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Il Diario di Maaram


Maaram

Messaggio consigliato

Mi scuso anticipatamente per la lunghezza del post.

Alcuni punti potrebbero risultare non troppo chiari; questo perchè avrei dovuto inviare il background, ma l'ho perso causa pc rotto. Quando lo riscriverò (era lunghissimo) provvederò a inviarlo. Se avete domande chiedete pure, comunque.

Buona lettura.

*****

Maaram Al'Qadim, nativa della città di Calimport, lascia gli agi della sua ricca famiglia per seguire l'avventura e l'ignoto.

Non è sola tuttavia.

Una potente e segreta organizzazione si nasconde nell'ombra.

*****

Personaggi principali:

-Maaram Al'Qadim: la protagonista indiscussa :) una ragazza dal carattere focoso e impulsivo, ambiziosa ma leale, che sogna di farsi strada nel mondo. Ha trascorso gli anni della sua adolescenza addestrandosi nel combattimento, nelle sottigliezze della professione di ladro e studiando duramente. La sua testardaggine è direttamente proporzionale alla sua bellezza.

-Zoran Al'Qadim: padre di Maaram, è ora un ricco e stimato mercante, ma in gioventù agiva tra le fila della Gilda dei Ladri di Calimport. Severo ma affettuoso, deve la propria saggezza ad anni di avventura.

-Marwa Al'Qadim: madre di Maaram. Donna risoluta e affascinante, si dice abbia combattutto al fianco del marito.

-Sahid Al'Qadim: fratello maggiore di Maaram, si occupa degli affari commerciali di famiglia. Si diverte parecchio a prendere in giro la sorella, ma in realtà ne è orgoglioso. Anzi, orgoglione.

-Kahlid: il migliore amico di Maaram, proviene da una famiglia poverissima ma con l'aiuto degli Al'Qadim ha potuto studiare la magia.

-Myriam: amica di Maaram, più grande di lei di una decina d'anni, compagnia preferita per i bagni in hammam e i pettegolezzi.

-Nadir: amico molto intimo :)

-Maja: la gazza ladra addestrata di Maaram. Un volatile bianco e nero lungo una cinquantina di centimetri, sempre attratto dalle cose "sbrilluccicose".

*************************************************

XI giorno del mese di Eleint, anno 1372

Non potrò mai dimenticare questo giorno...

Quel mattino mi sarei volentieri trattenuta a letto; non mi sentivo affatto riposata, probabilmente a causa dei frequenti incontri notturni con Nadir. Purtroppo dovetti abbandonare i miei propositi di ozio, poichè fui svegliata da un educato bussare alla porta della mia stanza.

Si trattava di un fatto insolito, in quanto essendo obbligata per quasi tutta la settimana ad alzarmi prima dell'alba, nessuno veniva a disturbarmi quando potevo godermi qualche ora di sonno aggiuntiva.

Riuscii a malapena ad aprire un occhio e vedere sbucare dalla porta la testa di mio padre, il quale mi disse qualcosa sul fatto che dovevo vestirmi e scendere, perchè aveva qualcosa di importante per me.

Notai che aveva in volto uno strano sorriso, e mi ricordai di una giornata simile qualche anno prima. In quell'occasione lo avevo trovato ad attendermi al piano inferiore e la mia vita aveva ricevuto una svolta decisiva. Se si era preso la briga di venire a svegliarmi personalmente, doveva trattarsi di qualcosa di veramente serio.

La mia preoccupazione crebbe esponenzialmente quando, giunta in sala da pranzo, distolse la mia attenzione dal profumo della colazione appena preparata e mi condusse nel suo studio.

"Non preoccuparti, potremo mangiare più tardi", affermò con una bizzarra espressione di furbizia ed eccitazione. Iniziai a pensare che forse i primi segni dell'età cominciavano a manifestarsi in lui...

Venni fatta accomodare, dopodichè mi parlò in questo modo:

"Figliola, durante questi ultimi anni la tua costanza è stata messa a dura prova. Tuttavia hai dimostrato di essere una buona allieva e di possedere una grande forza di volontà."

"Come voi, padre, sapete", risposi, "sono stata spronata da uno scopo importante."

"Certo, Maaram, ed è proprio qui che volevo arrivare. Sembra che tu sia cresciuta abbastanza da potertela cavare da sola. Si dà il caso che tuo fratello debba, tra una decina di giorni, partire alla volta della città di Waterdeep per un viaggio di lavoro; sarebbe mio piacere se tu l'accompagnassi. Starà poi a te decidere se e quando fare ritorno." Pronunciò queste ultime parole con una vena di tristezza nella voce.

Rimasi a bocca aperta di fronte a ciò che mi si prospettava innanzi. Vedendo che, scossa dalla novità, non sapevo che cosa dire, riprese il filo del discorso.

"Ma di certo non puoi avventurarti per il mondo senza un equipaggiamento adeguato!", disse alzandosi e facendomi segno di seguirlo.

Accese una candela e, avvicinatosi alla libreria, spostò un volume apparentemente uguale agli altri; un meccanismo si azionò ed alcuni scaffali rientrarono nel muro svelando un varco segreto. Avevo abitato quella casa per tutta la vita, eppure non conoscevo l'esistenza di quel nascondiglio... come di molte altre cose, peraltro.

Scendemmo una rampa di scale fino a quello che doveva essere un antro ricavato allo stesso livello della cantina. La piccola stanza era ovviamente buia ma mio padre provvide ad illuminarla accendendo una lampada ad olio che era appoggiata su di un tavolo. Potei così vedere che sul medesimo tavolo erano sparpagliate alcune carte che mio padre si affrettò a riporre in uno scaffale, in cui si trovavano anche qualche libro e un paio di bottiglie di vino.

Al muro stavano appese delle armi dall'aspetto antiquato (mi colpì in particolare un rapier dall'elsa tempestata di gemme preziose) e lo stemma di famiglia. In terra c'era un baule chiuso da un grosso lucchetto.

Mio padre, estratta una chiave da una delle numerose tasche del suo abito, si avvicinò proprio al baule e si accinse ad aprirlo.

"Ecco, figliola", disse quando ebbe finalmente ragione della serratura, "Ciò che ti mostrerò ora è stato conservato per lunghi anni appositamente per questa occasione".

Io, sempre più emozionata, cercai di vedere cosa si nascondesse là dentro, ma mio padre recuperò un fagotto e fece per posarlo sul tavolo.

"Via, via. La tua comprensibile curiosità sarà presto soddisfatta".

Mi trovai davanti un'eccellente attrezzatura per lo scasso, completa in ogni suo strumento.

"Questi potranno tornarti utili, così come tutto il resto. So che ti sei chiesta perchè mai ti siano stati impartiti anche rudimentali insegnamenti di arte magica, ma senza quelle poche nozioni non potresti utilizzare queste", disse mostrandomi alcune pergamene accuratamente conservate nelle rispettive custodie.

Fu poi la volta di due oggetti molto particolari. Il primo era un amuleto dall'apparenza modesta, intagliato nella scaglia di un animale che non seppi identificare; l'altro era un paio di guanti in cuoio con rinforzi di metallo, di ottima fattura. Mi fu spiegato che entrambi erano intrisi di potere arcano e, se indossati, avrebbero accresciuto la mia forza e resistenza fisica. Ascoltai con attenzione, stupita dalle molte meraviglie che si paravano davanti ai miei occhi.

Il meglio doveva però ancora giungere, con mia grossa sorpresa: sul fondo del baule si trovava infatti un involto di grandi dimensioni e che sembrava anche piuttosto pesante. Mio padre lo adagiò sul tavolo e con un gran sorriso mi disse:

"Mi raccomando, tieni sempre in gran conto quest'oggetto, perchè il suo uso più o meno adeguato potrà fare la differenza tra la vita e la morte". Detto questo aprì la spessa coperta che faceva da protezione all'oggetto e scoprii che si trattava di una stupensa spada lunga con l'elsa finemente intagliata. Mi porse l'arma ed io l'estrassi dal fodero, potendo così vedere che lungo tutta la lama era stato inciso il mio nome. Soppesandola la trovai perfetta.

Non trovai parole per esprimere la mia profonda gratitudine. Mi conmmossi e gettai le braccia la collo di mio padre.

"E'... è meravigliosa. Non avrei potuto immaginare niente di più bello".

"Hai detto bene, Maaram. Si tratta davvero di un'arma meravigliosa, forgiata da un metallo speciale che può sconfiggere le creature più immonde, ed affilata magicamente per trapassare il corpo nemico come burro".

Come se non fosse bastato, mi diede la notizia più gradita: il mio nome figurava ora tra le fila della Gilda.

Tutto ciò per cui avevo studiato e lavorato, sudato sotto il sole nell'apprendere le evoluzioni della spada, si stava avverando.

La mattinata non era ancora terminata e decisi così di recarmi al mercato per procurarmi ciò di cui avrei avuto bisogno durante il viaggio. Mio padre mi aveva donato un sacchetto di monete che si rivelarono assai abbondanti rispetto a quel che dovetti spendere per i miei pochi acquisti. All'ultimo momento mi ricordai, fortunatamente, di comprare della pergamena e dell'inchiostro: il mio primo, lungo viaggio avrebbe costituito una buona occasione per esercitarmi nella cartografia.

Il pomeriggio mi fu lasciato libero; sarei andata a dare la buona notizia ai miei più cari amici - omettendo ovviamente le questioni della Gilda.

Per prima cosa mi recai da Myriam, sapendo che subito dopo pranzo l'avrei sicuramente trovata a casa. Mi accolse infatti come era solita fare, con un abbraccio e l'invito per il tè; era bella ed elegante come sempre, ed ogni suo gesto pareva intriso di grazia.

La sua grande abitazione disponeva di una sala per l'hammam; colsi l'occasione per rilassarmi, in previsione dei giorni di duro lavoro che mi attendevano.

Myriam si mostrò certamente dispiaciuta per la mia partenza, ma anche contenta perchè conosceva il desiderio d'avventura che mi aveva accompagnata negli ultimi anni. Chiamata l'ancella che aveva preparato il bagno rinfrescante, le bisbigliò qualcosa all'orecchio, e la ragazza si allontanò per fare ritorno poco dopo. Portava con sè un involto dall'apparenza preziosa; si trattava di abiti raffinati di cui Myriam voleva farmi dono per il mio viaggio.

Terminate le nostre consuete chiacchiere, ci salutammo calorosamente. C'era ancora una persona che dovevo assolutamente vedere prima di tornare a casa per la cena.

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Khalid rimase piacevolmente sorpreso della mia visita inattesa. Come sempre era impegnato nel preparare unguenti e pozioni e a portare aventi alcune ricerche per quei pochi clienti fidati che avevano notato le sue doti di studioso.

Mi fece accomodare nella sua umile stanza, che di volta in volta mi sembrava sempre più simile ad una biblioteca o al laboratorio di un alchimista e mi mostrò orgogliosamente il suo ultimo acquisto: tutto il necessario per scrivere pergamene nella sua calligrafia minuta ed elegante. Aveva anche imparato alcuni nuovi trucchetti; poco più che semplici giochi di prestigio, ma fui contenta dei suoi constanti progressi. Aveva indubbiamente un grande talento, e pensare che se non ci fossimo incontrati, quel giorno di tanti anni prima, forse questo ragazzo non sarebbe sopravvissuto alla propria infanzia.

Gli esposi la notizia della mia imminente partenza, con un po' di titubanza per la verità, poichè avevamo trascorso insieme gran parte della nostra vita e non sapevo come avrebbe accolto tale prospettiva. Tuttavia, non se ne stupì affatto; con un gran sorriso mi abbracciò e disse semplicemente:

"L'ho sempre saputo, che un giorno te ne saresti andata. Non sei fatta per rimanere tutta la vita nello stesso posto."

"E tu, Khalid? Ci sono luoghi in cui potresti far fortuna, con le tue doti".

"Ah! Certo, certo. Ma io preferisco la tranquillità della mia casa, e credo che le mie vesti mi sarebbero d'impaccio su una nave".

Già, come avevo fatto a non pensarci. Khalid non era il tipo di persona che si sarebbe gettato nell'ignoto.

"Tuttavia... aspetta...", continuò "potrei affidarti un compito importante. Sempre che tu abbia intenzione di ritornare, prima o poi".

Non riusciva a perdere il suo sarcasmo tagliente, in nessuna occasione.

"E' ovvio che tornerò! Anche se non so quando. Non posso dimenticare la mia famiglia... e gli amici".

"Eh eh, non avevo dubbi. Lascia che ti spieghi di che cosa avrei bisogno." Raccolse dalla scrivania qualche foglio scritto con la sua grafia.

"Ecco, qui c'è la descrizione di un'erba di cui vorrei avere qualche esemplare". Annuii interessata. "Purtroppo, però, essa cresce solamente nelle verdi foreste del Nord. Se ti capitasse di trovarla, raccoglila e tienila da parte per me, per favore. Non scordarti di seguire le mie indicazioni sulla sua conservazione, e al tuo ritorno ti compenserò adeguatamente".

"Non preoccuparti, mi basterà poterti rivedere".

"Uhm. E quindi ora diventerai un'avventuriera a tutti gli effetti... che ne pensa Nadir?"

Non si lasciava scappare nessuna occasione per punzecchiarmi sull'argomento, cosa che puntualmente mi metteva leggermente a disagio.

"Beh, a dire il vero ancora non lo sa. Lo incontrerò questa sera... e spero che non la prenda troppo male".

"Bene. Immagino che tu debba sbrigare un sacco di faccende, non ti trattengo ulteriormente. Prenditi cura di te stessa, cara amica, ti auguro di trascorrere tempi felici nella Città degli Splendori".

Mi stavo sbagliando, o Khalid aveva gli occhi lucidi di commozione?

Seppi in quel momento di non avere un unico fratello.

Durante il pasto serale, mio padre e mio fratello mi fornirono qualche dettaglio in più sui preparativi necessari per il viaggio. Saremmo partiti esattamente dieci giorni a venire; nel frattempo mi sarei dovuta rendere utile nei magazzini del porto, dove tutta la merce attendeva di essere catalogata perchè poi potessimo imbarcarla sull'Ala d'Argento. Quest'ultima era un barcone mercantile a vela dalla linea abbastanza affusolata nel suo genere; per la prima volta Sahid sarebbe stato capitano di una nave. Mi disse che avremmo potuto contare su un piccolo equipaggio di marinai esperti e fidati.

La rotta prevedeva tre scali prima di giungere a Waterdeep: nel Tethyr, nell'Amn e a Candlekeep.

Dopo cena sgattaiolai fuori casa e mi diressi verso il Quartiere del Porto. La mia famiglia non si preoccupava eccessivamente delle mie uscite notturne, in quanto avevo trascorso gran parte della mia adolescenza a farmi le ossa nella strada, tra i ragazzi poveri, nonostante la mia estrazione sociale elevata.

Sapevo di poter trovare Nadir tra i vicoli sporchi e malfamati, sicuramente in compagnia di qualche altro giovane scapestrato.

Quando mi vide dall'estremità opposta della strada lasciò il gruppo di perdigiorno e mi corse incontro, sollevandomi da terra in un abbraccio e scoccandomi subito dopo un bacio appassionato.

"Non credevo che oggi ci potessimo incontrare, ma ho in mente per la serata un programma che piacerà ad entrambi".

"Mmh, calmati i bollenti spiriti. Domattina devo alzarmi prima dell'alba, devo lavorare per mio fratello".

"Ah ah. Buona questa: tu dovresti lavorare? Da quando questa novità?"

"Vieni, andiamo a prenderci qualcosa da bere. Ti spiegherò tutto con calma".

La taverna più vicina era una di quelle in cui una ragazza non dovrebbe entrare da sola. Per fortuna avevo con me Nadir, condizione sufficiente a scoraggiare gran parte dei furfanti; il suo fisico apparentemente snello non riusciva a nascondere i muscoli torniti dal duro lavoro di pescatore.

Ci sedemmo ad un tavolo appartato ed ordinammo due boccali di sidro fresco.

"Allora, cos'è questa storia?", esordì lui assaporando la bevanda.

"Ebbene... tra una decina di giorni Sahid dovrà partire per Waterdeep per conto di mio padre".

"Ah! Quindi ha pensato bene di schiavizzarti ai magazzini! E' ora che tu scopra cosa sia la fatica!", disse con un sorriso sornione.

"Non dire idiozie, sai bene che negli ultimi anni ho lavorato parecchio, seppur diversamente da tutti voi. Solo che..."

"Solo che?"

"Mio padre mi ha proposto di accompagnare mio fratello, ed io ho accettato".

Per un attimo Nadir perse la sua consueta spavalderia.

"Ma... ma è un viaggio che richiede intere settimane! Come potrò stare senza di te per tutto questo tempo?"

Qui veniva il difficile. Sospirai gravemente.

"Io ho bisogno di andarmene, ho bisogno di sapere se tutti miei sforzi sono valsi a qualcosa. E un semplice tragitto in mare non sarà sufficiente... non credo che tornerò con Sahid".

"Io... non so che dire... quando partirai?"

"Tra una decina di giorni, ma non penso che potremo trascorrere molto tempo ancora insieme... ci sono tanti preparativi da sbrigare".

Nadir sembrava triste ed arrabbiato. Come dargli torto?

"Ti darai all'avventura, vero? Ti dimenticherai di me."

"No, non pensare questo. Anche a me addolora, ma devo proprio andare via".

"Dici che 'devi', ma nessuno ti sta obbligando. Tu 'vuoi' andartene, non t'importa nient'altro".

"Nadir, ascoltami. Io ho studiato e mi sono allenata per anni, solo in attesa di questa occasione. Non posso gettare tutto alle ortiche".

Forse a lui Calimport poteva sembrare un paradiso; a me invece non poteva bastare.

Seguirono momenti di imbarazzo, in cui nessuno sapeva più che cosa dire. Nadir era stranamente più pensoso del solito.

Giunse per me l'ora di far ritorno a casa, o il mattino seguente non sarei riuscita a svegliarmi.

Nadir mi propose di vederci la sera seguente, per ora di cena; rimasi abbastanza impressionata, poichè la locanda che scelse per l'appuntamento aveva la fama di essere costosa. Pensai, con malizia, che tuttavia il piatto forte della serata non sarebbe stata una pietanza.

Arrivata a casa, giusto il tempo di una carezza alla mia "piccola" Maja, e me ne andai a dormire, con la testa piena di pensieri ed il cuore colmo di emozione.

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grazie mille :)

presto aggiungerò il seguito ("presto" è un termine alquanto relativo, dipende dal tempo che avrò a disposizione... e a occhio prevedo che non sarà moltissimo :cry: ) e poi devo riscrivermi tutto il background che ho perduto (me tapina). Era una mappazza -piacevolissima da leggere- di numerose pagine, al solo pensiero mi viene voglia di esplodere -_-

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Aspetto la continuazione cosi' da poter dare una valutazione globale, ma vorrei fare un paio di commenti (anche se forse banali):

- rapier potresti tradurlo con stocco, non ha lo stesso fascino, ma e' la versione corretta in italiano

- l'origine del padre mi sembra contraddittoria. Ammetto di non conoscere bene l'ambientazione del Calimshan, ma non so se un mercante possa avere uno stemma di famiglia. Inoltre mi sembra che parli in maniera troppo formale quando parla con la figlia per uno che ha lavorato nella gilda dei ladri.

Speriamo tu riesca a recuperare e postare il background andato perduto.

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Aspetto la continuazione cosi' da poter dare una valutazione globale, ma vorrei fare un paio di commenti (anche se forse banali):

- rapier potresti tradurlo con stocco, non ha lo stesso fascino, ma e' la versione corretta in italiano

- l'origine del padre mi sembra contraddittoria. Ammetto di non conoscere bene l'ambientazione del Calimshan, ma non so se un mercante possa avere uno stemma di famiglia. Inoltre mi sembra che parli in maniera troppo formale quando parla con la figlia per uno che ha lavorato nella gilda dei ladri.

Speriamo tu riesca a recuperare e postare il background andato perduto.

@la traduz: scelta stilistica...

@lo stemma: chiunque può averlo, molte famiglie di mercanti si erano arricchite e avevano stemmi nel medioevo;-)

@il linguaggio: ladri non è sinonimo di borseggiatore, ed essendo di estrazione sociale alta non vedo discrepanze (o fioi come sono bravo eh:lol: ) se non parla come uno scaricatore di porto...;-)

maar molto bello e molto sensato a livello psicoogico dei personaggi;-) brava

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@la traduz: scelta stilistica...

Dipende da quale e' il suo target. A me e' sembrato di capire che sia una specie di "pubblicazione" e non semplicemente "raccontare il proprio background e le proprie avventure ad altri appasionati di gdr". Comunque (come avevo scritto) era una solo un'osservazione banale (e puo' essere che abbia sbagliato interpretazione).

@lo stemma: chiunque può averlo, molte famiglie di mercanti si erano arricchite e avevano stemmi nel medioevo;-)

@il linguaggio: ladri non è sinonimo di borseggiatore, ed essendo di estrazione sociale alta non vedo discrepanze (o fioi come sono bravo eh:lol: ) se non parla come uno scaricatore di porto...;-)

Nell'intro c'e' scritto che e' un "ricco e stimato mercante" non che e' di estrazione sociale alta, ma anche questo e' solo un dettaglio. Quello che intendevo dire era che forse e' meglio caratterizzare meglio anche il padre per capire bene la sua influenza sulla figlia (cosi' anche da poter sfruttare al meglio questo elemento nel seguito). Per questo aspetto le prossime parti e, soprattutto, il background per capire meglio questi elementi.

Ovviamente tutto questo e' una mia opinione.

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