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demiurgo

Circolo degli Antichi
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Tutti i contenuti di demiurgo

  1. Perfetto anche per me, e saluto tutti i miei compagni di squadra. (siamo i più migliori ) Adesso dovremmo trovare un caposquadra secondo me. Fatevi avanti, io passo.
  2. Sono d'accordo anch'io con Morwen. Sembra proprio che sia così. Se c'era una divisione netta, poteva anche essere un modo, ma così non ha molto senso. Per me è ok l'estrazione.
  3. Cerchiamo intanto di capire se ci sono i presupposti per formare due squadre basate sul fantasy/non-fantasy, altrimenti dobbiamo trovare un altro criterio. Ovviamente "fantasy classico" non è un genere limitato a "buoni contro cattivi", si intende semplicemente un filone fantasy grosso modo alla tolkien, per intenderci, poi magari dentro ci possono essere mille spunti originali ma gli elementi principali dell'ambientazione sono più o meno quelli. Ognuno dovrebbe dichiarare se così su due piedi preferisce scrivere fantasy classico piuttosto che no. Poi una volta che abbiamo fatto i gruppi ogni gruppo scrive quello che vuole, senza limiti, ovviamente. Riepilogo la lista, ma ognuno scriva per sé. Demiurgo (preferisce non fantasy classico) LudTW (?) Strikeiron (indifferente?) Selvaggio Saky (?) Morwen (?) Mr Raziel (?) Viridiana (?) raemar (non ho capito ) Doria (preferisce non fantasy classico?) Aerys II Targaryen (preferisce non fantasy classico?) Boh, proviamoci, se viene fuori che 8/10 preferiscono non fantasy classico, ad esempio, troviamo un altro criterio. Per me va bene qualunque maniera in definitiva, compreso il sorteggio (che ci farebbe risparmiare un sacco di tempo). Se poi mi trovo in un gruppo con persone che hanno gusti diversi dai miei non faccio storie, mi impegno comunque. Un altro metodo, se questo qui sopra (come sospetto) dovesse fallire, è quello di decidere chi siano i due capisquadra, quindi ogni caposquadra a turno sceglie un membro da includere nel suo gruppo (come si fa a calcetto ). Oppure si mettono d'accordo tra di loro e fanno due squadre. Le persone che sono disposte a fare da capisquadra lo dicano. Io NON voglio fare il caposquadra. Dimenticavo, volevo rispondere su questo. Secondo me sarebbe carino, ma non è una buona idea perché rende ancora più complicato organizzarsi, quando invece è molto meglio semplificare il lato logistico, imho.
  4. demiurgo

    I miei racconti

    Oh, finalmente qualcuno ha postato Lo faccio anch'io appena ho tempo, e ci linkiamo.
  5. @doria: sorpresa! Gruppo DL per Adunanza Demiurgo LudTW Strikeiron Selvaggio Saky Morwen Mr Raziel Viridiana raemar Doria Aerys II Targaryen Entro mercoledì 11 (oggi) scriversi in lista se seriamente intenzionati a collaborare. Ok, allora già così siamo in 10, quindi sarebbero da fare due squadre, siete d'accordo? ti capisco. Condivido la tua posizione riguardo agli elfi magici Comunque, se ci dividiamo in squadre, tale divisione potrebbe essere appunto basata a grandi linee su che stile e genere si preferisce. Ci vorrebbe qualche proposta di massima. Secondo voi potrebbe essere un criterio quello di basarsi su chi predilige scrivere fantasy classico e chi no? Altre proposte?
  6. Diciamo mercoledì 11, per la precisione. E' solo un limite organizzativo, ovviamente il bando di braviautori consente le iscrizioni fino ad aprile, e per chi arrivasse nelle prossime settimane c'è sempre l'opzione di fondare una nuova squadra o di aggiungersi a quella esistente se anche gli altri sono d'accordo. Aspettiamo comunque di risentire tutti quelli che erano interessati ma non hanno ancora riconfermato: Aerys II? Raemar? Una cosa importante da puntualizzare è che qualuque squadra non deve considerarsi rappresentativa dell'associazione dragonslair. Si tratta solo di utenti del forum, direi.
  7. Ok, io confermo che ci sarò. Sarò un po' assenteista in questi giorni perché sono sommerso dalla mer... ehm, sommerso dal lavoro e da altre mille cose. Però dalla terza settimana di febbraio le cose dovrebbero andare decisamente meglio. Vi avviso che forse sarò anche in un'altra squadra. Ben detto. Io mi impegno a scrivere qualcosa. Ci sono due aspetti complicati: 1) trovare una idea che ci metta d'accordo su cosa scrivere 2) scriverla. Il bando parla di racconti dalle 50K alle 150K mila battute, quindi non è poco. E trovare una maniera di collaborare e realizzare un elaborato coerente stilisticamente non è banale. Per il punto 1) un modo ottimale potrebbe essere quello di partire da delle idee molto concrete. Se proponiamo idee del tipo "Scriviamo un racconto fantasy" la cosa è troppo generica. Bisognerebbe invece proporre delle idee un po' più specifiche: magari un personaggio particolare, o una caratteristica di un'ambientazione, uno scheletro di trama. Intanto iniziamo a pensarci, magari ci salta in mente qualcosa. In seguito vedremo come raccogliere queste proposte e proveremo a individuare la più convincente e confacente alle nostre caratteristiche. Per il punto 2): molto dipende dalle scelte fatte nel punto uno. Potremmo però stilare insieme una bozza del testo, quindi dividere il lavoro di scrittura, revisione e eventuale documentazione ecc. Alla fine bisognerà comunque ricondurre tutto lo scritto ad uno stile uniforme, quindi più avanti dvremo anche accordarci su questi aspetti. Ciao!
  8. Posto un racconto che ho scritto poco tempo fa per un concorso (stranamente non ho vinto) E' un racconto un po' particolare, su cui ho ricevuto opinioni mooooolto discordanti: spero di ricevere anche le vostre; credo si possa definire di fantascienza, anche se non ci sono astronavi e alieni. Il racconto lo metto come file esterno perchè è un po' lunghetto, 20mila battute circa (bè, non sono poi tantissime, su, coraggio ). Qui c'è il pdf. Ciao...
  9. Eccomi. Be', anche se vi ho girato la proposta, per la partecipazione sono "in forse", anche perché stavo già valutando la cosa anche in un altro forum (xii, per inciso), dove ho appunto letto la notizia. Quindi devo declinare il ruolo da responsabile. Sono indeciso proprio perché non mi va di prendere impegni se non sono sicuro di poterli rispettare. Decido comunque entro pochi giorni e vi faccio sapere. Se partecipo però, personalmente, sono per la serietà al 100%. Consiglio anche a voi questa linea. E' più una questione di atteggiamento che di impedimenti tecnici. Chiaramente tutti abbiamo altri impegni che hanno maggior priorità nella vita, però scrivere insieme non è facile, si rischia di perdere più tempo a coordinarsi che a "lavorare": penso che la serietà stia nell'essere propositivi e nel non perdersi in polemiche, ecco. Per come la vedo io, bisogna puntare alla qualità del risutato: questo è anche il modo migliore per divertirsi Questo solo per dire che chi partecipa dovrebbe tenere in conto che poi ci si deve pur sempre corciare le maniche e mettersi al lavoro, ognuno per la sua parte, piccola o grande che sia, tutto qui. Il termine del concorso (salvo probabili proroghe) è aprile, e il sito braviautori mette a disposizione degli strumenti che servono a semplificare un po' il coordinamento (una sorta di wiki per la scrittura collaborativa), quindi ci sono i presupposti per organizzarsi bene. Per quanto riguarda le squadre: un forum volendo può fare più squadre, e una persona può partecipare liberamente anche a più squadre, anche di forum diversi. Però secondo me squadre piccole, con quattro o meno persone non hanno molto senso rispetto allo spirito del concorso. Così a occhio direi che conviene fare più di una squadra solo se ci sono 10 o più adesioni sicure. Inoltre, un'ottima idea sarebbe quella di nominare un capogruppo, che ha l'ultima parola sulle decisioni, sempre in spirito democratico. Questo andrebbe fatto quando si sa abbastanza di preciso da chi è composta la squadra, subito prima di iniziare il "lavoro". (ops... scusate il post logorroico ) Ciao!
  10. Segnalo agli utenti del forum questa originale iniziativa: l'adunanza, un concorso di scrittura collaborativa cui sono invitati a partecipare squadre di tutti i forum italiani che si occupano di scrittura.
  11. Hey, grazie! Ci si vede su "i lettori", ok? Dai, che tokyo freme... :-D

  12. demiurgo

    Eccomi qui...

    Ciao, ho letto il racconto e devo dire che c'è del lavoro da fare per migliorare. L'idea di fondo può essere buona, ma dovrebbe essere sviluppata meglio. Tutto questo secondo la mia opinione, e sempre in spirito costruttivo, eh La prima cosa su cui lavorare sono i personaggi: si dovrebbe infondere un po' di vita, mostrare di più su di loro in modo da renderli dei "pezzi unici" dove adesso risultano un po' stereotipati (specialmente il maestro). A volte basta poco: un gesto, una caratteristica, qualche sfaccettatura che li facciano conoscere e piacere al lettore. Secondo, bisognerebbe perfezionare lo stile, o meglio, la tecnica. Noto che per molti aspetti scrivi bene. Il testo ha un buon ritmo in molti passaggi e la punteggiatura mi sembra funzioni. Per i miei gusti, il testo andrebbe innanzittutto sfoltito. Dovresti essere più sintetico nelle descrizioni e sopratutto nell'esporre sentimenti e background del protagonista. Questi infatti dovrebbero emergere dalle azioni che lui intraprende, più che dalla narrazione. Se riesci a dargli questa impostazione vedrai che il testo diventerà subito più avvincente. Non sono un esperto, scusa se mi permetto di farti un esempio. "Felix, il mio gatto, da giorni sembrava molto annoiato e se ne stava sempre a dormire; per di più sembrava avesse perso l'appetito." In questa frase ho detto tutto quello che c'era da dire. Aggiungo che è molto semplice scrivere così, ma è anche piuttosto noioso da leggere. A volte va bene se si vuole sintetizzare. Ma se sis tratta di qualcosa di importante è meglio costrire una scena. Vediamo. "Tornai a casa, ma di felix nessuna traccia: di solito mi veniva incontro in corridoio, invece niente. Lo chiamai, alla fine lo cercai in cucina. Felix se ne stava acciambellato su una sedia e a malapena mosse indietro un orecchio quando lo accarezzai. A pensarci bene, erano un po' di giorni che lo vedevo sempre a dormire. Allora presi la scatola delle crocchette e la agitai. Per lui era sempre stato un richiamo irresistibile, invece adesso niente, nulla, nisba. Felix girò appena la gli occhi acquosi mentre mostrava i denti bianchi sullo sfondo rosso di uno sbadigio." Ok, è una schifezza di storia però adesso sembra che stia succedendo qualcosa. E magicamente Felix sta diventando un "personaggio", perché ne osserviamo i gesti, l'abbiamo "visto"; invece prima era solo un gatto. Nel tuo racconto, specialmente all'inizio, vengono dette molte cose, in forma breve, raccontate, non "vissute" attraverso delle scene. Secondo me molte di queste informazioni puoi toglierle o lasciarle per dopo. Potresti iniziare direttamente dalla parte del fungo, e farci conoscere il personaggio, il suo background e il contesto familiare in seguito. Oppure puoi tenere questa struttura, togliendo solo alcune cose, ma trasformando alcune informazioni in scene "vissute". Per esempio: Invece che dirlo così, potresti costruire una breve scena, dove (che ne so) arriva una lettera del fratello, magari il lavoro va male, ci sono problemi di soldi, eppure lui chiede come vanno gli studi (perché ci tiene al fratellino). O ancora meglio uno di 'sti fratelli potrebbe arrivare a casa, ecc. Ho detto una minchiata, però il concetto credo sia chiaro: a quel punto chi legge sarà più partecipe del senso di colpa e della responsabilità e della paura del fallimento che Silumin deve provare, anche se questi sentimenti magari non li hai mai nominati, entrano in gioco per effetto della situazione. Gli americani dicono: "Show, don't tell". Ok, scusa se può sembrare che mi sono "messo in cattedra"; ovviamente io sono un assoluto principiante e ogni volta che trovo il tempo di scrivere qualcosa mi trovo di fronte a questi identici problemi, quindi lungi da me dare lezioni a nessuno. Purtroppo il testo è un po' lungo per commentarlo puntualmente, perché ho poco tempo. Spero però che questo intervento ti sia utile. Ciao.
  13. demiurgo

    Il maestro e la montagna

    Mi è molto piaciuta la storia Fantasy-zen complimenti. come animali pronti a scattare (plurale) Bello. Potresti iniziare il racconto con la foglia che si stacca e seguire il suo tragitto durante la descrizione inizale e fino a questo punto. Tutto molto bello tranne: "La risposta alle vostre domande è nei vostri cuori", mi sembra troppo generico e già sentito. La foglia si stacca dall'albero per consentire all'albero di superare l'inverno. La foglia vola via e muore, ma la sua essenza rimarrà nel terreno dove si posa. Noi che siamo foglie viviamo solo una stagione, ma dobbiamo pensare all'albero che vivrà per secoli, e alla terra eterna.
  14. Ehi Selvaggio! Grazie per gli auguri! :) :)

  15. demiurgo

    Racconto Fantasy

    carino! Ho una segnalazione: Ripetizione di "ben presto" E qui: Se usi le virgolette alte per il dialogo, ti conviene non usare la stessa convenzione per i pensieri. Potresti metterli in corsivo, oppure usare il trattino nel dialogo. Scusa la pignoleria, eh Quando lo scudiero aiuta il cavaliere nella buca, potresti fare che l'armatura deve essere tolta, si porta via tutto il vestito e il cavaliere si trova in mutandoni quando la donzella si affaccia. Gli starebbe bene Ciao a rileggerti
  16. grazie mille degli auguri :)

  17. @ectobius: ci sono delle sottotrame in vista, temo verrà fuori una via di mezzo, tipo racconto di 80 pagine. Anche se non mi pongo limiti, quindi non si sa mai Grazie a entrambi per aver letto e commentato. Ciao!
  18. Fatto! Grazie per aver letto e giacché ci siamo: buon anno!
  19. C'erano due cose che mi ero prefisso di fare entro fine anno: 1) pianificare la trama e riprendere la scrittura di presunto medium 2) lavare l'auto, che fa schifo Purtroppo di lavare l'auto non ho avuto tempo ( e checcavolo, ha piovuto in continuazione...) ---------------- Presunto medium 4 Di Marzo si svegliò in un letto che non era il suo. Lenzuola bianche, tessuto spesso, da ospedale. Sgranò gli occhi e pensò di avvertire l’odore del fumo, l’aria arroventata dal fuoco. Il fumo tanto denso da farti lacrimare. Il fuoco non puoi ancora vederlo, ma il soffio cupo delle fiamme che fa tremare il pavimento assicura che l’inferno è prossimo. Gli era successo altre volte. Dopo pochi istanti di panico si sforzò far muovere le rotelle del cervello secondo logica. Non c’era traccia di incendio. Non si trovava nella stanza della clinica, la stanza che continuava a tornare nei suoi incubi. Era una comune stanza d’ospedale. Teneva le unghie della mano destra conficcate sul lato del materasso, stringendone il bordo nel pugno. Lasciò gradualmente la presa. La mano destra era ok. Non sentiva la mano sinistra. L’incidente. Gli st***zi col passamontagna. Ora ricordava. Per questo era lì. Ma da quanto tempo? Respinse l’ipotesi folle di essere entrato in coma e di esserne uscito dopo mesi, forse anni. Stava ancora annusando l’aria: oltre il disinfettante c’era l’odore inconfondibile di cordite, sì, non doveva essere passato molto da quando aveva premuto il grilletto. Aveva anche sognato. Aveva sognato la vittima, quella della Sala da Bagno, attraverso gli occhi di un uomo che non conosceva. Stava sognando un attimo prima di svegliarsi. Ricordava ogni dettaglio. Lasciò andare la testa sul cuscino. Aveva un collare antinfortunistico e sentiva pulsare le tempie in un’emicrania da record. Tirò su le mani e le guardò. La sinistra era steccata e fasciata fino al gomito, e dovevano averlo anestetizzato perché non sentiva le dita. Le gambe sembravano funzionare anche se la sinistra era fasciata sotto al ginocchio. Si toccò dietro l’orecchio sinistro: anche lì c'era una garza tenuta ferma da un cerotto quadrato. Non aveva flebo né macchinari attaccati, il che era positivo. Di fianco al letto solo un comodino e sopra due buste di carta. L’unica porta era chiusa, c’erano le tende alle finestre, ma non era del tutto buio, fuori. Sopra la sua testa pendeva una cordicella con il tasto di chiamata. Chiamò. Mezzo secondo dopo entrarono un poliziotto e un’infermiera. L’agente aveva il muso tipico di chi si è appena svegliato con le palle girate. L’infermiera invece - una ragazza niente male - sprizzava ottimismo. Gli annunciò che era stato fortunato a cavarsela con trauma cranico, polso e un mignolo rotto. Tutto qui. Ah, e c’erano anche una o due costole. Evviva. Oltre a qualche graffio, capirai. Controllò i punti, che tenevano a meraviglia. Ora avrebbe mandato il medico. “Un attimo” la richiamò Di Marzo. “I miei vestiti?” “Sono nell’armadio, non si preoccupi.” “Nella tasca delle giaccone, può controllare, ci sono le mie medicine.” C’erano. L’infermiera mise due tubetti anonimi nel cassetto del comodino. “E cosa c’è nelle buste?” chiese Di Marzo. “La buste di carta? Vuole che guardi?” “Mh-m”. Nella prima c’era il suo orologio, che segnava le sei del mattino. Nell’altra due cornetti salati. * * * L’orologio sul comodino stimò che fossero le undici quando l’ispettore Cesare Nurro entrò nella stanza di Di Marzo, senza preoccuparsi di bussare. Sotto braccio aveva una cartellina nera, di quelle con l’elastico. Indossava come sempre la divisa d’ordinanza. Il suo sorriso dava alla barba che teneva curatissima intorno alla bocca la forma di un tendone da circo. Di Marzo non l’aveva mai visto così felice. Lo giudicò un segnale negativo. “Stefano! Come stai?” si ostinava a trattarlo come un vecchio amico. “Meravigliosamente.” “Ti ho portato un amico.” “Ciao” mugolò Coppieri. Entrò anche lui e chiuse per bene la porta, si tolse il berretto e fece il gesto vano di pettinarsi con le mani quel poco che c’era. Presero posto sulle due sedie di fianco al letto. Nurro era moro, tutto ossa e nervi, l’opposto di Coppieri, biondo, ingombrante. Sembravano un doberman sazio e un sanbernardo bastonato. “Allora, siamo qui per una chiacchierata informale tra noi” esordì Nurro. “Vorrei capire cosa c***o siete riusciti a combinare stanotte.” Di Marzo stava per parlare, ma Nurro lo fermò con un gesto della mano. Prese dei fogli dalla cartellina nera, e per la seguente mezz’ora parlò solo lui, ricapitolando il caso di omicidio e gli spostamenti di Di Marzo e Coppieri. Parlava un gergo poliziese stretto, fatto di soggetti ripetuti in ogni frase e tempi verbali congelati nell’imperfetto. Ogni tanto Di Marzo lanciava un’occhiata a Coppieri per vedere se anche lui si stesse rompendo di quel monologo, ma il sanbernardo non dava segni di reazione emotiva. Di Marzo apprese che non s’era sbagliato riguardo alla vittima. La donna, che si chiamava Anna Marta Misandrini aveva qurantatré anni. Lavorava come consulente esterna per la polizia scientifica. Secondo la stima del medico legale era morta strangolata verso le otto di sera. Alle undici era arrivata una telefonata anonima alla centrale, da una cabina pubblica non distante dall’appartamento della vittima. Coppieri era stato mandato sul posto in sostituzione di Nurro, che si trovava fuori servizio e fuori città. A Coppieri era toccato anche il compito ingrato di subentrare all’ispettore andare a prendere Di Marzo e portarlo sulla scena del crimine una volta sgombra dalla folla di agenti. E poi iniziava la parte che già conosceva, la parte del sequestro. Nel seguito, veniva detto come il vice ispettore Roberto Coppieri fosse arrivato sul luogo dell’incidente pochi minuti dopo e avesse chiamato l’ambulanza per soccorrere il consulente alle indagini. Uno dei due malfattori, quello al volante, era morto sul posto. L’altro in ospedale. “E tu sei quasi tutto intero, sarai contento, no?” gli disse alla fine Nurro. “Ma chi erano gli st***zi?” chiese Di Marzo. “Non lo sappiamo, ancora.” “Non hai un plico per me?” “No! Stavolta te lo scordi. Le alte sfere hanno deciso che non c’è bisogno del tuo aiuto in questo caso. E anche tu sei fuori” aggiunse rivolto a Coppieri, “avete già fatto abbastanza.” A Di Marzo le alte sfere stavano già roteando. E quel fenomeno di Nurro ci godeva. “Infatti, non è per aggiornarti sul caso che sono qui” riprese l’ispettore. “Sono qui solo per la tua versione.” Di Marzo raccontò tutto, ma evitò di menzionare il sogno che aveva fatto nel periodo di tempo in cui era stato incosciente. Si arrangiassero, loro e le alte sfere. Nurro fece un sacco di domande. Poi ripose le scartoffie nella cartellina e fece per andare. “Stefano, non so se ti rendi conto che quei due col passamontagna volevano rapirti, forse ucciderti. Tu adesso te ne stai buono buono” il sorriso di Nurro si allargò, “e anzi, devi anche cambiare casa, perché forse questi sequestratori ti conoscono, e tu invece non esisti, non devi esistere. Ricordatelo. Te ne stiamo cercando una nuova, puoi anche scegliere, ecco.” Gli diede due fogli stampati al computer con pessime foto e descrizioni di tre appartamenti. “Dopodomani esci, per domattina devi decidere. E dovrai anche lasciare il lavoro.” Di Marzo gli mandò un vaff***ulo mentale, rammaricandosi di non avere il potere di comunicare col pensiero. * * * “Grazie per i cornetti.” disse Di Marzo a Coppieri dopo che Nurro fu uscito. “Sarebbe stato meglio se non fossi sceso dall’auto.” “Infatti. O forse era uguale.” “Oh, guarda che mi hai distrutto la macchina, quindi come minimo siamo pari. Ma come ti è venuto in mente di sparare alla gomma?” Non se l’era sentita di sparare a delle persone. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe ucciso più nessuno, e a quanto pare aveva comunque infranto il voto. Ma questi non erano c***i di Coppieri. “Sono un gommista, anzi, lo ero. Comunque è così che mi procuro i clienti” disse. “Ma non ti ricordi niente dopo l’incidente?” “Mi sono svegliato in ospedale.” “No, eri cosciente anche poco dopo l’incidente, e sei stato cosciente durante il primo soccorso. Un po’ sballato, ma cosciente.” “Davvero? non ricordo nulla.” “Boh, sarà stata la botta in testa. Te l’avevo detto di allacciare la cintura. Le costole te l’ha rotte l’airbag.” “Senti” riprese Coppieri dopo una pausa, “ti lascio il mio numero, se ti serve qualcosa chiama senza problemi.” Glielo scrisse sulla busta di carta. Neanche un’ora dopo Di Marzo si accorse che il suo cellulare era tragicamente deceduto nell’incidente. L’agente di guardia, controvoglia, gli prestò il suo telefono. “Mi serve un favore” disse a Coppieri. “Sentiamo.” “Il nuovo appartamento me lo voglio scegliere in base a chi vive nel palazzo.” “E io che c’entro?” “Ho delle informazioni sul caso della Misandrini.” Silenzio. “Tu dai una mano a me e io ti aiuto a rientrare in corsa per le indagini.” “Mi sa che ci guadagni solo tu.” “Che ti costa farti un giro in tre palazzi e informarti su chi ci abita? Tanto sei a spasso, il caso te l’hanno tolto.” “Ma che ti frega dei vicini?” “È importante, sei tu che hai detto che se mi serviva qualcosa...” “Ok, ok. Ma non ho la macchina. Me l’hai distrutta.” “Tranquillo, puoi andarci in autobus. Visto come guidi, fai anche prima.” ---------------- Scritto al volo, riletto al volo e come tutto il resto da revisionare. Aspetto critiche e consigli, ci conto Temo che questa parte possa essere un po' pallosa, ma dovevo comunque dare una serie di informazioni per far "partire" gli eventi. Fin qui Di Marzo è stato vittima degli eventi. Nelle prossime scene però comincierà a prendere l'iniziativa.
  20. @freppi: Presunto Medium è rilasciato sotto creative commons, e l'ho inizialmente postato su novlet. Tuttavia (almeno per ora) sono l'unico autore. Il racconto è (molto) incompleto, ma comunque ci sto lavorando. PS: Hai ascoltato i miei mp3? :-D E' tanto che non mi dedico più a sintetizzatori e quant'altro... Ciao, grazie, buon ascolto e sopratutto buona lettura.
  21. @ectobius: ho cercato di dire e mostrare poco (oltre che per i limiti di spazio) il che lascia aperta più di una lettura. La paura, sotto forma di supestizione che porta all'errore è sicuramente il tema che avevo in mente. Grazie per la lettura e il commento.
  22. Posto il racconto con cui ho partecipato al concorso 300 Parole per un incubo di Scheletri.com (in versione riveduta e corretta). Quindicesimo. ---------------- Stria Adamo strinse il lungo spiedo di ferro con la destra e guardò la sala buia; scrutò le ombre del tavolo e della madia in fondo alla stanza. Non c’era nessuno. Le braci nel camino erano fredde. Si strinse nella giubba e tornò a sedere. Immaginò sua moglie Mariella immobile nel letto al piano di sopra, incapace di addormentarsi. Non trovava pace da quando aveva sorpreso quell’enorme gatta nera accovacciata sul petto del piccolo Francesco, per rubargli il respiro. Non era quindi la polmonite che costringeva loro figlio da mesi a letto. Quelle maledette! Avevano in dote i poteri dell’inferno ed erano tanto spietate da uccidere il bambino. Mariella era terrorizzata. Ma adesso basta. Porte e finestre erano sprangate, protette dal sale. Avrebbe vegliato al camino ogni notte, se necessario. Voleva rimanere vigile, ma gli occhi si chiusero da soli. Si svegliò nell’udire suo figlio piangere. Saltò su brandendo lo spiedo, distinse nell’oscurità la sagoma di una donna e scattò in avanti. «Stria!» urlò. Quella trasalì e provò a scappare, ma cadde faccia a terra. Adamo le piantò lo spiedo in mezzo alle scapole, con violenza tale da inchiodarla al pavimento. Indietreggiò, raggiunse il tavolo. Maneggiò la lampada e fece luce. Tornò dalla strega, mise i piedi dentro al cerchio nero tracciato dal sangue ed estrasse lo spiedo. «Sei morta, dannata». Si segnò tre volte, prese il corpo per le spalle e lo girò. Si sentì gelare riconoscendo a stento i lineamenti di Mariella: gli occhi spalancati e la bocca aperta in un urlo muto. Rimase lì, a fissarla. La teneva ancora tra le braccia quando gli parve di udire qualcuno, di sopra. Dei passi scalzi, forse, seguiti da un miagolio roco. Allora, Adamo conobbe la paura, quella che paralizza muscoli e pensieri. Poi il pianto di Francesco soffocò nel silenzio.
  23. Guarda, anche a me hanno detto, a scuola, che vanno messe. Oggi come oggi, però, nell'editoria non si usano, vengono sistematicamente eliminate. Credo non ne troverai neanche una in tutti i libri editi in italia in questo decennio. Li trovi in vece nei teti tecnici, negli articoli di giornale ecc. Ma non nella narrativa. La d eufonica rimane solo per separare la stessa vocale. Quindi se scriviamo "ad andare", ok. Se scriviamo "ad uscire" è sbagliato. Eccezione a questa regola: "od" non si scrive mai (maimai). Ora, personalmente non la trovo una cosa molto siglificativa, un racconto può (ovviamente) essere bellissimo anche con le d eufoniche. A me verrebbe spontaneo metterle, però a essere sinceri devo convenire che senza le "d" la musicalità migliora. Purtroppo parecchia gente che lavora nell'editoria non è così indulgente, e spesso si trova tra le giurie dei concorsi, ci fà caso, quindi io segnalo sempre quando le vedo. Ok, scusa per la digressione un po' OT, spero cmq utile. Ciao
  24. Ciao. Ho letto il racconto. Mi è piaciuto, sia come idea sia come struttura. E la parte finale del brano è piuttosto avvincente, hai saputo creare la tensione giusta. Ho qualche critica sullo stile, che potrebbe essere migliorato. Provo a darti qualche consiglio in spirito costruttivo, nonostante la mia inesperienza Hai scelto bene l'immagine iniziale, con lui che si ferisce le mani: rimane subito impresso per la follia e la determinazione che implinca. Noto però due problemi: - "sentire il dolore che accompagnava questo" forse era meglio dire "che accompagnava questo gesto", oppure solo "sentire il dolore". - "Dopodichè afferrò l'impugnatura" c'è un problema temporale quando dalla descrizione di una sua abitudine, all'imperfetto, passi al passato remoto. Purtroppo non ho tempo per commentere il testo, comunque nel resto del brano noto qualche ripetizione (concetti ripetuti che potrebbero essere sintetizzati, volendo), qualche scelta di termini che fanno assonanza (per es. "prepotentemente la voglia di prendere in mano la propria"), e qualche espressione un po' abusata (tipo "saltò come una molla"). Oltre questo ci sono le "d" eufoniche: specialmente se invii un racconto ad un concorso dovresti toglierle, perché loro ci fanno sicuramente caso e pensano a una scarsa cura del testo. La parte finale e la chiusura mi sono piaciuti. Complimenti Ciao
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