Vai al contenuto
Visualizza nell'app

Un modo migliore per navigare. Scopri di più.

Dragons´ Lair

Un'app a schermo intero sulla tua schermata principale con notifiche push, badge e molto altro.

Per installare questa app su iOS e iPadOS
  1. Tocca l'icona di condivisione in Safari.
  2. Scorri il menu e tocca Aggiungi alla schermata Home.
  3. Tocca Aggiungi nell'angolo in alto a destra.
Per installare questa app su Android
  1. Tocca il menu con i 3 puntini (⋮) nell'angolo in alto a destra del browser.
  2. Tocca Aggiungi alla schermata Home oppure Installa app.
  3. Conferma toccando Installa.

Cap. 2.1 - Il ritorno di Kai

Risposte in primo piano

DM

Venerdì 22 novembre 764 - Tardo pomeriggio
[Lago Diamante - da qualche parte in mezzo alle strade fangose]

Il viaggio di ritorno da Greyhawk è stato un tormento di polvere e ricordi amari: 3 giorni a cavallo di un carro merci scricchiolante, tra mercanti ubriachi e guardie corrotte che ti hanno scrutato con sospetto, come se un chierico di Pelor fosse un'anomalia in queste terre dimenticate dagli dei!
Hai viaggiato leggero: la tua armatura a scaglie con il simbolo solare inciso sul petto, lo scudo appeso alla schiena, la mazza benedetta al fianco, e un sacco con poche monete e erbe curative. La Città Libera, con i suoi templi luminosi e le zuppe calde per i poveri, sembra ora un sogno lontano, svanito nel grigio opprimente che avvolge Lago Diamante.

La città ti accoglie come un pugno nello stomaco.
Non è cambiata, se non in peggio: un ammasso di baracche fatiscenti ammassate intorno alle miniere esauste, dove l'aria puzza di zolfo, sudore rancido e acque stagnanti del lago inquinato.
Le strade sono fango misto a rifiuti, escrementi umani, carcasse di ratti gonfi, bottiglie vuote di whisky da quattro soldi. Minatori curvi, con facce annerite dalla polvere di carbone e occhi vuoti, barcollano dalle taverne ai bordelli, trascinando catene invisibili di debiti e disperazione. Bande di teppisti, marchiati dalle cicatrici delle risse per un tozzo di pane, ti squadrano dagli angoli bui, mentre donne emaciate con bambini scheletrici mendicano ai bordi della via principale.
Qui, la legge è un'illusione: il governatore-sindaco Lanod Neff e i suoi lacchè estorcono "tasse di protezione" dai pochi che lavorano ancora, mentre i proprietari delle miniere schiavizzano intere famiglie con prestiti usurai. Pelor sembra lontano da questo inferno; la luce del sole filtra a malapena attraverso la nebbia tossica che sale dal lago, tingendo tutto di un giallo malato.

Ti dirigi verso la vecchia casa, o meglio, la baracca che ricordi: un tugurio di legno marcio e lamiera arrugginita, ai margini del quartiere povero, vicino al molo sudicio. Man mano che ti avvicini, il cuore ti si stringe: la porta pende dai cardini, sfondata da tempo; le finestre sono buchi neri coperti da stracci logori, e erbacce invadono il piccolo cortile dove tua madre provava a coltivare patate. All'interno, l'aria è viziata, impregnata di muffa e abbandono. Polvere ovunque, mobili rovesciati, un tavolo spezzato e un camino freddo da anni.
Nessun segno di vita: i tuoi genitori non ci sono più, come sapevi dalle voci che ti hanno raggiunto alla Città Libera.
Tua madre, consumata dalla tosse nera dei polmoni avvelenati dalle miniere; tuo padre, schiacciato sotto un crollo nel tunnel numero 7 della miniera di Smenk, due anni fa-, un "incidente" che nessuno ha indagato, perché, dopo tutto.. chi osa sfidare i padroni?

Ma le sorelle Lira e Mira, le gemelle che avevi lasciato bambine, con i capelli castani e gli occhi grandi come i tuoi dove sono?
Chiedi in giro, con la voce ferma ma il cuore in gola. Un vicino storpio, un ex minatore con la gamba amputata, ti guarda con pietà mista a scherno mentre biascica tra i denti neri:
"Le piccole? Ah, povero illuso. Dopo che il vecchio è crepato, il debito è passato a loro. Smenk non perdona, sai? Le ha mandate al 'Velo di Mezzanotte', quel bordello lercio vicino alla taverna del Cane Rabbioso. Lavorano lì da, boh, tre anni? Quattro? Non tornano più qui, quella topaia è vuota da quando le hanno prese. Meglio non ficcare il naso, prete del sole, qui la luce non arriva, e chi ci prova finisce nel lago con le mani legate."

Il bordello.
Santo Pelor!
Il Velo di Mezzanotte: un covo di vizi dove minatori ubriachi spendono i pochi soldi rimasti in corpi spezzati.
Ci arrivi al crepuscolo, con il sole che affoga nel lago inquinato tingendo l'acqua di rosso sangue.
L'edificio è un mostro di legno e mattoni crepati, con lanterne rosse che oscillano come occhi malvagi. All'ingresso, un buttafuori orco con cicatrici e un ghigno sdentato ti ferma: "Cinque monete d'argento per entrare, prete. O vai a pregare altrove."
Non hai scelta, meglio non crearsi guai ora. Paghi, entri. L'interno è un incubo: fumo denso di tabacco e oppio, risate sguaiate, gemiti da stanze buie. Donne, ragazze, alcune poco più che adolescenti, si aggirano tra i tavoli, con vestiti logori e trucco pesante che nasconde lividi e occhiaie. E lì, tra loro, le riconosci: Lira e Mira, invecchiate precocemente, con gli occhi spenti e i sorrisi forzati. Servono da bere a un tavolo di minatori rozzi, che le palpeggiano ridendo. Il debito le ha intrappolate qui, vendute come carne per ripagare ciò che i vostri genitori non potevano.

Il tuo cuore si spezza, ma la rabbia verso Smenk, verso questa città marcia, verso gli dei che hanno permesso questo, ti infiamma.
Hai giurato a Pelor di combattere il male, ma qui il male è ovunque: nei debiti, nella povertà, nelle miniere che divorano vite.
Riscattare le sorelle? Ci vorranno soldi, influenza e forse violenza.

DM

@Melqart inizi da qui

  • Risposte 10
  • Visualizzazioni 83
  • Creata
  • Ultima risposta

Utenti più attivi in questa discussione

Messaggi più popolari

  • DM Le tre monete d’oro che fai scivolare nella mano grassoccia della matrona fanno sparire all’istante il suo ghigno sarcastico. Gli occhi le si illuminano di un bagliore avido. Chiude il pugno sulle

Kai del tempio di Pelor

Guardo quel poco che rimane del rudere della casa in cui sono cresciuto. Non è cambiata poi così tanto. Scherzo tra me e me con un mezzo sorriso. Il ritrovamento è triste ma non voglio rabbuiare il mio animo. Al tempio ho imparato che i pensieri negativi portano solo azioni altrettanto negative.

Devo proprio comprare martello e chiodi, parecchi. Trasformerò questa catapecchia nella casa di Pelor.

Esco cercando di non far cedere la porta una volta per tutte, quella sarà la prima cosa da sistemare, ed ecco che incontro un vicino che sa delle mie sorelline. Non ricordo molto di loro. Sono stato spedito al tempio a soli 7 anni. Loro ne avevano 5 ed erano uragani petulanti.

E così sono diventate pu**ane. Sospiro ascoltando le parole del vecchio. Finito il suo commento su Pelor gli sorrido benevolo. Hai troppa polvere negli occhi amico mio. Non importa quanto è scuro il cielo, più in alto c'è sempre il Sole.

Lo saluto con la mano allontanandomi in direzione del Velo di Mezzanotte.


1 ora fa, Fezza ha scritto:

L'edificio è un mostro di legno e mattoni crepati, con lanterne rosse che oscillano come occhi malvagi. All'ingresso, un buttafuori orco con cicatrici e un ghigno sdentato ti ferma: "Cinque monete d'argento per entrare, prete. O vai a pregare altrove."

Un furto caro mio! Commento mentre pago.

(Ho già tolto le 5 monete d'argento dalla scheda)

1 ora fa, Fezza ha scritto:

E lì, tra loro, le riconosci: Lira e Mira, invecchiate precocemente, con gli occhi spenti e i sorrisi forzati.

Dopo tutto questo tempo faccio fatica a riconoscerle ma sono indubbiamente loro. Vederle così è un colpo al cuore. Le ricordavo vivaci e gioiose. Ora, dopo 19 anni, sono l'opposto. Per guarire le loro ferite non basterà una preghiera a Pelor.

Mentre fisso le mie sorelle servire a quel tavolo il mio volto diventa rosso dalla rabbia, rabbia verso un sistema ingiusto che crea sofferenza per tutti quelli che ne fanno parte. Non solo per loro due che nella mia testa sono ancora bambine indifese.

Stringo i pugni. Il male prevale quando gli uomini buoni non agiscono. Mi ripeto. Uno dei primi insegnamenti del tempio, mi ha sempre dato conforto. Ogni volta che lo ripetevo in seminario ripensavo al mio villaggio. A questo posto di degrado e sofferenza. Mi calmo piano a piano. Sono pronto per fare la differenza e lo devo fare con lucidità. Hanno passato qui anni, possono starci qualche ora in più. Devo parlare con loro in privato e capire meglio la situazione.

Vado dalla matrona del bordello. Le gemelle. Dico indicandole con un pollice. E una stanza tranquilla. Quanto mi costano?

  • Autore

DM

Venerdì 22 novembre 764 - Tardo pomeriggio
[Lago Diamante - da qualche parte in mezzo alle strade fangose]

La matrona, una donna di mezza età, grassoccia, con il volto incipriato in modo eccessivo per nascondere le cicatrici del vaiolo e un sorriso che non arriva mai agli occhi freddi, ti squadra dalla testa ai piedi mentre ti avvicini al bancone improvvisato. Indossa un abito di seta rossa sbiadita, troppo stretto, e un mucchio di collane false che tintinnano quando si muove. Senti il suo sguardo valutarti: l’armatura pulita, il simbolo di Pelor lucido sul petto, la mazza al fianco. Un prete. Qui dentro è una rarità, e di solito significa guai o ipocrisia. Quando indichi le gemelle inarca un sopracciglio, poi scoppia in una risata grassa che fa tremare il doppio mento.

"Oh, un prete con desideri carnali! Pelor chiude un occhio stasera, eh?" Si pulisce la bocca con il dorso della mano, poi ti guarda più attentamente, come se stesse calcolando quanto può spremerte.

"Lira e Mira, dici? Le mie migliori ragazze, per i clienti gentili come te" Il modo in cui pronuncia “gentili” è carico di sarcasmo.

"Di solito una a testa sono 15 argenti l’ora, in una stanza comune. Tutte e due insieme, 25 argenti. Se vuoi una stanza privata sul retro, senza interruzioni, lenzuola quasi pulite fanno 30 argenti totali. Anticipati, ovviamente. E niente prediche religiose, prete: se converti le mie ragazze, ti faccio buttare fuori a calci dal mio orco." Indica con un cenno del capo il buttafuori orco-mezzosangue vicino alla porta, che ti sta già fissando con ostilità.

Mentre parla, noti che Lira, o Mira, non riesci ancora a distinguerle perfettamente dopo tanti anni, alza lo sguardo dal tavolo dove sta servendo. Ti vede. I suoi occhi si spalancano per un istante. Riconoscimento, incredulità, forse paura? Poi abbassa rapidamente la testa, versando un po’ di birra. L’altra gemella non si è ancora accorta di te.

La matrona tende la mano grassoccia, palmo in su, in attesa delle monete

Modificato da Fezza

Kai del tempio di Pelor

Scrollo le spalle. Non ho fatto voto di castità Signora. Le metto in mano 3 monete d'oro. Dalla cintura in giù sono un uomo come tutti. Cerco con lo sguardo la stanza come a voler chiedere implicitamente dove devo andare per il servizio.

(monete scalate)

  • Autore

DM

Le tre monete d’oro che fai scivolare nella mano grassoccia della matrona fanno sparire all’istante il suo ghigno sarcastico. Gli occhi le si illuminano di un bagliore avido. Chiude il pugno sulle monete con un gesto rapido, quasi animalesco, poi ti rivolge un sorriso untuoso, mostrando denti ingialliti. "Ah, un prete con il cuore generoso… e il portafoglio pesante. Mi piace." Fa un cenno secco con la testa verso il corridoio laterale, oltre una tenda di velluto rosso logoro.

"Stanza 7, in fondo a destra. È la più tranquilla che abbiamo: porta solida, finestra sbarrata, letto abbastanza grande per tre. Niente interruzioni, niente domande. Un’ora intera, come pagato." Abbassa la voce, sporgendosi leggermente verso di te. "Ma se provi a portarle via o a fare il missionario con la Bibbia in mano, il mio orco ti spacca le ginocchia e ti butta nel lago. Chiaro, uomo di Pelor?" Non aspetta risposta: schiocca le dita in direzione delle gemelle.

Lira e Mira, che fino a quel momento hanno cercato di fingere di non averti riconosciuto, si irrigidiscono visibilmente. Una delle due quella con una piccola cicatrice sopra il sopracciglio sinistro, Lira, ora lo ricordi spalanca gli occhi per un istante, poi abbassa lo sguardo. L’altra, Mira, si morde il labbro inferiore, pallida sotto il trucco pesante. La matrona alza la voce, autoritaria: "Lira, Mira! Cliente speciale nella 7. Muovetevi, e sorridete, perdiana." Le due si avvicinano lentamente, evitando di guardarti direttamente negli occhi. Indossano abiti succinti di seta logora, rossi e neri, che lasciano poco all’immaginazione: segni di una vita che non hanno scelto. Quando vi passano accanto per precederti verso il corridoio, senti Lira sussurrare, quasi impercettibilmente: "Kai?" La voce è rotta, incredula, come se temesse di sbagliarsi.La matrona ti fa cenno di seguirle.

Il corridoio è stretto, illuminato da una singola lanterna a olio che puzza di rancido. Passate davanti a porte chiuse da cui provengono gemiti, risate ubriache e colpi ritmici contro il legno. In fondo a destra, la porta numero 7: legno grezzo, rinforzata con bande di ferro, una piccola feritoia chiusa da un chiavistello interno. Mira apre la porta con una chiave che porta appesa al collo. Dentro: una stanza angusta (3 metri per 4), un letto grande con materasso macchiato e lenzuola che hanno visto giorni migliori, un tavolino con una candela mezza consumata, una brocca d’acqua torbida e due bicchieri scheggiati. Una finestra sbarrata da assi inchiodate lascia filtrare solo un filo di luce lunare.

Le gemelle entrano per prime, chiudono la porta dietro di te. Il chiavistello scatta con un rumore secco.

Per la prima volta dopo 19 anni, siete soli.

Lira si appoggia alla parete, le braccia conserte come a proteggersi. Mira si siede sul bordo del letto, le mani che tremano leggermente. Entrambe ti guardano finalmente in faccia: occhi stanchi, segnati da anni di cose che nessun bambino dovrebbe vivere. Mira parla per prima, la voce bassa, spezzata: "Sei davvero tu? Kai? Il nostro… fratello maggiore?" Lira aggiunge, quasi sussurrando: "Pensavamo fossi morto… o che ti avessero tenuto a Greyhawk per sempre. Perch, perché sei qui?"

Il peso di quelle parole ti colpisce come un maglio. Hanno paura di sperare.

Kai del tempio di Pelor

Quando Lira sussurra il mio nome nel corridoio faccio finta di niente o almeno ci provo.

Una volta nella stanza mi rilasso. Ora, finalmente, possiamo parlare. Ma vengo anticipato. Mi aspettavo le loro domande, anche io sarei incredulo. Nessuna persona sana di mente sarebbe tornata a Lago Diamante di sua spontanea volontà. Io però sfido il buon senso armato di fede, fede in un futuro migliore. Vorrei dir loro tutto questo e molto altro ma non ci riesco. Una lacrima mi riga il volto. Mi avvicino ad entrambe e le abbraccio forte prendendole sotto le mie braccia robuste. Mi siete mancate piccole pesti.

Quando le emozioni lasciano posto alla ragione lascio andare la presa e spiego. Sentivo che il mio posto era questo. Sono tornato per rendere questo angolo di mondo un posto migliore. Non sarà facile ma non posso ignorare il mio passato.

Vorrei spiegare ancora, parlare loro dei miei progetti, raccontagli gli anni a Grayhawk. Ma non servirebbe a nulla se non ad appesantire il loro animo. E poi un ora passa in fretta. La priorità ora è capire la situazione in cui si trovano.

Pronuncio una breve preghiera per purificare l'acqua nella brocca e la verso nei bicchieri. Li offro alle mie sorelle con un sorriso forzato. So bene quanto può essere dura e inclemente la vita per cui non temete il mio giudizio. Vi amo ancora come il giorno in cui ci siamo detti addio. Ora raccontatemi la vostra situazione con sincerità così che io possa capire qual'è la strada migliore per aiutarvi. Sempre se volete il mio aiuto... Faccio cadere la frase nel vuoto guardandole. Mi sembra evidente che voglio uscire di qui il prima possibile ma non voglio forzarle a seguire la mia strada. Devono essere loro a fare il primo passo.

  • Autore

DM

Si irrigidiscono per un istante, sorprese, poi si abbandonano al tuo abbraccio. Senti il corpo di Lira tremare leggermente, mentre Mira appoggia la testa contro la tua armatura, come se cercasse un calore che non ricorda più. Per un momento, il tempo sembra fermarsi, e le rivedi bambine, con le loro risate e i capricci, prima che il debito e la miniera le strappassero via..
Quando le emozioni si placano, lasci la presa e ti siedi sul bordo del letto, cercando di ritrovare la compostezza. Pronunci una breve preghiera a Pelor, le tue mani che sfiorano la brocca d’acqua torbida: un tenue bagliore dorato pulisce l’acqua, rendendola limpida e pura. Versi il liquido nei bicchieri scheggiati e le offri con un sorriso forzato, cercando di mascherare il peso che ti opprime il cuore.
Lira abbassa lo sguardo, giocherellando nervosamente con un filo della gonna strappata. Mira, invece, ti fissa con un misto di speranza e sfiducia, poi prende il bicchiere d’acqua con mani tremanti e beve un sorso, come se fosse un gesto proibito. Dopo un lungo silenzio, è Lira a parlare per prima, la voce bassa e roca, spezzata da un singhiozzo represso.

"Kai, non so nemmeno da dove iniziare. Dopo che ci hanno portato via la casa, dopo che papà è morto sotto quel crollo, Smenk ha mandato i suoi uomini. Dicevano che il debito era nostro, che dovevamo ripagarlo. All’inizio ci hanno messe a lavorare nelle miniere, a portare sacchi di minerale ma era troppo per noi. Poi ci hanno vendute al Velo. Tre anni fa.
La matrona, quella strega, ci tiene qui con la scusa che dobbiamo saldare ancora migliaia di monete. Non ci lasciano mai uscire, a meno che non sia per qualche cliente speciale, o per punizione."
Si ferma, gli occhi lucidi, poi aggiunge a fatica: "Ci hanno spezzato, Kai. Non siamo più quelle bambine. Ma vederti, forse c’è ancora una speranza."
Mira alza lo sguardo, la cicatrice sopra il sopracciglio che spicca sotto il trucco sbavato. "Se ci aiuti, sarà pericoloso. La matrona ha guardie, e Smenk.. lui sa tutto. Ha spie ovunque. Se provi a portarci via, ci uccideranno o ci daranno la caccia." Fa una pausa, poi aggiunge con voce tremante: "Ma tu, tu sei un prete. Non ci giudicherai, vero? Non ci odierai per quello che abbiamo fatto per sopravvivere?"

Il tempo scorre veloce: sono passati già quindici minuti. Fuori, il rumore del bordello continua, ma per ora nessuno bussa. Hai ancora circa quarantacinque minuti prima che la matrona mandi qualcuno a controllare.

Kai del tempio di Pelor.

5 ore fa, Fezza ha scritto:

Fa una pausa, poi aggiunge con voce tremante: "Ma tu, tu sei un prete. Non ci giudicherai, vero? Non ci odierai per quello che abbiamo fatto per sopravvivere?"

Accarezzo il volto di Mira con dolcezza, passandole un dito sulla cicatrice. La vita è dura da queste parti e avete fatto quello che serviva a sopravvivere.

Poi aggiungo con un sorriso. Poi perché dovrei giudicarvi? Essere un prete non mi ha privato dell'empatia come i seguaci di St.Cuthbert. Immagino che siete abituate ai loro discorsi ma la divinità che seguo ha valori molto diversi. Non voglio dilungarmi su questione religiose ma vi assicuro che non giudico nessuno, la mia missione è migliorare la vita delle persone.

Indico il letto. Sedetevi comode, approfittate di questa ora per un po' di riposo.

Prima di continuare ho un attimo di esitazione. Vorrei farle parlare il meno possibile della loro esperienza ma ho bisogno di informazioni. Chi è questo Smenk, dove lo posso trovare e quanto gli dovevano i nostri genitori?

Prima che rispondano aggiungo. Vi tirerò fuori di qui in un modo o in un altro. Ma vi assicuro che lo farò cercando di non mettervi in pericolo.

  • Autore

DM

La stanza sembra rimpicciolirsi sotto il peso delle emozioni che si intrecciano nell’aria viziata. Il contatto che hai con il suo viso è leggero, ma porta con sé un calore che sembra alieno in quel luogo di desolazione.
Le gemelle ti guardano, sorprese da quelle parole. Lira abbassa lo sguardo, mentre Mira si morde il labbro, come se cercasse di trattenere un’emozione che non osa nominare.
Le due esitano, poi si siedono sul bordo del materasso, rigide, come se temessero di macchiare anche quel momento di tregua. Mira si stringe le braccia al petto, Lira giocherella con un lembo della gonna.

Lira alza gli occhi, lucidi ma determinati. Prende un respiro tremante e comincia a parlare, la voce bassa come un sussurro rotto: "Balabar Smenk è un mercante schifoso, uno dei padroni delle miniere qui intorno. Possiede la miniera a nord-est, quella dove papà lavorava. È un uomo basso, grasso, con una barba nera unta e un sorriso che ti fa venire i brividi. Vive in una villa lussuosa vicino al lago, sorvegliata da guardie armate. I nostri genitori gli dovevano.. non lo sappiamo con esattezza, ma parlavano di centinaia di monete d’oro. Era per la cura di mamma, medicine che lui diceva di aver fornito, ma che forse non ha mai dato davvero. Quando papà è morto, il debito è passato a noi. Ci hanno detto che erano almeno 500 monete, forse di più con gli interessi. Smenk ci ha vendute alla matrona per “saldare” parte del conto, ma ogni moneta che guadagniamo finisce nelle sue tasche."

Mira interviene, la voce più ferma ma carica di amarezza. "Lo trovi nella sua villa di giorno, o alla miniera, o quando va a controllare le sue “proprietà”. Ha spie ovunque, Kai. Se sa che sei qui, ci farà del male, o peggio. La matrona ci tiene d’occhio, e l’orco fuori è il suo cane da guardia."
Lira aggiunge, quasi implorante: "Se ci porti via, dobbiamo farlo in segreto. Altrimenti ci uccideranno, o ci rivenderanno a qualcun altro. Ma, grazie, Kai. Non pensavamo che qualcuno sarebbe tornato per noi."

Il tempo scorre inesorabile: sono passati circa venti minuti dall’inizio dell’ora. Fuori, il rumore del bordello continua.

Kai del tempio di Pelor

Aggrotto le sopracciglia. Sto già iniziando a pianificare le prossime mosse ma non voglio appesantire i loro cuori con i pensieri che ho in mente.

Mi accorgo di essere diventato silenzioso tutto ad un tratto e mi riprendo. Cercherò il modo più pulito e indolore di tirarvi fuori di qui e tornerò a trovarvi appena ho in mente un piano. Approfittate del tempo restante per riposarvi un po'.

Un po' prima dello scadere dell'ora le saluto con un altro abbraccio. Da quando si aprirà quella porta fate finta di nulla e comportatevi come avete sempre fatto. Non voglio che vi facciano del male ma state sicure che se lo fanno spacco la testa prima a quell'orco all'ingresso e poi alla matrona. Tutti sottovalutano i chierici quando si tratta di violenza ma siamo addestrati a combattere il male e qui ne vedo parecchio.

Poi bagno loro la fronte con l'acqua e con imbarazzo chiedo ad entrambe di spogliarsi e mettersi sotto le coperte. Io esco per primo, da solo. Dopo aver aperto la porta le saluto con un freddo Alla prossima occasione.

Uscendo saluto la matrona con gesto del capo e un sorriso. Non riservo la stessa gentilezza all'orco.

Una volta in strada vado dritto al tempio di St.Cuthbert. Ho bisogno di capire le regole scritte e non scritte di questa città. Loro mi sapranno sicuramente aiutare.

  • Autore

DM

Venerdì 22 novembre 764 - Pre sera

[Lago Diamante - in direzione del tempio]

Le strade buie e fangose di Lago Diamante ti portano alla Vena, la strada principale che taglia la città come una cicatrice infetta. Qui, tra taverne puzzolenti e botteghe di false speranze, sorge il Tempio di St. Cuthbert: un edificio austero di stucco grigio, fiancheggiato da torri squadrate che sembrano più una prigione che un santuario. La facciata è spoglia, senza ornamenti, solo una mazza incisa sulla porta pesante come simbolo di giustizia implacabile. Nonostante l’ora non cosi tarda una luce fioca filtra dalle finestre strette, e un accolito armato di bastone nodoso veglia all’ingresso, gli occhi vigili sotto il cappuccio.

Ti fa entrare senza domande, riconoscendo l’aura di un chierico. L’interno è spartano: un santuario con panche di legno duro, un altare semplice, e pareti macchiate da anni di fumo di torce. L’aria sa di incenso amaro e sudore. Non c’è lusso qui: St. Cuthbert non tollera fronzoli, solo disciplina e flagello.

Vieni accolto da Haneserus, l’aiutante principale di Jierian Wierus, un chierico umano di mezza età, magro e scrupoloso, con la testa rasata e una tunica logora. È lui che gestisce le faccende quotidiane del tempio, mentre il sommo sacerdote Jierian Wierus è spesso in isolamento, perso in intense sessioni di preghiera e autoflagellazione. Haneserus ti squadra con occhi penetranti, come se stesse giudicando la tua anima, poi ti fa sedere su una panca dura in una stanza laterale. Gli parli della tua ricerca sulle “regole scritte e non scritte” della città: debiti familiari, schiavitù per debiti, bordelli come il Velo di Mezzanotte. Non entri nei dettagli personali, ma il tuo tono lascia intendere urgenza. Haneserus ascolta in silenzio, annuendo piano, le mani giunte in un gesto di preghiera costante.

Quando parla, la sua voce è bassa e precisa, come un sermone misurato: "Fratello in fede, anche se servi il Sole e non il Flagello apprezzo la tua ricerca di giustizia. Qui a Lago Diamante, St. Cuthbert insegna la via della disciplina, dell’onestà e del sacrificio. I nostri fedeli, circa 150 anime stanche, vengono dalle baracche, flagellandosi per espiare i peccati del mondo. Il nostro sommo Jierian Wierus predica contro il marcio dei potenti. Ma rispettiamo la legge, perché senza ordine non c’è giustizia."

Si china in avanti, gli occhi accesi.

"Mi chiedi delle regole. Quelle scritte: il Codice Minerario rende i debiti ereditari, trasmissibili ai figli. La servitù per debiti è legale fino al saldo, inclusa la cessione a terzi, miniere, bordelli, tutto. Il governatore Lanod Neff ignora le denunce contro i grandi come Balabar Smenk o Ragnolin Dourstone, a meno di prove irrefutabili e testimoni pronti a rischiare la vita.

Le non scritte: chi ha guardie e monete detta legge. Smenk controlla i bordelli come il Velo attraverso intermediari; alza interessi a piacimento, falsifica registri. Per liberare qualcuno da lì devi pagare tutto o portare prove di frode a un tribunale esterno, come Greyhawk. La forza? Ti rende un criminale, e la milizia ti dà la caccia."

Fa una pausa.

"Se cerchi alleati contro l’ingiustizia, il Secchio Arrugginito è il posto dove si radunano gli avventurieri di passaggio. Wierus è in preghiera ora, ma se porti prove concrete del marcio dei potenti, il nostro tempio potrebbe.. assistere, entro i limiti della legge."

Ti guarda con intensità.

"St. Cuthbert punisce il male, ma con ordine. Scegli bene, fratello."

Configura le notifiche push del browser

Chrome (Android)
  1. Tocca l'icona del lucchetto accanto alla barra degli indirizzi.
  2. Tocca Autorizzazioni → Notifiche.
  3. Regola le tue preferenze.
Chrome (Desktop)
  1. Fai clic sull'icona del lucchetto nella barra degli indirizzi.
  2. Seleziona Impostazioni sito.
  3. Trova Notifiche e regola le tue preferenze.