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La Nostra Storia – Supporto Hardware


Joram Rosebringer

Messaggio consigliato

In questo Topic ogni autore troverà le regole minime per partecipare a questo progetto, oltre a tutte le indicazioni per proseguire con esso.

Regole.

1- Utilizzo dei Topic.

1a- La Nostra Storia - Fantasy: è il Topic principale in cui scrivere la storia, inventando al momento, dopo essersi messi d'accordo con altri... insomma come si vuole. L'unica accortezza che si chiede è quella di non fare cose troppo drastiche ai personaggi delgi altri senza aver chiesto loro il consenso, dal momento che qui si vuole creare solo una storia (magari da pubblicare in futuro) e divertirsi nel farlo.

1b- La Nostra Storia - Supporto Hardware: è dove andranno postati i personaggi prima ancora di iniziare a scrivere la storia. Basteranno pochi dati base, solo per identificarli univocamente (razza, aspetto fisico, carattere). Si può anche postare il background o parfte di esso, essendo liberi di non farlo se si vuole tenere nascosta qualche caratteristica del personaggio. Inoltre sempre in questo Topic troverete le regole minime per partecipare ed un riassunto di quello che è accaduto che verrà stilato una volta ogni due mesi dal supervisore.

1c- La Nostra Storia - Note: è una sorta di Topic per gli OT, dove andranno inseriti i commenti, gli accordi per andare avanti nella storia, le proposte e tutto quello che fa parte di "La Nostra Storia" ma che non rientra in nessun'altra categoria.

1d- La Nostra Storia - Accordi Editing: una volta ogni due mesi, ogni scrittore prenderà quello che ha già postato in "La Nostra Storia - Fantasy" e lo revisionerà, postando la versione definitiva in questo Topic, mantenendo però l'ordine presente nel Topic di origine. Da qui il supervisore prenderà poi gli scritti per elaborarli in un unico blocco e dare quindi loro la "forma" di un libro.

1e- La Nostra Storia - Lavoro Editing: è un Topic riservato unicamente la supervisore (o a chi lo sostituirà). Qui egli posterà la versione definitiva di "La Nostra Storia", dopo averla mandata a tutti gli scrittori partecipanti ed aver ricevuto la loro approvazione.

2- Metodologia

Ognuno ha il suo stile.

L'unica accortezza che si chiede è di postare in modo tale che l'intero lavoro risulti più o meno omogeneo e che i vari post non sembrino tanti piccoli pezzettini indipendenti tra loro (a meno che non sia questo un effeto che si voglia creare in un determinato momento della narrazione).

3- Processi di pubblicazione

Ovvero, come utilizzare correttamente "La Nostra Storia".

3a- Postare il personaggio in "La Nostra Storia - Supporto Hardware". Basta una descrizione fisica (aspetto, razza) ed un accenno al carattere (l'impressione che dà). Si può anche postare il Background, ma non è obbligatorio in caso si voglia tenere segreto qualcosa.

3b- Iniziare a postare la storia in "La Nostra Storia - Fantasy" cercando il più possibile di non scrivere contemporaneamente, magari mettendosi d'accordo su chi posterà in "La Nostra Storia - Note", il quale verrà utilizzato anche per accordi, commenti e tutto quello che non rientra negli altri Topic.

3c- Ogni due mesi ognuno dovrà riprendere quello che ha scritto in "La Nostra Storia - Fantasy" e revisionarlo, correggendolo e rendendolo più omogeneo con il lavoro degli altri. Fatto questo, ognuno posterà poi nello stesso ordine presente in "La Nostra Storia - Fantasy" il lavoro revisionato.

3d- Una volta che il supervisore avrà mandato il lavoro d'insieme revisionato via MP a tutti, ognuno è tenuto a dare il suo consenso. Se qualcuno non dovesse dare risposta, dopo un mese dalla spedizione dell'MP essa sarà considerata positiva.

4- Note

Non vi sono vincoli alla creazione del personaggio, se non quello di non farlo troppo forte. Per parlare in termini di "D&Deschi", essi dovranno essere massimo di terzo livello e non avere nulla che li renda degli dei scesi in terra. Questo per non creare personaggi troppo forti che risolvono ogni situazione con uno schiocco dele dita. Inoltre è più bello mettere alla prova personaggi "normali" e vederli crescere e maturare nel corso della storia.

Questo è tutto... buona creazione! :-D

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Nome: Cassièl

Razza: Umano

Classe: Ladro/Ranger

Anni: 20

Aspetto Fisico:

Capelli lunghi e mossi di colore castano. A volte li raccoglie in una coda. Ha una barba che tiene quasi sempre incolta. Gli occhi sono profondi e marroni, indizio determinante nello scoprire la sua reale età. Le mani sono ruvide e coperte da molte cicatrici. Nonostante questo, dà l'idea di un uomo molto pulito e curato.

Veste quasi sempre nello stesso modo: pantaloni di cuoio, stivali di pelle e camicia di cuoio, tutto rigorosamente nero. Sulle spalle ha un mantello verde scuro con un cappuccio che tiene calato a volte sul volto per non farsi riconoscere o per non incontrare altri sguardi che possano dare adito a qualche scontro.

Con sé ha una faretra con una sacca che ha anche la funziona di zaino. Sul lato sinistro del fianco pende il fodero con la sua spada, mentre in spalla tiene l'arco.

Di solito è silenzioso, ma una volta trovata la giusta compagnia, diventa molto socievole e aperto.

Spoiler:  
Cassièl è un ragazzo umano, nato e cresciuto a Sarelo Lothe, un piccolo villaggio di passaggio, composto solo da allevatori e agricoltori. Le principali entrate sono date dal commercio e dai mercenari che si fermano ad una delle numerose locande. La guardia cittadina è pressoché inesistente, dal momento che nessuno osa fare qualcosa alla gente del villaggio, rischiando quindi di perdere vitto ed alloggio.

Cassièl viveva quindi una vita tranquilla, aiutando il padre artigiano a confezionare armature di cuoio e giocando con i mercenari, dai quali apprendeva sia le loro gesta che lezioni utili sul combattimento. La madre era una locandiera alquanto corpulenta e dai modi sbrigativi, ma dolcissima con lui che non esitava a darle una mano la sera, in modo da avere l’occasione di conoscere altri guerrieri e maghi.

Finché un giorno sentì che un gruppo di mercenari cercava qualcuno abbastanza bravo con la spada per poterli affiancare in qualche missione. Erano rimasti a corto di uomini durante la loro ultima battaglia e avevano un disperato bisogno di nuove forze. Cogliendo l’occasione al volo, si presentò offrendo loro in giro di birra e proponendosi come rinforzo. Quello che sembrava il capo, un omone dall’aria bonaria di nome Lorth, lo accettò immediatamente, dal momento che conosceva la sua abilità in combattimento. Il gruppo sarebbe ripartito la mattina del giorno seguente, quindi, se lui si fosse fatto trovare ai confini del villaggio lungo la strada Nord li avrebbe seguiti.

Cassièl non ci dormì tutta la notte. Sapeva che i suoi non avrebbero approvato. Aveva appena compiuto diciassette anni e non volevano assolutamente che se ne andasse a rischiare la vita in giro. Quindi, pur con grande rammarico, scrisse una lettera e partì verso il luogo dell’appuntamento appena sorse il sole, giurando a se stesso che sarebbe tornato appena ne avesse avuto l’occasione.

Dopo qualche settimana di viaggio insieme al gruppo, arrivò in un villaggio disperso tra le montagne. Ad accoglierlo ci furono i pianti di mogli e genitori che non vedevano ritornare i loro cari. Ma quello che stupì Cassièl fu che il dolore era accompagnato ad una sorta di rassegnazione, come se una cosa del genere fosse normale ed avessero tutti accettato questo destino.

In breve fu messo a corrente della situazione.

Il villaggio giaceva su una miniera di Oro Verde, il metallo più prezioso e più resistente, utilizzato per la forgiatura di armature e spade incredibilmente leggere e robuste. Dal momento che il Re sapeva di questo giacimento, mandava regolarmente i suoi uomini a prelevare il tributo, un tributo che comprendeva quel poco che riuscivano a produrre con l’allevamento e l’agricoltura, lasciando quindi il villaggio intero senza niente.

Per questo motivo gli uomini partivano in missioni che comprendevano la razzia di altri villaggi, unico mezzo per sopravvivere. I soldati del Re non sapevano di questa cosa, dal momento che ufficialmente gli uomini mancavano per racimolare qualche soldo come mercenari.

Pur non riuscendo inizialmente a partecipare pienamente alle razzie, col tempo Cassièl sposò appieno la loro causa, uccidendo se si trattava di uccidere e rubando quando era necessario. Passò quindi tre anni con loro, prima di decidere a ritornare nel suo villaggio a trovare i suoi. Lorth lo pregò di non andare, dal momento che era rischioso farsi riconoscere, ma lui voleva a tutti i costi sapere come stavano i suoi genitori, quindi partì lo stesso.

Arrivato a Sarelo Lothe, si calò il cappuccio sul viso. Si era anche fatto crescere un po’ la barba in modo da camuffarsi meglio e tastare un po’ il terreno prima di farsi riconoscere.

Entrò quindi nella locanda della madre e, sedutosi ad un tavolino, chiese della birra. Gliela portò un ragazzo che lui riconobbe subito come il suo amico d’infanzia. Lo voleva salutare, ma si trattenne, continuando a sbirciare il bancone per cercare di capire il momento necessario per rivelarsi.

Proprio in quel momento una voce lo fece sussultare. Si girò per veder meglio e capì subito quale fosse il pericolo.

Due uomini avevano tirato fuori le loro spade e lo indicavano. Riuscì a capire che erano gli abitanti dell’ultimo villaggio che aveva razziato e che lo avevano riconosciuto. Accanto a loro vi erano delle Guardie del Re. Ed immediatamente capì che la situazione era peggio del previsto. Quelle guardie erano in viaggio per riscuotere i tributi al villaggio di Lorth: le aveva già viste e sapeva che, se lo avessero riconosciuto, avrebbero capito chi c’era dietro le razzie, dando loro un motivo per radere al suolo tutto ed impadronirsi della miniera di Oro Verde.

Cassièl scattò in piedi e si mise a correre, ma in quel momento un uomo che entrava nella locanda lo fece cadere a terra, togliendogli il cappuccio. Subito i due uomini lo presero per il colletto, pronti ad aprigli lo stomaco. Le Guardie del Re, vedendo la situazione, si intromisero, chiedendo spiegazioni. Sentirono quindi il racconto dei due uomini, nei minimi dettagli. Cassièl vide nei loro occhi che avevano capito tutto.

In un tentativo disperato di fuga, si liberò dai suoi aggressori e scappò lungo le vie del villaggio. Alle sue spalle sentiva le richieste di aiuto da parte degli inseguitori e si ritrovò ben presto ad avere quasi mezzo villaggio alle sue costole.

Prese il primo cavallo che gli capitò a tiro e lo lanciò al galoppo verso Nord, cercando di raggiungere il villaggio di Lorth per avvisarlo del pericolo: ormai la Guardia del Re aveva capito tutto… ed era tutta colpa sua!

Pensava che tutto stesse andando per il meglio quando sentì che gli zoccoli degli inseguitori si avvicinavano. Il cavallo che aveva preso non era un granché, mentre loro avevano dalla loro parte degli animali stupendi.

Tentando una fuga disperata, si inoltrò nel fitto della foresta, schivando rami, alberi e tutto quello che gli si presentava lungo il cammino. Ma il cavallo ben presto cedette e cadde a terra rovinosamente. Cassièl si rialzò in fretta, sentendo gli inseguitori a pochi metri da lui. Cominciò a correre con tutto il fiato che aveva in corpo. Non sapeva dove stava andando e non gli importava poi molto. Voleva solo fuggire.

La speranza tornò a pervaderlo quando si accorse che forse avevano smesso di rincorrerlo, ma quando capì il perché fu troppo tardi. I suoi piedi annasparono nel vuoto e lui si ritrovò a precipitare lungo un burrone altissimo. La paura lo invase con tutta la su potenza e svenne prima ancora di toccare il suolo.

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Nome: Kyra

Razza: Centauro Femmina

Classe: Stregone/Ranger

Anni: ne dimostra una ventina

Aspetto Fisico.

Ha i capelli ramati, di un rosso selvaggio e accesso. I suoi occhi sono di un verde intenso, quasi ipnotici. Ha i tratti del viso molto delicati anche se selvatici. Nell'insieme dà un senso di potenza e nobile calma.

Indossa un corpetto di cuoio borchiato sopra una camicia rosso fuoco.

In spalla ha un arco e la faretra con le frecce, mentre sul fianco ha un fodero con una spada rifinitissima.

Spoiler:  
Fu svegliato da un tocco gentile sul suo volto. Attraverso la nebbia degli occhi vide una donna bellissima, dal fluenti capelli rossi e gli occhi di un verde intensissimo. Gli disse con voce melodiosa di stare fermo e di non muoversi. Sentiva che gli applicava qualcosa lungo il corpo e che non sentiva alcun dolore, come se fosse addormentato.

Chiuse gli occhi e perse di nuovo i sensi.

Al suo risveglio si ritrovò in una capanna in legno, sdraiato su un comodo letto di paglia. Si alzò in piedi, notando che non gli faceva male nulla, come se non fosse mai caduto da quel burrone. Sentiva solo un leggero impedimento nel movimenti. Volse lo sguardo verso la finestra e vide la ragazza che lo aveva accudito che lo guardava da fuori, un sorriso dolcissimo stampato sulle labbra.

Cassièl non riusciva a capire che cosa aveva. E solo dopo dei giorni passati lì dentro capì che si era innamorato di quella ragazza che lo guardava dalla finestra, senza mai entrare ed impedendogli di uscire finché non fosse completamente guarito, ma facendogli trovare ogni mattina della cacciagione fresca insieme a verdura e frutta. E lui cucinava, parlando con lei di tutto, raccontandole la sua vita, i suoi pensieri, i suoi sensi di colpa verso il villaggio di Lorth e verso i suoi genitori.

Finché un giorno le disse che l’amava. E quello fu il giorno in cui lei fuggì. Una mattina lui trovò tutto il suo equipaggiamento tirato a lucido accanto al suo letto. Ma alla finestra non vi era nessun dolce volto, nessun riflesso rosso. Capiva che doveva partire. E così fece, il cuore a pezzi e le lacrime che bussavano agli occhi.

Non sapeva dove stava andando. Seguiva solo un sentiero che sembrava appena battuto e che lo condusse ad un piccolo villaggio di pescatori sulla riva del grande lago Muryn. Sfruttando le sue conoscenze come artigiano, venne presto assunto da una bottega, iniziando a vivere nella locanda del paese, dove dava una mano ogni tanto per pagare la stanza.

Ma ogni volta che poteva tornava a quella capanna. E lei non c’era più. Quindi elesse quel luogo come culla dei suoi pensieri, dei suoi sfoghi. Si sedeva sul letto che lo aveva accolto e parlava come se lei ci fosse. Le raccontava di volersene andare, di raggiungere il villaggio di Lorth e vedere come stavano tutti, di andare a trovare i suoi genitori, di farla pagare a quelle Guardie del Re. Ma soprattutto le raccontava di quanto l’amasse e di quanto le mancasse, finendo ogni volta sfinito, cadendo in un sonno profondo che lo faceva arrivare quasi sempre in ritardo al lavoro.

E un giorno, proprio quando l’alba lo sorprese ancora una volta addormentato in quel posto, si svegliò e vide lei alla finestra, di nuovo. Si chiese se stava sognando, ma era reale. Stava per correre fuori e abbracciarla, quando lei iniziò a parlare: «Scusa… lo so che ti ho fatto del male. Ma so che non posso darti quello che vuoi veramente: una ragazza con cui stare. E credimi se ti dico che lo vorrei anche io. Per te comunque posso fare una cosa. In questi giorni ti ho sentito e voglio aiutarti, quindi se vuoi posso accompagnarti al villaggio di Lorth, dai tuoi genitori ed ovunque tu voglia… sempre che mi accetti per quella che sono.» Detto questo, lei si allontanò dalla finestra e lo invitò ad uscire.

Cassièl corse fuori della capanna… e quello che vide lo sconvolse.

La ragazza che amava era un centauro, un essere col busto umano ed il resto del corpo di un cavallo. Rimase senza parole, non sapeva che fare. Ma la amava troppo e leggeva nei suoi occhi la stessa cosa. Sarebbero andati insieme per il mondo, per sempre. Anche se era un amore che poteva considerarsi impossibile, comunque poteva starle vicino ogni giorno.

Ad un cenno di lei, lui le salì in groppa. Dopo un attimo di esitazione la baciò profondamente. Si staccò a malavoglia e le chiese il suo nome. «Kyra.», rispose lei, sorridendogli. Poi partirono al galoppo.

Trovarono il villaggio di Lorth deserto, ma senza apparenti segni di violenza. La miniera era crollata su se stessa e sembrava che nessuno fosse intenzionato a sfruttarla ancora. Non vi erano tracce per capire che strada avesse preso tutta la gente. Sperando che stessero bene, lasciò il villaggio insieme a Kyra, diretto verso Sarelo Lothe.

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Nome: Xarioki

Razza: Umano

Classe: Ladro/Mago

Anni: trent'anni

Aspetto fisico:

Una persona senza aspetti particolari che richiamino l'attenzione. Capelli neri ed occhi neri. Indossa una strana veste di taglio inusuale per le terre in cui si trova. Gli unici suoi possedimenti sono un normale pugnale tipo stiletto ed uno zaino con due libri ed il necessario per scrivere.

Spoiler:  
In realtà Xarioki non appartiene al mondo in cui si trova al momento. Non si ricorda però della sua vita precedente: sa che prima c'era qualcosa e qualcosa di terribile che lo ha riguardato da vicino, ma non ha idea di che cosa possa essere per quanto cerchi di sforzarsi di ricordare. Le uniche tracce che ha per ricostruire il proprio passato sono nei libri che porta con sè. In uno dei due libri vi sono le magie che lo qualificano come un mago, sebbene non sappia quali siano precisamente i suoi poteri e le proprie conoscenze arcane al di là delle cose più semplici della magia. Sul corpo e precisamente sul petto porta il tatuaggio di due occhi. E questa è una delle cose che maggiormente lo preoccupa: perchè in qualche modo sente che il suo passato è legato a quel tatuaggio. L'unica cosa che si ricorda al momento è di essersi ritrovato nel mondo con poche cose. Il proprio nome l'ha riconosciuto nell'altro libro, il diario. In questo ci sono cose scritte apparentemente di suo pugno... ma anche scritte oscure, precisazioni enigmatiche che parlano di una personalità non proprio cristallina. Ma la maggior parte di quello che è scritto sul libro è difficilmente decifrabile.. od almeno dà a Xarioki una sgradevole sensazione quando prova a leggere.

Così messo si è trovato a vagare per un bosco, senza meta apparente. Fino a venire accolto da una strana coppia di contadini. Ha passato la notte dormendo profondamente, ma la mattina, quando si è svegliato i contadini erano scomparsi senza lasciare traccia.

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ecco anche me!

Nome: Rudin Evarick

Razza: umano

Classe: ranger urbano/ladro

Età: 23

È un uomo di meno di venticinque anni, ma ne dimostra trenta. Il volto pallido e scavato è già solcato da diverse rughe, e presenta vistose occhiaie dovute alle notti passate in indagini e ragionamenti. I suoi capelli sono un segno distintivo: una massa disordinatissima di capelli neri, con qualche capello grigio che spunta qua e là (per intenderci, i capelli sono come quelli di Einstein, a parte il colore; ndAir). Si sbarba quasi ogni giorno. gli occhi sono verdi ed in perenne movimento alla ricerca di dettagli. È molto magro e di altezza media. Generalmente veste con calzoni pesanti, stivali comodi, una camicia lisa e sopra un giaccone lungo fino ai piedi (tipo impermeabile), il tutto di colori poco sgargianti, generalemnte marrone. Ha sempre con sé una borsa ripiena dei “ferri del mestiere”, e porta generalmente con sé un pugnale e una balestra ad una mano.

Molto nervoso, ha un’evidente balbuzie e diversi tic; tuttavia, data la sua buona cultura e prontezza mentale, riesce ad essere un discreto conversatore. Non ricerca la compagnia a tutti i costi ma non ne è messo a disagio.

Lo accompagna ovunque Schultz, un cane grigio dal pelo lungo, crespo e arruffato.

il BG è sotto forma di un breve racconto, e dà anche indizi sul carattere del persoanggio. Non c'è nulla di segreto o misterioso, ma lo metto comunque in spoiler. Se devo cambiare qualcosa, ditelo. Se qualcuno ha idee per unirei BG, sono disponibile. ;-)

Spoiler:  
Come ogni mattina il sole passò attraverso l’apertura nelle tende scure in modo da andare a colpire esattamente il volto di Rudin Evarick. L’uomo sollevò la testa all’istante, nella stanza ben poco illuminata. Contò mentalmente fino a cinque per abituare gli occhi alla penombra, poi si alzò dal letto, rapido.

«Sve-svegliati Mac. È ora! È ora!» disse con voce piuttosto acuta.

Si diresse automaticamente verso l’angolo della stanza, muovendosi con disinvoltura pur senza vedere: ripetere gli stessi gesti per anni aveva fatto sì che non aveva più bisogno degli occhi per muoversi nella sua piccola casa.

Bloccò i suoi passi esattamente prima di picchiare il ginocchio contro il sostengo di una bacinella d’acqua; levò il telo che copriva la bacinella e si gettò l’acqua gelida in faccia, con gesti secchi e nervosi.

«Brrr… M-Mac, davvero fa-faresti bene ad alzarti, l’alba è già pa-passata da quasi mezz’ora, mezz’ora, forse di più. A-alzati, su».

Azzardò ad aprire un po’ di più le tende, badando bene che la luce non diventasse fastidiosa. Quindi alzò lo sguardo al vecchio specchio incrinato, spostandosi automaticamente di pochi centimetri a destra per evitare la crepa.

La poca luce era sufficiente a Rudin per vedere che nulla era cambiato durante la notte: il volto scavato e pallido presentava una barba di tre giorni che l’uomo eliminò con poche nervose passate di rasoio; sotto i luminosi occhi verdi, che si muovevano di continuo, come se l’uomo si aspettasse un attacco, erano ben visibili le profonde occhiaie. Rudin si era disinteressato dei suoi capelli neri e ribelli negli ultimi cinque anni, se si escludono le basilari norme di igiene che seguiva con metodicità ogni giorno, e questi ora si presentavano come un’arruffata massa senza una direzione.

«M-mac! Maaaaaac! Alzati, alzati, da-dannato pigrone… Schultz!» alzò un po’ il tono, e a quest’ultima voce in risposta arrivò con passo silenzioso un grosso cagnone grigio con il pelo arruffato quanto i capelli del padrone. Il cane raspò con la zampa contro la gamba di Rudin, che in risposta lo grattò brevemente sotto il collo. «B-bravo Schultz, bravo il mio cagnone.» mormorò Rudin senza guardarlo.

Il cane iniziò ad uggiolare. Rudin si accucciò di fianco al cane e sussurrò: «Da-da bravo Schultz, vai a svegliare Mac.» ma il cane restò immobile, mordicchiando il bordo delle braghe del padrone e tirandolo. Rudin percepì qualche rogna. Era il suo mestiere, percepire rogne, e lo strano atteggiamento di Schultz era solo un’ulteriore conferma dell’aver fiutato giusto. Scosse la testa nervoso e afferrò un pugnale affiliatissimo da un tavolo vicino, poi seguì il cane dietro il paravento che separava il suo letto da quello di Mac.

Il letto era vuoto. Non solo, era intatto. Non un filo di paglia fuori posto, e la coperta era ancora piegata lì accanto. Mac non era mai rientrato, la sera prima, dal Boccale di Mezza Via. Il cane era salito con le zampe sul bordo del letto e abbaiò sommesso una sola volta. Il cervello di Rudin era già all’opera, sfornando ipotesi «A cuccia, Schultz. Mac p-può essere andato con una d-donna, sì, una d-donna, avrà la-lasciato un bi-bi-biglietto, certo, certo» quando pensava la sua balbuzie e i suoi tic aumentavano sempre in maniera esponenziale. «Certo, sa-sa quant’è importante, gliel’ho d-detto un sacco di v-volte, l’ha già anche f-fatto, sa che d-deve tornare a lasciare un me-messaggio se sta-sta-sta fuori la n-notte. Sa c-che abbiamo bisogno di lui, sì, lo sa, Schultz» mentre parlava, cercava in ogni angolo della disordinatissima stanza un biglietto nella rozza calligrafia di Mac, e con l’altra mano carezzava meccanicamente il cane che lo seguiva. Ma gli unici fogli che faceva svolazzare per la stanza erano i suoi appunti e annotazioni. Li avrebbe raccolti in seguito.

Alla fine dell’inutile cerca aprì la porta della piccola abitazione. Inchiodati sulla porta con un pugnale di pessima fattura c’erano un elegante pezzo di stoffa e un biglietto sgrammaticato:

tuo fratrello vivo in cambio di tuo naso fuori da afari nostri

«Ma… Mac… M-Malcolm… b-bastardi… » l’uomo iniziò a mordicchiarsi il labbro, stringendo spasmodicamente con l’altra mano il pezzo di stoffa. Voltava la testa di scatto, al minimo rumore, intorno a sé, senza però notare nulla di strano. In quel momento Rudin Evarick non stava né pensando, né ragionando, né ricordando un dettaglio. La sua mente acuta e sempre attiva in quel momento era occupata dalle facce della sua famiglia, decimata dalla lotta al crimine: il suo vecchio padre (mutilato e poi morto) Sebastian Rohod Evarick, che indirizzò i figli alla carriera di uomini di giustizia e suo fratellone Aarkon Evarick, paladino assassinato dai Cultisti del Dolore.

Quando Rudin e Malcolm seppero dell’uccisione del fratello maggiore, due anni prima, indagarono per tre mesi senza sosta, andando in giro per la città e l’intera regione di giorno e di notte; il più piccolo, lo sveglio e intuitivo Rudin interrogava e raccoglieva indizi, il robusto ed energico Malcolm proteggendo il fratellino da agguati e altri sicari.

Rudin ricordava ancor la scena: aveva guidato il gruppo attraverso i pericolosi vicoli e anfratti del Ghetto Antico; arrivati davanti al portone che con tanta fatica avevano individuato, Malcolm con un possente calcio l’aveva aperto, e le Guardie della Città che li avevano seguiti si erano riversate con le spade sguainate nel tempio blasfemo, ponendo fine alla scellerata setta di pazzi sanguinari noti come i Cultisti del Dolore, che da anni tormentava Unniver. Neanche un Cultista era scampato o si era arreso. Malcolm stesso aveva ucciso il capo della setta con un quadrello in fronte, vendicando Aarkon.

In quell’occasione i fratelli Evarick si erano fatti un certo nome a Unniver e nelle poche terre circostanti, nell’ambito della lotta al crimine, in cui avevano continuato a lavorare. Avevano ricevuto una medaglia e lo Stemma d’Onore della Milizia. Rudin non amava quell’onoreficenza e raramente aveva portato lo Stemma, mentre Malcolm lo riteneva, come diceva lui, molto figo, ed era solito usare quella stoffa pregiata e ricamata come bandana. Faceva far colpo sulle donne, diceva.

E adesso Rudin stringeva in mano proprio quella bandana., mentre il volto di Malcolm si aggiungeva a quello di suo padre e di Aarkon nella sua mente.

«B-bastardi...»

Furente, si sbattè la porta alle spalle. Come sempre faceva quando era particolarmente nervoso, iniziò a masticare un pezzetto di legno. Rapidamente, con i suoi consueti gesti secchi e scattosi si vestì, mise in una borsa provviste, tutti i suoi attrezzi del mestiere e diverse pergamene piene di appunti. Si allacciò in vita la piccola balestra ad una mano e il pugnale. Infine, aprì un cassetto sotto il tavolo, estrasse il suo Stemma d’Onore. Lo osservò un attimo. Era molto meno liso di quello di Malcolm. Se lo legò al braccio, molto stretto.

«A-andiamo, Schultz. I-inizia l'indagine p-più importante della nostra vita.»

Si chiuse la porta alle spalle.

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Tocca a me... visto che ce l'ho pronto...

Nome: Vecadian "Veck" Kirne

Razza: Umano

Classe: Mago

Anni: 21

Descrizione:

Vecadian, Veck per gli amici, è un giovane mago della città di Aalborg. E' alto poco più di un metro e ottanta (nella media dei giovani del Nord), e la costante pratica della manipolazione di energie magiche gli ha concesso una discreta prestanza fisica. Ha i capelli castani, tagliati molto corti, e gli occhi scuri, ma la carnagione è quella pallida dei settentrionali.

Indossa la divisa maschile della sua disciplina: una tunica al ginocchio, blu e rossa (colori caratteristici degli Elementalisti), bordata di pelliccia, un paio di semplici pantaloni neri, mantello e stivali adatti alle temperature rigide di Aalborg. Ha con sé gli abituali strumenti della sua professione; un libro, penne e inchiostro, e una sacca con alcuni reagenti magici. Tuttavia, preferisce praticare la magia a corpo libero, per quanto possibile, e affidarsi più alla sua inventiva che alle formule memorizzate. Ha con sé anche il bastone dell'Accademia, che usa come distintivo e come eventuale arma di difesa (ma è piuttosto scarso nel suo uso).

Niente background, ma vi aggiungo una piccola nota di riferimento.

L'Accademia dell'Arcana Maiestate di Aalborg è una delle più antiche istituzioni della città. Attualmente, ha sede in un complesso di palazzi comunicanti che si affacciano sulla piazza principale di Aalborg, non lontano dal Palazzo del Reggente. L'Ordine Arcano inizialmente occupava solo uno dei palazzi, ma con il passare dei secoli si è allargato, acquistando gli edifici adiacenti, fino all'attuale configurazione. L'Ordine ha assunto la denominazione di Accademia nel momento in cui ha deciso di estendere liberamente l'insegnamento della magia. Oggi, accoglie alcune centinaia di giovani apprendisti da ogni parte del continente, che vengono addestrati nella teoria magica e nella pratica di alcuni Arcani minori. Agli studenti più promettenti viene offerta la possibilità di entrare nelle fila dell'Ordine, dopo un periodo di apprendistato diretto assieme ad un tutore, e una serie di prove volte a dimostrarne le capacità. L'Ordine ha anche un dicreto peso nella vita politica di Aalborg, e oltre alla scuola di magia (che lo occupa per la maggior parte) il complesso dell'Accademia ospita anche uno spaccio di oggetti magici minori, una biblioteca di consultazione pubblica, e alloggi per gli stregoni erranti. I membri dell'Ordine hanno accesso anche alle strutture riservate, come laboratori, camere di evocazione, e "spellpool" di energia arcana.

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Nome: Nhemesis

Razza: felina

Classe: Tanta

Anni: 2.5

è un gatto normale, 3.5 kg, 45 cm, pelo arancione striato di rosso (il cervello è kmq in parte controllato ancora da un lato umano, quindi si viene a creare dall'unione dei due ego un ego che sostituisce quello del gatto, che è una via di mezzo dei due, tra il felino e l'umano...); legame telepatico con chi viaggia(max una sola persona alla volta, tipo famiglio...)

+Equip: una anello metallico blu oceano infilato a metà coda (non lo si può togliere)

un collare di velluto verde con una targhetta in acciaio lucidocon inciso il nome Nhemesis.

Non ha BG

quello che scrivo qui sotto è solo per completezza del personaggio, ma per il momento non leggetelo!

Spoiler:  
"Umano"/"vampiro"|(<=forma umana)

-anni apparenti: 25

reali : 300 (e oltre...)

-di giorno preferisce la forma umana, e si menifesta vamp solo in caso di battaglie impegnative o in caso di rischio di morte

-di notte può decidere liberamente che forma usare.

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+Da gatto:

è un gatto normale, 3.5 kg, 45 cm, pelo arancione striato di rosso (il cervello è kmq in parte controllato ancora dal lato umano, quindi si viene a creare dall'unione dei due ego un ego che sostituisce quello del gatto, e che è una via di mezzo dei due, tra il felino e l'umano...); legame telepatico con chi viaggia(max una sola persona alla volta, tipo famiglio...)

+Equip: una anello metallico blu oceano infilato a metà coda (non lo si può togliere)

un collare di velluto verde con una targhetta in acciaio lucidocon inciso il nome Nhemesis.

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+Da umanoide:

ha le seguenti capacità:

.conoscenze medicho/curative => Magiche solo minori(tipo cura ferite leggere); alchemiche erboristiche maggiori(nel senso che è molto capace)

.capacità di utilizzo di qualsiasi arma con maestria

preferisce il combattimento a mani nude:(artigli, anche da umano) o con pugnali/spade corte

.capacità magiche: minori di tipo stregonesco (e curative tipo chieico, vedi sopra)

.capacità da ladro: scasso, assassinio con colpi precisi, furti, inganno/raggiro (e naturalmente capacità come nascondersi nel buio)

.vede a colori al buio

.vede in bianco e nero di giorno o con forti luci

.alcune conoscenze generali (cioè poco su molte cose e molto su alcune in particolare)

-Ha la capacità di manifestarsi a volontà o come gatto o in forma umana:

di notte può decidere liberamente che forma usare.

-Caratterialmente è schivo, taciturno, preferisce agire (viaggiare se necessario) da solo (se serve può agire in gruppo, ma non lo fà con piacere).

-Se serve è capace di uccidere rubare raggirare, senza problemi ne distinzioni, ma deve avere un motivo, (e deve essere qualcosa che "ha voglia di fare")

+Aspetto:

Ragazzo, 1,80 m

Pizzetto

capelli castano scuro

occhi verdi (tipo quelli del gatto) ma color ghiaccio vicino alla pupilla(più la pupilla è stretta più si vede il ghiaccio)

un paio d'ali rosso fulve ,(con attaccatura alla schiena), tipo pipistrello, ma ricoperte da un corto strato di pelo, fanno da mantello 8proteggono dalla temperatura esterna, e quando sono chiuse o sulla schiena o intorno al corpo sembrano un mantello di velluto rosso fulvo) gli permettono di planare e in rari casi di volare (tipo deltaplano), artigli sulle dita delle mani e dei piedi (resistenti appuntiti e affilati)

corporatura asciutta ma abb. muscolosa;

Tatuaggio in blu sul collo, con scritto Lars

+Equip: "pantaloncini da ginocchio in cuio e scalie

-busto: (corazza)giubbotto in cuoio e piastre (non su tutta la superfice, solo su alcuni pezzi), con colletto rigido, rinforzto e imbottito ,dietro, aperto d'avanti.

-braccio sx: bracciale a scaglie chiuso, tra spalla e gomito, avambraccio fasciato

-braccio dx niente, solo dei tatuaggi a spirale lungo tutto il braccio

-spalla dx: protezione metallicaa forma di zampa artgigliata (felina con unghie estratte) con gli artigli a seguire la curva della spalla, appoggiata sopra a una semifera, con il bordo bombato (in realtà non è una vera e propia semisfera, ma quasi un quarto di sfera)

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Nome: Lariel Elencur

Razza: elfa

Classe: mago

Anni: 145 anni

Aspetto Fisico: Lariel è molto alta per essere un’elfa ed il suo corpo non è quello esile e filiforme di molte fanciulle della sua gente. Ha un fisico robusto e scattante, come quello dei migliori guerrieri. Eppure questo dono di nascita viene costantemente camuffato dalla pesante tunica di lana azzurra, bordata di pelliccia, che rappresenta la divisa della sua disciplina all’interno dell’Accademia dell'Arcana Maiestate: la divinazione. Dal bordo inferiore si intravedono appena degli stivaletti di lana e pelliccia, indispensabili per contrastare il clima freddo di queste zone. Sulla tunica spicca un unico, semplice oggetto: una spilla a forma di arco, il simbolo della sua famiglia.

Legata in cintura ha sempre con sé un cilindro di pelle, foderato in seta, in cui conserva gelosamente alcune pergamene di incantesimi.

Porta sempre i lunghi capelli neri raccolti in una treccia e si sforza sempre di apparire inappuntabile in tutto. Soltanto gli occhi verdi, chiari e luminosi, lasciano trasparire la sua curiosità per tutto quello che le accade intorno, anche se spesso sono impegnati nella lettura degli enormi tomi presenti nella biblioteca della scuola.

Background

Spoiler:  
Lariel è nata con un fisico abbastanza robusto per essere un’elfa, cosa che fece al gioia dei suoi genitori, specialmente di suo padre, famoso artigiano ed amante degli archi. Sognava di vedere diventare la figlia un’abile tiratrice, proprio come suo fratello. Ma la giovane elfa aveva le idee ben chiare. Al compimento dei suoi 100 anni scelse come nome “Lariel”, che era quello della nonna paterna, un’elfa che aveva votato la propria vita alla ricerca della conoscenza ed allo studio della divinazione.

Le insistenze di suo padre furono quindi senza risultato e non poté far altro che acconsentire alle richieste della figlia di essere inviata alla famosa Accademia dell'Arcana Maiestate, nella vicina città di Aalborg. Non che fosse un grosso sacrificio economico per la famiglia Elencur, ma il padre di Lariel soffrì profondamente per la partenza della figlia, ma l’amava troppo per lasciar trasparire la sua tristezza. In fondo, non le avrebbe potuto far cambiare idea e le risparmiò questo senso di colpa.

Lariel partì da casa sua piena di speranze e di ambizioni, ben decisa a rendere onore alla memoria di sua nonna.

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Nome: Olbeon

Razza: Nano

Classe: Guerriero

Anni: 45 (è come un umano di 19-20 anni)

Olbeon è il tipico nano.

Alto circa un metro e venti, poco meno, ha una folta chioma bionda che raccoglie in trecce ai lati della testa, e lascia invece libera dietro la testa.

La barba bionda è a ciuffi, e si unisce con i baffi a formare una maschera che ne ricopre quasi completamente il volto.

Le braccia sono robuste, muscolose e non troppo pelose; le gambe storte, arcuate verso l'interno gli conferiscono un aria micacciosa, da mastino.

Unico segno particolare sono gli occhi, con le pupille completamente rosso intenso, quasi bordò, e un pezzo di orecchio sinistro mancante (ma è difficile notarlo tra tutti gli orecchini di metallo grezzo e i capelli che coprono)

Ha un aspetto disordinato e sporco, anche grazie alla barba incolta e ai capelli poco curati. Veste sempre con un'armatura di cuoio ormai vecchia e logora, che non offrirebbe grandissima protezione.

L'ascia che porta sulla schiena, di traverso, ha un lungo manico di legno ormai scheggiato in più punti, e la lama è intaccata e con il filo rovinato, nonostante la passi con la pietra praticamente ogni sera.

Ha un coltello corto, che usa per la carne quando è in viaggio, al fianco sinistro.

Un leggero zaino gli pende dalla spalla destra, con la tracolla ad attraversare il petto. Dentro tiene pochi strumenti da viaggio, acciarino e pipa con relativo tabacco, e una fiasca di liquore.

Gli stivali sono di buona qualità, e continuerà ad usare quelli finchè non avrà la fortuna di comprarne un paio nuovo.

Non ha mai molti soldi con se, perchè quelli che si guadagna di solito li spende tutti in birra e, talvolta, per delle donne.

E' particolarmente affascinato dalle umane more.

Sotto segue il carattere, un po' della sua vita, e qualche dettaglio utile, ma da scoprire con il tempo.

Spoiler:  
E' un tipo abbastanza socievole, e pronto alla risata, spesso favorita dalle quantità assurde di birre che ingurgita. Non ha pregiudizi ne nei confronti di elfi, ne di uomini, ne di altre razze.

Tranne che per gli orchi.

Nutre un odio viscerale nei confronti di queste creature perfide e animalesche, pronte a tutto pur di mostrarsi migliori dei Nani.

La sua vita l'ha praticamente passata a viaggiare, da Nord a Sud, da Est a Ovest, sempre pronto ad attaccare briga con qualsiasi orco trovasse per strada.

La maggior parte delle volte ha avuto la peggio, vista la sua giovane età, ma in qualche modo è sempre riuscito a cavarsela.

Solamente negli ultimi mesi ha imparato a destreggiarsi un po' di più in combattimento, e ad usare un po' più la testa e meno la pura forza bruta.

E' lontano dal suo paese natale da molti anni ormai, da quando ha ucciso un amico di suo padre perchè aveva osato toccare sua sorellastra minore.

Nessuno gli aveva creduto, quando l'aveva raccontato, e la piccola sorellina era troppo ingenua per poter capire cosa fosse successo veramente.

Lui non era ben considerato, neanche da suo padre, perchè al momento del parto la madre era morta, riempiendo la stanza di sangue.

I suoi occhi rossi, si diceva, avevano bevuto quel sangue e ne avevano corrotto l'animo.

E poi l'amico era un tipo rispettato.

E allora, per non essere impiccato ingiustamente, scappò.

Da qualche anno vive alla giornata, girando il mondo.

Non si fa problemi a truffare i ricchi mercanti che trova per strada, o a rubare soldi ad altri furfanti nei boschi.

Attività molto rischiosa, ma anche molto reditizia quando va bene.

In giro le guardie iniziano a dire di lui:"è un viaggiatore fedele solo a se stesso, pronto a fare quello che la mente gli suggerisce per raggranellare qualche soldo, e presto diventerà temibile anche in combattimento. E' da tenere d'occhio, quel nano."

Lui se ne disinteressa, e pensa solamente a poter comprare birra, e a diventare più forte, per sterminare quanti più orchi può.

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  • 4 settimane dopo...

Nome:Mandingo

Razza:Umano (Vampiro)

Classe:Stregone

Anni:243 (19 dimostrati)

E' alto cica 178, muscoli possenti e un fascino (grazie anche alla sua natura da vampiro) più che particolare. Ha dei capelli mediamente lunghi color castano scuro che gli cadono sulle spalle. Ha anche un pizzo e dei baffi lievemente accennati che gli contornano le labbra, carnose ma secche. I suoi occhi sono di un verde intenso ma hanno un contorno rosso sangue che li fa apparire malvagi.

Ha un aspetto e un portamento nobile, e ama vestirsi in modo molto stavagante e intrigante... predilige i vistiti scuri, e di solito lo si vede con dei pantaloni neri che cadono larghi sugli stivali rossi, e sopra solo un mantello con un cappuccio quasi sempre indossato... ha sempre una spada bastarda nella sua fodera, pronta ed essere sguainata, e un coltello nascosto in una manica, e porta sempre con se un arco e poche frecce. Si guadagna da vivere lavorando come assasino o profanando antiche tombe.

Spoiler:  
E' sempre molto serio e non è molto cordiale e/o sociale. E' adirato con il mondo intero per la sua condizione e sopporta a fatica le altre razze, poichè crede siano impuri; è invece affascinato dagli incontri con gli altri vampiri perchè cerca sempre di ampliare il proprio potere. E' cresciuto sempre come nomade dopo che è diventato vampiro, e non ricorda chi fosse nella vita precedente, e non gli interessa nemmeno scoprirlo, ma intende diventare il più potente. Non ha veri amici, ma chi lo conosce impara a rispettarlo e cerca sempre di farsi ricordare positivamente... alloggia sempre in locande ed ha una passione per il sangue delle umane... Lo appassionano le sfide piu difficili.
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  • 3 settimane dopo...

Nome: sconosciuto per il momento (Ramuthra)

Razza: umano

Classe: ranger

Anni: non lo sa di preciso, sui 16-17

E' alto un un metro e settantacinque, capelli castano-chiari tagliati abbastanza corti, occhi azzurri come il ghiaccio. Ha parecchie cicatrici, anche se non si ricorda come se le è procurate. Il suo vestiario è composto da un paio di pantaloni di tela grezza (un po' jeans antelitteram se vogliamo), una maglietta bianca, un maglione di lana nero e delle scarpe di corda e tela semidistrutte. Il suo unico equipaggiamento è una spada lunga da combattimento, nera come l'ebano. Non ha la più pallida idea di come usarla per il momento e la vede come un peso. Oltre alla spada porta a tracolla una bisaccia di cuoio con all'interno dei funghi; in tasca tiene un'ampolla contenente una strana sostanza trasparente, che si è miracolosamente salvata dalla furia del mare.

Non si ricorda nulla del proprio passato, ma ho già pronto un espediente narrativo per raccontare con cura il suo background, che qui troverete in forma molto riassunta.

Spoiler:  
Ramuthra è nato a Ktaon, un minuscolo villaggio nelle montagne di Gnaldor diciassette anni prima dell'inizio di questa storia. Compiuti i dieci anni, fu mandato a imparare l'arte del combattimento e della spada al monastero di Lakau, come si usava fare con tutti i primogeniti da quelle parti. Per farla breve, sei anni dopo l'addestramento finì. Ramuthra era diventato un maestro del combattimento. Se ne andò da Ktaon e incominciò a girovagare in ogni dove, indeciso su come sfruttare le proprie capacità. Poi...
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  • 4 settimane dopo...

Nome: Fulvius

Razza: Umano

Classe: ignota (monaco/stregone)

Anni: intorno ai 25

Aspetto fisico: Fulvius è alto circa 176, ha i capelli color castano chiaro con riflessi biondi, e occhi verde acqua. Il suo corpo è possente e muscoloso, ma appare fuori allenamento e mostra un po di pancetta sulla vita. Per il resto, il corpo è ben levigato, fatto eccetto di una cicatrice sulla schiena che la attraversa quasi tutta, in diagonale. Non ha memoria di come possa essersela procurata. Non dispone di molti beni, e va spesso in giro semplicemente con dei pantaloni larghi e una maglietta mezza strappata, a cui ormai è affezionato, dato che non ha memoria di come l'abbia avuta, ma se l'è ritrovata addosso alcuni anni prima. Infatti Fulvius ha ricordi del suo passato solo fino a 5 anni prima, quando si è risvegliato su un letto in una locanda, in un paese vicino a dove abita tutt'ora. Ora abita in una casetta malandata e lavora come taglialegna e compie anche alcuni lavoretti faticosi a posto degli abitanti piu ricchi. Possiede come arma solo una possente spada (spada bastarda) trovata anch'essa il giorno in cui si risvegliò....

non leggete qua... almeno per ora...

Spoiler:  
In passato, Fulvius (vero nome Kile) apparteneva ad una speciale gilda, che addestrava i suoi discepoli sia nelle arti magiche sia in quelle marziali. Fulvius, si dimostrò subitò piu portato per le arti magiche, e in brefe divenne uno stregone provetto, e poco piu tardì arrivò anche a perfezionare molto le tecniche del monaco. Così fece carriera nella gilda, arrivando a presiederne il posto di consiglieredella gilda. Egli però, che era assolutamente devoto al suo maestro, l'attuale capo ma anche fondatore della gilda, gli rimase accanto anche dopo che il resto dei discepoli gli si rivoltarono contro. Il capo della gilda venne catturato, e lui, sfuggito per miracolo, esiliato dalla gilda e da tutti i suoi possiedimenti, che si estendevano a sud e ad ovest per chiloletri. Purtroppo Fulvius era davvero devoto al suo capo, così decise di tornare per prenderne il corpo e vendicarsi. Purtroppo scoprì che il suo maestro era stato bruciato vivo, e preso da una tremenda ira ucise quasi tutti i suoi vecchi compagni e fuggì in cerca di vendetta e distruzione. Ma quando lasciò il palazzo della gilda, una possente mano gli si posò sulla spalla e sentì un forte dolore dietro la nuca, anche se non riuscì a comprendere il punto esatto da cui proveniva il dolore. Solo molto tempo dopo si risvegliò, senza alcun ricordo di chi fosse e di dove si trovava.

nota: in realtà lui è un mezzo drago, e non sapeva della sua natura nemmeno nella sua vita precedente nella gilda.

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mod cancellate il mio post di prima (e anche questa frase)

Nome: Lòlindir

Razza: Umano

Classe: Monaco

Anni: 21

Aspetto fisico: Lòlindir è un ragazzo alto, snello e attraente. Raggiunge 1 mt e 79, ma spesso sta un po curvo, nascondendo la sua altezza. Pesa intorno agli 80 kg ed ha occhi e capelli castani. Porta i capelli mediamente lunghi e gli piace vestirsi in modo stravagante ma usa solo vestiti che lo rendano libero nei movimenti. Possiede come armi solo una katana e delle shuriken.

Spoiler:  
il suo passato è segnato da eventi traumatici per la sua psiche. all'età di 4 anni il padre fu ucciso durante un attacco al suo villaggio, e la madre morì poco dopo di una strana malattia. Venne preso come figlio da suo Zio, il quale però lo sfruttava solo per avere manodopera. Così Lòlindir crebbe triste e solo, coltivando una malvagità interiore, ma anche imparando ad eseguire gli ordini sempre e comunque. Durante il giorno del suo 13 compleanno però, stanco di servire e desideroso di essere servito, uccise lo zio nel sonno, e fuggi lontano dalla città dove abitava fermandosi solo dinnanzi ad un enorme monastero che intralciava la sua strada. tentò inutilmente di farsi dare del nutrimento dai monaci che vi abitavano, ma essi credendo fosse una piccola spia lo rinchiusero nella prigioni per 6 mesi. Quando lo liberarono, dato che avevano bisogno di allievi nuovi, gli proposero di restare a vivere la e di imparare le arti orientali. Così Lòlindir rimase nel monastero per altri 5 anni, imparando rapidamente le basi delle arti marziali e anche l'arte della spada. Un giorno però espresse il desiderio di viaggiare per poter vedere il mondo, e quando il gran maestro gli negò il permesso, l'ultima goccia fece traboccare il vaso. Restò solo 6 mesi oltre, e quando fu convinto di essere pronto sfidò il maestro ad un combattimento allenamento, uccidendolo però alla fine. Fu facile poi sterminare gli altri monaci, e così Lòlindir partì, dopo aver incendiato il monastero ed essersi armato dello stretto necessario. Da allora vive come nomade vagando da città in città e accettando di fare piccoli lavoretti in cambio di danaro. Divenne anche famoso per la sua abilità da assassino, e ora cerca solo di racimolare molto danaro per poter costruire un monastero dove lui sia il capo assoluto; desidera ancor piu di tutto, diventare immortale.
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  • 4 mesi dopo...

nome:Cecil Von Valentine

razza:non morto

classe:cavaliere nero

anni:effettivi 332;dimostrati una trentina.

aspetto:Cecil ha una considerevole altezza(1.86)che,accompagnata dalla sua costituzione possente,lo rende elegante nei movimenti e nell'aspetto che risula molto nobile.

Presenta una carnagione pallida(a causa della sua natura di non morto)e capelli lisci lunghi di color argenteo lasciati cadere a coprire le spalle.

Tutto ciò contrasta con i suoi abiti,una mantello nero pesante ricoperto ai bordi da una pelliccia che sembra eternamente innevata o quantomeno ricoperta dalla brina(di colore scuro tendente al grigio),non porta quasi mai il cappuccio calato sugli occhi perchè lo trova di impedimento alla vista e all'udito;porta una armatura composta da una cotta di maglia scura come il carbone molto resistente anche se logora dal tempo e dai venti freddi del nord,delle coperture per avambraccio molto elaborate e guanti pesanti in metallo molto scuro,parastinchi dello stesso colore e coperture per le ginocchia rappresentanti dei teschi privi di mandibola con canini molto accentuati,il resto è di cuoio nero alquanto resistente(nonostante abbia dovuto sopportare cavalcate di più giorni e intemperie di ogni genere),il torace è coperto da un armatura in metallo pesante,molto resistente.

I suoi occhi sono dorati e con un espressione di passività assoluta..non porta la barba e non ama troppi fronzoli a causa del loro ingombro.

Le uniche cose riguardanti la magia che porta con sè sono un anello del controllo(che gli serve per estrapolare informazioni)ed un libro di incantesini di cui,però,ne sa usare pochi a causa della sua inesperienza.

Porta uno spadone al fianco destro,molto pesante che però,essendo abbastanza abile,riesce ad adoperare con efficacia;non ha scudi nè armi da lancio.

Viaggia sempre affiancato dal suo fiero cavallo Blackmoon..un cavallo da battaglia dal manto nero molto possente,che possiede una bardatura molto resistente che gli permette di affrontare le battaglie senza paura(la sua particolarità sono gli occhi completamente rossi dovuti alla sua particolare data e luogo di nascita).

Blackmoon funziona anche come portaviveri e portabevande..anche se Cecil,essendo un non morto ,non sente molto il bisogno di bere o mangiare ha un passato da umano dal cui non riesce a distaccarsi del tutto.

Blackmoon è l'unico compagnio di viaggio di Cecil ed è l'unico di cui si fidi,l'unico che gli sia stato vicino.

Acausa del suo aspetto,della possenza del nero destriero(e anche sua),e del suo vestiario,incute timore e rispetto alla maggior parte degli esseri viventi(questo per lui di grande aiuto proprio perchè non gli piace la compagnia)e solo in pochi resistono ad un suo sguardo e alla sua presenza.

Crede che il mondo intero lo abbia tradito e che il destino sia stato oltremodo ingiusto con lui.

Odia gli esseri umani,ma al contempo li guarda con nostalgia ripensando a quello che era un tempo e alle possibilità che gli sono state tolte,gli elfi lo lasciano indifferente e i nani li considera degli scavafossi attaccati ai fronzoli e alla bigiotteria di cui fa a meno;odia persino i vampiri,da lui considerati dei parassiti in cerca di anime e sangue,senza un vero scopo,di cui sbarazzarsi a causa del loro ingombro e della loro stupida persistenza nel continuare la stirpe che flagella ogni giorno di più l'esistenza del mondo.

L'unico essere che rispetta è proprio Blackmoon.

Ha una voce profonda ed al contempo giovanile(nonostante l'età) che incute rispetto e timore,anche se non parla molto visto che non gli piace avere compagnia.

non vorrei mettere troppo del background del personaggio perchè mi piacerebbe svolgerlo durante la narrazione..

Le uniche cose che dirò al riguardo sono che Cecil fa parte di un antica stirpe regnante nei territori del nord e che è alla ricerca della sua vecchia spada..che gli avrebbe permesso di diventare abbastanza potente da sconfiggere il padre e di conquistare il regno a cui era destinato..da umano almeno..

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