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demiurgo

Circolo degli Antichi
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  1. demiurgo

    Miei racconti

    Ciao. Ho letto Theristes. Il racconto mi è piaciuto, ma ho qualche critica basata principalmente su miei gusti personali. Sarò un po' stringato, per mancanza di tempo, ma commento come sempre con spirito puramente costruttivo. I movimenti si capiscono. Quello che non si capisce è come è fatto l'ambiente, il che può sicuramente rendere difficile la comprensione nelle scene del combattimento. In pratica si perde il senso dello spazio. Qualche indicazione, anche minima, credo sia indispensabile. Nella prima parte del racconto, la narrazione assume il punto di vista di Lucius, "vittima" della prova. Lucius osserva la stanza, ma il lettore non sa niente di come è fatto il luogo. Bisognerebbe descriverla un minimo. Dire le dimensioni, come si presenta a prima vista. Si dice solo che filtrano dei misteriosi bagliori dall'ingresso e che l'aria è umida e viziata. E' difficile farsi un'idea "spaziale" del combattimento. Quant'è grande la stanza? E' vuota, sgombra, c'è del mobilio, possibili ripari? vie di fuga? Secondo le più comuni convenzioni editoriali, il trattino si usa solo in apertura e non in chiusura del dialogo. A meno che non ci sia un inciso narrativo subito dopo il dialogo. Se fosse quest'ultimo caso di solito per convenzione il punto potrebbe essere omesso o, al limite, tenuto "dentro" i trattini. Per es: - Complimenti, ragazzo - disse il maestro. Oppure - Complimenti, ragazzo. - Il maestro gli strinse la mano. - Sei stato bravissimo. La virgola prima del trattino di chiusura va normalmente omessa. Inoltre si mettono anche gli spazi. Sono quisquilie, ma te lo dico perché in tutto il resto del racconto sei molto preciso nella punteggiatura. Si capisce benissimo che escono dalla stanza. Quello che non si sa è dove vanno a finire: all'aperto? Sembrerebbe di sì, vista la luce abbagliante. Da dove sono usciti? dall'ingresso della stanza? Anche qui mancano riferimenti spaziali minimi necessari a "visualizzare" la scena. Idem come sopra. Per il resto, ti consiglio solo di stare attento all'uso dei due punti, perché mi sembrano troppi. Li usi molto spesso, quasi in tutte le frasi lunghe. La prosa sarebbe ritmicamente più interessante se variassi di più la struttura della frase. Anche le frasi esclamative e interrogative fuori dal dialogo, io tenderei a usarle meno, però anche qui è solo questione di gusti. Spero che i commenti siano utili, quando ho tempo magari leggo anche il successivo racconto che hai postato. Ciao.
  2. demiurgo

    I miei racconti

    Ok, hai ragione. Però se rispondi alle mie domande con altre domande non vale Approvato al 100%. Come si dice, siamo tutti sulla stessa barca...
  3. Ciao, appena ho tempo di leggerlo prometto di commentare :-) Hai fatto bene a segnalarmelo, perché in questi giorni non riesco a seguire bene il forum (il tempo è tiranno...) A presto

  4. Grazie per i commenti egli incoraggiamenti. Mi rimangono da scongelare un paio di neuroni (gli unici supersiti), poi sono di nuovo operativo.
  5. Bel topic! Bello, bellissimo! Ho letto per osa solo la lezione1, ma ho già capito che mi stamperò tutto per leggere con calma. Penso che migliorare i dettagli del ruolo e dell'interpretazione sia un fattore chiave del gioco. Adesso gioco molto sporadicamente ma alcuni anni fa mi è capitato di giocare a Vampiri con un master che puntava tutto sull'interpretazione: era un attore di teatro e regista. Il risultato era notevole, estremamente coinvolgente. Ogni tanto mi è capitato anche di lanciare i dadi Per cui ringrazio Nazgul80.
  6. demiurgo

    Pelle Verde

    Mi è piaciuto molto. Una bella struttura e una chiusura ottima nell'ultima riga. Davvero ben congegnato. Ben pensato anche il titolo. Seguono critiche costruttive, rigurdo ad alcuni aspetti secondari che secondo me sarebbero da "limare". - Accidenti ai puntini di sospensione. Chiedo scusa se sono drastico a riguardo, ma se fosse per me li eliminerei tutti. Prova a sostituire i puntini con virgole e punti semplici: vedrai che il ritmo della narazione ci guadagnerà molto. Se proprio vuoi usarli però, segui la regola: tre (sempre esattamente 3) puntini, poi uno spazio. - D eufoniche. Non si usano, dovesti toglierle ("ad essa", "ad esistere" -> "a essa", "a esistere"). Si usano solo quando la parola successiva inizia con la stessa vocale (per es. "ed essere" è ok) Hai ragione. Infatti potresti aggiungere qualche dettaglio visivo per dare maggior impatto alla scena della famiglia trucidata. Senza scadere nel macabro, però. - Consiglio che dò sempre: la descrizione iniziale. E' ok, ma prova a farla precedere da alcune anticipazioni: per esempio il fumo del villaggio distrutto dovrebbe saltare agli occhi del cavaliere quando osserva la valle nelle primissima riga. Un elemento del genere fa presagire la sventura e aumenta l'interesse del lettore che altrimenti potrebbe essere annoiato da una descrizione iniziale relativamente lunga. Complimenti ancora per il bel racconto. Ciao.
  7. demiurgo

    I miei racconti

    Be', che dire, hai scritto una descrizione davvero efficace... leggendo mi sembrava di essere lì! E' molto realistica perché non hai trascurato nessun elemento sensoriale. Oltre a vedere, possiamo ascoltare, odorare/assporare, e soprattutto percepire in modo tattile (il senso di umidità e di freddo, i capelli appiccicati) l'ambiente che ci circonda. A me di solito non piacciono le descrizioni costruite come degli elenchi, ma nel tuo caso questa forma serve a dare movimento, a fornire il senso del trascorrere del tempo durante il passaggio del personaggio per la strada verso la locanda. Non è facile fornire una descrizione sensoriale completa (5 sensi + 1) in sole 5-6 righe. Bravo. Cosa manca: sembra poco reale che questa persona attraversi le strade di un villaggio con un corpo sulle spalle, senza che ci sia una rezione delle persone del posto. Le strade sono completamente deserte per la pioggia? Siamo in un piccolo villaggio o in una cittadina? Chi porta sulle spalle? Morale della favola: hai scritto una descrizione esemplare: ora scrivi tutto il resto
  8. Grazie ragazzi per i commenti. @Enry: in effetti è un sogno di Di Marzo; solo che Di Marzo ha un modo di sognare un po' particolare... (stay tuned) @raemar: mandami la tessera del club, potrei anche aspirare alla presidenza Perché non posti le tue opere incomplete? Io un paio le ho postate su novlet.com (compresa questa), per provare a vedere se qualcuno mi dava una mano a scriverle in modo collaborativo (finora nessuno, quel sito non è molto frequentato). Ovviamente la proposta è rivolta a tutti. Volendo ci si può anche organizzare. @ectobius: l'idea è proprio quella. In effetti è uno schema piuttosto complicato, di cui mi sto già pentendo. Anche perché dovrebbe venire fuori un racconto piuttosto lungo. Penso che proverò a scrivere qualche altra scena, e nel frattempo aspetto un'idea per la trama generale (Suggerite, se vi viene in mente qualcosa, anche in pm volendo). Quando l'idea arriverà, sono convinto che dovrò riscrivere tutto da capo... pazienza...
  9. Ok. Un altro pezzo di storia. Dedicato ai fan della serie... __________________________________ Presunto medium 3 *** Ti siedi sullo sgabello con la vernice rossa scrostata, tiri le tende della cabina. Davanti a te uno schermo spento e due pulsanti, giallo e blu. Premi quello giallo con scritto Sart/Inizio. Lo schermo si accende. Compaiono una serie di bandiere nazionali. Premi il tasto sotto quella verde, bianca e rossa. “Benvenuto nella cabina fotografica Play Shot.” Dice una voce femminile registrata, quasi del tutto coperta dal rumore del traffico, fuori. “Guardi l'obiettivo e aggiusti l'altezza del sedile se necessario. Quando pronto prema il tasto Start/Inizio”. Guardi l'obiettivo, cerchiato in rosso. Ti schiarisci la voce. Premi il tasto Start/Inizio. “Attenda immobile, grazie. Sorrida.” La luce ti abbaglia, ti sforzi di non socchiudere gli occhi, ma non ti va di sorridere. “Grazie. Per le funzioni di fotoritocco prema il tasto Start/Inizio, altrimenti il tasto Stop/Fine.” Premi il tasto Stop/Fine, quello blu. Scosti la tenda ed esci. La tua donna, fuori, ti guarda con aria comica. Conosci quell'espressione. Lei sarebbe andata da un fotografo in centro. “Fatto. Verranno uno schifo, ma ci è voluto un attimo.” “Era simpatica la signorina?” “Lei sì.” Ridi. Lei ti bacia le labbra. Ricambi. Passa un po' di tempo. Guardi il tuo orologio da polso. Lei armeggia col cellulare. Ti accendi una Pall Mall rossa, respiri il fumo. Persone senza volto ti passano vicino, sul marciapiede della stazione. Alcune tirano bagagli con le rotelle che fanno un gran baccano sui sanpietrini. Camminano tutti in fretta, sta per piovere. Guardi di nuovo l'orologio. E' passato un minuto. La cabina Play Shot emette un ronzio e uno scatto. Le foto sono nello sportellino. Le prendi e le guardi. Quattro te in colonna, imbronciati, ricambiano lo sguardo. Sei venuto male, peggio del solito. Sei anche più vecchio. “Fammi vedere” dice lei. Ride. “Sei venuto malissimo, dovevi sorridere!” Infatti. Che stronza. Ma la sua risata è contagiosa. Ridi anche tu. “Infatti. Chi se ne importa, è solo una patente.” Falsa. “Certo che è una bella rottura di scatole.” “Che cosa?” “Perdere la patente.” “Già.” Non puoi dirle che te l'hanno ritirata e che c'è chi te ne procura una falsa. Meglio cambiare discorso. “Dai, è tardi, dobbiamo andare.” “Aspetta... ne facciamo una insieme?” Le dici di no con gli occhi. Lei mima una espressione di supplica, da attrice. Butti la sigaretta sul marciapiede già segnato dalle prime gocce. La spegni sotto la scarpa. “No, dai. E' tardi, e sta iniziando a piovere. La prossima volta.” Ma ti penti subito di averlo detto. Lei stringe le labbra e ti sorride lo stesso. Ci teneva. Sarebbe stato tanto stupido quanto divertente. Vi sarestre seduti in due sul seggiolino rosso scrostato mentre fuori iniziava il temporale. **********, tanto non sei veramente la mia donna. Però a volte ti piacerebbe dimenticartene. A volte te ne dimentichi. Come oggi. *** __________________________________ Questa storia mi lascia perplesso. Nel senso che non so come andare avanti. O meglio: ho impostato uno stile (ispirato a altri del genere), delineato bene (nei miei appunti) alcuni personaggi e il passato di Di Marzo, ho in mente una serie di scene, ma mi manca una cosa abbastanza essenziale per quello che in pratica dovrebbe essere una specie di giallo: la trama principale... . Ci proverò ugualmente. Chissà cosa ne vierrà fuori. "Narrativa esplorativa".
  10. E' una bella iniziativa. Io suggerisco anche la pubblicazione elettronica. E-book o pdf con i migliori racconti e poesie e magari anche illustrazioni. La scelta dei migliori racconti dovrebbe essere fatta da una votazione on-line, magari con la preselezione dello staff dl.
  11. Io adoro un giochino edito dalla precis intermedia (www.pigames.net) che si chiama ghostories. E' un sistema con ambientazione horror/sovrannatturale moderna. L'altro ieri ho comprato la seconda versione investendo la folle cifra di 6 euro e spicci per 3 manuali in pdf (base+espansione+avventure). Ci sono circa una decina di avventure, di cui una lunga e le altre brevi. Tutto english, però. Alla prima versione del gioco ho masterizzato alcuni one-shot e devo dire che il sistema su cui si basa è molto buono, specialmente nella definizione dei personaggi e dei poteri (si riescono a creare personaggi piuttosto dettagliati in 15 minuti). Un po' da migliorare nelle regole del combattimento. Adatto sopratutto a one-shot. La semplicità di apprendimento del gioco è il vantaggio numero 1. Si può giocare anche diceless essendo compatibile con il sistema ActiveExploit, che mi sembra ottimo, ma non l'ho ancora sperimentato. (Qualcuno ha mai giocato diceless?) @TomJoad: hanno anche questo: Coyote Trail ma penso che sia far west fine 1800 - senza divinità/magia ecc.
  12. E' plagio? dipende dalla licenza con cui sono stati rilasciati i diritti di Doom. Verifica, perché un tot di roba di questo videogioco è stato rilasciato alla community degli sviluppatori. Parlo del software, della prima o seconda versione del gioco. Magari hanno fatto una cosa simile con i contenuti... anche se non credo. In ogni caso dubito fortemente che tu possa avere problemi. Se proprio i detentori dei diritti pensassero di essere danneggiati, al massimo ti chiedono di togliere il materiale. Fossi in te pubblicherei senza preoccuparmi di cambiare i nomi. Ciao
  13. Complimenti per la fantasia sfrenata. Sarebbe perfetto per un videogioco d'azione. O anche per una avventura grafica, imho.
  14. demiurgo

    Risveglio

    Eccomi. Il racconto mi è molto piaciuto (e questo l'ho già detto). Ma prima, è doverosa qualche critica, in spirito costruttivo al 100%. Come hai premesso tu stesso, il racconto ha bisogno di una rilettura da parte tua. La esige. Dovresti togliere le "d" eufoniche e occhio ai tempi dei verbi. Le frasi lunghe sono ok in questo stile, ma alcune sono troppo intrecciate. Fossi in te utilizzerei frasi più brevi soprattutto nella seconda metà del racconto, quando la causa della follia del protagonista si fa man mano più minacciosa e vicina. C'è da riflettere sulla frase: "Caddi dalla sedia sulla quale mi trovavo". Un ultima cosa da aggiustare sono gli aggettivi. Un po' troppi (per i miei gusti, ovviamente). Secondo me sarebbero da togliere tutti gli quelli che tendono esplicitamente a voler indurre uno stato d'animo nel lettore, o quelli un po' esagerati (per esempio: tetro, misterioso, incredibile...). Non cìè bisogno di questi aggettivi. Al mio orecchio suonano banali dato che l'atmosfera la crei già molto bene (e così passo dalle critiche agli apprezzamenti) tramite le descrizioni dei luoghi e le sensazioni del protagonista. Continuo dentro il tag spoiler. Spoiler: L'aver saputo creare l'atmosfera giusta è il pregio numero uno di questo racconto. Davvero complimenti. Molti potrebbero criticare il fatto che proprio all'inizio c'è una lunga (lunga) descrizione del vialetto, la casa, le stanze, i mobili, le finestre ecc., ma invece io credo sia un ottimo inizio. Infatti anche se le descrizioni possono teoricamente essere noiose, nel tuo caso il lettore è ben intenzionato ad andare avanti, perché hai avuto il buon senso di scrivere la frase iniziale: "Queste sono le ultime pagine di un uomo divorato dalla follia impostagli dal fato. L’origine della mia sventura..." Questa anticipazione fa capire al lettore che quei luoghi che sono descritti saranno teatro di qualcosa di terribile che verrà detto dopo. Se fosse mancata questa frase, sarebbe stato tutto diverso. Potresti addirittura anticipare qualcosina in più. La descrizione è inoltre scritta in modo tale da far creare nella mente del lettore una "mappa del posto". E' una cosa che faceva anche Stevenson in varie opere, anche nei racconti, utilizzando lunghe descrizioni dove specificava misure e orientamento. Un altra cosa molto bella è lo stile. Seppur viziato dai difetti che dicevo sopra (roba comunque facilmente aggiustabile) e da qualche "falla" nel ritmo della narrazione (mi riferisco alla parte dove sveli velocemente il mistero delle belve), lo stile c'è. Si avverte lo stampo "da inizio secolo" che richiama efficacemente molti classici del mistero o dell'orrore. Mi piace anche il contorno onirico che ossessiona il protagonista, reso molto bene, scoprendo le cose un po' alla volta fino alla terribile visione sul finale. Insomma, mi piacciono un sacco di cose! Bravo. Mi raccomando però di rileggere e mettere a posto i dettagli: sarebbe un peccato lasciare il racconto incompiuto da questo punto di vista.
  15. demiurgo

    Risveglio

    Mooolto bello. Scrivo di fretta, non ho tempo per ora di aggiungere altro, rimando ai prossimi giorni ulteriori commenti.
  16. Grazie Enry! Sapere che la storia ti intriga è una grossa motivazione per me, ma la minaccia degli esattori è anche più convincente . Quindi ho intenzione di continuare il racconto. Però mi raccomando. DIGLIELO agli esattori delle tasse.
  17. demiurgo

    Mah!

    Grazie, grazie. Umberto Eco l'ha scritta appositamente per dare meggior lustro al mio nickname, quindi ho dovuto per forza metterla nella firma.
  18. Eh, non proprio. Il racconto che ho in mente in teoria è lunghetto. Per ora ho scritto solo un altro paragrafo, tutto il resto è da scrivere e chissà se e quando avrò tempo.
  19. demiurgo

    Mah!

    Non vorrei alimentare la polemica... comunque le unghie del gatto non sono retrattili, ma protrattili. :-D
  20. demiurgo

    Mah!

    Ok, abbiamo capito che il tuo utilizzo dei puntini non è un errore, ma una scelta. Una scelta che non condivido, ma personalmente posso rispettare. Tuttavia non credo che quello che dici qui sopra abbia un reale fondamento. Anche se fosse, non giustifica l'uso indiscriminato dei puntini. Dubito che, letteratura moderna o passata, sia mai stato edito, perlomeno in italia, un romanzo o anche solo un racconto con un untilizzo medio dei puntini superiore a 2 volte a pagina. A meno che non parliamo di scrittura d'avanguardia o sperimentale, filoni che infrangono le regole per definizione, di cui non so praticamente nulla. Il mio consiglio: se vuoi fare una pausa breve, usa una virgola. Se vuoi fare una pausa lunga. Usa il punto. Ho trovato l'articolo sui tre puntini che dicevo tempo fa: L'attacco dei tre puntini assassini Non si applica al tuo caso, essendo il tuo non un errore ma una scelta, tuttavia è interessante. E io sono d'accordo al 100% con l'autore.
  21. Grazie mille della risposta. Insomma, però, come sempre nella nostra lingua sono più le eccezioni che le regole. Ma chi l'ha inventato l'italiano? Forse l'hanno pensato a posta per vendere più dizionari?
  22. Ecco il seguito. E' un po' tutto da rivedere, a mio parere, ma lo posto comunque. __________________________________ Presunto medium 2 Coppieri al volante era scattante come un bradipo in salita. E i bradipi non accendono le sirene agli incroci. “La cintura. Dritto a casa?” “Hm.” Di Marzo se la stava già allacciando. Coppieri metteva le frecce a ogni svolta e rispettava gli stop anche per dare la precedenza con le strade deserte del lunedì notte, o meglio del martedì mattina. Di Marzo si chiese se l'avesse colto in una serata particolare o se guidasse sempre così. Non sembrava avesse sonno. “Lo fai di mestiere? O hai un lavoro normale?” Coppieri chiese molto tempo dopo, quando avevano percorso già quasi un chilometro intero. “Gommista per te è un lavoro normale?” “Mi prendi per il ****? Fai il gommista?” “Infatti. Le tue sono lisce, ma non credo che usciremo di strada. Manca la forza centrifuga necessaria.” Coppieri ignorò l'allusione alla sua guida, anche se non era tanto stupido da non notarla. “Quindi domani vai al lavoro. Cioè, tra qualche ora.” “No. Malattia. Ci sarà un certificato medico già fatto. In mezzo al plico.” “Che plico?” “Ti hanno detto di interrogarmi, per caso?” “No, ma...” “E allora fammi il piacere.” Passò un altro mezzo secolo. A Di Marzo sembrava che tutto andasse a rallentatore. Forse il suo orologio non era rotto, ma misurava il tempo in modo soggettivo. Alcuni bar stavano aprendo, altri locali chiudendo. “Oh, pane e cornetti caldi, che ne dici?” chiese Coppieri indicando un forno con le luci accese e la serranda mezza aperta. Mise la freccia, scalò in seconda e accostò dove c'era un posto, cinquanta metri più avanti. Di Marzo disse che avrebbe preso due cornetti salati, se c'erano. Coppieri disse che offriva lui. Mise in folle, scese dall'auto e attraversò la strada. Se sei uno normale e ti metti a chiedere cornetti caldi a quell'ora del mattino, nella migliore delle ipotesi il panettiere ti dice che è chiuso e ti manda a quel paese. Se sei un vicino di casa o una gran bella ragazza hai una piccola chance di comprare qualcosa. Se sei un agente non ti fanno neanche pagare. Coppieri comunque era in borghese, quindi risultava che uno sconosciuto brutto e quasi completamente pelato, alto due metri e largo come un posto macchina stesse bussando alla serranda del panettiere. Di Marzo aggiustò lo specchietto retrovisore per non perdersi la scena. Forse Coppieri avrebbe mostrato il tesserino d'ordinanza per farsi aprire comunque. Un'altra auto si fermò dietro la loro, probabilmente qualcuno che aveva avuto o a cui avevano fatto venire la stessa idea. Coppieri intanto stava gesticolando mentre parlava attraverso lo spiraglio della serranda. Magari stava giurando di essere un poliziotto, e che il suo amico in macchina era un brav'uomo, un normale gommista. Era troppo tardi per reagire quando si accorse che un uomo con un passamontagna nero stava entrando al posto di guida. Di Marzo provò a uscire. Sganciò la cintura di sicurezza nell'attimo in cui l'uomo gli sferrò un pugno su un orecchio. Il dolore e l'istinto di proteggere il volto gli impedirono di trovare la maniglia della portiera. Contemporaneamente un altro uomo era salito dallo sportello posteriore sinistro e si mise nel posto dietro al suo. “Vai! Vai!” diceva con voce agitata. Fece passare il suo braccio sinistro sotto il collo di Di Marzo, come volesse strangolarlo. Due portiere sbatterono L'auto partì. Le gomme fischiavano sull'asfalto, e Di Marzo vide che acceleravano paurosamente nella deserta via cittadina. Provò a divincolarsi, ma era bloccato. Respirava a fatica e avvertì appena l'intenso odore di gomma bruciata. Infilò le unghie nel braccio che lo teneva fermo, all'altezza del polso, ma il proprietario del braccio non mollò. Strinse più forte e prese a urlare: “Fermati *******! Ti uccido!” e gli piantò sulla tempia una pistola che teneva con la destra. Ma chi diavolo erano quelli? L'auto rallentò appena in vicinanza di un incrocio e svoltò a destra in un via più ampia. Poi la velocità aumentò ancora. “Lo tieni?” dissero le labbra del passamontagna di quello seduto davanti. Gli occhi erano fissi sulla strada. “Sì. Giuro che se ci prova l'ammazzo. Muoviti.” Nel suo tono di voce c'era qualcosa che rendeva queste parole pericolosamente credibili. Di Marzo fu certo che non erano un semplice deterrente. Accelerarono ancora. Di Marzo sentì che la stretta intorno al suo collo si allentava di poco, mentre l'uomo dietro perdeva l'equilibrio per ritrovarlo dopo un istante. Le luci gialle dei lampioni si riflettevano sul parabrezza con aumentata intermittenza. Si avvicinavano a un grosso incrocio. Il semaforo lampeggiava giallo. Luci di fari annunciavano un auto in arrivo da sinistra. Di Marzo urlò, anche se la poca aria che aveva gli permise solo un guaito. Quello al volante vide il pericolo e inchiodò sterzando, il che sbilanciò l'uomo alle sue spalle. Di Marzo si trovò libero dalla stretta mentre la cintura slacciata non lo salvava da una testata contro il cruscotto. Riprese fiato – di nuovo puzza di copertoni. Afferrò la maniglia e aprì la portiera con un calcio. Questa sbatté contro qualcosa con tale forza che si richiuse di scatto. Il finestrino si era disintegrato. La macchina era quasi ferma e fuori si sentiva vicinissimo il suono ininterrotto di un clacson. Il tizio dietro stava urlando contro di lui e cercò di afferrarlo di nuovo. Di Marzo si piegò in avanti per evitarlo e prese la leva sotto al sedile, senza tirarla. Le imprecazioni di entrambi gli uomini incappucciati si sovrapposero ai rumori di altre macchine dalla strada. Di Marzo si girò appena e vide il braccio con la pistola sporgere alla destra della sua testa. Solo quando l'auto accelerò di nuovo, bruscamente, Di Marzo tirò la leva e spinse con un piede contro il cruscotto. Il sedile scattò indietro con violenza, mentre Di Marzo si girava per metà sul sedile e si avvinghiava al braccio armato. Tutti urlavano, Di Marzo lottò e si trovò con la pistola in mano. In un mezzo secondo decise di sparare all'autista, poi decise di sparare al pazzo dietro, infine sporse la pistola dal finestrino frantumato e sparò alla gomma anteriore destra. Al terzo colpo la prese. La gomma esplose. La macchina sbandò schiantandosi contro le auto parcheggiate a lato della strada. Fu una botta tremenda. __________________________________
  23. Sbagli, ma solo un po'. Il seguito c'è, ma il racconto comunque non è ancora finito. Visto l'ENORME successo di questo racconto, il seguito lo posto quanto prima.
  24. demiurgo

    Mah!

    Be', dopo la tua interpetazione la storia in effetti acquista molto più senso . Mi rendo conto che dalla mia prima lettura avevo capito forse 1/4 delle cose che dici. Sarebbe stata necessaria una lettura molto più attenta per riuscire a cogliere tutte le sfumature. Per come tu l'hai impostata, la lettura richiede una attenta analisi e una vera e propria "interpretazione del sogno", che è certo una cosa interessante ma piuttosto difficile, che richiede anche numerose riletture. Dovresti rendere alcune cose un po' più esplicite, dare un paio di appigli in più al ragionamento dei lettori un po' pigri come me, se vuoi far arrivare meglio il "messaggio". Per quanto riguarda i puntini di sospensione: ovviamente rispetto la tua scelta, un po' sperimentale, ma torno a consigliarti di considerare di adottare anche altre tecniche, magari più descrittive, magari sempre tramite la punteggiatura, per ottenere l'effetto voluto. Scusami, perdona l'insistenza, ma sono assolutamente convinto che il racconto guadagnerebbe molto da una bella "sfoltita di puntini".
  25. ectobius: grazie dei commenti positivi e soprattuto complimenti per la lettura così attenta. In effetti ho inserito alcuni dettagli riferiti al passare del tempo per introdurre in modo quasi subliminale un tema che dovrebbe svilupparsi nel seguito del racconto: ovvero il conflittuale rapporto di Di Marzo con il tempo, o meglio con il suo passato e i suoi ricordi. (Però mi hai suggerito una cosa: dovrei sparpagliare un po' di trucchi in giro) In più, giacchè a quanto pare ultimamente giochiamo tutti a carte scoperte , volevo far notare l'uso della seconda persona singolare - per chiedere un consiglio. Un paio di volte, durante la narrazione infatti, passo dalla terza alla seconda persona ("Se un agente di polizia ti avesse buttato giù dal letto a quell'ora...", "Vederla così [...] non ti lascerebbe indifferente..."). Ho provato in questo modo per contrapporre il personaggio principale alle persone comuni (il tu generico), e far risaltare la sua (presunta) diversità. O meglio: far risaltare il fatto che lui si ritiene diverso. Non so se la cosa sia riuscita: temo soprattutto che il passaggio di persona possa dare fastidio. Vorrei un parere.
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