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Dragons´ Lair

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Lilac Hollow – Stagione 1: I Figli della Prima Notte

Risposte in primo piano

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Darius

Cappella scolastica

Entro nella cappella con passo leggero, cercando di fare meno rumore possibile

Non sono molto pratico di chiese e luoghi santi, anche se in famiglia sia mio padre che mio zio si impuntano spesso per andare alla celebrazione. So bene o male come rapportarmi con il clero, e spero che suor Margaret non sia troppo diversa dai preti che conosco

Nulla di che, madre, è che ho… una piccola curiosità riguardo alcune cose che ho letto, e speravo lei potesse aiutarmi a capirci qualcosa. Mi pare di aver capito che, secoli fa, nel medioevo, la Chiesa era solita… rimuovere il più possibile tutte quelle superstizioni tipo fate, spiriti, demoni e roba varia, giusto? Mi chiedevo, questo era quello che facevano di solito in Europa, ma lo hanno fatto anche qui?

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Ana Rivero

A mensa

Posso dire che sono un attimo più tranquilla ora? Nel senso, c'era la possibilità che Tyler piacesse a Eliza e... brrr. A me Tyler dà fastidio, sarà una cosa di pelle, non mi ha fatto niente personalmente ma in effetti Tyler non ha fatto mai male a nessuno. Solo che mi dà fastidio. Mi sembra un uomo da due pesi e due misure. E non sono fan di High School Musical (anche se lì giocavano a Basket credo? Vabbè), e mi sembra perfetto per qualcosa del genere. Non aggiungo altro su di lui con Eliza, o poi sembrerebbe un accanimento.

Sono molto più felice del resto del discorso. Che proposta! Non ci avevo affatto pensato. Cioè, non pensavo neanche fosse una cosa possibile, andare a cercare cose dal coach. Sbatto una mano sul tavolo. "Ottima idea!" ero convinta non mi credesse, e invece evidentemente qualcosa l'ha fatta ragionare. Abbasso la voce. "Ci sto. Tanto starà sicuramente ad allenare qualcuno, o a spizzare le gambe di qualche stangona a caso che stavolta non sono io. Non so cosa potremmo trovare, ma è perfetto."

"Cioè, dovremmo trovare anche una scusa in caso ci becchi qualcuno. Perché so come vanno queste cose. 100% possibilità di essere beccate. Mi interessa? Non abbastanza! Ci sto."

Uh che bello spirito di inziativa. Non lo capisco da ieri, ma mi sto fidando delle persone giuste!

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Orion Kykero

In mensa

Merda. Non sono stato sottile come avrei voluto. A volte mi dimentico che Juno, per quanto svampita, è dannatamente sveglia quando vuole esserlo. Meglio sviare. "Eddai Juno. Le dico, pizzicandole la guancia come quando eravamo bambini Che gusto c'è ad essere un fratello maggiore se non posso essere un po' geloso della mia sorellina?" Sorrido, anche se non mi piace dirle una bugia. Non proprio una bugia però. Sono effettivamente geloso di lei. Solo, non nella maniera che pensa lei.

"Però effettivamente hai avuto una buona idea. Potremmo fare un' uscita insieme e discuterne un po'. E poi dai, alla fine questa è una buona azione no?" Dico con un sogghigno. "Jeremy non ha capito che no significa no. Forse così comprenderà meglio le conseguenze delle sue azioni." Ci sono degli insegnamenti di mamma ancora marchiati a fuoco nel mio cervello e in quello delle mie sorelle dopotutto e quello che ha fatto Jeremy va contro tutti i valori che ci ha insegnato. Lo avremmo rovinato comunque, ma mi sembra comunque più giusto coinvolgere una ragazza che è stata vittima di quell' infame molto prima di noi.

Modificato da Theraimbownerd

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Nathan Clark

Fuori

"Non tutti sono bravi a fregarsene, e ti invidio per la facilità con cui riesci a farlo. Io cerco di ignorarli... però gente come Ben Monroe è bersagliata tutti i giorni. Se non c'è nessuno a proteggerlo, lo umiliano di brutto. Ci sono passato e non lo voglio più vedere fatto a nessuno. Mi sono stancato", le spiego, e mi accorgo che, ancora una volta, il sangue mi ribolle e le tempie mi iniziano a pulsare.

Quindi, faccio un respirone, ma poi...

'Ed eccoci qua, finalmente...'.

L'argomento da un milione di dollari (che però non vinco mai). Tanto è inevitabile... ma speravo non se ne parlasse già nella prima mezz'ora.

"Non riesco a ricordarmelo bene. Ricordo ben poco di tutta quella vicenda, a dire il vero", comincio a spiegare, ripercorrendo le solite storielle che ho dovuto inventare per coprire le parti impossibili e inspiegabili della vicenda.

"Ricordo, questo sì, la tempesta improvvisa e il fatto di essermi provato a rifugiare nel bosco. Io... allora ritenevo di essere solo, ma invece penso che, in realtà, ci fosse qualcuno. Qualcuno che ha... credo... provato a rapirmi. Ho perso conoscenza, all'improvviso. Questo lo... rammento.

Mi hanno detto, poi, che mostravo i sintomi di un trauma cranico, anche se non avevo contusioni. Sembra quasi insensato.

La cosa più assurda è che, beh... io ho ho ancora fortissima l'impressione di aver perso, tipo, venti o trenta minuti. Non cinque, fott*ti giorni.

Cinque giorni.

Immagino che ormai tutti pensassero io fossi... boh: scappato, rapito o morto, mi sa. E invece mi hanno ritrovato , dopo tutto quel tempo. In stato di shock e in ipotermia. Eppure... non c'erano segni di violenza o costrizioni. Solo ľamnesia e lo stato di alterazione.

E ovviamente molti hanno iniziato a pensare che io fossi matto.

Ma forse non hanno torto, eh, quindi stai attenta!".

Modificato da Ghal Maraz
Corretto l'italiano

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Scarlett Bloomblight

In mensa

Quando Tanaka temporeggia appoggio i gomiti sul tavolo continuando a fissarlo: ho idea di cosa stia per succedere e non devo assolutamente perdere il controllo sulle mie azioni, non posso rovinare tutto all'ultimo.

Poi, quando infine il filo si spezza e lui si siede al mio fianco, sento un brivido caldo partire dall'inguine e diffondersi come una scarica elettrica in tutto il corpo, fin persino alle dita di mani e piedi. Ohpporca... Devo mordermi il labbro per non gemere e non fare cose che mi metterebbero in una pessima posizione. Quanto... quanto diavolo era forte...

Fingo un paio di colpi di tosse per riprendere aria senza scompormi troppo, mentre lui conferma che ha ceduto al mio attacco; ascolto senza intervenire, fino a che non mi fissa in modo intenso: percepisco che sta per andarsene, ma nemmeno voglio che capisca quanto io stia andando a fuoco al momento. "Tanaka..." Parlo affinché si fermi un attimo. "Ti dirò il punto preciso dove lo porterò e a che ora, ma voi fatemi il piacere, se ci riuscite con le teste che avete, di non rendere ovvio che ve l'ho consegnato io." Il tono di voce è più basso in modo che nessun altro possa sentirci. "Vorrei evitare rogne con la preside o di altro tipo siccome non so come lo ridurrà Cory; potrai pagarmi domani." Poi sposto lo sguardo sul piatto, come a dire che può andarsene. Dai... muoviti...

Mentre aspetto che si allontani mangio un boccone di quello che ho nel piatto, contorcendo le gambe per trattenermi. Su Scarlett, un respiro e cerca di agire normalmente. Passati alcuni secondi, quando poi Tanaka si è già seduto, mi alzo dal tavolo lasciando lì il vassoio, senza neanche aver finito di mangiare. Devo raggiungere il bagno... devo... La carica di lussuria che mi ha colpito dopo questa vittoria è più grande di ogni altra che io abbia mai sperimentato, quasi al pari del piacere durante il sogno di stanotte.

Vado al bagno delle donne più vicino alla mensa ed entro in quello più isolato rispetto all'ingresso, sperando che nessuno si avvicini e possa sentirmi. Certo squallido, ma... Anche i miei pensieri non connettono più in modo molto logico; mi siedo sul gabinetto e appoggio la schiena al muro iniziando a toccarmi. Finalmente... sì... Il piacere è altissimo, e devo mordere la manica della felpa per evitare di emettere suoni che mi farebbero beccare in pochi secondi.

@Loki86 offgame

Ho volutamente lasciato la cosa aperta per fare scegliere a te se mandare avanti verso la lezione di teatro o mettere qualcosa in mezzo.

  • Autore
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@Voignar

Darius Whitesand

Suor Margaret alza lo sguardo dal libro di preghiere che stava sistemando sull’altare. Ti osserva con quell’aria severa che sembra quasi leggere dentro, poi accenna un lieve sorriso.

«È una domanda insolita, Darius...»

Si avvicina lentamente, le mani intrecciate sul rosario. Le vetrate colorate proiettano riflessi rossi e verdi sul suo velo bianco.

«Hai ragione: in Europa, per secoli, la Chiesa ha combattuto ogni traccia di superstizione, di fiaba, di mito. Non era solo per un capriccio d’autorità… ma perché certe storie, dietro la maschera di leggende, contenevano frammenti di verità pericolose. Più di una volta quelle fiabe si sono rivelate il modo in cui la gente comune tentava di dare forma a qualcosa che non riusciva a spiegarsi.»

Fa una pausa, la voce bassa, quasi confidenziale.
«E non si trattava sempre di fantasia. A volte… le ombre si muovevano davvero. E allora la Chiesa non si limitava a bruciare libri o a zittire i racconti. Si ricorreva all’esorcismo, alla reclusione, perfino al sigillo. Ci sono cronache… anche qui in America… di vescovi che ordinarono di murare cripte intere, perché si diceva che spiriti o demoni si agitassero all’interno. Non tutte queste storie hanno lasciato prove concrete, ma… l’eco resta.»

Ti guarda intensamente, come a voler sottolineare il peso di ciò che sta dicendo.
«La giovane America non fu da meno, sai? I puritani, i coloni… non erano immuni a certi timori. Pensiamo ai processi di Salem. Ma oltre alle streghe, oltre alle isterie collettive, ci sono stati anche sacerdoti che hanno parlato di presenze oscure legate alla terra stessa, vincoli che venivano tramandati da un secolo all’altro. In certi casi… la Chiesa ha scelto il silenzio, limitandosi a custodire.»

Abbassa appena lo sguardo, sistemando il velo sul capo.
«Se hai letto storie di fate innamorate degli uomini, di spiriti che legano a sé i mortali, non ti stupire. Sono allegorie. Metafore, forse. Ma le radici… le radici spesso affondano più in profondità di quanto sembri. È meglio non scavarle troppo, se non si è pronti a ciò che si può trovare.»

Poi ti indica una panca vicina, con un gesto gentile.
«Vieni, siediti. Dimmi… perché questo improvviso interesse per i demoni, per le favole oscure? Hai letto qualcosa in particolare?»

@SNESferatu

Ana Rivero

Eliza porta una mano al mento e rimane un attimo a rimuginare, gli occhi socchiusi. «Mh… potremmo dire che cercavamo dei documenti… o che avevamo bisogno di…» Si interrompe, si gratta la fronte con aria pensierosa e poi lascia andare una risatina ironica. «No, ok, non mi viene in mente niente che non suoni come una balla patetica. Meglio non farsi beccare, allora.»

Nelle sue pupille brilla un lampo eccitato, un brivido che non ha nulla a che fare con la paura: sembra quasi divertirsi all’idea del rischio.

Ti guarda un istante con quel suo mezzo sorriso tagliente. «Sarà più bello così, no?»

Mentre parlate, la mensa comincia lentamente a svuotarsi: vassoi che sbattono, sedie che stridono sul pavimento, gruppetti di studenti che si trascinano fuori chiacchierando a voce alta. L’atmosfera si fa più rarefatta, e il vociare confuso della folla lascia spazio a un brusio più leggero.

Eliza segue con lo sguardo un gruppetto che esce dalla porta, poi torna su di te. Si china leggermente in avanti, quasi a voler condividere un segreto. Il suo profumo ti travolge con prepotenza. «Allora, come la facciamo? Andiamo subito, rischiando di incrociare ancora un po’ di gente… oppure aspettiamo che siano tutti chiusi in aula, così abbiamo più campo libero?»

Ti lancia un’occhiata complice, come se stesse già pregustando il momento.

@Theraimbownerd

Orion Kykero

La mensa si sta lentamente svuotando, lo scrosciare dei vassoi restituiti e lo stridio delle sedie trascinate riempiono l’aria. Il brusio di fondo si attenua, lasciando lo spazio a conversazioni isolate.

Juno resta un attimo in silenzio, con quell’aria da muso lungo che ormai conosci bene: la tua “scusa” non l’ha convinta del tutto. Poi, però, alla tua risposta i suoi occhi si illuminano e un sorrisetto soddisfatto le curva le labbra. «Ok allora! Vedo di organizzare io la cosa. Tanto io e Tyler oggi abbiamo due ore buche nel pomeriggio, ci saremmo già dovuti incontrare in aula studio… vedrò di parlargli e buttare lì la proposta. Poi vi aggiorno.»

Diana, che nel frattempo aveva incrociato le braccia con aria severa, scuote la testa e sospira. «Juno… solo una cosa: discrezione. Tyler è un gran figaccione, sì, ma è anche troppo buono. Non approverebbe mai se sospettasse che dietro ci sono altri intenti...»

Juno sbuffa platealmente, alzando gli occhi al cielo come a dire “uff, non vi fidate mai di me”. «Sì, sì, tranquilla. Sarò discreta, ok? Fidatevi di me.» Lo dice con tono quasi offeso, ma l’entusiasmo che le vibra addosso è innegabile.

Il tempo di uno scambio di sguardi complice tra voi tre e vi rendete conto che è ormai l’ora di avviarsi verso le lezioni pomeridiane. La mensa, ormai quasi vuota, lascia dietro di sé solo il rumore lontano dei bidelli che sparecchiano.

@Ghal Maraz

Nathan Clark

Kathlyn ti ascolta in silenzio, senza mai distogliere i suoi grandi occhi azzurri da te. Non accenna nemmeno a muoversi mentre racconti, come se ogni parola fosse una corda che la lega più forte al tuo racconto. E quando concludi con quell’avvertimento scherzoso, invece di ridere, si avvicina ancora di più.

Con un gesto lento ti porta entrambe le mani attorno al collo, il tocco è caldo e sicuro. Una delle sue dita sposta una ciocca ribelle dei tuoi capelli, lasciandola cadere di lato. «Il matto è misterioso, Nathan Clark…» mormora con un sorrisetto, e prima che tu possa reagire le sue labbra sono sulle tue.

Il bacio è intenso, appassionato, ma non solo: c’è una nuova vibrazione, più profonda, perché ora che ti sei aperto con lei, c’è qualcosa di diverso, quasi un trasporto reciproco che va oltre la semplice attrazione. Quando si stacca, ti guarda ancora sorridendo: «Mi piacciono i ragazzi… strani… e non noiosi!» Poi ti cattura ancora per un altro bacio, breve ma pieno di elettricità.

Proprio allora, dall’istituto si alza il suono della campanella: cinque minuti prima delle lezioni pomeridiane. Kathlyn sbuffa, sollevando appena gli occhi al cielo. «Uff… pausa già finita… avrei voluto durasse di più!» dice con un’aria un po’ dispiaciuta, ma ancora divertita.

@TheBaddus

Scarlett Bloomblight

Quando richiami Tanaka, lui si volta di scatto. Ti osserva un istante con quell’aria da duro che sembra non abbandonarlo mai, anche se sai bene che poco fa hai spezzato qualcosa dentro di lui. Rimugina un secondo, poi si schiarisce la voce e ritrova la sua solita sicurezza.
«Tranquilla… mi inventerò qualcosa io.»

Le sue parole escono con un tono leggermente più basso del solito. Ti fissa ancora un istante, e quello sguardo ti colpisce più di quanto vorresti ammettere: un mix perverso di desiderio e disprezzo, come se le tue emozioni si fossero riversate fuori da te e lo avessero toccato, contagiato. Poi si gira e si allontana, lasciandoti sola col battito accelerato.

Quando finalmente raggiungi il bagno delle ragazze, la tensione che ti divora si scioglie tutta insieme. Ti chiudi nello stallo più isolato, ti lasci cadere sul gabinetto e ti abbandoni alla lussuria che ti ha travolto. È più forte di tutto quello che hai mai provato, quasi al pari del piacere febbrile del sogno di stanotte. Ti ritrovi a rimpiangere di non esserti lasciata andare lì, in mensa, davanti a lui, proprio mentre lo tenevi in pugno.

La manica della felpa fra i denti attutisce i tuoi suoni, ma qualche mugolio inevitabilmente ti sfugge. Ed è in quel momento, all’apice del piacere, che il gelo ti attraversa la schiena: lo sciacquone parte da qualche stallo più in là, seguito da un risolino trattenuto.

Un attimo dopo senti lo scricchiolio di una porta che si apre, l’acqua del lavandino che scorre, e poi il rumore secco della porta principale che sbatte, lasciandoti sola.

Ora la toilette è deserta. Solo tu, il tuo respiro affannato e il silenzio sospeso che pesa come un macigno.

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Darius

Cappella

Nulla di più di quanto sapessi prima, anche e soprattutto perché il grosso dei migliori sigilli di vincolo che conosco, la roba che mia madre sostiene si debba usare solo in casi di “apocalisse”, è stata sviluppata da preti medievali, ed è quindi spesso un lunghissimo elenco di preghiere in latino, greco e aramaico, mischiate a incensazioni, aspersioni d’acqua santa e unzioni con mille mila olii specifici. Roba che se si inizia il lunedì mattina si finisce la domenica sera

Mi è capitata una storia strana, non mi ricordo benissimo dove l’ho letta… c’era questo tizio con la testa d’animale, che appariva nei boschi, e chiedeva cose tipo “portami un sasso quadrato”. È più che altro un interesse legato al fantasy, madre, sa… col professore Clark facciamo spesso sessioni di gioco da tavolo, e mi piaceva proporre qualcosa di basato su leggende locali, credo che apprezzerebbero tutti, invece dei soliti folletti irlandesi, con tanto di pentola alla fine dell’arcobaleno

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Orion Kykero

Avviandosi verso le lezioni

Ottimo. Ricordati solo che oggi pomeriggio devo vedere Marcus per quella cosa e domani devo incontrare un' amica di mamma. Un' amica importante. Poi a casa vi spiego tutto. Stresso bene l' ultima parola. Juno saprà che mi riferisco ad affari del culto e che, a prescindere da tutto, domani sarò completamente impossibilitato a fare qualsiasi altra cosa. Il culto ha la priorità su tutto.

Quando mi avvio verso la lezione di teatro però non posso fare a meno di sentirmi più leggero. Tra tutte le materie facoltative questa è senza dubbio quella che preferisco. Stranamente, nel fingere di essere qualcun altro a teatro sento di poter effettivamente essere me stesso. Niente paura di risultare cringe, lì lo sono tutti. Niente culti, droghe o vendette, almeno per un ora.

Modificato da Theraimbownerd

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Nathan Clark

Fuori

Credevo che raccontare questa storia la avrebbe allontanata, ma mi sbagliavo, a quanto pare.

Mi sbagliavo decisamente.

Adesso, anzi... ho come l'impressione che io sia diventato, all'improvviso, qualcosa di più "serio" (per così dire).

E mi sento più tranquillo, come se questa sua reazione mi avesse fugato parecchi dubbi. Mi spiace solo averle dovuto mentire, ma cos'altro avrei potuto fare?

Ho ben poca scelta.

"Ti ricordo che tu hai il mio numero... ma io non ho il tuo... vediamo se hai intenzione di usarlo!", le dico, con tono leggero e scherzoso, mentre già sento la fatica dello staccarsi. Nessuno mai mi aveva baciato così e, beh... non ero pronto, ma cavolo se mi piace!

Ci alziamo e penso di lasciarla andare, ma poi decido che voglio un ultimo bacio... e che lo voglio iniziare io, per una volta. La cingo per i fianchi e la attiro a me, per poi avvicinare ancora una volta le nostre labbra.

La saluto così, in silenzio, e ci dividiamo lungo i corridoi. Almeno adesso c'è teatro e non devo affogare le mie sensazioni di adesso nella noia più totale.

Mentre cammino, mi vengono in mente le parole della Lane sul provare a scrivere: certo, la mia vita mi potrebbe dare qualche spunto, almeno su cosa scrivere... per quanto irreale! D'altronde, gli urban fantasy vanno parecchio di moda.

E su questo pensiero, mi ricordo di rispondere a Noah, prima di chiudere di nuovo il telefono nell'armadietto: 'Ma certo, amico, quando vuoi e ti senti meglio, spero che ti rimetta in fretta!".

E così corro a teatro. Ah - ca$$o, mi stavo scordando - , c'è pure Scarlett che vuole qualcosa. Da quanto ne so, lei vuole sempre qualcosa, in un modo o nell'altro.

Modificato da Ghal Maraz

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Scarlett Bloomblight

In bagno

Non mi ero mai sentita così, fuori da sogni o fantasie. Ca**o... Ho sempre trovato piacere nell'avere vittorie sugli altri: mi ha sempre fatto sentire euforica e su di giri; è capitato che mi facesse eccitare, anche ieri appunto, però mai come adesso, e il piacere che mi dà toccarmi è persino meglio del sesso, per quanto io abbia potuto sperimentare finora.

La lussuria mi travolge, mordo la manica della felpa così forte che potrei strapparla da un momento all'altro, ma poi proprio mentre sto venendo sento tirare lo sciacquone di un bagno vicino: mi paralizzo. Avrà... sentito qualcosa?

Cerco di regolare il respiro mentre l'altra ragazza si lava le mani, e quando esce senza dire o fare nulla di strano tiro un sospiro di sollievo.

Ora che l'eccitazione è scemata mi guardo attorno solo per rendermi conto della ca**ata squallida che ho appena fatto. Sopra ad un cesso... sono proprio pessima... Mi do una ripulita e aspetto un altro paio di minuti, per avere la certezza assoluta che la ragazza di prima non torni in bagno con una troupe televisiva: uno scandalo del genere in questo momento è l'ultima cosa di cui ho bisogno.

Mi lavo la faccia e mi sistemo, approfittandone per rifarmi il trucco prima di uscire. Ti prego, fa che non ci sia nessuno qui fuori ad aspettarmi...

Una volta fuori dal bagno mi dirigo rapidamente verso l'aula di teatro per poter parlare con Nathan prima della lezione.

@Loki86 offgame

Ottimo assist, mi sono cagato in mano anche io 🤣

Ovviamente se succede qualcosa fuori dal bagno direi che ce lo possiamo giocare in spoiler/flashback.

E anche la cosa con Nathan penso che ce la potremo giocare così anche perché credo sarà una conversazione piuttosto veloce. Quindi tu vai pure avanti con la normale narrazione.

@Ghal Maraz fuori dall'aula di teatro

Quando arrivo dall'aula di teatro noto che Nathan ancora non è arrivato, quindi nel frattempo che lo aspetto inizio a rollarmi una sigaretta.

Quando Nathan arriva può notare che Scarlett ha la felpa un po' stropicciata, è abbastanza rossa in viso e si è palesemente rifatta il trucco da poco.

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Nathan Clark

Davanti all'aula di teatro

"Eccomi", dico a Scarlett, arrivando con calma: oggi non ho davvero nessuna voglia di correre da qualche parte.

"Di cosa volevi parlarmi, esattamente? In che modo pensi che io possa aiutarti?".

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Scarlett Bloomblight

Davanti all'aula di teatro

"Hey!" Saluto Nathan tranquillamente mentre chiudo la sigaretta e me la metto in tasca. "In pratica la settimana scorsa ho parlato con la professoressa Vega perché volevo ottenere qualche credito extra: sai che sono brava in arte e mi piace molto. Avere lavori valutati e approvati da un professore potrebbe anche aiutarmi ad entrare in un'accademia d'arte una volta finito il liceo." Inizio il discorso in modo molto tranquillo. "Mi ha assegnato un dipinto da fare con tema di fondo 'la natura'; ha detto che sarebbe stato ideale catturare uno stralcio dei boschi della zona. Ora, qui entri in gioco tu." Lo indico senza nessun tipo di fare accusatorio ma anzi sorridendo dolcemente, espressione che forse lui non mi ha mai visto fare. "Io sono arrivata qui in città da relativamente poco e non conosco così bene le zone di boschi e foreste qui attorno; diciamo anche che passeggiare nella natura non è la mia attività preferita..." Mi lascio scappare una risatina coinvolgente: è evidente che non sono una tipa da trekking. "Non voglio che ti offendi o altro, non prenderlo come un attacco o altro di personale, ma ho pensato..." Qualche punta di imbarazzo si manifesta sul mio viso, andando a colorare un po' di più le guance che già erano arrossate. "La tua storia del bosco... Ho immaginato che, fuori da quello che è successo quella volta, tu li conosca abbastanza bene..." Mi gratto la testa, sempre in segno di leggero imbarazzo, come se non sapessi realmente cosa dire. "E quindi se potessi accompagnarmi in una bella radura che conosci, o qualcosa di simile, in modo che io possa dipingerla. Magari oggi dopo le lezioni?" Il mio sguardo si addolcisce per qualche secondo. "Ovviamente come ti dicevo per messaggio: 'un favore per un favore'. Considerami poi in debito con te, nel caso ti serva qualcosa nei prossimi giorni."

@Loki86 @Ghal Maraz offgame

Con quello che ho narrato vorrei spendere un FILO su Nathan per "Tentarlo a fare ciò che voglio", e quindi appunto accompagnarmi nel bosco dopo le lezioni in una bella zona che conosce lui.

In teoria master non c'è da tirare nulla, giusto?

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Ana Rivero

A mensa

"Aspettiamo, direi" quasi sussurro, ma senza esitazione. Ho già deciso, e spero che Eliza sia dalla mia. "Se ci muoviamo adesso, con metà scuola ancora in giro, è la fine. Troppi testimoni. Avremo meno possibilità di essere notate se andiamo in giro durante il buco. Al massimo, saremo pur libere di muoverci durante il buco, no? Abbiamo più scuse."

Le sorrido appena, un filo di sfida negli occhi. "E se qualcuno ci incrocia ed è studente, vuol dire che sta facendo qualcosa di strano come noi. Il rischio è tutto durante l’azione, non prima." Mi appoggio allo schienale, tamburellando con le dita sul vassoio mentre il brusio intorno a noi si assottiglia. "Aspettiamo il momento giusto, sì."

Lo dico con un tono calmo, quasi rilassato, ma dentro sento il sangue che accelera. Qualcuno (e mi balena in testa l'espressione del prof di bio) direbbe che è adrenalina. al diavolo all'adrenalina. Ho l'opportunità di stare da sola con lei, mentre cerco informazioni, o magari mi vendico, di quel demente bavoso. Due piccioni con una fava dueee

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Nathan Clark

Fuori da teatro

"E con tutta la gente che ti deve già dei favori, hai ben pensato di chiedere a quello che nel Bosco ha avuto un trauma da prima pagina? È un modo curioso di interagire con gli altri...", dico, e non so nemmeno che faccia fare. Scarlett non mi piace, non fa parte del mio gruppo di amici ed è famosa per essere una "maneggiona".

E NON sentivo il bisogno di questa cosa, proprio oggi.

"Comunque, sì, ovvio che il Bosco lo conosco. Lo conosco abbastanza da sapere dove potrebbe esserci qualcosa come quello che ti serve. O forse anche di più", rispondo in maniera quasi automatica, e non c'è nulla di nemmeno vagamente spocchioso nel mio tono.

Anzi, piuttosto, devo trattenermi dal sembrare minaccioso o misterioso. C'è qualcosa che spesso mi sfugge quando parlo del Bosco e della sua natura, ed è una sorta di impulso inconscio. La voce - l'altra voce - prende il sopravvento su di me e io non riesco a controllarla.

Anche se lo vorrei tanto.

"Ti ci posso portare, ma non ho tempo di fermarmi a lungo. Scatti qualche foto e poi torniamo indietro, o trovi qualcuno che rimane lì con te. Poi puoi sempre tornarci in un altro momento.

Ma non puoi e non devi restare lì da sola. Soprattutto verso il Crepuscolo".

Ecco. Ľho rifatto.

Spero che i miei occhi sembrino normali.

Modificato da Ghal Maraz

comment_1926436

Scarlett Bloomblight

Davanti all'aula di teatro

"Beh...ho sicuramente avuto poco tatto, non lo nego." Mi scappa un'espressione più timida, e l'imbarazzo colora ancora di più le mie guance. "Ma ho avuto la sensazione che tu mi potessi consigliare il posto migliore." Nathan è un osso duro, non mi piace comportarmi in questo modo imbarazzato da ragazzina timida, che anche se mi viene bene, è piuttosto lontano dalla mia vera natura. "Non ci conosciamo moltissimo, ma da quando sono arrivata in questa scuola credo che si sia capito quanto mi piaccia l'arte." E questa non è una bugia, non è qualcosa che si può negare. Ho sempre ottenuto il massimo dei voti in tutti i lavori assegnati dalla professoressa Vega, e mi è capitato di dire in classe che vorrei diventare una tatuatrice.

Quando poi mi dice che mi ci porterà il mio sguardo si illumina leggermente e parte della tensione sembra allentarsi; sorrido. "Ma certo Nathan! Mica mi aspettavo che rimanessi lì con me tutto il tempo!" Ridacchio. "Basta che mi fai vedere il posto, dopo puoi tranquillamente tornare a casa, non voglio trattenerti troppo o farti perdere più tempo del necessario." Ascolto poi attentamente il consiglio che mi dà sul non restare lì fino a tardi. "Certo, ha senso. Oggi faccio qualche foto e cerco una buona posizione e un buon punto di inquadratura, poi torno a casa anche io e ci vado un giorno in cui non finiamo alle quattro magari." Ridacchio di nuovo.

"Va bene, dopo la lezione ci pensiamo. Ora meglio non entrare in ritardo." Gli sorrido e poi mi avvio per entrare nell'aula.

@Loki86 poco dopo, da sola

Aspetto che si faccia un po' di gente in aula di teatro e poi prima che inizi la lezione mi metto un attimo in disparte col cellulare, come se stessi controllando i messaggi o qualche notifica.

Dopo alcuni secondi mando un veloce messaggio a Tanaka.

"Una radura nel bosco ma non so il punto preciso, vi conviene seguirci con discrezione e a distanza."

E poi mi preparo a seguire la lezione. Questa vittoria è stata un po' sudata, ma per un qualche motivo non mi fa sentire così soddisfatta, sono quasi un po' in ansia; non so se per Tanaka o quello che Cory vuole fare. E sinceramente al momento non ho nemmeno voglia di chiedermelo.

  • Autore
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@Voignar

Darius Whitesand - pausa pranzo

Suor Margaret si irrigidisce appena la frase «un tizio con la testa d’animale» ti esce di bocca.
Le sue dita, sottili e ossute, si chiudono con forza sul leggio davanti a lei e per un istante il suo sguardo, di solito calmo, si vela di una preoccupazione che non cerca neppure di mascherare. Gli occhi grigi ti scrutano con un’intensità che ti fa sentire come se avesse intravisto qualcosa dietro di te.

Tu provi a stemperare, accennando al fatto che è solo un’idea per una campagna di gioco di ruolo, ma mentre parli il tatuaggio alla base del collo comincia a bruciarti. Non un fastidio leggero: un calore improvviso, pungente, che sembra vibrare sotto la pelle come se qualcuno stesse tracciando linee di fuoco sul simbolo.

La suora deglutisce, il suo respiro diventa lento e misurato.
«Ragazzo…» dice infine, la voce bassa, quasi un sussurro che però riempie tutta la cappella. «Ci sono argomenti che è meglio non trattare, nemmeno per gioco. Le storie che parlano di creature come quella non nascono dal nulla. Portano dietro un peso che non va stuzzicato.»

Fa un passo verso di te, il rosario che porta al polso tintinna appena. «Il professore Clark… con cui… giocate… farebbe bene a non mescolare certe cose. Alcune leggende sono nate per restare in silenzio.»

Una reazione, la sua, fin troppo esagerata per la tua semplice domanda. Il calore al collo pulsa, quasi in risposta alle sue parole. Prima che tu possa replicare, la campanella dell’istituto squarcia l’aria con il suo trillo metallico.

Suor Margaret si raddrizza e, con un tono che non ammette repliche, aggiunge:
«Non voglio farti arrivare in ritardo. Vai a lezione, ora. E ricorda ciò che ti ho detto.»

Ti lascia lì, con il rintocco che rimbomba tra le pareti di pietra e il bruciore che continua a farsi sentire, come se il simbolo sotto la tua pelle avesse davvero ascoltato la conversazione.

@TheBaddus @Ghal Maraz

Fuori dall’aula di teatro

Benissimo.. Scarlett ha speso il suo FILO su Nathan e Nathan ottiene 1 PUNTO ESPERIENZA.

@Voignar @TheBaddus @Theraimbownerd @Ghal Maraz

Aula di teatro

L’aula di teatro è simile a un piccolo palcoscenico: luci appese a barre di ferro, vecchie panche spinte ai lati, un odore di velluto e legno che sa di sipario.
Clarissa Vega entra come una folata di vento colorato: capelli rossi cortissimi, sciarpe e spille che tintinnano, un taccuino gonfio di disegni e appunti stretto sotto il braccio.

«Signori miei e signore mie!» annuncia, piantandosi al centro dello spazio. «Siamo quasi alla fine del programma teorico di terza. Oggi chiudiamo il nostro giro nel teatro moderno: un tocco di Brecht, un filo di Artaud, un pizzico di Grotowski. Ricordatevi: ognuno di loro cercava la stessa cosa… rendere il pubblico parte della storia, strapparlo alla comoda illusione. Questo è il cuore del nostro lavoro: verità, corpo e rischio.»

I primi tre quarti d’ora della lezione passano così… in modo lento e noioso. Nonostante il modo intrigante e particolare di spiegare della professoressa Vega, l’argomento è noioso ed avete comunque già affrontato una mattinata di lezioni. Alla fine, sfoglia il taccuino con un gesto teatrale, poi scatta un sorriso ampio. «Bene, la teoria basta così. Adesso si gioca.»

Con un paio di battiti di mani fa sparire ogni traccia di “lezione”. Le sedie vengono spinte contro il muro, lo spazio centrale resta libero. «Riscaldamento: camminata libera. Riempite la stanza, cambiate direzione senza preavviso, ascoltate il vostro respiro. Poi giochiamo con lo “status”: immaginate di essere re, mendicanti, spie, star del rock. Muovetevi come loro.»

Clarissa si muove tra gli studenti come un direttore d’orchestra, sciarpa che svolazza, voce che incoraggia. «Non pensate, sentite. Non c’è giusto o sbagliato.»

Dopo qualche minuto batte di nuovo le mani. «Perfetto. Ora improvvisazione a coppie. Vi assegno io le scene, così nessuno sceglie la strada facile.»

Estrae dalla tasca una manciata di foglietti colorati e comincia a leggere, indicando man mano i nomi:

«Scarlett con… Harper! Tema: “Una passione romantica!”.» vi guarda entrambe con un che di malizioso.
«Poi… Nathan con Emily: “Una telefonata che non doveva essere ascoltata”.»
«Orion con Alice: “Due sconosciuti bloccati in un ascensore durante un blackout”.»
«Darius con Sasha.. uuh… la mia preferita! “Un incontro notturno in una stazione deserta”.»
«Max… tu stai con me! Farai il jolly: ti inserirò dove serve, pronto a sconvolgere le scene.»

Li guarda uno per uno, occhi che brillano. «Due minuti di tempo per pensarci, poi si va in scena. Niente copioni, solo istinto. Lasciate parlare il corpo, il tono, il silenzio.»

Chiude il taccuino con un colpetto secco. «Il palco è vostro. Sorprendetemi.»

@SNESferatu

Ana Rivero

Eliza si illumina di un sorriso complice, quello che le arriva fino agli occhi e le dà quell’aria da cospiratrice.
«Giusto. Aspettiamo l’ora buca!» mormora, piegandosi leggermente verso di te. Si scambia un’occhiata veloce con te, le pupille che tradiscono la stessa scarica di adrenalina che ti scorre nelle vene.

Il brusio della mensa cala fino a diventare un ronzio di fondo, poi la campanella esplode nell’aria con il suo trillo metallico. I pochi studenti rimasti raccolgono vassoi e libri in fretta; in un attimo, i tavoli si svuotano.
Eliza si alza e, con un gesto rapido, infila il vassoio nel carrello. «Andiamo. Aula studio… almeno per finta.»

Uscite nel corridoio mentre l’eco dei passi della folla si dissolve. Poco più avanti riconoscete Tyler, alto e atletico, che cammina fianco a fianco con Juno, la sorella di Orion. Li vedete entrare nell’aula studio, ridendo piano, e la porta si richiude alle loro spalle. Perfetto: meno occhi indiscreti in giro.

Vi scambiate un cenno e rallentate di qualche secondo, solo per assicurarvi che il corridoio si svuoti del tutto. Poi partite, scarpe che sfrigolano leggermente sul linoleum, in direzione dell’ala della palestra dove si trova l’ufficio del coach Moss.

L’edificio è silenzioso, rotto solo da qualche eco lontana di voci in aula. Il cuore ti batte un po’ più forte quando, girato l’angolo, vi trovate davanti Tom McCarthey, il bidello.
Un armadio di uomo, barba bianca e grigia, cappellino calcato sulla testa e un mazzo di chiavi grande quanto un pugno che tintinna a ogni passo. Sta chiudendo un armadietto di servizio e quando vi scorge alza un sopracciglio, lento, pesante.

«Ehi… che ci fate da queste parti durante le lezioni?» La sua voce è un brontolio che rimbomba nel corridoio vuoto.
Lo sguardo si sposta da te a Eliza, misurandovi come se stesse già valutando se credervi o no.
Le chiavi oscillano, il tintinnio che sembra quasi un conto alla rovescia mentre aspetta una spiegazione.

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Darius

Cappella

La reazione della suora, e del marchio che ho addosso in particolare, mi confermano che forse ho finalmente trovato un qualcosa di simile ad una traccia, anche se al momento sto quasi piangendo dal dolore e la strigliata ammonitrice di suor Margaret sia l'ultima cosa che mi vada di sentire

Va benissimo, madre... solo... se avessi qualche altra domanda, dove potrei venire per fargliela? Magari anche fuori dall'orario scolastico, se può essere più libera

Ora di teatro

Arrivo nell'aula di teatro trascinando i piedi, con un mal di testa tale che mi sembra il cranio stia per esplodere, pallini luminosi che sfarfallano davanti agli occhi e la faccia pallida come il latte

Di ascoltare gli sproloqui della professoressa Vega, al momento, non me ne frega assolutamente nulla, e l'unico motivo per cui non mi metto a dormire sulla sedia è perché mi fa così male tutto, dalle ossa fino alla punta dei capelli, che rimango sveglio solo per il dolore

Per fortuna, man mano che passa il tempo la sofferenza si attenuta, e per quando dobbiamo fare la "camminata libera" sono in grado di passare egregiamente da "cubo gelatinoso su gambe" a "ubriacone appena uscito dal bar", le mie interpretazioni motorie sono eccezionali, nonostante il cerchi al meglio di fingere di star capendo come dovrei davvero muovermi

Quando finisco in coppia con Sasha, ne approfitto per provare di nuovo a parlare, magari senza menzionare il piccolo incidente di prima Allora... io idee non ne ho, davvero... un grande classico, tu devi prendere il treno e io ti chiedo indicazioni per posti strampalati? Che ne dici?

Mi esibisco nel mio miglior sorriso, al momento una piccola mossa degli zigomi in su che per poco non mi fa scoppiare a piangere dal dolore

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Scarlett Bloomblight

Ora di teatro

Al contrario degli altri, e della convinzione della prof stessa, seguo la parte teorica pendendo dalle sue labbra: prendo più appunti che posso e ascolto con attenzione perché non si sa mai che cosa si può imparare dalla teoria del teatro; potrebbe esserci dietro l'angolo un nuovo modo utile per manipolare le persone o per fingere in situazioni in cui è necessario farlo.

Quando poi passiamo all'esercizio di riscaldamento seguo le indicazioni e cambio un paio di volte postura e andatura, prendendo quella della figura che vado ad interpretare. Non cerco di spiccare o altro ma più che altro di sciogliermi in previsione dei prossimi esercizi, che sicuramente saranno più complicati.

Perché fra tutte proprio lei... È il primo pensiero quando la professoressa Vega mi accoppia con Harper. Ah... E per una cosa romantica oltretutto.

Tentenno un attimo inizialmente e lancio una mezza occhiataccia alla prof per questa cosa, però poi un'idea si fa strada nella mia testa e sorrido ad Harper. "Ci prendiamo un attimo per figurare la scena nel nostro immaginario?" Dopo averlo detto guardo Emily di sottecchi, giusto qualche attimo, ma probabilmente abbastanza affinché Harper lo noti se mi sta osservando. Adesso vedi, stronz***a.

Quando poi tocca a noi mi metto in posizione, faccio un profondo respiro ed entro nel personaggio: assumo una postura ed un'espressione quanto più simili a quelle di Emily, assieme al suo sorriso timido e gentile, la dolcezza che emana e quel fascino naturale, quasi involontario.

Aspetto qualche secondo prima di cominciare a recitare, quanto basta affinché Harper possa capire cosa sto facendo: la ragazza ha pur sempre una percezione piuttosto spiccata. Vediamo se riuscirai a reagire.

"Sai Claire..." Mi guardo la punta delle scarpe, portando le mani dietro la schiena in una posa imbarazzata. "Ogni volta che arriva l'autunno mi sembra di stare in un film. Con tutte le foglie che cadono, l'aria più fresca... e le nostre passeggiate al parco." Sorrido e mi si arrossano le guance, mentre torno a guardarla, cercando visibilmente di sforzarmi oltre l'imbarazzo. Aspetto che Harper dica la sua battuta, poi continuo.

"L'altro giorno ti ho vista mentre scrivevi una poesia: mi ha ricordato quando le scrivevamo assieme alle medie." Faccio un passo verso di lei. "Quando al secondo anno siamo arrivate prime al concorso nazionale." Un ombra di tristezza mi compare negli occhi, mentre sembra che stia guardando oltre a lei, persa in qualche ricordo. "Quando in hotel abbiamo finto di essere rock star saltando sui letti e usando i cuscini come fossero chitarre. Quando..." Mi blocco di colpo, come se mi fossi figurata una scena forte e bellissima; e l'imbarazzo sale colorandomi le guance di un rosso fuoco, fino alla punta delle orecchie se non fossero coperte dai capelli. Com'è sentirsi dire queste cose da Emily? Reggerai o cederai? L'avevo detto che avresti ottenuto ciò che ti meritavi.

@Loki86 offgame

Volevo fare tutto in un post solo, ma arrivato a questo punto ho pensato che sarebbe bello reagire in base a come Harper prende il mio "attacco". Che ne pensi?

In base a come la consideri forse potrebbe anche essere un tiro di Eccitare. Nel caso ho -1.

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Ana Rivero

Verso l'ufficio del coach

Vedere Eliza felice è contagioso. Stiamo facendo qualcosa insieme! Come era quel cartone coi topi? Io sono quello alto. Non lo dico a Eliza che penso a noi due come due topi. Potrebbe offendersi perché penso a lei come al topo basso.

Aspettiamo che la mensa si svuoti, e ci avviciniamo all'aula studio... e lasciamo che boy scout e groupie del boy scout vadano per la loro strada. Spero che boy scout non si ricordi che dobbiamo stare con lui in aula studio, o per come è fatto è possibile faccia la spia. Non so cosa si vedano gli altri, io non riesco a fidarmi.

Siamo a poco dall'obiettivo, quando ci si erge davanti il primo ostacolo. Il prevedibile primo ostacolo: il bidello. Che, oserei dire anche giustamente, si fa i cavoli nostri. Che palle, ma è anche il suo lavoro.

Eliza tentenna rispetto a me, che stavolta ho la risposta pronta. Perché tecnicamente vera, e non c'è migliore menzogna del tecnicamente vero. Tutte le mie menzogne sono tecnicamente vere o quasi, è quello che mi ha insegnato vivere nella mia famiglia. Se mento completamente, ho più segnali che mi smascherano. Ehi, mentire è un'arte e andrebbe insegnata a scuola, andrei bene come ad arte. In fondo, fingo tutti i giorni.

"Buongiorno! Noi ora non abbiamo lezione... prima di andare in aula studio volevamo prendere qualcosa alle macchinette"

Non mi mostro troppo spavalda, non conosco troppo il bidello quindi non so come reagirebbe. Non aggiungo dettagli alla stupidaggine che gli ho detto, più dettagli aggiungi, più si vede che è una palla. Se mi fa domande, risponderò, ma non devo essere io a dargli dettagli.

Off game

Non so se è una mossa, ma nel dubbio ti ricordo che ho Impostore. Po po po ker face

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Orion Kykero

Aula di teatro

Ascolto con diligenza la parte teorica, per quanto sia decisamente noiosa. Certo si, bella la storia del teatro, ma preferisco decisamente la pratica alla teoria.

Quando la prof ci dice di metterci a camminare mi stiracchio e poi mi muovo a passo deciso. Mento alto, sguardo penetrante, mi muovo con la consapevolezza di chi sa che saranno gli altri a spostarsi dal mio percorso e non io a deviare. Qualcuno dei miei compagni lo fa, e non posso fare a meno di sorridere .

Poi arriva il mio momento preferito , quello dell' improvvisazione. Ascolto divertito le scenate dei miei compagni di classe, finché non arriva il mio turno.

Orion, Alice.

Diamine, di tutti i giorni in cui mi doveva toccare una scena con lei...di norma sarei stato al settimo cielo per un'opportunità del genere ma adesso?

Guardo Alice con sguardo contrito. Forse potrebbe essere un'occasione però. Un modo per scusarsi. Devo solo impegnarmi un po' di fantasia.

Quando tocca finalmente a noi mi avvicino al muro e e poi guardo su di scatto, muovendo la testa con sguardo confuso.

Diamine, speriamo che si risolva presto. Dico, prendendo il cellulare dalla tasca e armeggiando finché non riesco ad accedere la torcia, puntandola al torso di Alice.

Proprio oggi che sono in ritardo...dico con un sospiro, appoggiandomi al muro con la schiena dritta e le gambe che fanno angolo col pavimento, mettendo il peso sulla schiena, come se stessi cercando una posizione comoda in uno spazio ristretto.

Guardo Alice di sottecchi mentre mi giro i pollici, come a darle il via per parlare. Avremo anche litigato oggi, ma la complicità di anni di amicizia non si cancella così facilmente

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