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Dragons´ Lair

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Topic di Gioco: L’Infestazione di Castel Gyllencreutz

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Uppsala, 15 Ottobre 18XX.

È il diciannovesimo secolo nel Mitico Nord, e vivete tutti a Uppsala o nei suoi dintorni, nel cuore della Svezia. Le foglie d’autunno cadono dagli alberi e un vento freddo soffia attraverso la città. Non vi conoscete, ma siete destinati a condividere lo stesso destino.

Avete da poco acquisito la Vista, la capacità di vedere creature che gli altri non possono scorgere: i vaesen del folklore e delle fiabe, alcuni amichevoli, altri ostili o persino malvagi. Questa scoperta vi confonde, forse vi spaventa. E non aiuta il fatto che, la scorsa notte, abbiate tutti fatto lo stesso sogno.

Avete visto una stanza, piccola e sporca, con dei topi che correvano sul pavimento. L’unica fonte di luce era il chiarore della luna che filtrava attraverso le imposte socchiuse. Su un letto c’era una coperta marrone e logora, e sotto di essa una figura raggomitolata che si agitava e mormorava nel sonno. All’improvviso, la persona si è sollevata di scatto, completamente sveglia, con gli occhi sbarrati dalla paura.
Vi ha guardati dritti negli occhi, come se fosse seduta a pochi centimetri da voi. Potevate vedere le sue rughe, i suoi capelli grigi e radi, riuscivate persino a sentire l’odore della sporcizia e del sudore. Vi ha afferrati e tirati a sé, e avete visto i suoi denti gialli e serrati mentre sibilava queste parole:

"Venite domani al Burgher & Baker, venite se tenete alla vostra vita!"

Il sogno vi ha accompagnati per tutta la giornata successiva, e avete scoperto che a Uppsala esiste davvero una locanda chiamata Burgher & Baker, una bettola malridotta, rifugio per i perduti e i disperati della città.

Ora è sera, e vi trovate nel vicolo fuori dal Burgher & Baker, pronti a entrare. Nonostante tutto, avete dato ascolto a quello strano sogno. Perché?

Dall’interno giungono voci chiassose e un terribile stridio: qualcuno sta tentando, senza successo, di suonare un motivo con un violino. Quando decidete di entrare, vi ritrovate in una sala con un bancone da bar, un piccolo palco e una decina di tavoli rotondi. Fumo nero si alza dalle lampade a olio appese alle pareti, e la stanza odora di umido e cipolle marce. Al momento, la situazione, putroppo per i proprietari della locanda, è molto tranquilla.

Nel locale potete vedere una donna al bancone, dall'aria stanca, che sta servendo birra in piccoli boccali, accompagnata da una cameriera dallo sguardo estremamente gioviale, per quanto confuso, come se fosse il suo primo giorno. Il violinista è in un angolo del palco, tutto concentrato nella sua opera neanche fosse Paganini (e no, non lo è, come potete confermare). Gli avventori al momento sono solo tre, due donne, entrambe non oltre i trenta anni, una più giovane dell'altra, e un vecchio barbuto con meno anni di quandi ne dimostra, vestito da capitano di battello. Il volto rosso acceso non lascia necessità di spiegazioni sul suo stato attuale. Sono tutti in tavoli differenti.

@re dei sepolcri @MasterX @shadyfighter07 @Ladon

Arrivate uno per uno davanti alla locanda, in ordine di come postate. Non vi conoscete ancora, vi ricordo e non potete sapere ognuno di voi ha la Vista, almeno per ora. La locanda è un edificio a due piani, con un ristorante al piano terra e camere in affitto al piano superiore. Iniziate descrivendo i vostri personaggi. Nei primi post potete tranquillamente parlare tra voi (o no, in fondo non vi conoscete!) e con gli altri avventori della locanda se ne avete voglia. Giusto per introdurvi.

Per facilitare la lettura e mantenere chiarezza durante il gioco, vi propongo alcune linee guida per la scrittura dei post:

  • Titolate ogni post indicando nome e cognome del personaggio all'inizio, in grassetto.

  • Utilizzate la prima persona al presente per la narrazione.

  • Quando scrivete azioni che avvengono lontano dagli altri, dialoghi privati, annotazioni di regole, azioni meccaniche o messaggi diretti per me, inseriteli all’interno di spoiler.

  • Per il dialogo diretto, racchiudete la frase in grassetto fra virgolette.

  • I pensieri del personaggio vanno scritti in corsivo.

Buona avventura!

Modificato da SNESferatu

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  • Elsa Nyström Appena vedo Gustav sparire in un vortice che non ci dovrebbe essere riaffiorano nella mia mente dei ricordi del passato. Apro la boccca per urlare, non è da me, ma esce solo un suono simi

  • Aslaug Non riesco a credere che Gustav sia scomparso così. Non ero ancora riuscita a conoscerlo. Rimango congelato per un po' a riflettere sulle ultime parole che ci siamo detti. Forse la devo smetter

Immagini pubblicate

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Aslaug

Descrizione

Mentre attendo indecisa se entrare o meno del locale sto percorrendo il vialetto con ampie falcate. Porto un cappotto beige per la pioggia con sotto una veste bianca. Sono una giovane di altezza media e corporatura esile. Mi si può notare per la pelle candida, quasi diafana, i capelli biondi che scendono sciolti fino alle spalle e gli occhi grandi, blu scuro.

Prima di entrare attendo un po' fuori, indecisa. Forse non sarei dovuta venire da sola, ma vallo a spiegare ai miei amici perché volevo andare al Burger & Baker.

Entrata prendo un tavolo per cenare e poi, incuriosita, chiedo se ci siano camere per gli ospiti. Premetto che non ne ho bisogno al momento, lo chiedo solo a titolo informativo.

Modificato da Ladon

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Elsa Nyström

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Un sogno è solo un sogno ma perché mi ha scosso così tanto?

Chiedo a me stessa al risveglio.

Troppe cose strane sono accadute dopo quel fatidico giorno!

Non ci penso troppo e mi reco al Ministero della Cultura come faccio ogni giorno. Cerco di immergermi nel lavoro, sfogliando grandi tomi per la mia ricerca ma tutto è inutile non riesco proprio a concentrarmi.

Torno a casa e mi guardo allo specchio

"Non crederai davvero che un semplice sogno possa avere davvero un risvolto reale?"

Chiedo a me stessa ma invece che trovare una risposta mi sto vestendo per uscire ed incamminarmi verso il Burgher & Baker, sono passata centinaia di volte davanti a quella squallida bettola ma non sono mai entrata.

Perché lo sto facendo adesso?

Ho un attimo di tentennamento ma mi decido e varco la soglia.

Indosso un cappotto chiaro, un maglione nero a collo alto sotto, i lunghi capelli neri raccolti ordinatamente in una coda, occhi verdi e penetranti. Subito vengo avvolta dalla puzza di fumo e di umanità basso borghese. Un brivido mi attraversa la schiena.

Noto una donna dai capelli biondi seduta ad un tavolo, le accenno un sorriso e mi dirigo verso il bancone.

Con cortesia mia rivolgo alla locandiera

"Potrei avere un calice di vino?"

Mi sento un pesce fuor d'acqua in questo posto ma ho come il presentimento che la mia presenza qui ed ora non sia del tutto casuale. Nervosamente gioco con l medaglione di mia madre che mi pende dal collo.

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Gustavo Andersen

Fosse successo alcuni anni fa avrei ignorato quello strano sogno. Ma non ora, soprattutto dopo aver scoperto che esiste veramente il locale del sogno, e son sicuro di non averlo mai sentito nominare prima. Non che giri spesso in città.

Arrivato alla porta ho un attimo di esitazione su quello che avrei potuto trovare all'interno ma quando entro il locale mi sembra ordinario. Ordinariamente squallido.

Mi guardo in giro, una manciata di avventori, per la maggior parte donne.

Non avrei mai pensato che questo locale fosse così popolare fra le donne

Non mi sembra di vedere il volto visto in sogno. Mi avvicino quindi al banco

"Una birra per favore"

Do un altra occhiata alla sala. Mi tolgo il soprabito rappezzato in un paio di punti e lo poggio su una sedia. Indosso degli abiti semplici, poco costosi ma pratici. Il mio fisico è asciutto, forse anche troppo. Ho i capelli castani chiari in una chioma ribelle e tagliati male. Sul viso spicca il mio naso, leggermente storto per una rottura.

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Quentin Beck

Entro , un poco in certo mentre faccio il segno della croce , ci sono davvero un sacco di donne , cerco di darmi una sistemata ai capelli mentre mi levo la coppola dalla testa. Buon...buon giorno , signore.... Facendo un cenno con il capello mentre divento leggermente rosso , per poi sedermi su un tavolo. Non è la prima volta che entro qui , ma è anche la prima volta che vedo tante belle signore in un posto solo e con un incubo premonitore ad assillarmi la testa. La locandiera di certo non si è dimenticata di me. Signora.. vorrei prendere il solito grazie, ho molta fame anche oggi. Nel mentre che attendo la mia ordinazione comincio a spargere sul tavolo un piccolo marchingegno e comincio a lavorarci sopra. Tolgo , aggiungo e sostituisco chiudi con bulloni e bulloni con viti.

  • Autore
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Burgher & Baker

Arrivate tutti uno dopo l'altro, in sequenza, tanto che anche la burbera locandiera si scioglie mano mano. Vi appare particolarmente stanca, con i capelli biondi e sporchi che hanno visto giorni migliori, raccolti in una treccia con ciuffi in ogni direzione. Poggia la birra sul bancone con una delicatezza poco caratteristica rispetto alla sua stanchezza. La voce è bassa, con un accento dei bassifondi molto marcato. È di Uppsala in tutto e per tutto.

Si rivolge ad Aslaug semplicemente indicando verso l'alto, per riferirsi alle stanze. "Sopra, sì. Sono disponibili a poco, se sei interessata". È lei a sembrare poco interessata, in realtà. Ti sembra quasi compiaciuta nel poter dire che qualche successo la bettola ce l'ha ancora. Dall'aspetto potete comprendere come sia un successo estremamente relativo: solo i poveri marci possono vivere (o sopravvivere in un posto simile).

La richiesta di Elsa le fa strizzare lentamente gli occhi fino a una fissura. Fa finta di guardarsi intorno. In mano ha birra. Sul bancone ha birra. La cameriera ha solo birra. "Vino? Noi solo ottima birra." conferma. I suoi occhi si aprono di nuovo alla richiesta di Gustavo, aggiungendo anche un cenno di assenso. Lui sa il suo posto. Non aggiunge altro: un boccale pronto è già sul bancone, e invita la cameriera a fare il suo dovere... o a Gustavo di fare da solo.

All'arrivo di Quentin, la locandiera si risveglia completamente. La vedete sogghignare un po'. È uno scontro di accenti: svedese contro americano. "Il solito. Va bene, vada per il solito. In fondo abbiamo solo quello." Ora vi sembra persino sorridere. Indica un altro bel boccale di birra, intimando alla cameriera di portare il piatto del giorno, della settimana, del mese o quello che è perché in fondo è sempre lo stesso. Nessuno ha niente di solito davanti al momento, quindi per te dovrebbe essere una sorpresa, ma sai già si tratti di zuppa di cavolo con maiale. Quentin pare adattatosi allo stato delle cose della locanda.

Gli altri ospiti della locanda al momento si fanno i fatti loro. Il capitano singhiozza ogni tanto. Le due donne non proferiscono parola, ma sentite una delle due, quella con qualche anno in più dell'altro, sbuffare ogni tanto mentre legge un giornale. La musica terribile del violinista continua imperterrita.

OFF GAME

Vi lascio interagire un altro poco prima di iniziare in modo vero e proprio. Giusto per farvi accomodare ai vostri tavoli, visto che al momento siete divisi tra banconi e tavoli.

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Aslaug Solheim

Nel chiedere delle stanze mi sono sentita un po' stupida. Davvero sto facendo tutte queste storie per un sogno. Abito a Upsala e chiedo un posto per dormire. Sono ridotta male. Così rispondo incerta.

"No, in realtà al momento non... ne dovrei aver bisogno. Lo chiedevo più per curiosità. Nel caso le faccio sapere."

Poi mi rendo conto di avere fame. Ormai sono qui, tanto vale fermarsi a mangiare.

"Piuttosto credo mi fermerò ad un tavolo per un piatto leggero. Cosa offre la casa?"

Nel frattempo con lo sguardo scelgo un tavolo un po' in disparte, piccolo e vicino al muro se disponibile.

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Elsa Nyström

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Scrollo le spalle quando la locandiera mi dice che non ha vino ma solo birra.

"Beh se lo cose stanno così, prendo una birra. Possibilmente scura" chiedo gentilmente.

Rimango decisamente stupita, nel sentire che qualcuno ha chiesto per una stanza, chi davvero dormirebbe in un posto simile? Un brivido quasi di ribrezzo mi scuote la schiena.

Nel sentire Aslaug chiedere qualcosa di più interessante faccio eco alla sua domanda, non ho nemmeno mangiato e lo stomaco mi brontola un pò.

"Anche io vorrei mangiare qualcosa"

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Gustav Andersen

Faccio un cenno alla cameriera di lasciare stare la birra sul bancone e la prendo da solo.

Ne sorseggio un po'. Nulla di eccezionale ma ho bevuto di peggio. Come il locale dopotutto.

Rimango al bancone dove ho una buona visuale su tutta la stanza. Di tutti gli avventori solo due delle donne sembrano fuori posto, ascolto quello che dicono mentre sorseggio ancora qualche sorso. Ma nulla di utile o legato al sogno fatto.

Mi frugo in tasca e tiro fuori i soldi per pagare la birra, faccio vedere che le poggio sul bancone poi mi giro dando un occhiata lenta alla sala come a decidere dove sedermi e osservo bene tutti i commensali. Cerco un posto dove posso avere la miglior visuale su tutti e tutto.

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Quentin

scusi signora.. dico con tono incerto , avrei delle domande da porle se non le dispiace. comincio a mangiare e sorseggiare un poco di birra. riguardano questo posto.... credo... più o meno.

  • Autore
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Burgher & Baker

La donna sbuffa, e indica alla cameriera di portare il piatto del giorno a tutti, tranne che a Gustav. Che è zuppa di cavolo con maiale. Nessuno di voi ha scelta, è zuppa di cavolo con maiale o maiale con zuppa di cavolo. Non esistono piatti leggeri. E la birra è solo scura. Diciamo che la locandiera sa qual è il suo punto forte, o almeno, il suo unico punto, perché non ha altro da offrire. Come ha poco interesse a rispondere alle vostre domande.

Almeno il piatto è buono, o quantomeno decente, non è avvelenato e non ci sono capelli dentro.

Una volta che siete tutti seduti alle vostre rispettive posizioni, una porta si apre con un rumore che riuscite a sentire persino sopra quello del musicista che sta insozzando le vostre orecchie da troppi minuti. Una figura anziana appare sull'uscio, e scende gli scalini aggrappandosi fermamente alla ringhiera. Un po' tremolante, ma comunque ferma. Tutti e quattro riconoscete questa figura, e d'altro canto lo fa anche lei: le si illuminano gli occhi mentre scorge la vostra presenza. È esattamente come nel sogno: estremamente anziana, quasi antica, con radi capelli grigi, volto rotondo solcato da rughe e non particolarmente gioviale nonostante la rotondità. È vestita di stracci, unti e sporchi come i suoi capelli. Non ha l'aria di una persona che ha tutte le rotelle a posto, ma sembra molto più in linea con l'arredo del locale di voi.

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Arrivata a metà scale fa un cenno a tutti e quattro. Nel mentre che lentamente continua a scendere le scale, un piatto di, esatto, maiale con zuppa di cavolo la aspetta su un tavolo abbastanza grande per accogliere lei e tutti voi. Sembra felice di vedervi, e continua a sbracciarsi per invitarvi a mangiare con lei.

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Gustav Andersen

Quando noto la figura e la riconosco come quella del sogno drizzo la schiena. Pronto a capire come proseguire.

Non so se mi sorprende di più il fatto che anche lei mi riconosca o che inviti al suo tavolo altre persone. Le stesse che sembrano stonare in questo posto.

C'è un solo modo per capire tutta questa storia e arrivare alla fine. Mi alzo, prendo la mia birra e vado a sedermi al tavolo con lei.

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Elsa Nyström

Sorseggio la birra e quando arriva la zuppa ho come un senso di disgusto, l'odore non è per niente gradevole. Giro e rigiro la forchetta nel piatto cercando di farmi coraggio per mangiare quando la porta si spalanca e vedo con grande stupore una donna anziana entrare. Simile a quella del sogno che mi ha fatto venire in questo posto ameno.

Mi fa cenno di avvicinarmi al suo tavolo e con grande stupore vedo che fa lo stesso invito anche ad altri.

Sono un pò combattuta se accettare o meno l'invito ma dopotutto sono venuta qui per sapere. Mi alzo quindi, prendendo solo il boccale di birra e mi accomodo al tavolo. Educatamente saluto la vecchietta:

"Buonasera Signora"

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Aslaug Solheim

Vedere l'anziana signora del sogno mi scombussola parecchio. Mi blocco e attendo, quasi a voler essere sicura che si riferisca a me.

Quando vedo che altre due persone si siedono al tavolo, mi tranquillizzo. Soprattutto mi rincuora notare lo sguardo stupito della donna che si è appena aggiunta al tavolo. Almeno non sono l'unica a non capire cosa stia accadendo.

Prendo il mio piatto, pur volendone fare perfettamente a meno, e mi dirigo verso il suo tavolo abbozzando un sorriso.

"Buonasera"

Poi, in un tentativo di rompere il ghiaccio in una discussione tra sconosciuti che nel migliore dei casi si prospetta imbarazzante, aggiungo:

"Ci conosciamo?"

comment_1920698
10 ore fa, Ladon ha detto:

Poi, in un tentativo di rompere il ghiaccio in una discussione tra sconosciuti che nel migliore dei casi si prospetta imbarazzante, aggiungo:

"Ci conosciamo?"

Elsa Nyström

Alla domanda di Alsaug rispondo con una scrollata di spalle

"Non credo di conoscere alcuno qui. Potrebbe sembrare bizzarro ma...."

Faccio un sospiro, a causa della mia razionalità le parole che sto dicendo pesano come un macigno

"....sono qui perchè ho fatto uno strano sogno!"

  • 2 settimane dopo...
  • Autore
comment_1921428

Burgher & Baker

L'anziana donna si vi intima con un cenno di mano di avvicinarsi a lei, e al suo piatto caldo. Che poi, per chi l'ha preso, è esattamente uguale al vostro. Vi squadra tutti, uno per uno, con l'unico occhio che pare funzionare davvero. No, non è soda, almeno a prima vista. Però vi guarda, e abbozza un sorriso, o quello che passa per sorriso in quella bocca sdentata.

"Se ci conosciamo?" esclama, noncurante dei presenti oltre voi "Sono una come voi! Altrimenti non sarei nei vostri sogni, giovinastri. Una signora come me non è normalmente nei vostri sogni". Non si preoccupa particolarmente degli sguardi indiscreti degli altri avventori del locale, ma la pessima musica copre abbastanza bene le vostre voci. Potete parlare al sicuro, a meno che non decidiate di urlare.

"Eh sì, avete tutti fatto uno strano sogno. Colpa mia! Immagino che tutti voi abbiate visto un vaesen, no? E gli altri pensano che siamo matti! E invece no, i matti sono loro!" Si guarda intorno, fissando la locandiera. "Ci prendono tutti per matti, ma se non fosse per noi, non saprebbero mai come risolvere i loro problemi. Loro non possono vedere i vaesen come possiamo fare noi."

"Perché voi siete quello che un tempo io e miei..." esita a trovare le giuste parole "colleghi, sì, colleghi, chiamavamo Figli del Giovedì". Non chiedetemi perché Giovedì e non, che so, il sacro giorno del Cristo, non sono io a decidere. Potrei essere io a decidere, ma solo perché sono l'ultima rimasta."

Continua a mangiare con foga, mentre salta di palo in frasca. Tra lo sbiascicare, i due denti che ha in bocca e il fatto che continua a usarli anche se male, non è proprio facile da comprendere. "Dovete sapere che io e i miei colleghi avevamo una società di persone come me e voi, di Figli del Giovedì. Proprio qui, a Uppsala. Una antica tradizione!"

Lo sguardo si rabbuia. "Ma sono rimasta proprio solo io. Eh, doveva andare così. Ma voi, voi potete essere la nuova speranza! Volete sapere di più su cosa vi è successo, sui vaesen, su quello che la società normale vi nasconde? Io posso aiutarvi!"

Finisce finalmente di mangiare. I più astuti tra voi non possono non notare che a stento trattiene un rutto. "Sì, eravamo una grande società. E la chiamavamo appunto La Società, perché Società per gli Studi dell'Invisibile e la Protezione dell'Umanità, eh, potete capire come sia un nome lunghetto. Già che lo ricordo ancora!" quindi sbotta a ridere da sola.

"Se mi avete sognato, evidentemente voi siete in grado di riportare la Società agli antichi fasti. È un segno! Se non fosse per quel problema..."

Off Game

Prima di andare avanti vi do la possibilità di fare domande alla donna, che no, non si è ancora presentata, altrimenti diventa un enorme spiegone di ambientazione. Approfitto così anche per evitare che masterX si perda troppo

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Aslaug Solheim

Nel mentre che l'anziana raccontava non ho toccato cibo, e ormai dubito lo farò. Tra me e me borbotto "Bene, non sono matta, se me lo dice lei..."

Poi, alzando la voce, continuo.

"Proteggere l'umanità? Puntiamo altino, eh. Come? Siamo un po' pochini. Ma poi, lei come ha fatto, tutta sola. Senza offesa, magari ha capacità incredibili, ma ci vogliono risorse per fare gli angeli custodi."

E niente, attendo risposta. Non voglio travolgerla di domande che poi chissà come la prende, ha uno sguardo strano. Aspetto che qualcuno faccia la prima presentazione.

Off game e off topic

Di solito inizio presentandomi con un nomignolo. Ma per Aslaug è difficile. Asl? Che ci sta per un medico, ma probabilmente non per i toni dell'avventura. Quindi niente, vi beccherete il nome completo. Al massimo mi guadagnerò un soprannome strada facendo.

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Elsa Nyström

Ascolto le parole della Signora con freddo distacco mentre sorseggio la mia birra.

Un sorriso che si incunea sulle mie labbra altro che Giovedì, a questa le manca qualche Venerdì penso nella mia testa.

Però riflettendo bene, come è possibile che tutti i presenti abbiano fatto lo stesso sogno?

"Sono davvero curiosa di sapere quali sono questi antichi fasti verso cui dovremmo riportare la Società?"

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Quentin

vedendo l'anziana signora , identica a quella che ho visto nel sogno , mi spavento assai mi faccio anche un veloce segno della croce , non afferro subito i cenni della vecchia, rimango per un'attimo in disparte ancora mentre mangio e mi svago con alcuni pezzi di metallo che avevo messo sul tavolo, ad un'altro dei suoi accenni verso di me , la osservo ancora spaventato per poi indicarmi da solo del tipo "vuoi me?" girandomi anche attorno per vedere se magari si riferisse a qualcun altro , per poi mi siedo al tavolo infilandomi velocemente i strani "trinket" dentro le tasche e facendo attenzione a trasportare la zuppa con le mie grosse manone per non farla sbrodolare in giro, talmente concentrato su un solo compito da far invece spillare qua e di la il boccale di birra. buon....buona sera.. signora... sei una signora giusto? di che state parlando? completamente estraneo ai discorsi fatti in precedenza al tavolo.

Modificato da MasterX

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Gustav Andersen

Ascolto attentamente l'anziana e le prime risposte che gli vengono dette. La situazione sembra assurda, si, ma sono sicuro che parla di qualcosa che non ho ancora ben compreso.

Do un occhiata agli altri seduti al tavolo, le loro facce perplesse riflettono la mia.

"M-mi chiamo Andersen, piacere. Penso che lei signora, mi, o ci, deve qualche risposta in più. Io ho visto, o almeno credo, un vaesen, in guerra e alla mia fattoria. Ho sentito altre storie che raccontano di questi vaesen, ma non li comprendo bene." ho parlato fissando un punto sul tavolo. Quando ho terminato osservo gli altri per capire se anche loro condividono il mio pensiero e cercare manforte sull'argomento.

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