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Personaggi per veri intenditori!


Messaggio consigliato

apro questo topic chiedendovi di postare qualche personaggio a voi caro che è strutturato ad un livello interpretativo alto.

Premetto che tutti i personaggi di D&D possono essere interpretati anche se sono personaggi nella media, ma magari chi gioca come me da tanto tempo è attratto da personaggi strani, con manie o caratteristiche fisiche particolari, che vanno al di la dell'abilità del pg, e che sono belle solo dal profilo interpretativo.

sarebbe interessante alla fine vedere quale personaggio è caratterizzato meglio e più interessante ed arduo da ruolare...

vi dico la mia esperienza:

Recentemente ho ruolato un monaco umano di 4 livello ma di 64 anni del vecchio ordine con voto di povertà. Ad una prima analisi appare come un artista di strada, viaggia con un cane da guardia che gli fa compagnia e chiede l'elemosina mentre col suo fido animale fa piccole acrobazie...

ho pensato che potesse essere caratteristico per il personaggio il fatto che si portasse sempre appresso un buon quantitativo di riso e mangiasse quello al posto delle solite razioni di cibo, magari con un po' di curry sopra.

Questo vecchio non ha divinità ma venera lo spirito Ki attraverso la meditazione (che agli altri PG del gruppo può senbrare un sonnellino) e i suoi antenati di cui custodisce alcune statuine. quando prega o medita spesso accende dell'incenso per aiutare la concentrazione.

Il personaggio che ne esce è piuttosto imprevedibile per gli altri membri del gruppo e spesso gli sgrida apostrofandoli come "giovanotti" e magari dandogli delle bastonate in testa!

un personaggio simpatico che non ha caratteristiche fisiche alte a causa della sua vecchiaia benchè sia un combattente, ma che comunque risulta molto piacevole sia a me che al resto del gruppo.

un altro goal per l'interpretazione!

ditemi voi... cosa vi sembra?

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Un bel personaggio da avere in gruppo, certamente!

Non capisco il commento di Antigorn... cioè: non afferro quello che "avrebbe detto".

Di mio ne ho fatto uno abbastanza strano, che è stato oggetto di qualche discussione preventiva con DM Kursk, ai suoi tempi.

In pratica, un mezz'orco con un livello da barbarian (neutrale buono), e gli altri da mago. Prima che qualcuno svenga, mi spiego raccontando (alla svelta) la sua storia.

Diverso dagli altri già in piena infanzia: occhi lucidi, profondi, blu, che mai il padre aveva visto in un mezz'orco. Aveva tentato di soddisfare le ambizioni del padre. Aveva provato ad imbracciare le armi e a partecipare ai massacri... ma non faceva per lui. Si azzuffava con gli altri ragazzi sotto gli occhi speranzosi del padre, per chiedere scusa e andarsene appena questi voltava gli occhi.

Trovava i suoi simili stupidi, rozzi, e loro vedevano in lui soprattutto la metà di sangue umano che gli veniva dalla madre, origine dei suoi occhi profondi, del suo acume, del suo gran cuore. Si incontrava segretamente con lei nella pianura, molto raramente, per non sollevare le ire del padre. Finchè la madre, quando fu adolescente, lo convinse ad andare in città e ad abbandonare la vita nomade.

Ma li era l'altra parte di sangue che gli altri temevano e aborrivano: quella orchesca. Muscoli possenti, tempra straordinaria e inspiegabile irascibilità erano ciò che rifuggivano maggiormente.

Quando la madre morì, nulla lo legava più a quel luogo, e se ne andò nel mondo senza meta. Voleva liberarsi del peso del suo sangue, ma sapeva che era impossibile. Trovò qualcuno disposto ad insegnargli a sfruttare la propria innaturale intelligenza, a metterla in pratica per dare forma alla magia. E la cosa gli piacque.

Poi, un giorno, incontrò i suoi compagni di avventure, scettici all'inizio ma mai ostili, mai pronti a giudicare dalle apparenze e sempre attenti a gratificarlo per gli sforzi compiuti. Aveva trovato la sua casa, ma non aveva mura: erano queste persone.

In pratica, agiva da mago finchè non vedeva qualche compagno rischiare la vita... poi subentrava il suo sangue orchesco e barbarico: ira funesta, giù il sacco col guano di pipistrello e le ali di libellula e sotto a menare come un fabbro.

Il suo sogno? Arrivare ad essere un mago tanto potente da rappresentare un faro per quelli come lui, e in grado con un incantesimo di liberarsi del suo sangue orchesco e dell'ira da barbaro...

Facevo in modo che, per lui, l'ira non fosse volontaria, ma automatica quando qualche amico stava per morire... rendendolo abbastanza imprevedibile.

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Non capisco il commento di Antigorn... cioè: non afferro quello che "avrebbe detto".

In pratica non piace l'idea di un PG vecchio di pari livello ad altri PG molto più giovani... Cioè, loro per arrivare al 4° livello ci hanno messo 20-25 anni mentre lui ce ne ha messi 64? e poi avanzano di livello insieme? cioè, non mi torna per niente la cosa...

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In pratica non piace l'idea di un PG vecchio di pari livello ad altri PG molto più giovani... Cioè, loro per arrivare al 4° livello ci hanno messo 20-25 anni mentre lui ce ne ha messi 64? e poi avanzano di livello insieme? cioè, non mi torna per niente la cosa...

magari semplicemente non è andato in giro per 7 anni a sfasciare teste di mostri e ha preferito viaggiare e conoscere posti nuovi, nuove culture e questo si traduce comunque in aumento seppur minimo dell'esperienza e soprattutto nell'invecchiamento: diminuiscono fortemente le abilità fisiche, però il personaggio matura dal punto di vista mentale.

sono scelte di vita... allora il PNG che ha fatto il fabbro tutta la vita è da considerare un fallito? può darsi... ma se hai bisogno di un'arma da chi vai?

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davvero interessante sharuwen... è originale se non altro. un mezzorco lo sempre visto al massimo come stregone(che è il biclasse ideale) però come tu mi fai notare non c'è niente che gli impedisca di fare il mago.

la psicologia del rifiutato è interessante perchè spesso è presente nei mezzelfi che vengono considerati degli emarginati... ma è chiaro che anche un mezzorco sofre dello stesso problema! magari per il suo "clichè" dell'uomo barbaro, rude, e magari stupido, lo si ruola come uno che non è abbastanza sensibile per sentire il problema... ma se il tuo comunque era un personaggio con una spiccata intelligenza(un mago) è chiaro che percepisca e soffra per questa cosa! Complimenti! un altro stereotipo smascherato!

2 goal per l'interpretazione!

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In pratica non piace l'idea di un PG vecchio di pari livello ad altri PG molto più giovani... Cioè, loro per arrivare al 4° livello ci hanno messo 20-25 anni mentre lui ce ne ha messi 64? e poi avanzano di livello insieme? cioè, non mi torna per niente la cosa...

Nel tuo mondo tutti i nonni sono epici? :banghead:

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Nel tuo mondo tutti i nonni sono epici? :banghead:

:lollollol

Forse no, ma credo che un po' di "dubbi" possano venire... sebbene infondati.

Daarmork ha spiegato benissimo il perché sia "possibile" e credo che la spiegazione regga su tutta la linea, tuttavia viene spesso da pensare che salendo il livello (e quindi l'esperienza) uno invecchi e che difficilmente un 60-enne possa essere "di quarto"... :mrgreen:

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Nel tuo mondo tutti i nonni sono epici? :banghead:

per me non è tanto di metterla su questo piano, un guerriero potrebbe prendere punti esperienza anche senza combattere, pensiamo a un generale che assiste ad una battaglia o studia libri di strategia militare... prenderà meno punti esperienza rispetto ad uno che combatte sul campo, però in 40 anni 4 livelli li farà.

il monaco penso che sia ancora più facile la cosa, con la meditazione e la concentrazione e il rispetto della vita monastica anche al di fuori del monastero(scusate la ripetizione) il personaggio può comprendere nuove vie del Ki e magari acquisire punti esperienza.

ecco tutto, poi il perchè decide di andare alla ventura con una compagnia, quello è un'altro discorso, magari vuole trovare persone dotate a cui insegnare quello che ha imparato...

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tuttavia viene spesso da pensare che salendo il livello (e quindi l'esperienza) uno invecchi e che difficilmente un 60-enne possa essere "di quarto"... :mrgreen:

questo è vero! verissimo! ed è anche questo il bello del personaggio... se un png o un pg che non conosce il suo livello e la sua classe potrebbe considerarlo o un vecchio senza arte ne parte e quindi sottovaluta un possibile nemico, favorendolo, oppure se lo considera, come dici tu, un PG di alto livello, difficilmente lo attaccherà e anzi... magari lo rispetterà.

Comunque ragionando su questo, si parla di "metapensiero di gioco" signori, e non è la cosa che il DM desidera di più...

Magari questo "vecchietto" ha deciso di andare all'avventura già ad una certa età, perciò è passato di livello regolarmente come ogni altro PG, ma mentre gli altri cominciano a 20-30 anni, questo ha cominciato a 60.

altra cosa plausibilissima...

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ma se la pensate così non oso pensare che danni potrebbe fare un contadino di 70 anni. a quella eta avrà aquisita una tale esperienza nell'uso della zappa che riuscirebbe ad aprire in 2 anche il guerriero più corazzato.

a parte gli scherzi non mi sembra una cosa cosi assurda arrivare a 64 banni ed essere solo di 4° livello ... magari per i primi 60 anni è rimasto a cazzeggiare nel vero senso della parole e una volta arrivato a 60 anni è scattato in lui qualcosa che lo a fatto incominciare a vedere il mondo in modo diverso.

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ma se la pensate così non oso pensare che danni potrebbe fare un contadino di 70 anni. a quella eta avrà aquisita una tale esperienza nell'uso della zappa che riuscirebbe ad aprire in 2 anche il guerriero più corazzato.

a parte gli scherzi non mi sembra una cosa cosi assurda arrivare a 64 banni ed essere solo di 4° livello ... magari per i primi 60 anni è rimasto a cazzeggiare nel vero senso della parole e una volta arrivato a 60 anni è scattato in lui qualcosa che lo a fatto incominciare a vedere il mondo in modo diverso.

Precisamente quello che si è detto sopra ;-)

Io ho anche un'altra spiegazione plausibile... non in questo caso specifico... ma nel caso di qualche razza molto longeva (nani, elfi, mezzo-draghi, aasimar...), per alcune classi soprattutto l'esperienza iniziale è tutto...

Ad esempio io, giocando spesso stregoni/guerrieri, non inizio mai prima dei 20/22 anni, perché se è vero che lo stregone padroneggia in parte i suoi poteri da quando è molto piccolo, per avere una discreta "precisione" nel controllo e per avere addestramento da guerriero, deve essere abbastanza maturo...

Un monaco che decida di finire il suo "internato" per darsi all'avventura dovrà essere necessariamente "vecchio" (se non ha dovuto lasciare il monastero per cause di forza maggiore), perché il monastero è la sua vita...

Quindi non vedo la difficoltà di 64 anni --> 4° livello...

Come ho detto sopra, appare strano, ma non impensabile, e le soluzioni possono essere molteplici (in termini di spiegazione), tante quante ne sono state date e anche di più.

Ciao

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finalmente ritorno a postare su questo forum dopo quasi un anno di assenza, forse i più anzianotti di voi si ricorderanno di me!

questo topic mi ha subito fatto ricordare il mio vecchio elfo-stregone-discepolo del drago-guerriero, che, al livello 37 quando camminava portava dietro di se una schiera di fanatici, la sua mentalità era semplice: perchè tanti dei? io potrei essere l'unico... bei tempi, e come dimenticare la sua spada-consigliera-spakkatutto-vorpal creata nelle fucine demoniache con imprigionata dentro l'anima di suo padre...

pensate che verso la fine della campagna perlustrando una rocca abbandonata impregnata di nemici il mio Ysenegh (bel nome...) Mo Khusha (bel cognome...) di fronte a un celestiale di 30liv. gli disse "senti, mo che ti rispedisco dall'altro lato puoi farmi il piacere di dire a pelor che i suoi chierici hanno una CA abnorme per un umano?".

gli altri pg inoltre invece di istigarmi al ragionamento con frasi tipo "ci sono molte cose da fare sulla terra perchè ci dobbiamo mettere contro gli dei?" mi esaltavano con "NOI SIAMO GLI ANGELI DECADUTI CACCIATI DAL PARADISO PERCHE' RAPPRESENTAVAMO UNA MINACCIA ELIMINIAMOLI!".

la campagna "finì" con una battuta teatrale. dopo aver fatto adirare anche hextor che all'inizio ci supportava, io e gli altri compagni (un barbaro-tempesta-guerriero, un elfo arciere arcano-monaco, e un nano guerriero) ci ritrovammo al cospetto delle divinità quando, tirata l'iniziativa io per primo esclamo: "se le divinità non ci fossero bisognerebbe inventarle". il master poi dopo una guardata negli occhi a tutti disse : "vabbè chi è che fa il master nella prossima campagna?". saremmo morti tutti, e se avessimo vinto non avrebbe avuto più senso giocare

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a parte gli scherzi non mi sembra una cosa cosi assurda arrivare a 64 banni ed essere solo di 4° livello ... magari per i primi 60 anni è rimasto a cazzeggiare nel vero senso della parole e una volta arrivato a 60 anni è scattato in lui qualcosa che lo a fatto incominciare a vedere il mondo in modo diverso.

MAh, può essere solo che non è l'idea di un PNG di 60 anni di 4° livello, ma l'idea di un AVVENTURIERO di 60 anni che è di 4° livello... Cioè, a meno che non inzi a quell'età ad andare all'avventura (cosa un po' improbabile) dovrebbe avere qualche livello in più.... Anche se avesse viaggiato per conoscere posti nuovi ecc. ecc. avrebbe comunque incontrato delle sfide. Se invece fosse stato sempre in monastero, sarebbe un altro conto, ma perchè partire all'avventura proprio in quel momento della vita?

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Effettivamente il PG di Sharuwen è stato un fulmine a ciel sereno molto gradito...

In apparenza semplice, si è rivelato molto più complesso, corposo e complicato del previsto...

Comunque ben interpretato...

Anche se personalmente mi è piaciuta di più la tua interpretazione dell'asimar... soprattutto dopo la storia del sogno.

Il mio PG...

Bah... In effetti non riesco a dire qual'è quello che ho ruolato meglio...

Forse lo GNOMO CHIERICO LADRO, amico del mezzorco mago di Sharuwen (erano nello stesso party per un po') ... il suo motto era andare in giro a divertirsi ed a rallegrare la gente... solo che spesso finiva per infastidire ancora di più chi gli stava intorno... aveva stretto un forte legame di amicizia sia col mezzorco sia con un halfling barbaro druido (opera dui Aerys)... Tentava sempre disfruttare il lato comico delle cose arrivando a spaventare i suoi stessi compagni per "allentare lòa tensione mentre esploravano la palude"... Insomma era un casinista... ma buono e

altruista... a volte facile all'ira (se gli toccano ilsuo dio o i suoi amici)... maniaco delle illusioni, pur essendo chierico... Insomma vagabondo, allegro e FRIENDLY!

;-)

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L'aasimar, che bomba che era quella (ebbene si... donna pure quella!).

Mi è rimasta ancora qui che non siamo andati avanti con quei personaggi! L'ho potuta riabbracciare solo per una fugace apparizione coi buffoniarroganti...

Il personaggio (aiutato anche da pezzi di avventura "ritagliati" su di lei da DM Kursk) è più o meno così.

Sintal "Goldeneye" Valites, monaca pura.

Dopo una ventina d'anni passati a seguire le orme e gli insegnamenti del padre, monaco anch'egli, in un eremitaggio che l'ha portata a visitare gran parte di Faerun, alla morte di questo viene a conoscenza di essere stata semplicemente adottata, e i poteri che si stanno manifestando in lei, oltre ad alcune particolarità fisiche non umane (come gli occhi dorati, o un po' di capelli grigi tra la chioma nera), sono retaggio della sua discendenza celestiale.

Si mette allora in marcia per scoprire chi sia il suo padre naturale e, soprattutto, da dove derivi il sangue angelico che scorre nelle sue vene.

Il suo vagabondare la porta infine nel Rashemen, anche grazie alle divinazioni che alcuni chierici hanno fatto per lei.

Convintasi che aiutare il gruppo che l'ha accolta nella strada verso il Rashemen faccia parte del suo cammino di elevazione spirituale, si mette in marcia con esso. Dopo un anno trovano una flebile traccia: una vecchia zingara profetizza loro che "il futuro vi attende alla capitale delle streghe", e precisamente "nei dintorni del Bosco che non è più".

I soldi racimolati nel resto del viaggio stanno per finire, e la città nella quale arrivano potrebbe essere un punto di partenza per nuove scoperte, un letto comodo e un pasto caldo dopo mesi di nottate al cielo stellato, e occasione di trovare qualche occupazione per sopravvivere.

La loro avventura parte nella città di Mulsantir.

Tra le altre cose, due sono gli episodi che l'hanno resa speciale (Kursk :love: ):

1) una notte il gruppo si sveglia con un ululato. Trovano un lupo enorme fuori città, che non li attacca, ma li guida nel bosco. Raggiungono quella che sembra una casa abbandonata, ma appena entrano la porta si chiude e si rendono conto che l'interno è molto più ampio dell'esterno. All'interno una specie di labirinto mortale, con ogni stanza che richiede una prova di riflessi, di forza, ma soprattutto di intelletto. Presto la casa comincia a pretendere in sacrificio le vite dei suoi amici, finchè all'ultima stanza Sintal rimane sola. Dentro di essa, un animale, un lupo umanoide, orrendo, peloso e puzzolente. Quando sta per attaccarlo, lui le rivela essere suo padre. Lei ovviamente non ci crede, ma alcune sue rivelazioni la fanno tentennare. Lui le chiede di andare con lui, e di abbandonare i suoi amici. Lei rifiuta, ma quando lui minaccia di ucciderli se lei non acconsente, cede. A questo punto lui le mette una mano infuocata sulla spalla. Sintal si sveglia tutta sudata nel proprio letto, con una bruciatura a forma di mano sulla spalla. I suoi amici hanno fatto il suo stesso sogno, almeno fino alla stanza in cui sono morti. Era un sogno? Era quello il suo vero padre?

2) tentando di rappacificare alcune tribù di lizardfolk in guerra (per una macchinazione di uno di essi), si inoltra (sola) nella loro palude. Riesce almeno parzialmente nell'impresa, e dopo essere stata accettata quale "membro onorario" della tribù per il suo coraggio (ed essere sopravvissuta ad uno scontro "rituale" con uno di loro), viene accompagnata in un vecchio tempio seminascosto dalle melme. Ci entra, e (dopo aver risolto l'enigma meccanico su come svuotare il tempio dalla melma) trova una statua enorme, con la scritta "Amaunator". Lei non lo riconosce, ma nota il liquido dorato che gli sgorga dagli occhi per raccogliersi in una bacinella sul suo braccio. Beve e... magia! Inizialmente si sente male da morire, poi comincia a sentire formicolare la schiena... e quando esce da li, ha le scapole ricoperte di piume. Nel giro di qualche giorno, le spuntano delle belle ali celestiali sulla schiena... (interpretazione magistrale da parte di Kursk dell'aver preso il talento Celestial Wings). No, non poteva essere quello peloso suo padre!

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Un bel personaggio da avere in gruppo, certamente!

Non capisco il commento di Antigorn... cioè: non afferro quello che "avrebbe detto".

Di mio ne ho fatto uno abbastanza strano, che è stato oggetto di qualche discussione preventiva con DM Kursk, ai suoi tempi.

In pratica, un mezz'orco con un livello da barbarian (neutrale buono), e gli altri da mago. Prima che qualcuno svenga, mi spiego raccontando (alla svelta) la sua storia.

Diverso dagli altri già in piena infanzia: occhi lucidi, profondi, blu, che mai il padre aveva visto in un mezz'orco. Aveva tentato di soddisfare le ambizioni del padre. Aveva provato ad imbracciare le armi e a partecipare ai massacri... ma non faceva per lui. Si azzuffava con gli altri ragazzi sotto gli occhi speranzosi del padre, per chiedere scusa e andarsene appena questi voltava gli occhi.

Trovava i suoi simili stupidi, rozzi, e loro vedevano in lui soprattutto la metà di sangue umano che gli veniva dalla madre, origine dei suoi occhi profondi, del suo acume, del suo gran cuore. Si incontrava segretamente con lei nella pianura, molto raramente, per non sollevare le ire del padre. Finchè la madre, quando fu adolescente, lo convinse ad andare in città e ad abbandonare la vita nomade.

Ma li era l'altra parte di sangue che gli altri temevano e aborrivano: quella orchesca. Muscoli possenti, tempra straordinaria e inspiegabile irascibilità erano ciò che rifuggivano maggiormente.

Quando la madre morì, nulla lo legava più a quel luogo, e se ne andò nel mondo senza meta. Voleva liberarsi del peso del suo sangue, ma sapeva che era impossibile. Trovò qualcuno disposto ad insegnargli a sfruttare la propria innaturale intelligenza, a metterla in pratica per dare forma alla magia. E la cosa gli piacque.

Poi, un giorno, incontrò i suoi compagni di avventure, scettici all'inizio ma mai ostili, mai pronti a giudicare dalle apparenze e sempre attenti a gratificarlo per gli sforzi compiuti. Aveva trovato la sua casa, ma non aveva mura: erano queste persone.

In pratica, agiva da mago finchè non vedeva qualche compagno rischiare la vita... poi subentrava il suo sangue orchesco e barbarico: ira funesta, giù il sacco col guano di pipistrello e le ali di libellula e sotto a menare come un fabbro.

Il suo sogno? Arrivare ad essere un mago tanto potente da rappresentare un faro per quelli come lui, e in grado con un incantesimo di liberarsi del suo sangue orchesco e dell'ira da barbaro...

Facevo in modo che, per lui, l'ira non fosse volontaria, ma automatica quando qualche amico stava per morire... rendendolo abbastanza imprevedibile.

Senza offesa e senza mettere in dubbio la tua capacità interpretativa, mi sembra comunque una "powerplayata" ;-)

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