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Messaggio consigliato


non avevo capito cosa centrasse Shakespeare con pulp fiction :-p

Il bello del pulp è che ci si può ficcare di tutto. avevo pure trasposto una parte dell'orazione Contro Eratostene in versione Pulp.

Ma lol :lol:

Carina la vignettina! Dall'espressione tormentata dell'ultima vignetta mi aspettavo quasi una citazione da Amleto :mrgreen:

Amleto non l'ho letto U_U :-(

Schizzo copia dal vivo +pantheon+alfabeto etrusco (perchè non avevo voglia di tagliare la scansione ecco)

QUI

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bello bello!!!!

Fair sei un grande!!

troppo carino!!

si proprio quello che volevo dire io :D

Bhe, vi ringrazio, era solo un prova, per un fumetto, io penso a tanti fumetti, poi mi illudo di farli.

Passati alcuni giorni, sorseggiando il limoncello sul bancone rido della mia stoltezza.

fico, le figure in successione generano uno strano effetto...

se lo osservi a lungo lo sguardo viene quesi risucchiato verso l'interno del foglio;-)

Credo che sia colpa del pejote. Se le mie frasi non hanno senso è perchè ho sonno. Tanto. Hihihihihi.

Mi sento in colpa per non essere passato mai ultimamente. posto quindi altri scarabocchi fatti a lezione. E con lezione intendo metodologia della ricerca archeologica, perchè durante le altre non ce la faccio a disegnare :sfigato:

SATRAPO E ALTRI

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Grazie everyone :)

girerò i complimenti al satrapo XD

ps

voglio anche io il limoncello :-p

Nyan Nyan Nyan

Ultimamente ho concluso un fumetto brevissimo di tre pagine chemi accingo quindi a postare. Tuttavia questo fumetto ha una spiegazione molto lunga dietro, che potrebbe anche risultare noiosa, però mi farebbe piacere se la leggeste... in un certo senso è parte del fumetto tanto quanto i disegni (che tra l'altro essendo vecchiotti fanno un pò schifo e mi deprimono perchè mi sembra di non essere migliorato per nulla nell'ultimo anno ;_; ).

Se volete leggere il fumetto saltando la spiegazione scorrete fino a dopo la seconda linea tratteggiata :)

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SPIEGAZIONE:

DINING AT TRIMALCHIONE'S (lett.: cenando da Trimalchione)

Questo fumetto necessita di una breve spiegazione prima di essere letto.

D.a.T. nasce da un'idea, abbastanza sterile in verità, che ebbi uno o forse due anni fà. Ero a scuola e ascoltavo con mezzo orecchio una lezione di letteratura italiana che era probabilmente su Dante, e intanto pensavo che l'interpretazione dei simboli è qualcosa di estremamente astratto e, a volte, davvero abusato. Così, come mia consuatudine, ho pensato "perchè non fare un fumetto pieno di metafore, per il puro gusto di farle?"; in quel periodo in letteratura latina si stava parlando del Satyricon di Petronio, e più precisamente l'episodio del simposio di Trimalchione ho deciso di adottarlo come "setting".

Vorrei, in un piccolo inciso, specificare perchè ho prima definito quest'idea "sterile". Come ho detto il fumetto non nasce da una trama, nè da un personaggio, ma da un mero artifizio oratorio, seppur importante e carico di serietà come la metafora. Il fatto è che io non mi fido dei simboli, sono troppo vaghi e intangibili, troppo intrinsecamente legati alla lettura personale, la quale è addirittura condizione della loro esistenza; ciò nonostante io faccio ampiamente uso, nella stragrande maggioranzadei miei lavori, dei simboli, i quali però continuano a darmi la sgradevole senzazione di essere fondamentalmente falsi. Fine dell'inciso.

Vengo ora a parlare con un pò piùdi precisione del setting, perchè è comprensibile che non molti conoscano quest'episodio del Satyricon (il che è anche un peccato, vi consiglio di leggerlo, è deliziosamente scurrile :D ). Trimalchione è un arricchito, un parvenù, figura diffusa nella Roma imperiale (e, a dirla tutta anche nella grecia classica) e generalmente mal vista da intellettuali e aristocratici alike. Questi arricchiti di norma venivano da ranghi sociali bassi, non di rado erano liberti (schiavi liberati), e facevano un punto di orgoglio la plateale dimostrazione di quello che credevano essere raffinato e colto, desiderando mostrarsi come "nobili" (in verità, spesso, queste manifestazioni si dimostravano kitch o semplicemente di cattivo gusto). Agli occhi degli antichi romani la grecia è per lungo tempo il paradigma assoluto della "cultura" e raffinatezza, e in particolare era simbolo di nobiltà il Simposio.

Cos'è un simposio? detto alla spicciolata è una sorta di cena dove oltre a mangiare e bere (fiumi di vino) si fà filosofia/poesia/politica/musica/etc... (in verità queste cose che ho elencato agli occhi degli antichi facevano parte grossomodo dei ciò che definivano "arte")

Dining at Trimalchione's prende luogo proprio durante un simposio organizzato da Trimalchione, ma coincide al testo del Satyricon solo per quanto riguarda l'occasione e la presenza del liberto.

DRAMATIS PERSONAE

Premetto che ho perso i foglietti con i primi appunti sui personaggi, e avendo ideato il fumetto uno/due anni fà la mia memoria ha delle lacune.

Potreste chiedervi perchè sono quasi tutti animali antropomorfi, la risposta è che gli animali sono ottimi simboli ^_^

ANDROS: l'uomo, egli rappresenta l'intellettuale esponenete della secolarizzazione. Cos'è la secolarizzazione? "La secolarizzazione [...] è quel fenomeno per il quale la società - nel suo complesso - non adotta più un comportamento sacrale, si allontana da schemi, usi e costumi tradizionali; questo fenomeno investe tutto il sistema dei valori, modificandoli e, con essi, trasformando anche le identità, le appartenenze, comprese quelle laiche o laicizzate.

La secolarizzazione è un processo tipico dei paesi occidentali in età contemporanea, che induce ad agire e a pensare (nei confronti della natura, del destino, del ruolo dei cittadini nella società) in modo sperimentale e utilitaristico, mai sacrale e trascendente. [...]La secolarizzazione è stata anche considerata il tramonto delle ideologie; essa mette in crisi anche altri soggetti, come lo stato, o i grandi partiti e movimenti di massa, in quanto contesta ad essi la pretesa di porsi come centro sacrale nella storia del mondo." -Wikipedia (che sono pigro e di sicuro il Nobilis della conoscenza connettiva lo sà spiegare meglio di me)

Perchè Andros (che significa appunto uomo) è un uomo? perchè lui ha la posizione che assomiglia di più alla mia personale (anche se ora che è passato un pò di tempo devo dire che non sono più tanto daccordo con questo).

Lui è critico verso un pò tutto e non si risparmia anche dei sofismi nel senso negativo del termine, tuttavia, nonostante sia pronto a smontare ogni cosa senza indugio non prende iniziative costruttive, nè propone modelli alternativi, anzi, questa tendeza si estremizza tanto da spingerlo a troncare un dibattito in modo assolutamente inconcludente che vanifica qualunque scambio di opinione precedente (i.e.:che ***** di modo è per finire un discorso dire "mah"???). Ultima annotazione: ho volutamente omesso le maiuscole all'inizio della aprola "dio" nel discorso di Andros per evidenziare il fatto che lui usa quel termine solo per tentare di dimostrarne la falsità o nono-esistenza.

ORNIS: il volatile, rappresenta l'intellettuale religioso e moralista. Perchè è un rapace? beh greci e romani traevano auspici e indicazioni del volere degli dei dal volo degli uccelli rapaci, i quali quindi sono portatori del volere divino. In alcuni casi sono direttamente artefici del volere divino, vedasi la celeberrima aquila che si sgagna il fegato di Prometeo. Vorrei far notare, tuttavia, il fatto che Ornis è un personaggio che dimostra una certa ipocrisia. Mi spiego: lui è molto moralista e di sicuro crede in quel che dice, ciò nonostante accetta di partecipare a un simposio organizzato da un individuo che ha ottenuto la sua posizione in modo non particolarmente onesto (spesso era così per i parvenù) il quale aveva lo scopo principare di ostentare un'esteriorità, piuttosto degradata in verità. (ornis significa uccello)

IKTHUS: il delfino, rappresenta l'intellettuale cinico. Lui è sempre silenzioso, non partecipa al dibattito, nemmeno buttando lì un pensiero, come fà ad esempio Trimalchione, si tiene in disparte perchè non crede nell'utilità di qualsiasi cosa. In origine doveva vedersi una scena con lui che beveva da una coppa recante in bella vista la scritta "SOSE SEAUTON" (salva te stesso), una storpiatura del motto delfico "GNOTHI SEAUTON" (conosci te stesso); inoltre il fatto che l'uomo pesce sia collegato a una filosofia di salvezza è un riferimento indiretto al simbolismo paleocristiano dell' ikthus soter simbolo di Cristo etc etc (ma in questo campo non sono affatto ferrato). Questa vignetta è stata tagliata per motivi di spazio, shit happens. Anche Ikthus (che significa pesce) dimostra però una certa ipocrisia per il semplice fatto che se crede tanto poco nel dibattito potevabenissimo starsene a casa.

AMASIUS: il ghepardo, è un amaso. L'amaso è uno schiavo preposto alla soddisfazione di piaceri carnali. In origine l'idea di aggiungere un amaso nella storia è dovuta a un fatto della biografia di Petronio. Petronio Arbiter faceva parte della cricca di quelli vicini all'imperatore nerone, presso il quale godeva di grande fama come arbitro di raffinatezza (da cui Arbiter). Fintanto che rimase a corte si dedicò a ogni mollezza, tuttavia quando gli venne affidato il governo di una provincia (non ricordo quale) si dimostrò un amministratore corretto, abile e equilibrato. Tornato alla scadenza del mandato a corte cadde vittima di una congiura a causa della quale venne """"invitato"""" a suicidarsi (è così che funzionava in quegli anni, non ti ammazzavano, ti dicevano semplicemente "ammazzati che ti conviene"). In genere quando un personaggio importante doveva suicidarsi organizzava un simposio con parenti e amici stretti, intrattenendosi fino al momento finale in discorsi filosofici/religiosi riguardo all'aldilà. Petronio invece vietò che al suo "simposio di addio" si parlasse di cose gravi, ma volle che si ridesse, scherzasse e parlasse di leggerezze, e invece di bere la cicuta e farla finita in fretta si tagliò le vene e poi se le ricuciva, poi le riapriva e così via, addormentandosi anche a tratti durante il banchetto, così da dare l'idea di essere morto naturalmente. Infine era consuetudine per il morituro lasciare nel testamento elogi per l'imperatore (presumibilmente in maniera che la sua memoria non venisse oscurata o infangata dallo stesso); Petronio invece nel suo testamento fece la lista minuziosa di tutte le perversioni di Nerone e della sua corte, degli amanti e degli amasi, e poi spezzò il suo sigillo personale, di modo che non fossero fatti documenti falsi a nome suo. Che mito ; _ ;

Tornando alla figura di Amasius egli è immagine dell'intellettuale "sentimentale". Lui si sostituisce effettivamente a Trimalchione in quanto il suo ruolo -schiavo di piacere- lo colloca in una sfera carnale, mentre Trimalchione è nel convivio filosofico, ma questa situazione si capovolge quando Trimalchione, con la sua affermazione si mette su un piano di fisicità, mentre il discorso di Amasius lo mette in un ambito spiccatamente filosofico (questo fatto nell'edizione originale del fumetto -in inglese- era reso ancora più palese dall'incipit del discorso di Amasius "I apologize but [...]" con il quale si collega al genere filosofico dell'apologia -vd. l'Apologia di Socrate). Devo dire con una certa tristezza che non mi è riuscito bene il suo discorso, contiene un pò troppa artificiosità che non era contemplata nella mia idea iniziale, ma devo ammettere che l'argomento del quale tratta Amasius, che è l'amore "spiritale" e "fisico" (il discorso era partito dal peccato, ma l'argomento era in verità questo fin dall'inizio, solo che prima era nascosto) non è uno che mi sento di essere capace di trattare, sopratutto perchè su di esso ho ..."dati"... solo di carattere letterario.

TRIMALCHIONE: la volpe, non è un intellettuale, e il suo contributo al discorso si attiene a una sfera intrinsecamente carnale. Tuttavia, pur essendo l'unico personaggio non "filosofo" è anche l'unico personaggio che è felice: questa è una piccola frecciatina che rivolgo a me stesso in primo luogo, e anche ad altri. Perchè una volpe? uff è un pò complicato da spiegare, mi limiterò a dire che l'ho preso perchè all'interno della furries subculture la volpe antopomorfa era la razza più gettonata sul piano sessuale (da cui yiff etc etc etc), sono abbastanza certo che non ne volete sapere di più. Trimalchione è il personaggio tra tutti che mi stà più simpatico di questo fumetto cmq :P

Concludendo vorrei dire che la mia opinione sugli argomenti "trattati" in queste tre pagine non combacia perfettamente con nessuno dei personaggi, ma è piuttosto una commstione di elementi del discorso di ciascuno di essi.

-P.S.: siccome sono puntiglioso vorrei aggiungere una cosa. Se avete letto/leggerete questo episodio del Satyricon, potreste stupirvi del fatto che nel testo il liberto ha nome Trimalcione senza h. Il fatto è che il caro Try ci teneva a far pronunciare il suo nome alla greca (era più cool) e nella lingua greca antica non esisteva il suono della c dolce.

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Non ho riletto quanto ho scritto perchè sono stanco... spero comunque che sia comprensibile; ed ora... il fumetto:

DINING AT TRIMALCHIONE'S pg1

DINING AT TRIMALCHIONE'S pg2

DINING AT TRIMALCHIONE'S pg3

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Non ho riletto quanto ho scritto perchè sono stanco... spero comunque che sia comprensibile; ed ora... il fumetto:

LOL

letto tutto,

davvero una piacevole introduzione,

potresti benissimo inserrirla come "premessa" magari aggiungendo dei ritratti di ogni personaggio che introduci...il satyricon l'abbiamo letto al liceo e devo dire che ne hai saputo trasmettere trattare l'argomento piuttosto bene, anche se in sole 3 tavole ;-)

ammetto che l'uso dei personaggi furry in questo caso è davvero azzeccato,

e lo dice uno che è completamente digiuno sul genere.

mi piace tantissimo anche come hai reso il setting, la sala del simposio è bellissima...miii il defino che si guarda la coppa con indifferenza riassume la "tavola mancante" :-p

bel lavoro:cool:

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Mi sarebbe piaciuto vedere Aristotele in fissa sull'albero (prima di entrare nella casa lui si ferma nel giardino, gli altri entrano e dopo qualche tempo si chiedono dove diamine è finito aristotele, e, mea culpa non mi ricordo chi, rivela che è fuori a guardare un albero..dato che è avvezzo allo stare ore ed ore con sé stesso)..

Inserendo il Simposio platonico in quello dell'altrettanto famoso Satyricon.

Però complimenti per il progetto.

Qualche pensiero sulle premesse, sorvolando sui personaggi ovviamente, i quali hanno una loro vita e loro caratteristiche; come da te precisato.

Forse i simboli possono rappresentare un grumo nel quale si concentrano molti significati; alcune volte interi concetti (in quest'ultimo caso si parla di metafore la maggior parte delle volte).

Bisogna riconoscere l'importanza che hanno in Ogni loro aspetto, non solo figurati, ma anche astratti.

Ogni parola è un simbolo (derivante da Symbolum il quale, a sua volta, deriva dal Greco Sùmbolon che significa mettere insieme; non lo dico per fair che sembra avere una conoscenza del latino e del greco molto ma molto più ampia della mia, dato che non ho mai fatto né latino né greco, lo dico per chiarezza).

Ogni simbolo racchiude un significato, e con esso più di uno.

Non sempre sono legati alla lettura personale, anzi, spesso e volentieri non possono essere usati a giudizio personale pena: non essere capiti.

I simboli sono un linguaggio e sono IL linguaggio; usarli come si vuole non è proprio possibile.

Mi si potrebbe, a giustizia, obiettare portando come esempio la retorica e la dialettica che fanno delle parole, dei simboli, quello che gli pare. Ma ovviamente stanno nei limiti. Non puoi dire albero intendendo un ornitorinco.

Lo puoi dire e pensare, ma non verrai capito.

Considerarli falsi implica che ci sia qualcosa di vero; non sto parlando di Matrix. Ma se i simboli fossero falsi, sarebbe come sostenere i simboli, le parole, e tutto ciò ad essi correlato falso, o comunque sovrastrutturale. Cioè si tornerebbe alla concezione Kantiana, Hegeliana, e per tagliare la testa al toro Cartesiana e Platonica del mondo al di fuori del mondo. Del mondo delle idee. Della cosa in sé.

Ma ovviamente, come prova a favore del simbolo come Sé, come a sé, non si potrebbe dire che i tolti i simboli si toglierebbe la realtà, empirica, dei sensi, di ciò che viviamo.

Eppure senza il linguaggio non potremmo vivere la maggior parte di queste esperienze; senza i simboli non potremmo sentirci vicine le cose che ci sembrano lontane.

La domanda è: il linguaggio è necessario?

Non ne ho idea, anche io vedo che spesso ci allontana dalle cose, ma il buon vecchio Nietzsche mi viene in aiuto: "Non esistono fatti, ma solo interpretazioni". Ovviamente queste interpretazioni, senza linguaggio, non potrebbero mai incontrarsi e scontrarsi (soprattutto scontrarsi); e verrebbe naturale considerare il linguaggio come necessario alla vita; non intesa come idea o come ne so io (a me Platone manco piace); intesa come Vita con la "V" maiuscola.

La vita che scorre.

Il fatto che si possa aver paura della falsità dei simboli, che ci uniscono ad altre interpretazioni, implica un distaccamento dal mondo; implica un mondo al di sopra del mondo. E mi dispiacerebbe che il tutto ricada nella pura metafisica.

Non volevo giudicare come "male" ciò che hai espresso, ho solo esposto il mio punto di vista, forse poco chiaro (ci sarebbero voluti molti post per fare le premesse adatte), semplicemente scrutando la tua gallery con grande interesse e costanza non ti ho mai visto come un Metafisico, anche se di filosofia ci metti molto. E questo lo apprezzo. Complimenti ancora, e scusate tutti per la lunghezza spropositata del post:-p

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LOL

letto tutto,

davvero una piacevole introduzione,

potresti benissimo inserrirla come "premessa" magari aggiungendo dei ritratti di ogni personaggio che introduci...il satyricon l'abbiamo letto al liceo e devo dire che ne hai saputo trasmettere trattare l'argomento piuttosto bene, anche se in sole 3 tavole ;-)

Grazie ^_^ tra l'altro avevo deciso a tavolino di farlo di sole tre pagine (prima ancora di decidere cosa metterci dentro) pensando che mettendomi un limite così vicino e definito l'avrei portato a conclusione in breve tempo. Ancora oggi rido della mia ingenuità XD però devo anche ammettere che proprio il fatto che era di tre pagine mi ha permesso di non dimenticarmene, è stato una spina nel fianco fino a che non l'ho terminato.

ammetto che l'uso dei personaggi furry in questo caso è davvero azzeccato,

e lo dice uno che è completamente digiuno sul genere.

mi piace tantissimo anche come hai reso il setting, la sala del simposio è bellissima...

Grazie, l'ho fatta a mano libera sbattendomene della prospettiva (si vede... tantissimo ;_; ), idealmente andrebbe immaginata dipinta di molti colori, tra i quali spiacca il rosso, il nero e il giallo. Per quanto piaccia anche a me molto quella vignetta, se la dovessi rifare oggi la rifarei in modo diverso, più piccola e con un grande cratere al centro e lire alle pareti.

miii il defino che si guarda la coppa con indifferenza riassume la "tavola mancante" :-p

bel lavoro:cool:

*inchino* grazie ancora ^_^

Sei proprio un grande! Ho sempre odiato questa roba a scuola, ma con i tuoi lavori ho cominciato ad apprezzarla almeno un po

Mi fà piacere, :) io ho avuto la fortuna di aver avuto una professoressa che è stata in grado di appassionarmi alla sua materia, mi fà davvero piacere l'essere in grado di trasmettere a mia volta un pò della passione che mi è stata trasmessa :-D

Al di la dei simboli alla fine gli animali antropomorfi sono un po il tuo trademark

Ne faccio così tanti? :o

Bel lavoro!

I tuoi lavori sono capolavori come sempre e sempre divertenti!

Sei troppo gentile :D non tutti i miei lavori sono capolavori, alcuni sono anche cacca :to_pick_ones_nose3: Mi fà comunque piacere che la pensi così ^_^

Mi sarebbe piaciuto vedere Aristotele in fissa sull'albero (prima di entrare nella casa lui si ferma nel giardino, gli altri entrano e dopo qualche tempo si chiedono dove diamine è finito aristotele, e, mea culpa non mi ricordo chi, rivela che è fuori a guardare un albero..dato che è avvezzo allo stare ore ed ore con sé stesso)..

Inserendo il Simposio platonico in quello dell'altrettanto famoso Satyricon.

Lolles! in effetti sarebbe stato lollosissimo metterlo magari come cameo nella seconda vignetta che fissa un albero con a fianco Aristofane che, ubriaco, dice "miii gli androgini che ballano sugli orci" [inciso controllai sulla wiki, quello che rivela dov'è Socrate è il suo discepolo Aristodemo]

Però complimenti per il progetto.

mille grazie :)

Forse i simboli possono rappresentare un grumo nel quale si concentrano molti significati; alcune volte interi concetti (in quest'ultimo caso si parla di metafore la maggior parte delle volte).

Bisogna riconoscere l'importanza che hanno in Ogni loro aspetto, non solo figurati, ma anche astratti.

Ogni parola è un simbolo (derivante da Symbolum il quale, a sua volta, deriva dal Greco Sùmbolon che significa mettere insieme; non lo dico per fair che sembra avere una conoscenza del latino e del greco molto ma molto più ampia della mia, dato che non ho mai fatto né latino né greco, lo dico per chiarezza).

Ogni simbolo racchiude un significato, e con esso più di uno.

Non sempre sono legati alla lettura personale, anzi, spesso e volentieri non possono essere usati a giudizio personale pena: non essere capiti.

Sono daccordo sul fatto che ogni simbolo è un'insieme di significati sia astratti che figurati, ma in un certo senso è proprio per questo che dico che sono legati alla lettura personale, perchè mentre il simbolo ha senso in quanto "immagine" di un concetto, in sè non vuole dire qualcosa; mi spiego meglio, un simbolo se non viene interpretato non ha alcun valore: esempio forse un pò troppo radicale, le parole sono simboli, se io non sapessi cosa vuol dire "cane" e mi venisse detto cane, non capirei quello che mi si vuol dire. In ogni caso noi siamo legati alla nostra esperienza personale, alla nostra formazione, alla nostra conoscenza, è impossibile esimersi da interpretazioni personali nel decifrare un simbolo. Giustamente tu dici che nell'uso "arbitrario" di un simbolo si incorre spesso nel'imcomprensione, per questo nella comunicazione ci si deve attenere a alcune "regole" condivise da ambe le parti e necessarie alla comprensione reciproca; riprendendo l'esempio di prima affinchè io capisca cosa vuole dirmi mr "cane" è necessario che entrambi accettiamo le convenzioni del linguaggio italiano. (retorica)

I simboli sono un linguaggio e sono IL linguaggio; usarli come si vuole non è proprio possibile.

o meglio si può ma venendo invitabilmente fraintesi.

Mi si potrebbe, a giustizia, obiettare portando come esempio la retorica e la dialettica che fanno delle parole, dei simboli, quello che gli pare. Ma ovviamente stanno nei limiti.

La retorica e la dialettica fondano il loro effetto nella logica la quale è a sua volta una convenzione, non una verità assoluta, A=A è vero in quanto generalmente condiviso, non per niente i fondamenti della logica sono "principi" non "verità".

Non puoi dire albero intendendo un ornitorinco.

Lo puoi dire e pensare, ma non verrai capito.

esattamente, a meno che non tra te e il soggetto a cui parli non vi sia una "convenzione" per la quale albero significa effettivamente ornitorinco.

Considerarli falsi implica che ci sia qualcosa di vero; non sto parlando di Matrix. Ma se i simboli fossero falsi, sarebbe come sostenere i simboli, le parole, e tutto ciò ad essi correlato falso, o comunque sovrastrutturale. Cioè si tornerebbe alla concezione Kantiana, Hegeliana, e per tagliare la testa al toro Cartesiana e Platonica del mondo al di fuori del mondo. Del mondo delle idee. Della cosa in sé.

Avendo fatto malissimo filosofia non ti sò parlare dire delle concezioni che hai quotato, però non sono assolutamente daccordo. Dire che qualcosa è falso non sono sicuro che implichi che qualcosa sia effettivamente vera, ovvero, il falso può essere considerato solo come non vero? non può esistere in sè? Falso e vero sono concetti, e come tali non possono essere davvero (ed ecco che torna il termine "vero") dimostrati, bisogna che ambo le parti si mettano daccordo sul valore da assegnare ad essi, in pratica è vero ciò che considero vero, se considero verità la mia vista allora sarà vero che se infilo un bastoncino in acqua si spezza e se lo tiro fuori torna dritto. Ma non è così si potrebbe dire, ma questo lo dice la scienza, e la scienza è un principio anch'esso; mi si potrebbe dire però che al tatto il bastoncino rimane dritto e quindi la mia affermazione è conflittuale in sè stessa e quindi non vera, ma in questo caso si tirerebbe in ballo il principio logico di non contraddizione.

Ma ovviamente, come prova a favore del simbolo come Sé, come a sé, non si potrebbe dire che i tolti i simboli si toglierebbe la realtà, empirica, dei sensi, di ciò che viviamo.

Se simbolo è inteso come ogni cosa che contiene significati e viene interpretata allora si potrebbe dire che se essi venissero tolti, la realtà empirica non esisterebbe come tali, un'indicazione sensoriale è un impulso elettrico, o un elemento chimico, se non ci fosse atto conoscitivo che richiede un processi di sintesi e interiorizzazione allora non esisterebbe conoscenza, e a mio personalissimo parere non si potrebbe vivere. Al massimo si potrebbe dire di essere vissuti. Non è chiara questa mia affermazione, ma non sò come spiegarla propriamente, e farlo non mi parterebbe alcun giovamento credo.

Eppure senza il linguaggio non potremmo vivere la maggior parte di queste esperienze; senza i simboli non potremmo sentirci vicine le cose che ci sembrano lontane.

La domanda è: il linguaggio è necessario?

Non ne ho idea, anche io vedo che spesso ci allontana dalle cose, ma il buon vecchio Nietzsche mi viene in aiuto: "Non esistono fatti, ma solo interpretazioni". Ovviamente queste interpretazioni, senza linguaggio, non potrebbero mai incontrarsi e scontrarsi (soprattutto scontrarsi); e verrebbe naturale considerare il linguaggio come necessario alla vita; non intesa come idea o come ne so io (a me Platone manco piace); intesa come Vita con la "V" maiuscola.

La vita che scorre.

E' un terreno difficile da camminare quello della considerazione sulla vita, pieno di buche.

Il fatto che si possa aver paura della falsità dei simboli, che ci uniscono ad altre interpretazioni, implica un distaccamento dal mondo; implica un mondo al di sopra del mondo. E mi dispiacerebbe che il tutto ricada nella pura metafisica.

Capisco quello che qui intendi, e sono anche daccordo, temo di essere stato frainteso quando parlavo della falsità dei simboli. In parte è vero che avere paura dei simboli rischia di portare a una considerazione di pura metafisica, ma quando dicevo di temerne la falsità non era mia intenzione dire che bisogna liberarsene o cercare cose "più elevate", volevo solo dire che un simbolo non và trattato con leggerezza perchè è facile essere ingannati, è questa la paura, ma non volevo assolutamente dire che bisogna considerarli per forza falsi. Questa mia affermazione potrebbe suonare discorde con le mie considerazioni di prima, ma -oltre al fatto che io sono in disaccordo con me stesso- invero io prima ho detto che non esiste un Vero, e adesso intendo dire che c'è, siccome dubito che sia possibile liberarsi di tale concetto (e non penso che sarebbe proficuo liberarsene) bisogna dargli un qualche valore, consci del fatto che è un valore inevitabilmente personale, per questo è preferibile specificare ciò che si ritiene vero e cosa si ritiene falso.

Non volevo giudicare come "male" ciò che hai espresso, ho solo esposto il mio punto di vista, forse poco chiaro (ci sarebbero voluti molti post per fare le premesse adatte),

Non mi è sembrato che tu volessi giudicare male quello che avevo detto, invero :) e sono contento che tu abbia esposto il tuo punto di vista a riguardo :-D

semplicemente scrutando la tua gallery con grande interesse e costanza non ti ho mai visto come un Metafisico, anche se di filosofia ci metti molto

La metafisica non mi è mai andata particolarmente a genio, difatti il mio personaggio preferito è Trimalchione nel fumetto, e tuttavia a volte ci ricado, volente o nolente.

E questo lo apprezzo. Complimenti ancora, e scusate tutti per la lunghezza spropositata del post

Ancora grazie ^__^e mi accodo anche io alle scuse per la lunghezza del mio post di risposta (e eventuali scuse per errori grammaticali, incomprensibilità e ******* che possa aver scritto :P)

Ah, quasi scordavo, per tornare a disegni meno "impegnati" ecco a voi Asiriel L'eroe (fatto a penna sugli appunti di legislazione dei beni culturali)

ASIRIEL

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Dire che qualcosa è falso non sono sicuro che implichi che qualcosa sia effettivamente vera, ovvero, il falso può essere considerato solo come non vero? non può esistere in sè? Falso e vero sono concetti, e come tali non possono essere davvero (ed ecco che torna il termine "vero") dimostrati, bisogna che ambo le parti si mettano daccordo sul valore da assegnare ad essi, in pratica è vero ciò che considero vero, se considero verità la mia vista allora sarà vero che se infilo un bastoncino in acqua si spezza e se lo tiro fuori torna dritto. Ma non è così si potrebbe dire, ma questo lo dice la scienza, e la scienza è un principio anch'esso; mi si potrebbe dire però che al tatto il bastoncino rimane dritto e quindi la mia affermazione è conflittuale in sè stessa e quindi non vera, ma in questo caso si tirerebbe in ballo il principio logico di non contraddizione.

Non sai quante cose sacrosante hai espresso, soprattutto in questo passaggio. O forse lo sai, ed è anche meglio;-)

Dipende sempre da cosa intendi per "esistere". Non parlo del senso etimologico della parola, che implica il creazionismo, parlo proprio di concetto.

Il falso ed il vero, come il bene ed il male, sono due faccie della stessa medaglia.

Come tutto non potrebbero esistere se non come relazione, se non esistesse il bene non esisterebbe il male, se non eistesse il falso non ci sarebbe nemmeno il vero.

"Essere davvero" è un espressione che mi piace; il problema è come quello che Huxley ha fatto esporre ai suoi personaggi nella sua opera: "l'isola". A riguardo della allucinazioni indotte. Sono reali? ma sicuramente, anche il sogno lo è. Lo viviamo né più né meno che quello che chiamiamo realtà. Esperiamo le allucinazione tramite la nostra mente, esperiamo i nostri sogni tramite la nostra mente. Nello stesso modo i pensieri possono essere parti integranti dell'"unica realtà". Tramite i pensieri prendiamo decisioni, a volte, grazie ai pensieri rusciamo a formulare frasi e comunicare.

Sono reali in quanto li rendiamo reali, tramite le nostre azioni. Anche se bisognerebbe anche vedere cosa intendiamo per reale, dato che per me "realtà" comprende tutto; tranne quello di cui non facciamo esperienza (il famoso albero nella foresta [ per chi non avesse in mente l'aneddoto: "un albero cade, nel mezzo della foresta, senza nessuno che lo possa sentire né vedere. Questo fa rumore? [la risposta, dalla mia prospettiva ovviamente, è No]]). Non parlo di qualcosa che esiste al di là di quello che conosciamo, con Kant, ma con Nietzsche dico che non esistono fatti ma solo interpretazioni (e forse ho già citato la stessa cosa:lol:).

Quando parli di "convenzione del vero" mi rimbomba nella testa il concetto di giusto e sbagliato. Il vero però non è a votazione; è a libero arbitrio (ed anche qui bisogna ammettere un sacco di cose che ho malamente tralasciato, anche per lunghezza del post:-p). Ognuno crede a quel che vuole; anche se nel proprio intimo è traviato dalla cultura (ed anche qui non intendo in senso etimologico del termine).

A proposito Il primo sociologo sulla faccia della terra, Emille Durkheim, scrisse in un suo saggio; molto interessante anche se non c'entra nulla con quello di cui stiamo trattando ("sul suicidio" è il titolo); che i canoni di giustizia ed in giustizia sono collettivi; quelli dell'esistenza informativi.

L'esempio del bastoncino è ciò che ha portato a conclusioni filosofiche quali l'aristotelissimo "Sensorio"; dove si riunivano tutti i sensi. Dato che senza una coordinazione dei sensi non riusciamo ad esperire molte cose; per esempio con la sola vista non possiamo distinguere il sale fino dallo zucchero, e nemmeno con il tatto, ci serve la mediazione ed il giudizio del "gusto". La cosa vale bene per il bastoncino; ci sono sensi che mentono? ed altri che dicono la verità?

Certo che no. Semplicemente è la stessa cosa che ci appare in due maniere diverse.

Il principio di non contraddizione è stato superato ormai da tempo, non solo grazie alla scienza, ma soprattutto alla filosofia (e di lancie da spezzare a favore di quest'ultima rispetto alla scienza ce ne sarebbero per tutti i componenti dell'"esercito" di Leonida).

Ogni cosa è possibile, in base al nostro punto di vista.

Comunque mi vai a genio uomo.

Hai sempre avuto un rapporto naturale con quello che disegni. Più spensierato di quello che ho io con i miei; sembra che ti esca così, solo perchè sono loro ad aver scelto te e la tua matita per venire al mondo sul foglio di carta.

Dai molta vita ed organicità al tratto ed al disegno.

Ed è una cosa in cui davvero pochi riescono.

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