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Fantasy all'italiana


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Il genere fantasy, come quasi tutti i generi, non è particolarmente amato dai nostri romanzieri e, a proposito, sarebbe interessante dibattere del perché. Ma l'argomento del quale volevo discutere, chiedo scusa se fosse già stato affrontato, è un altro: avete letto e conoscete le Cronache del Mondo Emerso, di Licia Troisi? Per chi non lo sapesse, si tratta di una trilogia fantasy scritta da una ragazza romana, che se non erro ha avuto un certo successo. Cosa ne pensate? Io ho letto il primo dei tre romanzi e, lo dico sinceramente, mi è sembrato pessimo, ma non escludo che dipenda dalla mia scarsa competenza in materia; non ho mai letto neanche Il Signore degli Anelli, che è come dire che mi manca l'ABC!

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purtroppo il genere fantasy è bistrattato perchè non fa guadagnare, e non c'è tantissima gente di talento che ci scrive.

Purtroppo l'italiano è un limite, perchè ha poca visibilità e un mercato chiuso. Difficilmente si traduce all'estero e difficilmente richiama grossi investimenti.

In Italia, purtoppo, si leggono solo libri di barzellette o di cabarettisti, che io insisto, chiamare libri è un grosso complimento

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purtroppo il genere fantasy è bistrattato perchè non fa guadagnare

Davvero? A me sembra che tra i giovani, soprattutto i giovanissimi, sia il genere più popolare in assoluto. D'altronde i dati di vendita dei vari Harry Potter parlano chiaro.

Io credo, piuttosto, che i nostri romanzieri guardino con sufficienza al fantasy per una questione di snobismo. Ma d'altronde guardano con sufficienza a tutti i generi, a parte il giallo, che viene considerato più nobile degli altri; esiste forse un filone di narrativa horror italiana? O uno fantascientifico?

Difficilmente si traduce all'estero e difficilmente richiama grossi investimenti.

Ma il bello della letteratura, rispetto agli altri media, è proprio che costa meno. Cioé, per quanto possa essere costoso stampare e distribuire un romanzo, lo è sicuramente meno che produrre e distribuire un film. Per questo mi stupisce che le case editrici italiane non provino nemmeno a sfruttare il successo del genere. Eppure i pochi esperimenti a tema sono andati a buon fine; vedi, appunto, la trilogia della Troisi, che a quanto mi risulta ha venduto abbastanza, pur non essendo neppure un granché.

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Davvero? A me sembra che tra i giovani, soprattutto i giovanissimi, sia il genere più popolare in assoluto. D'altronde i dati di vendita dei vari Harry Potter parlano chiaro.

Concordo, il Fantasy oggi come oggi va di moda. Ed è per questo che nascono obrobri come quello citato da Krakazoom.

Credo che il fantasy sia prevalentemente anglosassone e germanico perchè c'è la loro mitologia dietro ai vari faeries, elfi e gnomi.

In Italia (o meglio: nella maggior parte dell'Italia) la mitologia affonda nell'ellenismo romanizzato e negli eroi in sandali. A parte sporadiche incursioni di streghe e spiriti, la gran parte delle regioni italiane """risente""" (tra triple virgolette) di questa mitologia meno adattabile all'epopea.

Insomma, Beowulf abbattè il Grendel e morì contro un drago, e questo rientra nei canoni del Fantasy comunemente inteso.

Sul fatto che siano pochi gli italiani a cimentarsi nel fantasy, direi che è un bene se il risultato è quello citato.

Sugli altri generi "snobati" (o "snobbati" per i meno arcaisti), direi che non è del tutto vero: la fantascienza all'italiana esiste, benchè rara, come la fantapolitica. Se leggi un libro di Avoledo, ad esempio "Lo stato dell'Unione", ti accorgerai come ci sono validi esempi di produzioni di casa nostra in questo senso, sicuramente rarissimi ma ci sono.

Il motivo di questa pochezza di numero delle produzioni penso che sia da ricercarsi più in questioni di tradizione e di abitudine che non nello snobismo.

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la Troisi li ho letti tutti e tre poiche se inizio non posso giudicare se non finisco :)

davvero pessima!

una storia che potevo scrivere pure io, una nota positiva nella morale del finale che però non è svolto troppo bene.. anzi.

e poi una cosa che non sopporto è questa moda di fare le "trilogie" di storie che possono benissimo, anzi che dovrebbero essere riunite in unica soluzione. (tutti e tre i libri si leggono in 4 giorn)

mah...

però mi dicevano di un certo Luca TromberQualcosa :rolleyes: che non era male, l'avete letto?

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Sugli altri generi "snobati" (o "snobbati" per i meno arcaisti), direi che non è del tutto vero: la fantascienza all'italiana esiste, benchè rara, come la fantapolitica. Se leggi un libro di Avoledo, ad esempio "Lo stato dell'Unione", ti accorgerai come ci sono validi esempi di produzioni di casa nostra in questo senso, sicuramente rarissimi ma ci sono.

A parte Evangelisti, da molti considerato uno dei pochissimi autori di fantascienza italiani, Fruttero e Lucentini hanno curato molte raccolte di fantascienza d'autore, anche se non so se essi stessi abbiano mai scritto racconti o romanzi di fantascienza...

Secondo me, il fantastico in tutte le sue forme in Italia non esiste non per carenze da un punto di vista "etnologico," quanto piuttosto perché è un genere che viene considerato basso, privo di valore. Il perché credo sia da ricercare nel fatto che i letterati italiani preferiscono rinchiudersi saldamente nella memoria dei nostri (grandi) classici, degli autori e romanzieri che han fatto della letteratura un oggetto di cultura perché fondata sulla fedele resa della realtà. Il fantastico secondo me è snobato perché frutto dell'immaginazione e della fantasia, dunque fuga dal realismo in cui i nostri autori devono rimanere confinati per mantenere alto il nome della letteratura.

E' la stessa cosa che accade nelle arti figurative di ogni tipo: ad esempio, per quanto possa essere elevato anche da un punto di vista contenutistico, un film fantastico in Italia verrà preso sempre come ciofeca, perché qui l'unico genere che sia degno di essere considerato è il dramma che ritrae la nostra realtà. Non è concepibile che si possa trasportare quel che accade realmente in un altro luogo, perché per i critici italiani (di qualunque forma di arte si tratti) ogni evasione dal mondo reale è un infantilismo da estirpare.

Questo, almeno, secondo me.

-MikeT

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A parte Evangelisti, da molti considerato uno dei pochissimi autori di fantascienza italiani, Fruttero e Lucentini hanno curato molte raccolte di fantascienza d'autore, anche se non so se essi stessi abbiano mai scritto racconti o romanzi di fantascienza...

Secondo me, il fantastico in tutte le sue forme in Italia non esiste non per carenze da un punto di vista "etnologico," quanto piuttosto perché è un genere che viene considerato basso, privo di valore. Il perché credo sia da ricercare nel fatto che i letterati italiani preferiscono rinchiudersi saldamente nella memoria dei nostri (grandi) classici, degli autori e romanzieri che han fatto della letteratura un oggetto di cultura perché fondata sulla fedele resa della realtà. Il fantastico secondo me è snobato perché frutto dell'immaginazione e della fantasia, dunque fuga dal realismo in cui i nostri autori devono rimanere confinati per mantenere alto il nome della letteratura.

E' la stessa cosa che accade nelle arti figurative di ogni tipo: ad esempio, per quanto possa essere elevato anche da un punto di vista contenutistico, un film fantastico in Italia verrà preso sempre come ciofeca, perché qui l'unico genere che sia degno di essere considerato è il dramma che ritrae la nostra realtà. Non è concepibile che si possa trasportare quel che accade realmente in un altro luogo, perché per i critici italiani (di qualunque forma di arte si tratti) ogni evasione dal mondo reale è un infantilismo da estirpare.

Questo, almeno, secondo me.

-MikeT

E pensare che Dante ha scritto uno dei più bei racconti fantasy mai esistiti... mah...

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Non intendevo essere irriverente. La mia era una semplice risposta spontanea a ciò che aveva ricordato Mike, ovvero che la maggior parte degli scrittori italiani ritenga un romanzo degno di questo nome solo se descrive i fatti con realismo. Nonostante la Divina commedia racchiuda in sè gran parte delle concezioni teologiche del tempo, non si può non considerare come abbia sviluppato un'ambientazione fantastica nel migliore dei modi. In fondo la cosmologia stessa di D&D deve tantissimo al lavoro dantesco.

Tutto qui... era una semplice riflessione... ;-)

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  • Amministratore

Oddio... dire che La Divina Commedia è fantasy è un po' eccessivo... ;-)

comunque la Nord ha parecchi autori italiani in catalogo. Non ho letto molto, ma cito ad esempio fabiana redivo, giovane autrice triestina che ha creato due trilogie di discreto valore. Qualcuno ha fatto il nome di Evangelisti... Eymerich è una commistione tra fantascienza e fantasy, ed è ottima... qualcun altro citava la tradizione latina del folklore italiano, e in effetti abbiamo un valerio Massimo manfredi che ok, scrive più romanzi storici che altro, ma uno "scudo di Talos" può rientrare in un "fantasy low-magic" secondo me. Insomma, in effetti è vero che il fantasy è un genere di nicchia e che non c'é molta produzione nazionale, ma la situazione non è neanche così grivia, secondo me.

PS ho lavorato per un periodo in una biblioteca... il fantasy sta prendendo tra i giovanissimi, non tanto per Harry Potter, quanto perché si trovano alcune serie per bambini veramente ben fatte (relativamente al target, 11-14 anni). Purtroppo superata quella fascia d'età la maggior parte dei ragazzi legge solo la Gazzetta.

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Non è proprio cosi sacrilego dire che la Divina Commedia è fantasy, e neanche offensivo:

Nonostante la Divina commedia racchiuda in sè gran parte delle concezioni teologiche del tempo, non si può non considerare come abbia sviluppato un'ambientazione fantastica nel migliore dei modi. In fondo la cosmologia stessa di D&D deve tantissimo al lavoro dantesco.
Trovo che la parte in bold sia vera.

Pensare che dire che "la divina commedia è un opera fantasy" sia offensivo, è uno dei problemi che si evvince anche dalle parole di Mike.

Cioè, perchè è offensivo?

Il fantasy non può avere grandi contenuti morali, narrativi e di qualità?

Secondo me si.. ;-)

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Beh, vabbè, ma fantasy mi pare un po' riduttivo come genere.....

Non sarà fantasy nel senso proprio del termine, ma, per quanto il contesto storico-sociale in cui quest'opera è stata scritta e le intenzioni dell'autore non fossero tali da inserire la Divina Commedia nel genere "fantastico," si può quantomeno accostarla ad una sorta di proto-fantastico, come ho già detto, almeno in un'ottica moderna.

Non è fantasy, questo è vero, non nell'accezione che gli diamo oggi, ma ciò che accade, per quanto intriso del senso religioso dantesco, non è reale; dunque, è per definizione "fantastico," senza per questo secondo me sminuirne il valore culturale e letterario. ;-)

-MikeT

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Non intendevo essere irriverente. La mia era una semplice risposta spontanea a ciò che aveva ricordato Mike, ovvero che la maggior parte degli scrittori italiani ritenga un romanzo degno di questo nome solo se descrive i fatti con realismo. Nonostante la Divina commedia racchiuda in sè gran parte delle concezioni teologiche del tempo, non si può non considerare come abbia sviluppato un'ambientazione fantastica nel migliore dei modi. In fondo la cosmologia stessa di D&D deve tantissimo al lavoro dantesco.

Tutto qui... era una semplice riflessione... ;-)

Ed in effetti la tua osservazione, specie ora che l'hai articolata, è sensata e intelligente. ;-)

Il fantasy non può avere grandi contenuti morali, narrativi e di qualità?

Secondo me si.. ;-)

Sì ok, ma la DC non è fantasy e basta. Volevo dire solo questo...poi Samirah si è spiegata ancora meglio.

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Sì ok, ma la DC non è fantasy e basta.
Ehm..non ho capito questa frase. :mrgreen:

Cioè, ho un dubbio.

Intendevi dire:

"Sì ok, ma la DC non è fantasy e non si discute."

oppure

"Sì ok, ma la DC non è fantasy e basta, ma anche qualcos'altro."

(immagino sia la seconda cmq..)

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In Italia (o meglio: nella maggior parte dell'Italia) la mitologia affonda nell'ellenismo romanizzato e negli eroi in sandali.

Che sarebbe, secondo me, un humus perfetto per far germogliare un filone fantasy originale. Ma forse è proprio questo il problema: i nostri scrittori, al contrario di quelli anglosassoni, sono diretti discendenti degli autori greci e latini. In un certo senso noi abbiamo già avuto una nostra fase fantasy, quella della mitologia classica, e l'abbiamo superata. Per questo, oggi, i nostri romanzieri non sentono il bisogno di ripercorrere quel sentiero. E' una questione evolutiva.

Comunque, secondo me, uno scrittore come Valerio Massimo Manfredi è a un passo, massimo due, dal fantasy all'italiana. E non a caso ha un grandissimo successo.

la fantascienza all'italiana esiste, benchè rara

Esistono degli scrittori italiani, pochi, che scrivono di fantascienza; ma non sono abbastanza da parlare di filone fantascientifico italiano, si tratta di casi sporadici.

Io ho una mia teoria: è una questione di toponimi geografici. Far atterrare gli UFO a New York è una cosa; farli atterrare a Caronno Pertusella, ehmm, è un altro discorso.

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