li osservi una di loro sembra notarti, continui quindi la tua strada verso la l'edificio

@Eirven Nerevar

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Questo luogo era così diverso ma allo stesso tempo così simile al luogo dove eri nato...

Il villaggio non era grande, solo qualche casetta e campi di riso, il forte in rovina verso le montagne era molto più grande e possente, per quanto fossero passati 1000 anni dal suo tempo di gloria era ancora in ottime condizioni..almeno all'esterno, ti domandi come mai non si è mai pensato che possa essere riutilizzato...

Dalla Locanda dove ti trovavi oltre a te stavano poche altre persone, Un Forgiato e una donna cieca stavano insieme, in un angolo, qèest'ultima a mangiare la sua ciotola di riso...insieme al sakè e a una compagnia notturna era l'unica cosa che qualcuno poteva chiedere in un posto del genere...

@Hikari no Aki, Maya

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Il viaggio per giungere nel villaggio non è semplice e succede spesso che due viandanti sulla stessa strada preferiscano viaggiare insieme per raggiungere la stessa meta, questo è il vostro caso 

Il villaggio non era grande, solo qualche casetta e campi di riso, il forte in rovina verso le montagne era molto più grande e possente, per quanto fossero passati 1000 anni dal suo tempo di gloria era ancora in ottime condizioni..almeno all'esterno, vi domandate come mai non si è mai pensato che possa essere riutilizzato...

Siete giunti alla Locanda poco fa dove vi hanno offerto Saké e una ciotola di riso, oltre a voi non c'era nessun'altro nella locanda se non uno strana figura elfica nascosta in una angolo, portava vesti azzurre e una grossa katana a due mani...un Ronin molto probabilmente

@Tutti

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Vi ricordo che nella locanda non ci sono tavoli e si mangia sul pavimento, è un edificio e come molti edifici della cultura giapponese ci si entra scalzi...
Quindi chi è dentro ha lasciato le scarpe fuori

 

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Eirven Nerevar

Dopo aver fatto scorrere la porta della locanda ed aver scrutato a fondo l'ambiente circostante, poso i miei geta poco fuori l'ingresso dell'edificio e faccio il mio ingresso nel locale. Con movimenti molto morbidi e poco rumorosi per non spezzare il silenzio e l'atmosfera così pacifica, siedo sul futon più distante dagli altri come se non volessi disturbare il resto degli avventori.

Una volta accomodato poso delicatamente la mia Jian al fianco sinistro e il prezioso Odachi, con ancor più cura e riguardo, al mio fianco destro in modo da non creare problemi a nessuno, ma tenendole vicine qualora dovessi difendermi per qualche motivo. Cerco poi con lo sguardo un inserviente, sperando di essere notato senza dover fare gesti per richiamare la sua attenzione. Non fa per me essere al centro dell'attenzione e il richiamo a gesti è troppo scortese nei confronti di qualsiasi individuo.

Una volta che l'inserviente si è avvicinato, con voce molto sottile da essere appena percettibile a lui che mi sta vicino, esordisco "Una ciotola di riso, per favore. E una coppa di Saké, grazie."

In attesa del mio pasto, ritorno ad osservare gli avventori, prestando attenzione soprattutto al Forgiato. Non avendone mai visto uno, sono piuttosto intrigato da come un automa metallico abbia vita propria e rimanga nella totale indifferenza dei presenti. "Che strana creatura, chissà cosa lo porta in questo sperduto villaggio in mezzo ai monti... Per quel poco che ne so dovrebbe essere una macchina da guerra, ma il conflitto è ormai terminato. Davvero strano..." pensando tra me e me, visibilmente perplesso per poi chiudermi in una profonda riflessione, spostando lo sguardo per non innervosirlo.

Riflessione breve perché interrotta dall'arrivo della mia consumazione. Ringrazio poi il cameriere con un cenno, sempre per non spezzare l'atmosfera di calma ormai creatasi."Proprio quello che mi ci voleva, dopo una giornata di duro lavoro." penso mentre, con grazia e compostezza, comincio a mangiare un boccone dopo l'altro.

Impegnato con il cibo e assorto nei miei pensieri, rimango comunque vigile ad eventuali mutamenti nell'ambiente circostante.

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Descrizione

Eirven è un giovane elfo dai lineamenti affilati ed esili, tipici del suo lignaggio. Le orecchie appuntite sbucano timidamente dai suoi lunghi capelli bianchi come la neve. Dal suo pallido viso non si possono non notare i suoi occhi color dell'ametista che scrutano colui che incrocia il suo sguardo sin dentro l'anima. A completare la figura dello spadaccino, gli abiti tipici di chi si professa seguace della Via della Spada che nascondono una lucente corazza di mirabile fattura. Dal fianco fa capolino una tradizionale Jian stretta in una cintura di corda e, dietro la schiena, un decoratissimo fodero contenente un maestoso Odachi intarsiato con un gusto superbo; una lama tanto bella quanto letale è ciò che questo capolavoro bellico lascia all'immaginazione dello spettatore

Eirven Nerevar

 

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Mizumi Ayane

Il Kabuki è un'arte costruita per il popolo. Laddove il Nō è sottile, sussurrato, elegante, il Kabuki si fa beffe delle sottigliezze e trasmette emozioni con forza e vigore, mescolando la mimica e l'interpretazione alla danza, sfruttando ogni nota della musica che lo sostiene.

Ma il Kabuki, per trarre piena efficacia dalla sua intrinseca essenza, necessità non solo di un pubblico attento e bramoso, ma anche di una ricca troupe capace, di diversi pezzi sulla scacchiera.

Ayane pensava a queste cose, mentre preparava la sua performance. Il viso, leggermente mascherato, schiarito nella tinta bianca, si contrasse in una breve, vaga smorfia, mentre gli occhi misuravano la sala e gli avventori. 

Non c'era alcuna troupe. C'era solo lei. Non sarebbe stato un Kabuki efficace, in tal modo; ed allora, consapevolmente, Ayane fece ciò che è la quintessenza di qualsiasi forma teatrale. Improvvisò.

Fece scivolare dalle sue spalle, fino alla salda presa delle sue mani snelle, l'intarsiato shamisen che si portava appresso per quelle occasioni: benchè lei non fosse una suonatrice esperta, quelle corde perfettamente modulate sarebbero state più che adatte per ciò che sarebbe seguito.

Attraversò la stanza appoggiando aggraziatamente i piedi sulle punte, si accomodò studiatamente su un cuscino centrale, le gambe semi-raccolte al busto, ed iniziò a declamare il rado, teso, quasi violento monologo, gli occhi che diventavano liquidi, il viso che mutava espressione, le dita che scorrevano, lente e morbide, sulle corde tese, vibranti a far risuonare la cassa armonica dello strumento.

Nel silenzio della sua mente, attese. Nel suono della stanza, recitò.

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Hanzo Shigeru

Avvolto nel mio scuro mantello, il cappuccio tirato sopra gli occhi, avanzo lentamente cercando di memorizzare anche il più piccolo particolare. Mi dirigo con sicurezza verso la locanda, sempre il luogo migliore quando si cercano informazioni, e rimango abbastanza sorpreso nel notare il carro rosso.

Barbari... portano solo guai. Non rispettano le nostre usanze e pretendono di avere rispetto e considerazione. Se non avessi degli ordini...

Accarezzo con la mano l'elsa del mio pugnale, per poi ritrarlo velocemente... meglio non dare nell'occhio. Registro mentalmente le informazioni di quello che vedo e proseguo oltre, senza fermarmi troppo.

Apro la porta della taverna lentamente, accompagnato dalla dolce musica di uno shamisen , cercando di osservare chi sia all'interno senza essere troppo osservato. Dopotutto devo sembrare un viandante qualsiasi...

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Hikari no Aki

Mi trovo sempre in imbarazzo di fronte ad usanze e convenzioni sociali, e la cosa peggiore è che non possedendo muscoli facciali non posso far trasparire queste emozioni neanche volendo, il che mi fa sentire maggiormente in colpa: comprendo bene che per chi mi vede per la prima volta, possa apparire come un grosso umano che indossa una pesante e raffinata armatura dalle fattezze di kitsune. Ma la realtà è che all'interno non vi è alcun corpo in carne ed ossa, l'armatura è il mio corpo.

Mi trovo in grossa difficoltà quindi, ogni volta che l'usanza comune impone di lasciare le scarpe all'esterno, non potendo certo staccarmi i piedi metallici. Lo stesso dicasi quando ci viene offerto un po' di cibo: la mia fisiologia peculiare mi impedisce di mangiare, ma rifiutare quel che ci viene offerto aggiungerebbe solo un ulteriore gesto maleducato. Del resto non voglio neanche dare troppe spiegazioni, almeno finché non comprendo meglio l'atteggiamento dei villici nei confronti di quelli come me. Per cui mi accomodo su un tatami accanto a Maya e ringrazio per la ciotola di riso ed il sake: la mia compagna di viaggio non pare una gran mangiatrice, ma potrebbe gradire una porzione doppia dopo il lungo cammino.

 

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Maya Sasuki

Percepisco silenzio attorno a me. Ma é un silenzio teso, una calma che cova braci solo smorzate. Metallo che nasconde Fuoco. Forse è solo paranoia la mia, ma purtroppo io Vedo con anima e cuore e mi è impossibile assimilare ciò che accade attorno a me in modo differente. I miei occhi sono un monito: zaffiri levigati e rilucenti. E non è una metafora poetica per descriverli, ma è pura verità. 

La mia maestra mi ha lasciata con un promemoria: sentiti sempre in procinto di cadere, abbi paura e nella paura trova il tuo baricentro. 

Non credo che chi non possiede la Vista comprenderebbe. Come può la Paura generare Equilibrio? Non saprei spiegarlo, ma è così, è un meccanismo automatico che vive di vita propria. 

Mimasu, uno dei due Yokai che camminano assieme e dentro di me, permette che io Veda.

Sorrido pacata al mio compagno di viaggio mentre mangio la mia porzione di riso offertami. 

Note si levano nell'aria in quel preciso istante; vibranti e appassionate. Mi voltò lentamente verso l'origine del suono e Mimasu permette che io Veda la fanciulla che sta deliziando a locanda con la sua musica. 

Ma Mimasu è sempre sveglio e vigile e non tarda ad informarmi anche della silenziosa e riservata presenza dell'elfo. 

"Hikari-kun, se volete la vostra razione possiamo offrirla a quel signore lì in disparte ..." 

Propongo al mio compagno di viaggio con un sussurro. Accetto il cibo che mi viene offerto ma il mio sacro vincolo mi impedisce di esagerare: onde evitare di buttare via il riso forse potremmo offrirlo a chi può gradirlo maggiormente di noi. Quell'elfo, inoltre ... mi incuriosisce. 

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Hanzo Shigeru

La scena che mi si para davanti è decisamente bizzarra. Da una parte una fanciulla bendata mangia e beve in compagnia di un samurai coperto da una pesantissima armatura.

Che sia la scorta? Ma lei chi è? E cosa ci fanno qui? 

Nell'angolo mi accorgo immediatamente di un elfo, probabilmente un Ronin, dalla lunga lama finemente intarsiata

Altro elemento particolare...

Coglie la mia attenzione anche la suonatrice. Non tanto per il suo aspetto... quanto per la sua musica. C'è qualcosa di particolare in quell'esibizione, che non riesco pienamente a decifrare. 

Solo per quello che sto vedendo ora ci sarebbe da scrivere un rapporto lungo diverse pergamene... ma tempo al tempo.

Mi siedo in un angolo appartato estraendo un foglio e un sottile pennino che comincio a vergare velocemente. A prima vista potrebbe sembrare una lettera qualunque, invece sto scrivendo tutti i dettagli di ciò che vedo in codice. Non si sa mai.

Attendo pazientemente che qualcuno della locanda si avvicini per prendere i miei ordini, in modo da potergli fare qualche domanda.

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Eirven Nerevar

La vista del nuovo arrivato pesantemente ammantato, come se volesse nascondere qualcosa o semplicemente a nascondersi da sguardi indiscreti, sembra minare leggermente la mia calma quasi innaturale. Nonostante la mia momentanea irrequietezza data dalla sua presenza, non mi scompongo e continuo a consumare il mio pasto gustando ogni boccone come se niente fosse.

"Pare che questo posto si stia affollando parecchio. Quale curiosa coincidenza..."

Tenendo comunque d'occhio il nuovo avventore, non riesco a far a meno di notare come la graziosa fanciulla bendata si rivolga al suo commensale metallico parlando di me. Spostando il mio sguardo su di loro, accenno un saluto protraendomi anche con un mezzo inchino come segno di educazione per poi concentrarmi nuovamente sul cibo ormai quasi finito.

"Sembra che l'attrazione principale del posto sia io e non la provetta attrice che si sta esibendo ora, per noi... La mia solita fortuna, insomma."

Sebbene queste mie ultime riflessioni corrughino la mia fronte e incupiscano leggermente il mio volto, poco dopo quell'espressione seriosa viene cancellata dalla soave musica che accompagna l'energica espressione teatrale dell'attraente intrattenitrice. Non posso fare altro che assecondare sempre più quel silenzio e venire inondato da quella rappresentazione, rimanendo immobile a godermi lo spettacolo.

L'unica cosa che spezza la mia compostezza è lo scostare da me la ciotola ormai vuota e avvicinare la coppa di saké alle labbra, svuotandola in un sorso, per poi riporla di fronte alle mie ginocchia.

"Non credevo che un posto così sperduto potesse offrire una situazione tanto interessante quanto surreale. Mi domando se questo sia uno di quei momenti di calma prima della tempesta o semplicemente il frivolo passatempo di un destino annoiato."

Lascio poi che gli ultimi momenti teatrali favoriscano una breve meditazione, chiudendo gli occhi per aumentare la concentrazione e permettendo alla musica di dare sollievo anche al mio spirito.

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Hikari no Aki

"Come preferite, Maya-sama" mi alzo tenendo la ciotola del riso e il bicchiere con il sakè in equilibrio in una delle massicce mani, mentre porgo l'altro braccio a Maya per aiutarla: ho imparato che non ha bisogno del mio aiuto, ma è una gentilezza che le rivolgerei comunque. Ci avviciniamo quindi al ronin: "Perdonate l'impudenza, ma la mia compagna suggeriva che avreste gradito queste umili e modeste libagioni, di cui io non potrei comunque beneficiare: piuttosto che sprecarle, pensavamo di cederle a voi.

Mentre parlo il mio sguardo cade sulle sue armi, in particolare sulla grossa ōdachi: i miei occhi si sgranerebbero di stupore nel vedere un simile lavoro, se solo potessi lasciar trasparire le emozioni. Ma probabilmente le guance mi diventerebbero rosse come quelle di una timida ragazzina, quindi tutto sommato è meglio così: "Scusate la mia impertinenza, ma posso chiedervi l'onore di ammirare la vostra arma? Il mio nome è Hikari no Aki del clan Oba, mastro armiere e studioso di tradizioni militari, sebbene il mio talento non sia neanche paragonabile al maestro che ha creato questa meraviglia."

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Eirven Nerevar

Mentre i due si avvicinano continuo a rimanere composto, seguendoli con lo sguardo finché non si accomodano vicino a me. Vedendo l'automa proferire parola, rimango esterrefatto; un armatura umana... Parlante!

Ma come diavolo?...

Rendendomi conto che la mia espressione potrebbe sembrare offensiva al Forgiato, torno serio e scrollo quell'espressione sorpresa dalla mia faccia.

Vi ringrazio, eppure non ho fatto nulla per voi... Ma di certo, non vale la pena sprecare del cibo solo per modestia.

La voce è molto morbida, bassa d'intensità sempre per non scavalcare il sottofondo musicale della serata.

Piacere di fare la vostra conoscenza Hikari, il mio nome è Eirven Nerevar. E sono un girovago, come potete notare. Una spada al soldo di nessuno, solo un nomade che aiuta come può la povera gente che gli offre un riparo durante i suoi viaggi. 

Vedendolo poi interessato alla mia arma, la mia espressione si inasprisce leggermente.

Onorevole Hikari, devo chiedervi a mia volta di essere perdonato per la mia impudenza. Non credo che sia il luogo adatto in cui liberare una lama... Sapete quanto quanto in fretta potrebbe precipitare la situazione. E non vorrei essere colpevole di aver rovinato una così bella serata. Spero possiate perdonarmi, sono sinceramente dispiaciuto di non poter esaudire la vostra richiesta.

Mentre parlo, però, allungo la mano sull'Odachi e la metto in piedi, per cercare di accontentare almeno parzialmente la richiesta del gentile costrutto. Per qualche attimo la tengo in piedi, mostrando la spada nella sua interezza. Poi, la inclino come per riporla vicino a me... Con un gesto fulmineo, quasi impercettibile, la faccio parzialmente uscire dal fodero, di qualche centimetro; quel tanto che basta a rivelare all'automa la presenza degli ideogrammi cesellati sulla base della lama.

正気

Dopo questo gesto appoggio nuovamente, con grande cura e riguardo, l'Odachi al mio fianco destro.

Sfortunatamente, non saprei proprio come rispondervi. Io ho ricevuto questa spada da una persona molto importante per me. Non ho assolutamente idea di chi l'abbia procurata a quest'ultima. Una cosa è certa: Shōki è un'arma eccezionale, nonché una lama temibile. Se usata in maniera impropria, pare possa ferire il portatore o non tagliare affatto. Così mi disse quella persona, tanto tempo fa...

I ricordi riaffiorano mentre parlo di colui che sto cercando senza sosta da anni ormai. Durante il racconto, il cuore un po' mi si stringe e sul mio volto si dipinge una smorfia di malinconica tristezza.

Finito il racconto, mi ricompongo e, alzo la coppa di saké offertami dai miei commensali.

Ai miei benefattori, salute.

Bevo tutto d'un sorso, appoggiando delicatamente la coppa affianco alle stoviglie che devono ancora essere portate via e comincio a mangiare la ciotola di riso, ringraziando nuovamente i due con un cenno.

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Maya

Annuisco soddisfatta e accetto di buon grado il braccio che mi viene porto dal mio metallico compagno di viaggio. Personalmente poco mi interessa la razza di una persona, così come la stirpe ed il clan: la Vista insegna ad andare ben oltre a certe quisquiglie da occhi dormienti ... i miei infatti sono decisamente ben svegli. 

Sorrido di sfuggita alla suonatrice, mentre mi avvicino al tavolo del presunto Ronin, indirizzandole un cenno del capo per farle intendere quanto io gradisca la sua musica.

Mi rivolgo poi all'elfo misterioso "Figuratevi" Rispondo placida al ringraziamento dell'uomo. "Sono anch'io lieta di fare la vostra conoscenza Eirven-kun. Potete chiamarmi Maya, sono l'apprendista di Chyo-sama, la sciamana di fiducia del Clan Daken ... in questi tempi sono giunta qui per portare sollievo alle persone che più hanno sofferto. Inoltre le anime dei morti necessitano di onori e cerimonie, e sono venuta qui anche per far si che le vittime della guerra abbiano la pace che si meritano" Per me è pura routine. Per chi non è abituato invece a trattare con gli Spiriti ... suona sempre strano.  

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16 ore fa, Midnight12 ha scritto:

" per far si che le vittime della guerra abbiano la pace che si meritano" 

Appena la dama senza occhi finisce questa frase un urlo acuto si fa sentire fuori dalla locanda, verso il villaggio, sentite dei rumori di passi correre verso le urla, figura che stavano in un carro vicino alla taverna

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Hanzo Shigeru

Origlio pigramente le conversazioni che stanno avvenendo all'altro tavolo. Convenevoli, presentazioni.. tutte cose che appunto rapidamente sulla pergamena. L'urlo mi fa sobbalzare , le mani che immediatamente corrono alle impugnature dei pugnali.  Quando capisco che il pericolo è all'esterno raccolgo velocemente le mie cose e, quando capisco di non essere notato, cerco di muovermi silenziosamente verso l'uscita e cercare di nascondermi tra le ombre per capire cosa stia succedendo, la mia pelle che comincia a tingersi del colore dell'ebano per aiutarmi a mescolarmi con le ombre

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Muoversi silenziosamente e nascondersi +9 , cambio stance nella Child of Shadow

 

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 Mizumi Ayane

L'attrice soffoca un singulto di nervosismo, quando percepisce l'interruzione, ma si ricompone immediatamente, soprattutto rendendosi conto che la confusione é ingenerata dall'esterno e che, forse, c'é qualcuno in grave difficoltà.

Automaticamente, rimette lo  strumento a tracolla e scatta in piedi, ricomponendo le vesti che aveva drammaticamente scompaginato.

Scivola poi verso l'uscita, al meglio delle possibilità che la calca le permette.

 

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Eirven Nerevar

Udendo le urla al di fuori della locanda, raccolgo le mie armi con due gesti fulminei. Mentre mi precipito fuori, assicuro la Jian al mio fianco sinistro. Tengo pronto l'Odachi ad essere estratto, stringendo la presa sulla grossa spada, mentre recupero i miei geta.

Guardo poi in direzione delle grida, cercando di identificare la minaccia.

Sembra che la serata si faccia movimentata... Penso tra me e me mentre cerco di saperne di più.

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Hikari 

Faccio per sedermi, pregustando quella che potrebbe essere una interessante conversazione con Maya e il ronin, quando la quiete viene interrotta da un urlo. 

Assicuratomi che non vi sia pericolo immediato all'interno del salone, impugno la mia naginata e, come altri avventori, corro all'esterno per sincerarmi su cosa stia succedendo.  

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